E vediamo che succede ad Holdh...
FUTURO33 – SPAZIO e GALARFu il dolore a destarlo, un dolore sordo alla schiena: si sentiva come paralizzato, e non riusciva a ricordare cosa fosse successo. Aprì un occhio, poi l’altro.
Gli ci volle un poco per dare un senso a quel che stava vedendo: era sdraiato a terra, e c’era qualcuno… qualcuno accosciato davanti a lui, due occhi gialli fissi nei suoi…
– Era ora che ti svegliassi – osservò amabilmente Rigr, un sorriso che metteva in mostra le zanne.
– C-cosa…? – Holdh fece per rialzarsi ma una fitta alla schiena gli bloccò collo e spalle, strappandogli un gemito.
– Temo che sia colpa mia – continuò Rigr, con un tono leggero e per nulla dispiaciuto – Non preoccuparti di fingere di star bene, so quanto sia doloroso quel colpo. Te l’ho dato apposta, si può dire.
Holdh riuscì a mettersi seduto; fece per massaggiarsi il collo, ma anche alzare un braccio fu penoso: – Perché…?
Rigr scosse il capo: – Se me lo chiedi vuol dire che sei ancora più idiota di quel che pensassi, e bada che ti ho sempre ritenuto un fuoriclasse.
– Devi essere impazzito! – sbottò Holdh, che stava ritrovando la sua aggressività – Sono il sovrano di Galar! Assalirmi in questo modo…
– Se permetti, non sono stato io a cominciare – gli fece osservare Rigr, sempre con la massima gentilezza – Chi è stato a scendere senza autorizzazione su Upuaut, sterminare cinque dei miei uomini e portar via Zuril?
Holdh armeggiò per rimettersi in piedi: – Sciocchezze. Si tratta di un veghiano.
– Un veghiano che era mio ospite – puntualizzò Rigr, afferrandolo sotto ai gomiti ed aiutandolo a rialzarsi.
– Un porco veghiano resta sempre un porco veghiano – asserì Holdh – A parer mio, con gentaglia come quella non è il caso di farsi tanti riguardi.
– Un’opinione come un’altra – disse Rigr – Resta il piccolo particolare dei miei uomini uccisi.
– Beh, non so che farci – sbottò Holdh – Io avevo dato ordine di prendere il bastardo, non di far fuori la tua gente.
– Uno di loro era un ragazzo.
– Vedrò di far punire il colpevole, va bene? – tagliò corto Holdh – Siamo in guerra, e tu stai a farmi tante storie per cinque persone…!
– La guerra è già finita – l’informò Rigr – E, se proprio vuoi saperlo, a farla finire è stato proprio quello che tu hai definito un bastardo.
Era cambiato qualcosa nel modo di fare del suo interlocutore, questo Holdh lo percepì benissimo; sentì un lieve brivido lungo la schiena, anche se lui stesso non avrebbe saputo spiegarne il motivo. Rigr continuava a parlargli con gentilezza, eppure…
Guardò fuori dai finestrini. E vide lo spazio.
– Dove stiamo andando?
– In nessun posto speciale – gli occhi di Rigr non lo lasciavano un istante – Diciamo che anche qui va benissimo, per quel che ho da fare.
Stavolta il brivido fu molto più forte: – Non ti capisco…
– Eppure, dovresti. Ti ricordi cosa ti ho detto, non molto tempo fa? No? Allora te lo ripeto. T’avevo dato la mia parola che se tu avessi tentato qualcosa contro Zuril o Maria, io ti sarei venuto a cercare.
Un nuovo brivido lo scosse da capo a piedi.
– E ti avrei ucciso – concluse dolcemente Rigr.
Holdh sbarrò gli occhi.
– Purtroppo per te, io mantengo sempre la mia parola – Rigr aprì e chiuse le mani, facendo scintillare gli artigli – Sarebbe poco serio non farlo, non trovi?
– No – esalò Holdh. Arretrò, andando a sbattere con le spalle contro una parete.
– T’avevo avvertito – Rigr si fece lentamente avanti, fissandolo col suo sguardo da lupo.
– Non avvicinarti… io… – Holdh armeggiò disperatamente con la pistola che aveva al fianco, l’estrasse… Rigr agì con la rapidità del pensiero. Uno scatto secco del polso, un bagliore nell’aria e Holdh lanciò un urlo strozzato, guardando incredulo la lama che gli si era conficcata nel braccio.
– Certe cose non si fanno – osservò Rigr, scuotendo la testa con riprovazione.
Holdh barcollò, ricadde contro la parete, mentre dal braccio gli colava il sangue a fiotti.
– Questa la prendo io – Rigr gli tolse di mano la pistola, riponendola in un vano contenitore.
– Fai qualcosa… sanguino…! – urlò Holdh, disperato.
– Devo aver colpito una vena, in effetti – Rigr gli afferrò la manica, lacerandogliela; quindi sfilò rapidamente la lama, tamponando subito la ferita con la stoffa e legando strettamente il braccio in modo da arrestare il sangue.
Holdh rimase a fissare la fasciatura: sembrava tenere, ma era legata strettissima.
– Non posso restare così, il sangue non circola…! – esclamò.
Rigr non rispose; sempre senza perderlo d’occhio andò al posto di pilotaggio, controllando la rotta impostata sul pilota automatico.
– Hai capito cos’ho detto? – si spazientì Holdh, che stava riprendendo il consueto modo di fare arrogante – Devi allentare la fasciatura, o mi verrà la cancrena!
– Credo che la cancrena sia l’ultimo dei tuoi problemi – rispose Rigr. Non aveva alzato la voce, non aveva nemmeno ringhiato, ma Holdh sentì un nuovo brivido scorrergli giù per la schiena.
– Cosa stai dicendo? – lo vide chiudere tutti i canali di comunicazione, e un nuovo tremito lo percorse da capo a piedi: – Ma che fai…?
– Ho isolato la nave – Rigr parlava in tono gentile e gli sorrideva, ma non era certo un bel sorriso: – Siamo soli nello spazio. Non può sentirci nessuno. Puoi urlare quanto vuoi.
Holdh aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli si spensero in gola.
– Abbiamo un conto in sospeso, ricordi? – continuò Rigr, sempre con quello spaventoso tono sommesso.
– Ma… ma… – Holdh era cadaverico in volto, e gli occhi sembravano schizzargli dalle orbite – Tu mi hai appena medicato…!
– Solo per impedirti di morire troppo in fretta – Rigr non lo perdeva di vista un istante, una vera belva pronta a scattare – T’avevo detto che mi sarei divertito molto, con un bastardo come te.
– No, non… non puoi!
– Perché non posso? – domandò Rigr, quasi con dolcezza – Pensi che farti a pezzi sia disumano? Ma io non sono umano. Sono una specie di animale, non è così?
– No! – Holdh fece per tirarsi indietro, inciampò e ricadde in un angolo della cabina di comando – Io sono un sovrano… se tu… se… capiranno che sei stato tu! Io… quando sapranno che mi hai ucciso…
– E come lo sapranno? – sussurrò Rigr – Per sapere che sei morto, dovrebbero vedere il tuo cadavere; e non lo vedranno. Quando avrò finito con te, getterò quel poco che sarà rimasto nello spazio. Per tutti, tu sarai fuggito chissà dove.
– No… – le ginocchia gli si piegarono, e Holdh scivolò a terra, totalmente incapace di reagire.
Rigr si accosciò davanti a lui, gli occhi gialli che continuavano a fissarlo.
– Allora? – tese una mano, gli passò delicatamente un artiglio sulla gola – Da dove vogliamo cominciare?
Tempo dopo, Rigr ebbe l’occasione di mettersi in contatto con Duke Fleed per annunciargli la definitiva scomparsa dell’uomo che era stato il sovrano di Galar.
– Peccato non averlo potuto prendere vivo – commentò il giovane – Sarebbe stato giusto processarlo per fargli pagare per i suoi delitti.
– Chi ti dice che non abbia pagato? – chiese di rimando Rigr, un lampo ferino nello sguardo.
Actarus sbarrò gli occhi, ma non disse nulla: aveva capito. Deglutì, disse a Rigr che si sarebbero rivisti su Moru e chiuse la comunicazione.
Era sicuro che piuttosto che la sorte che gli era toccata, Holdh avrebbe preferito mille volte venire catturato e processato.
La fuga di Holdh, perché questa fu la versione ufficiale data da Duke Fleed, gettò nel panico il primo ministro Plasion, che si trovò nell’impossibilità di gestire la situazione. Fino ad allora, pur di cessare quella guerra che si era rivelata rovinosa aveva scaricato ogni colpa sullo scomparso sovrano, ma la casta dei nobili, fedelissima a Holdh, aveva ripreso a premere per ricominciare le ostilità, qualche parola di troppo era stata detta ed il risultato era che l’intero paese era sul limite della guerra civile. Nobiltà ed alti gradi dell’esercito rifiutavano di sottomettersi alla Coalizione, il popolo era sul punto di far scoppiare una rivoluzione, e Plasion ormai non sapeva più come barcamenarsi.
Nemmeno le notizie che gli scorrevano sul monitor servirono ad aiutarlo a prendere una decisione: nessuna novità sul sovrano in fuga, la regina scomparsa, rivolte in tutte le città, il popolo si ribellava all’idea che si volesse far proseguire quella nuova, insostenibile guerra… ormai, anche buona parte delle forze dell’ordine stavano unendosi alla rivolta, e intanto i nobili rinfocolavano gli animi continuando a sostenere che mai e poi mai ci si sarebbe dovuti piegare alla Coalizione… addirittura alcuni stavano parlando di domare la folla anche usando le armi, e per uccidere… si era sull’orlo della sconfitta totale, forze avversarie, ma che fino a poco prima erano state loro alleate, pronte ad invadere Galar, che era in pieno caos… e in tutto questo non v’era nessuno a dare ordini, a decidere una linea di comportamento, a…
– Signore, una comunicazione dalla nave ammiraglia della Coalizione – annunciò l’addetto alle comunicazioni.
Plasion fece un gesto quasi rassegnato: – Passatela sullo schermo.
Un istante dopo, l’immagine della regina di Dera apparve sul megaschermo.
– Ministro Plasion – come sempre, D’reeth appariva fredda e perfettamente controllata – siamo a conoscenza della difficilissima situazione che state attraversando. Purtroppo non posso darvi notizie del vostro sovrano, che tutt’ora rimane irreperibile. A quanto ci risulta, ha preso una nave per fuggire nello spazio.
– È quello che sappiamo anche noi, Maestà – rispose Plasion, riluttante. L’idea di Holdh fuggito invece di affrontare le sue responsabilità minava parecchio la sua sicurezza, tuttavia cercò di mitigare la pessima figura fatta dal suo re: – Sappiamo che all’interno della Fortezza è scoppiata una rivolta dei prigionieri, sicuramente le guardie hanno voluto mettere al sicuro il nostro sovrano. Non abbiamo nemmeno notizie della regina Irghiz, che si trovava a sua volta alla Fortezza…
– Allora sarete lieto di sapere che Sua Maestà la regina Irghiz è salva, ed in perfetta salute – D’reeth si fece un po’ da parte, e accanto a lei apparve la figura minuta di Irghiz. Era piuttosto pallida e provata, ma appariva perfettamente padrona di sé stessa.
– Vostra Maestà! – Plasion era trasecolato – Siete prigioniera della Coalizione? Ma come…?
– No, primo ministro, io ero prigioniera
prima – rispose Irghiz – Sono stata
liberata da agenti della Coalizione.
– Prigioniera…? Ma…
– Ministro Plasion, sono stata tenuta prigioniera da mio marito, il sire Holdh, che accuso formalmente d’aver attentato alla mia persona. Lo accuso inoltre d’aver indebitamente sequestrato e torturato il sovrano di Vega, Zuril, al quale devo la mia salvezza e libertà.
Plasion sembrava sul punto di soffocare: – Signora…!
– Non interrompetemi, ministro Plasion – fu un vero ordine da regina che fece annuire vigorosamente Borg’n, che poco più indietro non perdeva una sola parola – Le mie sono accuse fondate e precise, ho dei testimoni autorevoli al riguardo, tra cui lo stesso sovrano di Vega; se in questo momento accuso formalmente l’uomo che è mio marito, è perché è giusto che il popolo di Galar sappia di cosa si sia macchiato il suo sovrano… un sovrano fuggito ed irreperibile.
Attorno a Plasion i ministri apparivano attoniti, quasi avessero ricevuto un colpo mortale; Plasion stesso chinò la testa: – Maestà, aspettiamo i vostri ordini.
– Molto bene – nonostante la voce dolce e i modi gentili si poteva percepire chiaramente l’acciaio, in Irghiz… una vera regina, senza dubbio: – Ordino che siano cessate le ostilità, immediatamente. Ordino che non vi sia alcuna conseguenza contro il popolo che si è rivoltato, popolo che ha sofferto anche troppo e che non merita il trattamento che volevano riservargli alcuni individui che non esito a definire inqualificabili.
– Sì, Maestà – rispose Plasion; e a questo punto, le folle di Galar esplosero in un forsennato urlo di gioia, acclamando il nome della loro regina.
Fu allora che Actarus stesso si mise in contatto con il governo di Galar: dichiarò di non aver alcuna intenzione di muovere rappresaglie contro Galar, con cui del resto fino ad allora i rapporti erano stati buoni, e manifestò tutta la sua simpatia e solidarietà per Irghiz, che si apprestava ad assumere il suo ruolo di regina. Altre manifestazioni d’amicizia verso la sovrana vennero subito anche da Catressia e Lauer, che dalle loro astronavi avevano seguito la battaglia, e che ora auspicavano che finalmente la pace tornasse a regnare tra i vari mondi.
D’reeth intervenne a sua volta: ebbe parole gentili per Irghiz, cui promise da subito tutto il suo appoggio e la sua amicizia. Concretamente, mise a disposizione della regina di Galar delle milizie che l’aiutassero e la sostenessero nel processo di pace (e qui la classe dei nobili, avversa ad Irghiz, comprese che non sarebbe stato così semplice rovesciare la nuova sovrana).
Una certa tensione la si ebbe quando prese la parola Raska, che dichiarò di parlare a nome di Rigr, sovrano di Upuaut. Ancora una volta, la giovane Uru confermò il non voler chiedere alcun risarcimento per i morti di Upuaut, visto che nulla avrebbe potuto riportarli in vita: aggiunse che l’unico responsabile di quel delitto era Holdh, che era comunque scomparso senza lasciare traccia, e fece i suoi auguri alla nuova regina di Galar, con cui auspicava in futuro rapporti migliori di quelli avuti con il suo sgradevole predecessore.
Ultimo a parlare fu Zuril. Nonostante il suo precedente discorso da lui ci si erano aspettate parole dure di odio e vendetta; ancora una volta, la gente rimase attonita sentendolo dichiarare da subito la sua amicizia e solidarietà nei confronti della regina Irghiz.
Le ultime parole di Zuril diedero il via ad una sorta di delirio da parte del popolo di Galar, che manifestò tutta la sua gioia con una forza ed una compattezza tali da far comprendere all’élite quanto saldo fosse il potere di Irghiz. Ora, quella donna dall’aria fragile che per tanto tempo era stata snobbata e dimenticata avrebbe avuto pieni poteri e tutto l’appoggio di popolo ed alleati… tutti compresero che a questo punto occorreva fare viso quantomeno passabile a pessimo gioco, tantopiù che aveva cominciato a serpeggiare la notizia della morte di Holdh.
A questo punto, la guerra era davvero finita.
Hydargos esitò un lungo istante; poi, quasi con riluttanza si rialzò dalla sua poltrona di Comandante. Ormai aveva fatto quel che doveva fare.
– I miei complimenti, signore – disse Shaneth, rivolgendogli un saluto – Siete stato davvero grande.
Lui mascherò la soddisfazione dietro la sua aria ironica: – Direi d’avervi sorpresa.
– Sapevo che eravate un abile comandante – rispose lei – Ma non avrei mai pensato che lo foste a questi livelli.
Grazie tante, non ero proprio l’ultimo degli ufficialetti… s’accorse che lei appariva incerta, ed aggiunse: – Cos’altro c’è?
– Io… – Shaneth prese fiato – Adesso posso dirvelo: avevo degli ordini, riguardo voi.
– Cioè?
– Dovete capire che è notorio che tra voi e Duke Fleed… voglio dire… I vostri rapporti sono sempre stati…
– Dite pure che ci odiavamo – disse lui, che non amava i giri di parole – Allora?
– Se voi non vi foste comportato lealmente, se aveste cercato di danneggiare Duke Fleed… io avevo l’ordine di prendere il comando.
– Capisco – rispose lentamente Hydargos – Però io avrei potuto non essere d’accordo a lasciare il mio posto. Ci avevate pensato?
– Certo – rispose Shaneth – In quel caso, ero stata autorizzata anche ad uccidervi.
Una leggera vertigine… – Ordini della regina di Dera, suppongo.
– Sì, signore.
Hydargos rifletté un istante, cupo in volto; quando parlò di nuovo, il suo viso sembrò schiarirsi: – Data la situazione, non posso darle torto.
E, prima che Shaneth potesse rispondere, si girò allontanandosi a grandi passi.
Mai, da che la gente di Galar avesse ricordi, la Fortezza era stata violata prima d’allora.
Ormai la rivolta era stata placata nel sangue, l’intera costruzione era stata devastata ma era tornata un luogo sicuro, e nonostante tutto restava il palazzo principale dei regnanti di Galar.
La prima azione di Irghiz fu recarsi nuovamente alla Fortezza per vedere lo stato in cui versava e rendere omaggio ai morti, guardie o prigionieri che fossero. Accompagnata da un gruppo di soldati galariti e deraniani, e con Borg’n che non l’abbandonava un istante, Irghiz ritornò da regina tra quelle mura in cui fino a pochissimo prima s’era sentita una condannata in attesa dell’esecuzione.
Dovunque devastazione, tracce di lotta, macchie di sangue… la lotta doveva essere stata spaventosa, e lo si poteva comprendere nonostante tutti i cadaveri fossero stati portati via.
No, non tutti.
Una zaffata di tanfo di putrefazione proveniva da un angolo di cortile in cui era gettato un qualcosa che a prima vista si sarebbe preso per spazzatura; del resto, l’intera Fortezza era totalmente devastata, l’ordine perfetto che vi aveva regnato non era più che un ricordo.
Irghiz si guardò in giro, gettò uno sguardo a quel che giaceva in un angolo… sabbia impastata di rosso ormai divenuto bruno, membra contorte ed irriconoscibili, lunghi capelli neri insudiciati di sabbia e sangue. Qualcosa luccicava nella polvere, a breve distanza dal cadavere: un brandello di stoffa ricamata in oro, tutto quel che rimaneva delle ricche vesti e dei gioielli di Nah’ma.
Irghiz fece una smorfia e si voltò da una parte, accennando con un gesto a quei miseri resti: – Fatela portar via.
– Meriterebbe d’essere gettata in pasto alle bestie – brontolò Borg’n.
– No. Voglio che abbia una sepoltura decente.
– Al vostro posto, signora, lei non si sarebbe fatta tanti scrupoli – obiettò seccamente Borg’n – Ho sentito io gli ordini che ha dato, in passato… quei prigionieri hanno fatto solo giustizia, credetemi.
– Va bene. Ma io non sono lei – Irghiz si strinse nel suo mantello e fece scivolare una mano sul braccio di Borg’n – Falla seppellire da qualche parte, e cominciamo finalmente a dimenticarci di lei e di quel che ha fatto.
- continua -
Link in cui parlare di ragù di carne:
https://gonagai.forumfree.it/?t=30613338&st=1965#lastpost