Daisuke_Umon |
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| Altra mia considerazione.
Darei per assodato che l'eroe, sin dall'origine, ha indubbiamente una forza fisica e intellettuale superiore alla media. Nel mondo "classico" su queste forze, che possono essere orientate al bene o al male, ancora non agisce il libero arbitrio (qualche divinità scende in campo per "tirare i capelli", infatti!). La dimensione della lotta dell'eroe, in quell'epoca, quindi è ancora "piccola": è la città - stato (se non ho male interpretato).
Questo forse perchè in quel periodo storico per l'uomo greco tutto il suo mondo è circoscritto alla sua polis. Mi riallaccio a questo tuo pensiero:
"Il problema di fondo è che l'uomo greco, fino all'età ellenistica, è solo un cittadino e come tale interessano solo gli aspetti connessi alle necessità ed alle esigenze della polis."
Ecco la mia domanda: l’eroe greco diventa il cittadino modello (inteso nel senso virtuoso, cioè da imitare posivitamente) perchè tutte le azioni da esso svolte sono/dovrebbero essere orientate alla salvezza della polis? Mi correggo: l'eroe greco rappresenta esso stesso una collettività? Si può dire che l'eroe greco è "patriottico"?
Ma mi sembra di aver capito che i "nostri" eroi classici incarnano non solo virtù, anche vizi.
Quindi, più che modelli totalmente virtuosi a cui tendere, essi assumono il ruolo di modelli comportamentali positivi o negativi a seconda del contesto?
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