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JOE7: i racconti per la Cronologia

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joe 7
view post Posted on 7/8/2010, 22:31 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Rubi, occupato da Vega, in un villaggio di ribelli chiamato Escondida. La mutaforma veghiana Vixen, insieme ai suoi uomini, aveva invaso il villaggio, ma Mineo, grazie anche all’aiuto inaspettato di Shion, un capitano di Vega, riesce a sconfiggerla e a sventare l’invasione…

“Cosa significa questo?” gridò la comandante Vixen, mentre veniva legata saldamente da Mineo. La sua rabbia però non era rivolta alla donna, bensì al capitano di Vega che l’aveva aiutata. “Capitano Shion, questo è tradimento!” esclamò la veghiana.
“Piano con le parole grosse, lady Vixen. Innanzitutto, la vostra era stata un’azione non autorizzata: avete invaso Escondida, che era sotto la mia giurisdizione, senza consultarmi. Non sapete, lady Vixen, che è reato fare azioni in territori occupati da altri?”
“Ma sono tutti ribelli, che importa come vengono sterminati?” protestò Vixen, mentre Mineo, in tutta risposta, strinse più forte le corde, facendole serrare i denti.
“Mettiamo le cose in chiaro, lady Vixen. Escondida è un protettorato, quindi né tu né nessun altro può toccarlo, oltre al governatore di Rubi.”
“Cosa? Un…un protettorato? Assurdo!”
“Aspettate!” interruppe Mineo “Non vi seguo più, non capisco il veghiano fino a questo punto. Cos’è un protettorato?”
“E’ un’area che, anche se occupata da Vega, conserva una sua indipendenza. E’ una concessione che possono fare i capitani di Vega.” spiegò Shion “In questo modo il tuo villaggio sarà salvo. Ma ci sono delle condizioni legali per fare questo.”
“E sarebbero?”
“Devo avere una motivazione valida perché Escondida sia un mio protettorato. Tu, Mineo, mi sembri in gamba con le armi. Vorresti diventare la mia guardia del corpo? Come motivazione è più che sufficiente.”
“La tua…guardia del corpo?” rispose lei, scioccata.
“Ho molti nemici.”
“Non ho nessuna intenzione di lavorare per un veghiano. Punto.”

Una volta finito di legare Vixen e immobilizzarla ad un palo, Mineo si allontanò, dirigendosi verso l’area dei malati, cercando sua madre. I suoi fratelli avevano già preso l’erba Yami e l’avevano mescolata insieme con altri ingredienti: dopo aver fatto bere alla loro madre la medicina, la lasciarono dormire.
“Sandor” esclamò Mineo, rivolta ad uno dei suoi fratelli “La mamma come sta?”
“Credo sia guarita. Senti, papà vuole parlarti. E’ nella piazza grande.”
Mineo si diresse verso la zona indicata, attraversando le rovine del villaggio. I pianti e i lamenti dei sopravvissuti rendevano ancora più triste la scena. I soldati di Vega erano o morti o imprigionati nella piazza grande. I sopravvissuti erano riuniti attorno al capo del villaggio, che era il padre di Mineo, Tenma, e stavano discutendo sul da farsi. Attorno al villaggio c’erano i veghiani di Shion, che lo tenevano sotto osservazione, mentre i minidischi di Vixen erano ancora sospesi in alto: anche se immobili, erano sempre una potenziale minaccia. Bastava poco perché si scatenassero sul villaggio, distruggendo tutto ciò che era rimasto.
Che situazione, pensò Mineo. Praticamente è come essere sempre davanti al mirino di una pistola. E’ sempre meglio comunque esserlo prima che spari, non dopo. Il fatto di avere Vixen come ostaggio e Shion che pare essere dalla nostra parte ci dà una certa tranquillità, ma precaria.
Quando Mineo si avvicinò alla gente sulla piazza, una ragazza le corse incontro e l’abbracciò piangendo:
“Mineo!”
“A…Arianna? Stai bene?”
“Mio padre…mia madre…tutti…sono…sono…” singhiozzò l’amica.
Mineo capì: non c’era bisogno di parlare. La lasciò piangere, abbracciandola in silenzio. Quasi si sentì colpevole per avere i suoi parenti ancora vivi.
“Mineo…scusami, ma dobbiamo parlare” disse suo padre.
Arianna si staccò da lei e disse, asciugandosi le lacrime:
“Vai. Io…voglio stare da sola per un po’.”
“Va bene.”
Mineo osservò la figura triste di Arianna che si allontanò in mezzo alle macerie. Le veniva in mente l’Arianna di ieri che rideva e le mostrava i vestiti a casa sua, e si sentì stringere il cuore. Le sembrava ancora impossibile un simile disastro. In un certo senso, capì che la sua innocenza era finita. Si voltò verso il padre, che le fece segno di entrare insieme a lui in uno dei pochi edifici di legno e tela rimasti ancora in piedi. Una volta seduti a terra l’uno di fianco all’altro, il padre iniziò a parlare:
“Ascoltami, figlia. Come temevo sarebbe successo, Vega ci ha scoperti e rischiamo tutti quanti la vita: anzi, senza l’intervento del capitano Shion, saremmo morti tutti. Sei stata brava a fermare Vixen, ma ti avrebbero uccisa comunque. Siamo tutti in debito con lui.”
A Mineo cominciava a non piacere questo discorso. Essere in debito con un veghiano era una cosa normale come il sole a mezzanotte. Detestava la guerra e il sangue, ma non era così ingenua da fidarsi dei veghiani.
“Non ho intenzione di fare la guardia del corpo di Shion. Non posso andare chissà dove con uno sconosciuto. Un nemico, poi. Mi stai chiedendo di vivere tra i veghiani, papà!”
“Per ora l’unica via d’uscita sembra cercare di avere dei buoni rapporti con loro. Ho capito che la ribellione, adesso come adesso, è sterile. Inoltre, sembra che la figlia di Vega, Rubina, sia assai diversa dal padre: è possibile quindi che in futuro le cose cambino. Poi, non andrai da sola: Shion vorrebbe un gruppo di rappresentanti del villaggio, e tu tra di loro come sua guardia del corpo. Lui non mi sembra malvagio.”
“Quello lì non mi piace!” sbottò la ragazza. Shion era l’unico uomo capace di metterla in imbarazzo: spesso davanti a lui si sentiva cretina. Non ne voleva sapere di un tipo così presuntuoso. Poi, dover abbandonare la sua famiglia, la sua casa…
All’improvviso, Sandor, il fratello di Mineo, entrò da loro e disse:
“Vixen è fuggita!”

La corsa nella foresta sembrava non avere mai fine. Il fitto della boscaglia e delle liane rendeva quasi impossibile l’andare avanti. Vixen iniziò a capire perché Mineo usasse il machete per attraversare la foresta. Le armi laser avrebbero solo incendiato gli alberi, ostacolando ancora di più il passaggio. A Vixen rimanevano solo le mani per farsi strada. In poco tempo, se le trovò piene di graffi e ferite. Le venne in mente che Mineo aveva le mani bendate. Scoraggiata, si fermò ansimante, appoggiandosi ad un tronco. La fuga era stata facile per una mutaforma come Vixen, ma lei cominciò a chiedersi se aveva avuto una buona idea. Voleva raggiungere al più presto la piccola astronave che aveva nascosto per queste evenienze, in modo da raggiungere al più presto la capitale di Rubi, Milarose, e informare il governatore del tradimento di Shion. Ma l’astronave sembrava così lontana. Osservò ansiosa il miniradar incorporato sulla sua tuta: con stupore, si accorse che aveva già superato il posto dove c’era l’astronave. Ma com’è possibile? si chiese. Non l’aveva vista. Tornò incerta sui suoi passi e, osservando bene, si accorse che l’astronave era completamente sommersa dai rampicanti. Non è possibile, pensò, erano solo due giorni che l’avevo lasciata lì! Presa dal panico, cercò freneticamente di togliere le liane, senza badare al dolore alle mani, quando un ruggito le fece ghiacciare il sangue nelle vene. Voltandosi, vide una tigre striata, con la pelliccia blu e due lunghissimi canini aguzzi. Non ebbe neanche il tempo di gridare.

Mineo e Shion trovarono poco dopo i resti di Vixen.
“Per la nebulosa, che scempio!” disse il capitano, impallidito.
Anche Mineo tolse lo sguardo. “Siamo arrivati tardi.” disse “La foresta è terribile, anche per chi è dotato di tecnologie come le vostre. Vixen ha pagato molto caro i suoi crimini: speravo di trovarla viva. Credo sia stata una ‘zanna blu’ a sbranarla: sono molto feroci. Meglio allontanarci da qui al più presto.”
Una volta tornati ad Escondida, Shion le disse:
“Con la morte di Vixen, voi del villaggio siete in una brutta situazione. Mineo, a questo punto tu e i tuoi compagni mi dovete accompagnare a Milarose, dal governatore, per avere la nomina di guardia del corpo e evitare così la vendetta dei veghiani.”
“Non capisco perché te la prenda così a cuore. Non sei un veghiano anche tu?” chiese lei, confusa.
“Sì, ma non approvo la volontà di sterminio e conquista del mio re. Vorrei cercare di limitare il più possibile i danni e mantenere dei rapporti, se non buoni, almeno senza conflitti con le popolazioni occupate.”
“Sei strano, Shion.” Senza rendersene conto, Mineo cominciava ad ammirarlo.
“Me lo dicono fino alla nausea sul pianeta Vega. Allora, cosa decidi di fare?”
“Va bene, Shion. Sembra che non abbia altra scelta. Verrò con te a Milarose.”

Intanto, a Milarose, Rubina, il nuovo governatore, stava dando parecchi grattacapi agli amministratori veghiani. Aveva voluto visitare di persona le miniere dove gli schiavi di Rubi dovevano lavorare, e aveva preteso non solo che fossero ben nutriti, ma anche che fossero alloggiati in modo più decente. Inoltre, aveva ordinato persino che ricevessero un minimo di paga. Annullò tutte le sentenze di condanna a morte, o convertendole in anni di prigione o addirittura a volte concedendo la libertà. Volle anche erigere ospedali per i prigionieri e per la popolazione occupata, e mille altri provvedimenti simili che provocarono ripetute proteste e mormorazioni da parte dei vari sindaci e capitani veghiani. Tutte le proteste furono respinte da Rubina con gentilezza: ma era una gentilezza implacabile. Letteralmente, pugno di ferro in guanto di velluto.
“Principessa, non può continuare così. Potrà forse avere il favore della popolazione di Rubi, ma si inimicherà quella dei comandanti veghiani. Io stesso non approvo questo nuovo ordine di amnistia. Dovrò fare rapporto a vostro padre.” disse il Gran Ciambellano Noitra, un uomo magro e asciutto, con il pizzo curato e gli occhi cerchiati da occhiaie che gli davano l’aspetto di uno che dorme poco la notte. La sua veste bianca rendeva ancora più pallido il suo viso: Rubina nei suoi pensieri lo soprannominava “il fantasma”.
“Vada pure a riferire a mio padre. Da parte mia, ho rotto i rapporti personali con lui.” rispose Rubina, senza scomporsi. “Inoltre, le ricordo che re Vega è lontano e io sono vicina. E la pena di morte per chi disobbedisce al governatore è sempre valida. Agisca come crede.”
Noitra represse un brivido. Neanche la minaccia di fare rapporto a re Vega poteva scuotere la principessa. Dovette arrendersi.
“Non…non intendevo mancarle di rispetto…” balbettò.
“Mi fa piacere, Noitra. C’è altro?”
“Domani verrà il capitano Shion a chiederle udienza, principessa.”
“Shion? Mi ricordo di lui. Gli concedo volentieri l’udienza.” rispose Rubina, con un leggero sorriso. Shion era uno dei pochi veghiani a pensare con la loro testa, secondo Rubina. Un po’ le ricordava Duke. Ma non voleva pensare a lui. Il ricordo era ancora troppo doloroso.
“Ah. Il mio promesso sposo arriverà domani? Ne sono contenta. E’ parecchio che non lo vedo.”
La donna che aveva appena parlato stava dietro Rubina: era piuttosto conosciuta nella corte di Vega. Era appena arrivata su Rubi proprio per incontrare Shion. Rubina la osservò. Molto bella, alta, elegante, capelli neri lisci e un abito scuro molto decorato. Portava lunghi guanti neri e un lungo bocchino col quale fumava con cura una sigaretta raffinata.
Lady Cabaner sembrava una donna fatale, più che una dama di corte e si raccontavano parecchie cose su di lei. Rubina si chiese perché Shion dovesse sposarsi con una persona così diversa da lui. Inoltre, Lady Cabaner non le piaceva. Aveva qualcosa di inquietante nei suoi occhi neri. La principessa le rispose in poche parole:
“Entro domani potrà incontrarlo, Lady Cabaner.”
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Sabato 4 Settembre: Intrighi di corte a Milarose.

Siccome è quasi ferragosto, ne approfitto per interrompere momentaneamente la storia e lavorarci sopra bene. Riprenderò sabato 4 Settembre.

Potete commentare qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=47313943&st=30#lastpost

Se volete scaricare la puntata in formato word, qui sotto c'è il link. :inchino:

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