Mazinga colpisce ancora
di Alessandro Montosi
http://www.fantascienza.com/magazine/servi...olpisce-ancora/Nuove produzioni, aneddoti e curiosità sul robot guerriero di Go Nagai.
Tra le nuove proposte animate nipponiche di questo 2010, sta suscitando particolare interesse (in Giappone, Italia, Spagna e in altri paesi) la notizia della produzione di una nuova opera animata dedicata ai robot giganti guerrieri di Go Nagai. Come ormai consuetudine per molte recenti opere animate giapponesi e non (basti pensare alla valanga di prodotti derivativi che invadono negozi di giocattoli, fast food, bar delle sale cinematografiche, scaffali dei videogiochi, ecc…, all’uscita di ogni film d’animazione americano), questo nuovo anime fa parte di un’operazione di marketing multimediale più ampia che comprende anche un manga a puntate per cellulari disegnato da Kazumi Hoshi, un romanzo a episodi pubblicato sulla rivista Dengeki Hobby di ASCII Media Works, la produzione di nuovi modellini dei robot presenti nell’anime all’interno della celebre, raffinata e costosa collana dei Soul of Chogokin della Bandai, ecc...
Il titolo di quest’anime è e presenta alla guida del robot protagonista (dotato di un look molto più dark e aggressivo del solito, nonché di una gigantesca e minacciosa spada come arma da combattimento) due personaggi nuovi, chiamati Ken Kaido e Ryo Magami.
All’apparenza, l’anime non ha nulla in comune dal punto di vista narrativo con la serie Mazinkaiser (prodotta nel 2001 e da noi edita in dvd da D/Visual), nella quale erano invece presenti alcuni dei più popolari personaggi nagaiani. Come il suo quasi omonimo predecessore, Mazinkaiser SKL appartiene però alla categoria degli OAV (Original Animation Video), cioè si tratta di un prodotto ideato e rivolto principalmente al mercato home video.
Nel 2009, invece, era stata realizzata una serie animata per la televisione, composta da 26 episodi, intitolata Shin Mazinger Z (ancora inedita in Italia) e rappresentante una sorta di tentativo di rilanciare i personaggi e la saga di Mazinga Z.
Creato originariamente nel 1972 dal fumettista Go Nagai e divenuto poi protagonista di svariati manga, nonché di una celebre serie tv prodotta dalla Toei Animation in 92 episodi e giunta anche in Italia a partire dal 21 gennaio del 1980 su Rete 1 (l’attuale Raiuno), Mazinga Z rappresenta il capostipite dei robot giganti guerrieri guidati internamente da un pilota ed è tuttora, in Giappone, uno dei personaggi più amati e popolari di tutti i tempi.
In Italia, purtroppo, gode di meno fama e popolarità, a causa del suo già citato arrivo (per giunta incompleto, dato che da noi sono stati trasmessi solo 51 episodi, su cui gravano numerosi tagli, contro i 92 episodi originari) nel 1980 (all’interno di un programma contenitore chiamato “3…2…1…contatto!” e che aveva tra i conduttori anche un giovanissimo Paolo Bonolis), due anni dopo l’apparizione nel nostro paese di Atlas Ufo Robot — Goldrake (debutto: 4 aprile 1978 su Rete 2, ovvero Raidue), che, originariamente, rappresenta invece il terzo e conclusivo capitolo della saga classica dei Mazinga (il secondo segmento è costituito da Il Grande Mazinga, giunto in Italia nel 1979 su reti locali e avente come protagonista Tetsuya Tsurugi in lotta contro il malvagio regno di Mikene).
Nonostante la minore popolarità rispetto a serie robotiche come Goldrake, Jeeg Robot d’Acciaio (anch’esso ideato da Nagai) e Daitarn 3, Mazinga Z ha comunque una sua schiera di fan italiani molto agguerrita, che ha recentemente avuto la tanto attesa possibilità di leggere in italiano il manga originale di Nagai dedicato a questo robot, per via della pubblicazione, in 6 volumi, da parte della D/Visual, avvenuta tra il 2009 e il 2010. Ad esso, sempre nel 2010, ha fatto seguito la pubblicazione in un volume unico del manga nagaiano dedicato a Il Grande Mazinga (edito anch’esso da D/Visual), colmando così una lacuna cartacea a cui molti appassionati speravano di poter rimediare da ormai lungo tempo.
A chi volesse saperne di più sui personaggi della saga dei Mazinga, sulla loro ideazione, sui corretti rapporti di continuità tra una serie e l’altra, sulle polemiche che esse suscitarono all’arrivo nel nostro paese e su vari altri aspetti e curiosità della saga, segnaliamo il libro "Mazinga — Da Mazinga Z al Mazinkaiser: l’epopea di un guerriero robot", edito da Iacobelli Editore nel 2008, all’interno della collana I Love Anime. A quanto scritto in quella sede aggiungiamo ora un paio di interessanti curiosità e spunti di interesse che non avevano trovato spazio tra quelle pagine, riguardanti in particolare Il Grande Mazinga e l’espandersi dell’influenza di Mazinga Z su altre opere d’animazione.
La Fortezza delle Scienze
Come scritto più sopra, Il Grande Mazinga racconta la guerra tra il malvagio, aggressivo e spietato esercito di Mikene, e Tetsuya Tsurugi, un giovane addestrato fin dall’infanzia a guidare il robot guerriero Grande Mazinga, che ha come base un istituto scientifico chiamatola Fortezza delle Scienze. Il nome di quest’istituto è curiosamente presente anche in un vecchio film nipponico, Non rimpiango la mia giovinezza (1946, titolo alternativo: Nessun rimpianto per la mia giovinezza; edito in dvd da Mondo Home Entertainment e distribuito anche in edicola da Hobby & Work) di Akira Kurosawa, dove è però inserito all’interno di tutt’altro tipo di contesto narrativo. Il film di Kurosawa, infatti, si svolge a Kyoto nel 1933 e descrive acutamente e drammaticamente la società nipponica dell’epoca. In seguito al cosiddetto “incidente della Manciuria” (cioè l’occupazione nipponica della Manciuria avvenuta nel 1931, che provoca l’inizio di una lunga guerra con la Cina) e all’uscita del Giappone dalla Società delle Nazioni (1933), il governo giapponese, manovrato dalle grandi imprese e dai vertici militari (così viene descritto nella pellicola), si appresta a proseguire l’ambizioso progetto dell’aggressione imperialistica a danno di altri stati asiatici, che finirà per culminare con l’entrata del Giappone nella seconda guerra mondiale a fianco di Italia e Germania. Per attuare il proprio piano, il governo predispone il controllo e l’uniformazione dell’opinione pubblica — all’interno della quale esistono diverse voci di dissenso, contrarie all’attacco militare verso altri paesi — attraverso il dominio dei mass media, l’intervento militare, il soffocamento della libera opinione e accusando chiunque provi ad opporsi (sia esso anche un liberale) di essere una pericolosa voce dell’ “ideologia rossa”, vale a dire un pericoloso comunista che rappresenta una minaccia per l’intera nazione. Il governo vuole mettere mano, attraverso il pretesto di un “risanamento”, anche agli ambienti universitari, riducendone facoltà, libertà e autonomia, finendo però col provocare, a Kyoto, la contestazione dei docenti universitari, i quali presentano tutti quanti le dimissioni in segno di dissenso. Oltre agli insegnanti, protestano anche le associazioni studentesche, occupando le aule e dando vita a manifestazioni e cortei di protesta che finiscono con lo scontrarsi con le forze dell’ordine, le quali eseguono l’ordine dato dal ministro dell’istruzione, di reprimere quelle iniziative. Durante queste manifestazioni, dalle finestre dell’università (ritenuta dai giovani il luogo in cui va praticata “la libertà delle scienze”) e nei cortei, vengono esposti vari striscioni di protesta, con scritte come “Libertà di parola!”, “Uniamoci per la libertà di parola!”, “Contro il fascismo!”, “La verità si trova nella libertà delle scienze!” e soprattutto “Difendiamo la fortezza della scienze!”. Il termine “fortezza delle scienze” diviene quindi (almeno stando alla già citata edizione in dvd del film, dotata di sottotitoli italiani che traducono quanto scritto sugli striscioni) il soprannome che gli studenti assegnano al proprio istituto universitario, visto come un simbolo di libertà e autonomia, che corre il rischio di essere schiacciato e oppresso dal volere militarista del governo giapponese. Sulla base di quanto scritto, l’epopea del Grande Mazinga acquisterebbe un nuovo e maggiore spessore, nonché uno stimolante e attualissimo spunto narrativo e metaforico, da approfondire e utilizzare in un eventuale remake o riproposta di questa saga, dove ad un aggressivo e violento popolo militarizzato si contrappone un istituto scientifico, simbolo di quella ricerca e di quei ricercatori impegnati a lavorare per il bene dell’umanità, ma che troppo spesso vengono sminuiti e sottovalutati dall’opinione pubblica.
Ratatouille e Mazinga Z
Come già accennato, Mazinga Z rappresenta l’opera capostipite del filone dei robot giganti guerrieri. In essa si racconta dello scontro tra Koji Kabuto (ribattezzato “Ryo Kabuto” nella nostra edizione di questa serie tv) e il dottor Hell (da noi “Dottor Inferno”), uno scienziato pazzo volto a conquistare il mondo con la sua armata di giganteschi mostri meccanici. Per contrapporsi a Hell, Koji ricorre all’utilizzo del robot Mazinga Z, dovendo però prima imparare ad usarlo. Per poter manovrare il robot, Koji deve prima salire all’interno del veicolo volante Hover Pilder (“Aliante Slittante”), col quale deve inserirsi all’interno della testa dell’automa, divenendone così la mente e assumendone il controllo per poter farlo muovere e combattere. Le prime esperienze di Koji ai comandi del robot, descritte nelle puntate iniziali della serie tv della Toei, sono tuttora molto coinvolgenti e divertenti per lo spettatore, per via degli errori e della confusione fatta da Koji nel tentativo di pilotarlo. Una situazione per certi versi analoga a quella di Koji, è presente nel film d’animazione in computer grafica Ratatouille (2007, di Brad Bird), prodotto da Disney e Pixar. In questa pellicola si racconta di come il topo Remy, dotato di un talento naturale nel preparare e scegliere il cibo migliore, sogni di poter diventare un grande cuoco in un lussuoso ristorante di Parigi. Giunto a Parigi, il topo stringe amicizia col giovane Alfredo Linguini, un impacciato, timido e pasticcione sguattero del ristorante Gusteau, appartenuto in passato a un grande cuoco (dal cui cognome deriva il nome del ristorante). Superate alcune incomprensioni, Remy e Linguini finiscono per stringere amicizia. Sebbene il topo non possa comunicare verbalmente con il ragazzo, quest’ultimo si rende ben presto conto del talento che Remy ha nel cucinare. I due finiscono così per allearsi ed escogitano un ingegnoso metodo per collaborare tra i fornelli del ristorante, senza farsi scoprire dai colleghi di Linguini, i quali, come prevedibile, reagirebbero disgustati e iracondi alla vista di un topo nel loro ristorante. Per non farsi scoprire dai colleghi, Remy si colloca all’interno di un cappello da cuoco (la toque, trasparente all’interno, ma che dall’esterno impedisce di vedere cosa si trovi dentro di essa), posto sopra la testa di Linguini, afferrando due ciuffi di capelli del ragazzo e “pilotandone il corpo” come se fosse un vero e proprio robot gigante, al pari di Mazinga Z. Remy, infatti, si rende conto che tirando e manovrando i ciuffi di capelli del ragazzo può muoverne gambe, piedi, braccia e mani a piacimento, e secondo la propria volontà. I due diventano così un unico essere (proprio come accade a Koji e Mazinga Z), in cui Remy ricopre il ruolo di “mente” di Linguini, il cui corpo si limita a eseguire i comandi imposti dal topo, finendo così per rappresentare, agli occhi di uno spettatore che ben conosce Mazinga Z e altri robot giapponesi, un perfetto equivalente del rapporto che si instaura tra pilota e automa in molte serie robotiche nipponiche. Tra l’altro, la collocazione centrale di Remy sopra la testa di Linguini, ricorda molto la posizione in cui il Pilder di Koji si incastra all’interno del volto di Mazinga Z. Infine, proprio come Koji nelle prime puntate di Mazinga Z, anche Remy deve fare molta pratica (commettendo spesso buffi e divertenti errori all’inizio) per riuscire a controllare e guidare in modo perfetto il corpo di Linguini. Nel corso del film, Remy diviene sempre più abile nel manovrarlo, al punto da spingerlo a baciare una sua attraente collega e da riuscire a “riattivarlo” facendolo “rialzare” in seguito ad una pesante ubriacatura alcolica, proprio come spesso Koji riesce a far compiere movimenti e azioni apparentemente impossibili al suo robot. Purtroppo al momento non è possibile stabilire con certezza se quest’analogia di Ratatouille con Mazinga Z sia frutto di una precisa influenza del secondo sul film americano, o dell’esplicita volontà di omaggiare l’opera nagaiana da parte degli animatori statunitensi.
Tuttavia lasciamo al lettore la possibilità di confrontare di persona le due opere animate, dimostrando come, a tanti anni di distanza, il robot di Nagai possa ancora continuare a sorprendere e a fornire spunti di interesse ai suoi fan, alle nuove generazioni che non lo conoscono, e alla critica cinematografica e fumettistica. Continua così, Mazinga Z!