| Furore di John Steinbeck.
È impressionante l'attualità di questo romanzo, da mettere i brividi addosso. Ambientato nell'America della Grande Depressione, l'odissea della famiglia Joad che dall'Oklahoma, loro terra natale, sono costretti a emigrare in California per cercare un lavoro e un futuro migliore è simile a quella di molte famiglie dei nostri giorni, soprattutto in questo delicato periodo storico che stiamo vivendo. Una lettura cruda, angosciante nella sua attualità, la storia di una famiglia, di tante famiglie costrette a causa della crisi economica e della conseguente mancanza di lavoro a lasciare la loro casa alla ricerca di un futuro, allettati da promesse che poi si riveleranno, una volta sul posto, false. È la storia di tanti uomini e donne che fanno la fame e sono disposti a tutto pur di ottenere un pezzo di pane, anche a sottostare ai ricatti di proprietari che ingrassano il loro portafoglio grazie allo sfruttamento della disperazione di questa gente, inimicandosi chi già lavora su quella terra e deve sfamare la propria famiglia. Ci sono tanti temi, la povertà, lo sfruttamento, l'odio, il pregiudizio e c'è una frase che per me raccoglie l'intero significato dell'opera: "Il garzone pensava: Io prendo quindici centesimi a settimana; che faccio se un maledetto Okie si accontenta di dodici? E il piccolo bottegaio pensava: Come la reggo la concorrenza di uno che non ha debiti? E gli emigranti sciamavano per le contrade, e nei loro occhi c’era la fame, e nei loro occhi c’era il desiderio. Non avevano discorsi, non avevano criteri, non avevano altro che la loro quantità e il loro bisogno. Quando c’era lavoro per un uomo, dieci uomini lottavano per averlo – e la loro unica arma era il ribasso di paga. Se quello lavora per trenta centesimi, io ci sto per venticinque. Se quello lavora per venticinque centesimi, io ci sto per venti. No, pigliate me, ho fame. Lavoro per quindici centesimi. Lavoro per qualcosa da mangiare. I miei figli. Dovreste vederli. Gli sono spuntati dei cosi neri, pustole, e non riescono a muoversi. Gli ho dato della frutta che c’era per terra, e gli s’è gonfiata la pancia. Pigliate me. Lavoro per un pezzetto di carne. Ed era un affare, perché le paghe scesero e i prezzi rimasero alti. I grossi proprietari erano contenti e fecero distribuire altri volantini per far arrivare altra gente. E le paghe scesero e i prezzi rimasero alti. In attesa di tornare ai tempi della schiavitù." Una guerra tra poveri, come sta accadendo oggi. Un libro di una bellezza assurda, un vero e proprio pugno nello stomaco.
E un giorno, un giorno gli eserciti dell’amarezza andranno tutti nella stessa direzione. E marceranno tutti insieme, e spargeranno un terrore di morte."
Tristemente profetico Steinbeck.
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