E' da troppo tempo che lascio in pace il mio sire prediletto...
ROMANTICI LEGAMI– Idiozie!!! – sbottò Sua Maestà Yabarn il Grande, Imperatore della Nebulosa, Tiranno Unico ed Inossidabile, Sovrano di Vega per volere suo e per disgrazia degli uomini.
In piedi davanti a lui, dignitosissimo ed impassibile, il ministro Ikima lo considerò con palese disapprovazione. La sua signora, la regina Himika, l’aveva inviato a svolgere un compito che gli garbava poco, per non dire che gli ripugnava proprio; tuttavia lui, fedelissimo come sempre, avrebbe compiuto il suo dovere a qualunque costo.
Ora si ritrovava nella sala del trono del signore di Vega, al cospetto di tanto sovrano; gli importava poco il fatto che il sire lo stesse considerando con la stessa simpatia che avrebbe dedicato a un verme particolarmente viscido e disgustoso, perché tali sentimenti erano ampiamente ricambiati.
Accanto a Re Vega, la principessa Rubina aveva l’aria di chi s’appresta a portare tanta, ma tanta pazienza; poco più in là, i tre principali tirapiedi del sovrano sembravano… Ikima gettò loro uno sguardo di sfuggita… no, non riusciva a catalogare correttamente la loro espressione… facce d’angeli e cuori neri…?
Si riscosse: doveva dedicare tutta la sua attenzione al nervosissimo sire, ora.
– Vostra Maestà – cominciò Ikima, carezzandosi la corta barbetta giallastra – trovo fuori luogo che sia io, un semplice ministro, a dover ricordare che quando un sovrano assume un impegno…
– Impegno del…!!!
– PAPÀ! – esclamò Rubina, tagliandogli in bocca la parola invero poco regale che stava per fiorire sulle sue auguste labbra.
Zuril si passò una mano sul viso per nascondere il ghigno che gli era venuto spontaneo.
Gandal ed Hydargos si scambiarono una gomitata.
– Hhhhrumph! – Re Vega sistemò meglio i regali quarti posteriori sul regio trono – Non ci risulta che sia stato preso alcun impegno con quell’impiastr… con la vostra regina, voglio dire. Per cui…
Ikima scosse il capo: – Temo che le cose stiano diversamente, Maestà.
– Non dite cazz…!
– Mio padre vorrebbe avere maggiori ragguagli circa l’impegno di cui state parlando – gli tagliò prontamente la parola Rubina.
– Mi riferisco al fidanzamento esistente tra voi e la nostra graziosa sovrana – rispose Ikima, che stava mantenendo una calma ammirevole.
Re Vega tacque, mentre il suo colorito da arancio vivo si faceva vermiglione carico.
Altra gomitata tra Gandal e Hydargos:
vuoi vedere che alla vecchia carogna stavolta esplode la cistifellea? Nonostante tutto, Yabarn era pur sempre Yabarn: dominò la bile che stava ribollendo e riuscì a parlare con un tono di voce ancora umano: – Non esiste alcun fidanzamento. Io non ho mai, e sottolineo
mai, chiesto in moglie quella…
– La regina Himika – completò in fretta Rubina.
Ikima si diede una tiratina di barba, preparandosi alla lotta.
– Sono molto spiacente, ma le cose non stanno come dite – rispose, godendo malignamente nel vedere il sire sobbalzare sul regio trono – Non è forse vero che lo scorso Natale la nostra beneamata regina abbia ricevuto in dono un anello con un diamante tagliato a cuore da 32 virgola 6 carati?
Un silenzio attonito cadde nella sala. Trentadue carati e sei?
Gandal emise istintivamente un fischio, ma nessuno vi fece caso.
– Trentadue…? – esalò lady Gandal, sognante.
– …e a me a Natale regali solo quelle dannate armi da distruzione di massa...! – sibilò Rubina, velenosa.
– E quando gli chiediamo fondi per costruire mostri più forti, ci dice sempre che è a corto! – brontolò Zuril.
Il sovrano recuperò l’augusta mascella che gli era crollata sul petto e la riportò ai normali alloggiamenti: – Ma io veramente non ho mai…
– La regina non ha forse ricevuto quell’anello? – domandò Ikima – Rispondete solo sì o no.
– Beh… sì, ma io non…
– L’anello non era in una scatolina di velluto rosso a forma di cuore?
– Ma che romantico…! – ghignò Hydargos.
– A cuore…? – rispose lo stupefatto sire – Non so, non…
– Anche il diamante è a forma di cuore – puntualizzò Ikima, che ormai aveva la situazione saldamente in pugno – Come ben saprete, la forma a cuore ha un significato ben preciso. Ne convenite?
– Suppongo di sì, ma…
– E l’anello era accompagnato da questo biglietto – Ikima accese il suo oloproiettore tascabile: l’immagine di un foglietto apparve a mezz’aria. Ikima regolò l’ingrandimento perché tutti potessero leggere quanto vi era scritto: “Che ne dici? Uniamo le nostre forze? Y.”
Nonostante tutti i presenti si sforzassero di restare seri ed impassibili, un certo sarcasmo malefico era perfettamente percepibile nell’aria. Persino Rubina dovette dare un diplomatico colpo di tosse per mascherare la sghignazzata che le era venuta spontanea.
– Ma io non ho mai scritto quel biglietto! – esplose Re Vega – E non ho mai comperato quel dannato anello! E anche l’avessi fatto, mai l’avrei dato a quella… a Himika, ecco!
– Potete provare tutto ciò? – chiese Ikima, sempre irritantemente padrone di sé stesso.
– Beh, no – rispose il sire, disorientato – Però anche voi non potete provare che sia stato io a darle quel dannato anello, per cui è la mia parola contro la vostra, e…
– Non per la nostra legge – gli tarpò gli entusiasmi Ikima – Secondo il Codice Haniwa, se non potete provare di essere innocente, siete colpevole. In poche parole: se non potete dimostrare di non aver donato voi l’anello alla nostra regina,
siete fidanzato.– Ma questo è illegale! – esclamò il sire, che sentiva mancarsi la terra sotto ai regali piedi – Per la legge di Vega…
– Il Codice Haniwa non riconosce altre leggi – l’informò premurosamente Ikima.
– Sappiamo perciò cosa possiamo farcene della nostra legge – aggiunse a mezza voce Zuril, che da un pezzo non si era divertito tanto.
Accanto a lui, Gandal e Hydargos stavano facendo sforzi titanici per restare seri, il viso atteggiato ad una composta gravità.
Re Vega gonfiò il torace: non si sarebbe certo fatto intrappolare da quel ministrucolo color pistacchio e dalla barbetta caprina, che diamine!
– Al diavolo voi e le vostre stramaledette leggi! – sbottò – Ammettiamo pure che questo ridicolo fidanzamento esista: cosa m’impedisce di romperlo?
Ahia, sta’ a vedere che il vecchio fetente ha trovato la scappatoia… Preoccupati, come un sol uomo i tre comandanti si girarono verso Ikima. Il ministro Haniwa aveva assunto l’aria del gatto che sta per papparsi il canarino, per cui i tre si rilassarono.
Lo spettacolo continuava.
– Certo che potete rompere il fidanzamento – rispose Ikima, con una voce che era tutto una sciroppo colante – Ne avete il pieno diritto.
– Vorrei ben dire…! – rispose il sire, soddisfatto.
– Naturalmente – continuò Ikima, con il suo tono più soave – rompere un fidanzamento presuppone delle conseguenze…
– Ma certo – Re Vega liquidò la questione con un gesto sprezzante – La zitellona strillerà e piangerà, ma poi dovrà farsene una ragione.
– Sto parlando di conseguenze
finanziarie – quel “finanziarie” fu una sorta di melodioso gorgheggio a mezza voce.
Altro scambio di gomitate tra i comandanti. La faccenda si faceva ancora più divertente del previsto.
– Finanziarie…? – chiese Re Vega, col tono con cui avrebbe detto “oh-oh”.
– La mia signora, illusa e tradita, chiederebbe un risarcimento consono al suo stato di sovrana – Ikima trafficò ancora col suo oloproiettore portatile – Avevamo previsto la vostra reazione, ed abbiamo già quantificato la somma che dovrete versarle per indennizzarla per il suo tenero cuore spezzato e le sue trepide speranze deluse. Ecco.
Una cifra apparve a mezz’aria… una cifra con
dozzine di zeri… una cifra con cui si sarebbe comodamente comprato non solo un qualche quintale di diamanti da trentadue carati, ma anche l’intera miniera.
Altra gomitata tra i comandanti: niente scappatoie per il vecchio fetente, stavolta.
Rubina si coprì il viso con le mani, in un atteggiamento di solidale disperazione; in realtà, le spalle le stavano sussultando in maniera molto sospetta.
– Ma è assurdo…! – esalò il sire, annientato – Voi non potete pensare…
– Noi PRETENDEREMO quella cifra – rispose Ikima, irremovibile – Lo esigono l’onore e la rispettabilità della nostra graziosa e beneamata sovrana.
Re Vega deglutì: – Ma… è una cifra… come dire… importante…
– Lo è anche il dolore che infliggerete alla nostra regina, se romperete il fidanzamento – rispose Ikima.
– Voglio dire… se noi non pagassimo… non è che non vogliamo, badate bene, ma…
– Ma, non li abbiamo – disse Zuril, a voce non troppo bassa.
– Allora, sarebbe la guerra – disse Ikima, imperturbabile.
– Ma siete già in guerra con Jeeg – osservò Re Vega – Siete sicuri di potervi permettere un secondo conflitto? Voglio dire, con i costi che…
– Per noi Haniwa, l’onore viene prima di ogni cosa – Ikima alzò fieramente il mento, e la sua barbetta gialla fremette – Se voi offendete la nostra regina, offendete l’Impero Yamatai. Sarà nostra cura stipulare un trattato di pace con Jeeg, per poterci dedicare immediatamente alla guerra contro di voi.
Gandal emise un altro fischio: anni di lotta contro Goldrake avevano ridotto praticamente l’Impero di Vega con le pezze al didietro. Ci sarebbe mancato giusto il conflitto contro Himika…!
Lo stesso pensiero baluginava anche nelle regali meningi del sire: combattere Goldrake era già dura, ma vedersela anche con l’Impero Yamatai…
Senza contare il fatto che Jeeg, non avendo più da combattere, si sarebbe ritrovato con le mani d’acciaio in mano. E se il maledetto Hiroshi Shiba, che era un tipetto attivo, avesse deciso di allearsi con il dannatissimo Duke Fleed?
Goldrake… Himika… e Jeeg.
Rubina tossicchiò: – Papà… non sei stato forse un poco precipitoso…?
Il sovrano guardò sua figlia.
La figlia ri-guardò il padre.
Il sire guardò i suoi fedeli comandanti.
I fedeli comandanti ri-guardarono il loro signore con un compatimento che puzzava parecchio di falso.
– …Hhhhhiii… – esalò Sua Maestà.
Solo allora Ikima permise all’angolo della sua bocca di rialzarsi in un sorriso alquanto fetente.
– Cosa devo dire alla mia signora? – chiese, zuccheroso – Che è stato tutto un malinteso e che il fidanzamento resta valido?
Re Vega guardò ancora Rubina. Era un sovrano e i sovrani non mostrano mai la loro disperazione: questo fu l’unico motivo per cui non pianse.
– È stato tutto un malinteso, naturalmente – disse Rubina, mentre suo padre si accasciava contro il regio schienale del regio trono.
Poco più in là, le bocche dei tre comandanti si rialzarono in un sorriso sadicamente perfido.
– Molto bene, sono certo che la mia signora sarà felicissima di questa splendida notizia – come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa, Ikima aggiunse: – La settimana prossima è per l’appunto il compleanno della mia signora Himika. Sono certo che, come fidanzato affezionato e fedele, voi non mancherete al vostro dovere…
– Sarebbe a dire…? – gemette il sovrano.
– Le farete un regalo – spiegò Ikima.
Schiantato, il sire ricadde contro il regio schienale.
– E – aggiunse Ikima, spietato – le dedicherete una serata romantica.
Il locale era molto elegante ed esclusivo, con camerieri impeccabili, tavolini a lume di candela e un complessino che suonava discretamente musica soft. L’ideale per una tenera coppia d’innamorati; e infatti la maggioranza degli avventori erano appunto coppie, tutti molto distinti, i signori in scuro, le signore in abito da sera.
Ma una e una sola era la coppia che attirava gli sguardi di tutti, la più elegante, la più ammirata. I due non erano certo ragazzini di primo pelo, ma lei era alta, biondissima e molto affascinante nel suo abito color zaffiro, e lui, con la sua barba scura e l’aria cupa e tormentata, aveva un aspetto tenebroso che faceva palpitare il cuore delle signore.
Ben pochi avrebbero potuto riconoscere, sotto quel finto aspetto umano, il truce sire di Vega e la fiera regina Yamatai.
Il sovrano stava soffrendo come mai gli era capitato prima. Aveva dovuto invitare la fidanzata per una serata romantica, le aveva portato in dono un fascio di rose e un collier di brillanti – la solita Rubina, naturalmente! Lui avrebbe voluto mandarle una pianta velenosa e un pacco esplosivo, ma per colpa di quell’impicciona di sua figlia…
Himika gli sorrise attraverso le lunghe ciglia: – Sono così felice, Yabby!
Lui serrò le zanne per non digrignarle.
Poco più in là, ad un tavolo in disparte, ma da cui si poteva godere una vista perfetta, sedeva un gruppo un po’ eterogeneo di umani… anche lo psico-cammuffatore aveva i suoi limiti… in cui il sovrano riconobbe Gandal, Hydargos, Zuril e persino quella pettegola di Rubina. Tutti là, a controllare che lui facesse il suo dovere, e soprattutto a ghignare alle sue spalle. Fetenti.
Afferrò il calice e trangugiò qualche sorso di champagne, che per un pelo non gli andò di traverso nello scorgere, ad un tavolo all’altra estremità della sala, il ministro Ikima, riconoscibilissimo nonostante avesse la pelle rosea e non più color pistacchio. Accanto a lui, un altro paio di accoliti Yamatai assortiti… maledizione!
Fu allora che il complessino attaccò un motivo particolarmente romantico, per non dire mieloso, che fece subito drizzare i peli sulla nuca del sovrano. Disgustoso…
– Che musica romantica, Yabby! – sospirò Himika – Che dici? Balliamo?
Una risposta invero poco gentile venne spontanea al sovrano… poi, immediato, gli baluginò alla mente il pensiero della cifra a davvero troppi zeri di rimborso. Oltre alla guerra.
Ma porc…!!!!– Va bene – grugnì, alzandosi e puntando dritto verso la pista da ballo. Himika, rapidissima, gli fu dietro e qualche secondo dopo erano persi nel più languido ballo da veri innamorati, il ballo della mattonella… cioè, ballare è un po’ una parola grossa. Himika si muoveva con sensuale eleganza, lui aveva le aggraziate movenze di un orso un po’ goffo, e soprattutto si teneva il più possibile lontano dalla sua dama, ma lo spettacolo dovette avere l’approvazione del severo ministro Ikima, che si permise un sorriso compiaciuto.
Al tavolo di Vega, il clima era ben diverso, ai limiti del goliardico: i tre comandanti stavano trascorrendo forse la migliore serata della loro vita. Praticamente, non ricordavano d’essersela mai spassata tanto. Persino Rubina stava divertendosi come non mai: rispetto filiale o meno, lei con papà aveva qualche conticino aperto. Quella romantica serata la ripagava di un bel po’ di torti subiti.
E fu allora che avvenne il dramma: occupatissimo a tenersi il più lontano possibile dalla sua fidanzata, l’infelice sovrano sconfinò nello spazio occupato da un’altra coppia, venendo subito fatto segno di due pestoni, uno da un calibro 44 e uno da un 37. Tacco a spillo, ovviamente.
Con un gemito strozzato, il sire cadde in avanti, aggrappandosi all’unica cosa che potesse impedirgli di scrosciare a terra, e cioè Himika stessa; e lei, incredula di tanta improvvisa passione, lo ripagò con il bacio più ardente del suo repertorio.
Lui tentò inutilmente di svincolarsi, lei rese il suo bacio ancora più infuocato, un po’ sul genere sturalavandini; era uno di quei bacioni fiume da film, di quelli che magari richiederebbero un minimo di privacy, e il sovrano era imbarazzatissimo… e a completare il tutto, giunse alle orecchie del sire il commento commosso di una signora, fatto con un tono che tutta la sala dovette udire:
– Sono proprio due colombini!
E con questo, ho toccato il fondo, pensò lo sventurato sovrano; ma si sbagliava.
Proprio allora, il complessino attaccò un infuocatissimo
Tango della gelosia: a Himika non parve vero abbrancare il suo uomo e trascinarlo nel vortice della danza. L’infelice Yabarn avrebbe tanto voluto sottrarsi alla sua dama, ma sfuggire a Himika, e al suo abbraccio piovresco, si rivelò un’impresa più dura di quel che si fosse mai aspettato. Fu costretto a ballare, e lo fece cavandosela nel complesso passabilmente, considerando la sua scarsissima attitudine per qualsivoglia tipo di danza.
Dal tavolo Yamatai, giunse un cenno d’approvazione da parte di Ikima: la sua adorata signora appariva semplicemente radiosa, per cui lui si riteneva ampiamente soddisfatto.
Dal tavolo di Vega arrivarono sorrisi d’incoraggiamento – ma il sire sapeva benissimo che non appena avesse voltato loro le spalle, quei quattro fetenti avrebbero riso sciaguratamente delle sue disgrazie. Vigliacchi.
Il maledetto tango sembrava non aver mai fine… adesso si era aggiunta anche una donna, che con voce sensual-stracciacore cantava “Amooor vuool dir geeelosiaaa…”
Non può esserci niente di peggio, si disse lo sventurato sovrano.
Invece il peggio giunse dopo, e del tutto inaspettato.
Per nulla abituato a qualsivoglia sforzo fisico che non fosse pigiare i tasti delle bombe al vegatron, Re Vega cominciava a risentire per il prolungato esercizio; poi, improvviso, un crampo tremendo gli attanagliò il regale polpaccio, facendogli lanciare un ululato che tutta la sala dovette udire; un secondo crampo all’altro polpaccio fu causa di un secondo urlo che stroncò le parole in bocca alla cantante e arrestò immediatamente tutte le coppie. Tutti si voltarono verso l’infelice, che in preda a dolori lancinanti stava dimenandosi sguaiatamente in mezzo alla pista: un ballerino solista che stava evidentemente esibendosi in un assolo tersicoreo.
Fu così che tutti fecero cerchio, mentre l’infelice sire s’agitava pazzamente in preda a dolori sempre più terrificanti. I musicisti non persero tempo e attaccarono un brano veloce, una sorta di danza russa, mentre tutti battevano ritmicamente le mani e il tapino si agitava sempre più in una specie di incrocio tra il Ballo di San Vito e un attacco di tarantismo.
Il poverino ballò, ballò sempre più pazzamente, sempre più freneticamente… e poi alla fine, stroncato, crollò su una sedia mentre attorno a lui scrosciavano applausi frenetici.
E mentre il meschinello si guardava in giro in cerca di una voragine in cui sprofondare, Himika gli si materializzò accanto, gli diede un bacio e gli sussurrò, dolcissima: – Hai visto quanto sei bravo e come ti diverti, Yabby? E poi non volevi portarmi a ballare…!
Gli amici di Re Vega possono affamandarmi qui:
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