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Le donne giapponesi, Dalla casa agli uffici per produrre reddito e bambini

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view post Posted on 7/8/2014, 08:44     +1   -1
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Professore della Girella

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Dal Corriere della Sera:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-...dito-e-bambini/

[Come fare a risollevare un Paese la cui economia, nonostante stimoli e politiche roboanti, non raggiunge i risultati sperati? Per Shinzo Abe la risposta sta nell’altra metà del cielo: «Le donne – ha dichiarato il premier giapponese – sono la risorsa più sotto utilizzata della nostra nazione». Dunque, invogliandole a uscire di casa e entrare nel mondo del lavoro, è il ragionamento dell’inventore dell’Abenomics – una serie di politiche nazionali fatte di stimoli macroeconomici, investimenti, e immissione di carta moneta per risvegliare un’inflazione «positiva» – l’intera catena produttiva ne trarrà beneficio. C’è chi ha addirittura calcolato che sfruttando il talento femminile al massimo del suo potenziale, il Prodotto interno giapponese potrebbe crescere del 13 per cento: parola di Kathy Matsui, economista presso la Goldman Sachs.

La realtà, come sempre, è grigia. Secondo una classifica (2013) del World Economic Forum, il Giappone, quanto a parità di genere, si trova al 105esimo posto, quando lo Yemen è ultimo al 136esimo (prima è l’Islanda, l’Italia è al 71esimo posto). Tradizionalmente, le donne del Sol Levante devono occuparsi della famiglia. Così, in media guadagnano il 30 per cento in meno degli uomini a parità di mansioni, quando (se) hanno un figlio sono «invitate» a lasciare il lavoro, in ogni caso occupano i gradini più bassi della scala su cui si misura la carriera. «Viviamo in una società smarrita in un paradosso – dice al Corriere Junji Tsuchiya, sociologo dell’Università Waseda di Tokyo – da una parte vorremmo chiedere alle donne di fare di più per l’economia (dicendo che è per il loro bene, la parità) dall’altra lo scopo di tutto questo è mettere in produzione più bambini. Ma questo Abe non lo dice a chiare lettere». Più lavoro, più bambini? Il professor Tsuchiya lo definisce un paradosso. Ma a guardar bene forse non lo è. Perché oggi i giovani non trovano impieghi stabili, e quando li trovano hanno uno stipendio molto basso («In media 800 yen, 6,50 euro l’ora», dice il sociologo), tanto che pensare di mettere al mondo un figlio è un azzardo. In più, sostiene, Tsuchiya, le statistiche indicano che le giovani donne che terminano gli studi «per oltre la metà preferirebbero fare le casalinghe».

Che succede al Giappone? Che cosa significa in definitiva questa nuova Abenomics al femminile? Il Financial Times spiega che il premier neo nazionalista ha chiesto alle imprese private e agli enti pubblici di incrementare del 30 per cento la quota di donne nei ruoli direttivi. Allo stesso tempo, il governo dovrebbe facilitare la permanenza delle donne al lavoro anche se rimangono incinta. «Il nostro Paese, per quanto moderno – dice ancora il professor Tsuchiya – manca di strutture di supporto, come asili nido, incentivi economici per le donne lavoratrici, permessi e congedi di maternità». Insomma, in definitiva, le donne non lavorano perché il mondo professionale è cucito addosso agli uomini, che peraltro trascorrono l’intera esistenza rischiando la morte per «karoshi», super lavoro. Questo mondo ineguale non aiuta le coppie a mettere al mondo nuove vite: «Tra 25 anni – è l’opinione di Junji Tsuchiya – la contrazione della popolazione ridurrà ai minimi la produziona nazionale, altro che stimoli».

Ed è forse questa la ragione che ha spinto Shinzo Abe (oltre all’opportunità politica: i sondaggi lo danno in calo nei consensi) a «lavorare per le donne». Insomma, la sua Abenomics al femminile porterebbe più produzione, più figli (grazie a una maggiore stabilità economica delle famiglie), e più voti per lui. Ma la scommessa è solo all’inizio.]
 
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view post Posted on 7/8/2014, 11:19     +1   -1
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Comm.Grand.Pres. della Girella

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Cambiare una cultura millenaria in poco tempo? In bocca al lupo signore del Giappone. Che ne venga del buono per tutti, magari!
 
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