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| Tra la fine degli Anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta l’animazione sudcoreana subisce una sorta di involuzione. Da un lato i lungometraggi per il cinema, come già avvenuto in Giappone, sperimentano sempre più la concorrenza delle serie prodotte per la televisione con le case produttrici dei primi che forzano registi e animatori a realizzare film in concomitanza delle vacanze estive e invernali senza badare alla qualità del risultato finale e mortificando la creatività degli autori. Dall’altro, il redditizio sistema dei subappalti necessario per soddisfare la domanda di lavoro inerente le serie TV provenienti dal Giappone finisce con il dare il colpo di grazia alla produzione animata nazionale che subisce un vero e proprio arresto fino al 1975. Sono gli stessi anni in cui, a causa del divieto di diffondere in pubblico produzioni in cui vengano utilizzate la lingua o la scrittura giapponese (come segno di rispetto e riconoscenza per quella generazione di sudcoreani che aveva vissuto sulla propria pelle l’occupazione nipponica dal 1910 al 1945), alcuni prodotti giapponesi opportunamente riadattati e tradotti fanno la loro comparsa nei cinema di Seoul e delle più importanti città della penisola. Tra questi Mazinger Z che, dopo aver fatto impazzire il pubblico del Sol Levante, conquista, questa volte pacificamente, anche la vicina Corea del Sud. Tra le persone più impressionate c’è il giovane regista Kim Cheong-gi che decide di imbarcarsi in’un’impresa che segnerà in maniera indelebile la storia dell’animazione sudcoreana: realizzare un lungometraggio avente come protagonista un robot autoctono sulla falsariga di Mazinger Z. Nasce così Robot Taekwon V, che viene prodotto in collaborazione con Yu Hyun-mok, regista già famoso in quel tempo per aver diretto pellicole come Obaltan, considerato uno migliori film sudcoreani mai girati.
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