Quarta parte.
4 dicembre – Polo Nord – Mattina presto– Questo è Yubby – lo presentò Babbo Natale – Non è molto pratico di lavori manuali, per cui cerca di dargli dei compiti non troppo difficili.
– Yubby? – ringhiò il sire, schifato.
– Non potevo dire il tuo vero nome – sussurrò Babbo nel barbone.
Il sovrano masticò amaro. Il costume da elfo non era una sofferenza sufficiente, a quanto pareva.
– Yubby, eh? – Grigno, l’elfo a capo di tutti gli altri elfetti, zucca pelata, barbetta caprina e due grossi sopracciglioni neri, guardò con scetticismo i due metri e venti di spilungone che aveva davanti – Un po’ cresciutello, vero?
– Una disfunzione ghiandolare – disse in fretta Babbo.
– Hm – Grigno guardò di traverso il nuovo arrivato, e scosse la testa: – Va bene, vediamo cosa sai fare. Cominceremo con qualcosa di semplice… Come te la cavi, a verniciare?
– Boh – rispose il sire, che aveva un’idea molto vaga della faccenda.
Poco dopo, si ritrovò seduto a un tavolo carico di cavallini, coniglietti, soldatini eccetera, tutti di legno.
– Ecco qui – Grigno gli mise in mano un pennello e un barattolo di vernice – Sono già stati colorati, come vedi. Tu devi solo dare la mano finale di vernice trasparente.
Re Vega guardò con disgusto tutta quella specie di zoo di legno: – Ma cosa sono?
– Siamo nella Fabbrica di Babbo Natale – gli fece presente Grigno – Cosa vuoi che produciamo? Liquori?
– Beh, magari…
– Sono giocattoli, no? – sbottò Grigno. Era evidente che gli avrebbe massaggiato volentieri il cocuzzolo con un coniglietto di legno.
Il sire si fece scettico: – Vuoi dire che i bambini giocano con queste cose qui?
– Una volta, lo facevano – Grigno sospirò, pensando ai bei, vecchi tempi andati – Adesso, chiedono più che altro diavolerie elettroniche… le pleistescion, e quelle robe lì. Bah. …Fortuna che c’è sempre qualche bimbo di buon gusto che ama i giocattoli tradizionali.
– Però, io…
– Zitto, e spennella!
Neanche mezz’ora dopo, in seguito a un’inondazione di vernice trasparente (barattolo urtato accidentalmente con un gomito), Grigno spostò il sire a un altro reparto: nuovo lavoro, incollare i pezzi degli aeroplanini di legno. La colla era in tubetto, difficilmente Yubby avrebbe potuto far guai.
Dopo un’altra mezz’ora, un sire appiccicaticcio e con ali ed eliche di legno incollate a dita, barba e orecchie, fu spostato nel reparto peluches: nuovo compito, imbottire d’ovatta tanti animaletti coloratissimi e pucciosi.
Stavolta, Re Vega impiegò molto meno tempo per farsi espellere: in meno d’un quarto d’ora, coperto d’ovatta da capo a piedi, fu trascinato via per un orecchio da un inferocito Grigno.
Nuovo reparto: contare le pedine della dama da inserire nelle scacchiere. Ventiquattro, dodici bianche e dodici nere. Bisognava prenderle da due grandi contenitori, contarle e inserirle all’interno della scacchiera, aperta a metà. Semplice, vero? A prova d’idiota, come disse Grigno.
Poco dopo, un Grigno schiumante dovette riconoscere che un conto era un idiota, un altro era l’elfo Yubby; mentre altri elfetti raccoglievano tutte le pedine cadute a terra dai contenitori rovesciati, il sire veniva trascinato per l’altro orecchio in un nuovo reparto.
Confezione dolci: i sacchetti di cioccolatini erano pieni e sigillati, si trattava solo di aggiungere il fiocco rosso decorativo. Yubby era in grado di far questo?
Certo, Yubby era in grado di annodare un nastro.
Peccato che Yubby fosse anche capace di aprire i sacchetti e farsi una spanciata di quelle squisitezze.
Le altre volte, si era trattato di dabbenaggine, e Grigno aveva avuto la mano leggera (le orecchie del sire avrebbero avuto da ridire su ciò): stavolta, l’elfo sbatté Yubby fuori dal reparto dandogli uno spintone.
Col piede.
Poco dopo, il regale posteriore ancora offeso, l’elfo Yubby si ritrovò in mano una scopa e una paletta: pulire i pavimenti. Almeno, con quel lavoro non avrebbe potuto far danni.
Yabarn il Grande era pur sempre Yabarn il Grande: mentre lavorava di ramazza, vedendo passare Grigno decise di prendersi una piccola soddisfazione.
Come fu, come non fu, la scopa finì tra le caviglie di Grigno, facendolo ruzzolare a terra, il naso per primo.
Più tardi, più alto di qualche centimetro causa bernoccolo sul cranio (scontro tra il suo occipite e il manico della scopa), l’elfo Yubby si ritrovò nelle scuderie, a spalare letame di renna.
Guai, avrebbe potuto combinarne anche lì; ma le renne erano fornite di corna, e non avevano paura a usarle.
Fu una lunga giornata.
8 dicembre – Eros 2 – GiornoAllontanandosi dalle macerie fumanti di quello che era stato il Luxury Hotel, massima attrattiva del pianeta, Ultimator depennò mentalmente quell’obiettivo.
Re Vega non c’era. Un killer coscienzioso come lui era più che certo di quel che faceva.
Salì sulla sua navetta e impostò la nuova meta.
Stavolta, il Fato si sarebbe abbattuto sulle spiagge e sulle acque cristalline dei mari di Nereis 5.
8 dicembre – Base Skarmoon – Studio privato di Rubina – Sera– Devastato? – esclamò la principessa.
– Totalmente – rispose Zuril – Del Luxury Hotel, non resta pietra su pietra.
– Oh. E degli occupanti?
– Ne è rimasto qualcosa – Zuril controllò sul suo terminale – Soprattutto pezzi vari. Sparpagliati.
– Uh – Rubina ricadde contro la poltrona.
– Altezza – intervenne Gandal – Ho appena ricevuto un rapporto dalle spie che ho fatto infiltrare tra i seguaci dell’Imperatore. Ho saputo che ha assoldato un killer.
– Eh? – Rubina lo guardò con occhi vacui.
– Quel…! – e qui, bisogna dire, Himika masticò una parola ben poco regale. Nessuno ebbe nulla da eccepire: a dire la verità, i presenti avrebbero ruggito ben di peggio.
– Questo è un attacco vero e proprio! – esclamò Hydargos, furioso.
– Un fatto gravissimo, cui dobbiamo rispondere! – gli fece eco lady Gandal.
– Concordo. Con quest’attacco, l’Imperatore ha passato ogni limite – aggiunse Zuril.
Rubina lanciò un’occhiata interrogativa a Himika: era d’accordo?
– Con quel che ha fatto, bombardare il farabutto è il minimo – rispose la regina, digrignando i denti.
– Diamo l’ordine di attaccare? – giubilò Gandal.
– No – Rubina balzò in piedi, con piglio deciso – Voi non fate proprio nulla. Andremo noi, voglio dire Himika ed io, a
conferire con l’Imperatore.
Uscì, seguita dalla regina, che brandiva la bipenne con aria combattiva. Pucci, rimasto fino ad allora a pisolare su una poltrona, balzò leggermente a terra, diede una scrollata alla rossa pelliccia e trotterellò subito loro dietro.
Hydargos sbuffò.
Il viso di Gandal s’allungò.
Lady Gandal sospirò.
– Non avete capito niente – disse Zuril.
Tre paia d’occhi lo guardarono, interrogativi.
– Non avete sentito come Rubina ha detto “conferire”? – Zuril non era certo un pauroso, ma in quel momento percepì un certo gelo salirgli su per le vertebre – Ho il forte sospetto, per non dire la certezza, che all’Imperatore sarebbe andata molto meglio se la principessa avesse ordinato di bombardargli la reggia a tappeto.
Gli angoli di tre bocche risalirono verso le rispettive orecchie.
– Ah, beh, allora… – disse lady Gandal.
Ma parlava per tutti e tre.
9 dicembre – Antro imperiale Yamatai – Mattina– Forse abbiamo esagerato – osservò Rubina.
– Ma no, no – e con la punta della bipenne Himika diede un’altra rimescolata ai rimasugli dell’Imperatore sparpagliati sul pavimento – Il fetente se l’è andata a cercare, credimi.
Rubina scosse il capo. Aveva il forte sospetto che la situazione le fosse lievemente sfuggita di mano.
In realtà, lei avrebbe voluto battere i pugni sulla scrivania dell’Imperatore e dirgli il fatto suo, almeno all’inizio; Himika però ci aveva messo in mezzo la sua bipenne, Pucci aveva fatto il resto, lei si era lasciata trascinare, e ora l’Imperatore, e pure il suo draghetto Svamp, assomigliavano parecchio a un monte di macinato, pronto ad essere trasformato in polpette.
– SCR-19 in servizio, Vostra Malefic… ah – il robot ciambellano si fermò sulla porta.
Era stato convocato non appena il suo predecessore, SCR-18, aveva avuto un brusco incontro con la bipenne di Himika; si era precipitato dal suo padrone per ricevere ordini, ma naturalmente ora la faccenda si faceva complicata.
– Se sei venuto a cercare guai, scatoletta, sei nel posto giusto – e Himika gli puntò contro la bipenne.
– No… cioè, non ho avuto ordini, Vostra Maestà – il robot sembrava sul punto di grattarsi la metallica pera – L’Imperatore non mi ha lasciato istruzioni… o meglio, non ha avuto il tempo di farlo.
Himika gli diede un paio di colpetti di bipenne sull’occipite – La cosa ti dà problemi?
– In effetti sì, Vostra Maestà. Non mi è stato detto come comportarmi nei vostri riguardi. Suppongo che dovrei mostrarmi ostile, ma…
– Sono la Regina Yamatai – gli fece presente Himika – Ti può essere sufficiente un ordine dato dalla sottoscritta?
SCR-19 ci pensò un attimo: – Suppongo di sì, Vostra Graziosa Maestà.
– Molto bene. Non essere ostile. Quel che è accaduto, è stato per mio personale volere.
– Certamente, Vostra Maestosa Sublimità – e il robot si piegò a squadra in un perfetto inchino.
– Adesso, Sua Altezza ed io abbiamo fatto quel che dovevamo – un gesto di Himika, e Pucci le saltò sulle spalle, drappeggiandolesi attorno al collo – Tu intanto pensa a dare una ripulita, d’accordo? E, già che ci sei – allungò un calcetto a un pezzo tritato dell’Imperatore – puoi gettar via la spazzatura.
– Obbedisco, Vostra Superiorità Maestosa – inchino numero due. SCR-19 era robot da tenere al proprio rivestimento cromato, senza dubbio.
– Un momento – intervenne Rubina – Prima che ce ne andiamo, devi dirci chi sia il killer che è in caccia di mio padre. Era quel che volevamo sapere dall’Imperatore, ma – e gettò un’occhiata a Himika, che assunse un’aria molto innocente – non c’è stato il tempo di fargli domande.
– Si tratta di Ultimator – rispose SCR-19 – Efficiente, rapido, infallibile.
– Va bene – rispose la principessa – Adesso, però, gli invii il contrordine.
– Temo sia impossibile, Vostra Grandiosa Altezza – nella voce di SCR-19 vibrava una sorta di tremolio, come se gli si fosse inceppato qualcosa nel sistema vocale – Mi duole riferire che il modello Ultimator può essere fermato solo dalla persona che gli ha impartito l’ordine iniziale.
– Intendi coso, qui? – Himika allungò un altro calcetto.
– Precisamente, Vostra Maestosa Radianza – altro tremolio. Il malfunzionamento peggiorava.
– Vuoi dire – il tono di Himika era ancora calmo, ma s’intuiva che non lo sarebbe stato a lungo – che solo il qui presente farabutto tritato può bloccare quel dannato killer?
– T-temo di s-sì – ormai, ogni sillaba sembrava incagliarglisi negli altoparlanti – N-non è c-colpa m-mia…
Himika e Rubina si guardarono in faccia; poi, lentamente, spostarono gli sguardi sul tritume a terra.
– C’è solo una cosa da fare – disse Himika.
– Rimetterlo in piedi – assentì Rubina.
– E fargli dare l’ordine di bloccare il robot – puntualizzò la regina.
– Lo facciamo curare su Skarmoon – decise Rubina.
– Ottima idea – Himika si rivolse a SCR-19: – Fai raccattare tutti i pezzi, rimettili assieme come puoi e impacchetta il tutto. Lo portiamo via subito.
9 dicembre – Base Skarmoon – Centro medico – Pomeriggio– Cosa significa “non è possibile rimetterlo insieme perché è troppo sminuzzato”? – chiese Himika, agitando la bipenne tra due dita.
– Esattamente quel che ho detto – il dottor Urgh sospirò; la bipenne emanò un sinistro scintillio, e lui pensò bene di aggiungere: – Per lo meno, non posso fare in fretta come chiedete: il corpo umano ha i suoi tempi, e per avere un minimo di recupero…
– A noi, basta che sia in grado di parlare – asserì Rubina.
– Sì, una volta che ha detto una cosuccia, non ci interessa che sopravviva – puntualizzò Himika.
Urgh si passò la mano sulla fronte: – Vedrò cosa posso fare; ma, per quel che chiedete, non state parlando con la persona giusta.
– Scusate, dottore! – esclamò Rubina, spazientita – Ma non siete voi il miglior chirurgo di Skarmoon?
– Sì. Ma per questo genere di interventi, il reparto giusto è quello – e col dito, indicò il soffitto. La Sezione Miracoli, era evidente, non era ancora stata aperta, al Centro Medico di Skarmoon.
Un’infermiera s’affacciò alla porta: – È tutto pronto per l’intervento, dottore.
– Arrivo – Urgh sospirò ancora – Speriamo che non manchi nessuna parte essenziale.
E si avviò mestamente verso la sala operatoria.
Rubina e Himika si guardarono in faccia.
– Stai pensando la stessa cosa che penso io – quella della regina non era una domanda.
– Penso che, finché quel killer è attivo, papino sia ancora in pericolo – asserì Rubina.
– Non è detto – cercò di rincuorarla Himika – Ultimator deve prima trovarlo, no?
13 dicembre – Nereis 5 – MattinaIl vento tropicale faceva frusciare le foglie delle palme, unico suono udibile su una spiaggia generalmente piena di rumore.
Facendosi strada tra macerie di capanne e ombrelloni, Ultimator scavalcò un secchio d’acqua ancora pieno di cocchibelli algoliani e cancellò mentalmente anche Nereis 5 dalla sua personalissima lista.
Il sire non era nemmeno lì.
13 dicembre – Base Skarmoon – Studio privato di Rubina – Pomeriggio
– Devastato? – Rubina ricadde nella sua poltrona.
– Fino all’ultimo coccobello algoliano – rispose Zuril, cupo.
– Ultimator è un tipo coscienzioso, a quanto pare! – ringhiò Himika.
– Ma non c’è modo di trovarlo, quel dannato catorcio? – sbottò Hydargos.
– Ho sguinzagliato ovunque le mie spie – disse lady Gandal.
– Niente, nessuna traccia – concluse Gandal.
Rubina si guardò in giro: – Qualcuno ha un’idea sul da farsi?
Silenzio inequivocabile. No.
Rubina era una principessa beneducata e contegnosa, che aveva un alto concetto della propria dignità; fu per questo che si limitò a
un solo improperio.
Ma tale da far imporporare le orecchie ai suoi pur scafatissimi ufficiali.
16 dicembre – Artis 9 – MattinaRobot attento e ordinato, Ultimator scosse ben bene i piedi dalle nevi di Artis 9 prima di salire la passerella della sua navetta.
Niente da fare, nemmeno qui il sire era presente.
Ultimator rifletté: certo, avrebbe potuto continuare a passare di pianeta in pianeta sterminando e distruggendo, e prima o poi sarebbe incappato nel suo obiettivo; ma la faccenda si sarebbe rivelata lunga, e soprattutto costosa. I proiettili pyro-esplosivi del suo blaster non venivano certo regalati, e devastare un pianeta richiedeva un certo costo. Ora, per quanto avesse presentato all’Imperatore un conto ben pingue, non poteva certo pensare di poter andare avanti così. Era necessario compiere una ricerca, cercar di individuare dove si trovasse l’obiettivo… o, almeno, capire dove non potesse assolutamente essere, in modo da evitare perdite di tempo, denaro, proiettili e, incidentalmente, di vite umane e non.
Si mise ai comandi della navetta e partì verso lo spazio; una volta in orbita attorno ad Artis 9, si sarebbe collegato a Interveg e avrebbe dato il via alle ricerche.
Un sovrano alto due metri e venti e munito di barbaccia viola non era poi così facile, da occultare.
16 dicembre – Base Skarmoon – Studio privato di Rubina – Pomeriggio–
Artis 9? – il ruggito di Rubina non aveva nulla da invidiare a quelli lanciati dal suo augusto genitore quando gli veniva annunciata l’ennesima sconfitta – Quel malnato rottame ha devastato Artis 9?
– Sì, Vostra Altezza – rispose Zuril, serio.
Rubina strinse i pugni, e si capiva benissimo che avrebbe stretto più volentieri qualcos’altro… il chip centrale di un robot, ad esempio. Era particolarmente affezionata ad Artis 9, su cui aveva trascorso vacanze indimenticabili; l’idea che quel mondo candido di neve incontaminata fosse stato trasformato in una sorta di granita, beh, non l’entusiasmava affatto, se vogliamo usare un eufemismo.
– Ne ho abbastanza! – esplose – Dobbiamo intervenire, e dobbiamo farlo subito!
– Purtroppo, cara – le fece notare Himika, in tono comprensivo – non sappiamo quale sarà il prossimo bersaglio di quell’Ultimator, altrimenti…
– Altrimenti, possiamo decidere noi quale sarà! – esclamò la principessa, decisa – Lui vuole uccidere papino? Bene: facciamoglielo trovare!
– Stai scherzando? – esclamò Himika, inorridita – Vuoi far correre un simile rischio a tuo padre?
– Non a lui! – comprese Zuril.
– Vuoi dire…? – lady Gandal deglutì.
– Non capisco – Hydargos si grattò il piriforme cocuzzolo.
– Un’esca! – esclamò la principessa – Qualcuno che gli somigli, ma che non sia lui! Ultimator esce allo scoperto, e ci pensiamo noi a farne lattine schiacciate!
Zuril lesse mentalmente i dati del suo computer oculare: – Ultimator, in lega metallica ultrarinforzata. I fucili dovrebbero bastare… specie se li caricheremo con i nuovissimi proiettili X-Pepper.
– Aspetta – intervenne Hydargos – Non sono quelli che hai brevettato da poco… quelli che dicevi che hanno un componente segreto?
– Non ho ancora avuto il tempo di provarli – esclamò Gandal – Sono così efficaci?
– Sono proiettili esplosivi, ripieni di acido corrosivo – fu la risposta.
– E… il componente speciale…?
– L’acido corrosivo contenuto all’interno, vuoi dire? – Zuril lo guardò un po’ di traverso – Ti ricordi quando tua moglie ha cucinato la salsa piccante?
– Oh – da blu, Gandal si fece grigiastro. Ricordava, ricordava. Come avrebbe potuto dimenticare?
Dalle sue profondità interiori, percepì un “Bruti!”: la signora, offesissima, aveva deciso di non farsi vedere, per fortuna.
– Va bene, allora useremo Ultimator come bersaglio da tiro – esclamò Himika, facendo oscillare nervosamente la sua bipenne – Ma resta il problema di cosa usare come esca… o meglio, chi.
Dagli anfratti interni di Gandal, la signora trattenne il fiato.
– Beh, naturalmente ci vuole qualcuno di molto alto – disse Rubina.
– E con le spalle larghe – aggiunse Zuril.
– Bisognerà mettergli un mantello porpora – disse Himika.
– E una barba finta viola – fece presente Hydargos.
– Perché guardate tutti me? – esclamò Gandal.
“Indovina un po’?”, gli chiese lady Gandal.
Link in cui andare a fare patpat sulla spalla del dottor Urgh:
https://gonagai.forumfree.it/?t=30613338&st=3495#lastpost