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HARIS VON HAYESER's FICTION GALLERY

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icon7  view post Posted on 23/3/2010, 20:00     +1   -1

Filologo della Girella

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Io lo sapevo. Lo sapevo che andava a finire così. Il Pavone che è in me ha sentenziato che avrebbe fatto la ruota anche in questa sezione, e io non sono riuscita ad oppormi...

Deliri a parte, benvenuti nella mia Fiction Gallery, dove troverete buona parte dei miei scritti (inediti e non) dal 2003 ad oggi ^^.

Parto subito con un inedito che sta vedendo la luce in questi giorni: è un racconto riguardante la squadra del Neo Getter, in particolare Sho Tachibana e Go Ichimonji, una roba di ampissimo respiro che spero di poter aggiornare almeno settimanalmente (non posso garantire, però... :/ ) e che percorre un arco di tempo di due-tre mesi... Per renderla fruibile anche a chi non conosce la serie di OAV di Shin Getter Vs Neo Getter, devo però dare un minimo di riferimenti: (metto sotto spoiler)
SPOILER (click to view)
L'azione prende le mosse dalle premesse dell'OAV: dopo la morte di Musashi Tomoe, avvenuta due anni prima a causa dell'esplosione del primo Getter Robot (da lui stesso provocata per porre fine all'ultima guerra contro l'Impero dei Dinosauri) e la distruzione dell'intera Manatthan dovuta alle radiazioni generate dalla deflagrazione, gli studi sull'energia Getter vengono boicottati, a favore di quelli verso fonti meno "imprevedibili". Entra così in scena la base Nisar, a capo della quale si trova Hayato Jin, già pilota del Getter Robot e della sua evoluzione, il Getter Robot G. Hayato e il suo staff (tra cui ritroviamo il prof. Shikishima, un vecchio scienziato squilibrato e geniale che fu collaboratore di Saotome), con la collaborazione del prof. Tachibana, padre di Sho, sviluppano un nuovo robot con caratteristiche di combattimento e di assemblaggio delle navette che replicano alla perfezione quelle dei vecchi Getter, ma che, grazie ad un generatore al plasma, eviterà che possano avvenire incidenti come quello che portò alla distruzione di Manatthan e dell'eroico Musashi.


E adesso, signore e signori, andiamo a incominciare :inchino: ...



___________________________________________________________________________________


27 Settembre




L'espressione preoccupata che le rivolse Go e le sue parole la lasciarono di sasso:

- Come, Sho, non lo sapevi? Tuo padre è stato ricoverato stanotte...

La notizia le congelò un'espressione incredula sul volto, solitamente serio e compassato, e la documentazione coi dati dell'ultimo test le cadde dalle dita inerti. Come poteva essere? Suo padre...

… Solo la sera prima lo aveva incrociato nei corridoi della base. Lei veniva da un'esercitazione per testare i nuovi armamenti ideati dalla mente vulcanica di Shikishima per il Neo, seguita da Go e Gai che facevano battute e ipotesi fantasiose sulla prossima infornata di ammennicoli bellici che quel singolare misto di idiozia e genialità avrebbe architettato durante la settimana successiva, mentre il professor Tachibana era appena uscito da una conversazione lunga e piuttosto tesa con il comandante Jin circa la necessità o meno di potenziare ulteriormente il robot con quelle nuove armi.
Ricordava di aver prestato un orecchio distratto alle critiche pacate ma sottilmente taglienti di suo padre, alle quali aveva risposto tranquillamente, mentre i suoi compagni d'arme la superavano, confermando la sua piena fiducia al Comandante. “Secondo me ti stai preoccupando troppo, papà.” aveva concluso con un sorriso indulgente nei confronti del genitore, “Il comandante Jin sa bene di che parla, in fondo è stato faccia a faccia con quei rettili prima di noi, e se giudica che il Neo Getter possa trovarsi in difficoltà con l'equipaggiamento attuale, beh... io gli credo.” Tachibana aveva sospirato stancamente, scrollando le spalle e guardandola con occhi scettici e segnati che tradivano tutta la sua tensione, ma addolcendo l'espressione con il sorriso che le riservava, fin da quando la ragazza potesse ricordare, nelle occasioni in cui la piccola Sho si intestardiva ossessivamente su qualcosa: “Probabilmente hai ragione tu, bambina. In fondo, sei tu il soldato, e ne saprai sicuramente più di me”. Il professore si era poi portato la mano al volto, massaggiandosi la radice del naso “Ora scusami, ma sono veramente molto molto stanco... casomai ne riparliamo domani, sei d'accordo, cara?”. Un saluto, un gesto della mano, ed entrambi avevano ripreso la loro strada: il professor Tachibana verso l'uscita della Nisar e la sua auto, e sua figlia verso i due ragazzi che l'aspettavano all'entrata della sala briefing, con Go che la chiamava incitandola a sbrigarsi, 'ché era stanco morto e non avrebbe potuto vedere il letto prima di aver finito la riunione con il Comandante!!' e Gai che osservava le plateali rimostranze del compagno con un sorriso divertito sul viso paffuto...

- Sho? Ehi, Sho! Diavolo, davvero non ti hanno detto niente?

La voce contrita di Go non sembrava nemmeno arrivarle dalla stessa stanza. Non si accorse nemmeno di essersi appoggiata col retro delle cosce alla scrivania dietro di lei, scivolando lungo lo spigolo e finendo per sedersi sul bordo del piano, né di aver chinato la testa in avanti. Fu solo vagamente consapevole del pavimento che scorreva nel suo campo visivo, delimitato solo dal rosso dei capelli che le erano finiti davanti agli occhi.
Vedendola così shockata, il pilota della Neo Eagle si avvicinò goffamente, chinandosi appena verso
di lei, cercando di sbirciarle il volto per capire se era il caso di lasciarla sfogare in privato o se...

-Sho? - disse con la voce più delicata che riuscì a modulare.

Nessuna risposta.

- Oh, mer..! - imprecò a denti stretti il ragazzo, distogliendo lo sguardo per un momento, sentendosi improvvisamente in colpa per aver affrontato il discorso in maniera così diretta - Scusami, pensavo che... non volevo, credimi, io... - balbettò imbarazzato.

La voce di Sho suonò secca e atona nella stanza:

- Cosa gli è successo?

Go, che stava iniziando a pensare che fosse il caso di chiamare il medico della base, quasi trasalì nel sentirla parlare in quel momento, ma un attimo dopo si era già ripreso, ravanando nella memoria alla ricerca delle parole più neutre possibili per informarla del resto.

-Pare che abbia avuto un... - beh, c'era un solo modo per descrivere un'emorragia cerebrale, e lei non era una stupida, ma proprio non ce la faceva a mettergliela giù così duramente, non dopo averle sbattuto in faccia la cosa in quel modo. -... l'ho saputo da Gai, questa mattina, mentre stavamo facendo colazione... sì, insomma, lui...

- Co-sa dia-vo-lo gli è suc-ces-so, Go. - disse lei. Senza alzare la voce, senza inflessioni particolari... solo scandendo quelle poche parole come se stesse parlando con un bambino ritardato.

Quel tono lo urtò profondamente: già non era tagliato per fare la spalla su cui piangere o l'amichetto consolatore, e stava facendo uno sforzo titanico per non usare parole che fossero troppo crude, ma se quella... quella... oh, chiamiamole col loro nome, le cose!, quella stronza gli si rivolgeva pure in questo modo, allora...

- Emorragia cerebrale.- disse ruvidamente, il volto da cui era sparita ogni traccia di compassione e su cui era tornata la solita espressione rabbiosa. Allontanandosi di un paio di passi le diede le spalle. Bene, se voleva la verità in questo modo, che fosse! Contenta, Iron Maiden?

Solo che dopo un istante avrebbe voluto mordersi la lingua: lui stesso era passato attraverso lo smarrimento che ora provava Sho, e aver reagito in quel modo a causa del tono che la ragazza aveva usato in un momento di nervosismo più che comprensibile lo fece sentire un verme. Inspirò a fondo, cercando di gestire il disagio che avvertiva passandosi la mano sinistra fra i corti, disordinati capelli neri, voltandosi e preparandosi a scusarsi, quando la vide alzarsi dalla scrivania, con movimenti innaturalmente rigidi, e chinarsi per raccogliere le carte che le erano cadute di mano, la frangia di capelli che continuava a coprirle ostinatamente la parte superiore del viso.

Go notò chiaramente che le mani le tremavano. E questo lo fece sentire ancora peggio.

Si piegò sulle ginocchia per aiutarla a radunare quella piccola risma di grafici, fogli di calcolo e numeri incasellati secondo la politica di ottimizzazione della carta partorita dall'equilibrato Shikishima; sapeva di dover dire qualcosa, ma quel qualcosa non riusciva a disincagliarglisi dal gozzo. Mentre rimuginava su ciò che avrebbe voluto dire o fare, i fogli erano nuovamente in mano alla ragazza, che si rimise in piedi, guardandolo con gelo quasi palpabile dagli occhi azzurro scuro.

-Ti ringrazio per l'aiuto.

Dalla faccia che aveva non sembrava.

- Sho, ascolta - Go fece un breve sospiro, prima di riprendere a parlare. Espirando, si rimise eretto facendo forza sui soli muscoli delle cosce e sugli addominali, con i medesimi movimenti fluidi e scattanti che gli erano valsi l'attenzione del tenente Yamazaki e del comandante Jin come potenziale candidato alla guida del Neo Getter 1. Nello sguardo che le rivolse si leggeva una profonda comprensione, sebbene il giovane tentasse di mascherarla, e quando riprese a parlare, lo fece con il massimo grado di tatto e delicatezza che era riuscito a racimolare nelle corde vocali: - Ti chiedo scusa, per poco fa. Non volevo essere così brutale, ma onestament...-

Gli occhi della pilota della Neo Jaguar lo inchiodarono come stalattiti di ghiaccio.

- Scusa, ma il Comandante sta aspettando questi documenti. - tagliò corto, gelida, sottolineando quanto fosse assoluta la sua volontà di troncare il discorso facendo il gesto di “stop” con la mano libera. - Non posso trattenermi oltre, Go. Buona giornata.

Così dicendo se lo lasciò alle spalle, avanzando con passo forse troppo affrettato nel corridoio antistante gli uffici, stringendo il fascicolo nella destra con più forza del dovuto. Lui la guardò allontanarsi, trattenendo l'impulso di fermarla per chiarire subito quel malinteso che già gli stava procurando un serpeggiante malessere allo stomaco. A quel punto, però, poteva solo aspettare che lei superasse il momento e tornasse la solita, disciplinatissima ma decisamente più trattabile Sho. Solo allora avrebbe potuto parlarle e spiegarsi senza rischiare di ricevere in pieno un'altra dose di azoto liquido.
Si chiese se non avesse fatto meglio a tacere, e lasciare che fosse chi di dovere ad affrontare l'argomento. Ma tanto sapeva che non l'avrebbe fatto, e aveva anche il sospetto di avere intuito quale potesse essere la ragione del suo silenzio... e non gli piaceva per niente.




continua...

 
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Seconda parte del capitolo 1, buona lettura :)!

P.S.: per i commenti andate pure qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=47014303

^^

P.P.S.: Ogni riferimento ai Barbapapà è da considerarsi puramente casuale.
___________________________________________________________________________________



Dopo la prima decina di metri cercò di riprendere il controllo di sé: stava per arrivare alla porta del Comandante, e non aveva nessuna intenzione di lasciar trasparire la tempesta che sentiva dentro. Da una parte era furiosa come non mai per essere stata tenuta all'oscuro di tutto: era pur sempre sua figlia, ed era una cosa fuori da qualsiasi concezione che addirittura quel sorridente Barbapapà di Gai ne sapesse più di lei; dall'altra era cosciente del fatto che la ragione per cui nessuno le aveva riferito dell'improvviso malore di suo padre era di non farle perdere autocontrollo e lucidità in un frangente in cui avrebbero potuto subire un attacco in forze da un momento all'altro...
“Questo non toglie che Jin sia oggettivamente un esimio bastardo!..” pensiero, questo, che balenò per un istante in qualche anfratto della sua coscienza, mentre avvertiva una vampata di rabbia invaderle il cervello. Rivolse uno sguardo carico di odio in direzione dell'ufficio in cui l'uomo che aveva fatto parte del primo Getter Team, e al quale si doveva il successivo sviluppo del Neo Getter Robot, la stava aspettando; e sentendosi quasi sul punto di esplodere in un grido di furore per sfogare la paura e la preoccupazione sorda e stagnante che le stavano crescendo dentro si appoggiò con la schiena alla parete immacolata, portò all'indietro la testa, chiuse forte gli occhi e inspirò profondamente una, due, cinque, DIECI volte!, finché riuscì a sprangare il cancello d'acciaio che aveva costruito nel suo animo e a darsi un contegno sufficientemente decoroso per presentarsi al suo Comandante.
Aveva la mano già sollevata per bussare alla porta, quando questa si aprì e ne emerse il caschetto biondo scuro e il viso perfettamente truccato del tenente Yamazaki, che la guardò sorpresa e anche un po' irritata per il suo ritardo:

- Sho, finalmente! Stavo per venire a cercarti... Come mai ci hai messo tanto?

- Le chiedo scusa, Tenente, ma c'è stato un problema con la rete. I tecnici sono riusciti a ripristinare il collegamento solo poco fa.

Rivolse alla donna un sorriso formale che non le arrivò mai agli occhi. “Se la notizia è arrivata pure a quella testa di legno massello che è Go, allora di certo era già passata da te, e anche tu hai pensato bene di non dire nulla per non guastare il giocattolo, non è vero? Qualunque cosa ti vada per traverso di ciò che faccio, da oggi in poi, per me, ti ci puoi pure strozzare, brutta strega!”. Stavolta non fece in tempo a impedire a quel pensiero di invaderle la mente: lo lasciò venir fuori dal suo angolo, analizzando il distorto rilascio di endorfine che gliene derivava... ma si trattò di una sensazione di breve durata, che venne stroncata non appena Hayato Jin aprì bocca.

- Adesso ad ogni modo possiamo iniziare. - Guardò dritto negli occhi la ragazza da dietro le lenti oscurate degli occhiali che ormai era costretto a portare praticamente sempre. - Hai tutta la documentazione, Sho? - chiese, con quel tono profondo che fino al giorno prima era stato per lei sinonimo di certezze, e che ora non faceva altro che affondarle una lama gelida nel ventre.
Ma il senso della gerarchia e dell'obbedienza erano troppo radicati, in lei, inoltre non c'era assolutamente nulla che potesse fare per suo padre, in quel momento. Poteva solo rassegnarsi a ricoprire con uno spesso strato di cenere il magma di insofferenza che le si muoveva nel profondo, tenere quel pensiero da parte e concentrarsi sulla discussione, facendo buon viso a cattivo gioco.

- Certamente, Signore. Eccola. -

Voce ferma e impeccabile, nonostante tutto. Ok, poteva farcela.

Porse all'uomo la cartella coi dati, preparandosi mentalmente a passare almeno un'ora lì dentro assieme ai suoi superiori, in quella che si preannunciava come la riunione più pesante che avesse mai affrontato in tutta la sua carriera...


***




Le dieci e un quarto.
Era la quindicesima volta che guardava l'orologio a intervalli di cinque minuti, e per la quindicesima volta rimase interdetto per la lentezza con cui stava procedendo la mattinata. Quella giornata sembrava essere avviluppata in una coperta di lana fradicia: mortalmente lenta, mortalmente pesante e mortalmente opprimente.

A quanto pareva, quella mattina non ci sarebbero stati test, né esercitazioni.

Se non avesse avuto la testa altrove, ne sarebbe stato felicissimo.

Sbuffò dal naso, sovrappensiero, mentre si dondolava all'indietro con la sedia guardando fuori dall'ampia finestra dell'area relax; la sua mente, come un cane alla catena, finiva per fare sempre lo stesso giro e andare a parare sempre nello stesso punto.
Il rumore dell'esplosione gli fece prendere uno spavento tale da fargli perdere l'equilibrio. Con riflessi immediati portò il braccio al tavolino, cercando di sorreggersi, ma ormai era troppo sbilanciato: con un arco perfetto, lo schienale della sedia toccò terra col suono dell'acciaio che cozza contro la ceramica, e la sua schiena lo raggiunse una frazione di secondo dopo, facendo un rumore sordo tipo “SPLAT!!”. Che figura pessima! Mancava che gli volasse la ciabatta ed ecco pronta una scena degna di “Tom e Jerry”. Per non parlare del dolore!, gli sembrava di aver preso una manata da un Gigante dell'isola di Pasqua! Fortuna che non c'era nessuno...
Non appena poté muoversi, imprecando in un crescendo di intensità e volgarità, si avvicinò alla vetrata, gli occhi chiari che dardeggiavano lampi omicidi, e vide il laboratorio che sputava lingue di fuoco dalla porta principale e gente che andava e veniva con degli estintori. Le spalle gli caddero, mentre l'ira iniziava a svaporare dal suo sguardo di fronte alla comica ovvietà della causa. Non c'era alcun bisogno di disturbare Scotland Yard, per capire cosa fosse successo: Shikishima aveva colpito ancora.

Aveva vinto la scommessa. Adesso erano cavoli di Gai.

Come se l'avesse sentito, il corpulento ragazzo entrò nella sala, la facciona tonda congestionata per la corsa, e guardò preoccupato il collega:

- Go, è tutto a posto? Cos'era quel botto?

- I tuoi soldi che se ne vanno, Gai. -

Go gli rivolse un ghigno spietato, guardandolo con la coda dell'occhio. - Abbiamo detto centocinquantamila, giusto? O in alternativa un appuntamento col Comandante per il prossimo sabato, cosa preferisci? -

- Centocinquantami...? - Gai ammiccò per un istante, con gli occhi castano chiaro colmi di genuino stupore. Poi rammentò la scommessa fatta il giorno prima: - Oooohh, dici per l'esplosione? No, non parlavo di quello, ormai non le sento neanche più... - ridacchiò, avvicinandosi a sua volta alla vetrata per osservare di persona la scena – E comunque vada per i soldi. -, precisò a bruciapelo.

- Braaavo, ragazzone, hai fatto la scelta giusta... - Go, ormai, sghignazzava apertamente.

- D'accordo, ma non hai risposto alla mia domanda: cos'era quel macello che s'è sentito prima?

Poteva sembrare un krapfen ma non demordeva, bisognava dargliene atto...

- Ma niente, ho urtato la sedia ed è caduta, tutto qui... - tenersi sul vago era la miglior politica.

- E quel muggito di dolore che si è sentito fino al cortile?

- Forse veniva dal tuo stomaco... -

Era il solito ginepraio in cui si infilavano i loro battibecchi, Gai lo sapeva, e sapeva anche che l'unico modo per uscirne era cambiare discorso... anche se l'unico argomento che sentiva il bisogno di affrontare non era dei più piacevoli, purtroppo...

- Senti, Go – dopo un breve silenzio, la voce del robusto pilota della Neo Bear suonava seria e leggermente in apprensione, - Hai visto Sho, poi? Come sta suo padre? Che le hanno detto? -.

Go si rabbuiò, nel sentire quelle domande, più perché gli fecero tornare in mente il comportamento odioso del Comandante Jin nei confronti della loro compagna, che per altro. Alla fine s'era dimostrato essere solo un grandissimo infame, che considerava loro tre alla stregua di carne da cannone, buoni solo a parargli il culo e a fargli fare bella figura col Ministero della Difesa... e se c'era una persona al mondo che non meritava quel trattamento era Sho.

… si augurava per quelli che li avevano preceduti che il vecchio Saotome fosse stato diverso...

- … izie, vero? -
- Come? - Riemerse dalle sue riflessioni volgendo uno sguardo interrogativo verso Gai.
- Ho chiesto se ci sono cattive notizie o no. Che cosa le hanno detto, stamattina, quando è andata a visitarlo?

- Stamattina lei non si è mossa dalla base. - dichiarò con voce quasi incolore... tranne una traccia di sotterranea rabbia che vibrava in fondo alle sue parole. Sentiva una tale collera dentro che non riusciva neppure a guardare l'amico, solo perché si trovava all'interno di quella struttura. Rimase con gli occhi piantati verso il movimento in corrispondenza del laboratorio, che andava ormai scemando, senza realmente vederlo - Quando noi stavamo facendo colazione, lei aveva già iniziato a lavorare per la riunione a cui sta partecipando adesso. -

Lo sguardo di Gai passò dallo stupito allo scandalizzato con una tale fluidità dei muscoli espressivi che parve opera di un effetto morphing, e così rimase. Non disse nulla, ma il viso arrossato dallo sdegno era già abbastanza eloquente. Lentamente, anche lui si voltò verso la finestra, appoggiandosi con l'avambraccio al vetro, i lineamenti di solito allegri e bonari che adesso erano un misto di consapevolezza e dolore.



continua...



Edited by Haris von Hayeser - 25/3/2010, 11:39
 
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Chiedo scusa per il ritardo, ma finalmente ecco una quantità di testo sufficiente a fare un paragrafo... stiamo arrivando pian piano all'azione (chi ha detto "troppo piano!"?), e le cose iniziano a muoversi... quindi, miei fedeli quattro gatti che leggete questo racconto, restate sintonizzati: a breve inizierò col buon vecchio binomio "Sangue e violenza"! >]

Ma ora, bando alle ciancie e andiamo avanti con la storia!

Enjoy! ^_^



_________________________________________________________________________________________


- Non le hanno detto una parola che fosse una, Gai. Nulla. Ti rendi conto? - Go strinse a pugno la mano che teneva sul vetro - Questo dice tutto quello che c'è da dire, non credi? - quasi ringhiò nel pronunciare quelle parole.

- Forse... - Gai era terribilmente a disagio, si vedeva, ma cercò comunque di trovare un motivo per quell'atteggiamento. Era una carognata troppo grossa, per non avere una ragione, e non poteva concepire che il Comandante arrivasse a questo - forse non le hanno ancora parlato perché non vogliono innervosirla ora... sai, con la situazione in cui ci troviamo, in perenne orange level... Credo che... -
- Non vogliono innervosirla, Gai?! - Go scattò come un cobra, nemmeno preoccupandosi di nascondere la pesante montata di rabbia che provava. Si voltò furibondo verso il povero Gai, colpevole solo di aver cercato di trovare un perché al silenzio di Jin e di trovarsi là, che lo guardò spiazzato e anche un po' spaventato per quella reazione. - In che modo credi che non sapere che fine ha fatto suo padre possa contribuire a farla sentire serena?, spiegamelo! - Batté la mano aperta sul vetro con sufficiente forza da farlo vibrare leggermente sotto il colpo, e piantò gli occhi in quelli del poveretto che gli stava a fianco, il quale appariva sempre più preoccupato: - Metti caso che il padre di Sho non ce l'avesse fatta, e che fosse morto... Quando cazzo avrebbero ritenuto opportuno dirglielo, quando avessimo fatto fuori l'intero Impero dei Dinosauri per la seconda volta, come zuccherino per il pony?! -

L'ultima parte della frase era stata pronunciata a voce parecchio alta, e il silenzio che seguì parve quasi assordante. Uno ansimava per la foga, palesemente fuori di sé, e l'altro non aveva idea di come fare per calmarlo, quando, qualche istante dopo, Gai udì la lieve eco di passi nervosi che si avvicinavano dal corridoio. Gai piazzò con decisa gentilezza le mani sulle spalle dell'altro: - Ora cerca di metterti tranquillo, per favore, Go – disse a voce bassa e posata, come faceva per calmare il grosso Terranova di sua madre quando iniziava ad abbaiare furiosamente alle ombre; - In fondo non sappiamo cosa sia successo, potrebbe anche essere fuori pericolo, a quest'ora... Quello che dobbiamo fare adesso, io e te, è di stare vicini a Sho per quello lei ci permetterà, senza forzarla, ed evitare l'argomento se non sarà lei a volerne parlare, d'accordo? - Chinò di lato la testa, guardando negli occhi il collega per assicurarsi che avesse compreso le sue parole. L'altro stava per rispondere con parole ancora più incendiarie, ma qualsiasi cosa stesse per dire gli morì in gola nel momento stesso in cui la porta della sala relax si aprì, e lei apparve. Impeccabile nel completo militare formato da giacca e gonna, ma col volto teso e pallido, la ragazza li guardò dalla soglia con espressione vagamente interrogativa, ma anche infastidita, inarcando appena il sopracciglio sinistro ben disegnato. Era chiaro che non era in vena di far loro la guardia, poco ma sicuro!

- Scusatemi, ho forse interrotto qualcosa? - chiese in tono neutro, senza cambiare di una virgola la propria espressione. Questo era uno degli aspetti di Sho che mandava più fuori di testa Go: il dannato modo in cui riusciva a farti sentire come un poppante litigioso che si trovava nel posto sbagliato solo usando quell'inflessione nella voce, qualunque fosse il frangente!
- No no, tranquilla, non hai interrotto nulla... - Gai le sorrise, voltandosi. Un sorriso naturale e spontaneo dei suoi, di quelli che comunicano “Va tutto benissimo come sempre”; - Come è andata la riunione? - chiese poi nel suo solito tono allegro – C'è qualche novità? -
- Sì, vi stavo cercando appunto per dirvi di andare a prepararvi e tenervi pronti. Abbiamo un test tra quindici minuti, e il Comandante è stato molto chiaro sul fatto che nessuno di noi vedrà del cibo finché la sincronizzazione e i tempi di reazione del Neo non saranno perfetti. A suo insindacabile giudizio. - Lanciò un'occhiata al corpulento collega nel pronunciare quelle parole, e Go sperò che fosse per non perdersi la faccia affranta di Gai al pensiero di rimandare il pranzo a ora da destinarsi (sarebbe stato un buon segno...), ma si rese conto con un attimo di ritardo che gli occhi blu della ragazza si erano spostati oltre il pilota della Neo Bear, ed erano fissi nei suoi. - Mi raccomando, siate puntuali. Ci vediamo tra un quarto d'ora all'hangar, a dopo. - concluse, voltandosi e uscendo dalla sala, quando...
- Sho!
Go si mosse, agile come un gatto, aggirando Gai e correndo dietro alla giovane che gli stava poco più avanti; arrivato a un paio di passi da lei, Sho si girò, e lui poté rendersi pienamente conto dello stato di tensione in cui quell'anima, altrimenti così sicura di sé, versava: la mascella strettamente serrata, le labbra strette e tirate, gli occhi che dardeggiavano lampi all'indirizzo di chiunque le si mettesse fra i piedi... ma adesso non l'avrebbe fregato così facilmente!
Dovette chinare un po' il capo per poterla guardare bene in viso (era un po' più alto di lei). Quando parlò fu particolarmente gentile, quasi dolce. Sperava di non apparire preoccupato come sapeva di essere: - Tu come ti senti? -



continua

 
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Uff... messaggino telegrafico per i miei fans: l'azione mi sta lievitando tra le mani in maniera vergognosa, ma non temete miei prodi, le mazzate incombono ("Finalmente!", griderà qualcuno :D)!

Nel frattempo, buona lettura :)

_________________________________________________________________________________

Una scintilla di rabbia le si accese in fondo allo sguardo.

“Un uppercut.” Quel pensiero le si materializzò nella mente, solo per averlo guardato.
Un unico gancio sotto il mento, ben assestato, e addio insistenze di Go.

Senza neppure accorgersene strinse il pugno, trovandosi sul punto di sferrarglielo con tutte le sue forze...

(… e in qualche modo lui doveva essersene accorto, perché la sua faccia, divenuta improvvisamente esterefatta e cauta, era eloquente a sufficienza...)

… ma all'ultimo momento la ragione ebbe il giusto sopravvento, e si trattenne. Non avrebbe dato a quel farlocco quel che si meritava, quello era vero, ma c'erano altri modi, per riportarlo all'ordine...

- Ottima mossa, la tua, Eagle. - disse lei, sarcastica, chiamandolo col medesimo nome con cui gli si rivolgeva durante le esercitazioni, e che sapeva mandarlo in bestia. - Peccato che per attuarla tu abbia sprecato due minuti. Ora te ne restano solo tredici. Vedi se t'è convenuto... -

Fece per andarsene, ma si fermò dopo pochi passi, voltandosi di nuovo verso Go. Con un mezzo sorriso tutt'altro che gentile gli rivolse un ultimo appunto: - E se fai tardi, sarai immolato a Shikishima. Quindi farai meglio a sbrigarti. Adieu. -

E con quelle parole si avviò verso la sua stanza, lasciandosi dietro un contrariato Go (che la guardò allontanarsi inarcando lentamente il sopracciglio destro, mentre il sinistro andava corrugandosi contemporaneamente, dando vita ad un'espressione che sembrava dire “Ok, mi ha fregato, ma quando ha iniziato a farlo, esattamente?”) e Gai, che, nascondendo il volto avvilito tra le mani, disse, con la voce smorzata dai palmi:

- È inutile, non ascolta... Non ascolta mai... -

***



A dispetto della freddezza dimostrata, il cuore di Sho era in tumulto: era in un tale stato di tensione che riusciva a percepire la corsa del proprio sangue nelle vene dei polsi.
Stava iniziando a dispiacerle di essersi comportata a quel modo con i due ragazzi, soprattutto con Go, il quale, seppur con la leggiadrìa di un elefante in una cristalleria, aveva cercato di interessarsi al suo stato d'animo... ma in quel momento non era in grado di far fronte a quell'azione di sfondamento a base di buone intenzioni, e la reazione purtroppo era stata quella.

Pregò che l'attacco non avvenisse quel giorno. Sapeva, dal punto di vista psicologico, di stare camminando su uno strato di ghiaccio molto sottile e di non essere in condizione di salire sulla Neo Jaguar, il cui sistema di guida (come quello delle altre due navette, d'altronde) si basava primariamente sulle onde cerebrali del pilota, e utilizzarla con sufficiente maestrìa da salvare la pelle...

Troppe cose, troppo in fretta. E non una che fosse buona.

Sentiva che i nervi stavano per cederle.

Già la situazione iniziale non era affatto tranquilla, ma la telefonata ricevuta dal Comandante durante la riunione le aveva fatto saltare il contatore Geiger! A cominciare dallo squillo.

Soltanto a pensarci lo stomaco le si torse come in quel momento, e la gola le si seccò di nuovo.

Aveva ancora nelle orecchie le parole pronunciate dal Tenente Yamazaki, poco prima che si interrompesse per quella chiamata...

“... e confrontando le vibrazioni registrate ultimamente nel sottosuolo con le rilevazioni delle scorse settimane non sono stati trovati riscontri. L'unico valore che si avvicina a quelli degli ultimi giorni è...”
“...quello rilevato due anni fa, poco prima dell'attacco su Manatthan.” concluse cupamente il Comandante, poggiando il naso sull'incrocio delle dita che aveva intrecciate davanti al viso. Quella di Hayato era un'affermazione, non una domanda.
La donna annuì, recuperando il foglio col grafico comparativo. “Esatto, il confronto possiamo vederlo qui.” disse, porgendoglielo: “Secondo questi dati, le possibilità che l'offensiva avvenga entro i prossimi tre giorni è del novantotto per cento, per cui...”.

E fu allora che il telefono squillò.

La voce profonda dell'uomo suonò bassa nel silenzio stupito che si creò nell'ufficio: “Scusatemi...”

“Prego”. Risposero il Tenente e Sho. La ragazza all'improvviso avvertì il nervosismo che le si era annidato nello stomaco da quella mattina iniziare a crescere a un tasso esponenziale. Era molto strano che il Comandante si facesse passare una chiamata durante una riunione, ancora di più se la riunione in questione era di quel tenore!..

Il cuore le batteva in gola in modo quasi doloroso e la bocca le si prosciugò completamente.

Si sentiva sull'orlo di un collasso.

Allungando la mano verso il ricevitore, Jin rispose: “Pronto?... Sì, ditemi pure, come va?.. A-ah...”. Una breve pausa, durante la quale Sho ebbe l'impressione che incrociasse il suo sguardo per un istante, dopodiché riprese a parlare: “Capisco... D'accordo, allora. Tenetemi informato... Certamente, grazie... A presto.”

Posando la cornetta al suo posto, Hayato fece un cenno a Yamazaki.

“Continui pure, Tenente.”

Lei riprese, ma a quel punto Sho riusciva ad afferrare solo parole smorzate, a causa della corsa accelerata del proprio sangue che copriva ogni altro suono e non le permetteva di udire più nulla chiaramente...


continua...



Edited by Haris von Hayeser - 10/5/2010, 08:49
 
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E con questo si conclude il capitolo 1! Buona lettura, e scusate il ritardo biblico ^^""...

Haris

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Dopo qualche minuto, la voce del Comandante fece breccia in quella cortina, rendendola di nuovo presente.

“Sho?” lo sguardo che posò su di lei appariva preoccupato. “Sembri un po' pallida, ti senti bene?”

“... Sì, Signore,” si sforzò di sorridere in maniera rassicurante, ma il massimo che riuscì ad ottenere fu un mezzo sorriso imbarazzato; “solo un leggero abbassamento di pressione, tutto qui.” E il fatto che per quanto ne so potrebbero averti appena detto che mio padre è dato per spacciato, ma a parte questo tutto a meraviglia, grazie!
Si ricompose meglio che poté, sistemandosi nervosamente sulla sedia, mentre il Tenente Yamazaki le chiese gentilmente se avesse bisogno di qualcosa; lei negò altrettanto gentilmente, dicendole che si sentiva già molto meglio.
Hayato tirò fuori una sigaretta e l'accendino che teneva nel cassetto della scrivania, segno che generalmente decretava la fine della riunione, e disse a bruciapelo:

“Quindi te la sentiresti di chiamare i tuoi compagni per fare un paio di test sugli armamenti.”

Decisamente, l'arte manipolatrice di Jin aveva una giusta fama...

“Certamente, Comandante! A che ora dovremo iniziare?”

Ognuno dei muscoli del viso era opportunamente contratto o rilassato per dar vita alla sua migliore espressione di ferma sicurezza. Sarebbe crollato l'edificio, prima che lasciasse trapelare anche solo un decimo di quello che la stava comprimendo dentro come in una tagliola sdentata!!

“Fra un quarto d'ora vi voglio a bordo. Abbiamo troppo poco tempo, per aspettare anche solo un paio d'ore”. Rimise a posto l'accendino, tirando una profonda boccata dalla sigaretta prima di continuare: “Se ritieni di dover arrivare alle minacce hai carta bianca, i loro punti deboli li conosci; l'importante è che Go e Gai si trovino sulla Neo Eagle e sulla Neo Bear alle dieci e quaranta esatte. Quanto a te, so che sarai al tuo posto anche prima.”

La ragazza annuì, decisa... ma con un tale amarezza dentro che per poco non si sentì male.

L'ombra di un sorriso orgoglioso sembrò aleggiare sulle labbra di Hayato Jin.
Sapeva di potersi fidare, non avrebbe potuto desiderare pilota migliore di Sho Tachibana, per ereditare il suo ruolo nel nuovo Getter Team e la guida del Neo Getter 2.
A Sho, invece, quel sorriso seppe soltanto di scherno...


Era talmente presa dal ripercorrere quei momenti che per poco non superò la sua stanza senza neppure vederla. Si fermò di colpo, dandosi mentalmente della stupida per la sua distrazione, afferrò la maniglia, aprì la porta e finalmente si trovò sola con se stessa dall'inizio di quell'inferno di mattinata.
Si appoggiò con la schiena alla porta che si era chiusa silenziosamente dietro, tirando un sospiro il più profondo possibile. Avvertire il totale ricambio d'aria nei polmoni la fece in qualche modo sentire meglio, ma non era ancora abbastanza...

Sfilandosi la giacca, gettò un'occhiata all'orologio: le dieci e trentuno. Non aveva il tempo di farsi la doccia fredda che sperava, ma quei pochi minuti erano sufficienti per un altro rito rilassante: si diresse verso il piccolo servizio annesso alla camera con passo svelto e silenzioso, mentre con un gesto istintivo e naturale raccolse i lunghi capelli rosso Tiziano in una morbida coda di cavallo. Tappò il lavabo ed aprì al massimo l'acqua fredda, poi recuperò dalla piccola specchiera ad ante un vecchio cerchietto per capelli, che utilizzava solo ed esclusivamente quando doveva liberarsi della frangia e non aveva altra scelta.
Lo indossò, tirando appena indietro le folte ciocche che di solito le coprivano la fronte. Attese che l'acqua arrivasse al troppopieno, quindi chiuse il rubinetto e immerse il viso nel lavandino, lasciando che il freddo pungente che amava sin da bambina le risistemasse i muscoli contratti dalle espressioni standard che aveva mantenuto alla riunione, dalla rabbia verso Go e Hayato, dall'angoscia per suo padre...

L'abbraccio liquido e gelido ebbe effetto anche sui suoi nervi scossi, e nel riemergere dall'acqua Sho si sentì un po' più padrona di sé.

Si asciugò il volto, uscì dal piccolo bagno e andò verso l'armadio, slacciando la gonna nel tragitto. La sfilò non appena aprì le ante del guardaroba, e da dietro i pannelli di legno levò anche la camicia, che venne fatta planare sul letto con un lancio calcolato; più tardi sarebbe finita in lavanderia, ma per il momento avrebbe aspettato il suo turno sul lenzuolo blu scuro.

Quando le ante vennero richiuse, Sho aveva indosso la tuta bianca e rossa che le spettava come pilota della Neo Jaguar. Il casco lo avrebbe trovato, come al solito, vicino all'entrata dell'hangar.

Con un unico movimento si liberò di cerchietto ed elastico, liberando quella cascata di rame che le incorniciava il viso e che le ricadde sulla schiena con la leggerezza propria della coda di una volpe.

Diede un ultimo sguardo all'orologio, e vide che erano le dieci e trentasei. In orario come sempre.

In qualunque altra occasione, la cosa le avrebbe scucito un leggero sorriso di compiacimento.

Ma non quel giorno.

Un pensiero cupo le si affacciò alla mente, ma la ragazza lo ricacciò indietro da dove era venuto.

Afferrò la maniglia, aprì e fu fuori dalla stanza, richiudendo poi con decisione la porta dietro di sé.



continua...

 
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view post Posted on 22/8/2010, 22:26     +1   -1

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Come da ordine ricevuto, alle dieci e quaranta in punto i tre piloti erano tutti al loro posto.

Le luci di indicazione all'interno del cockpit della Neo Jaguar erano tutte all-green, segno che la pista era pronta e che la checklist era stata eseguita con esito positivo.
Sho, approfittando dello scampolo di tempo che intercorreva dall'ok dei tecnici all'autorizzazione alla partenza, che sarebbe arrivata direttamente dal Comandante, si isolò mentalmente per trattenere con le unghie e con i denti quel po' della concentrazione che era riuscita a riguadagnare, e che avrebbe di certo fatto la differenza durante il test. “Un momento... un solo momento ancora...” pregò, stringendo forte le palpebre, sperando con tutta se stessa di avere anche una manciata di secondi per consolidare il prodotto dello sforzo enorme che stava compiendo nel tentativo di riuscire a conservare quei due etti di lucidità che aveva così affannosamente rincorso per tutto il giorno.
L'immagine dell'abitacolo delle altre due navette apparve dopo pochi istanti sul quadro comandi integrato al parabrezza della Neo Jaguar, mostrandole i volti di Go e Gai. Anche i canali di comunicazione erano stati aperti, e questo significava che mancava davvero pochissimo all'inizio del test, ma anche in quel breve lasso di tempo, la ragazza poté scorgere le espressioni dei suoi due colleghi: il primo al quale si leggeva in faccia quanto fosse apertamente sul punto di mandarli a quel paese tutti quanti, e il secondo che cercava, al pari di lei, di mantenere il più possibile il sangue freddo nonostante l'atmosfera tutt'altro che serena di quella mattina.

Quel clima non faceva per niente bene, alla squadra. Manco poco.

Sospirò con esagerata pazienza, di fronte alla realtà dei fatti: la situazione non poteva trascinarsi in quella maniera, soprattutto per la loro stessa incolumità, per cui, se Maometto non va alla montagna...

Le toccava. E lo doveva fare subito, punto.

Aprì la comunicazione con la Neo Eagle. Nel sentire la sua voce, Go la guardò attraverso il piccolo schermo a cristalli integrato nel vetro del cockpit con un'espressione stupefatta sul viso: mai e poi mai si sarebbe aspettato che simili parole potessero uscire da quelle labbra!

- Go, riguardo a prima... Mi dispiace, ho esagerato. Ho perso la testa, prendendomela con te che eri quello più a portata di mano e l'unico su cui potessi sfogarmi. Non è stato un bel gesto. Ti chiedo scusa.

Sebbene inizialmente il pilota della machine primaria del Neo Getter 1 apparisse visibilmente stupito, ma ancora seccato, man mano che la ragazza proseguiva la rabbia iniziò a svaporargli dallo sguardo. Sho lo vide rilassarsi sul sedile, il petto che mostrava chiaramente il ritmo dell'espirazione,
e l'espressione del suo volto passò dalla più cieca insofferenza ad un'attenzione accigliata, rilassando poi i lineamenti dando vita al leggero sorriso storto che era ormai il suo marchio di fabbrica.

- Aaah, non preoccuparti. Acqua passata. Ora pen...

Il volto del Comandante apparve sui monitor delle tre machines, con il cranio semi-calvo del professor Shikishima che sbucava dalla parte bassa dell'inquadratura. Le lenti degli occhiali indossati da Hayato restituivano ai tre piloti le loro stesse immagini ricomposte sul monitor principale della Nisar, creando un singolare effetto di profondità.

- Eagle, Jaguar, Bear, mi ricevete?

La squadra rispose all'unisono:

-Signorsì!

- Stiamo per iniziare il test per le nuove armi del Neo, preparatevi alla partenza. Formazione Neo Getter Two!

Gai sbarrò gli occhi, portandosi leggermente in avanti col busto come se fosse sul punto di dire qualcosa al Comandante; il viso di Sho rimase cristallizzato nell'istante in cui le sue pupille si dilatarono,; mentre Go...

- Comandante! -

La voce del ragazzo, con un tono che non ammetteva repliche, eruppe nei cockpit e nella sala comandi della base, facendo alzare al testa a tutti i presenti. Lo stesso Hayato parve prestargli più attenzione del solito; - Perché non partiamo con lo One, è quello che doveva avere il maggior potenziamento, giusto? Voglio sapere cosa fare con quei Rettili, nel caso attaccassero fra un'ora! - .

Si era spinto parecchio oltre, lo sapeva, ma non avrebbe voltato le spalle a Sho in quel momento. Preferiva beccarsi il confino per insubordinazione, piuttosto che accettare passivamente quella fila pressoché sconfinata di carognate ai danni di chi non se lo meritava... e da quel momento non ne avrebbe permesso altre. Che facessero pure quello che credevano, lui non avrebbe ceduto di un passo!


Il comandante Jin lo guardò, vagamente divertito, e con un sorriso leggero che gli increspava appena gli angoli della bocca dura rispose al giovane pilota:

- Quando avrò bisogno del tuo consiglio, Go, ti assicuro che sarai il primo a saperlo. Ma fino ad allora limitati ad eseguire gli ordini! - Tornò a rivolgersi all'intera squadra. Per lui la questione era chiusa. - Decollo tra dieci... nove... -

I reattori della Neo Eagle, Neo Jaguar e Neo Bear si accesero con un eruzione di fiamme, preparandosi alla partenza. Chiuso all'interno del suo abitacolo, Go ringhiò uno – Stronzo! - in direzione della faccia del Comandante sul suo HUD, digrignando i denti. Stava iniziando ad averne piene le tasche, dell'atteggiamento di quell'uomo, e non sapeva fino a che punto avrebbe potuto continuare a sopportarlo... intuiva solo che il segno era molto vicino, e non mancava molto perché Hayato lo passasse.

La voce di Sho gli giunse improvvisamente dal comunicatore, tesa, ma tutto sommato lucida:

- Go! Nessun problema, non metterti nei guai. Andiamo col Two.

- Scherzi? Non sei in condizioni di prender il controllo da subito, e lo One è quello in cui hai la posizione di maggior sicurezza, non... - sbraitò lui. Poco mancava che si mettesse ad agitare un indice come ammonimento.

- Basta così. - lo interruppe la ragazza -Ti ringrazio per il pensiero, ma posso farcela, credimi. - Gli sorrise, rassicurante – Dopotutto è il mio lavoro, no? -

Go, riluttante, si arrese. Era inutile mettersi testa contro testa con lei, lo sapeva per esperienza, e per di più dovevano urgentemente smontare quel teatrino: il conto alla rovescia era arrivato al quattro.

- Ok, come vuoi... ma niente colpi di testa, siamo intesi? - Ma che razza di tono gli era venuto fuori? Si era ricordato sua madre!

- Certamente, Signore – rispose lei, con un sorriso che a Go sembrò più rilassato di quello che aveva visto inizialmente. Forse poteva davvero fidarsi; e se lei se la sentiva, tanto meglio! Significava che stava riprendendo contatto con la realtà, e questo non poteva essere che un bene.

Dalla Nisar arrivò la conclusione del countdown e l'ordine di decollo per i piloti.

- … Uno... zero! -

I tre ragazzi spinsero con tutte le loro forze la leva posta alla destra dei rispettivi sedili, gridando assieme al Comandante l'ordine d'avvio per le Get Machines:

- Neo Getter Robot! PARTENZA!!

I reattori concentrarono la loro spinta chiudendo gli ugelli, facendo schizzare fuori dall'hangar i tre velivoli che già iniziavano a prendere posizione per formare il gigante con la trivella: il Neo Getter Two.


continua...



Edited by Haris von Hayeser - 28/8/2010, 13:39
 
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