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JOE7: i racconti per la Cronologia

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view post Posted on 10/7/2010, 18:45     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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MINEO – La fiamma della speranza

Quel pianeta fu considerato solo un avamposto di Vega. La sua conquista fu ordinaria amministrazione. Distruzione, saccheggi, esecuzioni sommarie e mostri giganti, tanto per completare l’operazione. Certo, c’erano ancora delle sacche di resistenza, ma che importava? In tutti i pianeti c’erano un po’ di ribelli. Bastava schiacciarli ogni tanto, per far capire a tutti chi comandava.
Quel pianeta era così anonimo che fu facile cancellare il suo vero nome e chiamarlo Rubi, in onore della gloriosa figlia del grande Vega, Rubina, che era appena nata.

Mineo, la ribelle, era nata e cresciuta lì. La selva più oscura e i boschi più impenetrabili furono sempre la sua dimora. Viveva in un piccolo villaggio, detto Escondida, che sorgeva in mezzo ad una radura circondata da boschi altissimi e protetta da correnti magnetiche che lo rendevano invisibile anche per i più avanzati satelliti di sorveglianza di Vega, che comunque attorno a Ruby non c’erano: bastavano quelli standard, per un pianeta di così poco conto. La vicinanza di un fiume e l’abbondanza di selvaggina permettevano la sopravvivenza degli abitanti, tutti ribelli al dominio di Vega e sfuggiti alla cattura. La famiglia di Mineo era di origini nobili, ma decaduta, perché i suoi genitori rifiutarono di assoggettarsi a Vega attirandosi così l’odio di collaborazionisti e occupanti.
Tenma, il padre di Mineo, insieme a sua moglie, Ishin Saura, divennero i capi più importanti della rivolta: Tenma era anche il capo del villaggio. Tra i vari figli che ebbero, l’unica femmina fu la prima, Mineo, che nella loro lingua significava “speranza per il domani”. Lei, coi suoi capelli viola – frequenti tra la sua gente – e lo sguardo profondo e riflessivo, nonostante fosse nata in un palazzo, crebbe tra disagi, pericoli e fughe. Divenne normale per lei il parlare piano e sottovoce, il camminare senza fare rumore, persino l’uso delle armi. Per lei, piccola com’era, era solo un gioco e non si rendeva conto pienamente di quello che succedeva. Le dicevano che bisognava stare attenti, che un re cattivo aveva preso il potere e bisognava mandarlo via, ma non ora, perché era troppo potente, ma intanto si aspettava il momento giusto che sarebbe caduto e alla fine sarebbero stati tutti liberi. Crebbe conoscendo, temendo e disprezzando il Re Vega.
Mineo raggiunse i diciassette anni, passando quasi tutta la sua adolescenza nel piccolo villaggio di Escondida: a quell’età, la sua esperienza di vita era ben superiore a quella di un veghiano giovane come lei che viveva in un mondo computerizzato, dove tutto era a sua disposizione premendo un bottone o tirando una leva. Mineo invece sapeva cucinare i piatti di base e tessere i vestiti, badando ai fratelli più piccoli, quasi come una seconda madre; accanto a questo, però, sapeva affilare ottimamente i coltelli, ricaricare una pistola o un fucile laser. Ovviamente sapeva anche usarli. Sapeva curare con erbe le malattie più comuni e tamponare le ferite: tuttavia, non amava la vista del sangue.
Quando aveva un po’ di tempo libero, si arrampicava sull’albero più alto che era vicino al villaggio e che conosceva bene: una volta, ci costruì, coi suoi amici, una piccola piattaforma di legno, sulla quale poteva sedersi e da lì ammirare tutta la foresta e l’orizzonte che si stendeva all’infinito. Il tramonto rosso, che illuminava di rosa le nuvole di Rubi e colorava con immagini cangianti la volta del cielo, era uno spettacolo. Gli uccelli che volavano in quel momento in ampi giri sembravano farlo solo per lei. In quel momento, a Mineo non importava nulla, né del re cattivo, né dei ribelli e nemmeno di Escondida. In quel momento, sentiva il mondo nelle sue mani.

“Sogni ancora, Mineo?” disse all’improvviso una voce, che la scosse dal torpore. Voltandosi, osservò la ragazza dai capelli verdi che, arrampicandosi, l’aveva raggiunta sulla piattaforma.
“Ciao, Arianna” rispose lei.
Arianna era la migliore amica di Mineo: al contrario di lei, era una pasticciona totale, nemmeno capace di far bollire l’acqua. Ma il suo atteggiamento semplice e allegro conquistava tutti.
“Lo sapevo di trovarti qui. Abarai è appena tornato, sai.”
“Peccato. Speravo che fosse fuori dai piedi per un altro po’.”
“Non ti va proprio a genio lui, eh? Eppure le ragazze lo ammirano.”
“Io non lo ammiro. Si fa chiamare ribelle come noi, ma si vede bene che gli piace uccidere. Non mi sembra certo migliore dei veghiani.”
In effetti, Renji Abarai era il capo degli Intransigenti, per i quali l’unico veghiano buono è quello morto, al contrario del padre di Mineo, che voleva solo mandare via i veghiani dal pianeta, non sterminarli tutti dal primo all’ultimo. Il suo ideale era addirittura riuscire a vivere in pace con loro, ma sapeva che questo era impossibile anche per via della natura guerresca degli uomini di Vega. Perché tanta insistenza allo sterminio, da parte di un popolo progredito che avrebbe potuto fare grandi cose? Per colpa di re Vega? Ma lui era solo figlio di suo padre e dei suoi progenitori, tutti ossessionati dalla conquista. No, il padre di Mineo non era mai riuscito a comprendere il perché di questo mistero. Comunque, i contrasti tra il gruppo degli Intransigenti di Abarai e il padre di Mineo erano frequenti. Inoltre, visto che Mineo era diventata una ragazza piuttosto bella, per Abarai era diventata assai interessante. Un altro motivo per la ragazza di stargli lontano.
Arianna sapeva questo, e si pentì di averle parlato di Abarai. Un po’ per scusarsi, le disse:
“Senti, sai che tra poco si farà la festa della primavera? Ci saranno un sacco di balli!”
“Hai ragione, ma non so cosa mettermi…” sospirò Mineo. I vestiti non erano mai stati il suo forte. Per lei, un vestito da spazzina e quello di una regina erano appena distinguibili. Sua madre era disperata per questo. Ma Arianna, al contrario, era così esperta di vestiti che amava confezionarli da sola, speso lasciando a bocca aperta Mineo. “Lascia fare a me” disse Arianna “Vieni giù, che ti faccio vedere cosa ti ho preparato!”
Mineo non se lo fece dire due volte: i vestiti di Arianna erano sempre uno spettacolo. Le due ragazze scesero rapidamente dall’albero, abituate com’erano alla vita dei boschi. Erano felici, senza sapere che quella festa di primavera non ci sarebbe mai stata per loro.
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Sabato prossimo: Inganno e morte.

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Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta Rubi, occupato da Vega, in un villaggio di ribelli chiamato Escondida, in un bosco impenetrabile anche per le forze veghiane, insieme ai suoi genitori e alla sua amica Arianna. Il capo del villaggio, suo padre, era spesso in conflitto con gli “intransigenti” di Abarai, un gruppo di persone che volevano la resistenza violenta fino allo sterminio contro i veghiani…

All’inizio del bosco dove si trovava Escondida, il villaggio dei ribelli, c’erano degli avamposti veghiani. In uno di questi, dall’alto degli spalti, il capitano Shion osservava l’inizio dell’alba. I suoi capelli biondi e la carnagione chiara della sua pelle, come quella di Rubina, non gli davano l’aspetto comune del veghiano. Portava una cotta di maglia e una spada, un oggetto anacronistico nel mondo veghiano, dove le armi a raggi erano praticamente le uniche usate. Ma quella spada era sempre stata il simbolo di famiglia e lui aveva sempre voluto portarla con sé, per ricordare il suo casato e le sue tradizioni, cose che ormai nel mondo di Vega stavano scomparendo, soppiantate da una frenetica corsa agli armamenti e desiderio di conquista dei pianeti conosciuti, con la scusa di uno “spazio vitale” e del “grande destino di Vega di diventare un impero”, come ripetuto spesso dal re nei suoi ampollosi discorsi. Certo, Shion era un uomo di comando, ma non si faceva illusioni: un capitano di Vega relegato a comandare gli avamposti di un mondo dimenticato come Rubi era destinato a non far carriera e a scomparire dalle memorie veghiane. Infatti, il capitano Shion era malvisto dai suoi stessi colleghi, che ne criticavano la mancanza di spietatezza e il rispetto per il nemico, cose inconcepibili per un mondo guerresco come quello di Vega. Addirittura, ad un certo punto, cadde in disgrazia presso lo stesso Re Vega, che gli preferì il capitano Noria per l’innalzamento di grado.
Shion e Noria erano l’uno l’opposto dell’altro, anche fisicamente. Onesto e pietoso il primo, crudele e spietato il secondo. Capelli lunghi e biondi, con un fisico slanciato e una pelle rosata il primo; capelli corti, ricci e neri, con un fisico muscoloso e massiccio, insieme ad una pelle blu e orecchie a punta il secondo. Loro due erano rivali, ma Noria, dopo il cancelliere Dantus, era forse l’uomo più importante di Vega, mentre Shion non era mai riuscito ad andare oltre i gradi di capitano. Nonostante questo, Noria sentiva che Shion non temeva né lui né il re, e lo odiava profondamente. Lo scontro tra loro due durava da diversi anni, ed era dovuta non solo alle differenze di carattere, ma anche per motivi di base: Shion desiderava un’azione meno violenta del Re Vega nella sua conquista, rispettando almeno la popolazione sottomessa, mentre Noria al contrario avrebbe voluto una maggior spietatezza del sovrano (come se non lo fosse abbastanza). Alla fine, il punto di vista di Noria divenne quello della maggioranza, e il popolo di Fleed fu il primo a pagarne le conseguenze. Il re e la regina di Fleed furono uccisi e il principe Duke, un uomo che Shion ammirava molto, era scomparso, forse morto. Tutto il pianeta fu messo a ferro e a fuoco, con gran dolore di Shion: aveva diversi amici fleediani. Ci furono comunque delle conseguenze per re Vega a livello privato per questa storia: sembrava che la principessa Rubina fosse attratta dal principe di Fleed e avesse avuto un tracollo dopo una feroce discussione col padre appena saputo dell’invasione. Nessuno sapeva che fine avesse fatto. Anche questo fu un dispiacere per Shion, che sperava in un possibile capovolgimento dell’azione dei veghiani, nel caso in cui Rubina fosse diventata regina. Inoltre, Shion fu uno dei pochi che osò protestare al Congresso degli Anziani di Vega, la massima autorità, e al re in persona, per le violenze dei veghiani sui civili, violenze alle quali aveva partecipato anche Noria.
Il re era furioso per le osservazioni del sottoposto, ma non poteva eliminarlo davanti a tutti: Shion era di famiglia importante e benvisto da molti, e l’ultima cosa di cui Vega aveva bisogno era una guerra civile, o comunque l’instabilità. Preferì quindi rimuoverlo dal suo posto e mandarlo a comandare un avamposto nel pianeta sperduto di Rubi. Da quelle parti, poi, potevano accadere “spiacevoli incidenti” che risolvevano molte cose e non sollevavano questioni.

Intanto, nella casa di Arianna, lei e Mineo provavano i vestiti preparati da lei per la festa di primavera, quando all’improvviso arrivò il padre di Mineo, con l’aria sconvolta.
“Papà? Cos’è successo?” chiese Mineo, spaventata.
“Mineo…tua madre sta male! E’ stata punta da un insetto Yuba!”
La ragazza impallidì: sapeva che le punture di quell’insetto erano fatali se in tre giorni non si prendeva l’antidoto.
“Hai usato le erbe di Yami, papà?” Erano le uniche conosciute che potevano annullare il veleno della puntura.
“E’ questo il punto, Mineo. Sono finite. Eppure, c’erano!”
“Come? Impossibile!”
L’infermeria, con le sue medicine ed erbe, era una delle aree più protette e curate del villaggio, perché permetteva di sopravvivere in un ambiente ostile come quello della foresta. Per questo era difficile immaginare che mancassero all’improvviso delle erbe medicinali così importanti.
“Impossibile o meno, è così. Mineo, devi andare subito a prendere le foglie di Yami: sai come trovarle e una veloce come te farà in tempo senza dubbio!”
Infatti, a Mineo era stato insegnato come trovare le erbe medicinali: inoltre, la sua velocità e abilità ad arrampicarsi sugli alberi aveva pochi rivali. Uscì immediatamente dalla casa di Arianna.
“Mineo, aspetta…hai ancora addosso la gonna e il body!” obiettò Arianna.
“Non ho tempo” ribatté lei “mi cambierò a casa!”
Corse velocissima verso casa sua, che era al centro del villaggio, mentre gli altri la guardavano scioccati, ma lei non ci faceva caso. Anzi, pensava alla stranezza del fatto. L’insetto Yuba era pericoloso, ma non entrava mai nei centri abitati. Qualcosa non quadrava.
Comunque, entrò nella sua casa, dove i fratelli e i parenti stavano prendendosi cura di sua madre: Mineo le parlò stringendole le mani per tranquillizzarla, anche se era lei a sentirsi più agitata. Le diede un bacio e salì veloce nella sua stanza, dove si cambiò, fasciandosi le mani e mettendosi addosso il vestito di pelle con la cintura. Afferrò il pugnale e il machete e corse via verso il bosco.

Dall’alto di una torre di guardia del villaggio, un uomo osservò la ragazza che partiva e scese subito, dirigendosi verso una casa simile ad un fortino, con una sentinella all’ingresso. Era la sede degli “Intransigenti” di Abarai. L’uomo entrò e disse al capo:
“Signore, Mineo è partita adesso.”
“Bene” esclamò Abarai, sorridendo maligno “il trucchetto dell’insetto Yuba ha funzionato.”
“Non è stato facile rubare le erbe di Yami, signore. Come mai una procedura così complicata?”
“Mineo non deve avere sospetti. Ora, comunque, è tutto pronto. Contatta i veghiani del nostro gruppo. Ricorda: programma 5, quindi sterminio contenuto. Ammazzare solo quelli che fanno resistenza. I genitori e i fratelli di Mineo, in particolare, non devono essere toccati. Ah, anche Arianna, la sua amica. E dì loro di fare in fretta: non voglio rovinare lo spettacolo a Mineo, quando tornerà”.
“Sissignore.”
Abarai socchiuse gli occhi un momento, pregustando la scena. Il premio e le medaglie di Vega valevano poco, in confronto al divertimento che provava a fare le missioni ingannatrici. Ammazzare il vero Abarai e prendere il suo posto era stato uno scherzo, come pure ammazzare i suoi uomini. Questi “Intransigenti” erano caduti nella trappola come dei poveri ingenui. Credevano che la guerra fosse un gioco leale. Però era stato deludente. Si aspettava di più. Ma con Mineo, sentiva che sarebbe stato diverso. Era arrivato il tempo di togliersi il travestimento: in pochi attimi, dopo che una luce intermittente aveva invaso il corpo di “Abarai”, compariva quello di una veghiana con la tuta aderente e i capelli corti, neri, con una treccia sul davanti. Le sopracciglia sottili evidenziavano un paio di occhi a mandorla con le iridi piccole, che avevano lo sguardo sadico del cacciatore.
La donna, detta Vixen, “il serpente”, si alzò dalla sedia con calma: era una professionista, e sapeva bene cosa fare: però trovava giusto divertirsi un po’, nel suo lavoro, e, dopo aver osservato la vita del villaggio, la sua scelta era caduta su Mineo.
Senza un po’ di svago, ti passa la voglia di lavorare, pensò sogghignando.
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Sabato prossimo: la ricerca di Mineo.

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Edited by joe 7 - 19/7/2010, 12:17

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta semi-medievale di Rubi, occupato da Vega, in un villaggio di ribelli chiamato Escondida. Quando la madre di Mineo si ammala a causa della puntura di un insetto velenoso, la ragazza corre nel bosco a prendere le piante medicinali. Ma tutto questo fa parte del piano di Vixen, una veghiana che aveva preso il posto di Abarai, uno degli uomini del villaggio, dopo averlo ucciso…

Mineo correva veloce come il vento, diretta verso le cascate dello Jibango. Era una zona difficile da raggiungere e pericolosa, ma le erbe di Yami, che potevano guarire sua madre, crescevano in abbondanza solo lì, chissà perché. Ogni tentativo di coltivarle nel villaggio era stato inutile. Dopo aver saltato da una roccia all’altra, da un albero all’altro, arrivò alla cascata. Legò una corda, che aveva portato con sé, ad un albero robusto che sporgeva sulle acque che cadevano a strapiombo, ruggendo. Gettavano in aria talmente tante goccioline d’acqua che Mineo si trovò in un attimo tutta bagnata. I suoi capelli viola si attaccarono alla schiena e davanti al volto, e dovette scostarli per vederci bene. Però non le importava: le interessava solo trovare l’erba Yami. Ondeggiando, alla fine raggiunse la riva erbosa di lato della cascata, e, arrampicandosi su di essa, a poco a poco, frugò tra le erbe presenti. Doveva stare attenta: con tutta quell’acqua che spruzzava, scivolare era facilissimo. Infatti perse la presa due o tre volte, ma ogni volta ricominciò daccapo. Il rombo della cascata era quasi assordante. Alla fine, trovò le caratteristiche erbe triangolari Yami, seminascoste dietro una pietra. Estrasse il coltello e iniziò a prelevarle, mettendole dentro una bisaccia sigillata.

In mezzo all’acqua e al rumore della cascata, Mineo non poteva accorgersi della guardia di Vega che, col binocolo in mano, poco distante, l’aveva notata. Era una delle guardie anonime e senza volto dell’esercito veghiano, con la struttura quasi eterea e con un curioso tentacolo corto sulla testa. Fu sorpreso per la scoperta: era stato mandato a caccia di animali per il cibo dell’accampamento e, inaspettatamente, si era trovato davanti una donna di Rubi, venuta fuori da chissà dove, che frugava di lato della cascata con una corda legata alla vita. Eppure da quelle parti non dovevano esserci dei nativi, secondo gli ultimi rapporti. Sicuramente era una ribelle. Si chiese per un momento se doveva eliminarla col fucile laser. Ma sarebbe stato meglio prenderla viva: poteva dire loro dov’era la base ribelle. Prese il comunicatore ed iniziò a parlare alla base di Tarao, l’accampamento veghiano del capitano Shion.

Mineo, ignara di tutto, aveva finito la raccolta e stava tornando sui suoi passi, quando vide qualcosa. Sul fiume, poco prima della cascata, c’era un ramo sporgente e sulle prime lei non ci aveva fatto caso. Ma guardandolo con più attenzione, si accorse che c’era qualcosa sul ramo. Un corpo umano. Mineo alzò la voce per chiamarlo:
“Ehi, mi senti? Puoi muoverti?”
Nessuna risposta. Si vede che è svenuto, pensò. Attraversare a nuoto quel tratto di fiume era una pazzia: era troppo vicino alla cascata e lei sarebbe stata spazzata via in un attimo dalla violenza delle acque. Anche il ramo tendeva a cedere. Bisognava fare in fretta, e senza tanti complimenti. Prese la fune, se la legò in vita e legò l’altra estremità ad un tronco. Poi, con un’altra fune, legò un laccio e lo fece vorticare: scelto il momento giusto, lo lanciò. Dopo qualche tentativo, riuscì ad afferrargli il polso. Tirò con tutta la sua forza, mentre doveva resistere all’impulso della corrente. Quello lì berrà un po’ di acqua, ma almeno ne uscirà vivo, pensò Mineo. Alla fine, riuscì a portarlo a riva. Una volta rimesse a posto le funi, si avvicinò allo sconosciuto: bisognava fargli espellere l’acqua e fargli la respirazione bocca a bocca. Ma, appena lo vide bene, capì che era inutile: l’uomo era morto. E non di morte naturale: il foro sul petto era quello di una pistola laser. Un’arma veghiana. Guardandolo bene, Mineo emise un gemito strozzato. Il cadavere era quello di Abarai.
Ma non è possibile, si disse lei, avvicinandosi. L’uomo era morto da giorni, si vedeva subito, ma era inequivocabilmente Renji Abarai. I tatuaggi sul volto, i vestiti, tutto…era proprio lui.
Ma Abarai era stato al villaggio solo ieri. Che significa? si chiese Mineo.
Un rumore leggero, dietro di lei, la fece trasalire. Due soldati di Vega le stavano puntando contro dei fucili laser.
“In piedi e alza le mani!” disse uno. Mineo obbedì. Le sue dita accarezzarono il pugnale che nascondeva sotto le fasce del polso. Non ora, pensò. Bisogna scegliere il momento giusto.
“Chi è quell’uomo? Un tuo complice?” chiese l’altro.
“L’avete ucciso voi. Saprete almeno chi sono le persone che ammazzate, spero.”
“Non fare l’insolente. Fatti da parte. E ricordati che sei sotto la nostra mira.”
La guardia si avvicinò al corpo di Abarai, dandogli un’occhiata distratta.
“Sembra che dica il vero” commentò “E’ stato ucciso dai nostri laser.”
“Bè, chi se ne frega. Un ribelle in meno.”
“E un imbecille in più.”
Le guardie si voltarono di scatto verso chi aveva parlato. Un uomo dai capelli biondi e la pelle chiara uscì dalla vegetazione. Aveva la corazza e lo stemma della guardia reale, insieme al mantello rosso. Stranamente, aveva una spada al fianco, cosa insolita per un veghiano.
“Ca…capitano Shion! Non dovevate comparire così all’improvviso, signore! Stavo per spararvi!”
“Stai tranquillo, non ci saresti riuscito.” rispose lui. Poi si avvicinò a Mineo, dicendo: “Abbassa le mani e lascia stare il tuo coltello. Almeno per un momento.” Le passò davanti, chinandosi sul cadavere di Abarai. Mineo restò interdetta.
“Come…come sapevi che avevo un coltello?”
Senza guardarla, mentre esaminava il corpo dell’uomo morto, rispose:
“Hai abbassato le dita della mano destra per un attimo. E’ lo scatto di difesa di chi sta per afferrare un pugnale nascosto nel manico.”
“Hai proprio ragione.” disse Mineo, estraendo il coltello in un lampo e puntandolo sulla gola di Shion. Le due guardie alzarono le armi all’istante.
“Non vi muovete!” esclamò la ragazza “Alla prima mossa, il vostro capitano è finito!”
“Giusto.” ammise Shion con calma “Non muovetevi. Se no avrete la seccatura di dover eleggere un nuovo capitano.”
Mineo fu ancora più sconcertata per la tranquillità che quel veghiano mostrava. E’ decisamente strano questo tipo, pensò.
“Scusa, ma sei stupido? Non ti importa della vita?” disse lei.
“Certo che mi importa. Ma intanto, vorrei esaminare questo cadavere, se mi permetti. Se ti senti più tranquilla col tuo coltello puntato sulla mia gola, lascialo pure lì.”
La ragazza si sentì presa in giro. L’altro continuò a parlare, mentre esaminava le vesti di Abarai.
“Come ti chiami?”
“Mineo.”
“Bel nome. Io sono il capitano Shion dell’armata di Vega. Molto lieto.”
“Continuo a dire che sei un imbecille. Sei un nemico e ti posso ammazzare in un attimo. Lo capisci o no questo?” disse Mineo, esasperata.
“Mi sembra così ovvio che non vale nemmeno la pena di parlarne. Piuttosto, vorrei dirti io qualcosa di veramente importante.”
“Sentiamo, mister impassibile.” replicò beffarda lei.
“Quest’uomo non l’abbiamo ammazzato noi. Certo, è stato ucciso da un’arma di Vega, circa tre-quattro giorni fa. Sicuramente, sono stati dei veghiani ad ucciderlo, ma non quelli al mio comando. La ferita è dovuta ad un’arma laser di modello avanzato, che i miei soldati non hanno. E questo è strano. In quest’angolo di mondo, gli unici veghiani presenti siamo solo noi. Lo conoscevi?”
“Pensi che creda a questa panzana?”
“Ho un coltello puntato sulla gola, almeno concedimi il beneficio del dubbio. Lo conoscevi?”
“Era uno della mia gente. Si chiamava Abarai. E c’è una cosa che non mi quadra.”
“E sarebbe?”
Maledizione, ma che sto facendo? Sto discutendo con un veghiano! pensò.
Nonostante questo, rispose:
“Io ho visto Abarai vivo, solo poche ore fa. Al mio villaggio.”
Cretina! si rimproverò subito. Non dovevi parlare del villaggio!
Shion si voltò, fissandola negli occhi. Per la prima volta, la sua faccia espresse stupore.
“Tu…l’hai visto vivo?”
“Sì.”
Lui si alzò, incurante del coltello che Mineo continuava a puntargli contro.
“Sei stata ingannata, Mineo. Conosco questo trucco: un veghiano che ammazza una persona e ne prende il posto. Avevo sentito che dal pianeta Vega avevano mandato qui Lady Vixen. Quello che mi hai raccontato sembra opera sua.”
“Vixen?”
“Sì. Vixen, il serpente. Una donna mutaforma, a caccia di ribelli nascosti in vari angoli dei pianeti conquistati. Agisce in modo indipendente, insieme ad un gruppo di soldati scelti di Vega. Prendere il posto di qualcuno e successivamente fare uno sterminio è il suo modus operandi.”
“Mi stai raccontando un sacco di sciocchezze!” gridò Mineo, incredula “Non credo ad una parola di quello che dici!”
Ma Shion non la stava ascoltando. Osservava da un’altra parte. Lei si sentì infastidita dalla sua indifferenza. “Mi ascolti?” disse, esasperata.
“Certo, ti stavo ascoltando.” rispose Shion “Solo, ho notato del fumo in quella direzione. Per caso, il tuo villaggio è da quella parte?” chiese, alzando un dito.
Mineo voltò lo sguardo nella stessa direzione e si sentì agghiacciare il sangue. Era senza dubbio il suo villaggio, Escondida, che stava bruciando. Sua madre. Suo padre. I suoi fratelli. Arianna.
“No!” gridò, scappando via e scomparendo nel bosco. Le due guardie alzarono le armi per spararle, ma un cenno del comandante li fermò.
“Andate a chiamare gli altri soldati della divisione e portateli qui. Equipaggiamento leggero: dovremo attraversare la foresta. Chiaro?”
“Er…sì, comandante.” Le guardie, perplesse, scesero in fretta verso l’accampamento. Rimasto solo, Shion osservò il punto del bosco dove era scappata Mineo. Provò una certa pena per la ragazza. Vixen è sadica e crudele. Ho paura che quello che vedrà Mineo non sarà un bello spettacolo.
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Sabato prossimo: Vixen.

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Rubi, occupato da Vega, in un villaggio di ribelli chiamato Escondida. Quando la madre di Mineo si ammala a causa della puntura di un insetto velenoso, la ragazza corre nel bosco a prendere le piante medicinali. Ma tutto questo fa parte del piano di Vixen, una veghiana che aveva preso il posto di Abarai, uno degli uomini del villaggio, dopo averlo ucciso. Grazie alle osservazioni di Shion, un comandante veghiano, Mineo scopre il complotto di Vixen…

Escondida, il villaggio di Mineo, stava bruciando davanti ai suoi occhi. Lei era rimasta acquattata, nascosta nel fitto della boscaglia, osservando impotente le capanne arse, la palizzata che cadeva franando, la gente che scappava inseguita e uccisa dai soldati veghiani. Osservando in alto, vide anche due minidischi che restavano fermi, mentre usciva un raggio traente che faceva scendere in continuazione dei soldati di Vega. Era un massacro. Ascoltava le urla e le risate, insieme al fragore del crollo delle costruzioni di legno, che, ridotte in cenere fumante, cadevano su se stesse.
Oltre al machete e al pugnale, Mineo non aveva null’altro. E loro avevano fucili laser e due minidischi pronti a fare ulteriori stragi. Maledetti veghiani! pensò con rabbia impotente. Ma non era il momento di rodersi il fegato. Doveva trovare il loro capo, Vixen, e ucciderla: anzi, meglio, catturarla come ostaggio.
E’ una donna mutaforma che avrà preso adesso le sue vere sembianze, quindi non dovrebbe essere difficile identificarla: i soldati veghiani in genere sono tutti maschi.
Spostandosi con cautela e scrutando con attenzione, all’improvviso vede una specie di radura, dove alcune persone erano appese per i polsi su pali orizzontali con delle corde legate con forza. Mineo diventò pallida nel riconoscerli. Erano suo padre, la sua amica Arianna e i suoi fratelli. Ma sua madre? Era malata. Dov’era?
Guardando con ansia, vide in mezzo alla radura una persona distesa su un pagliericcio, accanto ad un’altra in piedi. La prima era sua madre; l’altra una donna in tuta blu, capelli neri e corti, che osservava l’ingresso alla radura come se stesse aspettando qualcuno. Mineo capì subito: quella era Vixen, e la stava aspettando.
Agì prima ancora di pensare. Sapeva che era una trappola, ma non le importava. Estrasse il machete e il pugnale: era disposta a fare una strage, pur di prendere Vixen. Illuminata dalle fiamme, entrò nel villaggio raggiungendo subito la radura.
“Vixen!” urlò, comparendo davanti a lei, a venti metri circa di distanza.
“Conosci il mio nome? Che sorpresa, Mineo!” sogghignò la donna di Vega.
“Lascia andare mia madre e tutti gli altri, Vixen, e dì ai tuoi di lasciare subito il villaggio. A questa distanza, posso centrarti subito col machete o il pugnale.”
“Non ne dubito.” rispose lei, alzando una mano. All’improvviso, comparvero dei veghiani che puntarono le loro armi a raggi sulle persone appese.
“Se mi uccidi, i tuoi parenti moriranno. Ah, e morirai anche tu, ovviamente.”
“Lo sapevo che finiva così. Cosa vuoi da me, Vixen?”
“Lascia cadere a terra le tue armi, intanto.”
Il machete e il pugnale caddero a terra con un tonfo.
“Ora facciamo un bel giochino, Mineo. Come vedi, ci sono i tuoi cinque fratelli, i tuoi genitori e la tua amica. Otto persone. Otto vite che dipendono da te. Iniziamo.” concluse, estraendo la frusta elettrica.
Mineo aveva capito. Vixen voleva fare di lei un esempio per scoraggiare i ribelli. Ogni tentativo di evitare la frusta avrebbe significato la morte di Arianna o dei suoi familiari. Tipico divertimento veghiano.
“Solo una domanda.” disse Mineo.
“Prego.” rispose Vixen, saggiando la frusta.
“Sei stata tu a far ammalare mia madre e a far sparire le erbe di Yami sotto le spoglie di Abarai, vero?”
“Sei più intelligente di quanto pensassi.” rispose Vixen sorridendo. I bagliori delle fiamme intorno le davano un’aria ancora più sinistra.
“Perché hai fatto una cosa così complicata?”
“Questa è una seconda domanda. Ma voglio essere buona. Sei una donna importante, Mineo. Sei la figlia del capo e rappresenti il futuro del villaggio. Forse, addirittura la speranza della rivolta contro Vega. Dovevo mandarti via senza sospetti durante la nostra “pulizia”. Adesso che sei tornata, sarai un esempio perfetto per tutti i ribelli. Ti farà piacere sapere che i minidischi stanno registrando tutto questo e il tuo macello sarà trasmesso in tutti i pianeti come ammonimento. Diventerai famosa.”
“Quindi, se fossi morta prima, non avresti fatto un lavoro perfetto.”
“Proprio così. La ricompensa di Re Vega sarà molto alta.”
“Capisco. Vuoi completare la raccolta punti e vincere la bambolina.”
“Amo gli spiritosi.” sogghignò Vixen “Dopo la prima frustata, smettono di esserlo.”
Mineo non ne dubitava. La frusta elettrica era terribile. Oltre ai segni che provocava, le scosse sconvolgevano il sistema nervoso. Si sentì come un nodo allo stomaco. Vixen alzò la mano, impugnando il lungo manico della frusta che le era fissato sul polso: lo schiocco sovrastò l’aria, mentre la frusta fece un ampio giro. Poi scattò in avanti, rapidissima. Quello che successe dopo avvenne in un lampo. Mineo afferrò la punta della frusta con le mani. Vixen non aveva notato che lei aveva le mani bendate: una precauzione che Mineo faceva sempre, quando andava nel bosco, per evitare che venissero ferite o punte. In questo modo, le bende fecero da isolante, anche se, nonostante questo Mineo sentì un po’ la scossa. Ma resistette e, approfittando della sorpresa di Vixen, tirò a sé la frusta, trascinando a terra anche lei, che era legata alla frusta col polso. Appena Vixen le fu vicina, Mineo le saltò sopra la schiena, afferrando il machete che aveva lasciato cadere vicino. Serrando le gambe per tenerle immobilizzate le braccia, afferrò i capelli di Vixen alzandole la testa e mise la lama del machete sotto la sua gola. Tutto era successo così rapidamente che i veghiani ne furono ammutoliti.
“Lasciate cadere le armi e liberate i prigionieri. Se mi sparate, non ci metto niente a tagliarle la testa prima di morire. Questo machete è affilatissimo, basta solo un movimento!”
I veghiani erano incerti. Potevano spararle in testa o colpirla alla mano, ma non erano sicuri di centrarla. Inoltre, avrebbero colpito Vixen.
“Ehi” disse Mineo, tirando i capelli di Vixen, facendola gemere di dolore e rabbia “Dì ai tuoi uomini quello che ho detto io. E sbrigati. Ho poca pazienza.”
“Fate…fate come dice! Muovetevi!” urlò lei, furiosa. Poi aggiunse in un sibilo: “Me la pagherai cara.”
“Chiudi il becco.”
Scommetto che in questo momento avranno interrotto la diretta sulle televisioni e avranno messo in onda la pubblicità, pensò sarcastica Mineo. Bè, ho aiutato un po’ l’economia veghiana…
In poco tempo, i familiari di Mineo furono tutti liberati. Inoltre, i veghiani, senza la loro comandante, erano disorientati: in poco tempo, furono sopraffatti e resi prigionieri o uccisi. Il villaggio di Escondida era libero, anche se quasi distrutto.
“Bene, datemi una corda o qualcosa per legarla, adesso. Sono stufa di restare in questa posizione.” disse Mineo.
“Prego.”
Davanti a Mineo apparve la corda, ma rimase sorpresa quando vide che chi la teneva in mano era il capitano Shion di Vega, che aveva incontrato poco prima.
“Hai proprio il vizio di puntare i coltelli alla gente, vedo.” commentò lui, divertito.

Nello stesso tempo, nell’area civilizzata di Rubi, la capitale del paese, Milarose, era in fermento. Da diverso tempo il vecchio governatore di Vega, Baraggan, era stato richiamato sul suo pianeta natale e tra poco sarebbe arrivato il nuovo governatore. L’attesa era febbrile: anche la popolazione occupata osservava l’avvenimento: se non lo faceva di persona, lo osservava davanti ai numerosi schermi diffusi sulle varie città e paesi. La diretta di quello che era successo ad Escondida non era nemmeno stata trasmessa, vista l’importanza dell’evento. La curiosità degli abitanti di Rubi sul nuovo governatore era giustificata: che tipo sarebbe stato? Spietato? Pietoso? Comprensivo? Avrebbe concesso o no un minimo di indipendenza?
Il comitato di ricevimento, con tutti i capitani veghiani e i vari sindaci delle città di Rubi, osservò l’arrivo lento e maestoso dell’astronave, che era piuttosto grande, anche per una persona importante come il governatore di Rubi. Una volta atterrata, si aprì uno sportello e uscirono gli araldi e i portabandiera. Questo sorprese un po’ tutti: queste cose erano riservate solo ad una persona di rango assai elevato. Il nuovo governatore dev’essere davvero importante, pensarono tutti.
Al suono delle trombe e al rullo dei tamburi, il governatore uscì dall’astronave, mentre i portabandiera, a sorpresa, fecero sventolare le bandiere col simbolo reale di Vega. La sorpresa aumentò quando videro che il nuovo governatore era una ragazza dai capelli rossi e una corona sulla testa: un personaggio assai noto a tutti, visto che il pianeta stesso era stato chiamato Rubi in suo onore.
La principessa Rubina, la figlia di re Vega, apparve davanti a tutti in mondovisione con un volto pallido e sofferente. Sembrava l’emblema del dolore portato con dignità.

Nello stesso tempo, sul pianeta Vega, il capitano Noria stava osservando sullo schermo l’arrivo di Rubina sul pianeta Rubi. Non aveva mai provato simpatia per quella principessa: troppo debole e fragile, al contrario del padre. Un peso inutile.
“Saremo finiti, se il regno di Vega passerà ad un’incapace come lei.” disse contrariato al suo luogotenente, Wabisuke, che osservava la scena anche lui con occhi di ghiaccio.
“Sono d’accordo, mio signore. Desidera quindi che andiamo avanti col progetto Delta?” esclamò con voce distaccata.
“Ovvio. Rubina deve morire. Su questo non c’è dubbio.”
__________________________________________________________________________________________________________

Sabato prossimo: la decisione di Mineo.

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Rubi, occupato da Vega, in un villaggio di ribelli chiamato Escondida. La mutaforma veghiana Vixen, insieme ai suoi uomini, aveva invaso il villaggio, ma Mineo, grazie anche all’aiuto inaspettato di Shion, un capitano di Vega, riesce a sconfiggerla e a sventare l’invasione…

“Cosa significa questo?” gridò la comandante Vixen, mentre veniva legata saldamente da Mineo. La sua rabbia però non era rivolta alla donna, bensì al capitano di Vega che l’aveva aiutata. “Capitano Shion, questo è tradimento!” esclamò la veghiana.
“Piano con le parole grosse, lady Vixen. Innanzitutto, la vostra era stata un’azione non autorizzata: avete invaso Escondida, che era sotto la mia giurisdizione, senza consultarmi. Non sapete, lady Vixen, che è reato fare azioni in territori occupati da altri?”
“Ma sono tutti ribelli, che importa come vengono sterminati?” protestò Vixen, mentre Mineo, in tutta risposta, strinse più forte le corde, facendole serrare i denti.
“Mettiamo le cose in chiaro, lady Vixen. Escondida è un protettorato, quindi né tu né nessun altro può toccarlo, oltre al governatore di Rubi.”
“Cosa? Un…un protettorato? Assurdo!”
“Aspettate!” interruppe Mineo “Non vi seguo più, non capisco il veghiano fino a questo punto. Cos’è un protettorato?”
“E’ un’area che, anche se occupata da Vega, conserva una sua indipendenza. E’ una concessione che possono fare i capitani di Vega.” spiegò Shion “In questo modo il tuo villaggio sarà salvo. Ma ci sono delle condizioni legali per fare questo.”
“E sarebbero?”
“Devo avere una motivazione valida perché Escondida sia un mio protettorato. Tu, Mineo, mi sembri in gamba con le armi. Vorresti diventare la mia guardia del corpo? Come motivazione è più che sufficiente.”
“La tua…guardia del corpo?” rispose lei, scioccata.
“Ho molti nemici.”
“Non ho nessuna intenzione di lavorare per un veghiano. Punto.”

Una volta finito di legare Vixen e immobilizzarla ad un palo, Mineo si allontanò, dirigendosi verso l’area dei malati, cercando sua madre. I suoi fratelli avevano già preso l’erba Yami e l’avevano mescolata insieme con altri ingredienti: dopo aver fatto bere alla loro madre la medicina, la lasciarono dormire.
“Sandor” esclamò Mineo, rivolta ad uno dei suoi fratelli “La mamma come sta?”
“Credo sia guarita. Senti, papà vuole parlarti. E’ nella piazza grande.”
Mineo si diresse verso la zona indicata, attraversando le rovine del villaggio. I pianti e i lamenti dei sopravvissuti rendevano ancora più triste la scena. I soldati di Vega erano o morti o imprigionati nella piazza grande. I sopravvissuti erano riuniti attorno al capo del villaggio, che era il padre di Mineo, Tenma, e stavano discutendo sul da farsi. Attorno al villaggio c’erano i veghiani di Shion, che lo tenevano sotto osservazione, mentre i minidischi di Vixen erano ancora sospesi in alto: anche se immobili, erano sempre una potenziale minaccia. Bastava poco perché si scatenassero sul villaggio, distruggendo tutto ciò che era rimasto.
Che situazione, pensò Mineo. Praticamente è come essere sempre davanti al mirino di una pistola. E’ sempre meglio comunque esserlo prima che spari, non dopo. Il fatto di avere Vixen come ostaggio e Shion che pare essere dalla nostra parte ci dà una certa tranquillità, ma precaria.
Quando Mineo si avvicinò alla gente sulla piazza, una ragazza le corse incontro e l’abbracciò piangendo:
“Mineo!”
“A…Arianna? Stai bene?”
“Mio padre…mia madre…tutti…sono…sono…” singhiozzò l’amica.
Mineo capì: non c’era bisogno di parlare. La lasciò piangere, abbracciandola in silenzio. Quasi si sentì colpevole per avere i suoi parenti ancora vivi.
“Mineo…scusami, ma dobbiamo parlare” disse suo padre.
Arianna si staccò da lei e disse, asciugandosi le lacrime:
“Vai. Io…voglio stare da sola per un po’.”
“Va bene.”
Mineo osservò la figura triste di Arianna che si allontanò in mezzo alle macerie. Le veniva in mente l’Arianna di ieri che rideva e le mostrava i vestiti a casa sua, e si sentì stringere il cuore. Le sembrava ancora impossibile un simile disastro. In un certo senso, capì che la sua innocenza era finita. Si voltò verso il padre, che le fece segno di entrare insieme a lui in uno dei pochi edifici di legno e tela rimasti ancora in piedi. Una volta seduti a terra l’uno di fianco all’altro, il padre iniziò a parlare:
“Ascoltami, figlia. Come temevo sarebbe successo, Vega ci ha scoperti e rischiamo tutti quanti la vita: anzi, senza l’intervento del capitano Shion, saremmo morti tutti. Sei stata brava a fermare Vixen, ma ti avrebbero uccisa comunque. Siamo tutti in debito con lui.”
A Mineo cominciava a non piacere questo discorso. Essere in debito con un veghiano era una cosa normale come il sole a mezzanotte. Detestava la guerra e il sangue, ma non era così ingenua da fidarsi dei veghiani.
“Non ho intenzione di fare la guardia del corpo di Shion. Non posso andare chissà dove con uno sconosciuto. Un nemico, poi. Mi stai chiedendo di vivere tra i veghiani, papà!”
“Per ora l’unica via d’uscita sembra cercare di avere dei buoni rapporti con loro. Ho capito che la ribellione, adesso come adesso, è sterile. Inoltre, sembra che la figlia di Vega, Rubina, sia assai diversa dal padre: è possibile quindi che in futuro le cose cambino. Poi, non andrai da sola: Shion vorrebbe un gruppo di rappresentanti del villaggio, e tu tra di loro come sua guardia del corpo. Lui non mi sembra malvagio.”
“Quello lì non mi piace!” sbottò la ragazza. Shion era l’unico uomo capace di metterla in imbarazzo: spesso davanti a lui si sentiva cretina. Non ne voleva sapere di un tipo così presuntuoso. Poi, dover abbandonare la sua famiglia, la sua casa…
All’improvviso, Sandor, il fratello di Mineo, entrò da loro e disse:
“Vixen è fuggita!”

La corsa nella foresta sembrava non avere mai fine. Il fitto della boscaglia e delle liane rendeva quasi impossibile l’andare avanti. Vixen iniziò a capire perché Mineo usasse il machete per attraversare la foresta. Le armi laser avrebbero solo incendiato gli alberi, ostacolando ancora di più il passaggio. A Vixen rimanevano solo le mani per farsi strada. In poco tempo, se le trovò piene di graffi e ferite. Le venne in mente che Mineo aveva le mani bendate. Scoraggiata, si fermò ansimante, appoggiandosi ad un tronco. La fuga era stata facile per una mutaforma come Vixen, ma lei cominciò a chiedersi se aveva avuto una buona idea. Voleva raggiungere al più presto la piccola astronave che aveva nascosto per queste evenienze, in modo da raggiungere al più presto la capitale di Rubi, Milarose, e informare il governatore del tradimento di Shion. Ma l’astronave sembrava così lontana. Osservò ansiosa il miniradar incorporato sulla sua tuta: con stupore, si accorse che aveva già superato il posto dove c’era l’astronave. Ma com’è possibile? si chiese. Non l’aveva vista. Tornò incerta sui suoi passi e, osservando bene, si accorse che l’astronave era completamente sommersa dai rampicanti. Non è possibile, pensò, erano solo due giorni che l’avevo lasciata lì! Presa dal panico, cercò freneticamente di togliere le liane, senza badare al dolore alle mani, quando un ruggito le fece ghiacciare il sangue nelle vene. Voltandosi, vide una tigre striata, con la pelliccia blu e due lunghissimi canini aguzzi. Non ebbe neanche il tempo di gridare.

Mineo e Shion trovarono poco dopo i resti di Vixen.
“Per la nebulosa, che scempio!” disse il capitano, impallidito.
Anche Mineo tolse lo sguardo. “Siamo arrivati tardi.” disse “La foresta è terribile, anche per chi è dotato di tecnologie come le vostre. Vixen ha pagato molto caro i suoi crimini: speravo di trovarla viva. Credo sia stata una ‘zanna blu’ a sbranarla: sono molto feroci. Meglio allontanarci da qui al più presto.”
Una volta tornati ad Escondida, Shion le disse:
“Con la morte di Vixen, voi del villaggio siete in una brutta situazione. Mineo, a questo punto tu e i tuoi compagni mi dovete accompagnare a Milarose, dal governatore, per avere la nomina di guardia del corpo e evitare così la vendetta dei veghiani.”
“Non capisco perché te la prenda così a cuore. Non sei un veghiano anche tu?” chiese lei, confusa.
“Sì, ma non approvo la volontà di sterminio e conquista del mio re. Vorrei cercare di limitare il più possibile i danni e mantenere dei rapporti, se non buoni, almeno senza conflitti con le popolazioni occupate.”
“Sei strano, Shion.” Senza rendersene conto, Mineo cominciava ad ammirarlo.
“Me lo dicono fino alla nausea sul pianeta Vega. Allora, cosa decidi di fare?”
“Va bene, Shion. Sembra che non abbia altra scelta. Verrò con te a Milarose.”

Intanto, a Milarose, Rubina, il nuovo governatore, stava dando parecchi grattacapi agli amministratori veghiani. Aveva voluto visitare di persona le miniere dove gli schiavi di Rubi dovevano lavorare, e aveva preteso non solo che fossero ben nutriti, ma anche che fossero alloggiati in modo più decente. Inoltre, aveva ordinato persino che ricevessero un minimo di paga. Annullò tutte le sentenze di condanna a morte, o convertendole in anni di prigione o addirittura a volte concedendo la libertà. Volle anche erigere ospedali per i prigionieri e per la popolazione occupata, e mille altri provvedimenti simili che provocarono ripetute proteste e mormorazioni da parte dei vari sindaci e capitani veghiani. Tutte le proteste furono respinte da Rubina con gentilezza: ma era una gentilezza implacabile. Letteralmente, pugno di ferro in guanto di velluto.
“Principessa, non può continuare così. Potrà forse avere il favore della popolazione di Rubi, ma si inimicherà quella dei comandanti veghiani. Io stesso non approvo questo nuovo ordine di amnistia. Dovrò fare rapporto a vostro padre.” disse il Gran Ciambellano Noitra, un uomo magro e asciutto, con il pizzo curato e gli occhi cerchiati da occhiaie che gli davano l’aspetto di uno che dorme poco la notte. La sua veste bianca rendeva ancora più pallido il suo viso: Rubina nei suoi pensieri lo soprannominava “il fantasma”.
“Vada pure a riferire a mio padre. Da parte mia, ho rotto i rapporti personali con lui.” rispose Rubina, senza scomporsi. “Inoltre, le ricordo che re Vega è lontano e io sono vicina. E la pena di morte per chi disobbedisce al governatore è sempre valida. Agisca come crede.”
Noitra represse un brivido. Neanche la minaccia di fare rapporto a re Vega poteva scuotere la principessa. Dovette arrendersi.
“Non…non intendevo mancarle di rispetto…” balbettò.
“Mi fa piacere, Noitra. C’è altro?”
“Domani verrà il capitano Shion a chiederle udienza, principessa.”
“Shion? Mi ricordo di lui. Gli concedo volentieri l’udienza.” rispose Rubina, con un leggero sorriso. Shion era uno dei pochi veghiani a pensare con la loro testa, secondo Rubina. Un po’ le ricordava Duke. Ma non voleva pensare a lui. Il ricordo era ancora troppo doloroso.
“Ah. Il mio promesso sposo arriverà domani? Ne sono contenta. E’ parecchio che non lo vedo.”
La donna che aveva appena parlato stava dietro Rubina: era piuttosto conosciuta nella corte di Vega. Era appena arrivata su Rubi proprio per incontrare Shion. Rubina la osservò. Molto bella, alta, elegante, capelli neri lisci e un abito scuro molto decorato. Portava lunghi guanti neri e un lungo bocchino col quale fumava con cura una sigaretta raffinata.
Lady Cabaner sembrava una donna fatale, più che una dama di corte e si raccontavano parecchie cose su di lei. Rubina si chiese perché Shion dovesse sposarsi con una persona così diversa da lui. Inoltre, Lady Cabaner non le piaceva. Aveva qualcosa di inquietante nei suoi occhi neri. La principessa le rispose in poche parole:
“Entro domani potrà incontrarlo, Lady Cabaner.”
__________________________________________________________________________________________________________

Sabato 4 Settembre: Intrighi di corte a Milarose.

Siccome è quasi ferragosto, ne approfitto per interrompere momentaneamente la storia e lavorarci sopra bene. Riprenderò sabato 4 Settembre.

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Rubi, occupato da Vega. Il suo piccolo villaggio è stato sottoposto all’invasione dai Veghiani, ma un capitano di Vega, Shion, salva il villaggio dal massacro e propone a Mineo di andare con lui a Milarose, la capitale di Ruby, per diventare ufficialmente guardia del corpo di Shion. In questo modo, il villaggio di Mineo non sarà più attaccato. Nel frattempo, Rubina, la figlia di Vega, diventa governatore di Ruby…

L’ uomo sale lentamente le scale verso il patibolo. Si inginocchia davanti ad un tronco e vi appoggia sopra la testa. Il ragazzo riconosce all’istante il padre e rimane pietrificato. Per la millesima volta, il boia col cappuccio alza la gigantesca scure che brilla per un attimo nel cielo. Vorrebbe distogliere lo sguardo, ma non ne è capace. Per la millesima volta, la scure si abbassa, suo padre muore ancora e il sangue riempie tutto.
Shion si svegliò urlando. Ancora quel sogno. Sperava che non tornasse più: invece il ricordo lo tormentava ancora. Si alzò dal letto: era quasi l’alba. Si accorse che stava tremando, e non per il freddo. Si avvicinò alla credenza dei vini, cercando quello più forte. Ne sentiva il bisogno quasi doloroso. Versò una quantità abbondante nella caraffa e cominciò a berlo. Poi ci ripensò. Aveva visto uomini ridotti a larve per il troppo bere: anche molti capitani di Vega erano finiti così. La piaga dell’ubriachezza era cronica nel pianeta di Vega, dove l’uomo era al servizio del dovere e delle macchine, e dove la parola pietà non aveva senso. Certo, i veghiani non la davano; ma nemmeno la ricevevano. Shion sapeva bene tutto questo. Ma il ricordo di suo padre stava diventando un’ossessione. Provò ancora una grande sete. Ad un certo punto pensò a Mineo: doveva incontrarla proprio oggi per portarla a Milarose. All’improvviso, le venne in mente lei con la faccia imbronciata. Lui non avrebbe fatto certo una bella figura, tutto alticcio. Versò via il vino e rimise a posto la bottiglia. Chissà perché quella ragazza le era venuta in mente.

“Allora sei proprio decisa?” chiese Mineo.
“Assolutamente. Verrò con te, dovunque tu vada” rispose decisa Arianna.
Erano passati alcuni giorni dall’invasione di Escondida e, oltre a riparare i danni, bisognava prepararsi a partire. Mineo e altri cinque volontari sarebbero partiti insieme a Shion a Milarose, la capitale, per chiedere al governatore di diventare “guardie del corpo” di Shion. Un espediente necessario per proteggere Escondida dalla furia di Vega. Poi i volontari sarebbero tornati nel villaggio e avrebbero ripreso la loro vita quotidiana. Oltre a Mineo, tra i volontari c’era anche Arianna, la sua migliore amica: ora che lei aveva perso la sua famiglia durante l’assalto di Vixen, voleva stare lontana dal villaggio per un po’: i ricordi del passato la rendevano troppo triste.
Mineo e Arianna presero le borse per la partenza e si avviarono insieme col capo del villaggio, Tenma, il padre di Mineo, e gli altri volontari. Per garantire il buon esito, Tenma li avrebbe accompagnati. Si diressero tutti verso l’uscita del villaggio, dove i familiari e gli altri abitanti li aspettavano per gli ultimi saluti. C’erano ancora delle perplessità: anche se Shion si era mostrato affidabile – grazie alle medicine e alle cure, molte persone del villaggio erano state salvate da morte certa – c’era ancora una certa diffidenza verso di lui. La presenza di Tenma e Mineo però garantiva il buon esito. Ma sarebbe stato sufficiente? Sarebbe andato tutto bene? A volte ci sono dei casi in cui si può solo sperare e basta.
I “volontari”, oltre a Mineo ed Arianna, erano tutti un po’ eccitati: nessuno di loro aveva mai visto la capitale. Mineo c’era stata quando era molto piccola, quindi non aveva molti ricordi. I suoi genitori abitavano a Milarose ed erano dovuti scappare a causa degli invasori di Vega.
La madre e i fratelli di Mineo la salutarono abbracciandola: in particolare, sua madre – che ormai era guarita – la guardò negli occhi e disse:
“Mineo, stai attenta. Conosci poco il mondo esterno.” Poi, all’improvviso, estrasse un oggetto simile a due batuffoli di cotone rosa legati con lo spago. Lo legò alla camicetta di Mineo, sulla sua spalla sinistra. “Questo è il mio Gown, Mineo. Portalo sempre con te. Ti darà la protezione degli dei, che risponderanno di più alle mie preghiere”
Mineo alzò l’oggetto con la mano, osservandolo incuriosita:
“Un Gown? Cos’è?”
“E’ tramandato di generazione in generazione nella nostra famiglia. Portalo con te: ti farà ricordare sempre chi sei e da dove vieni. Non dimenticare le tue radici e il tuo mondo, Mineo. Questo ti darà la forza di affrontare il domani.”
“Stai parlando come se dovessi andare lontano. Tornerò tra pochi giorni, non devi preoccuparti.”
“Certo, ma non si sa mai”
Ishin Saura, la madre di Mineo, non disse altro. Non disse a Mineo che, mentre era febbricitante, le sembrava di vedere sua figlia, vestita da capitano di Vega, che si schiantava a bordo di un’astronave veghiana su un mare sconosciuto, non di Ruby. E aveva visto anche un uomo dai capelli lunghi che aveva cercato inutilmente di salvarla. Che abbia visto il destino di mia figlia? si chiese in continuazione, dopo che era guarita. Per questo, per sicurezza, volle affidarle il Gown.
Mineo e gli altri si allontanarono continuando a salutarli, fino a che scomparvero dall’orizzonte. Ora tutto il villaggio era sulle spalle di Ishin Saura, fino a quando sarebbe tornato il marito. Lei continuò a guardare per lunghi istanti il punto dove prima c’era sua figlia. In qualche modo, sentì che Mineo non sarebbe mai più tornata ad Escondida. Sentì gli occhi che stavano per diventare umidi dal pianto.

“Che tipo è Shion, Mineo?” chiese Arianna, mentre si avviavano verso l’astronave veghiana che li stava aspettando.
“Mi sembra una persona sincera. Eppure ha qualcosa che non mi convince.”
“Pensi che possa ingannarci?” rispose lei, allarmata.
“No, non è quello. Ti ho detto che mi sembra sincero, anche se è un veghiano e non mi va a genio. E’ il suo atteggiamento che non capisco. Non so come spiegartelo. Mi sembra piuttosto…fatalista, rassegnato.”
“Non ti seguo.”
“Arianna, la prima volta che l’avevo incontrato, l’avevo minacciato con un coltello puntato alla gola. E lui non aveva opposto resistenza. Lo potevo ammazzare, ma mi sembrava quasi che non gli importasse. Anzi, forse lo desiderava persino. Non so come spiegartelo. E’ una sensazione.”
“Ma tu non sei un’assassina, Mineo. Non hai mai ammazzato nessuno col coltello!”
“Ma lui non lo sapeva. Questo è il punto. C’è qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che sembra quasi un lasciarsi andare.”
“Ti piace proprio, insomma.” concluse Arianna, sorridendo.
“Non dire sciocchezze!” rispose lei alterata.
“Siamo arrivati” disse Tenma, il padre di Mineo. Davanti a loro c’era un grande minidisco di Vega, con uno sportello aperto e una scaletta. Accanto all’entrata, il capitano Shion aspettava a braccia conserte.

Il minidisco si allontanò e Mineo, all’interno, osservò la foresta e il villaggio di Escondida diventare sempre più piccoli. Da anni era vissuta in un ambiente naturale, tra legna, erba e pietre: il contatto con le fredde pareti di metallo dell’astronave le sembrava strano. Per la prima volta, inoltre, sentiva il fastidioso ronzio di sottofondo dei motori dell’astronave. Ticchettò sul vetro dell’oblò: era la prima volta che vedeva un metallo così resistente, e nello stesso tempo liscio e trasparente. Si guardò intorno, sconcertata: attorno a lei c’erano strutture strane con luci, lancette, immagini visibili e mobili sulle pareti. Ricordava vagamente delle cose simili quando era piccola, a casa di suo padre a Milarose. Ma ora le sembrano totalmente aliene e ostili.
Osservò di nuovo la foresta e il villaggio dall’oblò: non si vedevano più. All’improvviso, Mineo sentì la solitudine e la consapevolezza di stare andando verso l’ignoto. Da tanti anni erano vissuti in un piccolo villaggio con una vita rurale e contadina, lontani il più possibile da ogni conflitto. Adesso tutto è cambiato con una rapidità impressionante. Le manca il tramonto che vedeva spesso sull’impalcatura sull’albero. Si chiese se c’era ancora. Nei giorni dopo l’invasione, le cose da fare erano così tante, che Mineo non aveva avuto il tempo di controllare.
Anche gli altri volontari di Escondida erano a disagio, ad eccezione di Tenma, che osservava tutto con aria pensierosa. Sentiva su di sé la responsabilità di una decisione così impegnativa: allearsi col nemico per sopravvivere.

“E’ la prima volta che voli, Mineo?” chiese una voce un po’ ironica.
La ragazza si voltò di scatto per la sorpresa, e riconobbe Shion.
“Non abbiamo astronavi dalle mie parti.” rispose con tono freddo.
“Forse hai paura che cadiamo a terra tutti.” aggiunse lui con un sorriso.
“Cosa te lo fa credere?”
“Da cinque minuti stai stringendo con forza il manico del tuo coltello.”
Mineo mollò all’istante il manico come se scottasse.
“Questo non c’entra nulla.” disse, imbarazzata.
“Certo. Ad ogni modo, quando saremo dal governatore dovrai consegnare le armi. Non pensare di portarle con te.” disse Shion, allontanandosi.
Questo governatore mi sta già antipatico, pensò Mineo.
Nessuno sapeva ancora che Rubina era diventata il nuovo governatore di Milarose. Soprattutto, Mineo non sapeva che laggiù lei avrebbe incontrato Lady Cabaner e si sarebbe compiuto il suo destino.
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Sabato prossimo: Milarose.

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Il suo piccolo villaggio è stato sottoposto all’invasione dai Veghiani, ma un capitano di Vega, Shion, salva il villaggio dal massacro e propone a Mineo di andare con lui a Milarose, la capitale di Ruby, per diventare ufficialmente guardia del corpo di Shion. In questo modo, il villaggio di Mineo non sarà più attaccato. Nel frattempo, Rubina, la figlia di Vega, diventa governatore di Ruby…

La città capitale di Ruby, Milarose, apparve nell’orizzonte, mentre il minidisco la attraversava per dirigersi verso lo spazioporto del governatore di Vega. Mineo guardava tutto con gran stupore. Non aveva mai visto tante costruzioni di metallo così alte e tutte insieme. C’erano anche, oltre alle astronavi, degli oggetti più piccoli che sfrecciavano a terra, veloci come certe lucertole del bosco che Mineo aveva visto. Suo padre, lì vicino, le spiegava che quegli oggetti si chiamavano macchine e, a differenza delle astronavi, sfrecciavano sospese a pochi centimetri dal suolo, grazie ad un sistema particolare di antigravità. Mineo faceva fatica a capire termini così complessi: questo nuovo mondo per lei era fin troppo strano. Non vedeva alberi, né uccelli, né animali. Si sentì completamente fuori posto.
Appena scesero dall’astronave, furono ricevuti dall’emissario del governatore, un uomo dalla veste bianca, magro e col pizzo curato. Salutò con deferenza il capitano Shion e si presentò:
“Sono Noitra, il ciambellano di corte del nuovo governatore. Prego, salite in macchina: c’è spazio per tutti.”
“Non c’è più il governatore Baraggan?” chiese Shion, sorpreso “E chi è il governatore in carica?”
“La principessa Rubina, capitano. Non lo sapeva?”
“Come?” Shion rimase senza parole, e così pure Tenma, il padre di Mineo.
“E’ quella Rubina di cui mi parlavi, papà?” chiese Mineo.
“Esatto. Sono davvero sorpreso, figliola. Forse, con lei al comando, Rubi potrà essere governata meglio.”
“E’ pur sempre una veghiana, papà. Non illuderti troppo.” sospirò Mineo.
Arianna, l’amica di Mineo, era rimasta in silenzio. A causa dei veghiani, aveva perso i suoi genitori ed ora bisognava scendere a patti con loro. Non voleva la vendetta – sarebbe stato inutile – ma, anche per lei, un veghiano valeva l’altro.
La macchina sfrecciò silenziosa e rapida lungo strade sospese sopra le altre, simili a lunghissimi ponti che attraversavano la città di Milarose, facendo vedere mille cose nuove a Mineo e ai suoi compagni, che passarono di stupore in stupore.

Nel frattempo, nel palazzo del governatore, in un’ala riservata agli ospiti, Lady Cabaner scostò le tende, osservando dalla finestra i palazzi e le strade di Milarose. Il suo fisico adulto, elegante e slanciato, insieme ai suoi lunghi capelli neri, mostrava una bellezza magnetica ed affascinante. I suoi occhi però esprimevano una crudeltà senza limiti: ma lei era abilissima a nasconderlo sotto un’apparenza delicata e gentile in presenza d’altri. La sua veste nera e ricamata, con decorazioni simili ad arabeschi, la facevano apparire come una donna fatale dell’alta società. Con un sorriso che non prometteva niente di buono, osservò il lungo bocchino che teneva tra le dita e la brace della sigaretta che lasciava nell’aria una sottile scia di fumo. Disse con aria divertita:
“Il mio promesso sposo, Shion, sta arrivando. Non sei contento, Wabisuke?”
L’immagine tridimensionale di un uomo con capelli bruni e curati, una cicatrice sul volto e una bocca che sembrava un taglio sulla pietra annuiva soddisfatto, anche se non mostrava la minima emozione. Il suo vestito era quello di un ufficiale di alto rango, anche se, a giudicare dal suo fisico sembrava che fosse venuto dalle fosse dei gladiatori delle arene di Vega. Infatti, Wabisuke veniva da quell’ambiente: il suo sguardo di ghiaccio era quello di chi aveva ammazzato molte persone.
“Il tuo capo, Noria, può essere soddisfatto. Oggi si realizzerà il suo sogno: la morte di Rubina. Emozionante, non trovi?”
Aspirò con piacere la sigaretta dal bocchino, emettendo poi il fumo dalla bocca.
“Mi sembra che trattiate questa faccenda con troppa leggerezza, Lady Cabaner. Non possiamo permetterci di sbagliare. C’è troppo in gioco” disse Wabisuke.
La donna lo guardò di traverso, come se fosse stata insultata.
“Non sottovalutarmi, Wabisuke. Mai. E’ un buon consiglio quello che ti do. Anche se sei il luogotenente di Noria, non ti conviene criticarmi.”
“Allora ‘Delta’ andrà come previsto?”
“Certamente. E’ da tempo che abbiamo programmato tutto questo. Frequentando sul pianeta Vega il mio amato promesso sposo, il capitano Shion, ho potuto condizionare a poco a poco la sua volontà a piacimento grazie all’ipnosi subliminale. Noria ha fatto in modo che Shion, dopo essere caduto in disgrazia presso Re Vega, fosse stato mandato sul pianeta Rubi. Infatti, era in programma già da tempo che la principessa Rubina sarebbe andata laggiù come governatore: il suo paparino vuole che impari al più presto a governare. Iniziativa lodevole. Il fatto poi che lei abbia avuto una love story con quell’idiota di Fleed ha potuto affrettare le cose. Il suo cuore infranto ha spinto il babbo ad accelerare i piani e a mandarla qui subito perché lei potesse guarire dalle sue stupide pene d’amore. Il piano va ancora meglio di quanto pensavamo.” Lady Cabaner ridacchiò soddisfatta, poi continuò:
“Il mio ‘amato’ Shion farà il lavoro sporco per noi. I miei comandi post-ipnotici non sbagliano mai. Quando Shion vedrà Rubina, scatterà la follia omicida in lui: la ucciderà brutalmente. Quando le guardie lo circonderanno, lui si suiciderà. Tutti penseranno che abbia voluto vendicarsi di Re Vega per averlo mandato qui in questo posto di frontiera per punizione. Shion è un colpevole perfetto.”
“Ma come mai è venuta qui di persona, Lady Cabaner?” chiese Wabisuke “Se tutto va come previsto, non è necessaria la sua presenza.”
“Voglio essere sicura che tutto vada come previsto. Ho saputo che Shion ha simpatizzato con dei ribelli rifugiati nel bosco, che hanno addirittura ammazzato Vixen. Non voglio degli imbecilli esaltati tra i piedi. Attirando Shion nella capitale, ce li saremo tolti di mezzo.”
“Vixen era molto fedele a Noria. Il mio signore non ha gradito la sua morte” commentò Wabisuke.
“Ci occuperemo dopo dei responsabili. Le stanze delle torture li aspettano tutti. Si tratta solo di aspettare.”
Lady Cabaner aspirò di nuovo la sigaretta, reggendo con eleganza il bocchino.

La macchina alla fine arrivò al palazzo del governatore, un’enorme costruzione ricca di guglie e decorazioni con in centro lo stemma di Vega. Oltre alla guardie coi fucili laser, anche due robot giganti restavano in perenne sorveglianza all’ingresso. Il palazzo aveva un sistema di protezione tale da ridicolizzare al confronto quello di Fort Knox, o, per fare un paragone a livello veghiano, quello della Base Lunare Skarmoon: nessuna protezione era abbastanza, per la figlia di Vega.
Mineo continuò a guardarsi intorno, sempre più intimorita, mentre seguiva il gruppo verso la sala di accettazione, dove avrebbero dovuto rilasciare le loro armi. Coi suoi vestiti di pelle, i sandali intrecciati e il pugnale al fianco, la ragazza si sentiva a disagio davanti alle file di computer ronzanti, ai soldati con le loro divise regolari, alle pareti di metallo e plastica, pulitissime ma con colori freddi e smorti. Anche le luci avevano qualcosa di innaturale per lei, abituata a quella naturale del fuoco: aveva anche provato a toccare una di quelle fonti luminose, accorgendosi che erano fredde al tocco. Tutto un mondo alla rovescia. Anche quei robot giganti di guardia lì fuori le sembravano delle assurde montagne di metallo, simili agli orchi delle fiabe che le raccontavano quand’era piccola.
“Smettila di guardarti intorno, Mineo” esclamò il padre “Mi metti in imbarazzo. Su, và a consegnare il tuo pugnale. Bisogna andare senza armi dal governatore.”
“Governatrice, semmai” brontolò lei “Va bè, facciamo alla svelta. Non mi piace questo posto.”
Siccome non voleva fare brutta figura, istintivamente diede il suo pugnale a Shion, dicendo:
“Fammi un favore, consegnaglielo tu.”
Mineo si aspettò la solita battuta sarcastica, ma inaspettatamente non sentì nulla. Sorpresa, notò che Shion stava osservando il pugnale in modo strano.
“Ehi, che c’è?”
“Eh? Ah, niente, niente…dammi pure”
Perplessa, Mineo gli diede l’arma. Cos’ha, adesso? Per un attimo mi era sembrato un’altra persona, pensò.
Mentre si allontanarono per dirigersi verso la stanza del governatore Rubina, Mineo diede un’ultima occhiata alle armi lasciate nel deposito e notò subito qualcosa che non andava. Il suo pugnale non c’era. Ma l’ultimo ad averlo in mano era stato Shion, e lui avrebbe dovuto consegnarlo. Mineo lo osservò: non aveva niente in mano.
Non capisco, pensò. Ma nello stesso tempo percepì qualcosa, come una sensazione di pericolo, e sapeva che il suo istinto si sbagliava di rado. Facendo finta di inciampare, si aggrappò a Shion e lo abbracciò. In un attimo, si accorse che stava nascondendo un pugnale sotto i vestiti. Appena lo capì, si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Shion stava portando un’arma di nascosto dal governatore. Cos’ha in mente? Ma cosa sta succedendo? si chiese spaventata.
“Che ti succede, Mineo? Ti sei emozionata?” chiese Shion, perplesso.
“No, no, tutto a posto” rispose, rimettendosi in piedi. Si mise subito in testa al gruppo, camminando al fianco di Shion: voleva tenerlo d’occhio il più possibile.
“Perché mi stai vicino?” chiese lui.
“Bè…sono la tua guardia del corpo, no?” rispose Mineo, sorridendo nervosamente.

Attraverso un sistema di telecamere, Lady Cabaner notò che, accanto a Shion, c’era una donna dai capelli viola, un po’ disordinati e vestita come una selvaggia dei boschi. Chi diavolo è quella? E gli altri, chi sono? Shion avrebbe dovuto venire qui da solo! Che storia è questa? si chiese lei, perplessa.
Osservando poi da vicino la donna, notò che le sembrava familiare. Dove l’ho già vista, quella? Poi si ricordò, scioccata. Era la donna che aveva combattuto contro Vixen in quella trasmissione televisiva in diretta! Perché è così vicina a Shion? Possibile che sospetti qualcosa? Strinse con rabbia il bocchino della sigaretta.

Ormai mancavano pochi passi: avevano già attraversato l’ultimo portone e il gran ciambellano Noitra stava per presentare a Rubina Shion e gli altri. Mineo si accorse che Shion sembrava in trance. I suoi occhi apparivano vuoti e stava afferrando qualcosa sotto le vesti. Mineo sentì un nodo allo stomaco per la tensione: aveva capito. Per quanto fosse assurdo, Shion stava per ammazzare Rubina!
Fu una questione di un attimo. Rubina, dal suo seggio di governatore, stava per salutare incominciando:
“Benvenuti…”
All’istante, il braccio di Shion estrasse il pugnale per lanciarlo contro Rubina, ma Mineo colpì la sua mano col gomito, facendogli sfuggire l’arma, che volò in aria. Mentre cadeva, Mineo l’afferrò subito per la punta, poi, sempre tenendolo per la punta, porse il pugnale a Rubina, appoggiando il manico sull’avambraccio e sorridendo come se non fosse successo niente. Shion, ancora sotto ipnosi, era muto e incerto sul da farsi. A parte Mineo, nessuno aveva capito quello che stava succedendo.
“Cosa…cosa significa questo?” chiese Rubina, allarmata.
“Era soltanto una dimostrazione, signor governatore” spiegò Mineo “perdonate l’audacia. Volevamo farvi notare come i controlli delle armi non sono così rigorosi come sembrano.”
“E dovevate fare un simile spettacolo da circo per questo?” chiese lei, sempre più sconcertata.
“Le cose spettacolari rimangono più impresse, altezza. Accettate come omaggio questo pugnale decorato da parte mia: io sono Mineo di Escondida, la guardia del corpo del capitano Shion. Spero di essere accettata da lei come tale.”
Rubina prese il coltello per il manico, osservandolo perplessa. Le guardie e il ciambellano Noitra erano ancora sotto shock per lo spavento. Dopo un momento di pesante silenzio, Rubina disse:
“Decisamente insolito. Non sono ancora del tutto convinta, ma ascolterò meglio le vostre spiegazioni stasera a cena. Fino ad allora, siate miei graditi ospiti.”
“Vi ringraziamo dal profondo del cuore” rispose Mineo con un inchino, prendendo sottobraccio Shion e seguendo il ciambellano, insieme agli altri componenti del gruppo. Notò con piacere che Shion stava cominciando a tornare in sé.
“Cosa…cosa è successo? Dove sono?”
“Ssh…non dire niente” sussurrò Mineo “Ti spiegherò dopo.”

Il bocchino di Lady Cabaner si spezzò in due, dopo essere stato lanciato furiosamente contro il pavimento.
“Maledizione!” gridò la donna, fuori di sé “Anni di preparazione andati in fumo! Quella stupida ha rovinato tutto! Dovesse essere l’ultima cosa che farò, ti distruggerò, piccola stracciona! Te la farò pagare cara!”
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Sabato prossimo: Vega.

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Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Il suo piccolo villaggio è stato sottoposto all’invasione dai Veghiani di Vixen, ma un capitano di Vega, Shion, salva il villaggio dal massacro e propone a Mineo di andare con lui a Milarose, la capitale di Ruby, per diventare ufficialmente guardia del corpo di Shion. In questo modo, il villaggio di Mineo non sarà più attaccato. Nel frattempo, Rubina, la figlia di Vega, diventa governatore di Ruby: ma su di lei alcuni tramano un complotto per toglierla di mezzo perché troppo tollerante. Lady Cabaner, una dei complottatori e ufficialmente fidanzata di Shion, lo ha ipnotizzato perché uccidesse Rubina, una volta che comparirà davanti a lei a Milarose. Però Mineo, che era accanto a Shion, si accorge di quanto succede e sventa l’attentato, facendolo passare per una simulazione e così salvando la vita a Shion e a lei.

Nel palazzo del governatore del pianeta Ruby a Milarose, si trovava l’area degli ospiti, dove c’erano Mineo e gli altri. Essere laggiù era considerato un grande onore, ma nessuno di loro, in quel momento, scoppiava di allegria per questo. Erano tutti attorno al capitano Shion, seduto ad un tavolo, che gli stavano raccontando quello che era successo. Alla fine, il capitano rimase incredulo.
“Io…io ho cercato di ammazzare la figlia di Vega? Stavo per uccidere la principessa Rubina? Ma è assurdo!”
“Ti abbiamo visto coi nostri occhi” replicò Mineo, incollerita “se non ti avessi fermato in tempo, ora saremmo tutti in mano al boia. Cosa diavolo ti era successo?” chiese, battendo forte il palmo della mano sul tavolo.
“Calmati, figlia” disse Tenma, il padre di Mineo. Anche se aveva i capelli viola come quelli della figlia, erano più radi ed aveva un fisico debilitato a causa della sua vita di fuggiasco e capovillaggio. Nonostante questo, nei suoi occhi brillava sempre una luce attenta: fissò il capitano Shion negli occhi e gli chiese: “Non ti ricordi proprio nulla?”
“No. Nemmeno di aver incontrato Rubina” Si mise una mano sulla fronte, sconvolto: “Sto impazzendo?”
“Non penso, capitano. Questa è ipnosi. Qualcuno ti ha suggestionato.”
“Ipnosi? Come quella dei serpenti, papà?” chiese Mineo.
“Credo sia qualcosa di più complesso, figlia. Secondo me, Shion ha obbedito a comandi post ipnotici che ha avuto da qualcuno in passato. Ho visto cose simili nella mia vita.”
“Ma allora lui è senza controllo! Potrebbe fare chissà cosa a noi o a Rubina!” disse spaventata Arianna, l’amica di Mineo.
“I comandi post-ipnotici sono molto complessi, Arianna” spiegò Tenma “Non si può dare più di un comando alla volta. Non credo che succederanno altre cose strane in futuro. Comunque, per sicurezza, capitano, sarà meglio tenervi d’occhio.”
“Credo che abbiate ragione” sussurrò Shion.
“Un momento!” esclamò Mineo “Se qualcuno l’ha ipnotizzato perché ammazzasse Rubina, vuol dire che siamo nel bel mezzo di una congiura, o addirittura di un colpo di stato!”
“E con questo?” chiese uno degli uomini del villaggio di Mineo che aveva accompagnato Shion.
“Ma non capisci? Significa che siamo coinvolti in qualcosa di molto più grande di noi!” Mineo si mise una mano nei capelli “Siamo davvero nei guai!”
“Potremmo tornare tutti nel villaggio…” suggerì Arianna.
“Magari” replicò Tenma “Mia figlia ha ragione. Loro, chiunque siano, adesso sanno che sappiamo. Vorranno toglierci di mezzo. Tornare a casa non servirà a niente.”
“Ora che ci penso, non credo che sia esattamente così” disse Mineo “Chi ha fermato Shion ero stata io. Credo che questi ‘congiurati’ pensino a me – e a Shion – più che a voi.”
All’improvviso, si sentì bussare la porta e si zittirono tutti in un attimo.
“Avanti!” disse Shion.
Entrò con deferenza il ciambellano di corte, Noitra, dicendo:
“La cena è pronta, comandante. Sua altezza Rubina vi aspetta.”
Mineo fu presa dal panico: oltre a non avere dei vestiti adatti, non era mai stata a tavola da un governatore. Cosa poteva fare?
Mentre Noitra si allontanava, Shion la tranquillizzò dicendo:
“Non preoccuparti, tu e tutti voi. Comportatevi come me e state tranquilli. Siete la mia guardia personale dopotutto, no?”
Gli altri annuirono, un po’ intimoriti. Shion si rivolse a Mineo, mettendole una mano sulla spalla:
“Sei stata davvero eccezionale come guardia del corpo, ragazza. Hai salvato la vita praticamente a tutti quanti nel palazzo. Secondo me, andrai lontano.”
Mineo annuì imbarazzata. Questo complimento da lui non se l’aspettava.

Il tavolo era lungo e pieno di cibarie sconosciute, ed era in mezzo ad una sala riccamente ornata di arazzi con scene di vita campestre. Dei lampadari enormi, composti da gocce di cristallo, illuminavano tutto il salone di una luce calda e accogliente. Le finestre a sesto acuto mostravano le luci della città di Milarose, immersa nella notte. Non c’era nulla di meccanico o di veghiano in quella sala: Mineo ne rimase piacevolmente sorpresa e per un attimo percepì una grande familiarità con quell’ambiente, così diverso di quello dell’astronave veghiana e degli altri posti di Milarose che aveva visto. Le linee fredde e meccaniche di quel mondo qui erano bandite. Inoltre, le immagini degli arazzi le facevano venire in mente il suo passato nel paese di Escondida, in mezzo ai boschi.
“E’ una sala molto bella, principessa” disse Shion a Rubina, che era seduta a capotavola, col cameriere in piedi di fianco a lei pronto a servire.
“Grazie, capitano” rispose lei, mentre riceveva il baciamano da Shion “Ho voluto seguire lo stile di Fleed: era un pianeta che amavo molto.”
“Capisco” rispose lui “Mi spiace per quello che è successo laggiù.”
“Non è stata colpa vostra, capitano. Sedetevi, vi prego.”
Mentre tutti iniziarono a sedersi, si accorsero che c’era una sedia vuota di fianco a quella di Shion.
“Deve arrivare qualcuno?” chiese lui.
“Sì” rispose secca Rubina “E’ arrivata ora. Vi presento Lady Cabaner.”
Tutti si voltarono, osservando la donna elegantissima che era appena entrata in sala. I capelli neri, lunghi e fluenti, brillavano al suo passaggio; portava un abito da sera blu chiaro, muovendosi con una grazia tale che sembrava quasi che non toccasse la terra coi piedi. Si avvicinò a Shion e gli diede un bacio sulla guancia, dicendo:
“Ciao, caro. Come stai?”
“Lady Cabaner! Non mi aspettavo di vedervi qui…” disse lui, sconcertato.
“Volevo farti una sorpresa. Vedo che hai portato degli amici con te.”
“Sono i candidati per la carica di mie guardie del corpo, milady. Vengono dal paese di Escondida”
Lady Cabaner si sedette accanto a Shion, replicando con finto stupore:
“Ma…non è un paese di ribelli? Forse mi confondo con un’altra Escondida…”
Mineo era rimasta in silenzio. Da quando era entrata in sala quella donna, l’aveva detestata sin da subito, senza sapere perché, e questa sensazione era aumentata quando lei aveva baciato Shion. Serrò le labbra, rifiutando di parlare e fissando il suo piatto davanti a sé. Il suo vestito non era neanche da mettere a confronto con quello di Lady Cabaner: in questo momento, avrebbe dato qualunque cosa pur di essere lontana da lì.
“No, milady” rispose intanto Shion, mentre il cameriere gli stava passando il primo piatto “vengono proprio da Escondida. Ma adesso abbiamo fatto un patto di alleanza con loro: non sono più ribelli e sono disposti a mettersi al nostro servizio”
“Capisco…” disse lei “Però c’è un problema: lo sai che il nostro matrimonio sarà tra un mese, vero?”
Matrimonio? Mineo era rimasta di sasso. Che storia è questa? Ma chi è quella donna?
“Lo so, milady” replicò Shion “Ma cosa c’entra questo, con loro?”
“Ma, caro Shion, lo sai che sposandoti con me diventerai anche capitano al massimo grado, come il generale Gandal o il ministro Zuril. Perché tu possa avere delle guardie del corpo, loro dovranno essere come minimo dei capitani di primo grado. Loro lo sono?”
Presa dall’ira, Mineo si alzò di scatto dalla sedia e disse, fissando Lady Cabaner dritto negli occhi:
“Non lo sono, ma posso diventarlo!”
La donna la guardò divertita, ridacchiando. “Diventare capitano in un mese? Una donna, e non di Vega, per giunta, che non è nemmeno un soldato? Questa è davvero una barzelletta!”
Mineo l’avrebbe strozzata volentieri. Ma non voleva dargliela vinta.
“Lo diventerò” ripetè “Tutto è possibile!”
“Stai sognando, ragazza” disse tranquilla Lady Cabaner, afferrando un bicchiere di vino e sorridendole beffarda.
“Però è vero che tutto è possibile, Lady Cabaner” disse all’improvviso la principessa Rubina, che aveva ascoltato con attenzione. Si rivolse a Mineo e le disse: “Tu sei di Ruby, vero? Come ti chiami?”
“Mineo…Mineo Bureitin Rou.”
“Mineo Bureitin Rou, da adesso, per mio volere, sei un soldato di Vega e ti è permesso intraprendere la carriera per diventare capitano. Accetti la nomina?”
Tutti rimasero ammutoliti. Anche se Rubina era la figlia di Vega, era molto insolito assumere all’improvviso un non veghiano tra le file dell’esercito di Vega: era un onore concesso di rado agli stranieri. Mineo, dopo un attimo di esitazione, rispose:
“Sì! Ehm…sì, grazie, altezza, vi ringrazio molto per la fiducia”
Anche Lady Cabaner era rimasta sorpresa, ma non lo diede a vedere: inoltre, questo facilitava i suoi piani. Senza dire nulla, sorseggiò il vino dalla coppa di cristallo.

“Ma che pazzia hai fatto?” disse Shion fuori di sé per la rabbia, appena rientrarono tutti nei propri appartamenti dopo la cena.
“Cosa c’è che non va? Diventando capitano, diventerò la tua guardia del corpo” rispose serafica Mineo.
Shion, esasperato, si coprì gli occhi con la mano.
“Ma allora non capisci! Il fatto di chiedere alla principessa Rubina di diventare tutti mie guardie del corpo era solo un “pro forma”: in questo modo, avevate la scusa ufficiale per essere in pace con Vega. Potevate tornare nel vostro villaggio e vivere le vostre vite. Ma tu adesso sei un soldato di Vega! E ti sei impegnata addirittura a diventare capitano in un mese davanti a tutti! Ti rendi conto o no della tua situazione?”
“Bè” rispose lei “in questo modo diventerò davvero la tua guardia del corpo, e non “pro forma”. Così il mio villaggio avrà un motivo in più per vivere in pace!”
La ragazza non ha tutti i torti, pensò Shion. Però…
“Mineo…” disse lui, guardando cupo attraverso la finestra “tu non hai neanche un’idea delle difficoltà che ci sono a diventare capitani. Per cominciare, dovrai venire con me sul pianeta Vega”
“Allora mi aiuterai?” chiese lei, contenta.
“C’è poco da festeggiare, Mineo. Te ne accorgerai” rispose Shion.
“Anch’io verrò con lei su Vega” disse Arianna “Io non ho più legami con Escondida, visto che ho perso lì la mia famiglia”
“Arianna…” disse Mineo “sei sicura?”
“Assolutamente. Verrò con te. Anzi, vado subito a preparare le valigie” concluse, correndo verso la sua camera.
“Figlia mia…” disse Tenma ”cosa dirò a tua madre?”
“Dille di non preoccuparsi, papà. Tornerò” rispose Mineo.

Arianna intanto raccoglieva i vestiti, piegandoli con cura e mettendoli nelle valigie di trasporto, quando una voce dietro di lei la immobilizzò completamente, impedendole anche di pensare.
“Ti chiami Arianna, vero?” disse Lady Cabaner, con una voce ipnotica, mentre le accarezzava i capelli “Io sono tua amica. E gli amici bisogna aiutarli, giusto?”
“Certo..” disse lei, con sguardo assente.
“Brava ragazza. Parliamo un po’, d’accordo?”
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Sabato prossimo: Viaggio su Vega.

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Dopo diverse vicissitudini, dovrà partire per Vega insieme al suo alleato, il capitano Shion di Vega, per diventare capitano.

Quella mattina, Mineo si era alzata presto. Si trovava ancora nel palazzo del governatore di Ruby, la principessa Rubina. Ancora in vestaglia, scese pigramente dal letto e camminò ciondolando verso la finestra, scostando le tende ed osservando, oltre gli spalti del palazzo, la città ancora dormiente di Milarose, la capitale di Ruby.
Mineo represse a fatica uno sbadiglio: quella notte aveva dormito male. Sapeva che questa era l’ultima notte che avrebbe passato su Ruby, il suo pianeta. Oggi stesso sarebbe partita verso il pianeta Vega, il fulcro dell’Impero Galattico, insieme al Capitano Shion, per diventare anche lei Capitano di Vega.
Ripensandoci, Mineo si rese conto di quanto fosse assurda la situazione. Solo due settimane fa, stava contemplando il tramonto dal suo osservatorio che lei stessa aveva costruito sull’albero più alto di Escondida, il suo paese nascosto nella foresta, felice ed in pace col mondo.
Adesso, Escondida era stata quasi distrutta dai veghiani e, per salvarla, Mineo doveva diventare un capitano di Vega in un mese.
Almeno la principessa Rubina mi ha nominata soldato. E’ già un buon inizio…
Sentì bussare alla porta.
“Avanti”
Entrò Tenma, il padre di Mineo. Anche lui aveva l’aspetto di uno che ha dormito poco. Tra un po’, avrebbe dovuto abbandonare sua figlia, destinata ad andare in un pianeta lontano, per la salvezza di tutti.
Ora che Mineo era stata nominata soldato, il peso della responsabilità della salvezza di Escondida ricadeva tutto su di lei. Infatti, Escondida sarebbe stata risparmiata e considerata un alleato di Vega, se un loro abitante fosse stato nominato guardia del corpo del Capitano Shion. All’inizio andavano bene uno o più abitanti di Escondida, come guardie del corpo: ma il futuro matrimonio di Shion con Lady Cabaner porterà il Capitano Shion ad un avanzamento di grado, fino a raggiungere quello di un Capitano di massimo livello, come il Generale Gandal. E un Capitano simile non poteva avere come guardie del corpo dei semplici abitanti di Escondida: era necessario almeno un Capitano di primo grado. E nessun abitante di Escondida poteva diventarlo. Però, il fatto che la Principessa Rubina abbia nominato soldato di Vega Mineo – una non veghiana, per di più – aveva ridato speranza alla possibilità di salvezza della città.
Tutto questo Tenma lo sapeva. Ma sentiva un gran dolore nel sapere che dovrà separarsi da sua figlia. Sarà difficile poi dirlo a Ishin Saura, la madre…
“Mineo..come stai?”
“Papà…”
Si abbracciarono senza dire nulla. Poi Tenma disse:
“Ascoltami bene, figlia mia. Stai attenta a Lady Cabaner.”
Mineo si sentì come se avesse preso un pugno nello stomaco. All’inizio della mattina, quella donna era l’ultimo argomento di cui voleva parlare.
“La…fidanzata di Shion? Che c’entra lei, papà?”
Tenma si sedette.
“Ti ricordi di quando Shion aveva tentato di uccidere Rubina, sotto ipnosi? Sono sicuro che ad ipnotizzarlo è stata lei.”
“Come?” Mineo non credeva alle proprie orecchie “Ma come fai ad essere sicuro?”
“Credimi. In gioventù avevo affrontato alcuni veghiani capaci di manipolare le persone. Ricordo i loro occhi: freddi e penetranti. Sono gli stessi di Lady Cabaner. E’ stata lei, Mineo, credimi. Tienila d’occhio.”
“Non sarebbe meglio parlarne con Shion?”
“Non sappiamo che sentimenti nutra lui per Lady Cabaner. Potrebbe non crederti. Anzi, può anche essere stato ipnotizzato perché non creda a chi la voglia accusare. Qui bisogna andare coi piedi di piombo: stiamo parlando di cose che non sappiamo.”
Mineo rimase in silenzio: la situazione era peggiore di quello che pensava.

Sullo spazioporto, l’astronave di Shion era pronta per partire. Lady Cabaner era già partita con la sua astronave. Accanto a Shion, c’era Mineo, con l’abito nero e giallo di soldatessa di Vega, e Arianna, l’amica di Mineo, con gli abiti che Shion le aveva dato: una divisa adatta per il trasporto nello spazio. Portava con sé una capiente valigia, piena di vestiti vari – la passione di Arianna – che aveva trovato a Milarose prima di partire.
Shion notò che Mineo aveva appeso sul suo vestito, all’altezza della spalla sinistra, un oggetto composto da due sferette rosa: decisamente insolito per una soldatessa veghiana.
“Cos’è quello?” chiese lui, incuriosito “Te lo portavi anche prima, ora che ci penso.”
“E’ il mio gown: me l’ha dato mia madre prima di partire da Escondida. Indica la mia provenienza: devo portarlo sempre con me.”
“Hmm…non so se su Vega ti permetteranno di tenerlo. Vedremo.”

Rubina, la principessa, era venuta allo spazioporto per dare un ultimo saluto a Shion e agli altri. Ad un certo punto, chiamò Mineo e le disse, in disparte:
“Ho come la sensazione che ti debba la vita, Mineo. Secondo me, Shion non era in sé quando aveva estratto il coltello: non è assolutamente il tipo. Ho preso per buona la tua scusa della “dimostrazione”, ma ho capito benissimo che quello era un attentato. Sto facendo delle indagini: tu hai qualche sospetto?”
“Ecco…” Mineo era incerta: non sapeva se fidarsi.
“Avanti, parla. Credimi, voglio aiutarti. Shion è una brava persona, e credo che qualcuno l’abbia manipolato: voglio sapere chi è. Secondo me, tu lo sai. Fidati, nessuno saprà niente.”
Mineo ricordò che suo padre parlava sempre bene di Rubina. Si decise.
“Ecco…credo sia stata Lady Cabaner. Ma non ho prove…”
“Era quello che sospettavo. Non mi piaceva sin dall’inizio, quella donna. Ti ringrazio. Ho voluto aiutarti nominandoti soldato: potevo anche nominarti subito capitano, ma non saresti stata accettata su Vega. Laggiù, le carriere rapide non sono gradite.”
“Capisco, principessa. Vi ringrazio”
“Non so se puoi ringraziarmi. Temo di averti portato su una strada difficile, Mineo. Stai in guardia: penserò a te. E tu tieni d’occhio Shion: è davvero un brav’uomo. Fidati di lui.”
Mineo non disse nulla: all’improvviso si accorse che stava ammirando quella donna. Dietro la facciata di ragazza dolce e gentile, si nascondeva una volontà d’acciaio e un’acutezza di osservazione assai rara. In un certo senso, era la degna figlia di Vega. Sentì di avere una forte affinità verso di lei, e anche Rubina avvertì lo stesso. Si lasciarono guardandosi con rispetto: forse era l’inizio di un’amicizia. Ma non sarebbe mai sbocciata fino in fondo tra di loro: le aspettava un destino impegnativo.
Dopo aver salutato un’ultima volta suo padre e i suoi amici di Escondida, Mineo e Arianna salirono sull’astronave di Shion. Davanti a Rubina, in poco tempo l’astronave si alzò nel cielo, rimpicciolendosi e scomparendo. Rubina rimase silenziosa per un certo tempo, tenendo lo sguardo fisso in alto, Poi chiamò il ciambellano.
“Noitra.”
“Sì, Altezza?”
“Voglio tutte le informazioni che puoi trovarmi su Lady Cabaner. Voglio sapere tutto di lei, anche le cose più insignificanti. Al più presto, chiaro?”
“Sarà fatto, Altezza.”
Rubina si allontanò dallo spazioporto, riflettendo.
Qualcuno vuole uccidermi, e voglio sapere chi è e perché. Non posso morire adesso, fino a quando sarò diventata imperatrice ed avrò riparato a tutto quello che ha fatto mio padre. Lo devo, per la memoria di Duke!

L’astronave di Shion era veloce e il viaggio fu breve. Alla fine, davanti agli occhi di Mineo e Arianna, compariva un pianeta molto grande, con un colore tendente al rosso, circondato da nubi e con mille astronavi che arrivavano e partivano. Era il pianeta Vega, il cuore dell’impero. Mano a mano che l’astronave atterrava, Mineo vedeva come tutto, laggiù, a perdita d’occhio, fosse meccanizzato. Inoltre, la maestosità sembrava essere il leit-motiv del pianeta: strade maestose, palazzi maestosi, folle oceaniche, astronavi chilometriche, mostri di metallo così grandi che non finivano più. Mineo si sentì presa dal capogiro per l’enormità di quello che vedeva e chiese a Shion:
“Perché questo pianeta è così rosso? Non ci sono i boschi qui?”
“Ci sono, ma le estrazioni di Vegatron su tutto il pianeta danno questo caratteristico colore rossiccio, visibile solo per chi atterra su Vega. Quando atterreremo, vedrai che i colori dell’ambiente sono più o meno gli stessi che conosci.”
“Cosa significa quella parola che hai detto? Vegatron?”
“E’ un metallo liquido che è la fonte di energia di quasi tutti i processi meccanici su Vega. Anche questa astronave su cui siamo va a Vegatron. Il pianeta Vega, Mineo, è in pratica l’unico produttore di Vegatron in tutta la galassia conosciuta. Proprio come Fleed, il pianeta invaso di recente, era l’unico produttore del Gren, un metallo molto resistente. Ogni mondo ha la sua specialità”
“E la specialità del mio mondo, Ruby, qual è?”
“Bè…ha un’ottima posizione strategica: da lì si possono raggiungere facilmente i centri galattici più importanti. O le zone da invadere. Non ha metalli preziosi, che io sappia.”
“Hmm” disse Mineo pensierosa, osservando il pianeta Vega, sul quale ormai l’astronave stava per toccare terra. Decisamente, a Mineo quel pianeta non piaceva. E in futuro le piacerà ancora meno…
_________________________________________________________________________________________________________
Sabato prossimo: la strada per diventare comandante è dura, Mineo…

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Dopo diverse vicissitudini, arriva sul pianeta Vega insieme al suo alleato, il capitano Shion di Vega, per diventare capitano.


Mentre l’astronave di Shion atterrava nello spazioporto di Aquilonia, la capitale di Vega, da un’altra parte della città, nella villa del capitano Noria, si trovava Lady Cabaner in gran segreto. Nessuno lo sapeva, ma dietro la congiura del tentato omicidio della principessa Rubina c’era Noria. Il suo odio per Shion gli aveva suggerito il piano: ipnotizzarlo attraverso Lady Cabaner perché ammazzasse Rubina e così finire giustiziato come regicida. Ma l’intervento di Mineo aveva rovinato tutto.
“Si può sapere chi è questa Mineo?” sbottò Noria, furioso.
“Un’abitante di Ruby. Tra l’altro, è la stessa che ha ammazzato Vixen, una tua sottoposta” rispose tranquillamente Lady Cabaner, seduta sul divano e guardando annoiata da un’altra parte. Tra lei e Noria c’erano solo rapporti di collaborazione e niente più: quindi non era impressionata per le sue sfuriate.
“Vixen?” disse Noria, dubbioso. Poi si ricordò: ”Ah, sì, la mia cacciatrice di taglie, che poteva mutare forma. Era scomparsa durante l’invasione di Escondida, un villaggio che si trovava proprio su Ruby. Era un buon elemento, è un peccato che sia morta. E mi dici che è stata lei ad ucciderla?”
“Guarda il filmato che hanno fatto, se non mi credi.”
Noria rimase un attimo in silenzio.
“Dunque lei avrebbe ucciso Vixen, eh? Interessante. Permettimi di farti vedere un filmato diverso.”
Si alzò in piedi ed accese lo schermo: “Osservi, Lady Cabaner”
Lei guardò lo schermo che le era comparso davanti; mostrava una registrazione dell’ultimo scontro all’arena di Aquilonia tra robot giganti. Questa volta si trattava di due contro uno, e quello che combatteva da solo era il Gade Gade, il robot di Wabisuke, la guardia del corpo di Noria. La sua figura massiccia, simile a quella di un guerriero in armatura del medioevo, resisteva con facilità all’assalto degli altri due mostri, uno simile ad un drago e l’altro ad un toro. All’inizio i due mostri apparivano in vantaggio: ma dopo pochi attimi, il Gade Gade afferrò con ferocia il collo del mostro-drago e lo decapitò con le sole mani: poi sollevò il mostro mutilato e lo scagliò contro il mostro-toro. L’esplosione fu istantanea. Il robot guerriero di Wabisuke aveva ottenuto la ventesima vittoria consecutiva del torneo di Vega.
“Che ne pensate, Lady Cabaner?” chiese Noria, una volta finita la registrazione.
“Cosa volete che ne pensi? Conosco la spietatezza di Wabisuke. Cosa c’entra questo con Mineo?”
“Molto. Vedi, lui non ha mai voluto farlo vedere, ma era attratto da Vixen. Gli piaceva. Non pensi che a Wabisuke interessi uccidere la sua assassina?”
Lady Cabaner non rispose: era tutto chiaro. Wabisuke è un mostro. Stavolta Mineo non se la caverà facilmente, pensò lei.

Intanto, su Ruby, la principessa Rubina stava ascoltando i risultati della ricerca che il suo assistente, Noitra, aveva ottenuto su Lady Cabaner.
“Non siamo riusciti a sapere molto. Lei viene da una famiglia nobile e molto antica, chiamata Lilith: Lady Cabaner Lilith Victoriane è il suo nome completo. E’ imparentata con la famiglia reale…”
“La mia famiglia? Lei? Con me?” chiese Rubina, stupita.
“Così sembrerebbe. Ma non si sa nemmeno questo in modo preciso. La sua famiglia, di origini nobili e molto ricca, è sempre vissuta appartata. Spesso la famiglia Lilith è considerata un’”eminenza grigia” dell’impero di Vega, ma anche qui i dati sono scarsi.”
“Come sarebbe, scarsi? Non ci sono dati nel computer?”
“Pochi. Quello che mi ha colpito sono le foto degli antenati di Lady Cabaner. Osservi.”
Noitra pose sul tavolo di Rubina diverse fotografie, che lei osservò con attenzione. Mostravano i ritratti ufficiali dei Lilith delle generazioni passate: marito e moglie insieme, in vestiti diversi a seconda dell’epoca. Rubina ebbe un brivido quando le osservò.
“Ma…ma…le antenate di Lady Cabaner somigliano tutte a lei!”
“E’ questo che mi ha colpito. Sembrano tutte la stessa persona, a parte magari la pettinatura e i vestiti”
“Non mi dirai che è la stessa persona? Se così fosse, Lady Cabaner dovrebbe avere più di mille anni!”
“Non so che dire. Chiaramente, le donne della famiglia Cabaner si assomigliano molto tra di loro. Inoltre, sono diventate tutte vedove molto presto.”
“Cosa?”
“E’ così. Nonostante questa fama, ogni donna della famiglia Lilith ha sempre sposato un uomo, che in genere è ricco e potente. E c’è dell’altro…”
“Avanti.”
“Bè…tutti quelli che hanno indagato o fatto domande sulla famiglia Lilith sono morti in modo atroce.”
“Cosa dici?” esclamò Rubina, incredula.
“Temo che siamo su un terreno minato, altezza.”

Nel frattempo, ignari di tutto questo, il capitano Shion, Mineo e Arianna si trovavano nella villa di Shion, discutendo sul da farsi.
“Riassumendo, Mineo” disse Shion “perché un soldato di Vega possa diventare capitano, deve fare cinque anni di addestramento, tirocinio e studi; poi un anno di apprendistato come aiuto comandante e infine due anni di guida al comando di robot giganti.”
“Tutta questa roba?” chiese Mineo a bocca aperta, seduta davanti al tavolo delle riunioni.
”E ho detto soldato di Vega” insistette Shion “Tu sei una soldatessa, quindi una donna, e per di più straniera. Quindi i tempi per te sarebbero ancora più lunghi. E tu dicevi che saresti diventata capitano in un mese! Per forza che Lady Cabaner ti ha deriso!”
Mineo si sentì abbattuta come non mai. Se non diventava capitano in un mese, per Escondida, il suo paese, era finita. Sarebbero stati tutti uccisi o diventati schiavi di Vega.
“Possibile che non ci sia un altro modo?” chiese lei con un filo di voce.
“C’è” disse Shion, perplesso “Ma è molto, molto pericoloso”
“Dimmelo!”
“I Veghiani sono guerrieri, Mineo: di conseguenza, ammirano la forza e il coraggio. Se tu facessi una prova estrema di forza e coraggio davanti a tutti, avresti la possibilità di chiedere la carica di capitano direttamente da Re Vega.”
“Ad esempio?”
“Sconfiggere il guerriero più forte di Aquilonia.”
“E chi sarebbe?”
“Si chiama Wabisuke.”
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Sabato prossimo: Mineo alla corte di Vega!

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Dopo diverse vicissitudini, arriva sul pianeta Vega insieme al suo alleato, il capitano Shion di Vega, per diventare capitano.

In mezzo alla città di Aquilonia, si trovava il palazzo reale di Vega: una costruzione mastodontica, da sembrare quasi un tempio per giganti. Dall’alto della collina dov’era situata, praticamente dominava tutta la città. Il suo colore viola scarlatto dava sempre dei riflessi sinistri sotto la luce del tramonto e le sue numerose guglie acuminate davano l’aspetto di artigli protesi verso il cielo. Numerose colonne di marmo, ampi portoni, enormi saloni davano un senso di piccolezza a chiunque osasse entrare nelle auguste soglie.
Questo infatti era il senso di smarrimento che provò Mineo quando attraversò il portone principale, accompagnato dal capitano Shion e dagli altri uomini che lui comandava. Pure Arianna, in qualità di “assistente della guardia del corpo” – in sostanza, l’”aiutante di Mineo” – camminava intimorita accanto all’amica.
“Per tutti gli dei del pianeta Ruby” sussurrò Mineo “Non riesco neanche ad immaginare quanto siano in alto i soffitti. Ma quanti secoli ci hanno messo a costruire una cosa simile?”
“Circa due anni” rispose senza scomporsi Shion ”La tecnologia veghiana qui è la più avanzata dell’Impero. Fu costruita dal padre di Re Vega, Daimos II, circa ottant’anni fa, per suggellare la definitiva conquista di tutta la galassia di Vega. Per questo re Daimos diede il nome di Vega al figlio primogenito, insieme al primo nome Yabarn. Infatti, il re attuale preferisce essere chiamato Re Vega piuttosto che Re Yabarn”
“Primogenito?” osservò Mineo “Quindi Re Vega ha dei fratelli?”
“Li aveva. Dopo che lui fu eletto re, li uccise tutti per evitare delle congiure. Altrimenti, i fratelli avrebbero ucciso lui”
“Cosa?” Mineo non riusciva a crederci.
“Tutti i re di Vega hanno fatto così in passato, Mineo. Alcuni re della dinastia avevano ammazzato il fratello maggiore per ereditare il trono. Non hai idea di che groviglio di vipere sia la famiglia reale.”
Mineo rimase in silenzio. Lei era cresciuta in un paese selvatico e arretrato, ma la sua famiglia e i suoi amici le volevano bene. Rubina invece…in che razza di inferno pulito e dorato dev’essere cresciuta lei? Cominciò a provare compassione per quella ricca principessa. La sua solitudine doveva essere spaventosa.
“Ecco la sala del trono, Mineo. Quando mi metto in ginocchio, fallo anche tu” disse Shion.
Lo spettacolo che vide Mineo fu indimenticabile: una gran folla di gente ai due lati, con in mezzo un tappeto rosso arabescato che terminava in un baldacchino con tre ampie scale, in cima al quale stava un trono d’avorio dove una figura barbuta dal volto severo, avvolta in un mantello viola con al centro il simbolo del teschio, li osservava con uno sguardo freddo. Per la prima volta, Mineo vide Re Vega in persona. La prima cosa che lei notò è che, stranamente, il colore della sua barba era viola, lo stesso dei suoi capelli. Chissà se è un buon segno? si chiese lei. La ragazza osservò che, dietro al re, c’erano quattro guardie del corpo, alta ciascuna un buon paio di metri, e degli enormi bracieri che ardevano in continuazione. Accanto al trono di Vega, inoltre, Mineo notò che c’era un trono vuoto. Doveva essere quello della regina Telonna, morta anni fa. Shion me ne ha parlato.
“Alzati, Shion” disse re Vega “Perché sei tornato dal pianeta Ruby dove ti avevo mandato?”
“Sto per sposarmi tra un mese, maestà. Per questo, chiedo la vostra benedizione”
“Quindi, ti sposerai con Lady Cabaner. Bene, benedico il vostro matrimonio. Ma perché hai portato alla mia presenza due non veghiane?”
“Vi presento Mineo Bureitin Rou, la mia guardia del corpo, e la sua scudiera, Arianna Ginrei. Mineo vorrebbe partecipare al torneo di Vega.”
Re Vega rimase sorpreso, e così pure gli uomini e le donne di corte.
Il Torneo di Vega era l’evento più importante del pianeta e si svolgeva ogni anno, con scontri tra i migliori robot giganti. Il vincitore, negli ultimi anni, era sempre stato Wabisuke, la guardia del corpo di Noria, il comandante che aveva complottato in segreto per attentare alla vita di Rubina. Il robot di Wabisuke, il Gade Gade, ormai era degno di far parte della Guardia Reale di Vega. Gli scontri del torneo erano feroci, e si moriva facilmente. Inoltre, era raro che una donna vi partecipasse.
“Una decisione quantomeno azzardata” commentò Re Vega “Alzati, ragazza” disse, rivolto a Mineo. Lei si mise subito in piedi, tesa come una corda di violino.
“Perché vuoi partecipare al Torneo?” chiese il re.
“Per…per chiedere a Sua Maestà la grazia di diventare Comandante e servirla meglio” disse lei tutto d’un fiato, seguendo le indicazioni di Shion.
“Comandante?” disse Re Vega, perplesso.
“S…sì, Maestà”
Il re restò soprappensiero, osservandola in silenzio. Sembra determinata, pensò. So benissimo che Shion non approva la mia politica di conquista: cos’ha in mente, nel proporre proprio a me un non veghiano come questa Mineo che vuole diventare comandante?
All’improvviso, un uomo alzò la mano, dicendo: “Vostra maestà, chiedo il permesso di parlare”. Era il Capitano Noria.
“Parla”
Il capitano iniziò: “Con che diritto una donna non di Vega ha il coraggio di chiedere una cosa simile? Lei ha ucciso Lady Vixen, una mia sottoposta: chiedo per lei la pena di morte!”
Vixen? A Mineo venne in mente la donna dagli occhi di serpente che aveva affrontato nel suo paese, Escondida, mentre tutto bruciava. Un ricordo terribile. Ma si riscosse subito, rispondendo:
“Non l’ho uccisa io. L’ho sconfitta in un duello leale. Lei alla fine era scappata nella foresta, dove è caduta preda delle bestie feroci. Se non fosse scappata, adesso sarebbe ancora viva!”
“E’ andata così” confermò Shion “C’ero anch’io”.
Un brusio si levò dalla folla.
“Vixen è stata sconfitta da una non veghiana?”
“Ma stiamo parlando proprio del Capitano Vixen? La cacciatrice di taglie?”
“Impossibile”, dissero alcuni.
“No”, replicarono altri, “adesso mi ricordo, l’avevo vista in una trasmissione in diretta che avevano interrotto..adesso capisco perché! Sono sicuro, è la stessa donna che avevo visto allo schermo, ecco perché mi era familiare!”
La discussione era accesa, e il Cancelliere Dantus dovette intervenire:
“Silenzio, tutti voi! Siete alla presenza di Sua Maestà!”
Il brusio cessò di colpo.
Il re prese la parola:
“Ho ascoltato entrambe le versioni. Se Mineo Bureitin Rou, direttamente o indirettamente, ha ucciso una veghiana, non può accedere al torneo. Anzi, sarebbe passabile ugualmente della condanna a morte. Tuttavia, voglio darle una possibilità. Hai detto di aver sconfitto Vixen a duello?” chiese, rivolta a Mineo.
“Certo. E’ la verità!”
“Allora lo dimostrerai. Affronterai la guardia del corpo di Noria, la persona che ti ha accusato. Se la sconfiggerai, non sarai condannata a morte e potrai essere nominata capitano. Il torneo di Vega inizierà tra un mese: prima che inizi, nell’arena tu e Wabisuke dovrete combattere fino alla morte. Ho parlato”
“Va bene, sire” rispose Mineo con un inchino, ma piena di dubbi. Di questo Wabisuke non so niente e non so neanche da che parte cominciare…cosa farò?
“Andiamo, Mineo” disse Shion “Avremo molto da fare nei prossimi giorni”
“Già che ci sei, dì alla tua guardia del corpo di fare testamento” sogghignò Noria.
“Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso” replicò Shion.
I due si guardarono di traverso. La loro rivalità aveva radici antiche, e Mineo si accorse dell’odio che c’era tra loro due. Anche se non era certo il momento di fare domande, moriva dalla voglia di farle a Shion. Cosa c’è tra lui e Noria? Perché si detestano? E perché uno come Shion vuole sposare una come Lady Cabaner?
Alla fine si decise. Una volta tornati alla villa, lei glielo chiederà. Vuole sapere una buona volta chi è Shion.
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Sabato prossimo: l'addestramento di Mineo e il passato di Shion

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Riassunto: Questa è la storia di Mineo, prima che appaia nella serie di Goldrake. Da ragazza, viveva nel pianeta di Ruby, occupato da Vega. Dopo diverse vicissitudini, arriva sul pianeta Vega insieme al suo alleato, il capitano Shion di Vega, per diventare capitano. Ma per farlo dovrà sconfiggere il fortissimo robot di Wabisuke, un esperto guerriero…

Mineo osservò dal basso all’alto l’enorme robot che le si stagliava davanti. Aveva un aspetto femminile, col volto quasi umano, con una specie di maschera rossa sugli occhi gialli. La sua “pelle” – se così si può chiamare – era pallida come la sua, più o meno, e il suo “casco”, che aveva due punte rivolte all’ingiù, era viola come i suoi capelli.

image

“Ti piace?” chiese il capitano Shion “L’ho fatto costruire basandomi su di te come modello. L’ho chiamato Jiru Jiru”
Mineo non credeva a quello che stava vedendo.
“Hai fatto costruire questo robot in due giorni? Ma come hai fatto?”
“Non sottovalutare la tecnologia di Vega. Inoltre, tutti i mostri meccanici partono da strutture di base già pronte. Jiru Jiru è un robot standard, non molto forte: e questa è proprio la sua forza!”
Mineo non capì il senso della frase.
“Stai dicendo che io dovrei sconfiggere il robot invincibile di Wabisuke con questo?”
Con un sorriso, Shion mise un braccio sulle spalle di Mineo.
“Esattamente. Non ti sto dicendo una sciocchezza, credimi. Vincerai. Guarda: cos’è questo che porto al fianco?”
“Una spada” rispose lei.
“Già. Non una pistola laser o altre armi simili. Eppure, che tu ci creda o no, con questa ho vinto innumerevoli scontri”
Shion si separò da Mineo e si avvicinò al Jiru Jiru, toccandolo con mano.
“Il problema dei veghiani, Mineo, è che dipendono troppo dalle loro macchine. Armi laser, raggi perforanti, lame rotanti. Questo dà loro l’illusione di essere invincibili. Ma l’invincibilità non esiste. Sono troppo sicuri di se stessi: questa è la loro debolezza. Fidati di me, Mineo. Ti addestrerò a dovere”
La ragazza rimase perplessa.
“Hai detto ‘i veghiani’ come se tu non lo fossi. Non sei anche tu un veghiano, Shion?”
Il capitano rimase in silenzio. Per un attimo, non sapeva se dirle tutto o meno. Ma alla fine si decise: in qualche modo, sentiva di potersi fidare di lei. Si avvicinò a Mineo e le disse:
“Sediamoci sotto quell’albero. Dobbiamo parlare un attimo.”

L’albero, simile ad una quercia della Terra, sovrastava una piccola collina attorno alla quale si distendeva tutto il giardino della villa di Shion. In fondo all’orizzonte, si vedeva la struttura bianca dell’abitazione, che a quella distanza sembrava piccola: ma Mineo sapeva quanto fossero grandi i saloni e i corridoi della villa. La prima volta che era entrata laggiù, si era sentita, per dare l’idea, come una bambina povera a casa del ricco zio d’America. Però l’ambiente le piaceva. I giorni erano passati in allegria, a contatto con una natura somigliante a quella della foresta di Escondida, il suo paese natale, ma meno selvaggia e più vivibile. Gli animali che scorrazzavano laggiù erano tutti domestici ed affettuosi, e per la prima volta Mineo potè essere tranquilla davanti a loro. Abituata alla presenza di bestie feroci, trovò strana l’esistenza di animali che non lo erano. Li apprezzò subito, e così pure Arianna, l’amica di Mineo. Lei nel frattempo aveva trovato una marea di vestiti di corte di stile veghiano e di altri stili diversi: li aveva esaminati con attenzione, studiando i modelli e disegnandone di nuovi. La passione di Arianna per i vestiti aveva trovato una marea di stimoli: cambiava i vestiti in continuazione, provandoli e analizzandoli con un piglio degno di una stilista.

Ora, Arianna e la servitù erano lontani, e Mineo e Shion stavano da soli sotto l’albero, davanti al sole di Vega che stava per tramontare. Il giorno era ancora luminoso, ma stava per declinare. Shion guardò in silenzio il disco rosso del sole ed iniziò a raccontare:
“Io sono di Vega, Mineo, e nello stesso tempo non lo sono. Mia madre morì molto presto e mio padre Dauko, che era l’ambasciatore di Vega, mi portò con sé nei vari pianeti dove lui svolgeva la sua funzione di diplomatico. In questo modo, sin da piccolo conobbi diversi mondi, diversi popoli, diverse lingue. Nei pochi momenti in cui tornavo qui sul pianeta Vega, lo sentivo come estraneo, perché i veghiani che erano sempre vissuti laggiù consideravano inferiori ed incapaci i non veghiani. Io invece sapevo che questo non era vero: i non veghiani erano sì diversi, ma avevano uguale dignità e valore. In particolare, mi aveva colpito l’ambiente dolce e pacifico di Fleed, quasi un paradiso. Ero sempre stato contrario all’idea della sua invasione, e avevo anche protestato per questo, rischiando di persona. Avevo molti buoni amici, laggiù, ed ero in ottimi rapporti col re.”
Per un attimo, Shion rimase in silenzio, pensando con tristezza a quel meraviglioso pianeta e ai figli del re, Duke e Maria. Anche loro, ridotti in polvere come gli altri…
“Scusa, stavo divagando. Ti stavo dicendo di mio padre Dauko. Era stato lui ad insegnarmi il rispetto per l’altro, anche se straniero; inoltre, mi aveva addestrato anche alla scherma, una tradizione antica della mia famiglia, i Degan. Ormai, adesso sono quasi scomparse le persone che sanno usare una spada. Tra parentesi, Mineo, la prima volta che noi ci eravamo incontrati, sapevo che stavi nascondendo un pugnale. Ed ero stato tranquillo quando me l’avevi puntato sulla gola perché – te l’assicuro – non saresti riuscita a colpirmi.”
Ah, ecco perché era così tranquillo. Ed io che pensavo che volesse morire…sono proprio scema! si disse tra sé Mineo, imbarazzata.
“Ad un certo punto, mio padre era preoccupato perché sospettava dell’esistenza di un complotto contro Re Vega e la Regina Telonna. Aveva indagato per scoprire gli uomini della congiura: anche se era contrario al desiderio di conquista del re, non ne poteva accettare la morte. Non solo perché il re è di per sé intoccabile per noi veghiani, ma anche perché è la chiave di volta di tutto l’impero, dove mille razze e popoli convivono. Se il re dovesse morire per una congiura di palazzo, scoppierebbe una spaventosa guerra civile e un’anarchia senza fine. Il sangue scorrerebbe a fiumi. Mio padre sapeva tutto questo, e faceva indagini accurate: ma si trattava di persone molto abili ed elusive. Ad un certo punto, lui fu arrestato con la falsa accusa di aver ucciso un alto funzionario veghiano. Le circostanze non furono mai chiarite. Io ero solo un ragazzo, allora, e non potevo fare molto. A fatica, ottenni l’ultimo colloquio con mio padre, prima che fosse eseguita la sentenza di morte. Lui mi disse che le accuse erano false: erano stati i complottatori ad uccidere quel funzionario e a far costruire quel castello di accuse su di lui. Volevo sapere chi fossero, ma lui non volle mai dirmelo. ‘E meglio se non lo sai, Shion. Credimi. Vivi in pace la tua vita’. Mi abbracciò per l’ultima volta.”
Il tono di Shion era distaccato, ma respirava affannosamente. I ricordi erano ancora dolorosi, anche se erano passati tanti anni.
“Fu condannato a morte per decapitazione. Anche se lui mi aveva proibito di assistere alla sua esecuzione, io volli andarci lo stesso di nascosto, per vederlo un’ultima volta. Fu una scena così orribile che me la ricordo ancora di notte, a volte. Non avrei mai dovuto andarci. Fu l’unica volta che disobbedii a mio padre.”
Shion rimase in silenzio a lungo, guardando il sole che stava tramontando. Afferrò nervosamente un ciuffo d’erba, strappandolo e tenendolo in mano. Istintivamente, Mineo gli si avvicinò e gli cinse un braccio sulle spalle. Shion non se ne accorse nemmeno. Ma tra di loro, ormai, si era creato un legame molto più forte di quanto entrambi pensavano.
“E poi…cosa successe?” sussurrò delicatamente lei.
“Ho indagato” rispose lui, lentamente “Ho indagato in continuazione. Volevo sapere chi aveva ucciso mio padre. Trovai dei documenti nascosti. Ascoltai delle testimonianze varie. Minacciai con la spada. Alla fine, scoprii due nomi importanti. Il primo era quello del capitano Noria. Il secondo quello di Lady Cabaner.”
“Loro due avrebbero…?” chiese Mineo, sorpresa.
“Ho solo degli indizi, sensazioni. Non ho prove, ma so, sono sicuro che sono stati loro a montare quelle false accuse e a far giustiziare mio padre” disse Shion con voce cupa. La luce del giorno stava diventando lentamente più buia.
“Ma allora…perché state per sposarvi, tu e Lady Cabaner?”
“E’ una tattica. Voglio farla uscire allo scoperto: lei sa che io sospetto. E anche Noria lo sa. Avevo fatto la proposta di matrimonio, e se è stata fatta da un capitano di Vega anche Lady Cabaner non poteva dire di no con facilità: dovrà trovare uno stratagemma. Aspetto che lei faccia un passo falso…”
“Il passo falso l’hai fatto tu, Shion” lo interruppe Mineo, guardandolo con compassione “Lady Cabaner ti ha ingannata. Adesso capisco meglio. Tutto quadra. Lei ti ha ipnotizzato perché tu eliminassi Rubina e poi finissi giustiziato come attentatore. Quella donna è davvero un diavolo!”
“Cosa dici? Allora quello che avevo fatto a Milarose, quando eravamo ricevuti da Rubina…era opera sua?”
Mineo annuì. “Me l’aveva detto mio padre, che conosceva l’ipnosi. E’ stata lei, non ci sono dubbi.”
“Maledizione, sono stato uno stupido. L’avevo sottovalutata. Non sapevo che usasse l’ipnosi”
“Intanto però il suo piano è fallito. Ed adesso sconfiggerò Wabisuke, l’uomo di Noria, e in questo modo lo metterò sotto pressione: magari sarà lui a fare un passo falso. Te lo devo, Shion, per l’aiuto che ci hai dato!”
“Ma questa non è una cosa che riguarda te, Mineo. Tu devi sconfiggere Wabisuke per diventare capitano e così salvare la tua gente!”
“Tu…per me sei più importante, Shion!” disse spontanea Mineo, guardandolo negli occhi. Lui rimase impietrito. Le mise una mano sul mento e le disse:
“A dire il vero…da tempo anche tu, per me..”
Il bacio fu immediato e passionale.

In quel momento, sul pianeta Ruby, la figlia di Vega, Rubina, aveva fatto qualcosa che non avrebbe mai voluto fare: aveva appena contattato suo padre, re Vega, il responsabile della distruzione di Fleed e della morte del suo amato Duke. L’idea le ripugnava, ma doveva parlargli.
La maestosa e severa figura di Re Vega comparve sullo schermo.
“Sono contento che tu mi abbia chiamato, figlia. Hai dimenticato alla fine quell’uomo?” chiese ansioso il re. Nonostante la sua crudeltà, aveva un amore profondo per la figlia: lei era l’unico punto debole della sua roccaforte di pietra che aveva nel cuore.
“No. Non l’ho dimenticato” rispose fredda Rubina “Ma lasciamo stare. Ti ho chiamato per chiederti questo: cosa sai tu di Lady Cabaner?”
Re Vega rimase perplesso.
“Come mai ti interessa saperlo?”
“Voglio sapere chi è e da dove viene. Tu lo sai, vero, padre? Rispondimi!”
“Non ho niente da dire” replicò Re Vega, evitando di guardare la figlia.
“Come, non hai nulla da dire?” rispose lei, costernata “Voglio saperlo! Chi è Lady Cabaner?”
Il rumore del pugno di Re Vega sul bracciolo del trono fece quasi sobbalzare Rubina.
“Ascoltami bene, figlia. E imprimilo bene in testa. Ti vieto nel modo più assoluto di interessarti di Lady Cabaner. Lei per te non esiste. Sono stato chiaro?”
Re Vega tolse la comunicazione all’istante, e Rubina osservò per lunghi istanti lo schermo spento, stupefatta. Aveva visto per la prima volta un’espressione strana sul viso del padre. Era diventato pallido per un attimo. E non per la rabbia. Per la prima volta, Rubina aveva visto suo padre, Re Vega, che aveva paura.
Ma chi diavolo è Lady Cabaner? si chiese Rubina, sudando freddo. Che razza di orrore c’è dietro di lei, tanto da spaventare persino mio padre?

Rubina rimase sveglia tutta la notte, riflettendo. Qualcuno mi vuole morta, e in qualche modo c’entra Lady Cabaner. Ma nessuno sa nulla su di lei. Se rimango qui, rischio di nuovo di essere uccisa.
Alla fine, la mattina seguente, chiamò il Gran Ciambellano Noitra.
“Mi dica, Altezza” disse lui.
“Noitra, da adesso in poi per un po’ tu farai le mie veci. Io devo partire in incognito”
“Come?” chiese stupefatto “Ma…ma dove deve andare, Altezza?”
“Voglio tornare su Vega. Ci sono delle cose che devo chiarire."
__________________________________________________________________

Prossimamente: scontro tra Wabisuke e Mineo!

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Edited by joe 7 - 22/10/2010, 23:43

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Riassunto – Mineo, una ragazza del pianeta Ruby, insieme alla sua amica Arianna, devono andare su Vega insieme al capitano veghiano Shion, loro amico, per intercedere presso Re Vega perché il loro villaggio di Escondida sia risparmiato. L’unico modo perché avvenga è che Mineo diventi capitano di Vega, sconfiggendo il robot gigante Gade Gade, guidato dal feroce Wabisuke. Ma Noria, il capitano di Wabisuke, e Lady Cabaner, donna diabolica e misteriosa, hanno altri programmi in mente…

L’attesa nell’arena era febbrile. Tutti ad Aquilonia, la capitale di Vega, erano incuriositi dall’idea di vedere la misteriosa sfidante di Wabisuke. Persino Re Vega in persona era presente, insieme al Gran Cancelliere Dantus. Di solito doveva esserci anche il Generale Gandal, ma lui era appena partito per la Terra, un piccolo pianeta che stava dando qualche problema al comandante Hydargos. In effetti, molti ufficiali erano rimasti sorpresi per l’improvvisa partenza di una persona di alto rango come Gandal in un posto così lontano e considerato di scarso interesse. Ma era meglio non porsi domande: la missione era top secret. Anche il ministro delle scienze Zuril si era chiesto quale fosse il motivo: non riusciva a togliersi dalla testa il volto preoccupato di Gandal. Doveva essere qualcosa di grave, senza dubbio. Per questo, in mezzo all’eccitazione della folla, Zuril era l’unico che restava impassibile e pensieroso. Pure Re Vega era una maschera impenetrabile.
Distanti dalla tribuna reale stavano il comandante Shion, il precettore di Mineo, e una ragazza dai capelli azzurri, dello stesso pianeta di Mineo: Arianna. La ragazza si sentiva a disagio in mezzo a quella folla di veghiani assetati di sangue: gli stessi che avevano devastato Escondida, il suo paese, e ucciso i suoi genitori. L’odio di Arianna per i veghiani era molto forte, anche se nascosto dietro una facciata tranquilla e apparentemente indifferente. Anche Shion, nonostante la sua gentilezza, non otteneva la piena fiducia di Arianna. Ogni veghiano era un nemico da trattare con diffidenza. Non riusciva a capire come potesse esserci una certa attrazione tra la sua amica Mineo e Shion. Prima ci scherzava su, perché non ci credeva veramente. Ma alla fine aveva capito che tra loro due c’era qualcosa di serio. Quando Mineo glie ne aveva fatto cenno, due sere fa, era successo un litigio furibondo tra le due, e da allora non si erano più parlate. Però, adesso, davanti a tutte queste grida e urla piene di violenza, Arianna provò terrore per Mineo. Davvero avrebbe potuto farcela? Vincendo il suo ribrezzo, si rivolse a Shion:
“Ehm…capitano Shion…siete sicuro che Mineo vincerà?”
“Le ho insegnato tutto quello che potevo. Ora sta a lei agire: non possiamo fare più nulla, ora”
“Ma perché le ha dato un robot così debole?” sbottò lei furiosa “Mineo non può vincere contro quella bestia di Wabisuke!”
“Vedo che ti sei informata” rispose lui, osservando l’arena: gli avversari non erano ancora scesi in campo. Ma non mancava molto.
“Mi sono informata e come!” ribatté lei “Tutti sanno chi è Wabisuke, che guida un robot, il Gade Gade, che è chiamato ‘la morte che cammina’: più di venti scontri dove gli avversari sono stati o uccisi o mutilati barbaramente. Ho visto solo due registrazioni degli scontri, e ho dovuto interrompere, se no mi mettevo a vomitare. Mai vista una bestialità simile. Infierisce persino sui cadaveri. E Mineo deve affrontare un mostro come lui?”
“Lo sai che è l’unico modo perché lei diventi capitano e possa salvare Escondida. Comunque, non l’ho mandata come una dilettante allo sbaraglio: il robot che le ho dato, il Jiru Jiru, apparentemente è fragile, ma è perfetto per batterlo. Un robot ultrapotente non sarebbe servito a nulla: Wabisuke se lo sarebbe mangiato a colazione. Fidati di me, Arianna.”
La ragazza non rispose. Fidarsi di un veghiano? Di uno della stessa razza che ha ammazzato i suoi genitori, la sua famiglia? Sì, certo, mi fido di un veghiano solo quando è morto. Distolse lo sguardo, furiosa.
In un altro punto degli spalti sull’arena, riservato alla nobiltà, Lady Cabaner osservava divertita il comportamento di Arianna. Aspirò voluttuosamente dal bocchino, soddisfatta. La sua bellezza era sfolgorante e nello stesso tempo inquietante. Era vestita di nero, con un abito ricamato con paillettes brillanti e ampi drappeggi. I suoi capelli corvini erano in parte sciolti e in parte raccolti in una crocchia coperta da un ampio cappello scuro e traforato. Il comandante Noria, seduto accanto a lei, era seccato. Il suo elemento migliore, Wabisuke, stava per scendere nell’arena e tra poco avrebbe contemplato lo spettacolo di Mineo fatta a pezzi. Ma la rilassatezza di Lady Cabaner lo infastidiva. Lei se ne accorse e gli sorrise ironica, dicendo:
“Qualcosa non va, caro capitano?”
Noria cercò di rimanere indifferente e rispose con voce neutra:
“Oh, nulla. Solo, non vedo l’ora di osservare il trionfo di Wabisuke. D’altra parte, vuole anche vendicarsi di Mineo, perché lei ha ucciso Vixen, la sua donna. Sarà un massacro!”
“Wabisuke perderà” rispose lei, voltando lo sguardo verso l’arena, senza smettere di sorridere.
Per Noria fu una doccia fredda. “Cos’hai detto?” disse con voce strozzata.
“Ho detto che perderà. E morirà”
Lanciò uno sbuffo di fumo nell’aria.
“Che stai dicendo?” urlò Noria, stringendo i pugni “Wabisuke non può perdere!”
“Abbassa la voce, mio buon capitano. Tutti si sono voltati. Guarda, sta arrivando il tuo campione”
Noria si voltò. Wabisuke era entrato nell’arena, tra le acclamazioni della folla, alle quali rispondeva alzando la mano. Il suo corpo massiccio aveva un collo taurino e i muscoli sviluppati che premevano sulla tuta; i capelli neri e corti circondavano un volto che pareva scolpito nella roccia, con una ferita che lo attraversava verticalmente attraversando un occhio. Il suo sguardo era letteralmente quello di un assassino: freddo e senza umanità. Noria lo guardò soddisfatto: Lady Cabaner diceva delle sciocchezze!
Wabisuke salì sulla cabina di controllo del robot, che era collocato dentro una profonda buca metallica in mezzo all’arena. Una volta chiusa la cabina, la piattaforma in basso si sollevò, portando su il robot Gade Gade tra l’acclamazione della folla in delirio.
Noria si tranquillizzò. Era impossibile che perdesse, figurarsi morire. Si voltò ancora verso Lady Cabaner, che continuava a sorridere enigmatica. La sua inquietudine si fece più acuta.

Intanto, Mineo era seduta in una sala spoglia, con soltanto pareti nude di metallo e una porta che dava al corridoio che portava all’arena. Aveva una tuta nera aderente ed anonima, stile Fujiko Mine, ed era seduta su una sedia di metallo, rigida come un baccalà. Si sentiva come una condannata a morte, aspettando la chiamata della radio e l’apertura automatica della porta. Era tesissima, tanto da essere un fascio di nervi: non sapeva se ce l’avrebbe fatta. Si stringeva i pugni sopra le ginocchia, che erano talmente accostate tra loro da sembrare un blocco unico. Doveva fare così per non tremare. Sentiva su di sé tutta la responsabilità della salvezza di Escondida…e forse dello stesso pianeta Ruby. Una repressione di Escondida avrebbe portato anche a focolai di rivolta che sarebbero stati soffocati nel sangue, con un giro di vite più duro sul pianeta intero…certo, c’era anche il governatore Rubina, ma in questi casi la volontà di Re Vega sarebbe contata di più. E lui non brillava certo per misericordia…
Doveva diventare capitano, per salvare tutti. Doveva battere Wabisuke. Ad ogni costo.
Si arrotolò attorno al dito uno dei suoi lunghi capelli viola, osservandoli: erano molto belli e vistosi, ma impossibili da pettinare. Senza contare che, per la tradizione della sua gente, alcuni capelli dovevano essere più lunghi degli altri. Spesso, domarli alla mattina era un tormento.
E’ davvero il momento adatto per pensare ai capelli, questo, si disse sconfortata.
Il bussare improvviso alla porta la fece trasalire, facendole solo dire un: “Avanti!” quasi incomprensibile. Entrò un soldato veghiano che buttò con malgarbo un pacco sul pavimento.
“Questo è per te. Sbrigati ad aprirlo: tra cinque minuti devi andare.”
Appena il soldato uscì, Mineo osservò incuriosita il pacco: era abbastanza grande, confezionato con cura e con carta pregiata e luccicante. Di certo non un omaggio standard veghiano (e poi, che razza di regali standard dovrebbero fare per chi va ad ammazzarsi all’arena? Un cornetto portafortuna?). Forse era un regalo di Shion. C’era anche una lettera. La aprì con ansia e lesse:
“Mineo,
scusa per il nostro litigio. Continuo a non essere d’accordo con te per la tua scelta, ma non ho il diritto di intromettermi con chi vuoi frequentare. Ti ho confezionato un vestito adatto ad un capitano di Vega. Spero che ti piaccia. Provalo: sono sicura che vincerai. In bocca al lupo!
Arianna.”

Mineo rimase commossa e fu quasi sul punto di piangere. Nonostante il loro litigio, erano rimaste amiche…ora non si sentiva più sola. Aprì con curiosità la confezione: conteneva una splendida divisa militare femminile color arancione, con grandi decorazioni nere a “V” sul petto e una cintura rossa, dello stesso colore degli stivali. Si tolse la tuta nera e indossò subito la divisa: le stava a pennello. Avrebbe voluto avere uno specchio per vedere come le stava. Chissà come sembrava. Si ricordò il gown, il regalo di sua madre: i due batuffoli rosa. Lo prese dalla tuta nera, che era per terra, e se lo mise attaccato al lato sinistro, vicino alla spalla. Ora si sentiva più completa, più sicura.
Devo seguire gli insegnamenti di Shion, si disse, stringendo il pugno. Batterò Wabisuke!
La radio squillò. Era giunto il momento. Mineo attraversò con passo deciso la porta che si era aperta automaticamente.

Comparve davanti all’arena senza grida esultanti, osservata da mille occhi curiosi. Arianna si compiacque nel vedere come le stava bene il vestito che aveva fatto.
“Forza, Mineo!” gridò, ma fu l’unica. Shion, a braccia conserte, osservava silenzioso. Se la ragazza sull’arena era nervosa, Shion non era da meno. Ma non poteva lasciarlo vedere.
Mineo salì sulla rampa che la portò a bordo del Jiru Jiru, il robot di Shion, dalle fattezze femminili, che doveva usare. Gli occhi della gigantessa di metallo si accesero, fissando il robot da combattimento che aveva davanti, dall’aspetto di un guerriero in armatura: il Gade Gade di Wabisuke.
Suonarono diversi squilli di trombe e rulli di tamburi, mentre i due avversari si studiavano a vicenda, osservandosi con attenzione. Alla fine della fanfara, Re Vega si alzò dal trono e, stendendo solennemente il braccio, disse:
“Iniziate il combattimento!”
Wabisuke attaccò per primo: il Gade Gade lanciò un colpo terribile con la palla incatenata, una delle sue mille armi. Ma, con sorpresa di tutti, colpì solo la sabbia dell’arena, sollevando una nuvola di polvere e provocando un cratere. Mineo si era spostata un attimo prima di essere colpita. Anche Arianna era rimasta a bocca aperta.
“Ma come ha fatto ad evitarlo?” chiese.
“Il Jiru Jiru di Mineo è un robot privo di armi.” rispose Shion “Per questo è leggerissimo e si può spostare rapidamente. Inoltre, ha un legame mentale col pilota: Mineo è già veloce per conto suo, e può trasmettere questa capacità al robot. Il Gade Gade di Wabisuke invece è potente, ma è appesantito dalle troppe armi.”
“Ma…basterà questo a batterlo?”
“Aspetta e vedrai.”
Wabisuke, dopo il primo momento di sorpresa, reagì: la palla incatenata fece delle rotazioni sempre più veloci, colpendo in più punti, ma il Jiru Jiru evitava ogni assalto con facilità. Stizzito, Wabisuke passò ai laser: dalle dita del robot partirono dieci raggi luminosi che esplodevano ad ogni impatto contro qualunque cosa, come delle bombe ad alto potenziale, tagliando persino il tessuto molecolare del bersaglio. Era impossibile evitare una simile ragnatela, e il Jiru Jiru fu colpito di striscio in vari punti.
“Mineo!” urlò Arianna, sgomenta.
“Calmati, e osserva bene, piuttosto: nonostante tutta la potenza di fuoco di Wabisuke, è stata colpita solo di striscio. Non sottovalutarla.” disse impassibile Shion. Anche se cominciava a provare qualcosa per Mineo, doveva rimanere distaccato, anche se gli costava: se si fosse lasciato andare solo di poco, sarebbe finita. Magari avrebbe fatto uno sproposito, come affrontare Wabisuke di persona. No, controllati, si ripeteva.

Il Jiru Jiru di Mineo si abbassò di scatto all’improvviso, correndo velocissima addosso al Gade Gade, evitando i laser e trovandosi subito di fronte a pochi centimetri dal robot.
Perfetto, Mineo, pensò Shion soddisfatto, sei andata nell’unica area sicura dove Wabisuke non può colpirti: quella del suo robot! Hai seguito bene le mie lezioni.
Il pilota avversario non fece in tempo nemmeno a stupirsi: il robot di Mineo colpì con un diretto violentissimo il Gade Gade, esattamente sul punto dove si trovava la cabina del pilota.
Il punto debole di ogni robot è la cabina di pilotaggio, Mineo, le aveva detto Shion.
Ma, appunto perché è la parte più debole, è anche la più protetta: nonostante la violenza del colpo, Wabisuke era rimasto illeso e il Gade Gade allontanò il robot di Mineo colpendolo con forza col braccio destro. Il Jiru Jiru accompagnò il colpo, rotolando su se stesso sulla sabbia dell’arena e rialzandosi subito in piedi. Era ancora praticamente illeso, mentre il Gade Gade appariva scosso.
La folla rimase sbalordita: un robot così semplice stava mettendo in difficoltà uno dei più forti guerrieri del regno.
Wabisuke respirò affannosamente. L’impatto contro la cabina di controllo era stato preciso e durissimo, fatto con gran precisione. Non poteva più permettersi di andarci leggero. Tirò la leva ausiliaria.
“Gade Gade, massima potenza!”
Il robot reagì aprendo tutte le sue aperture per i raggi laser: dalla bocca, dalle mani, dal petto, dagli occhi. Era impossibile evitare tutto, stavolta. Ma Mineo non si mosse: il suo robot si mise in posizione, pronto ad agire. Per un attimo, il robot di Wabisuke si accese di innumerevoli luci: i puntatori laser si stavano caricando, aprendosi in quasi tutto il corpo del Gade Gade. Ma subito dopo avvenne un’enorme esplosione, e il Gade Gade si trovò coperto di fumo, mentre iniziavano a svilupparsi alcune fiamme tra le giunture del gigante.
“Cos’è successo?” chiese Arianna.
“Mineo ha fatto come le avevo detto” spiegò Shion “Oltre alla cabina di controllo, un altro punto debole dei robot sono le aree di uscita dei laser. Se sono ostruite, per il robot è un danno enorme, quando attiva quest’arma.”
“Ma come ha fatto Mineo a chiuderle?”
“Quando è andata addosso al Gade Gade, gli ha attaccato un destabilizzatore che avevo preparato apposta. Era la mossa più difficile, e Mineo ci è riuscita alla perfezione. Ha un talento eccezionale, anche se non se ne rende conto. Mi chiedo cosa sarebbe capace di fare, se potesse guidare un robot come quello di Wabisuke…ma sto divagando”
“Allora Mineo ha vinto?”
“No. Il Gade Gade è stato indebolito temporaneamente. Se Mineo vuole vincere, dovrà farlo solo adesso. Dopo non avrà più possibilità. Ora si gioca tutto”
Wabisuke era agitato. Azionò il reset del robot: tra pochi attimi sarebbe tornato come prima. Ma erano attimi preziosissimi, che Mineo non aveva alcuna intenzione di dargli. Il Jiru Jiru caricò a testa bassa, con il braccio destro piegato all’indietro e la mano destra con le dita disposte a cono, rese appuntite come aghi. Wabisuke urlò.
Sugli spalti, Noria sbiancò in volto.
Il pugno a punta del Jiru Jiru trapassò da parte a parte la cabina di controllo del Gade Gade, facendo letteralmente a pezzi Wabisuke e provocando l’esplosione del volto del robot, che diede l’inizio ad una serie di esplosioni a catena. La schiena del Jiru Jiru fu illuminata dai bagliori delle esplosioni del robot del fu Wabisuke.
La folla, scioccata, fu ammutolita dalla sorpresa. Anche re Vega era rimasto senza parole. Da adesso, Mineo era diventata comandante.
Noria si accasciò sulla sedia, a braccia penzoloni, sconvolto. Wabisuke è morto. Non ci credo. Non è possibile…quella straniera è un demonio!
Mai quanto Lady Cabaner, che contemplava soddisfatta la scena.
Goditi il tuo momento di trionfo, Mineo. Durerà assai poco.
Aspirò con piacere dal bocchino.

Per Mineo fu tutto come un sogno, quando uscì dal Jiru Jiru tra le grida della folla osannante. La salita sul palco. Re Vega in persona che si complimentava con lei e le dava l’onorificenza di capitano. Complimenti, strette di mano, sguardi di sorpresa e di ammirazione o di delusione e disprezzo. Mineo attraversò questi momenti come se accadessero ad un altro: si sentiva frastornata ed incredula. Non riusciva a crederci: aveva avuto una vittoria incredibile, contro ogni previsione. E tutto per merito di Shion.
Già, Shion, si disse. Devo ringraziarlo…ma dov’è? Ora che ci penso, è strano che non si faccia vedere…e Arianna? Dove sono?
Chiese in giro, e le dissero che erano usciti in fretta, diretti verso la villa di Shion.
Come sarebbe a dire? Perché diamine erano tornati a casa, proprio adesso? C’è qualcosa che non va, si disse inquieta.
Raggiunse in fretta la villa di Shion a bordo di un’eliveicolo, e notò che le luci erano spente e non c’era nessuno. Entrò agitata, chiamandoli in tutte le stanze della villa, ma non sentiva nessuna risposta. Cominciò ad avere paura. Cos’era successo?
Alla fine, raggiunse la sala principale, e rimase impietrita dall’orrore.
Shion era a terra, in un lago di sangue, trapassato da una ferita al petto, e così pure Arianna. Dal petto di lei spuntava il manico di un pugnale affilato che Mineo riconobbe subito. Era il suo.
Si avvicinò subito a loro: capì subito che erano morti tutti e due.
Com’è possibile, si chiese lei, sconvolta e quasi impazzita dal dolore. Cos’è successo qui?
“Mineo Bureitin Rou” disse una voce imperiosa, dietro di lei. Voltandosi di scatto, attraverso le lacrime agli occhi, vide un comandante di Vega insieme ai suoi uomini: erano appena entrati nella villa. Con le mani intrecciate dietro la schiena, l’uomo continuò:
“Ogni tentativo di fuga è inutile. La dichiaro in arresto per l’omicidio del capitano Shion Degan e della straniera Arianna Altea.”
______________________________________________________________________________________________________________

Sabato 19 Febbraio: La vendetta di Lady Cabaner

Se volete scaricare la puntata in formato word, qui sotto c'è il link.

Sabato prossimo, il 5 Febbraio, posterò il seguito dell'Ombra, e Sabato 12 Febbraio posterò il seguito della fanfic di Lupin/Banjo.

Per i commenti, potete postarli qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=47313943&st=60#lastpost

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Riassunto – Mineo, una ragazza del pianeta Ruby, sottomesso a Vega, deve combattere contro Wabisuke all’arena di Aquilonia, capitale di Vega, per salvare il suo villaggio, Escondida. Vince, ma viene poi accusata di aver ucciso il capitano di Vega Shion, suo protettore, e Arianna di Ruby, sua amica. Lady Cabaner, una donna misteriosa e malvagia, aveva organizzato tutto questo per incastrare Mineo…

Poche ore prima dello scontro tra Mineo e Wabisuke all’arena, un’astronave anonima, in mezzo alle tante dello spazioporto di Aquilonia, la capitale di Vega, atterrò senza alcun interesse da parte della torre di controllo. Era un banalissimo cargo merci che veniva dal lontano pianeta Rubi: nessuno avrebbe mai pensato che lì dentro ci fosse la principessa Rubina, la figlia di Vega, venuta in incognito. I due piloti del cargo, piuttosto nervosi, vista l’importanza della loro passeggera, svolsero con cura tutte le formalità burocratiche, mentre si scaricava il materiale.
Rubina uscì dalla nave e dallo spazioporto iniziò a percorrere pensierosa le strade di Aquilonia, vestita da comune veghiana, con due occhiali scuri e i capelli neri (grazie ad un apparecchio di mimesi ottica). Non aveva mai fatto una cosa del genere prima d’ora, ma non aveva scelta. Lady Cabaner la voleva morta, e lei non sapeva perché. Non poteva chiedere aiuto a nessuno, perché non aveva prove. Non era riuscita a sapere nulla su di lei, a parte il nome completo e qualche vecchia foto. Persino suo padre, Re Vega, che doveva sapere qualcosa, non voleva dire nulla. Anzi, Rubina aveva visto per la prima volta una certa paura nel volto di suo padre. Il potente re di Vega aveva paura di Lady Cabaner. Ma lei chi era? Era umana? Da dove veniva? Rubina non aveva altra scelta che andare nell’unico posto dove, di nascosto, poteva scoprire qualcosa: la Biblioteca Universale di Aquilonia, riservata solo all’elite. E, all’interno della Biblioteca, che era protetta come un fortino, c’era la Sezione Riservata, dove solo Re Vega in persona, oltre ad uno staff selezionatissimo, poteva entrare. Se c’era qualcosa su Lady Cabaner, poteva solo essere lì. Rubina conosceva tutte le password e i codici, perché apparteneva alla famiglia reale, e nessuno avrebbe fatto domande: l’avrebbero scambiata per un agente segreto di Gandal o Dantus.
Proprio mentre stava avvicinandosi alla Biblioteca, uno dei visori pubblici sulla strada affollata attirò la sua attenzione: stavano trasmettendo un duello tra robot in diretta all’Arena. Ma il torneo ufficiale doveva ancora cominciare: Rubina per un attimo fu colpita dalla stranezza, comunque stava per passare oltre, quando sentì il commentatore dire:
“La straniera Mineo ha evitato ancora il colpo di Wabisuke! Incredibile! Nessuno poteva immaginare…”

MINEO?
Rubina si voltò, scioccata, fissando il video.
Quello è senza dubbio il robot di quella bestia di Wabisuke, pensò. L’altro robot dall’aspetto femminile non lo conosco. Mineo sarebbe lì dentro? Ma cosa sta combinando Shion?
Il video faceva vedere ogni tanto le persone sul palco: oltre a suo padre e lo stato maggiore, Rubina vedeva che c’era anche Shion. Quindi la Mineo di cui parlavano era proprio la ragazza che le aveva salvato la vita su Ruby. La principessa seguì tutto lo scontro col cuore in gola, insieme agli altri veghiani incuriositi. Alla fine, la vittoria di Mineo fu accolta con delusione da tutti, tranne da Rubina, che emise un sospiro di sollievo. Bè...almeno ce l’ha fatta. Ma ha rischiato troppo. Devo ricordarmi di parlare con Shion: si merita una lavata di testa! Rubina si accorse che era passato del tempo, e si diresse decisamente verso l’austero edificio della Biblioteca Universale.

I dati sui computer continuavano a venire a ondate: una miniera di informazioni segrete, che Rubina lasciò scorrere via con scarso interesse. Voleva solo i dati su Lady Cabaner, ma incontrava parecchie resistenze, anche con tutte le password e i codici segreti che conosceva. Alla fine, era arrivata alla cartella segreta su Lady Cabaner, ma era accessibile solo a Re Vega in persona e il sistema computerizzato si era insospettito, facendo aumentare le difficoltà alla principessa, che non aveva certo un’abilità da hacker. L’unica era copiare la cartella e portarla via: l’avrebbe letta più tardi. Alla fine si alzò, esausta e con gli occhi pesanti.
Chissà da quanto tempo sono stata sullo schermo. Devo prendere un po’ d’aria. Non sono abituata a queste cose.
Una volta fuori dalla biblioteca, si accorse che era già buio. Si diresse verso lo spazioporto, dove c’era la navicella che l’avrebbe riportata su Ruby. Visto che la strada era lunga, era meglio chiamare un’astronave-taxi. Mentre ne stava cercando una, notò una strana eccitazione in giro. Ascoltando i frammenti dei discorsi, si accorse che stavano ancora parlando del duello. Ma sembrava che fosse successo qualcos’altro. Una frase all’improvviso la bloccò a metà strada:
“…infatti quella lurida straniera aveva ucciso il capitano Shion!”
Shion? Shion è morto? si chiese Rubina, incredula.
“Chi sarebbe la straniera che ha ucciso Shion?” chiese subito lei agitata, interponendosi in mezzo alla gente che ne parlava. Loro rimasero sorpresi da questa reazione, ma risposero con l’aria di chi la sa lunga:
“Come, non lo sai? Ne parlano tutti adesso. E’ stata quella che aveva ucciso Wabisuke nel duello di oggi: Mineo, di Ruby. Il grande Re Vega ha appena ordinato l’ukase!”
“Sì, è quello che si meritano, quei cani inferiori!”
Rubina impallidì. L’ukase era lo sterminio di tutta la popolazione per rappresaglia punitiva per azioni fatte contro i veghiani.
Ma allora il paese di Mineo…come si chiamava? Escondida? Sì, Escondida! Sarà un massacro! Devo fermarli!
Rubina corse via in fretta, dirigendosi verso le astronavi taxi.
“Ma chi era, quella?” si chiedevano le persone che le avevano risposto.

“Presto!” gridò lei al conducente “Al Palazzo Reale! Immediatamente!”
“Come?” rispose lui, stupito “Ma quella è zona riservata, signorina…non posso andarci…”
Rubina estrasse il sigillo reale e lo mostrò al conducente, che non credette ai suoi occhi. Era impossibile duplicarlo: doveva essere vero. Spaventato, il conducente rispose balbettando:
“Potrebbe…potrebbe averlo rubato..”
Una pistola laser gli comparve davanti agli occhi.
“Sono la principessa Rubina, figlia di Vega. Se non parti in un secondo, ti farò decapitare dopo averti sparato! Muoviti!”

Gli UFO di Vega continuavano a mandare dall’alto i loro raggi luminosi: comparivano come sottili scie colorate, simili a quelle dei fuochi artificiali. Al contrario di questi, però, non portavano gioia, ma solo dolore: all’impatto col terreno, provocavano enormi esplosioni di fuoco, accompagnate da grida di sofferenza e terrore. Gli abitanti di Escondida scappavano da ogni parte, pieni di panico, cercando inutilmente un rifugio. Era successo tutto all’improvviso, e non avevano nemmeno avuto il tempo di rendersene conto.
Il capo del villaggio, Tenma, aveva fatto entrare tutti gli abitanti che aveva potuto aiutare dentro il suo rifugio sotterraneo nascosto. Uscire da lì ormai era impossibile: fuori era tutta una pioggia di fuoco, con cadaveri e rovine bruciate. I rifugiati sentivano spaventati le urla, i rimbombi delle esplosioni, l’odore del fumo. Solo una piccola candela illuminava quel posto, pieno fino all’inverosimile.
Tenma, sconfortato, sussurrò alla moglie, Ishin Saura:
“Le esplosioni stanno coinvolgendo anche il sottosuolo, Saura. Ho paura che per noi sia finita.”
“Almeno moriremo insieme, coi nostri figli. Non ho nulla da lamentarmi: è stato bello tutto quello che abbiamo passato insieme, Tenma. Mi dispiace solo per nostra figlia Mineo. Spero che sopravviva”
“Lo spero anch’io” Tenma era colpito dal coraggio e dalla calma della moglie. Ma lei era sempre stata così, sin da giovane. Impetuosa e ottimista, aveva sostenuto insieme a lui il difficile destino dei fuggitivi per tutta la vita. Ed era di origini nobili, mentre Tenma aveva una nobiltà di rango inferiore. Provò un gran dispiacere per aver trascinato fin qui una donna che aveva amato sin dal primo istante che l’aveva vista, tanti anni fa. Ora che ci pensava, Mineo le somigliava moltissimo, anche nel carattere. La abbracciò per le spalle, tenendola vicino, e le disse:
“Ti amo. Ma mi dispiace di averti coinvolta in tutto questo”
“Anch’io ti amo. Ma non dire scemenze simili. Tu non mi hai mai ‘coinvolta’: sono io che ho voluto ‘coinvolgermi”
Si strinsero insieme senza dire più nulla.
Le esplosioni si susseguirono in continuazione, senza sosta. Alla fine, non sopravvisse nessuno: anche Tenma e Ishin Saura morirono. L’ukase era stato eseguito regolarmente, secondo le leggi di Vega: Escondida non esisteva più.
Curiosamente, l’unica struttura rimasta illesa era una fragile impalcatura di legno in mezzo ai rami di un albero alto: una piccola costruzione che Mineo e Arianna avevano fatto anni fa per ammirare il tramonto all’orizzonte. Quella sera, la luce del tramonto illuminava tristemente le ceneri fumanti di Escondida. Aveva un colore rosso vivo, simile al sangue, e per un attimo aveva arrossato la solitaria impalcatura, che si ergeva come un’inutile sentinella sopra l’olocausto consumato.

Rubina aveva disattivato la mimesi ottica, tornando al consueto colore rosso dei capelli e alla divisa blu/azzurra di principessa: uscì veloce dall’astronave taxi e corse come una furia dentro il Palazzo Reale, davanti alle guardie sbigottite. Raggiunse in poco tempo le sue stanze e contattò immediatamente il Gran Ciambellano, che la sostituiva su Ruby.
“Noitra! Noitra! Rispondi! Noitra!” gridò.
Dopo un po’ apparve sullo schermo il volto stupito del Ciambellano. Rubina non gli diede neanche il tempo di parlare.
“Noitra, interrompi ogni attacco su Escondida! Subito!”
“Ma…altezza…io…”
“Ti ordino di interromperlo, Noitra. O ti farò mozzare la testa. Obbedisci!”
“E’…è impossibile, altezza. L’attacco è finito dieci minuti fa!”
Rubina sentì un nodo allo stomaco.
“Cosa stai dicendo?” sussurrò.
“S…sì, altezza. E’ così. L’ordine è partito dal Supremo Vega in persona. Io…io non potevo farci nulla”
“Allora…Escondida è stata annientata?”
“Temo…temo di sì, altezza. Mi dispiace”
“No, Noitra. Non ti dispiace” replicò Rubina, piena d’ira “Semplicemente, non te ne può fregare di meno. Andate tutti al diavolo!”
Un pesante portacenere fu lanciato con violenza contro il video, facendolo a pezzi in mezzo a mille scintille fumanti. Rubina si accasciò su una sedia, coprendosi la faccia con le mani e piangendo disperata.
Ho fallito…ho fallito ancora! Come con Fleed…come con Duke…non ne posso più! Perché? Perché tutto questo?
“Principessa?” disse una voce, con cautela, come se temesse di disturbare. Rubina sollevò gli occhi rossi di pianto, osservando il ministro delle scienze Zuril, che in quel momento era estremamente imbarazzato.
“Cosa volete, Zuril? Andatevene!”
“Mi perdoni, altezza…ma mi ha mandato suo padre. Re Vega vorrebbe…insomma, vorrebbe sapere come mai lei è qui invece di essere su Ruby. Mi dispiace di averla disturbata…”
Rubina si alzò e uscì dalla stanza, in direzione dell’area riservata a suo padre, senza degnare Zuril di un’occhiata. Lo scienziato osservò la figura di Rubina allontanarsi, sospirando.
Scelgo sempre il momento sbagliato per incontrarla, pensò.

All’interno della sua villa, Lady Cabaner Lilith Victoriane era adagiata su una poltrona riccamente decorata, mentre la donna-androide dall’aspetto di cameriera le stava preparando la bevanda. Alla fine, le porse il bicchiere di Grey Delice, una delle sue bevande preferite.
“Grazie, Emma. Puoi ritirarti”
“Sì, milady” rispose la donna androide, chinando la testa e uscendo.
Davanti a Lady Cabaner, il capitano Noria, seduto sul divano di fronte, osservava fissamente il suo bicchiere vuoto. Non era ancora riuscito a mandare giù la morte di Wabisuke. Era l’elemento migliore: sarà dura sostituirlo.
“Come facevi a sapere che Wabisuke avrebbe perso? E addirittura che sarebbe morto? Sai prevedere il futuro, adesso?”
“Nulla di tutto questo, capitano” rispose Lady Cabaner “C’è il detto: conosci il tuo nemico. Sapevo chi era il capitano Shion, che aveva addestrato Mineo. Era un veterano esperto in battaglia e molto intelligente, un vero maestro. Wabisuke invece aveva uno stile indubbiamente violento e spietato, ma assai rozzo, senza eleganza o tattiche particolari. Non era difficile indovinare chi avrebbe vinto”
“Come hai fatto ad ucciderlo? Shion, intendo”
“Avevo preparato tutto tempo fa. La chiave era stata Arianna, l’amica di Mineo. Dopo il fallimento dell’attentato alla principessa Rubina, era diventato urgente eliminare Shion: cominciava a sapere troppe cose. E anche Mineo, che aveva rovinato l’attentato. Sì, Arianna fu la soluzione ideale”
“L’avevi ipnotizzata?”
“Esatto. Lei ha vissuto normalmente, inconsapevole del fatto che era sotto il mio controllo: le avevo dato il pugnale di Mineo, quello che lei aveva su Ruby e che era stato usato per l’attentato contro Rubina. Aveva ancora le impronte digitali di Mineo: fu uno scherzo eliminare le altre impronte. Il momento giusto l’avevo trovato durante la vittoria di Mineo su Wabisuke, all’arena. Avevo ordinato mentalmente ad Arianna di stare male: lei, senza rendersene conto, obbedì, contorcendosi per il dolore. Shion si era preoccupato e l’aveva portata subito nella sua villa, per curarla: poi sarebbe tornato subito, per prendere Mineo. Ma, mentre lui la portava in sala, Arianna, obbedendo ai miei ordini, trafisse al cuore Shion col pugnale di Mineo, che lei teneva nascosto. Poi lo usò su di lei. Naturalmente, le avevo ordinato di indossare i guanti sin dalla mattina. Avevo anche mandato il comandante Egeus e alcuni uomini vicino alla villa di Shion, affinché spuntassero fuori poco dopo che Mineo sarebbe tornata alla villa, per accusarla di omicidio. Tutto, come vedi, è andato come previsto. Inoltre, a questo punto, credo che Escondida sarà stata ridotta in cenere, visto il reato di cui si è “macchiata” Mineo. L’ukase avviene in modo automatico, lo sai.”
“Lo so” ripeté Noria, perplesso. Il suo sguardo si posò sui rami fioriti che erano illuminati meravigliosamente dalle luci notturne, fuori dalle finestre. Lady Cabaner si alzò e si mise dietro a Noria, accarezzandolo sul mento.
“Mi sembri perplesso, mio buon capitano. Qualcosa non va?”
“Il Progetto Delta non sta andando come previsto, Lady Cabaner. Il tentativo di uccidere Rubina è fallito, ed ora sono senza Wabisuke…dovremo ricominciare tutto daccapo!”
“Ma intanto Shion non c’è più: e lui era l’elemento più pericoloso” replicò lei, accarezzando Noria sulla guancia “Tu lo sai perché è necessario realizzare Delta. Il trono di Vega è tuo per diritto, Noria. Tu sei il fratello di Yabarn. Sei il fratello di Re Vega. Non dimenticarlo!”
“Come potrei? Mio fratello, per assicurarsi il trono, aveva sterminato la nostra famiglia! Sarei dovuto morire anch’io!”
“Ma io ti ho salvato, Noria. Ti ho fatto cambiare sia il volto che il nome, e diventasti il capitano Noria, uno dei più fedeli e importanti capitani di Vega. Se sapesse re Vega chi sei tu! Com’è stare vicino al tuo caro fratello che ti voleva uccidere? Parlare con lui come se non lo conoscessi? Aspettando intanto il momento giusto per eliminarlo? Infatti, il trono è tuo di diritto”
Senza contare che per me sei un prezioso burattino, aggiunse mentalmente lei.
“Perdonate, milady, ma è arrivato adesso il comandante Egeus. Vorrebbe parlare con lei” disse Emma, l’androide-cameriera.
“Bene. Accompagnalo nella sala ricevimenti. Noria, è meglio se te ne vai attraverso il passaggio segreto. Meno persone ci vedono insieme, meglio è”
“Va bene”
Noria non voleva ammetterlo, ma aveva sempre avuto una forte attrazione per Lady Cabaner. Quello che lui provava per lei andava ben al di là della riconoscenza. Nonostante questo, da lei non riusciva ad ottenere niente di più che un rapporto di amicizia tra complottisti. Ma lui era sicuro che, una volta diventato Re di Vega, lei lo avrebbe guardato in un altro modo. Se ne andò pensando a quel giorno.

Il comandante Egeus, che aveva arrestato Mineo, era imbarazzato davanti a Lady Cabaner e non sapeva da che parte cominciare.
“Voleva vedermi, comandante? E’ andato tutto bene?”
“Ecco…sì e no. Abbiamo trovato Mineo davanti al cadavere di Shion, come ci aveva detto”
“Bene. E il problema dov’è?”
“Ecco…lei…Mineo…è fuggita”
“Come fuggita?” rispose Lady Cabaner, irritata e sorpresa.
“Aveva in mano quel coltello, lo stesso che aveva ucciso Shion. Non ho mai visto prima una rapidità simile. Lei…lei ha ammazzato a sorpresa tutti i miei cinque soldati di pattuglia, e stava per uccidere anche me”
“E perché non l’ha fatto?” Lady Cabaner era furibonda. Questo non se l’aspettava.
“Mi ha lasciato vivere…per portare un messaggio a lei”
“A me?”
“Sì. Ha detto…ha detto che la ucciderà. La troverà e la ucciderà.”
Lady Cabaner rimase senza parole.

Nello stesso tempo, lontano, tra le vie deserte e malfamate di Aquilonia, sotto la pioggia notturna, un donna dai capelli lunghi di colore viola correva veloce come un felino, nonostante le sue ferite. Aveva con sé un coltello insanguinato e il suo sguardo era quasi folle. Ora Mineo non riusciva a pensare ad altro che a Lady Cabaner.
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Prossima puntata (Sabato 12 Marzo): Sola contro tutti.

Sabato prossimo (26 Febbraio) posterò il seguito dell'Ombra, mentre Sabato 5 Marzo posterò il seguito della storia di Banjo e Lupin).

Se volete commentare, qui c'è il link: https://gonagai.forumfree.it/?t=47313943&st=75#lastpost

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Edited by joe 7 - 21/2/2011, 14:07

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Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto – Mineo, una ragazza del pianeta Ruby, sottomesso a Vega, deve combattere contro il veghiano Wabisuke all’arena di Aquilonia, capitale di Vega, per salvare il suo villaggio, Escondida. Vince, ma viene poi accusata di aver ucciso il capitano di Vega Shion, suo protettore, e Arianna, sua amica. Le rimane solo la fuga. Lady Cabaner, una donna misteriosa e malvagia, aveva organizzato tutto questo per incastrare Mineo. Inoltre, essendo Mineo accusata di omicidio e fuga, re Vega ha ordinato lo sterminio (“Ukase”) della città di Escondida: ora Mineo è l’unica sopravvissuta del suo paese. Rubina, recatasi in segreto su Vega, cerca inutilmente di fermare l’Ukase, ma fallisce.

Per tutta la notte, le astronavi pattuglie percorsero in lungo e in largo la città capitale di Vega, Aquilonia, cercando dovunque la criminale e assassina Mineo. I fari delle astronavi illuminavano vividamente ogni particolare dei viali nascosti della città, spaventando i vari occasionali passanti e sbandati che vivevano ai margini della metropoli.
Non trovarono nulla. Mineo sembrava scomparsa nell’aria. Il tenente Abarai era furioso.
“Razza d’incapaci!” gridò ai sottoposti, gettando un pugno sul tavolo. Gli uomini sobbalzarono: Abarai si infuriava di rado, ma quando avveniva, faceva paura.
“Un’intera notte a cercare una inferiore di Ruby senza trovare nulla! E’ una vergogna per tutto il popolo di Vega! Caporale, mandi questi idioti in guardina per un mese a pane e acqua. Mi occuperò io personalmente delle operazioni!”
Abarai uscì senza nemmeno salutare, in segno di disprezzo. Era fiero del suo essere veghiano, e non poteva digerire quest’umiliazione.
Cosa diavolo dirò a Re Vega?
Capelli neri, naso aquilino, occhi scuri e uno sguardo diretto che spesso metteva a disagio, sui venti- venticinque anni, Kei Abarai era il tenente più giovane di Aquilonia ed era conosciuto per la sua rapida carriera. Era quasi sul punto di avere la promozione di capitano, e la faccenda della mancata cattura di Mineo rischiava di diventare una macchia sul suo curriculum. Ma i suoi pensieri non si curavano di questo: l’arrivismo non gli interessava, quanto il fare coscienziosamente il suo dovere di soldato. E ieri notte per la prima volta aveva fallito.
Dopo aver percorso i corridoi in silenzio, arrivò alla sala comunicazioni, dove si inchinò davanti all’immagine di Re Vega sul video.
“Ho saputo del risultato, Abarai. Sono deluso, non mi aspettavo questo da te” iniziò Re Vega con voce tonante, e le sue parole ferirono il cuore del soldato.
“Non ho parole per giustificarmi, sire. Il comandante Egeus mi aveva affidato l’incarico e ho fallito. Sono pronto ad accettare la punizione”
Evitò di dire che Mineo era sfuggita proprio al comandante Egeus: ma questo, Re Vega lo sapeva bene. Notò con piacere che non aveva scaricato la colpa al comandante.
“Sei stato un ufficiale fedele, quindi ti darò una possibilità. Ti do tre giorni per trovare la fuggitiva Mineo e mandarla in carcere, viva, per essere giudicata. Altrimenti, sarai degradato a soldato semplice”
“Vi ringrazio di questa possibilità che mi date, sire”
Il video si spense, mentre Abarai si rialzò. Stringendo il pugno, si disse deciso:
Mineo, dovunque tu sia, non mi sfuggirai!

In quel momento, a Mineo non importava nulla di tutto ciò. Rannicchiata in un angolo delle fogne sotto la città, con solo il coltello in mano come arma, dormiva sfinita un sonno agitato e nervoso, quasi in dormiveglia: il sonno della preda sempre braccata. I ricordi le vennero come ondate, a volte in modo irregolare. La vittoria contro Wabisuke. La folla osannante. Vega in persona che le dà l’onoreficenza di comandante. E, nello stesso giorno, al tramonto, la vista orrenda di Shion e Arianna sventrati brutalmente con un coltello. Lo stesso che aveva lei in mano. Le sembrava di rivivere ancora quei momenti.

“Shion! Shion! Dì qualcosa, ti prego!”
Nella casa di Shion, Mineo scuoteva il corpo dell’uomo, ma non reagiva. La sua morte era stata istantanea, come pure quella di Arianna. Il coltello era ancora nel corpo di quest’ultima, e Mineo lo estrasse meccanicamente, riconoscendolo. Era il suo, lo stesso col quale Shion, soggiogato da Lady Cabaner, aveva cercato di uccidere Rubina. In ginocchio in mezzo ai due cadaveri, con il pugnale insanguinato in mano, Mineo era sotto shock e piangeva ad occhi aperti, quasi senza accorgersene, senza neanche muoversi. Si sentiva completamente vuota e sull’orlo della follia. Tutta la fatica, gli allenamenti, le speranze coltivate, tutto, distrutto in un attimo, e nello stesso giorno della vittoria. Una beffa crudele.
Nemmeno ascoltò la voce del comandante Egeus, che era arrivato insieme ai suoi uomini per arrestarla. Chiaramente, l’arrivo improvviso dei soldati era strano, ma Mineo era completamente assente per accorgersene. La presero e la ammanettarono senza che lei desse il minimo segno di resistenza, mentre uno di loro afferrò il coltello dalle sue mani con cura, senza lasciare tracce come impronte digitali o simili. La donna intanto non smetteva di piangere: piangeva meccanicamente, quasi senza singulti.
“Che ne facciamo del coltello, comandante?” chiese uno di loro.
“Lo porterò alla centrale per l’analisi. Attenzione, è una prova”
“Come se servisse una prova per una inferiore!” commentò sarcastico il soldato, osservando Mineo ammanettata e inerte in un angolo.
Coltello?
Quella parola scosse per un attimo Mineo. Ma non voleva riprendersi, voleva rimanere nel limbo dei suoi sensi. Stava rifiutando di vivere. Però qualcosa dentro di lei continuava a scuoterla. Qualcosa di importante. Un particolare molto importante.
Il coltello?
Quel coltello l’aveva sempre usato sin da quando aveva raggiunto l’età adulta, a dodici anni. Glie l’aveva regalato suo padre, Tenma.
Quel coltello non doveva essere qui.
I soldati iniziarono a guardare Mineo con un certo interesse. Era piuttosto bella, e cominciarono a pensare che poteva essere un’occasione. Iniziarono ad avvicinarsi, mentre il comandante Egeus rimase indifferente, osservando il coltello di Mineo avvolto in plastica trasparente. La vita di una straniera sotto accusa non valeva nulla. Piuttosto, lui, arricciandosi i baffi, pregustava il momento di fare il suo rapporto a lady Cabaner: i suoi premi per il successo erano assai generosi. Seguire le sue istruzioni e restare ad aspettare Mineo all’interno della casa di Shion era stato un gioco da ragazzi.
Quel coltello non poteva essere qui.
Mineo cominciò, quasi senza rendersene conto, a pensare. Intanto i soldati le si avvicinavano.
Quel coltello era stato usato da Shion per uccidere Rubina. Laggiù a Milarose, la capitale di Ruby. Quel coltello l’avevo regalato a Rubina. Come può essere qui?
“Ehi, bellezza, vieni qui”
Mineo non si mosse: non l’aveva neanche sentito. Stava pensando intensamente, e, mentre lo faceva, ritornava in sé a poco a poco. A Milarose c’era anche Lady Cabaner che aveva organizzato tutto. Sì, Lady Cabaner. Aveva ipnotizzato Shion. Lady Cabaner…
Le venne in mente la sua immagine altera e arrogante, che sogghignava maligna e le rideva in faccia coi capelli neri al vento.
“Non ignorarmi, scema!” urlò il soldato, seccato, scuotendola duramente per la spalla.
Tutto quello che avvenne dopo fu così rapido da essere come un fulmine a ciel sereno.
“Lady Cabaner!” gridò Mineo con rabbia, afferrando il soldato per la nuca con entrambe le mani ammanettate e facendo sbattere la faccia dell’uomo contro il suo ginocchio alzato. Il contraccolpo lo uccise all’istante, mentre gli altri tre uomini, spaventati, alzarono le loro armi laser per sparare. Ma per la sorpresa non furono abbastanza veloci. Saettando contro di loro, mentre il soldato morto stava cadendo a terra, colpì con entrambi i pugni ammanettati il soldato più vicino: il pugno doppio fu così violento che gli spezzò il collo, mentre Mineo afferrò al volo l’arma del soldato, scaricandola contro gli altri. Tutto era avvenuto in pochi secondi.
Il comandante Egeus non ebbe neanche il tempo di aprir bocca. Mineo gli stava puntando contro il fucile laser.
“A…aspetta…non…non sparare!” balbettò il comandante, tremando di paura: lo sguardo di Mineo sembrava quello di una belva impazzita.
“Toglimi le manette” disse lei, con voce cupa.
L’altro sembrava non voler capire.
“TOGLIMI LE MANETTE!” urlò, sparando a pochi millimetri dal volto di Egeus: una ferita sottile ma profonda gli si aprì sullo zigomo.
“Va..va bene…calmati, adesso te le tolgo…”
Egeus estrasse lentamente le chiavi elettroniche con mani tremanti e aprì a fatica le manette. Mentre cadevano a terra, Mineo, appoggiando la punta del fucile sul mento del comandante, disse:
“Ti manda Lady Cabaner, vero?”
Egeus non seppe cosa rispondere.
“Parla!” gridò lei.
“S..sì…ma io non c’entro, ho solo eseguito gli ordini…”
Il calcio nelle parti basse fu così duro che Egeus rimase senza fiato e dolorante, inginocchiato a terra.
“E quando i tuoi soldati stavano per farmi quello che sai, stavi eseguendo gli ordini? Ti assicuro che questo ti farà male per molto tempo”
“M…maledetta…” boccheggiò completamente stordito per il dolore.
“Ascoltami bene, scarto di uomo che non sei altro. Non ti ammazzo perché voglio che tu dia un messaggio alla tua padrona. Dille che la ucciderò. Non importa dove vada. Non importa cosa faccia. La ucciderò. Diglielo!”
“Stai…dicendo…un’assurdità…” disse a fatica Egeus, tastandosi le parti doloranti “Tu…non sai…chi è lei”
Mineo lo colpì in testa col calcio del fucile, facendolo svenire.
“Ma lei non sa chi sono io” rispose.
La fuga lungo le strade buie e poco frequentate di Aquilonia fu veloce: dopo essere partita con un biposto volante dalla villa, aveva atterrato alla periferia, allontanandosi subito e raggiungendo le entrate ai tunnel sotterranei. Shion non le aveva insegnato solo le arti del combattimento, con le quali aveva abbattuto i soldati.
Non so cosa ti succederà, Mineo – le aveva detto un giorno – ma bisogna essere pronti a tutto. Ti indicherò i posti dove sarà conveniente per te nasconderti.
L’odore era qualcosa di indescrivibile, e il buio era totale. La cintura della tuta poteva accendersi, ma Mineo la usava con parsimonia. Non solo non voleva essere scoperta, ma doveva consumare le energie della tuta il meno possibile. Cercando di camminare con attenzione, ripensava a quello che era successo.
Lady Cabaner ha ipnotizzato Arianna. Che stupidi siamo stati. Bisognava immaginarlo! Arianna deve aver ucciso Shion e poi si è suicidata sotto ipnosi, per questo il coltello era rimasto nel suo corpo. Maledizione. Maledizione. Ma quella sottospecie di serpente velenoso la schiaccerò, fosse l’ultima cosa che faccio. Devo sopravvivere. Per Shion. Per Arianna. Per tutti…
All’improvviso Mineo si fermò, presa da un pensiero agghiacciante. Escondida! Il suo paese! Che ne sarà del suo paese, adesso che è ricercata? Lo distruggeranno?
Però c’è Rubina…non dovrebbero farlo…ma era incerta. Però era troppo stanca per pensarci. Alla fine trovò un rifugio sicuro tra i dedali delle fogne e dormì lì.

In quel momento, nella sua villa, Lady Cabaner osservava il giardino dal vetro della sua finestra. Era estremamente irritata, anche se non lo dava a vedere. Quell’idiota del comandante Egeus si era fatto scappare Mineo: ora c’era un problema in più da risolvere. Proprio adesso che il progetto Delta stava attraversando il momento culminante! Nella stessa stanza, Egeus, a disagio cercò di giustificarsi:
“Ho affidato la cattura di Mineo al tenente Abarai, milady. Non gli sfuggirà. E’ conosciuto come ‘il mastino’: è il migliore dei miei uomini! E’ capace di trovarla anche all’inferno!”
“Non ne dubito, comandante” rispose lei con terribile calma “Mi segua. Dobbiamo parlare di una cosa importante”
Lady Cabaner uscì dalla sala, seguito dall’uomo, perplesso. Attraversarono le stanze eleganti, piene di quadri e statue, tappeti e arazzi. Non c’era un briciolo di polvere: i robot servitori eseguivano tutti i lavori alla perfezione, lasciando però alla casa un aspetto di non vissuto, quasi artificiale come loro. Egeus si sentì a disagio: quella villa lo considerava un intruso che la contaminava con la sua presenza. E stranamente, Egeus notò che Lady Cabaner si inseriva perfettamente nella fredda bellezza delle camere della villa. Una bellezza che ammalia, ma non riscalda: una bellezza estranea. Una bellezza inumana.
Arrivarono alla fine in una camera vuota, con le pareti, le stanze, il soffitto, coperti da mattonelle rosse. Lady Cabaner chiuse la porta. Egeus non capiva.
“Che posto è questo, Milady?” chiese, un po’ preoccupato.
“Semplicemente, la mia camera. La camera rossa. Pochi l’hanno vista, comandante”
“La…sua camera? Cosa fa qui? E’ vuota…”
“Già.”
Le dita di Lady Cabaner divennero lunghi artigli, e nel vederla in volto, Egeus impallidì.
Le grida che echeggiarono al di fuori della camera furono agghiaccianti, ma i servitori robot continuarono a lavorare, totalmente indifferenti.
Lady Cabaner alla fine uscì, con un’aria soddisfatta.
“Almeno a qualcosa sei servito, nullità. Mi sei piaciuto” esclamò, leccandosi il dito.
Come sempre, la scomparsa del capitano Egeus finirà nell’archivio dei casi irrisolti e sarà presto rimpiazzato. E nessuno farà domande.
L’androide cameriera Emma si avvicinò a Lady Cabaner, dicendole:
“Milady, il bagno è pronto”
“Grazie, Emma” rispose lei, togliendosi il vestito e consegnandoglielo “Lavami questo e ripulisci la stanza rossa. Contiene dell’ottimo fertilizzante per le piante”
Non perdono i fallimenti, Egeus. E l’hai capito troppo tardi.
Immergendosi piacevolmente nella vasca, Lady Cabaner riflettè sulle prossime mosse da fare.
Per adesso lasciamo perdere Mineo: se ne occuperà quel tenente. Delta deve andare avanti. L’eliminazione di Rubina non è riuscita, ma era una mossa secondaria. Il mio burattino Noria deve avere la strada libera: l’obiettivo è uccidere Re Vega. Tra pochi giorni, Vega incontrerà il suo destino. E anche Noria.
Afferrando la spugna, la strinse con forza, serrando le labbra.
E così pure tutto l’impero.

Nella Caserma degli ufficiali di Vega, il tenente Abarai nel suo ufficio aveva finito di leggere la documentazione di Mineo e cercava di fare delle conclusioni.
Questa donna è cresciuta in un ambiente selvaggio come la foresta profonda di Ruby ed è stata addestrata al combattimento da un professionista come il comandante Shion. Nessuna meraviglia che sia riuscita ad eliminare cinque soldati di Vega in pochi attimi.
Si alzò, osservando la cartina della città di Aquilonia: la poteva ingrandire finchè voleva, per esaminare ogni aspetto, anche minimo, della città. Ma non lo fece: si limitò ad osservarla in silenzio.
Dove sei, Mineo? si chiese.
I suoi uomini avevano perlustrato la città per tutta la notte. Ogni strada era stata esaminata. Come aveva fatto a sfuggire a loro? Si mise una mano sul mento, riflettendo.
Che sia scappata da Aquilonia? Che sia finita in un’altra città?
No, era passato troppo poco tempo. Il teletrasporto è possibile solo con apparecchiature complesse, che lei non poteva avere. No, Mineo era ancora ad Aquilonia. Ne era sicuro.
Ma dove?
Osservò ancora la mappa, come se potesse vederla comparire da un momento all’altro. Sentiva di essere vicino alla soluzione. All’improvviso gli balenò un sospetto.
“Ecco!” esclamò con soddisfazione, sorridendo. Si diresse verso la scrivania e premette il tasto di apertura dell’intercom:
“Attendente, mi mandi la mappa delle fognature della città”
_____________________________________________________________________________________________________________

Prossima puntata (Sabato 9 Aprile): caccia spietata; il passato di Lady Cabaner!

Se volete commenare, qui c'è il link: https://gonagai.forumfree.it/?t=47313943&st=75#lastpost

Se volete scaricare la puntata in formato word, qui sotto c'è l'allegato.

Secondo il programma, Sabato prossimo (26 Marzo) posterò il seguito della fanfic dell'Ombra e Sabato successivo (2 Aprile) posterò il seguito della fanfic di Daitarn 3 e Lupin. :nagai:

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