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JOE7: i racconti per la Cronologia

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joe 7
view post Posted on 4/9/2010, 16:17 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Rubi, occupato da Vega. Il suo piccolo villaggio è stato sottoposto all’invasione dai Veghiani, ma un capitano di Vega, Shion, salva il villaggio dal massacro e propone a Mineo di andare con lui a Milarose, la capitale di Ruby, per diventare ufficialmente guardia del corpo di Shion. In questo modo, il villaggio di Mineo non sarà più attaccato. Nel frattempo, Rubina, la figlia di Vega, diventa governatore di Ruby…

L’ uomo sale lentamente le scale verso il patibolo. Si inginocchia davanti ad un tronco e vi appoggia sopra la testa. Il ragazzo riconosce all’istante il padre e rimane pietrificato. Per la millesima volta, il boia col cappuccio alza la gigantesca scure che brilla per un attimo nel cielo. Vorrebbe distogliere lo sguardo, ma non ne è capace. Per la millesima volta, la scure si abbassa, suo padre muore ancora e il sangue riempie tutto.
Shion si svegliò urlando. Ancora quel sogno. Sperava che non tornasse più: invece il ricordo lo tormentava ancora. Si alzò dal letto: era quasi l’alba. Si accorse che stava tremando, e non per il freddo. Si avvicinò alla credenza dei vini, cercando quello più forte. Ne sentiva il bisogno quasi doloroso. Versò una quantità abbondante nella caraffa e cominciò a berlo. Poi ci ripensò. Aveva visto uomini ridotti a larve per il troppo bere: anche molti capitani di Vega erano finiti così. La piaga dell’ubriachezza era cronica nel pianeta di Vega, dove l’uomo era al servizio del dovere e delle macchine, e dove la parola pietà non aveva senso. Certo, i veghiani non la davano; ma nemmeno la ricevevano. Shion sapeva bene tutto questo. Ma il ricordo di suo padre stava diventando un’ossessione. Provò ancora una grande sete. Ad un certo punto pensò a Mineo: doveva incontrarla proprio oggi per portarla a Milarose. All’improvviso, le venne in mente lei con la faccia imbronciata. Lui non avrebbe fatto certo una bella figura, tutto alticcio. Versò via il vino e rimise a posto la bottiglia. Chissà perché quella ragazza le era venuta in mente.

“Allora sei proprio decisa?” chiese Mineo.
“Assolutamente. Verrò con te, dovunque tu vada” rispose decisa Arianna.
Erano passati alcuni giorni dall’invasione di Escondida e, oltre a riparare i danni, bisognava prepararsi a partire. Mineo e altri cinque volontari sarebbero partiti insieme a Shion a Milarose, la capitale, per chiedere al governatore di diventare “guardie del corpo” di Shion. Un espediente necessario per proteggere Escondida dalla furia di Vega. Poi i volontari sarebbero tornati nel villaggio e avrebbero ripreso la loro vita quotidiana. Oltre a Mineo, tra i volontari c’era anche Arianna, la sua migliore amica: ora che lei aveva perso la sua famiglia durante l’assalto di Vixen, voleva stare lontana dal villaggio per un po’: i ricordi del passato la rendevano troppo triste.
Mineo e Arianna presero le borse per la partenza e si avviarono insieme col capo del villaggio, Tenma, il padre di Mineo, e gli altri volontari. Per garantire il buon esito, Tenma li avrebbe accompagnati. Si diressero tutti verso l’uscita del villaggio, dove i familiari e gli altri abitanti li aspettavano per gli ultimi saluti. C’erano ancora delle perplessità: anche se Shion si era mostrato affidabile – grazie alle medicine e alle cure, molte persone del villaggio erano state salvate da morte certa – c’era ancora una certa diffidenza verso di lui. La presenza di Tenma e Mineo però garantiva il buon esito. Ma sarebbe stato sufficiente? Sarebbe andato tutto bene? A volte ci sono dei casi in cui si può solo sperare e basta.
I “volontari”, oltre a Mineo ed Arianna, erano tutti un po’ eccitati: nessuno di loro aveva mai visto la capitale. Mineo c’era stata quando era molto piccola, quindi non aveva molti ricordi. I suoi genitori abitavano a Milarose ed erano dovuti scappare a causa degli invasori di Vega.
La madre e i fratelli di Mineo la salutarono abbracciandola: in particolare, sua madre – che ormai era guarita – la guardò negli occhi e disse:
“Mineo, stai attenta. Conosci poco il mondo esterno.” Poi, all’improvviso, estrasse un oggetto simile a due batuffoli di cotone rosa legati con lo spago. Lo legò alla camicetta di Mineo, sulla sua spalla sinistra. “Questo è il mio Gown, Mineo. Portalo sempre con te. Ti darà la protezione degli dei, che risponderanno di più alle mie preghiere”
Mineo alzò l’oggetto con la mano, osservandolo incuriosita:
“Un Gown? Cos’è?”
“E’ tramandato di generazione in generazione nella nostra famiglia. Portalo con te: ti farà ricordare sempre chi sei e da dove vieni. Non dimenticare le tue radici e il tuo mondo, Mineo. Questo ti darà la forza di affrontare il domani.”
“Stai parlando come se dovessi andare lontano. Tornerò tra pochi giorni, non devi preoccuparti.”
“Certo, ma non si sa mai”
Ishin Saura, la madre di Mineo, non disse altro. Non disse a Mineo che, mentre era febbricitante, le sembrava di vedere sua figlia, vestita da capitano di Vega, che si schiantava a bordo di un’astronave veghiana su un mare sconosciuto, non di Ruby. E aveva visto anche un uomo dai capelli lunghi che aveva cercato inutilmente di salvarla. Che abbia visto il destino di mia figlia? si chiese in continuazione, dopo che era guarita. Per questo, per sicurezza, volle affidarle il Gown.
Mineo e gli altri si allontanarono continuando a salutarli, fino a che scomparvero dall’orizzonte. Ora tutto il villaggio era sulle spalle di Ishin Saura, fino a quando sarebbe tornato il marito. Lei continuò a guardare per lunghi istanti il punto dove prima c’era sua figlia. In qualche modo, sentì che Mineo non sarebbe mai più tornata ad Escondida. Sentì gli occhi che stavano per diventare umidi dal pianto.

“Che tipo è Shion, Mineo?” chiese Arianna, mentre si avviavano verso l’astronave veghiana che li stava aspettando.
“Mi sembra una persona sincera. Eppure ha qualcosa che non mi convince.”
“Pensi che possa ingannarci?” rispose lei, allarmata.
“No, non è quello. Ti ho detto che mi sembra sincero, anche se è un veghiano e non mi va a genio. E’ il suo atteggiamento che non capisco. Non so come spiegartelo. Mi sembra piuttosto…fatalista, rassegnato.”
“Non ti seguo.”
“Arianna, la prima volta che l’avevo incontrato, l’avevo minacciato con un coltello puntato alla gola. E lui non aveva opposto resistenza. Lo potevo ammazzare, ma mi sembrava quasi che non gli importasse. Anzi, forse lo desiderava persino. Non so come spiegartelo. E’ una sensazione.”
“Ma tu non sei un’assassina, Mineo. Non hai mai ammazzato nessuno col coltello!”
“Ma lui non lo sapeva. Questo è il punto. C’è qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che sembra quasi un lasciarsi andare.”
“Ti piace proprio, insomma.” concluse Arianna, sorridendo.
“Non dire sciocchezze!” rispose lei alterata.
“Siamo arrivati” disse Tenma, il padre di Mineo. Davanti a loro c’era un grande minidisco di Vega, con uno sportello aperto e una scaletta. Accanto all’entrata, il capitano Shion aspettava a braccia conserte.

Il minidisco si allontanò e Mineo, all’interno, osservò la foresta e il villaggio di Escondida diventare sempre più piccoli. Da anni era vissuta in un ambiente naturale, tra legna, erba e pietre: il contatto con le fredde pareti di metallo dell’astronave le sembrava strano. Per la prima volta, inoltre, sentiva il fastidioso ronzio di sottofondo dei motori dell’astronave. Ticchettò sul vetro dell’oblò: era la prima volta che vedeva un metallo così resistente, e nello stesso tempo liscio e trasparente. Si guardò intorno, sconcertata: attorno a lei c’erano strutture strane con luci, lancette, immagini visibili e mobili sulle pareti. Ricordava vagamente delle cose simili quando era piccola, a casa di suo padre a Milarose. Ma ora le sembrano totalmente aliene e ostili.
Osservò di nuovo la foresta e il villaggio dall’oblò: non si vedevano più. All’improvviso, Mineo sentì la solitudine e la consapevolezza di stare andando verso l’ignoto. Da tanti anni erano vissuti in un piccolo villaggio con una vita rurale e contadina, lontani il più possibile da ogni conflitto. Adesso tutto è cambiato con una rapidità impressionante. Le manca il tramonto che vedeva spesso sull’impalcatura sull’albero. Si chiese se c’era ancora. Nei giorni dopo l’invasione, le cose da fare erano così tante, che Mineo non aveva avuto il tempo di controllare.
Anche gli altri volontari di Escondida erano a disagio, ad eccezione di Tenma, che osservava tutto con aria pensierosa. Sentiva su di sé la responsabilità di una decisione così impegnativa: allearsi col nemico per sopravvivere.

“E’ la prima volta che voli, Mineo?” chiese una voce un po’ ironica.
La ragazza si voltò di scatto per la sorpresa, e riconobbe Shion.
“Non abbiamo astronavi dalle mie parti.” rispose con tono freddo.
“Forse hai paura che cadiamo a terra tutti.” aggiunse lui con un sorriso.
“Cosa te lo fa credere?”
“Da cinque minuti stai stringendo con forza il manico del tuo coltello.”
Mineo mollò all’istante il manico come se scottasse.
“Questo non c’entra nulla.” disse, imbarazzata.
“Certo. Ad ogni modo, quando saremo dal governatore dovrai consegnare le armi. Non pensare di portarle con te.” disse Shion, allontanandosi.
Questo governatore mi sta già antipatico, pensò Mineo.
Nessuno sapeva ancora che Rubina era diventata il nuovo governatore di Milarose. Soprattutto, Mineo non sapeva che laggiù lei avrebbe incontrato Lady Cabaner e si sarebbe compiuto il suo destino.
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Sabato prossimo: Milarose.

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