L'altra notte, i tuoni, la pioggia, il vento, le porte che cigolavano, mi hanno fatto ritornare in mente un racconto che amo molto....
Omaggio ad Oscar WildeEra una notte buia e tempestosa.
Alla fattoria Makiba tutti dormivano, quando improvvisi un suono di catene ed un gemito prolungato interruppero la quiete tra un tuono e l’altro.
“Senta, lei, signor fantasma, qui noi lavoriamo sodo: sa tra gli animali e gli attacchi degli spaziali, le nostre giornate sono piene! Ci faccia il piacere di farci dormire la notte! Questo olio lo uso con gran successo per la mia mitragliatrice a manovella, lo usi su quelle catene! Buona notte.”
Righel richiuse con poca grazia la porta in faccia ad un attonito fantasma.
L’attonito salì le scale e riprese il suo lamento spettrale e lo scuotimento delle catene.
Un’altra porta si aprì ed un cuscino colpì in pieno volto lo spettro, subito dopo un secondo cuscino proveniente da una seconda porta aperta, raggiunse il medesimo bersaglio.
“Vogliamo dormire! Basta!!!” Fu l’unanime urlo che si udì nel corridoio.
Il fantasma si rifugiò immediatamente nel solaio dell’abitazione con il cuore che batteva come un tamburo: mai gli era capitato, da spettro, di provare una tale paura.
All’alba Venusia trovò una macchia rossa alla base delle scale, si mise d’impegno per pulirla e con l’aiuto di uno smacchiatutto ci riuscì. Più tardi gli occupanti della magione riuniti per la colazione, commentarono gli avvenimenti della notte appena trascorsa.
“Cosa accidenti ci fa un fantasma qui alla fattoria?”
“Dovresti saperlo tu, Righel, la fattoria è la tua!”
“Ma fino ad oggi non c’è mai stato!”
“Bisogna mandarlo via! La notte, quando non attaccano i veghiani, voglio dormire!”
“Perché, Alcor non dormi già abbastanza di giorno?”
“Zitta tu, testa matta!”
“Come ti permetti?”
La voce imperiosa di Righel rimise i due contendenti al loro posto.
“Ora basta! Tutti al lavoro che si è fatto fin troppo tardi!”
La notte seguente era buia ma non tempestosa.
Il fantasma decise di utilizzare una nuova tecnica per spaventare gli abitanti della fattoria.
Un lugubre lamento riempì i corridoi, ed una figura spettrale con la testa staccata dal collo e poggiata sulla mano, aleggiò per il caseggiato.
Una porta si aprì.
“Senta signor fantasma, lei deve fare attenzione a quello che ingurgita la sera: questo è un potente digestivo, ne prenda un cucchiaio subito dopo mangiato e vedrà che riuscirà a digerire anche i sassi, così potremo dormire tutti!”
Demoralizzato lo spettro lamentoso si diresse al piano superiore.
Appena arrivato all’altezza della prima porta del corridoio, dal soffitto cadde una figura bianca che iniziò ad oscillare avanti ed indietro.
Dopo aver lanciato un terribile urlo, il fantasma si ritirò nel suo nascondiglio in preda al terrore.
Smaltita un po’ la paura lo spettro ritornò sui suoi passi per stringere un’alleanza con il nuovo venuto.
“Salve, sono sir Simon di Canterville, posso conoscere il tuo nome?”
Il nuovo venuto non rispose e continuò a dare le spalle al fantasma. Indignato sir Simon afferrò l’altro per una spalla. Il nuovo venuto si smontò e rivelò la sua vera natura: un fantoccio con un cartello attaccato davanti: “O ci lasci dormire o e te ne torni a casa tua!”
Fuori di se dalla rabbia il fantasma distrusse il fantoccio e ritornò nel suo nascondiglio.
La mattina dopo Venusia trovò di nuovo la macchia rossa alla fine delle scale.
I successivi tentativi del fantasma di spaventare gli occupanti della fattoria furono un fiasco e scatenarono gli scherzi di Alcor e Maria.
Appena prima dell’alba, Venusia trovò una figura pallida poggiata ad un raggio di Luna.
“E’ lei il fantasma?”
“Certo signorina, vuole farsi gioco di me anche lei?”
La ragazza guardò quella figura pallida e scoraggiata con simpatia.
“La vuole una tazza di latte caldo?”
Il fantasma fissò i suoi occhi acquosi in quelli della giovane, ed dopo alcuni istanti accettò.
Davanti ad una tazza di latte fumante i due iniziarono a parlare.
“Qual’è il suo nome?”
“Sono sir Simon, milady.”
“Come mai è qui?”
“Il mio castello è stato distrutto, è rimasto solo il primo mattone ed io, condannato a rimanere attaccato al maniero, sono rimasto attaccato a quel mattone. Il suo spiritoso amico lo ha trovato in Svizzera e lo ha portato con sé quando siete rientrati. Ed ora, eccomi qui a farmi trattare come l’ultimo degli stolti da due ragazzi maleducati!”
“Suvvia sir Simon, non siate troppo severo.”
“Troppo severo? L’unico scopo della mia esistenza è spaventare i vivi, e quei due e vostro padre si prendono gioco di me e mi deridono.”
“Capisco che dev’essere frustrante, ma…”
Actarus fece il suo ingresso nella cucina ed il fantasma si irrigidì.
“Buon giorno Venusia, e buon giorno a lei…”
“E’ sir Simon Actarus, si stava lamentando degli scherzi di Alcor e Maria.”
Con un sospiro il ragazzo si servì una generosa tazza di latte fumante.
“Li ho rimproverati tutti e due, ma non è servito a nulla. Mi scuso per il comportamento di mia sorella.”
“Lei ha il temperamento di un principe.”
Actarus sorrise.
“E lo è…” Rispose per lui Venusia, con orgoglio.
“Davvero? Quindi quella…”
“...Piccola peste è una principessa, si.” Concluse per lui Actarus.
“Mi perdoni principe ma non si direbbe.”
“Concordo.” Disse Actarus sorridendo.
Il sole stava ormai diventando alto.
“Devo salutarvi ora, amici miei, milady per cortesia, potrebbe non pulire la macchia di sangue prima che l’abbiano vista gli altri? Almeno proveranno un sincero stupore o almeno fastidio.”
“Certamente sir Simon.”
Quando gli altri scesero per colazione il fantasma era ben nascosto nel suo rifugio e la macchia ben visibile alla fine delle scale.
Ci vollero tanto olio di gomito ed una generosa dose di smacchiatutto perché Righel riuscisse a cancellarla.
Erano ormai diverse notti che il fantasma aveva desistito dai suoi inutili tentativi di spaventare gli occupanti della fattoria, e se non fosse stato per la macchia che tutte le mattine rifioriva magicamente alla fine delle scale, non si sarebbero ricordati della sua presenza. Solo Actarus e Venusia tutti i giorni prima dell’alba prendevano una tazza di latte con sir Simon.
Due figure si avvicinarono al fabbricato, quella notte, muovendosi con circospezione. Aprirono la porta cercando di non fare il minimo rumore e salirono le scale in punta dei piedi con le scarpe in mano.
Qualcuno li aveva visti e si preparava alla vendetta: una corda tesa sull’ultimo gradino legata ad un tavolinetto pieno di cianfrusaglie si impigliò nel piede di una delle due figure. Il malcapitato cadde rovinosamente portandosi dietro il tavolinetto e producendo un gran fracasso.
Due porte lungo il corridoio si spalancarono e le luci si accesero rivelando le due figure ignote.
Alcor e Maria, con le scarpe ancora in mano, e l’espressione colpevole aspettavano la sfuriata di un giustamente adirato fratello ed amico. Cosa che avvenne puntualmente.
L’alba successiva dentro al latte il fantasma ricevette una generosa dose di brandy
Purtroppo la guerra incombeva sulla dimora Makiba come sul resto della Terra, e di notte non solo ragazzi impertinenti cercavano di introdursi senza fare rumore.
Quelle figure silenziose il fantasma le aveva individuate già dal confine della proprietà, e con la sensibilità data dalla lunga esperienza, aveva compreso che si trattava di nemici.
Si preparò al meglio con il suo armamentario: catene, testa sulla mano, abiti rilucenti al buio e occhi rossi in un viso cadaverico.
Si appostò in cima alle scale per accogliere gli intrusi.
Nel momento in cui i malcapitati varcarono la soglia, il fantasma si librò nell’aria e piombò sui nemici con urla, lamenti e gran fracasso. A nulla valsero i colpi di disintegratore diretti contro di lui dai veghiani atterriti. Il fracasso fece svegliare gli occupanti della magione che corsero armati verso l’origine del clamore. I veghiani furono respinti senza perdite e la famiglia, ormai sveglia, si riunì intorno al desco per assaporare una generosa dose di latte caldo e brandy insieme ad un soddisfatto sir Simon.
Fu proprio un’idea dello spettro: i veghiani, oltre ad essere dei nemici, erano molto impressionabili, indubbiamente sul loro pianeta non erano presenti i fantasmi.
Alla fine di uno degli innumerevoli scontri, il primo mattone del castello dei Canterville fu applicato all’astronave di Zuril. Quella stessa notte il fantasma di sir Simon infestò la base Skarmoon impedendo ai veghiani di riposare con tranquillità e donando gran soddisfazione ad un noto spettro.
Sicuri della copertura della notte due figure con le scarpe in mano salirono in punta dei piedi la scala, ignari del filo teso sull’ultimo gradino e legato ad un preciso tavolinetto pieno di cianfrusaglie.
Un fratello sorrise al rumore improvviso e si preparò a sfoggiare un cipiglio severo.
Per i vostri pensieri:
https://gonagai.forumfree.it/?t=66033449&st=135#lastpost