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Dalla spada all'alabarda spaziale, L'eroe dal mito classico a quello moderno

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Eliodora
view post Posted on 16/1/2015, 14:58 by: Eliodora     +1   -1




Comincio dalla fine... per Dante hai perfettamente ragione.
Ci torno appena possibile, solo una piccola considerazione: ogni generazione pone al passato domande sul proprio presente... :innocent.gif:

CITAZIONE (Daisuke_Umon @ 16/1/2015, 14:13) 
Altra mia considerazione.

Darei per assodato che l'eroe, sin dall'origine, ha indubbiamente una forza fisica e intellettuale superiore alla media.
Nel mondo "classico" su queste forze, che possono essere orientate al bene o al male, ancora non agisce il libero arbitrio (qualche divinità scende in campo per "tirare i capelli", infatti!).

Più che nel mondo classico ciò avviene nel mondo arcaico, e precisamente nell' Iliade; nell'Odissea, più moderna, già Odisseo trova in se stesso le ragioni del suo agire ma gli dei continuano ad avere ancora un gran peso, specie nelle circostanze "esterne". Nell'età classica ci si comincia ad interrogare al riguardo ed Euripide giunge a criticare l'intellettualismo etico di ambito socratico affermando che non basta conoscere che cosa sia il male per praticarlo, bisogna anche volerlo praticare.


CITAZIONE
La dimensione della lotta dell'eroe, in quell'epoca, quindi è ancora "piccola": è la città - stato (se non ho male interpretato).
Questo forse perchè in quel periodo storico per l'uomo greco tutto il suo mondo è circoscritto alla sua polis.

I poemi omerici compaiono in Grecia intorno all'VIII sec. a. C., dopo il cosiddetto Medioevo ellenico - seguito alla caduta del regno miceneo - unitamente alla nascita della polis. Essi raccontano, per trasmissione orale, i fatti accaduti intorno al XII sec.a.C. ad opera degli achei ( i micenei stessi) che nella loro espansione nel Mediterraneo arrivano fino nella Troade, assediano e conquistano Troia. Il mondo cui fanno riferimento, quindi, è precedente a quello della polis ed ha valori differenti: l'eroe acheo o troiano combatte innanzitutto per la sua gloria personale, un po' di meno quello troiano, che combatte anche per difendere la propria patria. Ma il trofeo più ambito è per tutti conseguire una buona fama. Gli eroi omerici sono individualisti e si affrontano prevalentemente in duelli.
Con l'affermazione degli ideali comunitari e collettivi della polis cambiano i modelli di eroismo. La tattica di combattimento utilizzarla è quella oplitica che sintetizza in maniera efficacissima quello che è il ruolo del cittadino: l'oplita non combatte solo per se stesso, ma deve provvedere a proteggere il compagno affianco ed essere pronto a morire per quelli che ha alle spalle: solo dalla tenuta dell'intera compagine dipende la sopravvivenza della cittá e dei suoi abitanti.


CITAZIONE
Mi riallaccio a questo tuo pensiero:

"Il problema di fondo è che l'uomo greco, fino all'età ellenistica, è solo un cittadino e come tale interessano solo gli aspetti connessi alle necessità ed alle esigenze della polis."

Ecco la mia domanda: l’eroe greco diventa il cittadino modello (inteso nel senso virtuoso, cioè da imitare posivitamente) perchè tutte le azioni da esso svolte sono/dovrebbero essere orientate alla salvezza della polis?

L'eroe dell'età classica sì, certamente...;)

CITAZIONE
Mi correggo: l'eroe greco rappresenta esso stesso una collettività?

Il suo comportamento è quello che la comunità di appartenenza si aspetta da lui, altrimenti è colpito da una fortissima sanzione sociale. Naturalmente quello che si aspetta la comunità cambia nel tempo. Ti rimando a quanto detto sopra.


CITAZIONE
Si può dire che l'eroe greco è "patriottico"?

C'è una consapevolezza di appartenere ad una comune nazione greca che si contrappone al restante mondo barbarico ( non nel senso di persone più incivili ma di persone estranee alla mentalitá greca . Barbaro, per onomatopea, è chi non è greco per nascita e quindi balbetta la lingua greca, non la parla fluidamente).
In età classica potremmo dire che l'eroe greco più che patriottico è "politico: ciò che accomuna i greci, oltre tutte le loro divisioni, è la consapevolezza di essere cittadini, quindi liberi, contrapposti a tutti gli altri , per esempio il mondo orientale, in cui si è sudditi. Rivendicano con orgoglio il fatto di essere soggetti solo alle leggi mentre gli altri obbediscono a un sovrano.
Di questo hanno una, direi superba, consapevolezza.

CITAZIONE
Ma mi sembra di aver capito che i "nostri" eroi classici incarnano non solo virtù, anche vizi.

Quindi, più che modelli totalmente virtuosi a cui tendere, essi assumono il ruolo di modelli comportamentali positivi o negativi a seconda del contesto?

Hai inteso perfettamente...;)

Devo interrompere...

Edited by Eliodora - 16/1/2015, 15:45
 
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115 replies since 15/1/2015, 19:11   1431 views
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