H. Aster |
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| Non so se questa discussione debba stare proprio qui; in caso contrario, sono certa che qualcuno della staff provvederà a spostarla in più opportune locazioni.
Come lavorate, voi?
O meglio, come agite, quando è arrivata l'idea e si tratta di tradurla in parole?
Illustro il mio metodo di lavoro; poi mi piacerebbe sentire come vi comportate voi.
Quando inizio un racconto, lungo o corto che sia, serio o umoristico non importa, io devo aver ben chiari due punti: l'inizio e la fine. Non posso assolutamente scrivere se non so come va a finire, questo per me è tassativo.
Una volta sistemati questi punti, è un po' come aver preparato la cornice del puzzle: gli altri pezzi prima o poi andranno al loro posto, di questo non c'è da preoccuparsi.
Il resto, sono tutte domande e risposte.
Faccio un esempio citando la mia ff su Naida. Prima domanda: come ha potuto sopravvivere Naida fino al momento in cui la vediamo nell'episodio 25? Risposta più logica: è stata prigioniera di qualche veghiano. Seconda domanda: quando vediamo Naida, lei è indubbiamente in buone condizioni. Come mai, visto che i veghiani non sono notoriamente padroni gentili? Risposta più logica: Naida è bellissima. E' ovvio che un veghiano che l'ha comprata non l'abbia fatto per mandarla a lavorare come una bestia. Meglio pensare che i suoi compiti siano stati di ben altra natura. Terza domanda: Chi potrebbe essere stato a comperarla? Risposta più ovvia: ironia della sorte, proprio il nemico giurato di Actarus: Hydargos.
Eccetera eccetera. In questo modo, il racconto cominciava già a stare in piedi, e da domanda è nata altra domanda.
E voi, come lavorate?
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