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CALATEA's FICTION GALLERY, Solo autore

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view post Posted on 28/6/2013, 07:13     +1   -1
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Comm.Grand.Pres. della Girella

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-Domani-

- Generale, Goldrake è atterrato su Ruby.-
- Era prevedibile!-
- Il piano sta procedendo come stabilito. Generale, pensa che faremo in tempo?-
- Duke Fleed non è un uomo avventato, prima di intervenire vorrà avere maggiori informazioni, cercherà alleati, abbiamo del tempo.-
Thuban riflette nervoso.
“ La maggior parte dei mezzi di cui disponevamo sono stati impiegati per sedare le rivolte sugli altri pianeti, maledizione! Non abbiamo materie prime per costruirne altri, e non abbiamo approvviggionamenti. Il nostro piano deve riuscire a tutti i costi!”
- Generale, il master è arrivato.-
- Bene. Master, presto avremo due ospiti speciali.-
- Di chi si tratta?-
Il sorriso crudele del generale fa gelare il sangue.
Un’immagine prende forma nella mente del master: è il volto di un bel ragazzo dagli occhi blu cobalto e di una graziosa bambina dai capelli rossi.
- Lo saprai presto. Fai preparare due celle.-
- Bene generale.-

- Venusia, puoi venire qui per favore? -
- Certo! -
Alcor è contento di aver chiesto alla ragazza di partecipare attivamente alla costruzione della nuova astronave: la sua corporatura esile e le sue mani sottili le consentono di raggiungere posti scomodi per gli uomini. Oltretutto è in grado di gestire i suoi cambiamenti di umore: quando lui è intrattabile è lei che parla con gli altri tecnici.
Il lavoro sta procedendo molto velocemente.
Il professor Procton è orgoglioso, vorrebbe che Alcor e Venusia riposassero di più, ma capisce la loro fretta.
- Basta ragazzi, per questa sera avete finito! Righel ci ha invitato a cena e non ho intenzione di arrivare in ritardo. -
- Va bene professore. -
Anche se a malincuore i ragazzi smettono di lavorare. La loro presenza alla fattoria è molto importante, soprattutto per Mizar: si sente solo da quando Actarus e Maria sono partiti e Alcor e la sorella lavorano alla nuova astronave. Spesso i due ragazzi cercano di coinvolgere anche il bambino affidandogli piccoli lavori, ma non è sufficiente.
Quella sera Alcor dorme alla fattoria per poter fare colazione l’indomani mattina insieme alla famiglia della sua amica.
Durante la notte i cavalli iniziano a nitrire spaventati.
Venusia si sveglia allarmata e si affaccia al balcone. Vede delle ombre aggirarsi vicino alle stalle.
Esce dalla camera e bussa alla porta di Alcor, ma non ottiene nessuna risposta.
Deve fare da sola.
Inizia a perlustrare l’esterno, i cavalli sono sempre più spaventati.
Ci sono due ombre vicino alla casa, sotto il balcone, in corrispondenza della sua stanza.
Si muove con destrezza e sferra il primo calcio, gli allenamenti con Alcor ed Actarus l’hanno resa più rapida nei movimenti, tiene a bada i due intrusi.
Sono avversari stranamente forti ed agili, un sospetto inizia a farsi strada nella sua mente.
Altro rumore, da dove? Dal retro. Ci sono altri intrusi. Con due può battersi, ma con altri.
Mizar, svegliato dal trambusto esce dalla casa e vede la sorella lottare.
- Venusia! Venusia! -
L’attimo di distrazione le è fatale, un brutale colpo allo stomaco ed uno alla testa le fanno perdere i sensi.
Uno dei due aggressori la carica su una spalla e corre via con una velocità innaturale per un terrestre, seguito immediatamente dopo dall’altro.
I rumori di lotta dietro la casa continuano ancora per alcuni istanti, la luce di due scariche di disintegratore li interrompe.
Alcor si precipita verso l’ingresso dell’abitazione e vede Mizar sconvolto, sta tremando e piange.
- Cosa è successo? Dove è Venusia? -
- Loro... lui...-
Una sensazione di gelo parte dall’addome del ragazzo per diffondersi in tutto il corpo. Solo l’ esperienza gli permette di mantenere il controllo.
- Calmati! Respira a fondo e dimmi cosa è successo! -
- L’hanno colpita, forte, lei è svenuta e l’hanno portata via! Alcor è colpa mia, si è distratta perché io l’ho chiamata! -
- Non è colpa tua! Stai calmo. Vado a cercarla. -
Prende la moto e si dirige a gran velocità verso il Centro Ricerche, decolla con Goldrake 2 e cerca le tracce termiche dei motori della navetta dei veghiani.
Troppo tardi.
E’ furioso quando atterra, scaglia lontano il casco con tutte le forze.
Il professor Procton lo raggiunge di corsa.
- Cosa è successo? Perché sei decollato? -
- Quei maledetti hanno rapito Venusia! -
- Chi? Chi è stato? -
- Soldati di Vega! Ci hanno sorpresi alla fattoria. I due che hanno attaccato me sono morti, Venusia è stata distratta dall’arrivo di Mizar, è stata colpita e portata via. Ho provato a seguire la navetta ma non ci sono riuscito. -
Alcor da un calcio poderoso ad una cassetta degli attrezzi accanto al suo piede, mandandola a rovinare contro il muro.
- Calmati ora! Non serve a niente prendere a calci le cose. -
- Lo so! Professore che facciamo ora? -
- L’unica cosa possibile: finiamo di costruire questa astronave, bisognerà anche rivedere il progetto e dotarla di armi efficaci. L’unico modo per saperne di più è raggiungere Actarus su Fleed. -
- Va bene. Speriamo solo di fare in tempo. -
- Non credo che vogliano ucciderla, lo avrebbero fatto alla fattoria. -
“ Almeno lo spero.”

- Generale, le pattuglie inviate sulla Terra chiamano per il rapporto. -
- Bene! -
- Generale, la seconda pattuglia ha concluso con successo la missione e prelevato l’obiettivo. La prima pattuglia ha fallito, i loro comunicatori non inviano più alcun segnale, devono essere morti.
- Per loro fortuna altrimenti li avrei uccisi con le mie mani! Maledizione! Quale dei due obiettivi è stato prelevato? -
- La ragazza. -
- Bene, non torcetele un capello, ci serve viva. -
- Agli ordini generale. -
- Bene. Venusia sarà più facilmente controllabile. Se ricordo bene la scheda redatta dal ministro Zuril, è un buon pilota, ma pavida e facilmente impressionabile. -
- Mi perdoni generale, allora perché rapire anche l’altro pilota? -
- Perché Alcor avrebbe fatto qualunque cosa per difendere la sua amica, avremmo potuto farlo combattere per noi contro Duke Fleed. -
“ Visto che quel maledetto ha eliminato i nostri migliori piloti “.

-Continua-


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-Domani-

Inizia a riprendere conoscenza. Un fortissimo mal di testa è la prima cosa che percepisce.
Il dolore allo stomaco ed in diverse altre zone del corpo, la svegliano del tutto.
Il cuore accelera i battiti.
Tiene chiusi gli occhi per prudenza, qualcosa non va.
Prova a muoversi con cautela.
Ha i polsi legati, è sdraiata su un pavimento, ha freddo, indossa solo il suo pigiama estivo.
Non ricorda cosa le sia successo: era a cena a casa, con Alcor, poi è andata a letto, poi?
Sente il cuore martellarle nelle orecchie.
Qualcuno sta parlando una lingua dura ed aspra che non conosce.
Apre con cautela gli occhi: sembra un’astronave e quei due? Veghiani!
Ora ricorda: gli intrusi, l’aggressione.
Richiude gli occhi per non essere scoperta. Ha paura.
Una voce nota le risuona nella mente: “ Mantieni la calma! “
“ Devo stare calma, quando sarà il momento reagirò. “

Actarus osserva il paesaggio fuori dalla finestra del palazzo reale di Ruby, il panorama è incredibilmente simile a quello del suo pianeta. E’ venuto per ricostruire ed invece deve liberare! Non può agire alla cieca, deve avere maggiori informazioni, altrimenti rischia di rimetterci la sua vita e quella di chissà quanti cittadini. Deve aspettare, ed è la cosa più difficile.
E’ così assorto da non essersi accorto che re Markab è dietro di lui.
- Mi rendo conto di quanto deve essere difficile per te, così vicino, ma così lontano. -
- Si. -
- Non è solo questo però, mentre raccontavi dei tuoi amici del Pianeta Blu, ho avvertito che c’è di più, vero? Ti manca molto? -
- Si.-
- Anche Maria Grace non è serena. Verranno presto per aiutarvi, ne sono convinto. -
- Lo so, per questo non sono tranquillo. Verranno per aiutarmi a ricostruire un pianeta e si troveranno immersi in un altro conflitto, a rischiare le loro vite a causa mia.-
- Forse non sarà necessario, presto avremo altre notizie.-
- Maestà, non è un caso che io e Maria Grace ci siamo rifugiati sul Pianeta Blu vero?-
- Non ne sono sicuro, ma non credo. Forse vostro padre ha scelto quel pianeta perché riteneva fosse poco interessante per Vega e quindi sicuro per voi due. Certo che sarebbe una coincidenza davvero strepitosa se fosse stato tutto frutto del caso. -

L’astronave si posa al suolo ed il portello si apre lentamente.
La ragazza sembra ancora svenuta, uno dei due soldati si lamenta perché deve sollevarla di peso.
Rapida Venusia sferra un poderoso calcio all’uomo che le è più vicino mandandolo a sbattere contro il suo compagno, entrambi si abbattono sulla console di comando.
La ragazza scatta in piedi ed esce correndo dalla navetta.
Urla che non comprende. Soldati veghiani che le corrono incontro. Ne abbatte alcuni con dei calci, ne evita altri usando la sua esperienza di ginnasta, se potesse usare le mani sarebbe più facile.
Un altro forte colpo alla testa interrompe la sua fuga.
Il generale è furioso: i suoi soldati messi in difficoltà da una ragazzina.
- Tutti voi a rapporto! Sbattete questa prigioniera in una cella! -
- Generale, mi occupo io della prigioniera. -
Mentre Thuban inveisce e colpisce i suoi soldati con durezza, il master raccoglie da terra Venusia svenuta. Non ci sono andati leggeri, il colpo è stato forte, perde sangue. La porta in una cella. Medica al meglio la ferita perché non si infetti. La avvolge con una coperta e le lascia dell’acqua fresca per quando si sveglierà. Quando c’era il re le celle erano confortevoli, i veghiani non hanno voluto che venissero ripristinate, durante la ricostruzione del palazzo: solo le strutture esterne sono state rinforzate, l’interno è un incubo.
Chi può essere questa ragazza, avrà poco più di venti anni, è abituata a lottare.
Deve lasciarla sola, chiude la cella.
Qualche ora più tardi il generale va a controllare la prigioniera. Venusia è ancora incosciente.
- Svegliati! -
La colpisce con il piede, ma la ragazza non si muove.
Dietro di lui il master si sente ribollire.
- Generale, mi sembra di aver capito che questa ragazza vi serve viva. Forse è il caso di farla visitare da un medico. -
Il generale emette un grugnito.
- Fai chiamare questo medico! -

-Continua-


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-Domani-

Il medico arriva in fretta e visita Venusia.
- Il colpo alla testa è stato duro, ma la ragazza non riporterà conseguenze. Sarebbe meglio non lasciarla in questa cella, potrebbe ammalarsi facilmente, il suo organismo non è resistente come il nostro. -
- E’ fuori discussione! Non serve che duri a lungo!-
Questo commento è come un pugno nello stomaco di Doran.
Venusia inizia a riprendere conoscenza, la prima cosa che riesce a mettere a fuoco è un ghigno che le toglie il fiato.
- Ci hai fatto l’onore di svegliarti, Venusia! Ricordati non mi dare altri problemi, la prossima volta non sarò così tenero! Mi servi viva, ma posso strapazzarti se mi va, e mi divertirò a farlo te lo assicuro! -
Poi rivolto al master.
- Nessuno usi il traduttore per parlare con la prigioniera!-
Esce.
Il mastrer lo segue con sguardo sprezzante, ringrazia il dottore, poi rivolge la sua attenzione a Venusia, che si ranicchia e lo guarda con i grandi occhi scuri. Trema e non solo per il freddo.
- Mi spiace ragazza! -
Fa un gesto con il capo per indicare le due guardie all’ingresso della cella. Le sfiora la ferita alla testa.
- Deve farti male. -
In un sussurro Venusia risponde di si.
Il master la fissa interrogativo, lei annuisce appena. Le fa segno di tacere.
- Ora devo andare, parleremo quando tornerò. -
Le fa una carezza ed esce dalla cella.
Venusia si ranicchia, stringendosi la coperta intorno.

Alcor è stanco: ha lavorato duramente, insieme ai tecnici, per finire l’astronave in tempo di record, dormono tutti pochissimo da quando Venusia è stata rapita.
E’ anche stanco delle visite di Righel: viene tutti i giorni per vedere a che punto sono i lavori. Capisce che si tratta di un padre preoccupato per la sorte della figlia, ma tutte le volte che lo vede il suo senso di colpa aumenta.
Perché Alcor si sente in colpa: se si fosse svegliato quando Venusia ha bussato alla sua porta, invece di essersi accorto solo della presenza di due intrusi nella stanza, avrebbe potuto aiutarla, ed ora lei sarebbe ancora qui a lavorare per completare l’astronave.
Hanno dovuto mandare Mizar all’istituto del professor Yumi con Shiro, era talmente sconvolto da avere bisogno di cambiare aria. Anche nei suoi confronti si sente in colpa: non avrebbe dovuto assistere a quella scena!
Dannazione! Se non avesse il sonno così pesante!
Ci si mette anche il professor Procton, viene a rivedere i calcoli ogni mattina ed ogni sera, sente il suo fiato sul collo. Lo fa a fin di bene, certo...o forse è lui che non sopporta più niente e nessuno.
Non deve pensarci ora, non si deve distrarre, deve fare in fretta, il primo volo di collaudo deve essere fatto il giorno dopo, assolutamente! E’ fuori discussione rimandare!
Ogni giorno perso è un pericolo in più per Venusia ed una tortura per tutti loro.
Lasciare la Terra vuol dire rivedere Actarus e Maria. Come potrà dire loro quello che è successo.
Sai Actarus, Venusia è stata rapita perché non mi sono svegliato!
Ha cercato di dare tutta la colpa al suo amico, certo se non fosse partito ci sarebbe stato lui, lui si sarebbe svegliato prima ancora di Venusia.
Già, invece Alcor non si è svegliato, si torna sempre lì.
Basta! Non serve a nulla rimuginare! Deve lavorare e fare in fretta!

Il rumore della porta che si apre. Venusia si ranicchia ancora di più nell’angolo.
E’ l’uomo gentile di prima ha portato da mangiare, un’altra coperta ed alcuni oggetti di prima necessità.
Parlano in un sussurro.
- Tranquilla non voglio farti del male. Come ti senti?-
- Dove sono? -
- Sei sul pianeta Fleed. Tu chi sei? -
Venusia si sente mancare: soldati di Vega su Fleed!
- Duke e Maria Grace? -
Riesce a domandare con un filo di voce.
L’uomo è sorpreso.
- Non sono qui, sono al sicuro. Come li conosci? Chi sei? -
Visibilmente sollevata lei risponde.
- Mi chiamo Venusia Makiba, vengo dal Pianeta Blu. -
- Sei uno dei piloti che hanno sconfitto re Vega? -
- Si. -
- Io sono Doran, il master di Fleed. Ora devo andare. Riposati ne hai bisogno. Tornerò più tardi. -
Le sorride ed esce.
Riposare, magari, si augura di riuscirci. La cella è spoglia non c’è neanche un giaciglio, solo un buco in un angolo per i bisogni corporali. E’ molto umida. Si ranicchia di nuovo nell’angolo.
Una preghiera le risuona nella mente.
- Non venire, ti prego...è una trappola...non venire... -


-Continua-


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-Domani-

La nuova astronave è stata ultimata, il collaudo un successo.
Il professore ha caricato sul computer di bordo i piani di viaggio calcolati per Goldrake.
Le ultime raccomandazioni, le ultime promesse, manca solo il decollo!
- Cosmo Due accensione motori. Decollo! -
Dalla radio.
- Di nuovo in bocca al lupo Alcor. Cerca di essere prudente! Mettiti in contatto con Goldrake appena arrivi nella nebulosa. -
- Lo so professore. Abbiate fiducia in me. -
- Riportami mia figlia ti prego! -
- Tranquillo Righel, non fallirò. Chiudo. -
“ Sarà la decima volta che mi ripetono le stesse cose...mi mancheranno! “

- Generale, un’altra astronave ha lasciato la Terra! -
“ Alcor, senza dubbio! “
Il generale vuole divertirsi a torturare la sua nuova prigioniera.
La ragazza non può parlare con nessuno, questo serve a farla sentire isolata, hanno già sperimentato con successo questa tecnica per fiaccare i prigionieri meno determinati, e Venusia non sembra certo un osso duro.
Entra nella cella.
- Presto avrai compagnia! Sai il tuo amico Alcor sarà contento di vederti, se rimarrà vivo, certo!-
Una risata da far accapponare la pelle.
Venusia è in piedi in un angolo, è spaventata, ma cerca di non darlo a vedere.
- Pensi sarà così semplice sconfiggerlo, non c’è riuscito neanche Vega in persona. -
Con un movimento fulmineo Thuban l’afferra per il collo e la solleva da terra.
- Re Vega per te, terrestre! Vi distruggerò tutti e quattro, vi farò soffrire come non potete neanche immaginare, dovrete implorare la morte! -
La lascia cadere ed esce dalla cella.
Le avrebbe volentieri spezzato il collo, non avrebbe neanche faticato, se solo non gli servisse viva!
Venusia si accascia al suolo tossendo e massaggiandosi la gola.
Il master dalla soglia ha visto tutta la scena, era venuto a portare il pranzo.
Si scosta per lasciar passare il generale. Quando la porta si chiude alle sue spalle, poggia il vassoio e si precipita dalla ragazza.
Venusia gli afferra le braccia, gli occhi pieni di lacrime, trema.
- Ti prego, contatta Duke. Digli di fermare Alcor. Se scende su Fleed si farà uccidere, lo conosco! Ti prego! -
- Ora calmati! -
Si siede accanto a lei e la circonda con le braccia. Quando Venusia si è calmata Doran tenta di spiegare.
- Non posso contattare il principe, troppe persone rischierebbero la vita, lo capisci? -
- Se succedesse qualcosa ad Alcor, Maria Grace...-
Non c’è bisogno di aggiungere altro.
- Lo capisco, ma non posso fare altrimenti. Abbi fiducia! Sei stata rapita da soldati di Vega, il tuo amico sarà molto prudente. -
- Alcor non è famoso per la sua prudenza, purtroppo. -
- Anche tu, ti saresti dovuta mostrare più prudente. Avrebbe potuto ucciderti. -

Non può aspettare oltre, ha sperato di ricevere notizie da Fleed, ma non c’è stata nessun’altra comunicazione. Deve controllare la situazione da solo. Senza dire nulla a nessuno decolla con Goldrake.
Dopo alcuni minuti riceve una chiamata da Ruby.
- Duke, rientra! -
- Non posso, maestà, devo sapere!-
- Capisco. Cerca almeno di essere prudente.-
E’ ancora lontano da Fleed quando riceve una chiamata inattesa.
- Actarus mi ricevi? -
Alcor è nella nebulosa già da un bel po’ e ha tentato di mettersi in contatto con il suo amico, finora senza successo.
- Actarus mi ricevi? -
Finalmente una risposta.
-Alcor sei tu? -
- Si amico! Finalmente. Senti devo dirti subito che...-
Una improvvisa sensazione di pericolo.
- Venusia è con te? -
- E’ proprio questo che ti devo dire...-
La sensazione di pericolo cresce ed Actarus tronca le parole in bocca all’amico.
- Cosa le è successo? -
- E’ stata rapita da soldati di Vega. Mi dispiace amico non sono riuscito ad impedirlo! -
Actarus accusa il colpo e dopo pochi istanti riacquista la calma.
- Ci sono molte cose di cui parlare, vira verso le coordinate che ti invierò, scenderai sul pianeta Ruby. -
Un brivido gelido percorre la schiena di Alcor.
- Maria sta bene? -
La voce calma di Actarus è un balsamo.
- Benissimo, sarà felice di vederti, amico. -
- Ricevuto. -
Actarus rientra su Ruby, precedendo l’amico.
Quando atterra trova re Markab ad aspettarlo: dal pianeta hanno ascoltato la comunicazione, non hanno capito le parole, ma il tono di voce dei ragazzi era eloquente.
- Duke, cosa è successo? -
- Venusia, è stata rapita da soldati di Vega. -
I pugni stretti fino a far imbiancare le nocche, Actarus si allontana senza aggiungere altro. Ha bisogno di stare solo e di smaltire la collera.
Dal pianeta Fleed vedono Goldrake cambiare rotta e l’astronave terrestre dirigersi su Ruby.
“ E bravo Alcor, sei stato fortunato! Ma questo non vi servirà, riuscirò a vendicare re Vega! “

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-Domani-

Venusia è ranicchiata in un angolo, quando entra Thuban si alza.
Fiaccare lo spirito dei prigionieri è un divertimento.
- Alcor è solo un ricordo!-
Quando risponde la ragazza non riconosce la sua voce, così calma, mentre un dolore sordo si diffonde nel suo petto.
- Non ti credo.-
-Goditi questi ultimi momenti, tra poco di voi quattro resterà solo il ricordo. -
Tiene lo sguardo ostinatamente fisso alla parete di fronte a lei, il mento in alto.
- Sul mio pianeta si dice che non bisogna vendere la pelle della preda prima di averla uccisa. -
Il generale le si avvicina e la prende per i capelli per costringerla a guardarlo. Il ghigno sul suo viso è terribile.
- Ricordati! Il fatto che mi servi viva non vuol dire che non posso torturarti a mio piacimento. -
Venusia, nonostante il dolore, sorride.
- Più farai male a me, più sarà grande la furia dei miei amici! -
Il viso di Thuban si contrae in un ghigno di rabbia, le da uno schiaffo così forte da mandarla a sbattere contro una delle pareti della cella e farle perdere i sensi. Si avvicina e la riafferra per lo scollo del pigiama, ma viene interrotto dall’arrivo del master.
- Generale. -
- Cosa ci fai qui? -
Doran contiene a stento la rabbia.
- Ero venuto a portare dell’acqua. -
- Bene! Sembra averne bisogno!-
Il generale lo fulmina con lo sguardo, ma lascia la ragazza e la cella.
Il master si avvicina a Venusia per controllare il suo stato di salute.
Le bagna il viso e la ragazza lentamente si sveglia.
- Come ti senti? -
- Sono stata meglio. -
- Devi smetterla di provocarlo! Ti farai uccidere! -
Venusia scoppia a piangere.

Quando scende dall’astronave, Alcor viene letteralmente investito da Maria che gli butta le braccia al collo. Dietro di lei Actarus, il viso tirato, gli si avvicina per agganciare il traduttore.
- Mi dispiace, perdonami, io...-
Un sorriso triste appare sulle labbra del principe.
- Non ti preoccupare, risolveremo anche questa. -
Re Markab ha preferito lasciare alcuni istanti ai ragazzi per salutarsi liberamente.
- Alcor, re Markab il sovrano di Ruby. -
- Maestà è un onore! -
Alcor china lievemente il capo.
- L’onore è il mio, le vostre gesta sono raccontate in tutta la nebulosa! Non capita tutti i giorni di incontrare chi ha sconfitto un grande tiranno! -
Alcor si passa la mano tra i capelli imbarazzato.
In un salotto della reggia, dopo essersi scambiati le informazioni, i ragazzi appaiono abbattuti.
Re Markab li osserva: Actarus guarda fuori dalla finestra, Alcor poggiato al muro, gli occhi fissi al pavimento tiene per mano Maria che ogni tanto si asciuga gli occhi.
E’ il re ad interrompere il silenzio.
- Credo che Alcor abbia bisogno di riposare. Maria Grace, per favore, potresti accompagnarlo? Grazie. Duke, io e te possiamo fare il punto della situazione, purtroppo dopo l’occupazione non disponiamo di molti mezzi, possiamo contattare gli altri pianeti per chiedere un aiuto.-
- Questo è un mio problema, non voglio coinvolgere altri! -
- La presenza di un grande presidio veghiano nella nebulosa è un problema di tutti! Abbiamo già commesso questo errore una volta, non è il caso di ripeterlo! -

Lo stato di salute di Venusia è peggiorato dopo l’ultima visita del generale : è pallidissima e gelata, fa fatica a tenere gli occhi aperti.
Il medico, chiamato da Doran, è molto preoccupato per lei.
Thuban non vuole sentire ragioni: la ragazza deve rimanere in cella.
- Generale, se la sua temperatura corporea non si rialzerà in fretta, potrebbe non sopravvivere.-
- Datele un’altra coperta!-
- Generale, mi perdoni, non è questo il problema. La ragazza ha bisogno di un letto caldo e di stare in un posto più asciutto. Potrebbe non passare la notte.-
Un ostaggio morto non serve. Se la ragazza rischia la vita, purtroppo deve concedere qualcosa.
Ancora un po’ di pazienza, poi potrà divertirsi a suo piacimento.
- Spostatela in una camera, ma nessuno deve parlare con lei! Due guardie dovranno piantonare la stanza!-
Venusia viene portata in una camera molto grande ed inondata di sole, arredata con gusto, ci sono un grande letto, un salottino ed una scrivania vicino all’ampia finestra che si apre su un balcone. In fondo alla camera un’altra porta immette in una stanza da bagno.
Il master la adagia sul letto, il medico controlla le sue condizioni.
- In questo ambiente dovrebbe riprendersi presto, ritorno più tardi.-
Prima di andara via, Doran sveglia la ragazza dolcemente.
- Venusia, il tuo amico è al sicuro. Non è atterrato su Fleed.-
Lei sorride prima di riaddormentarsi.

-Continua-

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Edited by calatea4 - 10/7/2013, 18:55
 
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Sui pianeti, dopo l’occupazione delle truppe di Vega non sono rimaste molte astronavi da combattimento, tuttavia sono riusciti a radunarne un discreto numero.
Re Markab ha osservato Duke mentre prendeva contatto con i rappresentanti degli altri pianeti: lo ha sempre visto a suo agio ed impeccabile nelle situazioni ufficiali, ora è diventato un vero leader. La guerra lo ha fatto crescere.
Actarus ed Alcor sembrano due leoni in gabbia, l’attesa li sta logorando.
- In poco tempo potremo avere a disposizione una piccola flotta. Duke, quando conti di attaccare?-
- Maestà, il gioco è nelle loro mani, sono loro a dover fare la prima mossa. Dobbiamo aspettare.-
Alcor è d’accordo con il suo amico, se c’è una cosa che ha imparato durante la guerra con Vega sulla Terra, è che la fretta in certe circostanze è cattiva consigliera, e questo è uno di quei casi.
- Non credo che tarderanno ancora molto! -
Il re ha osservato attentamente anche Alcor, ritiene che Maria Grace abbia fatto un’ottima scelta, il ragazzo è forte, sicuro di sé, anche lui è un leader. In più è rispettoso e molto premuroso verso la principessa. Anche se discutono spesso, ha presto capito che è il loro modo per rompere la tensione.
E’ molto curioso di conoscere l’ultimo pilota, la ragazza nelle mani di Thuban. Spera che riescano a salvarla, soprattutto per Duke: si vede che per lui conta molto, ed il ragazzo ha già sofferto fin troppo.
Lo stesso timore è condiviso da Maria ed Alcor.
Più tardi nel giardino del palazzo Maria da voce ai suoi pensieri.
- Mio fratello mi spaventa, non l’ho mai visto così! -
- Bisogna capirlo, Venusia è nelle mani di quei mostri, non sappiamo come possano trattarla, non abbiamo notizie. -
- Se dovesse succederle qualcosa...-
Alcor sente un groppo in gola.
- Non voglio neanche pensarci! Tutta questa situazione è una mia responsabilità! Se solo...-
- Actarus non te ne fa una colpa! -
- Ma io so che è così! Se mi fossi svegliato quando lei ha bussato, avremmo affrontato quegli uomini insieme. Avrei potuto difenderla! -
- Magari invece avrebbero catturato anche te! Non hai pensato a questa eventualità? -
- No. -
- Dovresti invece! Ora sei qui e possiamo andare a salvarla insieme, e ci riusciremo! -
- Forse hai ragione, testolina matta! -
- Come ti permetti! Sono la principessa di Fleed! Porta rispetto! -
- Ehi! Quante arie! Non ti montare la testa solo perché porti un vestito elegante! -
Ha inizio l’ennesima scaramuccia.
Dalla finestra della sua stanza Actarus li guarda con affetto. Sorride, poi ridiventa serio.
“Devo salvarla! Non le deve succedere nulla, non a lei, non potrei sopportarlo. Se penso a cosa potrebbero farle mi sembra di impazzire!“
Le mani affondate nei capelli si contraggono.
“Tieni duro Venusia! Ti prego aspettami! Non mi lasciare da solo!“

Il letto caldo, un buon sonno ed una doccia, fanno migliorare le condizioni di Venusia.
Si sente ancora debole, ma è decisa a trovare una via di fuga.
Non è possibile passare dall’interno: alla sua porta ci sono sempre due guardie, e non vuole chiedere l’aiuto del master per non metterlo in pericolo.
Forse potrebbe scendere dal balcone fino nel giardino.
Ci sono delle grosse difficoltà: trovare degli appigli sicuri è la priorità, poi gli alberi del giardino sono troppo giovani quindi non ci si può nascondere né dietro né sopra e il palazzo è su una collina, non conosce nulla oltre, non sa dove potersi nascondere, né se gli abitanti la difenderebbero, o quanti militari ci siano di guardia. Troppe incognite, ma deve tentare ugualmente e presto.
E’ notte, Venusia è aggrappata fuori dal balcone per cercare degli appigli per scendere.
Il suo cuore manca un battito
Una mano le chiude con forza la bocca, un braccio d’acciaio la serra e la trascina dentro il balcone, la ragazza si divincola con forza.
Un ruggito in un sussurro.
- Non urlare, sono io. -
E’ Doran.
La ragazza si rilassa.
Il master la libera e la prende per le spalle, è evidentemente in collera, cerca con fatica di mantenere un tono di voce sommesso.
- Cosa ti è saltato in testa di fare? Ti reggi a malapena in piedi!-
Venusia sussurra.
- Lasciami, posso nascondermi o scappare se riesco a trovare una navetta. Se non sono prigioniera, Duke può venire a liberarvi. -
- Vuoi morire? -
- Non mi importa! Mi basta non essere un ostaggio! -
- Non hai riflettuto che se scappi Thuban penserà che siano stati i cittadini ad aiutarti! Ci saranno rappresaglie e la nostra vita varrà meno di niente! -
Venusia è mortificata, ma tenta ugualmante di insistere.
- Non posso stare chiusa in una stanza, ad aspettare! -
- Devi! -
Poi con voce più dolce aggiunge.
- Troveremo una soluzione, te lo prometto, ma ora devi tornare nella tua stanza. -
Lacrime di rabbia e frustrazione bagnano il viso di Venusia, ma si rende conto che Doran ha ragione e smette di opporre resistenza.

-Continua-

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Una comunicazione schermata
- Altezza reale, è un tale gioia vedervi e sapere che la principessa è viva! -
- Doran, è una gioia anche per me sapere che stai bene, che state tutti bene! -
- Anche Venusia sta bene! -
Il master ha anticipato la domanda e Actarus gli è grato.
- Allora, di quanti mezzi dispongono? -
Doran elenca i mezzi a disposizione dei veghiani. Gli unici che possono impensierire Goldrake sono i due mostri e l’astronave di Thuban, ed in più c’è l’incognita di Venusia.
Sicuramente il generale vorrà usarla per costringere alla resa Duke.
Il principe suggerisce al master di armare tutti i cittadini che si sentano in grado di combattere e di spostare al sicuro i più deboli, sarà Doran a scegliere il momento migliore per insorgere.
Il collegamento viene interrotto il prima possibile.
Alcor sa già cosa l’amico intenda fare, ma chiede lo stesso.
-Duke, come intendi muoverti?-
-Mi consegnerò a Thuban, con l’aiuto del master libererò Venusia. Poi potremo attaccare in forze e liberare anche Fleed.-
-Sarò al tuo fianco amico, in due faremo più danni!-
Actarus sorride riconoscente all’amico, era sicuro che si sarebbe offerto di aiutarlo.
Re Markab è perplesso e preoccupato.
- Duke, è una pazzia! Vi uccideranno!-
- Non è la prima volta che usciamo da situazioni simili. Ci riusciremo ancora!-

Il generale entra nella camera di Venusia seguito dal master.
- E’ arrivato il tuo momento! -
Venusia alza la testa con aria di sfida.
- No! -
Thuban le si avvicina minaccioso e l’afferra per il collo.
- Non crearmi problemi! Fai quello che ti dico! -
La ragazza avrebbe voluto rispondere, ma la preghiera silenziosa che legge negli occhi di Doran la induce alla resa.
Le legano le mani dietro la schiena e la conducono in una stanza con un grande schermo.
- Duke Fleed! Sono il generale Thuban. -
- Cosa vuoi da me? -
Il generale sente montare la rabbia.
- Vedo che l’arroganza è una qualità che avete in comune! -
Afferra Venusia per un braccio e la tira verso di se perché Actarus la veda.
Il principe si sente stringere lo stomaco in una morsa: la ragazza sembra una bambola in mano ad un gigante, nel volto pallido gli occhi scuri sembrano ancora più grandi, segni viola sul viso e sul collo sono indici del trattamento subito.
Il generale continua.
- Ti concedo quattro ore di tempo per consegnarti a me con tua sorella ed Alcor, altrimenti ucciderò questa ragazza! Nessuna delle astronavi che sono arrivate su Ruby deve lasciare il pianeta!-
Venusia si divincola con forza.
Thuban cerca di darle uno schiaffo, ma il master è più veloce, la tira verso di sé e le chiude la bocca con la mano.
La rabbia del generale ha raggiunto il limite massimo.
- Ricorda hai solo quattro ore! Poi mi divertirò con lei! -
Actarus serra i pugni così forte da farli tremare, al suo fianco Alcor prova la stessa furia.
- Sarò puntuale ma lascia fuori mia sorella! -
- O no! Deve esserci anche lei alla vostra festa! -
Il collegamento si chiude.
Il generale si gira verso il master.
- Come hai osato intervenire! -
- Generale, mi perdoni. -
China la testa in segno di sottomissione e stringe Venusia tra le braccia come per nasconderla agli occhi di Thuban.
Il generale colpisce con forza Doran sul viso.
- Quando questa storia sarà finita mi occuperò anche di te, stanne sicuro! -
Venusia è mortificata, apre la bocca per dire qualcosa, ma il master le fa cenno di tacere.

-Continua-

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Actarus rimane per alcuni istanti immobile guardando lo schermo nero.
Si riscuote quando la sorella gli sfiora il braccio.
- Andiamo Alcor. -
Maria segue immediatamente i due ragazzi.
Alcor si gira verso di lei.
- Dove credi di andare tu? -
- Thuban ha detto... -
- Ci manca solo che abbia un ostaggio in più! -
- Cosa credi, che non sappia difendermi? -
- Lo so che sei un osso duro, ma non è necessario che rischi anche tu! -
Actarus guarda la sorella negli occhi.
- Alcor ha ragione, è fuori discussione che ti consegni anche tu! Aspettaci con il resto della flotta!-
- Se non vengo, potrebbero uccidere Venusia! -
- Come pensi si sentirebbe lei a vederti nelle mani dei veghiani? -
- Come mi sentirei io se le facessero del male perché sono rimasta al sicuro? -
Alcor risponde per primo.
- Cerca di capire, è molto meglio se rimani con la flotta. Lascia fare a noi, la riportermo indietro.-
- Thuban vuole anche me! Cosa gli direte? Non è venuta perché aveva mal di testa? Quando non mi vedrà scendere da una navetta, ucciderà subito Venusia! -
Actarus la guarda con tristezza.
- E’ un rischio che dobbiamo correre. Non voglio perdere anche te! -
Un brivido corre lungo la schiena della giovane ragazza.
- E’ la mia amica. Non posso stare a guardare, lo capisci. Rischio di perdere tutte le persone che amo. Quando abbiamo affrontato le avversità insieme ne siamo sempre usciti vincitori. -
I due ragazzi la guardano pensierosi.
La voce triste di Alcor interrompe il silenzio.
- Duke, decidi tu, è tua sorella. -
- Maria, non posso permetterti di rischiare. Io so di cosa sono capaci. Aspetterai con il resto della flotta. Appena sarà il momento verrai in nostro aiuto. Argomento chiuso! -
Maria ha le lacrime agli occhi per la collera.
- Quando entrerete nell’atmosfera di Fleed io sarò al vostro fianco! Ora è argomento chiuso! -
- Aspetterai! -
- Come pensi di impedirmi di venire con voi? -
Actarus china il capo, ha capito che non potrà impedire alla sorella di fare come vuole.
Re Markab è rimasto in silenzio per tutta la discussione, ammira sinceramente questi ragazzi, ma è preoccupato per loro.

L’astronave di Thuban è sospesa su una spianata d’erba distante dalla città, al lato aspettano minacciosi i due mostri, intorno numerosi minidischi.
Goldrake e due navette entrano nell’atmosfera di Fleed.
I tre mezzi avanzano fino a rimanere sospesi ad una certa distanza dai nemici.
Un portello si apre sul fianco dell’astronave veghiana per lasciar vedere all’interno Thuban, alcuni soldati e Venusia con i disintegratori puntati contro.
- Duke Fleed! Benvenuto! Atterrate ed uscite dai vostri mezzi. -
E’ soddisfatto, si vede già acclamato dai suoi, davanti ai cadaveri dei responsabili della morte di re Vega, e perché no, nuovo re!
Actarus sembra restio ad atterrare, pensa alla sorella nell’astronave accanto e teme che Thuban uccida Venusia non appena Godrake toccherà il suolo.
- Avanti Venusia! Implora il tuo principe di venire a salvarti! -
Venusia sa di dover fare qualcosa, il respiro le diventa sempre più corto, non può accettare che i suoi amici si consegnino per causa sua.
Improvvisamente la soluzione le appare davanti, così chiara ed una calma irreale la pervade.
- Avanti! Digli di arrendersi altrimenti morirai! -
La ragazza sa che gli occhi di Actarus sono puntati su di lei.
Prega solo che lui capisca. E se anche non dovesse capire, non sarebbe poi così grave in fondo, basta che i suoi amici siano salvi, che lui sia salvo.
Solo un passo. Le sue labbra si piegano in un dolce sorriso.
- Actarus...combatti! -
Il tempo sembra fermarsi nello stesso istante in cui la ragazza inizia a cadere nel vuoto.
Tutti rimangono come sospesi, impietriti, compresi i veghiani.
Non può averlo fatto, non può.

-Continua-

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Goldrake si muove immediatamente, appena i piedi di Venusia si staccano dal freddo metallo.
Il primo a riscuotersi è il generale.
- Sparate! Uccidetela! -
Si porta sul bordo ed inizia a sparare. I soldati impiegano alcuni secondi per reagire.
Ormai Venusia è al sicuro tra le mani possenti di Goldrake.
E’ un segnale per tutti: Alcor e Maria iniziano a distruggere i minidischi. Le astronavi in attesa partono da Ruby a tutta velocità. In città i cittadini armati insorgono.
Tutti i mezzi da combattimento di cui dispongono i veghiani vengono fatti decollare per fronteggiare i nemici.
Goldrake si sgancia dall’astronave e vi depone dentro Venusia con cura.
Inizia la battaglia.
Thuban è basito. Come è possibile che si sia fatto giocare così.
Aveva vinto, li aveva in pugno, poi quella ragazzina si è lanciata nel vuoto.
Non è finita, li batterà.
Actarus lotta con una furia che raramente ha mostrato.
Venusia può soltanto guardare, preoccupata per la vita dei suoi amici.
La battaglia è cruenta: i due mostri sono avversari temibili, Goldrake è più volte messo in seria difficoltà anche per gli interventi dell’astronave di Thuban. Alcor e Maria devono pensare a diversi stormi di minidischi e alcune astronavi di media grandezza. La situazione sembra veramente disperata, almeno fino all’arrivo delle astronavi partite da Ruby
Con il passare del tempo, però, appare sempre più chiaro che le sorti della battaglia non sono favorevoli ai veghiani.
Anche l’astronave del generale è colpita duramente, Thuban è costretto a fuggire a bordo di una navetta di salvataggio.
Venderà cara la pelle: ormai è diventata una questione personale, faccia a faccia, ha più possibilità di vincerlo, e una volta morto il principe, senza un capo gli altri saranno più vulnerabili.

Ci è voluto tutto il suo impegno, ma Goldrake ha sbaragliato i mostri nemici, non senza danni .
Gli altri possono concludere da soli, non manca molto alla vittoria ed Actarus ha un conto da saldare. Chiede ad Alcor di badare alla sorella e rientra nell’astronave.
Venusia lo aspetta sollevata.
Il ragazzo è preoccupato per lei, non le ha ancora rivolto parola, non le ha neanche chiesto se è stata ferita dai colpi sparati da Thuban, aveva paura della risposta, ma è anche in collera per il gesto che lei ha compiuto. Sarebbe potuta morire se non l’avesse afferrata in tempo.
C’è un’altra domanda che lo tormenta e che ha paura di porre: cosa le hanno fatto mentre era prigioniera?
- Come stai? -
- Io bene, tu come stai, sei ferito? -
- Sono stato peggio. Hai fatto una pazzia te ne rendi conto? Se non fossi arrivato in tempo, se non avessi capito le tue intenzioni? Ti avrei persa per sempre! -
- Ero sicura che avresti capito, ho fiducia in te, lo sai! -
Rimangono in silenzio fino all’atterraggio.
Appena toccato il suolo Actarus apre il vetro di protezione, afferra Venusia e salta fuori con lei.
Non la guarda negli occhi, non vuole perdere la determinazione, deve trovare Thuban a tutti i costi.
Il master li sta aspettando.
- Bentornato Duke. -
- I convenevoli a dopo, se non ti dispiace, Doran. A che punto siete? -
- Molti soldati hanno deposto le armi, altri sono caduti, ma stiamo ancora cercando Thuban, è sicuramente nel palazzo. Sei ferito! sarebbe meglio andare in infermeria.-
Senza casco appare evidente una ferita alla fronte e diverse ecchimosi.
- Sto bene, andiamo.-
Inizia una vera e propria caccia all’uomo.
Finalmente il generale viene individuato in una stanza del palazzo insieme ad alcuni soldati, sta cercando di guadagnare il giardino per poter fuggire tra le vie della città.
Un gruppo di cittadini blocca loro la fuga dall’esterno, mentre Actarus e gli altri bloccano la strada all’interno.
Sono in trappola. I soldati veghiani si arrendono, il generale non può fare diversamente.
Vengono circondati e disarmati.
Actarus sta impartendo disposizioni ai suoi.
Un sorriso crudele appare sul volto di Thuban.
“ Voglio vederti contorcere dal dolore, Duke Fleed. Ora! “
Non stanno guardando lui e c’è un corridoio libero fino a Venusia.
In un lampo una lunga punta d’acciaio fende l’aria verso la ragazza.
Non saprebbe spiegare cosa sia stato a farlo reagire, ma Actarus afferra Venusia e la tira verso di sé. Il metallo le ferisce un braccio.
Il principe non riflette neanche, con la rapidità di un felino alza il disintegratore ed il generale è soltanto un ricordo.
Venusia è allibita, non ricorda che Actarus sia mai stato così spietato.
Lo fissa sorpresa, gli occhi gelidi del ragazzo la spaventano.
Doran la prende per un braccio.
- Vieni Venusia devi farti medicare. -
I due uomini si scambiano uno sguardo, subito dopo il giovane si allontana.
Il master costringe Venusia a seguirlo.
- Lascia che smaltisca la rabbia. -
- Non l’ho mai visto così! -
- Sono stati giorni difficili per tutti e due. Dagli tempo. -

-Continua-

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-Domani-

Venusia non è ferita seriamente, si siede con pazienza su una sedia, nell’infermeria ci sono soldati di entrambi gli schieramenti e pochi civili: alcuni chiedono acqua, o chiamano semplicemente per vedere un volto e non sentirsi soli.
La ragazza non riesce a stare seduta a lungo, inizia a girare tra i letti ed a fare del suo meglio per aiutare chi la chiama. Ricorda troppo bene quando era la sua mamma a chiamarla per l’acqua o per prendere Mizar che era diventato troppo pesante o, alla fine, per tutto, non riusciva più neanche a sollevare la forchetta.
Un medico finalmente la raggiunge.
- Signora, venga, il suo braccio continua a sanguinare. -
- Posso aspettare, ci sono altri più gravi di me. -
- Signora, stiamo provvedendo a curare tutti, non ci vorrà molto con il suo braccio, poi se vorrà potrà continuare a dare una mano. -
Non ci è voluto più di qualche punto ed una fasciatura.
Venusia riprende a girare in mezzo ai feriti.
Dietro una tenda sente delle voci note e si affaccia.
- Alcor, Maria, state bene? -
Il ragazzo ha una vistosa fasciatura alla testa, ma scende dalla barella ed abbraccia stretta la sua amica.
Maria ride.
- Ma come, non avresti dovuto prenderla a schiaffi? -
- E te lo meriteresti, Venusia. Ci hai fatto morire di paura! Come ti è saltato in testa di lanciarti nel vuoto in quel modo? -
Maria torna seria.
- Alcor ha ragione, Venusia, hai rischiato troppo! Se ti fosse successo qualcosa...-
- Non è successo niente, ed ero sicura che sarebbe andata così! -
Alcor la allontana per poterla guardare negli occhi.
- Stai bene? Veramente? Non ti hanno fatto nulla, vero? -
Venusia sorride.
- Sto bene, ho rimediato solo qualche schiaffo. Gli servivo viva, ed il master mi ha protetta. -
- Perdonami! E’ tutta colpa mia! Se mi fossi svegliato tutto questo non sarebbe mai successo! -
Maria sorride di nuovo.
- Ti prego digli qualcosa! Non la smette più con questa storia che lui ha il sonno pesante! -
- Tranquillo Alcor, è tutto a posto. La colpa è mia. Quante volte mi avete ripetuto che devo mantenere sempre la concentrazione, davanti ad un avversario? Come sta Mizar? -
- E’ rimasto molto scosso, lo abbiamo mandato da mio fratello per passare un po’ di tempo al mare e pensare ad altro. -
- Vedo che state tutti bene.-
Actarus li ha raggiunti. Si è fatto medicare la fronte.
- Fratello, tutto bene?-
- Ne dubitavi, forse? -
Porge un abito a Venusia.
- Sarà meglio che ti cambi, non puoi andare ancora in giro con il pigiama, non credi?-
Venusia arrossisce. Quando la ragazza è pronta, il principe la prende per mano.
- Venite, dobbiamo andare.-

Actarus accompagna gli amici attraverso un corridoio fino ad una grande porta dove li attende il master. Un’altra persona si avvicina.
Actarus saluta con un leggero movimento della testa.
- Maestà, avete subito molte perdite? -
- Solo feriti per fortuna. Questa deliziosa ragazza deve essere Venusia. -
Un lieve rossore colora le guance della ragazza.
- Si maestà. -
- Hai compiuto un gesto sconsiderato, ma devo dire che ci hai facilitato il compito, ed hai ridotto le molte variabili del nostro piano ad una sola. Hai avuto molto coraggio.-
- Grazie Maestà. -
- Devo dirti Duke che hai fatto un’ottima scelta. Bella e coraggiosa. -
Questa volta è Actarus a mostrarsi lievemente imbarazzato.
Alcor è stupito, sussurra nell’orecchio dell’amica.
- Maria, ma Venusia non ha il traduttore o sbaglio. -
- Ora che me lo fai notare, è vero! Quei due ci hanno nascosto qualcosa! -
Entrano tutti in una grande sala rettangolare, molto lunga, sono già presenti molti cittadini.
Actarus conduce Maria con se, salgono alcuni gradini e si fermano su un palco addossato ad uno dei muri perimetrali, re Markab li ha seguiti, ma sul palco ci sono altre persone.
Actarus è sicuro di sé ma visibilmente emozionato.
- Cittadini, è una vera gioia essere ritornato e trovarvi così numerosi! -
Un’acclamazione dei cittadini lo interrompe.
Il principe alza le mani per poter continuare.
- Cittadini, ho delle comunicazioni da fare. Voglio prima di tutto ringraziare i sovrani dei pianeti che si sono alleati con noi per sconfiggere definitivamente gli invasori e che soprattutto hanno accolto i cittadini di Fleed in fuga. -
Actarus si gira e rivolge un inchino alle persone con lui sul palco.
Un’altra acclamazione interrompe il discorso. Nuovamente il principe alza le mani.
- Tutti i cittadini presenti sui vari pianeti sono liberi di scegliere se tornare o rimanere dove sono.
I civili veghiani presenti su questo pianeta e che sono stati radunati per loro stessa incolumità prima della battaglia, sono sotto la mia personale protezione. Non tollererò ritorsioni o maltrattamenti di nessun tipo. Spero di essere stato chiaro.
I soldati veghiani verranno chiusi in prigione. Il generale Thuban non è sopravvissuto. -
Una nuova acclamazione.
- Ci sono delle persone che vi voglio presentare. Quando sono precipitato sul Pianeta Blu, sono stato accolto da un uomo che mi ha curato e mi ha trattato come un figlio è il mio padre terrestre, il professor Procton. Altre persone mi hanno sostenuto ed aiutato durante la guerra con Vega: il mio amico Alcor Kabuto e Venusia Makiba verranno considerati eroi di Fleed. -
Il master accompagna i due ragazzi sul palco mentre i cittadini li acclamano.
Maria afferra subito la mano di Alcor, terribilmente imbarazzato.
Actarus saluta i cittadini e scioglie l’assemblea.
E’ stata preparata una cena per tutte le persone presenti sul palco.
Venusia si muove con naturalezza in mezzo a teste coronate ed alti ufficiali, come se non avesse fatto altro nella vita.
Alcor, un po’ più impacciato, non se la cava affatto male.
E’ una serata piacevole per tutti.
Finita la cena Actarus si trattiene con il master.
Per tutti gli altri la giornata è finita.

-Continua-

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La prima cosa che percepisce è profumo di uomo, del suo uomo, lo riconoscerebbe tra mille.
Poi avverte braccia forti che la stringono come per paura che scappi. Doveva essere proprio sfinita per non essersi accorta di lui.
Non vuole svegliarlo per non interrompere l’incanto, ma è troppo tardi, Actarus ha già aperto gli occhi.
- Come ti senti? -
- Bene, e tu? Ti fa male la fronte?-
- No, sto bene.-
Venusia sorride maliziosa.
- Come mai, principe, lei è nella mia stanza, e soprattutto nel mio letto? -
Actarus ride.
- La domanda giusta sarebbe come mai la signora è nel mio letto! -
- Come? -
- Questa era la mia stanza. -
- Davvero? Non lo sapevo! -
Actarus diventa improvvisamente triste, perso in ricordi di un altro tempo.
- Si, era la mia camera. -
- Mi dispiace. -
Actarus si riscuote, ma lo sguardo rimane serio, come a frugarle nell’animo.
- Ti hanno fatto male? -
- No! -
Le fa alzare il mento per osservarla meglio, lo sguardo penetrante.
Un brivido le corre lungo la schiena.
- No, non mi hanno fatto nulla. -
Lui la stringe, la bacia dolcemente, a lungo.
Si amano.

Quando Actarus esce dalla stanza da bagno, Venusia è già pronta.
Poggiata allo stipite della finestra, guarda all’esterno persa nei suoi pensieri.
La circonda con le braccia.
- Questo abito ti dona molto sai?-
- Grazie.-
- A cosa stai pensando? -
- Si sono invertite le parti. Questa volta sono io che devo partire, e non vorrei! -
- Lo so. -
- Devo pensare a Mizar e papà. E tu non puoi tornare sulla Terra ora. -
- No, hai ragione. In questo momento è impossibile. -
- Lo capisco, è un momento delicato. -
- Adesso sai come mi sono sentito, quando sono dovuto partire. -
- Lo avevo già capito. Non ho mai pensato che fosse una passeggiata per te. -
Actarus la bacia su capelli.
- Dovrai aspettare qualche giorno, comunque. L’astronave di Alcor è stata danneggiata. -
- L’astronave...di Alcor? Ed io che ho sudato sette camice per aiutarlo! Non c’è riconoscenza! -
Actarus ride.
- Se devo restare il mio principe dovrà farmi preparare un’altra stanza. -
- Perché, la signora non ha voglia di dividere la stanza con me? -
Venusia arrossisce.
- Si, ma... -
- Argomento chiuso! -
- Sei veramente terribile quando vuoi. -
- Tornerai presto vero? Ho bisogno di te! -
- Contaci! -
- Vieni, c’è qualcuno che ti voglio presentare. -
All’ingresso del palazzo il master li sta aspettando, a loro si uniscono anche Alcor e Maria. Percorrono una stradina alberata all’interno del parco, fino ad un prato pieno di fiori. Al centro del prato due belle pietre levigate.
Doran è commosso.
- Duke, abbiamo pensato che questo fosse un bel posto per loro. -
Actarus è quasi senza fiato. Sapeva che sarebbe stato difficile, non immaginava così tanto.
- Grazie Doran. Il posto è perfetto.-
Non riesce a dire alto, non è comunque necessario.

Un accordo di alleanza e di reciproca difesa tra pianeti che non vogliono altro che pace, non richiede più di un giorno. Esperienze dolorose simili, ed una battaglia combattuta insieme fanno in modo che si respiri un clima di reciproca stima ed ammirazione.
I due ragazzi terrestri riscuotono molto successo, i loro interventi sono misurati ed efficaci.
Re Markab ha avuto modo di osservare i quattro giovani: sono decisamente molto uniti. Presto dovranno dividersi di nuovo, e non si preannuncia un periodo facile. Meritano un regalo.
Partiti gli ospiti, quella sera, il master deve affrontare una questione spinosa.
- Duke, i cittadini mi hanno fatto pervenire una richiesta. Vorrebbero che tu fossi più duro con i soldati veghiani, per questo vorrebbero essere ascoltati, subito. -
Lo sguardo del principe si indurisce.
- Cosa vorrebbero? Che li uccidessi tutti? -
Doran sospira.
- Puoi dare loro torto? -
- Si! Non sono un macellaio! Ho ucciso, è vero, ma solo perché sono stato costretto! -
- Ti capisco, ma dovresti comunque ascoltare le loro ragioni...le nostre ragioni. -
Actarus riflette cercando di calmarsi.
- Si, devo ascoltarli. -
- Sarebbe un bene se fosse presente anche Venusia. -
- Assolutamente no! Non è una sua responsabilità! -
- La ritieni inadeguata? -
Actarus trattiene a stento la collera.
- Semplicemente non voglio che affronti tutto questo! -
- Capisco il tuo punto di vista Duke, ma è la tua compagna, o sbaglio. -
E vero è la sua compagna, ed è una donna forte, ma i cittadini vorranno parlare di cosa è successo durante l’invasione del pianeta, delle persone care che hanno perso e di cosa hanno subito durante l’occupazione.
Le ha sempre taciuto i particolari più cruenti, e non vuole che li sappia ora.
- Non voglio, e basta! -
- Duke, durante questi giorni, i cittadini si sono preoccupati per lei e pur non conoscendola, si sono affezionati. La sua presenza potrebbe stemperare gli animi. In fin dei conti è stata prigioniera di Thuban, come loro. -
- Mi sentirei un mostro, vorrebbe dire che la sto usando! -
- O forse vorrebbe dire che lei mette le sue qualità al servizio dei cittadini, dividendo il peso della responsabilità con te. Duke, vuoi che chieda direttamente a lei? -
Il principe riflette per alcuni istanti.
- Accetterebbe senza neanche riflettere. Non mi lasci scelta. Va bene. -

-Continua-

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Il master le ha detto di non mascherare i suoi sentimenti. Consiglio inutile. Sentendo i racconti dei cittadini Venusia non riesce a trattenere le lacrime. Morte, distruzione, ed anche di peggio. E’ veramente troppo. A volte il desiderio di fuggire è molto forte: che Actarus non le avesse mai raccontato tutto, lo aveva capito, ma non avrebbe mai immaginato tanto. Inizia a pensare che sia un miracolo essere uscita indenne dalla prigionia.
Il principe invece ricorda fin troppo bene, anche se per anni ha cercato di seppellire tutto dentro di se. Quello che non sa è cosa è successo dopo, nei primi mesi di occupazione, prima che gli sforzi di Doran dessero i frutti sperati.
I cittadini vogliono parlare, tutti, sfogarsi, ciascuno ha qualcosa da dire. Sembrano non finire mai.
Sanno che il loro principe ha combattuto, che ha dovuto portare via Goldrake per non farlo cadere nelle mani del tiranno, che così il pianeta è stato risparmiato perché servivano gli scienziati ed il Green; sanno che Duke ha continuato a combattere sconfiggendo Vega ed ora li ha liberati definitivamente; ma lui non c’era mentre sopportavano quelle angherie.
Per questo i soldati di Vega devono pagare, ed il principe deve accettarlo.

Al Centro ricerche Spaziali arriva una comunicazione dallo spazio.
- Professor Procton, sono un ambasciatore dal pianeta Ruby, chiedo il permesso di atterrare. -
- Sono il professor Procton, qual’è la natura della vostra visita. -
- Ho delle importanti notizie per voi riguardanti il principe Duke ed i suoi alleati di questo pianeta.-
- Stanno tutti bene? -
- Si professore, stanno tutti bene. -
Un sospiro di sollievo si diffonde nella sala di controllo del Centro Ricerche.
- Bene! Potete atterrare alle coordinate che vi invieremo. Dovrete utilizzare un sistema anti rilevameto appena passato il nostro satellite, gli altri abitanti della Terra non sono pronti a ricevervi in pace come noi. -
- Ricevuto! -
Argoli è interdetto.
- Sarà prudente professore? -
- Teniamoci pronti per le brutte sorprese, ma non credo ce ne saranno. -
- Dobbiamo chiamare Righel? -
- Si, me ne occupo personalmente. -
L’ambasciatore viene accolto dal professore con la consueta composta cortesia.
Lo straniero racconta ai terrestri tutto quello che è successo dalla partenza del principe, tacendo alcuni particolari per non turbare il padre di Venusia. Spiega anche quali sono le difficoltà attuali.
- Questo è un momento difficile per il principe, il mio re vorrebbe che i suoi amici rimanessero al suo fianco. Capisce però che ci sono delle altre priorità familiari. Vorrebbe quindi che foste voi e soprattutto il bambino ad andare su Fleed. Il mio compito è anche quello di accompagnarvi. -
Il professore annuisce.
- Righel, cosa ne pensi? -
L’ometto si asciuga gli occhi e si prende qualche minuto per riflettere.
- Voglio molto bene a quel ragazzo. Se questo è un momento così difficile...Beh, Mizar sarà contento di vedere la sorella. Quanto a me, aspetterò, non posso lasciare gli animali. Quando potranno, i ragazzi sicuramente torneranno. Certo sarei più tranquillo se tu andassi per controllare la situazione al mio posto, Procton. -
- Posso stare lontano per poco tempo, ma non nego che piacerebbe anche a me visitare Fleed, e magari dare una mano. -
Viene predisposto tutto per la partenza del professore e di Mizar che non sta più nella pelle per l’emozione.
Appena prima che partano, Righel chiede di parlare con il professore in privato.
- Procton, sappiamo tutti e due cosa lega i nostri ragazzi, vorrei che tu dicessi ad Actarus e Venusia che hanno la mia benedizione. E che vorrei che tornassero almeno una volta prima della mia morte! -
Teatrale come il solito, Righel scoppia in un fragoroso pianto.
- Tranquillo, provvederò io a comunicare i tuoi desideri ai ragazzi. Vedrai che andrà tutto bene. -

Alcor si lascia cadere su una sedia, lo sguardo assente.
Maria lo osserva preoccupata.
- Alcor, cosa succede? -
- Sono andato ad ascoltare i cittadini. E’ stato tremendo, non capisco come facciano quei due a sopportarlo. -
- Mio fratello mi ha proibito di avvicinarmi anche solo alla stanza! -
- Perché allora permette che Venusia subisca quello strazio! -
- Sai quanto le vuole bene, se ha fatto questa scelta sarà sicuramente per un motivo molto importante. -
Alcor la guarda negli occhi, non è del tutto persuaso.
- Sicuramente hai ragione, però sono contento di riportarla sulla Terra, lontano da tutto questo. Dannazione non pensavo che lo avrei mai detto! -
Maria lo guarda con tristezza.
- Allora sei contento di partire? Di andare via? -
Alcor si prende qualche istante per riflettere, non le stacca gli occhi di dosso.
- No! Rimarrei volentieri, e sono sicuro che, nonostante tutto, anche Venusia vorrebbe rimanere. Solo che più aspettiamo e meno avremo la forza di tornare sulla Terra. E poi bisogna pensare a Mizar, deve vedere che la sorella sta bene. -
- E’ vero, poverino...Allora se non fosse per lui...tu rimarresti? -
Alcor sorride.
- L’ho appena detto! Ci senti bene o forse stai invecchiando! -
Maria si alza di scatto dalla sedia e gli si avventa contro.
- Come ti permetti! Maleducato! -
Con un movimento rapido, Alcor le blocca le mani, la costringe a sedersi sulle sue gambe e le stampa un gran bacio sulla guancia. Maria diventa rossa come un peperone ed Alcor scoppia in una fragorosa risata. Dopo alcuni istanti l’ilarità del ragazzo contagia anche lei.

-Continua-

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-Domani-

- Cos’hai, Duke? -
- Ah, Doran, sei tu! Non ti avevo sentito. -
Actarus sta guardando fuori della finestra.
- Eri così assorto. Cosa ti preoccupa. -
- L’astronave è pronta. -
- Perché non le chiedi di restare? -
- Non sarebbe giusto. E’ già abbastanza difficile così. Non farei altro che farla stare peggio. -
- Forse hai ragione. Potresti però chiedere ad Alcor di rimandare la partenza: deve arrivare l’ambasciatore di Ruby. -
- Si. A proposito, qual’è il motivo della sua visita? -
- Non lo so, re Markab è stato molto misterioso. -
- Strano. Comunque prima che Venusia parta c’è qualcosa che devo fare. -
Il master sorride compiaciuto.
- Si! Credo proprio che dovresti! -

Si è fermamente rifiutato di sospendere i colloqui con i cittadini per tutto il giorno, vuole chiudere questo capitolo doloroso il prima possibile, e vuole sfruttare la presenza di Venusia più che può.
Si odia per questo, ma non può negare l’evidenza, la presenza della ragazza nella stanza rende i cittadini meno astiosi. Si chiede come farà quando lei sarà partita.
Spera che almeno ricominci a dormire tranquilla, spesso la notte si sveglia di soprassalto o piange nel sonno.
Ora non vuole pensarci.
La navetta dell’ambasciatore di Ruby è atterrata.
Si apre il portello ed esce correndo un bambino.
- Actarus! -
Il ragazzo si piega sulle ginocchia per accogliere tra le braccia il suo piccolo amico.
- Mizar! Che gioia, come stai. -
Il bambino ha le lacrime agli occhi.
- Ora meglio, ma ho avuto tanta paura! -
- Ti credo. Ora è tutto passato. -
Dall’astronave sono uscite altre due persone.
Uno è l’ambasciatore, l’altro è una bella sorpresa.
- Padre! -
- Actarus, Duke è una gioia! -
- Anche per me, mi sei mancato! Ambasciatore benvenuto, non ho parole per ringraziarla. -
Actarus aggancia i traduttori agli ospiti terrestri, che vengono presentati al master. Si avviano verso il palazzo.
L’incontro tra Mizar e Venusia è commovente. Il bambino non smette di piangere e di scusarsi, serve tutta la pazienza della sorella per calmarlo e convincerlo che lei non è in collera, che non è colpa sua ed è lei che avrebbe dovuto fare più attenzione.
L’allegria ritrovata del bambino contagia tutti gli altri.

Le udienze riprendono.
Il professor Procton ha voluto essere presente.
Quando l’ultimo cittadino di quel giorno esce, il professore rimane al suo posto per qualche minuto, Actarus lo raggiunge.
Il ragazzo ha il viso stanco e tirato.
- Tutto bene, padre? -
- Ora capisco le parole dell’ambasciatore, è molto difficile per voi. -
- Usciamo in giardino, vuoi? -
Quando sono immersi nel verde, una parte della tensione accumulata si allenta.
- Si, hai ragione, padre, è molto difficile, soprattutto per Venusia. Non avrei mai voluto che partecipasse a tutto questo orrore, lo sai. -
- Quando sarà tutto concluso, dimenticherà in fretta. -
- Speravo che sarebbe stato diverso: i cittadini vorrebbero far pagare a questi soldati tutte le atrocità del Grande Tiranno. Capisco la loro rabbia, ma mi rifiuto di prendere in considerazione la pena di morte. Sinceramente non so cosa fare. -
- Potresti chiedere consiglio a re Markab? -
- Si, penso che lo farò. -
Camminano per un po’ in silenzio.
- Duke, ho un messaggio per te da parte di Righel. Mi ha pregato di dirti che tu e Venusia avete la sua benedizione, e che spera che torniate sulla Terra prima della sua morte. -
- Cosa? -
Il professore ride di cuore.
- Righel intendeva dire che approva la vostra unione. -
- Avevo intenzione di parlare con lei oggi. -
- Si, credo proprio che dovresti. -

-Continua-

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-Domani-

Venusia è seduta sul letto, le gambe incrociate, legge un libro di favole fleediane.
Ha imparato bene ed in fretta a parlare la nuova lingua, deve perfezionare la lettura e la scrittura, e per farlo non c’è niente di meglio dei libri per bambini.
Actarus finisce di scrivere al terminale e la raggiunge.
- Tutto bene? -
- Si, leggendo mi distraggo. -
- Sei stanca? -
Venusia spegne il lettore.
- Di cosa vuoi parlare? -
Hanno deciso di comune accordo di non parlare mai di quello che hanno ascoltato durante le udienze dei cittadini.
Actarus sorride e le carezza il viso.
- Non ti avrei permesso di partire senza farti una domanda...Vuoi passare il resto della vita con me? -
La ragazza rimane senza fiato, è commossa, risponde in un sussurro.
- Si! -
Il ragazzo l’abbraccia stretta.
- Visto che non parti più, potremo fare le cose con calma. -
- A cosa ti riferisci. -
- Dovremo pronunciare una promessa pubblica, da quel momento in poi saremo legati. -
- Come il matrimonio sulla Terra? -
- In realtà è più come un fidanzamento, solo che la promessa non si può sciogliere se non per gravissimi motivi: è una promessa di matrimonio, ma non si fissa una data, molti si sposano in tarda età solo per mantenere la promessa, altri non lo fanno mai. -
- Perché? -
- Perché la promessa è più importante, non si può sciogliere, come ti ho detto, il matrimonio si, è più come un contratto. Alcune coppie si sposano proprio per lasciarsi.
- Per noi sarà diverso, vero? -
- Si, il matrimonio per noi sarà un obbligo, in quell’occasione diventerò re e tu sarai la mia regina. E’ tradizione che si celebri dopo la nascita del primo figlio. -
Venusia diventa di porpora.
La ragazza ha una domanda che le preme, ma ha paura della risposta.
Actarus lo sa e le parla con voce dolce.
- Coraggio, cosa vuoi sapere. -
- Avevi pronunciato la promessa con Rubina? -
- No, non c’è stato tempo. -
Rimangono in silenzio per un po’.
- Venusia, vorrei aspettare di aver risolto la questione dei prigionieri, se sei d’accordo. -
- Si certo. -

Ascoltare i cittadini è stato doloroso..
Il giorno più difficile è quello della decisione del futuro dei soldati di Vega .
Actarus in uno studio ascolta i pareri di Venusia e del master, vuole anche sapere le opinioni dei rappresentanti dei pianeti alleati e del professor Procton.
Passa il resto del giorno da solo a riflettere.
Quando si ritira in camera è sfinito.
Venusia non gli chiede nulla, gli fa poggiare il capo sul suo petto e gli carezza i capelli finché non si addormenta.
La lettura del verdetto è fonte di grande tensione.
Come sulla Terra esistono paesi con sistemi detentivi più o meno duri, lo stesso succede sui vari pianeti. Il principe ha deciso di smistare i prigionieri tra i pianeti con i sistemi detentivi più duri. Tiene in prigione su Fleed tutti i veghiani che hanno la famiglia sul pianeta, e che non si siano macchiati di crimini efferati.
Dal giorno seguente inizieranno i trasferimenti.
C’è malcontento tra i cittadini: avrebbero voluto la testa di molti di quei soldati, la stima per il loro principe fa in modo che accettino comunque la sentenza.
Finalmente è finita.
Tutti hanno bisogno di voltare pagina.
Per questo il master consiglia di organizzare dei festeggiamenti in grande stile per lo scambio di promesse tra il principe e Venusia.
Tutti i cittadini partecipano all’organizzazione secondo le loro competenze.

E’ tutto pronto.
Quella mattina lo spazioporto è molto affollato, sono stati invitati i reali ed i rappresentanti dei pianeti alleati.
Un palco è stato montato in riva al lago appena fuori la città.
Alcor non si sente troppo a suo agio con l’abito elegante che è stato costretto ad indossare. Quando vede Maria rimane a bocca aperta. Quell’abito lungo celeste fa risaltare la sua pelle chiara ed i suoi capelli rossi. Sembra più grande della sua età.
- Cosa c’è? Cosa ho che non va? -
- Niente, Maria, sei bellissima! -
Maria diventa tutta rossa.
- Grazie, anche tu stai molto bene. -
Il professor Procton ha osservato con divertimento tutta la scena.
- Ragazzi, siete molto eleganti! -
- Buon giorno professore. Ehi Mizar, sembri un figurino! -
- Non prendermi in giro Alcor! Devo fare un mucchio di fotografie per papà, ma se mi stuzzichi le farò vedere anche a Shiro e Tetsuya! -
- Piccolo birbante! -
Maria strizza l’occhio al bambino.
- Ti dico io quando devi scattare. Poi lo ricattiamo per benino! -
- E Dai! Ti ci metti pure tu? -
Actarus e Venusia arrivano insieme, il ragazzo indossa pantaloni neri e giubba bianca ed oro, la ragazza un abito lungo anch’esso bianco ed oro, i capelli raccolti, appaiono raggianti.
- Caspita Maria, tuo fratello sta bene, ma Venusia sembra una visione! -
Maria assesta una gomitata tra le costole del ragazzo.
- Cosa ho detto di male? -
Quando vede la folla Venusia stringe forte la mano di Actarus.
- Ho paura. Non potremmo scappare? -
Il principe trattiene a stento una risata.
- Ormai è troppo tardi. Di cosa hai paura, sei un incanto e tutti ti adorano. -
- Ho paura lo stesso. -
- Tu guarda me e basta. Gli altri non contano. -
Re Markab li attende sul palco.
- Questi due giovani, mi sono molto cari ed hanno una promessa da fare.-
I due ragazzi sono uno di fronte all’altra e si tengono le mani, gli occhi persi negli occhi, all’unisono pronunciano un’antica formula che parla di amore e rispetto.
Re Markab conclude la semplice cerimonia.
- Cittadini salutate la nuova coppia reale! -
Mentre i cittadini esultano, il re adorna il collo della ragazza con un ciondolo identico a quello di Actarus.
- Cittadini festeggiate! -
Al segnale del master inizia la festa.
E’ l’inizio di un nuovo capitolo nelle vite di tante persone.

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Joe, questa è per te!!!

Ecco perché Righel non è mai stato preso come ostaggio!

Che Duke Fleed avesse rapporti stretti con gli occupanti di quella fattoria era cosa ormai assodata.
Hydargos mandò una squadra di quattro soldati a spiare ed eventualmente prelevare ostaggi.
Dal rapporto risultavano all’appello: due uomini, uno di loro risultava essere Alcor, una ragazza e due bambini.
Il veghiano aveva previsto tutto: un robot avrebbe tenuti occupati Duke ed Alcor, così da permettere ai suoi soldati di prelevare tutti gli altri occupanti della fattoria.
Purtroppo nel piano perfetto non era contemplato che uno dei bambini si allontanasse per andare a giocare da un amico, che alla comparsa del robot partissero Alcor, la ragazza e l’altro ragazzo pure e che alla fattoria rimanesse solo l’altro bambino...quello strano...
Perché i suoi piani perfetti non funzionavano mai a dovere?
Ordinò comunque il prelievo dell’unico ostaggio disponibile: ormai il robot era stato sacrificato...almeno un risultato doveva portarlo a casa.
Il commando veghiano si mosse per rapire il bambino, bastò una botta in testa.
Che spreco quattro guardie scelte per una botta in testa! Avrebbero protestato presso il sindacato!

Il prigioniero fu portato sulla base Skarmoon al cospetto di Hydargos.
Certo che era un bambino ben strano, è vero che lui non era un esperto di fisionomia terrestre.
Il comandante si sedette a bere un bicchierone di vino veghiano, aspettando che il prigioniero riprendesse conoscenza: gli piaceva lo sguardo terrorizzato dei prigionieri alla sua vista.
Finalmente il bambino iniziò a svegliarsi ed Hydargos ad assaporare la soddisfazione per l’urlo di paura.
-Cavolo che botta! Stavolta sono caduto proprio dall’alto! Dove sono?-
“Si stropiccia gli occhi, ora mi guarda ed ecco l’urlo! Ora...ora....”
-Che stai bevendo? Me ne dai un goccio? Penso di averne davvero bisogno!-
Hydargos aveva gli occhi di fuori, quasi lasciò cadere il bicchiere. Possibile che anche le piccole gioie quotidiane gli fossero negate?
-Allora? Non siete molto ospitali! Me lo devo prendere da solo qualcosa da bere?-
Hydargos si riscosse in fretta.
-Saremo spietati, ma non permettiamo ai bambini di bere!-
-Bambini? E dove sono?-
Sempre più sconcertante.
-Co...come, sei tu, no?-
-Piano con gli insulti!!! Sono qualche centimetro sotto la media ma non sono un bambino!!! Ora si può avere qualcosa da bere?-
-Ah...beh...portate da bere al prigioniero!-
-Finalmente!-
Bastò un sorso e Righel capì subito che il vino di quello strano tipo era più forte del Sakè, ma molto buono.
-Allooora, si può sapere dove sono?-
-Sei nella base veghiana Skarmoon.-
-Ve...che? Di che parli??-
Hydargos si mandò il vino di traverso.
-Cof,cof, veghiani, siamo veghiani...del pianeta Vega, hai capito?-
-Ma va! E tu saresti uno spaziale? Ma non hai dieci gambe ed otto braccia! Stranuccio lo sei però...-
-Senti chi parla!!! Guarda quelle foto sul muro, sono tutti gli ufficiali più illustri di Vega!-
-Beh? E allora??-
-Non ti sembrano abbastanza spaziali?-
-No!-
-Come no? Ah...allora guarda fuori e dimmi cosa vedi!-
-Lo spazio...e allora?-
-Perché tutte a me??? Come allora? Siamo nello spazio quindi siamo spaziali!!! Ora chiudetelo in cella. Devo organizzare un piano perfetto per sconfiggere Duke Fleed!-
Le guardie trascinarono via il prigioniero.
-Vengo, vengo, non tirate! E non fatemi versare il vino, è un peccato!!!-
-Perché capitano tutte a me? Per fortuna Gandal è su Vega, altrimenti sai quante me ne avrebbe dette? Mi avrebbe preso in giro per anni!!! Un’ altra coppa di vino!!!!!-

Gettarono Righel in una buia ed umida prigione.
Una volta chiusa la cella il prigioniero iniziò a sghignazzare.
-Quando facevo il cowboy ero famoso come la mano più veloce dl west!-
Tirò fuori dalla manica la carta magnetica che le guardie avevano usato per aprire la cella.
In un attimo era di nuovo libero, ma con il bicchiere ben stretto in mano.
-Allora, vediamo come vivono questi strani spaziali. Magari posso trovare una giovane spaziale... una principessa, me la sposo e...hi hi hi tanti spazialini!!! Venusia e Mizar sarebbero tanto contenti!!!-
Iniziò a bighellonare per la base aprendo porte, toccando bottoni e leve. Stranamente nessuno lo vedeva.
Il primo incidente avvenne nell’area di carico delle navette: andò perso nello spazio un intero carico di metallo perché un braccio meccanico si era aperto troppo presto.
Poi fu la volta delle cucine: l’intero magazzino alimenti divenne un blocco di ghiaccio per un malfunzionamento del termostato e la cucina andò a fuoco per colpa di un forno.
Nei laboratori gli esperimenti per la costruzione di nuovi robot diedero risultati inaspettati e non utilizzabili.
Si riscontrarono malfunzionamenti nelle docce, nell’impianto di aerazione, in quello idrico...
Hydargos era furioso.
-Questa base cade a pezzi!!!! Non si può pensare ad un piano perfetto in queste condizioni!!!!-
-Comandante, qualcuno sostiene che il nuovo prigioniero porti sfortuna.-
-Ma non fatemi ridere! La sfortuna non esiste!!! Ora rimettete tutto a posto e lasciatemi pensare al mio piano perfetto!!!-
-Ma quando mai!!!-
-Come???-
-Nulla comandante, nulla!-

-Continua-

Per sghignazzare insieme:
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