Bene, mi sa che è arrivato il momento di parlare di Ettore...
È necessario , innanzitutto, fare alcune premesse di carattere generale e specifico.
Sia il termine
mito che il termine
epos hanno a che fare, etimologicamente parlando, con la parola, quindi il racconto.
Tutte le società e tutte le culture hanno vissuto ( o ancora, per alcune tribù allo stato primitivo, vivono) una fase in cui l'insieme dei saperi e dei valori fondanti e identificativi era affidato esclusivamente alla comunicazione verbale: si tratta dela cosiddetta "fase di oralità ".
Essa è caratterizzata dalla presenza di tre condizioni : oralità della composizione, oralità della comunicazione, oralità della trasmissione. Vale a dire che ogni forma di produzione " letteraria"
era composta senza ausilio di alcun materiale scrittorio (visto che la scrittura non era stata ancora inventata) , fruita in occasioni specifiche ( feste, banchetti, momenti importanti per la collettività quali matrimoni, nascite, matrimoni, vittorie sui nemici o in gare, funerali) dato che, mi devo ripetere, non si poteva praticare la lettura, tramandata a voce di generazione in generazione attraverso l'apprendimento mnemonico ( non per niente Mnemosyne è una divinità
).
L'invenzione della scrittura non comporta un repentino passaggio ad un nuovo tipo di cultura perché non si può avere in tempi brevi un'alfabetizzazione generalizzata e per la concreta carenza e la difficile reperibiltà di materiale scrittorio. Per molto tempo i due tipi di cultura convivono in una coabitazione non sempre pacifica, si perdono man mano l'oralità della composizione e della trasmissione ( cultura "aurale" , basata sull'ascolto) fino all'affermazione generalizzata del libro.
Se dobbiamo dare una definizione di
mito che sia valida per la Grecia arcaica ( perché anche le parole, come gli uomini, hanno la loro storia e ciò che è il mito in età classica non è la stessa cosa del mito in età ellenistica o ai nostri giorni;) ) esso è la più antica forma di spiegazione del mondo e quindi appartiene alla storia sacra di un popolo. Potremmo dire che è il tentativo di dare una risposta alle domande che gli uomini si ponevano circa la realtà che li circondava e sulla loro stessa esistenza.
Per forza di cose la risposta non poteva essere costruita secondo categorie logiche astratte o dialettiche ( non poteva essere ancora
logos discorso ragionato), come accade per il bambino che non è in grado di astrarre e teorizzare ma " popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei", organizzarono il pensiero sotto forma di immagini ed esteriorizzarono oggettivamente ogni elemento psicologico e personale. In questo i greci, dotati di straordinaria fantasia, furono inimitabili.
Due esempi per tutti. Il mito di Demetra e della figlia Persefone adombra ll'alternarsi ciclico delle stagioni: la fanciulla Persefone giocava in un prato ai piedi dell' Etna con le amiche; Ade, fratello di Demetra e di Zeus - quindi suo zio- dio dell'Oltretomba la vide , se ne innamorò e la rapì balzando improvvisamente da sottoterra con il suo cocchio di cavalli neri ( tutti gli animali connessi alle divinità inferne erano nere, nere e sterili dovevano essere le vittime sacrificali). La madre Demetra, dea delle messi e dell'agricoltura, disperata andò vagando per ogni dove alla ricerca della figlia. Nel frattempo i campi inaridivano e diventavano sterili sia per vendetta della dea che non riceveva aiuto da nessuno sia perché non poteva dedicarsi più alle normali attività...alla fine, con la mediazione di Zeus, si giunse ad un accordo: Persefone sarebbe rimasta per sei mesi sottoterra, con il marito, e per sei mesi con la madre, sulla terra. Quando Persefone è con la madre questa è felice quindi i campi sono rigogliosi e producono frutti e messi (bella stagione), quando è lontana la madre è triste e la terra si spoglia e diventa sterile ( brutta stagione).
Secondo esempio: nell'Iliade c'è un accesissimo scontro verbale tra i principi achei Agamennone ed Achille, che ad un certo punto mette mano all'elsa della spada. Alle spalle, visibile a lui solo, compare la dea Atena che lo prende letteralmente per capelli impedendogli di compiere un'azione avventata.
Ma Atena è la divinità della ragione ( nasce tra l'altro senza madre direttamente dalla mente di Zeus) e quindi in questa circostanza rappresenta la capacità raziocinante di Aclille che gli impedisce di compier un atto impulsivo.
Nell'
epica il mito diventa racconto organizzato in versi (
epos significa parola, quindi verso, quindi insieme di versi, quindi poema epico
) strutturato in canoni ben precisi. L'epica è quindi la più antica forma letteraria che indica una narrazione estesa, in poesia, di vicende appartenenti ad un passato remoto, e spesso favoloso, in cui l'eroe gioca un ruolo da protagonista , insieme ai suoi compagni o in imprese solitarie. Nell'epica confluiscono antiche vicende familiari, grandi imprese e gesta, la presenza del meraviglioso e del soprannaturale, storie di guerre passate e di fatali duelli, ma anche aspeti quotidiani della vita del popolo di cui è narrata la storia.
Nelle opere epiche la vicenda principale dell'eroe e dei suoi compagni è spesso intrecciata ad altre narrazioni, in un certo senso secondarie, che introducono elementi significativi della vita dei personaggi stessi.
Oltre ad accogliere un immenso patrimonio di miti e leggende i poemi epici individuavano precise linee di comportamento, praticate da eroi non ambigui, cercando di fornire certezze e valori di riferimento imprescindibili in cui la società si riconosceva e trovava la ragione e la forza per esistere.
Devo interrompere, purtroppo...
Fine prima parte.
Buonanotte!