Questo è l'articolo che ha segnato il vero e proprio inizio delle feroci polemiche anti-cartone giapponese in Italia. Lo conosco e l'ho letto da molto tempo, ma vorrei continuare a condividerlo con Voi e mostrarlo a chi non l'avesse letto e a chi ancor oggi si chiede come mai Goldrake non è più apparso in Tv...
Da notare e da non sottovalutare il fatto che l'origine delle polemiche sia di matrice politica. Il peggio, tuttavia, sarebbe venuto dopo...questo era solo l'inizio....
L'inizio delle polemiche anti-anime in Italia - l'articolo di Silviero Corvisieri La Repubblica. 7-8/1/1979. Articolo pubblicato nella sezione “Commenti”, a pagina 6. Silviero Corvisieri, dopo l’insuccesso ottenuto dalla sua interpellanza parlamentare anti-Goldrake, scrive questo intervento in cui trascrive sulle pagine di un quotidiano le sue critiche al celebre cartone animato, dando così il via “mediatico” alle polemiche contro Goldrake e l'animazione giapponese. UN MINISTERO PER GOLDRAKE Milioni e milioni di bambini italiani in queste settimane sono letteralmente rapiti dall’entusiasmo per Goldrake, il grande protagonista televisivo della fantascienza giapponese che è insieme uomo, moderno samurai e ultrapotente macchina di guerra spaziale.
La popolarità dell’inno scelto per la presentazione del programma è enorme: lo conoscono e lo cantano, spesso in coro nelle aule scolastiche, tutti o quasi tutti i bambini dai 4 ai 10 anni. Ho visto un ragazzino cantarlo con grande fierezza e quasi con le lacrime agli occhi: “Si trasforma in un alto missile/ con circuiti di 1000 valvole/ tra le stelle sprinta e va / Mangia libri di cibernetica / e insalate di matematica / a giuocar su Marte va / Lui respira dell’aria atomica / è un miracolo di elettronica / ma un cuore umano ha / Quando schiaccia un pulsante magico / lui diventa un intergalattico / lotta per l’umanità”.
Goldrake deve sempre affrontare qualche nemico spaziale estremamente malvagio, che vuole invadere o distruggere la terra e l’umana civiltà orrendamente tecnologizzata. È a lui che gli uomini si affidano come si faceva un tempo in Giappone coi valorosi samurai. Questo superuomo-supermacchina può tutto e, per nostra fortuna, “un cuore umano ha”.
In ogni caso si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l’orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del “diverso” (chi viene da altri pianeti è sempre un nemico odioso…).
La tecnica è quella vecchia e collaudata dell’arrivano i nostri o dell’intervento in extremis del giustiziere. Quali effetti hanno programmi come questo sui fratellini minori dei ragazzi del “cioè”? Voglio dire, cantare in coro canzoni piene di parole per loro incomprensibili come “cibernetica” li aiuterà ad avere un linguaggio e una struttura di pensiero più ricchi e maturi? Questa propaganda straordinariamente efficace di tutte le vecchie idee del vecchio mondo quali segni lascerà? In quale modo un genitore può fronteggiare con i poveri mezzi delle sue parole la furia di Goldrake?
Mi sono posto queste domande come padre, oltre che come parlamentare della Commissione di indirizzo e di vigilanza sulla Rai. E mai come in questa occasione ho potuto constatare l’enorme distanza tra l’attività che la Commissione svolge e i problemi più seri che la televisione pone.
I temi che dominano i lavori della Commissione sono in teoria quelli giusti, ma vengono trattati in un modo ultra-astratto. Basta riflettere sulle ore e ore di discussione per arrivare a definire i concetti di pluralismo e di completezza dell’informazione, o le vivaci lotte per la suddivisione delle tribune politiche, senza mai avere il tempo o la volontà o i mezzi per un confronto serio sul messaggio che la televisione trasmette nelle nostre case, giorno dopo giorno, con Furia, Zorro, Goldrake, o Portobello, Scommettiamo o Domenica In.
Quando ci si renderà conto, soprattutto a sinistra, che i pezzetti di tribuna politica, peraltro necessari, e i polivalenti documenti sugli “indirizzi generali” non scalfiscono minimamente la realtà della Rai?
La questione è molto seria e investe un nodo decisivo della legge di riforma del 1975. Il Parlamento volle, allora, togliere dalle mani del potere esecutivo la vigilanza sulla Rai per trasferirla alle assemblee elettive e, per questa via, garantire una forma di controllo democratico e basato sulla partecipazione anche delle opposizioni. A che punto siamo? Sono da tempo convinto che, nonostante la buona volontà di pochi, né la Commissione parlamentare né il consiglio aziendale riescono a far fronte ai compiti fissati dalla legge.
Torniamo un momento a Goldrake. A parte il fatto che proporre in commissione un dibattito su questo ciclo di trasmissioni parrebbe a molti una stranezza, c’è da dire onestamente che, nella situazione attuale, una riflessione collettiva, (e anche, come forse sarebbe necessario, uno scontro) sui programmi per i bambini risulterebbe molto difficile e stentata.
Come può, infatti, una commissione composta da quaranta parlamentari, peraltro numerosi altri impegni, indirizzare e controllare un colosso come la Rai che ogni giorno sforna ore e ore di trasmissioni? Per far fronte a questi compiti sarebbe necessario disporre di centri organizzati di organizzatori intelligenti, esperti nelle comunicazioni di massa, pedagoghi, giornalisti, storici, filosofi, critici cinematografici o teatrali: insomma un vero e proprio ministero.
È una conclusione amara, anche perché sappiamo come i grossi apparati, almeno in Italia, finiscono sempre con l’appesantirsi in modo penoso e poi dimenticare le funzioni per le quali erano stati formati.
D’altra parte, è possibile delegare alla Rai, che poi provvede rivolgendosi alle multinazionali americane e giapponesi, l’educazione dei nostri figli? Non voglio esagerare l’influenza della televisione sui nostri comportamenti quotidiani, ma mi sembra ancora più eccessivo far finta di nulla, come oggi accade.
Silviero Corvisieri
E Noi ancor oggi (e forse per sempre) ne paghiamo le conseguenze............Le parti evidenziate in grassetto sono le frasi che mi hanno dato più sconcerto.