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Dalla spada all'alabarda spaziale, L'eroe dal mito classico a quello moderno

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Eliodora
view post Posted on 15/1/2015, 20:42 by: Eliodora     +1   -1




Parte seconda ;)

La produzione epica arcaica quindi, per almeno quattro secoli, si attua in pieno clima di oralità, vale a dire che i poeti ( prima aédi cantori, dal verbo άείδω, poi rapsódi cucitori di canti , in una certa maniera assemblatori di canti, da ράπτειν cucire e οδάς canti) componevano migliaia e migliaia di versi "improvvisando" nelle varie occasioni pubbliche ed affidandosi esclusivamente alla memoria e a una tecnica che si definisce "formulare" , consistente nella ripetizione, a determinate condizioni metriche, di parti di verso cola, di interi versi, di strutture simili o eguali, di "scene tipiche", veri e propri cliché :innocent.gif: narrativi e compositivi.

Ad esempio, sono scene tipiche i combattimenti tra eserciti nemici, scene di ambascerie, duelli, descrizioni delle forze militari, la morte degli eroi, il compianto sul loro cadavere , i giochi funebri in loro onore. È come dire che si ripetono simili a se stesse con variazioni minime , composte da bravi "artigiani della parola", vale a dire ποιηταί poeti.

Bisogna infatti sottolineare una diversità di fondo tra la poesia antica e quella moderna: il poeta non è il genio creatore che esprime in forma originalissima e del tutto personale sentimenti ed emozioni sue proprie, espressione del suo mondo e del suo io, ben attento a marcare la sua indipendenza e la sua diversità da quelli che lo hanno preceduto, dai contemporanei e , possibilmente, anche da coloro che lo seguiranno.
In questa fase non c'è il diritto d'autore, la poesia non è espressione diretta dell'io e Omero, probabilmente, non è mai esistito. La letteratura orale è anonima e la poesia è un manufatto simile a tutti gli altri che accompagnano la vita quotidiana con la loro utilità. L'idea dell'arte per l'arte è di là da venire e tutta l'epica assolve ad una funzione eminentemente pratica ( pragmatica).

In un mondo in cui non esisteva un sistema statale di istruzione e in cui il mantenimento e la conservazione dei valori e dei comportamenti così come delle pratiche quotidiane era indispensabile per garantire la sopravvivenza della società di cui era espressione la poesia epica si caratterizza per finalità didattiche e paideutiche.

Cerco di spiegarmi meglio: quando leggiamo, nel primo canto dell'Iliade, dell'assemblea dei principi achei che si consultano circa le cause dell'epidemia che sta decimando l'esercito greco, quando seguiamo la descrizione particolareggiata della costruzione di una zattera da parte di Odisseo che anela ad allontanarsi dall'isola di Calipso o di come i soldati erigono pire per cremare i cadaveri non stiamo altro che leggendo delle pratiche della vita quotidiana della società del tempo. Questa è la finalità didattica, di insegnamento del sapere pratico da trasmettere alle nuove generazioni.

Prima di passare a quella paideutica o educativa, una piccola notazione: nella società arcaica greca il sistema valoriale di riferimento è quello della "vergogna". Di "civiltà della vergogna" parlano Allen e Dodds, in contrapposizione alla moderne "civiltà della colpa".

In una civiltà orale l'aspirazione massima per l'individuo è che si parli, naturalmente bene, di lui; o meglio, che lui "sia detto", con una costruzione che in ambito strettamente linguistico si chiama "costruzione personale".
Che si parli di sé, che il ricordo di sé venga tramandato è l'unico modo per garantirsi l'immortalità . E quale migliore maniera di conquistare la fama ( δόξα doxa ) se non compiendo imprese straordinarie ed atti eccelsi di valore degli di essere tramandato ai posteri e quindi di essere resi immortali dalla poesia? Ecco spiegato il comportamento di Achille che potendo scegliere, preferirà una vita breve ma gloriosa ad una vita lunga ma oscura.

Come si raggiungono la buona fama ( ευδοξία eudoxìa) e l'onore (τιμή timé), che, si badi bene è un riconoscimento sociale pratico, costituito da doni, parte di bottino e cariche elevate?

Rispondendo a quelle che sono le aspettative della società di appartenenza, al suo "orizzonte di attesa" : i migliori ( άριστοι, àristoi ) sono coloro che non deludono le aspettative della comunità, aspettative riguardanti le azioni e risultati che il ruolo sociale che ciascuno occupa richiede: l'uomo deve essere un buon soldato, il condottiero o il principe deve essere saggio nelle decisioni e valoroso in battaglia, pronto a morire per la difesa della sua patria, il soldato semplice obbediente agli ordini dei capi , lo straniero non deve tradire i suoi ospiti, la moglie deve essere fedele al marito e sovrintendere all'amministrazione della casa, lo schiavo deve essere rispettoso del proprio padrone è così via , secondo schemi ;) fondamentalmente fissi, che permettono tuttavia variazioni notevoli.

Achille, Agamennone, Menelao, Ettore, Paride, Odisseo, Priamo sono tutti eroi , e però ciascuno ha una sua straordinaria caratterizzazione , che non viene da alcun scavo psicologico, impensabile all'epoca, ma da come parlano e come agiscono, anch'essi all'interno di schemi fissi ( il generale superbo, l'eroe impulsivo, l'eroe maturo e responsabile, il vile, l'astuto) , fornendo precisi modelli di comportamento, positivo o negativo, da seguire o meno.

Infatti non risultare all'altezza delle attese della propria comunità comporta senso di inadeguatezza ( vergogna) e sanzioni sociali quale quella fortissima del disonore (ατιμία ).

In breve non viene detto cosa bisogna fare per essere considerato il migliore ma si mostra come il migliore e per come si comporta in determinate circostanze o, al contrario, si rappresenta la vergogna di un comportamento disonorevole e non rispondente ai parametri sociali di riferimento....

Scusate il post chilometrico, la prossima volta è quella di Ettore, lo giuro! ;)

Edited by Eliodora - 15/1/2015, 21:09
 
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