Riassunto: Fujiko Mine, la donna della banda di Lupin, facendo finta di essere una giornalista, intervista Banjo per avvicinarsi a lui e rubare l’oro che Banjo possiede. In questo momento, Banjo sta raccontando alla falsa giornalista il suo passato: suo padre, un famoso scienziato di nome Haran Sozo, fu costretto da Kronin Krask – il futuro Don Zauker – a lavorare su Marte e a costruire i Meganoidi. Alla fine, Banjo riuscì a fuggire a bordo di un’astronave, accompagnata da altre quattro di supporto: ma venne individuato dal meganoide Warner che gli scaricò contro i cannoni laser della sua Ammiraglia Dreadnought.
Intanto, Lupin III e i suoi compagni hanno raggiunto su Marte la base dei meganoidi per rubare l’oro ivi nascosto, ingannando Koros. Infatti, Lupin sostiene di poter curare Don Zauker, diventato completamente inerte dopo l’ultimo scontro con Daitarn III. La donna non si fida di loro e imprigiona Jigen e Goemon in gabbie elettrificate, mentre Lupin le dovrà dare i dati per salvare Don Zauker. Lupin però scopre che il vero nome di Koros è Aliel Noshino, e nel dire questo la donna resta scioccata…Koros era rimasta sconvolta.
Aliel Noshino.Il suo vero nome. Lupin le aveva detto il suo vero nome. Per un attimo, barcollò per la sorpresa, poi si volse verso i suoi soldati meganoidi, che erano disposti attorno alla sala computer che teneva in vita Don Zauker.
“Uscite tutti da qui! Immediatamente!” intimò.
Nessuno deve sapere del mio passato. Nessuno!“Ma…Altezza Koros…quell’umano…” disse uno di loro, indicando Lupin, che stava ticchettando tranquillamente su uno dei computer, come se non avesse nessuna preoccupazione al mondo. Anzi, represse a fatica uno sbadiglio.
“Pensate che non possa tenere a bada un misero umano? Andatevene, ho detto!”
Gli altri uscirono in poco tempo: sapevano bene che non era salutare discutere con Koros.
In fondo alla sala, oltre a Lupin e Koros, si trovavano le due gabbie elettrificate dove Jigen e Goemon, disarmati, erano rimasti imprigionati dentro: rimanevano tutti e due seduti a terra, tranquilli e silenziosi, come se non fossero rinchiusi. All’improvviso, i loro occhi si erano fatti attenti: Lupin aveva sbadigliato. Era il segnale. Sapevano cosa fare.
Ma Koros non badò a loro. Afferrò il polso di Lupin, torcendolo sulla schiena e facendo sbattere il volto contro la parete meccanizzata.
“Ehi, che ti prende? Sto lavorando per te!”
“Ascoltami bene, buffone” disse Koros con voce di ghiaccio “Come fai a sapere come mi chiamo?”
“Ti avrei risposto anche senza tanta brutalità, bellezza. Se mi dai un bacetto, ti dico tutto!” rispose sorridendo Lupin.
Koros strinse il braccio più forte e Lupin gemette:
“Piano, pazza nazista! Quel braccio mi serve. Bastava un no!”
“Non perderti in stupidaggini. Parla!”
“OK, OK. Quand’ero ragazzo, mi stavo già dando da fare per diventare il miglior ladro del mondo. Ma, per fare questo, avevo bisogno di costruirmi un’organizzazione, fare dei punti chiave, delle basi dove nascondermi o agire. Una “rete”, insomma. Per farla, avevo bisogno di un modello insolito, diverso dagli altri. E ho preso come esempio il tuo, Aliel Noshino. La tua “Rete”.
Koros, scioccata, mollò la presa su Lupin.
“La…la mia “rete”? Ma allora tu sai anche questo…”
“Proprio così” continuò Lupin, massaggiandosi il polso “A quei tempi, tu, Aliel Noshino, eri la comandante del cartello criminale invisibile e più importante del sudest asiatico, la “Rete”. I tuoi genitori erano profughi ucraini, si pensa: non si è mai chiarito. Comunque, eri conosciuta anche per i tuoi capelli rossi.”
Koros rimase senza parole. Per la prima volta da anni, oltre a Don Zauker, adesso c’era un’altra persona a sapere del suo passato. Nessuno lo conosceva: nemmeno Banjo.
“Ma come hai fatto a collegarmi con lei?” chiese.
“A quei tempi, mi ero informato sulla tua “Rete” per i motivi che ti avevo detto: e avevo scoperto che, all’improvviso, Aliel Noshino era scomparsa nel nulla e la Rete non c’era più. La cosa mi aveva incuriosito, e, indagando, alla fine avevo capito che c’era di mezzo la Krask Corporation. Era un avversario troppo forte per me, allora, e lasciai perdere la storia. Comunque, in fondo, ti devo ringraziare. L’organizzazione della tua “Rete” mi è stata molto utile per iniziare la mia carriera”
“Stai dicendo che io ho contribuito a far nascere Lupin III?”
“In un certo senso…”
Koros per un momento guardò verso Don Zauker, immobile e assente, illuminato a tratti dalle luci dei computer e circondato da fili elettrici in ogni punto. Le venne in mente il primo incontro che ebbe con lui.
A quei tempi, gli assalti misteriosi alla “Rete” erano diventati sempre più metodici e spietati: per la prima volta nella sua vita, Aliel Noshino si era trovata in difficoltà, tanto da non poter rifiutare la proposta di un incontro al vertice tra lei e il misterioso nemico.
Quella sera, in quel molo abbandonato, circondata dalle macchine sia della “Rete” che dei nemici, per la prima volta vide Kronin Krask. Era sceso dalla macchina principale, muovendosi maestosamente e con scioltezza. Aveva un fisico enorme, alto quasi due metri: la sua presenza era magnetica. Calamitava l’attenzione di chiunque, non solo per la sua stazza, ma anche per un indefinibile carisma che emanava da lui. Nemmeno una come Aliel Noshino poteva rimanere indifferente alla sua presenza. Lui si diresse verso di lei, fermandosi a pochi passi dalla donna.
“La signorina Aliel Noshino, presumo” disse con voce calda e decisa “Devo dire che le immagini su di lei non le davano giustizia. Lei è più bella di quello che pensavo”
“Questo non è un incontro romantico, mister Krask” rispose la donna, guardandolo dal basso all’alto “Lei è responsabile degli attacchi alla mia “Rete”. Cosa vuole da me?”
“Glielo spiegherò subito” Si volse verso i suoi uomini e disse loro: “Potete andare”
“Cosa? Ma, capo…cioè, mister Krask…dobbiamo lasciarla qui?” dissero gli altri. Con voce dura, lui rispose:
“Obbedite”
Perplessi, se ne andarono tutti in silenzio. Lui era rimasto solo, davanti ad Aliel Noshino e i suoi uomini della “Rete”, sorpresi dall’inaspettato sviluppo dell’incontro. Con tranquillità, Krask disse:
“Ho attaccato la sua “Rete” in diversi punti per saggiarne l’efficacia, miss Noshino. I risultati mi hanno soddisfatto: nonostante tutto, lei è sopravvissuta e la “Rete” è rimasta vitale. Il mio obiettivo è stato raggiunto: il suo talento e la sua organizzazione sono proprio quello che cercavo. Se li metterà al servizio della Krask Corporation, in cambio, avrà in mano l’intera azienda”
“Cosa?” disse Noshino, incredula.
Inaspettatamente, il gigante davanti a lei si inginocchiò e, estratta una pistola, la porse a lei, tenendola per la canna.
“E’ carica” spiegò lui “Può spararmi, se vuole”
La donna, con la pistola in mano, si chiese se non stava sognando.
“Ma…è pazzo? Perché fa così?”
“Ho una malattia grave che mi distruggerà nel tempo a venire. Faccio già fatica a continuare a fare quello che facevo prima. Non riesco più a sostenere da solo la Krask Corporation. Mi è necessario un aiuto fidato, potente e privo di scrupoli. Ho esaminato diverse persone e alla fine ho concluso che lei, Aliel Noshino, è la più adatta a quest’incarico. Potrà gestire, insieme a me, l’intera Krask Corporation. O uccidermi qui. Non ho alternative”
Ci fu un lungo silenzio, dopo queste parole. La donna era ancora indecisa. All’improvviso, Krask tossì forte: Noshino si chinò verso di lui e si accorse che aveva sputato sangue. Emorragia interna. Vide che il volto di Krask era pallido: non stava fingendo. Soffriva sul serio. Noshino provò una certa ammirazione per un uomo così tenace. Gli mise una mano sulla spalla e disse:
“Ti aiuterò”
Da allora, la sua vita non fu più la stessa. Cambiò il suo nome in Leilah Shinozuka e gestì con guanto di velluto e pugno di ferro l’organizzazione di Krask, che si era fusa con la sua “Rete”, facendola espandere come mai prima, eliminando, anche fisicamente se necessario, i rivali. La sua mancanza di scrupoli era totale e divenne l’ombra di Krask: lei era sempre al suo fianco. Inoltre, aiutò Krask col suo progetto più ambizioso: le colonie su Marte e l’uso del talento del dottor Sozo, il padre di Banjo.
A quel tempo, Lupin III era agli inizi ed agiva soprattutto sul territorio giapponese: non aveva ancora raggiunto la fama di ladro internazionale. Per questo, Aliel Noshino non aveva mai sentito parlare di lui; e, quando divenne Koros, la sua guerra contro il Daitarn di Banjo fece passare in secondo piano ogni cosa. Questo spiegava l’ignoranza di Koros su Lupin.
Koros scacciò via i ricordi e si rivolse di nuovo a Lupin.
“E come potevi immaginare che Leilah Shinozuka fosse Aliel Noshino? Solo perché lei era scomparsa a causa della Krask Corporation? E perché lei aveva i capelli rossi come i miei? Non è un po’ debole come motivo?”
“Intanto hai elencato due motivi, non uno, e fanno già pensare. Ma ne posso aggiungere un terzo: il nome. Leilah Shinozuka è l’anagramma di Aliel Noshino, aggiunta alle parole “Zuka-No”, il nome della “Rete” nella tua lingua originaria”
Lupin mise una mano sotto la giacca, estraendo un foglio.
“E c’è un quarto motivo: anche se sei diventata meganoide, in sostanza, fisicamente, non sei molto diversa dalla Aliel Noshino di allora”
Koros guardò la fotografia che Lupin aveva tra le dita e gliela strappò di mano, fissandola silenziosa, con una vaga aria di rimpianto. Era proprio lei, in divisa cachi, col mitra in mano e i suoi uomini accanto. Li riconobbe tutti. Alcuni erano morti, altri erano diventati meganoidi, ma nessuno di loro alla fine è sopravvissuto. Non c’era più nessuno della Rete, adesso, accanto a lei.
Maledizione, quanto mi sembra lontano quel passato…pensò, con aria triste.
Serrò le labbra e strappò con rabbia la foto.
“Questa è una storia passata, Lupin. Non ne parliamo mai più. Fammi vedere questi dati su Don Zauker. Se ci sono altre password, ti ammazzo.”
“Figurati, ho finito cinque minuti fa. I dati sono qui.”
In effetti, lo schermo indicava un lungo elenco delle strutture base dello stato meganoide di Kronin Krask, il Don Zauker di un tempo. Informazioni di base, essenziali per sapere come curare il padrone di Koros.
Lei entrò in contatto mentalmente con tutti i dati, esaminandoli e studiandoli con cura, in pochi attimi, grazie alla sua memoria meganoide. I dati erano esatti e coincidevano con quelli, frammentari, che lei aveva. Quelli erano veramente i documenti segreti del Dottor Sozo. Non c’era alcun dubbio. Ma cosa si può fare? Come utilizzare questi dati? Saranno davvero utili?
“Immagino quello che stai pensando” commentò Lupin “La soluzione è semplice. Basta prendere il sangue di Don Zauker”
Koros lo osservò basita. Don Zauker non aveva sangue. L’unica cosa umana che aveva era il suo cervello.
Inoltre, era così concentrata dalla discussione con Lupin che non si era ancora accorta che le gabbie di Jigen e Goemon erano vuote. Lupin sudò freddo: tutto stava andando come previsto, però era essenziale che Koros non si accorgesse subito della loro fuga. Doveva continuare a mantenere su di sé la totale attenzione di Koros.
Alla villa di Banjo sulla Terra, nello stesso momento, Fujiko era concentratissima. Non solo per la storia di Banjo, che si stava avvicinando alla fine, ma anche per il fatto che il suo piano stava arrivando al momento cruciale. Sforzandosi di rimanere tranquilla, interruppe il racconto di Banjo, dicendo:
“Mi scusi, signor Banjo…il registratore ha qualche problema”
Lui si interruppe, mentre Fujiko armeggiò attorno all’apparecchio, sintonizzandolo di nascosto come programmato.
Perfetto, pensò.
Riaccese il registratore e disse:
“Mi scusi, signor Banjo. Può continuare. Stava dicendo che lei era fuggito da Marte con cinque astronavi e il meganoide Warner la stava inseguendo con l’astronave ammiraglia Dreadnought…”
“Esattamente. Era il primo modello della “Macchina della morte”, che in certi casi accompagnava i comandanti meganoidi. Tutti i cannoni della Dreadnought – centinaia – spararono contro di me”
“E come fece a salvarsi?”
“Il punto debole di Warner era il fatto di considerarmi un ragazzetto principiante. Il suo errore era sempre stato quello di guardare la gente dall’alto al basso, senza mai valutarla. L’orgoglio fu la sua pecca fatale. Invece, avevo già molta esperienza come pilota: mio padre e Minamoto mi avevano allenato duramente, in particolare sul satellite Phobos, vicino a Marte. Don Zauker e Koros non sospettarono nulla, allora, perché pensavano che mi stessi allenando per la loro causa. Questa fu la mia salvezza, unita al fatto che avevo il fisico e la mente sviluppati allo stesso livello dei Meganoidi, senza essere un cyborg come loro. Raggiunsi in fretta i canali naturali e artificiali di Phobos, che mi diedero protezione. Warner non riuscì nemmeno a scalfirmi: avevo raggiunto i canali prima ancora che lui sparasse.”
Infatti, quando Warner si accorse dell’incredibile velocità di reazione di Banjo, rimase spiazzato.
“Ma non è possibile! Non può aver evitato all’istante tutti quei raggi! Haran Banjo, maledetto, come hai fatto?” gridò con rabbia, stringendo con forza la barra della sua impalcatura sul ponte di comando.
“Comandante Warner! Banjo si è rifugiato nei canali di Phobos e non esce più da lì. Saetta in continuazione da un punto all’altro, lui e le sue astronavi. Mai visto niente di simile!” disse il meganoide addetto al radar. “Le cinque astronavi agiscono per conto proprio. Come facciamo a sapere qual è quella di Banjo?”
“Inseguitele tutte! Fate uscire i caccia!”
I caccia meganoidi uscirono dal Dreadnought, simili alle piccole astronavi tipo Guerre Stellari: si divisero in più gruppi ed inseguirono a velocità folle le cinque astronavi lungo le strette vie dei canali, senza però raggiungerle. Andavano veloci, fin troppo veloci: nessun uomo e nessun meganoide avrebbe potuto sopravvivere ad una velocità cinetica simile: la pressione all’interno sarebbe stata intollerabile.
Anche Warner notò la stranezza, e all’improvviso gli venne un atroce dubbio. E se Banjo non fosse in nessun’astronave? E se fosse da qualche altra parte?
“Comandante…non è possibile…guardi sullo schermo!” gridò uno dei piloti della nave ammiraglia, spaventato.
Warner non credette ai suoi occhi. Lo schermo mostrava un gigantesco robot a forma umana che aveva sulla fronte qualcosa che brillava intensamente, quasi come un piccolo sole. Con voce di tuono, il robot disse:
“Da adesso in avanti, Daitarn 3 combatterà contro l’ambizione dei Meganoidi! Se non temi il fulgore di questo sole ardente…COMBATTI!”
Muovendo le braccia, come se eseguisse un rituale, il robot aggiunse:
“Ed ora, con la forza del sole, io ti distruggerò. Attacco solare…ENERGIA!!”
Fu il primo attacco in assoluto del Daitarn 3, con un risultato devastante. La luce sulla fronte del robot divenne così forte da essere insopportabile per gli occhi, e Warner non dimenticò mai quello che accadde dopo. La potentissima Dreadnought, il suo orgoglio, fu lacerato in due tronconi fumanti che a loro volta si stavano spezzettando in frammenti vari, provocando panico, esplosioni a catena e un inferno di fuoco dovunque.
Warner riuscì a stento a scappare a bordo della sua scialuppa di salvataggio, atterrando malamente sulla superficie di Marte. Uscendo dal veicolo danneggiato, ammaccato e dolorante, vide con disperazione il gigantesco robot e le cinque astronavi che si stavano allontanando nello spazio.
Con una parte dell’oro di Don Zauker.
Warner cadde in ginocchio, affranto e sconvolto.
L’eccelso Don Zauker non mi perdonerà mai…sono finito!Mentre Warner era in preda allo sconforto, nel palazzo di Don Zauker, Koros stava osservando sullo schermo le astronavi di Banjo che si stavano allontanando, mentre stava regolando il gigantesco cannone laser che le avrebbe ridotte in polvere. Tutto era pronto, ma, per qualche motivo, Koros esitò a sparare. Il comportamento di Banjo le aveva fatto ricordare come era lei un tempo, inseguita e ricercata: vedere Banjo era per lei come vedere la Aliel Noshino di una volta. Ma doveva sparare. Lui era un pericolo per Don Zauker e per la futura espansione dei meganoidi. Alla fine si decise, ma quell’attimo di esitazione per Koros le fu fatale: Midori, la madre di Banjo, anche se era legata ai polsi, si gettò a corpo morto addosso a lei, facendola cadere.
“Non ucciderai mio figlio, strega!” gridò lei con rabbia.
Koros, stupita, cadde a terra insieme alla donna e, osservando dal basso lo schermo, si rese conto che Banjo ormai era troppo lontano dalla gittata del cannone. Troppo tardi. Banjo era definitivamente scappato. L’ira di Koros divampò in un lampo, colpendo Midori con un potente manrovescio. Anche se quest’ultima era a terra, la violenza del colpo la fece sollevare, facendola sbattere duramente contro un macchinario: l’impatto fu così forte che lei morì all’istante.
“Midori! No! Midori!” gridò il dottor Sozo, sconvolto, cercando di divincolarsi dalla presa dei meganoidi che lo bloccavano, insieme alle manette che portava ai polsi. Alla fine, i soldati dovettero picchiarlo con forza per tenerlo fermo. Abbattuto a terra, mentre perdeva sangue dal naso, guardò dal basso all’alto Kronin Krask, o Don Zauker, che gli disse:
“Lei mi ha deluso, dottor Sozo. Il suo posto sarà preso dal suo assistente Minamoto, che abbiamo recuperato. Non ci serve più, dottore. Koros, uccidilo.”
“Sissignore”
I soldati alzarono di peso Sozo, che ormai non aveva più la forza di reagire. Koros lo colpì al collo con un movimento secco, spezzandolo e uccidendolo sul colpo. Ma, inaspettatamente, ci fu una conseguenza spaventosa a questo gesto: Krask urlò, preso dal dolore, mentre il suo corpo fu avvolto dalle fiamme. Il dottor Sozo, infatti, che aveva trasformato Krask in un meganoide, aveva impiantato su di lui un impianto di autodistruzione che sarebbe scattato automaticamente appena il dottor Sozo sarebbe morto.
Koros, sconvolta, ordinò ai meganoidi di usare gli estintori automatici, ma era troppo tardi. Il corpo meganoide di Don Zauker era stato distrutto: ciò che si salvò fu solo il suo cervello, che aveva ancora qualche parvenza di vita. Sotto la minaccia di Koros, il dottor Minamoto costruì per Krask una struttura meccanica di supporto per il cervello umano, dando forma e aspetto al Don Zauker attuale. Era vivo, ma non poteva più parlare con la bocca né muoversi: forse in futuro sarebbe stato capace di farlo, ma doveva essere tenuto in costante osservazione. Comunque, era capace di mandare messaggi telepatici a Koros, che da allora comandò l’esercito meganoide al suo posto. La “ricostruzione” di Don Zauker durò molti mesi, un tempo sufficiente per Banjo di prepararsi e organizzare la sua lotta contro i Meganoidi sulla Terra.
Infatti, seguendo le direttive del computer di bordo, programmate dal Dottor Sozo, le cinque astronavi di Banjo raggiunsero la Terra, evitando di essere notate sia a occhio nudo che col radar, grazie alla tecnologia meganoide. Atterrarono davanti alla villa di Garrison Tokida, amico del dottor Sozo e suo ex compagno d’armi sotto l’esercito.
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Prossima puntata (5 Giugno): Lupin e compagni in azione; poi, il primo incontro tra Garrison e Banjo.Se volete commentare, potete farlo qui:
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