Seconda ed ultima parte.
– Una navetta, capitano – disse il primo ufficiale al comandante pirata – È totalmente inerte, anche se registro vita a bordo.
– Magari è guasta – osservò il nostromo, che era un tipo pratico – Non credo che ne ricaveremmo un granché.
– Abbordatela – ordinò il capitano.
Un raggio traente piovve loro addosso, e subito furono trascinati verso il ventre della grande astronave. Un portellone si aprì, e la navetta scomparve nelle viscere metalliche della nave pirata.
Buio totale; poi le luci vennero accese e i due poterono vedere l’interno della nave che li aveva catturati.
Alcuni uomini si erano raccolti attorno alla loro navetta; non imbracciavano armi, ma erano parecchi. Resistere sarebbe stato insensato.
– Venite fuori! – ordinò quello che sembrava essere il capo.
– No…! – mormorò lady Gandal. Pirati… lei, fragile donna, stava per cadere in balìa di quegli spietati fuorilegge…
– Siamo soli contro tutti loro – le fece notare Gandal – Ti pare il caso di far tante storie?
– Ma non capisci… sono
pirati!– Capisco perfettamente, e capisco anche che, se avessero brutte intenzioni nei tuoi riguardi, cosa di cui dubito, non potremmo certo impedirgli niente. Resistere sarebbe stupido.
– Ma non vorrai davvero andare a consegnarci a quei… quei…
Gandal scosse le spalle e aprì il portello, scendendo poi dalla navetta. Una dozzina di uomini lo circondò, mentre quello che sembrava il capo… Gandal dovette guardarlo meglio perché non gli sembrava proprio un capo, piccolo, cicciotto e occhialuto com’era… il capo si faceva avanti.
– Il nostro capitano vi attende sul ponte – disse, senza tante cerimonie; si girò e Gandal gli tenne dietro, stupito nel sentirlo canterellare una specie di filastrocca infantile.
Quello era un capo pirata? Un ufficiale?
A dire la verità neanche gli altri avevano l’aspetto truce che si attribuisce ai pirati: uno era un biondino occhialuto con l’aria intellettuale, poi un tappetto con la barba e persino un ragazzino! Assurdo.
Mentre percorrevano i corridoi della nave, in Gandal stava avvenendo un vero e proprio psicodramma interiore di cui nessuno dei presenti ebbe il minimo sentore.
– Pirati…!
– Pirati. Ma non mi sembrano così tremendi.
– Lo so che cosa vogliono… Sono mostri! Tu non hai idea di cosa facciano alle donne…
– Ne ho idea, e continuo a pensare che tu non corra nessun pericolo. Sono pirati, ma hanno buon gusto.
– Sei un bruto insensibile!
– E tu sei un’illusa.Le porte si aprirono davanti a loro, e furono sul ponte principale.
Gandal si guardò attorno: una giovane donna bionda era seduta alla consolle di comando, doveva trattarsi del primo ufficiale. Seduto in un angolo un uomo il cui viso appariva in ombra, e che aveva tutta l’aria di essere il capitano.
Coraggio, donna!,esclamò Gandal dentro di sé,
Andiamo a conoscere il pirata che non aspetta altro che violentarti.Sei un…!, e qui lady Gandal fu molto poco lady, perché rivolse al marito un epiteto che una vera gentildonna non dovrebbe nemmeno conoscere. L’altro incassò ghignando ma non rispose, perché il capitano si era alzato facendosi avanti.
Gandal ora poteva vederlo bene; lo vide anche la signora, e subito esplose in quello che non può essere descritto altro che come un colossale GARAGULP!, se ci viene passato il termine fumettistico. Fu un istante, e subito lady Gandal fece la sua comparsa, gli occhi stellanti e la bocca che era tutta un cuoricino.
Alto, longilineo, monocolo, il viso segnato da una cicatrice, il capitano pirata aveva lo sguardo di chi tutto ha visto e di nulla si stupisce; questo gli permise di restare perfettamente impassibile di fronte a quel gigante muscolosissimo dal cui viso apribile non spuntava un uccellino che fa cù-cù, ma un volto femminile dai fiammanti capelli.
– Buongiorno – esordì, e Gandal ebbe la netta sensazione che dentro di sé stesse divertendosi parecchio – Benvenuti sull’Alkadia. Io sono capitan Harlock.
– Io sarei… – cercò di dire Gandal, ma sua moglie non lo lasciò parlare.
– Felicissima di fare la sua conoscenza! – trillò – Sono lady Gandal, e sono davvero
onorata, ecco sì, onorata, di essere sua ospite, anche se mi scuso di dover dare tanto disturbo, ma purtroppo la nostra nave è guasta, tutto per colpa di mio marit… ehm, di uno scioccherello poco previdente, e quindi… cioè… che altro posso dire?
– Che sei sposata con me! – intervenne Gandal, godendo malignamente nel rompere le uova, e pure qualcos’altro, alla sua garrula consorte – Scusate, capitano. Sono il comandante Gandal.
– Ooooh, un comandante e la sua signora! – esclamò il cicciotto occhialuto, che era andato a recuperare un modellino di nave posato su una consolle – Sarebbe un ricco riscatto, se la cosa c’interessasse.
– Ma non c’interessa – disse Harlock, che faticava parecchio a mantenere la compostezza che gli era propria: quel gigante il cui viso bluastro continuava a fare apri-chiudi con quello della moglie lo divertiva parecchio – Abbiamo rilevato la vostra navetta e abbiamo visto che era totalmente inerte. Un guasto, forse?
– Un guasto – confermò Gandal.
– Serbatoio vuoto! – esclamò la signora.
– Sarà il caso di verificare – Harlock si volse verso la giovane bionda – Yukie, dai ordine che controllino la navetta.
– Mando subito una squadra, capitano – Yukie digitò un comando sul suo schermo, mentre il cicciotto deponeva il modellino.
– Capitano, volete che vada pure io a dare un’occhiata?
– Certo, Yattaran – Harlock si volse verso Gandal – Non preoccupatevi, il mio nostromo Yattaran è un vero esperto. Il vostro mezzo è in ottime mani.
– Non so come ringraziarvi, capitano – cinguettò lady Gandal.
– Signora, il piacere è mio.
Gandal, che ne aveva abbastanza di quella conversazione galante, tantopiù che non riusciva a concepire che qualcuno potesse essere così cavaliere con quella strega di sua moglie, si fece subito avanti.
– Vi faccio i miei complimenti, capitano. Avete un ottimo equipaggio.
– Grazie. In effetti sono uomini molto abili. Mentre la vostra nave viene controllata, volete accomodarvi? – Harlock riprese posto sulla sua poltrona e fece cenno a Gandal di sedere accanto a lui – Magari gradite una coppa di vino e qualcosa da mangiare.
– Volentieri –
stavolta non ci scappa neanche una violentatina, cara. Mi spiace tanto.
Sei un animale! E comunque, guarda che qualsiasi cosa succeda a me, non è che tu ne rimanga fuori! Diciamo che sei coinvolto in prima persona!
Ma non sono io a fare certi pensierini sul capitano…
Per forza, tu sei il solito mollusco lesso!– Qualcosa che non va? – chiese Harlock, vedendo il suo ospite rimanere come assorto per qualche istante.
– Nulla. Diciamo… una sorta di discussione interiore?
– Capisco – rispose Harlock, che a dire il vero faticava un tantino a concepire una vita a due come quella del Comandante di Vega e signora.
– Il fatto è – continuò Gandal, perfido, mentre sua moglie lo faceva segno di molti altri epiteti che non avrebbero dovuto far parte del vocabolario di una dama – che qualcuno, vedendoci abbordati da dei pirati, aveva paura di venire… come dire… oltraggiata, ecco.
GANDAL, TI ODIO!!! – Beh, è un timore comprensibile – rispose Harlock, che in vita sua era stato accusato d’essere un ribelle, un fuorilegge, un bandito, un delinquente, un sovversivo ma mai e poi mai d’essere un assatanato seduttore di donzelle – Comunque no, non siamo quel tipo di pirati, e le signore le rispettiamo.
T’è andata male, cara.
Vigliacco!– La signora è forse offesa? – chiese Harlock, percependo una certa tensione nel suo ospite.
– Per niente – ghignò Gandal – Solo delusa.
Proprio allora si udì un cicalino; diplomaticamente, Harlock si fece passare da Yukie la comunicazione. Sul piccolo schermo incorporato nella sua poltrona apparve il viso gioviale del nostromo.
– Allora, Yattaran? Cos’ha la navetta? – chiese Harlock.
– C’è un guasto, capitano.
– Hah! – esclamò Gandal, trionfante, mentre la signora si tratteneva a fatica dall’urlargli stavolta pubblicamente tutti gli epiteti di cui avrebbe voluto farlo segno.
– Che genere di guasto? – chiese Harlock.
– Un virus aveva danneggiato il computer di bordo, che forniva dati sbagliati. In particolare, era sballato l’indicatore del carburante, che continuava a segnare pieno.
– Ah, sì? – chiese Gandal, spiazzato, mentre la signora drizzava le orecchie.
– E poi c’era il serbatoio completamente vuoto.
– L’avevo detto, io! – esplose lady Gandal, mentre il marito masticava un paio di frasi che per la loro crudezza avrebbero imbarazzato i rudi pirati che li circondavano.
– Riparate il guasto e riempite il serbatoio – ordinò Harlock, chiudendo la comunicazione.
– Siete troppo gentile! – esclamò Gandal – Non so nemmeno come ripagarvi… Naturalmente vi rifonderò il costo del carburante.
– Neanche da dire, ne abbiamo tantissimo – si schermì Harlock.
– Scusate la curiosità: come fate ad averne molto, con quel che costa?
– Lo rubiamo alle vostre navi – rispose Harlock, disarmante – Tra l’altro, sono molto meravigliato che vi trovaste su questa rotta: non lo sapete che ormai non ci passa più nessuno?
– Nessuno? Ma sulle mie carte è segnata come una rotta trafficatissima…
– Lo era, prima che noi cominciassimo con gli arrembaggi – rispose soavemente Harlock.
Le tue stupide carte decrepite! Te l’avevo detto di aggiornarle!– Naturalmente, noi non facciamo mai del male agli equipaggi: ci limitiamo a rubare il carico e il carburante, lasciando quello che serve alle navi per arrivare al primo spazioporto – continuò Harlock.
– Siete dei pirati onesti – intervenne lady Gandal, guardandolo con grandi occhioni.
Tra un po’, vomito!
Piantala, cafone!Respinto dalla consorte Gandal praticamente scomparve, e fu un bene, perché assente lui la conversazione rimase tutta su toni decisamente galanti. Harlock provava un’istintiva simpatia per quella donna così singolare: dentro di sé aveva comunque la certezza che con lei, dato l’inamovibile marito, mai e poi mai avrebbe potuto rischiare alcunché, non c’erano pericoli di garbugli sentimental-sessuali, insomma, per cui poteva permettersi di farle un po’ di corte. Quanto a lei, era semplicemente estasiata: non capitava spesso che qualche uomo le mostrasse un minimo d’apprezzamento, e Harlock era decisamente un uomo affascinante, nel suo genere… la sua conversazione fu tutta un ci-ci-ci. Quando Yattaran apparve nuovamente sullo schermo per annunciare che la navetta era stata riparata e rifornita, e che quindi i loro ospiti potevano ripartire, ne fu delusa. Anche le cose più belle hanno una fine, ahimé.
Harlock la riaccompagnò personalmente alla navetta. Gandal fece una sporadica apparizione, quel tanto da poter salutare e ringraziare quei pirati così gentili; la signora lo respinse subito, salutò Harlock con lo stesso spirito con cui Giulietta aveva detto addio all’esule Romeo e col cuore spezzato risalì sulla navetta, dove finalmente permise a Gandal di riprendere il comando e mettersi alla guida. Lei era troppo afflitta per occuparsi di cose vili come pilotare un mezzo… era disperata… era dilaniata tra il dolore e i propri romantici sogni, tantopiù che Harlock l’aveva fornita del proprio recapito. Avevano fatto amicizia, sarebbero rimasti in contatto.
Il grande portello dell’Alkadia si aprì e la navetta puntò verso l’esterno, riprendendo la rotta che avevano dovuto forzatamente interrompere ormai un bel po’ di tempo prima.
Attraverso lo schermo, Harlock seguì la navetta, finché non scomparve nello spazio.
Alle sue spalle sembrò materializzarsi Meet di Yura, la sua compagna aliena. Non era nella sua natura dolce essere gelosa e fare scenate, ma un minimo di sacrosanto dubbio l’aveva pure lei: – Harlock, non ti ho mai visto così galante con una donna…
– Ho solo fatto un’opera buona – si schermì lui.
– …Così gentile! – esclamò lady Gandal, la voce che era tutto un trillar di cinciallegre.
– Resta comunque un pirata – le fece notare Gandal – Cioè un bandito, un ladro, un fuorilegge…
– Sei un ingrato! Come puoi parlare così dell’uomo che ci ha salvati?
– Ci avrà salvati, ma sempre pirata rimane – tagliò corto Gandal – Del resto, lo ammette lui per primo.
– Questo è vero – dovette convenire la signora.
– E siccome è un pirata, rimane un bandito, un ladro, un fuorilegge…
– Bohf.
Gandal si permise un ghigno perfido: – Peccato che non sia anche un brutalone, eh?
– MOSTRO!!! – urlò lei, e l’unico motivo per cui non lo colpì con qualcosa di grosso, pesante e spigoloso fu il fatto che lui stava guidando la navetta, e non era saggio ammaccargli il cranio in quel momento.
Il resto, fu tutto un continuo litigio.
Lady Gandal chiuse il diario, persa ancora nei suoi rosei ricordi. In effetti con Harlock era nata una bella amicizia, visto che, purtroppo (sospiro), non era possibile che nascesse altro… poi, saputo che lui non era più legato a Meet, con grande generosità l’aveva presentato a Venusia, con cui aveva intrecciato una relazione torrida anche se intermittente. Cosa non si fa per le amiche (sospiro più grosso)…
Dal limbo in cui l’aveva relegato, Gandal sembrò riemergere improvvisamente: la pulizia dell’armadio non l’interessava particolarmente per cui aveva preferito isolarsi, ma percepire i vecchi ricordi della moglie, e pure qualche pensierino di contenuto decisamente piccante rivolto ad Harlock, lo aveva fatto risvegliare.
– Oh, stiamo riesumando vecchiumi! – sghignazzò – Ancora la faccenda dei pirati, eh? Di quando purtroppo la tua virtù non ha corso nessun rischio?
– Stavolta non stai guidando la navetta! – esclamò la signora; e lo colpì con la copertina rigida e puntuta del suo diario.
Più tardi, in osservazione al Centro Medico, il cranio accuratamente fasciato, lady Gandal si disse che sfondarsi il parietale può sembrare poco saggio a chi non condivide letteralmente l’esistenza con il proprio amato consorte. Per lei era stato un piccolo prezzo da pagare: adesso per un bel po’ il marito non avrebbe più potuto infastidirla, dato che i medici erano stati costretti a sedarlo, e sedato avrebbe dovuto rimanere per un bel po’ di tempo.
Nel frattempo, lei si sarebbe presa un periodo di riposo: era pur sempre malata, il cranio acciaccato era anche suo. Libera, e senza Gandal tra i piedi! Una vera vacanza, finalmente! Basta avere quell’impiccione tra i piedi! Avrebbe potuto mettersi i suoi vestiti, quelli che lui considerava con orrore perché troppo femminili, e poi avrebbe potuto truccarsi e acconciarsi senza avere sempre quell’impiastro a smontarla con le sue critiche… e poi, perfidia delle perfidie, ne avrebbe approfittato per sistemare anche gli altri armadi di casa e gettar via tutto il ciarpame che lui aveva accumulato in tutti quegli anni, “tanto lui non può protestare”. Che meravigliosa prospettiva!
La libertà val bene un mal di testa.
Link per parlare di piccoli dissidi coniugali:
https://gonagai.forumfree.it/?t=30613338&st=2490#lastpost