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josomeda's fiction gallery, per chi gradisce leggere

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view post Posted on 11/12/2014, 17:20     +1   -1
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srotolatore di girelle

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EDIT: se volete leggere tutto in blocco, potete trovare qui ->
https://www.dropbox.com/s/h8f9j2mx850smwf/...0Hen-2.zip?dl=0 <- la versione ebook della ff, revisionata soprattutto nei primi capitoli.
Si legge tranquillamente anche sul PC o sul cellulare.

Ciao a chiunque decida di passare da queste parti.
Ho deciso di provare anch'io a buttare giù un po' di idee e scrivere qualcosa, quindi inizio ad invadere anche questo spazio sperando nel vostro buon cuore e nella vostra pazienza. E se qualcuno decide che non è così male, buon divertimento.

Comincio con un primo capitolo di un ideale continuazione di shin mazinger.
So che a molti la serie non è piaciuta, ma ritengo che avesse molti spunti interessanti e la possibilità di proseguire in modo valido, per cui mi ci sono messo io ad andare avanti, cercando di rispettare le premesse della serie e le mie sensazioni sulle idee generali che avrebbero potuto arrivare poi.
Non ho idea di quanto andrò avanti, e nemmeno della frequenza, abbiate pietà per questa prima esperienza.

SHIN MAZINGER - JOSO HEN - capitolo 1

Mazinger Z si accasciò al suolo, come un nuotatore esausto che raggiunge la riva allo stremo delle forze: pur essendo una macchina trasmetteva una visione di spossatezza e sofferenza evidente a chiunque lo vedeva. Koji, ormai esausto dalla battaglia e psicologicamente distrutto dalle conseguenze della sua vittoria di Pirro era svenuto, e solo il sofisticato computer dello Z combinato con il god scrander gli aveva permesso di salvarsi, agendo come un pilota automatico per eseguire quell’ultimo ordine - ”nonno, portami via da qui, per favore…” - biascicato, quasi una preghiera a mezza voce.

Il varco dimensionale che Ashura era riuscito ad aprire sull’isola di Bardos, pagando il sacrificio di sangue che da millenni agognava, si stava stabilizzando e le poche risorse ormai rimaste permettevano al centro di ricerca ed alla casa di Kurogane di vedere al di là dello strappo le prime avvisaglie di un cielo alieno, popolato da incubi terribili pronti a riversarsi nel nostro mondo agli ordini dei loro comandanti.

Tsubasa, provata dagli eventi recenti ed ammutolita dallo stravolgersi di quella che sembrava ormai una vittoria certa, finalmente riprese a parlare: “Professor Yumi, vede anche lei i dati e le immagini dai sistemi satellitari? Mi risulta che solo il 3% delle unità dell’armata mazinger possa essere ancora operativo. Lo scontro in città comunque si sta concludendo: le armate di Hell sono in rotta senza i loro comandanti e gli uomini di Kuroganeya stanno eliminando le poche pattuglie ancora organizzate. Entro 2 ore dovremmo avere il pieno controllo del territorio”

“ammesso che tra due ore ci sia ancora un territorio da controllare, signora Nishikiori…” rispose Yumi preoccupato. “il portale si sta stabilizzando, ricevo i dati satellitari e registro un numero impressionante di unità nemiche dall’altra parte … senza parlare dei possibili impatti ambientali di una voragine come quella nell’atmosfera. Cosa possiamo fare?”

I piloti dell’armata mazinger e Sayaka si guardarono tra loro, ognuno cercando negli altri quel punto di riferimento che era sempre stato koji: con lui fuori combattimento proprio in quel momento di massimo bisogno si sentivano smarriti.

Una voce forte ed imperiosa risuonò in tutti i sistemi di comunicazione ancora funzionanti…“Qui fortezza delle scienze, sono il comandante Kenzo Kabuto. Assumo il comando operativo della situazione. Great Mazinger, Blade: scramble immediato. Mazinger Z: ordine di rientro automatizzato, codice di comando back home, codice di override kappa kappa kappa alfa zero zero nove, transponder beacon per segnale di rientro: numero 61. Tenente Hono: deploy di tutti le unità di contenimento degli stormi da alfa a delta, pattern difensivo 101; una volta in posizione attivare il photon containment field con un raggio di 4 km dalle coordinate terrestri del centro del portale, struttura semisferica con contenimento aereo. Croci di ferro, maschere di ferro: interrompere ogni azione offensiva contro la città di Atami e ripiegare sulle unità di trasporto. Tsubasa: ordina ai tuoi di lasciar ritirare l’esercito di Hell senza attacchi. Ora che Hell ed i suoi sono caduti posso usare i miei codici di comando senza alcun problema, ci sarà utile qualche unità di terra in più. Professor Yumi, Tsubasa, piloti dell’armata Mazinger: seguite il segnale sui mezzi ancora disponibili, rendez-vous entro 30’ nella centrale operativa della fortezza della scienza, e vedete di esserci.”

Riscuotendosi dallo stupore grazie al tono militaresco e fermo della voce di Kenzo, Tsubasa ordinò ai suoi “Uomini di Kuroganeya, raduno a Kurogane entro 10’; interrompete gli attacchi e ritiratevi; rispondete al fuoco solo se venite attaccati. E voi 5 preparate i mezzi per trasferire tutti via terra alle coordinate che trovate sul monitor di sala comando centrale. Boss: prepara il borot per il trasporto truppe.”

Mentre il resto del Mazinger team cercava tra i rottami qualche mezzo ancora operativo, Sayaka saltò nella cabina di Venus e subito il suo sguardo fu attratto dai segnali del radar: un segnale di radiofaro brillava forte e rassicurante a poche decine di chilometri di distanza, dove sapeva trovarsi una meravigliosa baia … le nuotate da piccola con papà sembravano solo un sogno, al pari dell’idea di portarci Koji la prossima estate. Aveva appena finito di pensare a quei sogni tranquilli che sullo schermo comparve un segnale: un oggetto grande come un grosso mostro meccanico si era alzato in volo qualche centinaio di metri dietro di lei. Il codice e la forma non permettevano al computer di bordo un riconoscimento preciso, così attivo le telecamere posteriori, mentre ancora la cabina si chiudeva per prepararsi al decollo. Bastò un colpo d’occhio per capire quell’ordine del comandante Kabuto: con quei colori e quella forma non poteva che essere un Mazinger, e bastavano le dimensioni e l’aria minacciosa per giustificare quel Great così altisonante. Con una virata perfetta ed un’accelerazione stupefacente, il Great si tuffò a mach 6 verso il portale, evidentemente pronto ad ingaggiare battaglia con chiunque avesse tentato di uscire da quel vortice spaventoso. Decine, poi centinaia di altri segnali molto più piccoli affollarono lo schermo, avvicinandosi rapidi ed iniziando a sparpagliarsi nella zona. Senza perdere altro tempo, Sayaka attivò i motori di Venus e comunicò “Venus Alfa pronta al decollo: riserve di energia al 33%, sistemi d’arma operativi al 20 %; segnale del radiofaro individuato.”

La risposta di suo padre non si fece attendere: “A tutto il personale presente nell’Istituto: recarsi nel garage e salire a bordo del pullman 02. Sayaka, quando saremo tutti a bordo solleva il pullman con Venus e portaci al punto di raduno. Squadra mazinger, disponetevi in formazione di difesa intorno a Venus e … fate attenzione, ormai siamo in guerra, aspettatevi di tutto.”

Pochi minuti dopo, Venus volava trasportando il pullman carico di persone, scortata da un Vayon e due Million. Mentre controllava per l’ennesima volta il radar per assicurarsi della distanza dal punto segnalato dal radiofaro, Sayaka cominciò a capire lo schema che quei puntini stavano formando e proprio in quel momento un nuovo segnale fece la sua comparsa sul radar, staccandosi dal caos delle interferenze e zone opache generate dal varco dimensionale. L’istante necessario al computer di bordo per i protocolli di riconoscimento non era mai stato così infinito, il cuore di Sayaka sembrava fermo tra un battito e l’altro, e quando il puntino assunse il colore verde dei contatti amici e sotto comparve il codice dello Z, la ragazza non si accorse nemmeno delle lacrime di sollievo che le rigarono le guance. “Venus chiama Zeta, passo” disse con voce calma per mascherare la preoccupazione. Il silenzio fu straziante. Mentre il segnale dello Zeta iniziò a muoversi rapidamente verso il radiofaro, Sayaka attivò le telecamere di bordo per catturare il passaggio di Koji nelle vicinanze dello spazio aereo di Venus così da inquadrare il superrobot non appena fu possibile. Il God Scrander spingeva lo Zeta al massimo delle sue possibilità e sorpassò rapidamente la pattuglia dei suoi commilitoni, così Sayaka fu costretta a dare una rapida occhiata alla ripresa al rallentatore della telecamera per vedere che Koji era ancora svenuto, ma non sembrava ferito in modo grave. Tutti erano ancora frastornati, ed il silenzio nei canali di comunicazione era quasi assordante.

Una voce femminile sconosciuta ruppe il silenzio: “Stormo alfa: posizionato al 75%; stormi beta e gamma: posizionati al 60%; stormo delta: posizionato al 50%. Tutti i droni: attivare sistemi di contromisure EM e potenziamento radar.” In pochi secondi il radar iniziò a mostrare quello che avveniva nelle vicinanze della tempesta che racchiudeva il passaggio dimensionale, con molti segnali che apparivano e sparivano al ritmo del portale. La voce femminile in sottofondo scandiva delle percentuali a ritmo costante, mentre i droni raggiungevano le posizioni previste e si fermavano; ad un certo punto fù chiaro che il portale si stava stabilizzando e la voce femminile interruppe il conteggio. “comandante, ha verificato anche lei le letture dei droni? Stando ai valori attuali il warp conduit sarà operativo tra 2’ e non sarà possibile effettuare il deploy del photon field prima di 5’. Ritengo opportuno predisporre gli stormi zeta ed epsilon dei droni per rimpiazzare le perdite ed allertare il great per l’ingaggio in copertura dei droni in deploy.” “Affermativo, tenente Hono” rispose Kabuto immediatamente. “a tutte le unità: da questo momento autorizzo il tenente Hono al comando sul campo per la gestione degli stormi da alfa ad epsilon e relativa gestione, ed alla gestione diretta del Great. In bocca al lupo tenente.” “grazie, signore. Stormi zeta ed epsilon, decollo immediato. Great: assumere posizione allo zenith del portale, quota relativa 5000m.” “Qui Blade: ordine ricevuto, in posizione tra 15 secondi”.

A quella voce Tsubasa trasalì: “Tetsuya, sei tu? Mi senti? Sono Tsubasa, rispondimi.”. il suo tono tradiva l’emozione e nessuno di coloro che la conoscevano aveva mai visto nulla incrinare l’aria razionale e pronta della padrona di Kuroganeya, ma prima che qualcuno potesse chiedere spiegazioni, la voce di Kenzo risuonò: “tenente Hono, blade: utilizzate le frequenze riservate. Voi tutti, sbrigatevi a raggiungere il punto di rendez-vous, le spiegazioni possono aspettare.” In quel momento il segnale dello Zeta raggiunse il radiofaro, perse improvvisamente quota e scomparve. Ancora una volta il cuore di Sayaka mancò un battito.

La voce ormai identificata come tenente Hono ritornò improvvisamente sul canale: “Great in posizione, tempo stimato alla stabilizzazione del wormhole 80 secondi, photon field tra 200 secondi. ETA per le forze nemiche di invasione 100 secondi, secondo i dati di simulazione noti. Stormi epsilon e zeta in posizione di backup tra 140 secondi.”

Mentre la voce continuava il conteggio, Venus Alfa e la scorta arrivarono al limite della baia. Il punto indicato dal radiofaro distava 500 metri dalla costa, ma non si vedeva nulla che giustificasse la loro presenza lì. Erano trascorsi ormai 10 dei 30 minuti concessi dal comandante Kabuto, le forze di Kurogane, obbedendo agli ordini di Tsubasa, si erano radunati senza alcuna interferenza da parte dei soldati di Hell e Venus e ciò che restava dell’armata mazinger era ferma sulla scogliera, di fronte ad un mare calmo e vuoto che mal rappresentava i sentimenti di ciascuno.

La voce del tenente Hono interruppe il conteggio “Attenzione: il wormhole si è stabilizzato. Great pronto ad intervenire, tutte le altre unità prepararsi all’attacco nemico. Stormo alfa in posizione; stormi beta e gamma: 95% in posizione; stormo delta: 90% in posizione. Stormi epsilon e zeta in posizione di backup. ETA delle prime unità nemiche: 20”, tutti gli stormi: iniziare deploy del photon field appena raggiunta la posizione assegnata. Tempo di charge and deploy: 120 secondi da ora.”

“Ottimo lavoro tenente Hono” rispose Kabuto “Tsubasa, memorizza immediatamente le coordinate di rendez-vous. Interruzione del beacon tra 5 secondi. Fortezza della scienza: emersione rapida.”

In un attimo la superficie della baia fu sconvolta da un gorgo comparso all’improvviso, ed un oggetto dall’aria massiccia spuntò dall’acqua con una rapidità sorprendente, spinto da 4 turbine ognuna più grande di Venus Alfa. La fortezza era colorata di blu e disegnata con linee morbide ed affusolate, chiaramente studiata per muoversi in acqua restando nascosta, al contrario delle mastodontiche fortezze di Hell.Appena stabilizzata, la fortezza aprì un boccaporto in direzione della baia, attorniato da due cannoni che si puntarono verso il gruppo in attesa ed iniziarono a brillare. Sayaka, preoccupata per le vite letteralmente poste nelle sue mani, si preparò a schivare un attacco, ma quando i due cannoni spararono comparve solo un raggio fotonico solido come quelli che componevano la barriera e si formò una passerella per salire a bordo. Senza perdere ulteriore tempo, Venus Alfa si alzò in volo, subito seguita dalla scorta, e si posò all’interno del boccaporto. Un secondo prima che Venus si fermasse, un nuovo segnale sul radar attirò l’attenzione di Sayaka. Era un mostro meccanico di tipo sconosciuto, uscito in volo dal portale … era cominciata l’invasione.

-- Fine della prima puntata, per i graditissimi commenti passate qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=69976109#lastpost

Edited by josomeda - 11/3/2015, 10:02
 
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finalmente sono riuscito a scrivere il

CAPITOLO 2

Mentre comandava Venus perché posasse il pullman stipato del personale del centro ricerche, Sayaka fissava le riprese dei sistemi satellitari : il nuovo mostro meccanico si muoveva agile e veloce, percorrendo rapidamente una traiettoria a spirale attorno al portale da cui era appena uscito. Era completamente diverso da tutti i mostri meccanici affrontati da Koji: non solo era decisamente più rapido ed agile, ma il suo aspetto inquietante ricordava quello di un gigantesco virus, con un corpo tozzo circondato da moltissimi filamenti sottili che si agitavano, apparentemente senza alcun collegamento con il movimento dell’essere. Il portellone dell’hangar si chiuse ed i collegamenti con l’esterno furono interrotti; Sayaka attuò la procedura di distacco della Queen Star da Venus, fece posare dolcemente la navicella vicino al pullman e con un balzo si mise accanto a suo padre che si era fermato ad aspettarla, cercando di mascherare la propria preoccupazione. Grazie ai cartelli sulle pareti si orientarono rapidamente verso il portellone interno, studiato per permettere l’apertura dell’hangar in qualunque condizione, e si incamminarono verso la centrale operativa, affrettandosi per raggiungere il resto degli sfollati.

Il Great si tuffò dal cielo in picchiata, puntando come un rapace sul rapidissimo mostro. Pur impegnato in una manovra pericolosa ed impegnativa come quella, il pilota del nuovo Mazinger riuscì ad estrarre ed impugnare una spada dalla gamba del robot e sferrò un fendente per colpire la sua preda. L’alieno, che aveva puntato alcuni peduncoli in direzione del Great, schivò il colpo con una brusca virata, per poi lanciarsi verso il portale da cui era uscito senza tentare alcun contrattacco. Con un rapido colpo di raggi fotonici il Great costrinse il nemico ad un nuovo cambio di rotta, facendosi trovare pronto ad intercettarlo. Un secondo fendente centrò il mostro che precipitò a terra diviso in due; dalla comparsa del mostro erano trascorsi solo 30 secondi.
All’improvviso il Great fu colpito alle spalle da un raggio violaceo e vacillò, mentre dal portale si materializzò un nuovo avversario. Questa volta il nemico aveva un aspetto quasi umanoide, con quattro braccia , due teste e delle spesse ali sulle spalle. Un secondo colpo del raggio viola scaturì da un braccio sinistro del nuovo arrivato, ma il Great questa volta schivò agilmente e rispose con un nuovo colpo di raggi fotonici. Il mostro protesse il corpo con una delle ali ed il colpo del Great, rimbalzando, abbattè uno dei piccoli droni che si trovavano lì vicino; uno dei droni in retroguardia si precipitò a colmare il vuoto nella formazione, mentre i due colossi si fermarono, apparentemente impegnati a studiarsi a vicenda.

Un piccolo robot simile ad un aspirapolvere domestico si avvicinò al professor Yumi, apparentemente ignorando Sayaka e la voce del comandante Kabuto risuonò da un altoparlante posto nella sua parte superiore “Professore, ritengo che voglia seguire l’andamento della situazione esterna già in questo momento; nel frattempo potete seguire il robot per arrivare rapidamente alla centrale operativa.” disse la voce, mentre una proiezione olografica del campo di battaglia prendeva forma al di sopra del robot proiettore. “Grazie comandante” rispose Yumi nel suo abituale tono pacato. Il robot prese ad avanzare, seguito dai due umani. Nella sfera che galleggiava a mezz’aria, il mostro si lanciò all’assalto contro il Great, mulinando le braccia superiori, cosparse di aculei e lame; la voce del tenente Hono prese ad accompagnare la proiezione “Blade portati fuori dal perimetro di sicurezza: 10 secondi al deploy del photon field”
Mentre i droni cominciavano a brillare il Great era impegnato a schivare gli attacchi del nemico; un turbinio di lame ed aculei lo costringeva a muoversi in tondo senza poter dare le spalle all’avversario. All’improvviso il braccio destro inferiore del mostro si allungò come un tentacolo e si avvolse attorno alla gamba sinistra del Great. Immediatamente l’invasore prese ad arretrare verso il portale, tentando di trascinare con se il Mazinger.

Con una fiammata del motore jet delle sue ali, il robot terrestre si orientò in direzione opposta e protese le braccia in avanti, tendendo il tentacolo che gli avviluppava la gamba. Il bagliore dei droni si faceva rapidamente più intenso ed in un punto defilato della sfera olografica iniziò a lampeggiare un numero rosso … 9 … 8 … 7 …le braccia del Great si staccarono con una fiammata … 6 … incrociandosi in due virate serrate i pugni si diressero verso il tentacolo, mentre ancora il pugno destro impugnava saldamente la lama … 5 … 4 … la lama troncò di netto il tentacolo, mentre il pugno sinistro roteando su se stesso trafiggeva il torace dell’alieno; immediatamente il Great scattò in avanti … 3 … 2 … 1 … il Great sfrecciò accanto ai piccoli droni, affiancato dalle sue braccia … 0 … un lampo si sprigionò dai droni ed una barriera chiuse ogni varco nella formazione. Il Great si voltò giusto in tempo per vedere il nemico esplodere in una palla di fuoco, investendo la barriera. La voce del tenente Hono confermò “Photon field deployato. Efficienza della barriera al 98.4%. 1 drone dello stormo gamma è stato distrutto, non si registrano altre perdite. Siamo in grado di ricevere segnali radar in tutta l’area racchiusa nella barriera. Registriamo attività nel portale, ma i segnali non sono ancora calibrati. Blade: riporta il Great in posizione di sorveglianza e resta in attesa fino a nuovo ordine.”

Il robot proiettore prima guidò il professor Yumi e Sayaka in un velocissimo ascensore, quindi si avvicinò ad una porta sul corridoio che si aprì su una sala ampia ed affollata. Al centro della sala una versione molto più grande della sfera olografica galleggiava ad un metro da terra, mentre diverse persone erano sedute su postazioni girevoli tutto intorno. Quasi tutti davano le spalle alla proiezione e fissavano altri monitor posti nelle pareti; soltanto una giovane donna in una postazione soprelevata fissava la proiezione. I corti capelli scuri dal taglio militare erano fermati da una cuffia con microfono, il cui colore bianco staccava in netto contrasto anche con la pelle della giovane, di un tono bronzo scuro. Tutti i presenti indossavano uniformi pratiche dall’aria militare, ma questo semplice abbigliamento non poteva mascherare il fisico tonico ed apparisciente della ragazza; Sayaka si sentì stupida per l’immediato moto di invidia che aveva provato.

Pur assorta nell’osservazione della situazione, la ragazza non mancò di notare l’arrivo della coppia nella sala e disse “Comandante: il professor Yumi ed il pilota di Venus Alfa hanno raggiunto la centrale operativa. ETA per Boss Borot con la signora Nishikiori ed il personale di Kuroganeya: 5’”. Ora finalmente il tenente Hono aveva anche un volto, ma ben diverso da quello che Sayaka si era immaginata in quei pochi minuti, tratta in inganno dal cognome giapponese. Anche il professore mostrò di aver collegato i dati, rivolgendosi alla donna: “Lei è dunque il tenente Hono. Vorrei notizie del resto del personale del centro ricerche, ma soprattutto di Koji e dello Zeta.” Senza parlare, il tenente indicò al professore una postazione vuota, mentre con alcuni rapidi tocchi su una tastiera nella sua postazione dava vita ai monitor corrispondenti. Yumi si accomodò sulla poltrona, con Sayaka in piedi al suo fianco. Il loro sguardo fu subito catturato dall’immagine dello Zeta in piedi in un hangar apparentemente simile a quello in cui erano arrivati loro. Ai piedi dello Zeta era fermo il Pilder con la cabina aperta, senza alcuna traccia di Koji. Osservando il secondo monitor, Sayaka vide una inquadratura dall’alto di Koji, sdraiato su una barella che sembrava muoversi in un corridoio. Attraversata da un brivido di angoscia, la ragazza si rivolse all’uomo nella postazione più vicina: “Come posso raggiungere Koji?” a bassa voce il vicino le indicò il comando per richiedere la guida di un robot accompagnatore e le spiegò di farsi accompagnare alla sezione medica. Senza perder tempo, Sayaka corse fuori dalla sala in cerca dell’amico.

Nella cabina del Boss Borot Tsubasa ripensava alla voce che aveva sentito solo pochi minuti prima, cercando di razionalizzare…”E’ solo una impressione, colpa del trucco di quel maledetto di Pigman … ma il pilota del Great è veramente eccezionale … forse è solo merito del robot, però … “ Stipati nella cabina, i cinque, Tsubasa, Boss Nuke e Mucha guardavano in ogni direzione, cercando di prevenire eventuali attacchi e al tempo stesso di individuare la loro destinazione. Pochi istanti dopo che Boss Borot e le numerose jeep al seguito avevano raggiunto la cima della scogliera, la poderosa fortezza riemerse dal mare proiettando il suo ponte di accesso ed in pochi istanti tutti furno imbarcati. Boss Borot si fermò accanto agli altri robot, mentre ai suoi piedi si fermavano due robot guida poco più grandi di topi. Dagli altoparlanti posti sui robottini uscì la voce del comandante Kabuto: “Tsubasa: segui il robot guida con la luce verde, ti condurrà alla centrale operativa. Tutti gli altri seguano il robot con la luce gialla, vi porterà agli alloggi del personale, dove potrete sistemarvi.” Subito i due robottini si mossero e poco dopo davanti a Tsubasa si parò un robot proiettore, che prese il posto come sua guida, illustrandole nel frattempo la situazione tattica.

Appena la voce del tenente Hono ordinò al Great di abbandonare la sorveglianza e rientrare alla base, Tsubasa prese una decisione. “Vecchio sporcaccione, puoi interagire con i sistemi di questo posto?” disse a mezza voce. Dal suo orologio si sprigionò l’immagine olografica di Yuzo Kabuto, che con aria di sufficienza degna dell’originale rispose “sono un sistema avanzato progettato dal mio genio, cosa pensi che mi ci voglia?” “Allora fai in modo che questo aspirapolvere mi porti all’hangar di atterraggio del Great.” “Detto fatto” rispose l’avanzatissimo software del professor Kabuto; il robot si fermò un istante, per poi prendere a muoversi nella direzione opposta. Dopo qualche svolta ed un rapido percorso in ascensore, il robot si fermò davanti ad una porta, su cui lampeggiava una luce rossa.
Studiando un monitor accanto alla porta, Tsubasa potè vedere il Great entrare in una cascata d’acqua da un portello nel soffitto, e si mise con malcelata impazienza ad attendere. Mentre l’acqua fuoriusciva dall’hangar la voce di Kenzo risuonò dal robot proiettore “Tsubasa raggiungici immediatamente in centrale operativa, ci sarà tempo dopo per le spiegazioni. Abbiamo cose più urgenti.” Il tono imperioso del comandante non ebbe questa volta alcun effetto. Nel frattempo l’acqua era quasi del tutto defluita ed una navicella rossa si sganciò dalla testa del Great, posandosi con maestria su una piattaforma mobile. Mentre la cabina iniziava ad aprirsi, la luce sulla porta si spense, e con essa il monitor. Un istante dopo la porta iniziò ad aprirsi e dall’altra parte una figura si parò di fronte a Tsubasa.

Non poteva credere ai suoi occhi: di fronte a lei c’era Tetsuya, persino più giovane di come lo ricordava.

-- Fine anche per questa volta, spero di riuscire a scrivere il seguito in tempi ragionevoli; nel frattempo, per i graditissimi commenti passate qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=69976109#lastpost
 
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con mille scuse pronte per ogni possibile critica, ecco qui il

CAPITOLO 3

Dal lato opposto a quello da cui era entrato, il professor Yumi vide aprirsi una porta, che poi si richiuse poco dopo. Non aveva visto nessuno attraversarla, ma nel brusio di voci che parlavano in tono sommesso iniziò a distinguere un rapido ticchettio metallico che gli fece gelare il sangue: nonostante la sua abituale calma, era difficile ignorare il ricordo di quell'orribile Kedra che correva per raggiungere lo Zeta. Si guardò rapidamente intorno e vide costernato tutti i presenti scattare sull'attenti; alzandosi a sua volta, ciò che vide oltre il sistema olografico lo scosse profondamente.
Conosceva il volto di Kenzo Kabuto dalle fotografie che aveva occasionalmente visto, e non ebbe alcun dubbio nel riconoscerlo. Non poteva però capacitarsi di vedere quel volto, segnato da alcune brutte cicatrici, muoversi rapidamente sul corpo di un Kedra. Solo quando vide quella creatura raggiungere il tavolo operativo ed innestarsi in quella che era chiaramente una postazione dedicata capì che per tutti coloro che aveva intorno era una vista normale.
I tentacoli della creatura si erano innestati in alcuni fori sulla superficie e quell'essere si contorse assestandosi, fino ad apparire come un essere umano
seduto alla scrivania. A quel punto Yumi fu certo di trovarsi al cospetto del comandante della Fortezza, Kenzo Kabuto. Scosso da questa rivelazione, riprese a guardarsi intorno con maggiore attenzione, accorgendosi così di un dettaglio che prima gli era sfuggito: molte delle persone presenti nella sala mostravano qualche tipo di protesi cibernetica.

"Riposo" ordinò in tono secco il kedra Kabuto, e tutto il personale tornò alla propria postazione. "Professor Yumi, le do il benvenuto a bordo della Fortezza
della Scienza. Vedo che sua figlia si è già recata al settore medico; posso comunque rassicurarla che Koji Kabuto non è in pericolo di vita più del resto del
personale di questa installazione: secondo il rapporto del mio capo ufficiale medico, ha riportato qualche contusione durante la battaglia, nessuna ferita grave. Sarà tenuto in osservazione per 24 ore anche per dargli modo di riposare e riprendersi; in fondo lui è solo umano."
"Tenente Hono" continuò, con l'aria di chi è abituato a parlare senza ricevere repliche "vedo che Tsubasa non ci ha ancora raggiunto. Registro una segnalazione di intrusione informatica nei sistemi di localizzazione e supporto alla logistica, dalle tracce sembra l'AI dello Zeta, con l'idea di raggiungere l'hangar del Great. Dopo tutti questi anni non è ancora capace di rispettare ordini e gerarchie, come sempre vuol fare di testa sua. Ordina a Blade di scortarla in sala operativa, poi finalmente potremo cominciare il briefing. Nell'attesa effettuerò personalmente una verifica dei dati trasmessi dai droni." A quel punto quell'essere chiuse gli occhi, come per isolarsi dal mondo.

Yumi osservò il tenente Hono che parlava a voce bassa nel suo microfono con aria accigliata. Il contrasto tra il gelido distacco del comandante e la controllata compostezza del suo secondo gli fecero capire molto dei rapporti di gerarchia che lo circondavano ... senza dubbio Kabuto era il cervello di quella base, ma sentiva con certezza che quella ragazza ne rappresentava l'anima e lo spirito. Approfittando di quella breve pausa, portò la sua attenzione sulla postazione in cui si era accomodato: in pochi secondi di studio capì che l'interfaccia di controllo doveva essere di origine aliena quanto le tecnologie cibernetiche sfoggiate dal personale della base, ma era studiata per offrire anche ad utenti umani velocità e semplicità ancora ineguagliate dalla tecnologia terrestre. Con pochi tocchi iniziò a visualizzare i parametri fondamentali della fortezza semovente, rimanendo ammirato dalle caratteristiche tecniche che gli si presentavano sul monitor. Dopo qualche altro istante dedicato a studiare la disposizione interna, richiamò sullo schermo le telecamere e le informazioni provenienti dalla sezione alloggi. Aiutato dalla logica impeccabile con cui tutto era stato predisposto, memorizzò rapidamente il percorso per raggiungere la propria cabina (quella di Sayaka era subito accanto) ed individuò gli alloggi dei tre professori; senza sorpresa vide che loro si erano però già affrettati a raggiungere l'hangar in cui era alloggiato lo Zeta, pronti a dare il via alle necessarie riparazioni. La sua attenzione fù catturata dall'aprirsi della porta da cui era entrato poco prima.
Tsubasa varcò la soglia con passo spedito, seguita da quel ragazzo con la tuta rossa che Yumi aveva visto colpire Pigman...era trascorso poco più di un'ora, ma il precipitare degli eventi lo faceva sentire come se fosse passata un'eternità.

In un istante Tsubasa raggiunse Kabuto al tavolo centrale e lo colpì con uno schiaffo violento. A stupire Yumi non fù la mancanza di reazione di quell'essere che sempre più sembrava non umano, ma la furia che vedeva sul volto e nello sguardo di quella donna, di solito così calma. Con un balzo il tenente Hono si mosse dalla sua postazione ed afferrò il braccio della padrona di Kuroganeya, apparentemente pronta a colpire di nuovo.
"Mostro" ringhiò lei. "Come hai osato profanare così il suo ricordo? Nemmeno quell'abominio di Pigman ha osato spingersi così avanti..."

Il ragazzo guardava la scena con un'espressione di totale perplessità. Studiandolo meglio, Yumi riconobbe nei suoi lineamenti quelli del fantasma che Pigman aveva evocato poco tempo prima: sembrava una versione più giovane di Tetsuya Tsurugi, il fratellastro di Tsubasa. Assalito da un'atroce certezza, Yumi si rivolse al giovane: "Tu, con la tuta di volo, chi sei e cosa succede?"
Apparentemente sollevato dall'idea di dover affrontare una situazione per lui più comprensibile, il giovane pilota si affrettò a rispondere "Sono l'unità Blade, versione 3, esemplare 15. Poichè sono l'unico esemplare attivo attualmente, molti tendono a rivolgersi a me con la sola designazione Blade, signore. Se le è più comodo può farlo anche lei. Credo che la signora che è venuta ad accogliermi all'hangar G1 abbia fatto un po' di confusione... ho cercato di spiegarle che il prototipo alfa, denominato Tetsuya Tsurugi, non è operativo da molto tempo e che io sono una versione perfezionata del prototipo, dato che nel mio design sono integrati i sistemi bio-cibernetici di ultima generazione. Sembra che la signora però abbia dei problemi di attaccamento emotivo al prototipo alfa."
"Quindi sei un clone" constatò Yumi, stupefatto dall'atteggiamento incurante del ragazzo.
"Non un semplice clone del prototipo alfa, signore. Come accennato prima, nell'evoluzione dal prototipo alfa alla versione 3, la serie di cui faccio parte, le
ottime caratteristiche iniziali del prototipo sono state esaltate con le migliori tecniche di bioingegneria, in modo da portare l'abbinamento tra l'unità Great e le unità Blade all'eccellenza di performance. A proposito....tenente Hono, ho notato un peggioramento dei tempi di risposta del Great nelle manovre in volo di circa 0,08 secondi rispetto agli ultimi test. Temo che il sistema di riconoscimento dei bersagli del battle computer rallenti l'operatività del sistema principale in presenza di un numero nutrito di segnali. Suggerisco di abbassarne la priorità di elaborazione, o di limitare il riconoscimento alle 100 unità
più vicine al Great per evitare questo problema."

"Ottimo lavoro, Blade" intervenne Kabuto, apparentemente incurante dell'erinni che lottava al suo fianco per liberarsi. "Ora Tsubasa, se non ritieni di essere in grado di controllarti chiederò alle guardie di scortarti nei tuoi alloggi e potrai tornare una volta calmata." Fissò con sguardo inespressivo colei che era stata sua moglie, ricevendone in cambio una vampata di puro odio.
"Comunque non finisce qui" gli rispose Tsubasa " ora occupiamoci di questo, ma appena avremo tempo pretendo che tu mi racconti tutto di questa storia, a partire
da cosa hai fatto del corpo di Tetsuya. E già che ci siamo, comincia invece a spiegarci come mai hai i codici di backdoor del God Scrander e puoi anche dare
ordini ai soldati di Hell".

Mentre superava la porta della sezione medica, Sayaka si aspettava di trovarsi in una semplice infermeria come quella del centro di ricerca. Rimase quindi molto
stupita nel trovarsi di fronte quello che sembrava più l'ingresso di un pronto soccorso in piena regola. Per orientarsi, chiese indicazioni all'infermiera che stazionava all'ingresso e questa, dopo averla squadrata per qualche istante, le indicò come raggiungere la stanza di Koji. Mentre si allontanava seguendo le indicazioni, Sayaka sentì l'infermiera parlare all'interfono per avvisare qualcuno del suo arrivo. Dopo pochi istanti, Sayaka raggiunse la stanza indicata e sbirciò oltre la porta. Vide Koji sdraiato nel letto e subito si avvicinò, prendendogli la mano. Solo quando gli posò la testa sul petto si rese conto di indossare ancora il casco e lo tolse rapidamente, posandolo su una sedia lì vicino. Seduta sul bordo del letto, Sayaka guardava Koji preoccupata...non vedeva ferite o macchinari che facessero pensare a qualcosa di grave, ma faticava a sopportare l'espressione agitata ed il continuo borbottare del ragazzo.
Cominciò ad accarezzargli il viso e parlargli dolcemente, cercando di calmarlo e di rassicurarlo; quando fù così vicina iniziò a capire quel borbottio sommesso e sconclusionato e quando sentì Koji pronunciare il suo nome capì che il ragazzo stava rivivendo terrorizzato la battaglia appena conclusa. "Povero Koji" disse a voce quasi impercettibile "guarda cosa devi affrontare, tesoro...io sto bene, siamo al sicuro ora, stai tranquillo e riposati. Ora ci penseranno loro, non ti preoccupare..." gli posò un bacio sulla fronte, sentendo le lacrime affiorare. Il bacio successivo voleva essere sulla guancia, ma senza rendersi conto di come e perchè si trovò con le labbra posate su quelle di lui. Quando si staccò dopo un istante interminabile, il cuore le batteva impazzito;
guardando ancora il viso di Koji, si accorse che sembrava essersi calmato e che stava sorridendo. Le lacrime successive erano di sollievo.

Pochi minuti dopo, sentì dei passi nel corridoio e riconobbe le voci di Shiro e dei loro amici; arrossendo leggermente, si spostò sulla sedia, posando il casco in un angolo. Il gruppetto entrò dalla porta e tutti abbracciarono Sayaka, felici di vedere che anche lei stava bene. Avevano appena iniziato a chiederle notizie di Koji, quando dalla porta entrò una giovane dottoressa, con i capelli castani a caschetto. Li squadrò con una leggera aria di disapprovazione, poi si presentò: "Sono la dottoressa Hikaru Makiba, capo ufficiale medico della Fortezza della Scienza. Per fortuna al momento le stanze vicine sono vuote, ma mi sembra che qui dentro siate un po' troppi...il signor Kabuto sta bene e non ha ferite, ma ha bisogno di 24 ore di assoluto riposo; gli abbiamo anche dato una leggera dose di sedativi poco fa, e mi sembra che finalmente abbiano fatto effetto."
Con aria colpevole, rapidamente i ragazzi si presentarono a loro volta e si fecero rassicurare ripetutamente sulla salute del loro amico, fino a quando la dottoressa, intenerita dai loro modi, si lasciò un po' andare. L'ennesima rassicurazione ebbe un tono più umano e meno professionale, e finalmente il gruppetto si tranquillizzò. Nel momento di rilassamento generale, all'improvviso si sentì borbottare lo stomaco di Boss.
"Insomma Boss" lo sgridò Sayaka "possibile che ci sia sempre la tua fame a disturbare?". Con aria imbarazzata, quello che voleva essere un feroce capobanda assunse la sua aria da bravo ragazzone e farfugliò qualche parola di scusa, ma fù rapidamente interrotto dalla dottoressa Makiba: "Lascia stare Sayaka, sono ragazzi e devono crescere." disse mentre si avvicinava alla parete. Toccando un comunicatore incassato nel muro chiamò
"Goro! vieni alla stanza 14 del centro medico, e sbrigati." "Certo sorellina, arrivo subito" rispose dal muro la voce di un ragazzino.

Pochi minuti dopo nella stanza entrò un bambino più o meno dell'età di Shiro e la dottoressa fece le presentazioni: "Questo è Goro, il mio fratellino. E' anche
lui qui nella fortezza e da una mano dove serve. Se avete bisogno di qualcosa potete chiedere a lui, il computer vi aiuterà a trovarlo quando serve. Goro, puoi portare i ragazzi alla mensa e dire a papà di dargli qualcosa da mangiare? Siamo fuori orario, ma sono sicuro che anche il comandante non avrebbe nulla in contrario. E poi dì pure che è un ordine del medico. Sayaka, vuoi andare anche tu?"
"Un po' di fame ce l'avrei, ma non voglio lasciare Koji da solo se si sveglia"
"Allora facciamo così: Goro accompagnali e fatti dare anche due vassoi da portare qui per Sayaka e per Koji se si sveglia. Poi puoi accompagnare Shiro nell'area
ricreativa."
"Subito sorellina" rispose il bambino "Sai Shiro, nell'area ricreativa ci sono anche i simulatori di volo di addestramento dei piloti, persino una copia del simulatore di pilotaggio del Great...vediamo se te la sai cavare come tuo fratello" disse con una risata.
Quando gli altri si furono allontanati, Hikaru lasciò Sayaka accanto a Koji, incaricandola di avvisarla in caso di necessità. Quando la dottoressa rivolse una rapida occhiata ad una piccola telecamera sul soffitto e disse con tono leggermente malizioso: "penso che tu sappia fare un lavoro migliore di quella, ora possiamo anche spegnerla.", Sayaka arrossì violentemente.

Edited by josomeda - 20/12/2014, 01:24
 
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CAPITOLO 4

Il kedra Kabuto assentì alle domande di Tsubasa, incurante della rabbia perfettamente evidente nella voce di lei, ed invitò Yumi e Tsubasa a seguirlo nella sala tattica adiacente; quando si furono accomodati, prese a raccontare con quel tono di voce freddo e distaccato che sembrava non abbandonare mai.
"So che avete visto i ricordi evocati dalla magia di Pigman, quindi sapete che ero già stato infettato da un kedra quando ero ancora sull'isola di Bardos, ma allo scopo di evitare equivoci e problemi credo sia necessario chiarire alcuni aspetti a partire dalla fuga di Tsubasa con il braccio di Zeus e dal mio scontro con Tetsuya."

Guardando Tsubasa iniziò a raccontare "In quel momento, il controllo del mio corpo e della mia mente era totalmente nelle mani del Kedra, che stava lavorando con il dottor Hell. L'accesso alle avanzatissime tecnologie micenee di medicina e bioingegneria aveva permesso di creare non solo Ashura, come ben sa Tsubasa, ma anche Blocken e Pigman, e con quelle stesse tecnologie il kedra iniziò degli studi su Tetsuya e sull'Energer."

Dopo una pausa appena percettibile riprese "Io approfittavo dei cicli di ricarica e rielaborazione del Kedra per cercare di riprendere il controllo, seminando piccoli trabocchetti qua e là sia nel mio cervello che nei sistemi di comando della base e dell'esercito di Hell. Nel frattempo avevo anche continuato a lavorare con Hell, senza che si rendesse conto di cosa stavo effettivamente facendo, ed iniziai a comprendere alcuni punti fondamentali: per prima cosa mi fu chiaro che il Kedra cercava di manipolare Hell per favorire il ritorno dei micenei, ma che Hell stesso ne era ben conscio; capii inoltre che Hell giocava la stessa partita con il Kedra, cercando di carpirgli ogni informazione utile per sconfiggere i micenei al loro ritorno."

Volse lo sguardo su Yumi, mentre continuva: "Hell aveva capito perfettamente che se avesse cercato di raccontare a qualcuno delle sue scoperte sarebbe stato preso per folle e non avrebbe avuto alcun appoggio per contrastare l'inevitabile invasione. La sua conclusione logica fu che per preparare una adeguata resistenza, l'unico modo era di avere il controllo assoluto del pianeta ed iniziò a radunare le forze per creare il suo esercito di conquista. A me era però chiaro che la sua contrapposizione con mio padre lo avrebbe portato alla sconfitta, lasciando così Ashura libero di agire per riportare i micenei sulla terra. A quel punto io ero ormai riuscito a liberarmi completamente dell'influenza del Kedra e potei organizzare la mia fuga, facendo in modo di prelevare anche alcune delle risorse di Hell e di coprire tutte le backdoor che avevo installato nei suoi sistemi."

Yumi lo fissava, senza voler interrompere il racconto, ma conscio di quante cose Kabuto stesse probabilmente omettendo o minimizzando.

"Pur libero, avevo ancora accesso alle conoscenze del Kedra e così fui in grado di trovare alcuni dei depositi nascosti di tecnologia micenea sul pianeta. Mi impossessai di questa base e presi spunto da alcune delle buone idee di Hell: contattai alcuni individui che potevano essermi necessari nel pianificare una resistenza su larga scala, scegliendo accuratamente quelli che sarebbero stati disposti ad unirsi a me per qualche motivo. Presi anche contatto con mio padre e riuscii a passargli alcune informazioni utili alla realizzazione dei suoi progetti, in modo da garantirmi la sua fiducia; purtroppo sapevo che non avrebbe mai più potuto fidarsi di me, quindi non gli rivelai la mia vera identità. Grazie alle conoscenze del Kedra, riuscii anche a realizzare il progetto Blade e a ritrovare quello che sarà il nostro asso nella manica."

Sayaka si svegliò di colpo e ci mise qualche secondo a focalizzare gli eventi delle ultime ore. Era accanto al letto in cui riposava Koji e si rese conto di essersi addormentata esausta. Aveva mangiato qualcosa dal vassoio che la dottoressa Makiba le aveva fatto recapitare, ma ora sentiva decisamente la fame ed il cibo rimasto nel vassoio era decisamente freddo e poco invitante. Guardò Koji, che riposava tranquillo e con riluttanza si decise ad allontanarsi dalla stanza, dopo aver fatto in modo di riattivare il sistema di telecamere di osservazione.

Grazie ad uno dei robot guida non ebbe problemi a trovare la mensa, che raggiunse con il vassoio degli avanzi in mano. Quando la porta le si aprì davanti, vide una sala affollata e capì che probabilmente per molti nella base era ora di consumare un pasto, ma anche che quello sembrava uno dei luoghi di aggregazione per molti. Un signore calvo e piuttosto basso la adocchiò e le lanciò una voce dall'altra parte della sala: "Ehi signorina Yumi, venga qui, non stia sulla porta."

Quando Sayaka lo raggiunse, seguita da alcuni sguardi incuriositi, l'ometto le rivolse un sorriso caloroso e le tolse il vassoio di mano, posandolo in uno degli spazi appositi. Nel frattempo si presentò come Danbei Makiba e cominciò ad investirla con un profluvio di discorsi rapidi e confusi sull'abbigliamento e sulla dieta, ma Sayaka, ancora un po' intontita dal sonno, fece fatica a capire. Alla fine, richiamato da qualcuno dei presenti, Danbei consegnò a Sayaka un vassoio di cibo e le suggerì di accomodarsi a mangiare.

Sayaka iniziò a girare con il vassoio in mano in cerca di un posto e dopo qualche istante una mano le si posò dolcemente sulla spalla, per attirare la sua attenzione. Voltandosi si trovò di fronte la dottoressa Makiba che le disse dolcemente: "Sayaka, vieni ad accomodarti con noi, mi farebbe piacere fare due chiacchiere con te." Prendendola per mano, la guidò fino ad un tavolo dove sedeva quella ragazza bellissima che Sayaka aveva visto in sala tattica.

Facendola accomodare, la dottoressa Makiba disse: "Sayaka, credo tu abbia già incontrato il tenente Hono, vicecomandante della base." Con un sorriso caldo e sincero, la giovane dalla pelle ambrata aggiunse "Quando non sono in servizio, chiamami semplicemente Jun. E adesso siediti qui con noi, mi fa piacere poter parlare un po' con te."

Sayaka posò il vassoio e si sedette di fronte alle due donne; sentiva gli sguardi di molti posati su di loro e capì di essere in qualche modo sotto esame.
“Grazie dell'invito dottoressa, e grazie dell'accoglienza ten...Jun” si corresse con un sorriso imbarazzato.

“Quando non siamo in ospedale, chiamami Hikaru per favore. Mi farebbe piacere che diventassimo amiche: da queste parti le ragazze sono poche e riuscire a fare
amicizia è molto importante, anche per poter parlare con qualcuno. Se poi ti serve qualche momento di sfogo per colpa di Koji, sappi che tutti i ragazzi sono
dei testoni, ma ognuno di loro sa come farsi volere bene di solito.”

Abbassando la voce per non farsi sentire dai tavoli vicini, Hikaru aggiunse “I maschi poi restano testoni anche dopo essere diventati padri, mi sa...quindi se hai bisogno di qualcosa dalla farmacia della base, vale il segreto medico e non dirò nulla a tuo padre.” aggiunse con uno sguardo che lasciava pochi dubbi su quale argomento stesse toccando, pur cercando di essere discreta.
Sayaka arrossì ancora una volta e Jun intervenne con un sorriso: “Hikaru, mi sa che per ora Koji si deve essere comportato da bravo ragazzo. Sayaka, tienilo stretto se è così: sono una merce decisamente rara. Pensa che alcuni istinti si risvegliano persino in Blade, anche se il suo lato sentimentale è del tutto sottosviluppato. Per fortuna è
ancora poco più che un ragazzino e per adesso mi da ascolto...”

“In ogni caso – riprese Hikaru – so che anche tu come noi sei rimasta senza mamma e sei stata cresciuta solo da tuo padre. Saremo felici di essere le tue sorelle grandi ogni volta che avrai bisogno di qualche parere femminile.”

Sayaka le guardò commossa ed ammirata: due ragazze così belle e così dolci in quel mondo così maschile, che per di più si offrivano di esserle amiche. “A dire il
vero sono anni che mi manca la compagnia di qualche ragazza, siete gentilissime tutte e due e non so davvero come ringraziarvi.”, disse sorridendo.
Riflettendo un momento sulle parole di Jun, cambiò improvvisamente discorso: “Ma quel Blade è così bravo a pilotare ed è poco più di un ragazzino? Come è possibile?”

Jun si rabbuiò per un istante, poi prese a spiegare: “Blade non è un normale essere umano: è un clone di Tetsuya Tsurugi su cui sono stati fatti alcuni interventi di bioingegneria, alcuni dei quali direttamente da Hikaru. Io ho il compito di addestrarlo ed aiutarlo a crescere. Dal punto di vista operativo, è quasi più un automa che un essere umano, molto spesso. A volte però emotivamente è come un bambino, e qualche volta mi sembra che consideri me la sua mamma.”

Il discorso fu interrotto bruscamente dal suono di una sirena d'allarme. Una voce risuonò negli altoparlanti: “Attenzione: attacco nemico in corso. Tutto il personale ai posti di combattimento. Tenente Hono, Blade e personale tecnico: preparare il Great per il lancio.”

Jun estrasse dalla tasca un piccolo auricolare e lo pose sull'orecchio. Mentre lo accendeva assunse un'aria decisa ed un istante dopo uscì dalla mensa rispondendo alla chiamata. Sayaka e Hikaru ingurgitarono rapidamente quel che restava del pasto e corsero insieme in direzione del reparto medico. Quando Sayaka entrò nella stanza di Koji lo trovò che iniziava a svegliarsi. In pochi istanti Sayaka attivò un monitor nella stanza per poter seguire con Koji lo svolgersi degli eventi.

Dopo nemmeno due minuti dall'inizio dell'allarme, comparve sullo schermo una navicella rossa come il pilder, ma dalla forma decisamente più aggressiva: a
Koji ricordò immediatamente un uccello rapace. Mentre il velivolo rosso schizzava verso l'alto un gorgo riempì la superficie della baia e dal centro decollò l'altro Mazinger. La navicella si tuffò in picchiata verso la testa del robot ad una velocità spaventosa e solo all'ultimo istante una vampata scaturì intorno alla punta della navicella per frenare l'impatto. Koji osservava con estrema attenzione, così poté notare che la cabina della navicella cambiava assetto mentre un bagliore familiare attraversava gli occhi di quel Mazinger a lui sconosciuto. Sulla schiena si allargarono delle ali scarlatte ed il robot sfrecciò a velocità supersonica verso il confine della barriera. Solo in quel
momento venne mostrata l'immagine ripresa dalla telecamera di qualche drone in seconda linea, e Koji e Sayaka si strinsero ammutoliti, guardando con un brivido
di paura l'enorme schiera di mostri che assaltava incessantemente la barriera eretta dai droni.

Al tenente Hono, che nel frattempo si era accomodata con un balzo nella sua postazione, bastò un minuto di osservazione della strumentazione per capire che
la barriera avrebbe ceduto rapidamente sotto quell'assalto feroce. Nel campo avversario qualche valido stratega aveva saputo cogliere immediatamente i limiti
della tecnologia messa in campo dai terrestri e doveva aver dato ordine di concentrare il fuoco su alcuni droni ravvicinati. Quando uno di quelli sotto
attacco avesse ceduto, anche gli elementi vicini sarebbero stati maggiormente vulnerabili e si sarebbe creato in breve una breccia sufficiente a cominciare
l'invasione. Anche concentrando gli elementi di rinforzo disponibili non sarebbe stato possibile annullare la tattica del nemico.

Il comandante Kabuto rientrò dalla sala tattica e con uno scambio di sguardi si intese immediatamente con il suo secondo. L'unica soluzione era di attirare il nemico in una trappola aprendo appositamente una breccia, così da permettere al Great di affrontare gli avversari che tentavano di passare. Riattivando periodicamente la barriera avrebbero potuto limitare il numero di avversari che Blade avrebbe dovuto affrontare, facilitando così la difesa. In questo modo potevano almeno guadagnare tempo per analizzare il nemico e studiare un sistema per bloccare il portale ed i rinforzi nemici.

Con poche parole il tenente Hono spiegò il piano a Blade ed ai presenti, coordinando gli sforzi di tutti con precisione perfetta: in risposta ad un suo ordine uno dei droni sotto attacco lasciò la formazione simulando un'esplosione, ed i suoi vicini allargarono le maglie della barriera. In pochi secondi una decina di esseri mostruosi si lanciò attraverso la breccia; altri che li seguivano da vicino furono attraversati dalla barriera che veniva riattivata e caddero tranciati in due. Alcuni dei tronconi caduti al di fuori della barriera continuavano a muoversi incuranti dei danni. Il great sorvolò a bassa quota gli elementi a terra e si fermò poco al di sotto di alcuni droni.

All'improvviso una scarica elettrica lampeggiò dai droni alle corna del Great, rimbalzò sull'indice che il Mazinger puntava verso i nemici e si abbatté su di essi, facendone esplodere diversi. Osservando il monitor, Koji contò cinque nemici rimasti in volo ed altri tre che si muovevano a terra: un solo colpo aveva quasi dimezzato il numero dei nemici che si muovevano fuori dalla barriera. Con una manovra che lasciò Koji senza parole, il Great si portò alle spalle di due dei mostri volanti e lasciò partire i pugni, che volarono ruotando attraverso i mostri apparentemente senza sforzo, facendoli precipitare. Le braccia non erano ancora tornate ad unirsi al Great che questi già volava
sopra ad un altro gruppo di mostri. Un tifone partì dalla maschera che sostituiva la bocca del robot e spinse gli avversari violentemente a terra. Uno di essi esplose all'impatto, mentre gli altri cercavano faticosamente di rialzarsi in volo.

Il Great si precipitò verso terra in mezzo al mucchio di nemici ed atterrò in equilibrio sulle mani. Come un esperto di arti marziali, il robot fece roteare le gambe mentre sui polpacci comparivano delle lame che affettarono i nemici senza pietà. In 30 secondi la macchina da guerra della fortezza della scienza aveva sbaragliato la prima ondata di nemici.

In sala comando si apprestavano ad aprire una seconda breccia nella barriera, quando uno squarcio si aprì all'improvviso senza alcuna previsione all'altezza del terreno. Un gigantesco umanoide avvolto da un mantello attraversò la barriera circondato da innumerevoli mostri più piccoli, fermandosi poco oltre il limite della barriera. L'essere, che sembrava un cavaliere medievale con una armatura scura, presentava sulla testa un elmo privo di espressione e sul petto un volto di uomo anziano, con folti baffi bianchi. Sollevando le braccia, fece scivolare il mantello dietro di se, poi conficcò violentemente la spada che reggeva davanti a se. Su tutti gli schermi della fortezza della scienza comparve il volto anziano e negli altoparlanti e nell'aria risuonò una voce stentorea: “Terrestri, sono il Generale Nero, comandante della truppa di invasione dell'esercito del sommo Ade. Dichiaro il vostro pianeta feudo del sommo Ade e vi ordino di interrompere immediatamente qualunque tentativo di resistenza o ne pagherete le conseguenze.”
 
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view post Posted on 12/1/2015, 22:05     +1   -1
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CAPITOLO 5

Spingendosi con le braccia, il Great si staccò dal terreno mentre i frammenti dei nemici ancora stavano cadendo. Una secca accelerazione a pochi metri dal suolo lo spinse in volo in direzione del varco, mentre con sventagliate di raggi fotonici falciava i mostruosi esseri che tentavano di attraversarlo. Il boom sonico fece perdere momentaneamente la formazione ai droni e barcollare i mostri più vicini, mentre la sagoma scura si avvicinava al Generale Nero.
Questi non mostrò alcuna esitazione e con un movimento fluido arretrò dalla traiettoria di volo del Great, afferrandolo per una gamba proprio nel momento in cui gli sfrecciava davanti a velocità supersonica. All'improvvisa frenata fece seguito un devastante impatto con il terreno e tutti i sistemi di allarme presero a mandare segnali preoccupanti alla sala tattica.
Nel silenzio glaciale, tutti poterono udire la voce di Blade che parlava nell'auricolare del tenente Hono: "Qui Great. Tutti i sistemi sono operativi. Riserve di energia ancora ottimali. Chiedo autorizzazione ad ingaggiare direttamente il Generale Nero." Jun lanciò uno sguardo al comandante ed ai monitor tattici, poi rispose secca: "Negativo Blade. Priorità a ridurre il numero di unità nemiche oltre la barriera. Portati a distanza di sicurezza dal varco ed effettua un attacco aereo per mantenere la posizione. Ripristino della barriera previsto in 20 secondi; per adesso limita gli accessi."

Il Great si rialzò agilmente e con un balzo si levò in volo. La V sul petto iniziò a brillare di luce rossastra, poi un'ondata di energia si abbattè sulla zona antistante il varco. Molti dei nemici iniziarono immediatamente a fondere o bruciare, mentre i pochi che resistevano cercavano riparo all'interno della barriera.
Dopo 20 secondi esatti il Great interruppe l'attacco, e contemporaneamente i droni riattivarono la barriera. Nello spazio terrestre restavano solo pochi mostri sparpagliati ed il Generale Nero che fissava il Great con un'espressione adirata dipinta sul petto.
Dagli occhi, il difensore della Terra sputò una nuova raffica di raggi fotonici che colpì con micidiale precisione i mostri nemici, distruggendoli uno alla volta, poi si concentrò sul gigante oscuro che torreggiava ancora nel campo di battaglia, colpendolo su un fianco. Con noncuranza, il generale nemico si avvolse nel proprio mantello come per ripararsi dalla pioggia. Dove impattavano i raggi lanciati dal Great, il mantello assumeva una strana luminescenza che sembrava poi scorrere come cosa viva nelle sue pieghe, avvicinandosi all'elmo del mostruoso generale; dopo aver incassato senza problemi alcune scariche, lo spaventoso alieno emise dalle orbite dell'elmo una coppia di raggi scarlatti che centrò il Great, facendolo precipitare.

All'interno della barriera il portale continuava a vomitare nemici di ogni forma e dimensione, come una porta spalancata sull'inferno. Ognuno degli esseri, non appena varcava la soglia, iniziava ad avventarsi sulla barriera con ferocia animalesca. Nella sala tattica tutti gli indicatori mostravano quanto la situazione fosse critica. Il kedra Kabuto, ricollocatosi nella sua postazione, prese il controllo della situazione: "Assumo il comando degli stormi droni. Iniziare manovra per ridurre il raggio del photon containment field a 0,5 Km. Predisporre in backup gli stormi da eta a iota e disporre un secondo field a 1 Km. Tenente Hono, lei si concentri a fornire appoggio e informazioni tattiche al Great. Maschere di ferro, croci di ferro e mostri meccanici: portarsi in zona di combattimento e prepararsi all'intervento."

Il Mazinger si rialzò agilmente e scatenò un tifone sul campo di battaglia, sollevando polvere e frammenti dei nemici abbattuti. Il Generale Nero, che secondo gli strumenti era alto più del doppio del Great, sembrava inizialmente incurante del vento che lo investiva, poi afferrò la spada ancora conficcata ai suoi piedi e la mulinò nell'aria, spezzando senza sforzo apparente la corrente generata dal Great. Blade sembrò decidere quindi per un cambio di tattica, sfoderò due spade dalle cosce e si lanciò all'attacco dell'avversario. Mentre si preparava a colpire con un fendente della lama impugnata nella mano destra, la mano sinistra si sganciò dal gomito e volò alle spalle del colossale nemico, stendendo la lama davanti a sè. Con una stretta virata, il pugno separato tornò verso lo scontro e prese a roteare come una punta, pronto a trapanare la corazza del Generale. Il rumore assordante che si generò all'impatto mise fuori uso per qualche istante i microfoni dei droni più vicini, ma non si registrò alcun altro effetto, mentre il pugno e la spada volavano lontano senza aver causato alcun danno. Intanto il colosso alieno prese ad attaccare Mazinger con una rapida serie di fendenti che Blade schivava e parava come in una danza. Un violento impatto delle lame scalzò la spada dalla mano destra del Great, disarmandolo. Un pugno violentissimo si abbattè sul Mazinger, che riuscì a malapena ad evitare che l'impatto colpisse la testa e la cabina, riverberando invece su una spalla e facendolo cadere in ginocchio. Con un calcio sulla maschera facciale, il Generale Nero atterrò il suo avversario, gli pose un piede sul petto ed iniziò a schiacciarlo come un insetto. Dall'auricolare del tenente Hono riverberavano i gemiti metallici udibili nella cabina di Blade, e sullo schermo la corazza del Great iniziò a mostrare qualche crepa.

Vedendo il Great in difficoltà, Koji faticosamente prese ad alzarsi dal letto, chiedendo aiuto a Sayaka. La ragazza, che aveva già esplorato la stanza e trovato la tuta di Koji nell'armadio, gli passò i vestiti e all'improvviso lo abbracciò. Koji, già pronto mentalmente ad una discussione, la guardò sorpreso "Temevo avresti cercato di fermarmi" le disse con tono confuso. Fissandolo negli occhi, lei rispose con tono calmo: "So che non potrei convincerti in alcun modo e so quanto ti impegnerai per salvare tutti, quindi non ci provo nemmeno. Vengo anch'io e cerchiamo di tornare indietro tutti e due, perchè non voglio perderti." Per un istante i due si fermarono a guardarsi negli occhi, poi si avvicinarono in un abbraccio che in un attimo divenne un bacio. Quando le loro labbra si staccarono, all'unisono le loro voci dissero "Ti amo". Tenendosi per mano uscirono dalla stanza per andare in cerca dell'hangar in cui era conservato lo Zeta. Grazie ai robot guida erano quasi arrivati, quando una voce nell'interfono ordinò ai ragazzi di raggiungere immediatamente la sala tattica. Koji, quasi furibondo, prese a seguire il robot guida verso la nuova destinazione, ordinandogli di accelerare il passo.

Intanto il Generale Nero, che aveva sollevato la gigantesca spada sopra di sè, la calò con violenza verso la testa del Great; la mano sinistra del robot terrestre ricomparve volando a velocità vertiginosa e colpì la lama del nemico con forza appena sufficiente a deviarla dal suo bersaglio. Mentre la lama tranciava il corno sinistro del Mazinger, la piastra sul suo petto riprese a brillare e vomitò un'ondata di calore contro il piede che lo schiacciava, surriscaldandolo. Contemporaneamente una raffica di raggi fotonici scaturì dagli occhi del Great e colpì ripetutamente il volto barbuto sul petto del nemico. L'attacco improvviso riuscì a far barcollare per un attimo il gigante, e subito Blade ne approfittò per liberarsi dalla micidiale presa e portarsi in quota a distanza dal nemico, lanciando contemporaneamente il pugno destro per riprendere la spada caduta.

Nella sala tattica il tenente Hono osservava la strumentazione con aria preoccupata e dopo una veloce riflessione si rivolse a Blade: "Blade, un attacco a distanza con armi ad energia è inefficace, secondo i parametri il nemico è in grado di assorbire ogni lunghezza d'onda di energia che colpisce il suo mantello e ritrasmetterla. Inoltre il rapporto di masse e dimensioni rende inefficace un corpo a corpo di tipo tradizionale. Allontanati a distanza di sicurezza, effettueremo un attacco direttamente dalla fortezza. Artigliere Harano: caricare i tubi di lancio da 1 a 4 con missili a medio raggio. Tubi 1 e 2 armati con testate esplosive a frammentazione, tubo 3 testata fotonica a corto raggio, tubo 4 testata congelante per impatto ravvicinato. Lancio dai tubi 1 e 2 in 10 secondi, dal tubo 3 in 15 secondi, dal tubo 4 in 25 secondi. Tempo di impatto previsto: 10 secondi dal lancio. Iniziare countdown per tutti i lanci, partenza da -35 secondi. Programmare e sincronizzare i droni per resistere agli attacchi."
Con perfetta precisione nei tempi, una serie di vibrazioni riverberò in tutta la fortezza a conferma dei lanci.

Dopo pochi secondi i missili in volo comparvero sul radar, avvicinandosi rapidamente alla zona del bersaglio. Mentre il Great si allontanava con una rapida cabrata, il Generale Nero si voltò nella direzione da cui i missili si avvicinavano e si preparò a difendersi da quel nuovo attacco. Si alzò da terra apparentemente senza una forma di propulsione, andando incontro ai missili in volo. Con un raggio dagli occhi colpì il missile più lontano della prima coppia, mentre tagliava il più vicino con un fendente. L'esplosione delle due testate liberò nell'aria una pioggia di schegge che colse impreparato il gigantesco combattente, scagliandolo a terra. L'ordigno successivo si abbattè con precisione sul nemico, che non ebbe nemmeno il tempo di proteggersi. Il riverbero dell'esplosione sui monitor non si era ancora spento quando l'ultimo colpo centrò la zona appena bombardata.

Dopo un istante i droni, illesi grazie alle difese prontamente programmate, ripresero a trasmettere le immagini del campo di battaglia, e sullo schermo comparve la figura del Generale Nero imprigionata in un gigantesco blocco di ghiaccio. Il comandante Kabuto ruppe il silenzio: "Stormi dei droni operativi, resistenza photon field al 75%, continua l'attacco nemico all'interno del field. Raggio attuale del photon field 1,5km in diminuzione. Deploy del secondo field in 120 secondi."

Il tenente Hono osservò rapidamente la situazione e riprese a dare ordini: "Preparare la fortezza per un cannoneggiamento ripetuto. Blade: attacca il Generale Nero con fuoco continuo di raggi fotonici a massima potenza, concentrati sugli occhi nella testa superiore."

Dagli occhi del Great partì un raggio continuo, che prese ad intaccare la superficie ghiacciata che racchiudeva l'imponente nemico. Dopo qualche istante lo strato di ghiaccio in corrispondenza degli occhi prese a fumare e fondersi, ed i raggi si abbatterono sul Generale Nero impossibilitato a muoversi e difendersi. Mentre il Great attaccava implacabile, tutto il blocco che imprigionava il colosso oscuro prese a vibrare e creparsi: proprio mentre il ghiaccio esplodeva in tutte le direzioni, nell'elmo del Generale Nero scoppiò qualcosa e gli occhi presero a bruciare. Una smorfia di rabbia o di dolore attraversò il volto sul petto, che prese ad urlare ferocemente all'indirizzo del Great in volo sopra di lui. Alzandosi in volo rapidamente, il Generale si avventò sul suo avversario ed iniziò a mulinare la spada per colpirlo. Grazie alla sua abilità di pilota, Blade schivava ogni fendente del nemico, colpendo a sua volta ogni volta che il Generale, preda della furia, scopriva qualche punto; i colpi del Great però sembravano inutili. All'improvviso il colosso alieno rispose a Blade con la sua stessa tattica, centrando il Great con un poderoso pugno sferrato a sorpresa. Il robot terrestre fu allontanato come un insetto e ruzzolò in aria per alcuni secondi. Rimessosi in assetto, il Mazinger lanciò una ondata di energia dal petto ed il Generale si parò con il mantello, crivellato di piccoli fori dall'esplosione dei missili. Il calore iniziò a far arrossire i punti scoperti dell'armatura scura ed a riverberare nei punti in cui colpiva il mantello, ma l'attacco non sortì altri effetti evidenti.

Il volto del tenente Hono era contratto per la preoccupazione mentre esaminava con attenzione tutte le telemetrie del Great e del suo pilota. Con un leggero tono di esitazione nella voce, si rivolse al comandante: "Comandante, temo sia necessario ricorrere alla modalità B, anche se i test non sono ancora stati ultimati. Mi autorizza a procedere?" "Concordo, tenente Hono - rispose Kabuto - dia l'ordine."
"Great: attivare modalità B, bersaglio: il Generale Nero" disse Jun con voce che non riusciva a nascondere l'angoscia. "Ricevuto, modalità B in 3 secondi" si udì la voce calma di Blade.

Nella sala entrarono Koji e Sayaka, appena in tempo per vedere sui monitor il Great allontanarsi cabrando. Koji fissò uno dei monitor e vide le ali sulla schiena del Great cambiare geometria, portandosi verso il basso fino a congiungersi. Mentre le braccia del Great si posizionavano perpendicolari al busto con le spade in mano, il petto si spalancò per accogliere la testa, richiudendosi un istante dopo. Le gambe si unirono in un blocco unico, con i timoni posti sui talloni rivolti all'esterno e l'intero blocco dello scrander ruotò sulla schiena, portando le ali verso l'alto. Nel giro di qualche secondo il Great era divenuto una gigantesca spada e si tuffò in picchiata contro il Generale Nero.

Osservando con espressione stupita questa piega degli eventi, l'alieno invasore oppose la propria spada alla colossale lama formata dalle ali del Great, riuscendo a malapena a deviarne il corso. Arrestandosi all'improvviso, la spada che era il Great ruotò per colpire con un fendente e scaraventò lontano il nemico, visibilmente in difficoltà. Sulla spada del generale comparvero alcune crepe, poi un micidiale colpo dall'alto la spezzò completamente. La violenza dell'impatto atterrò il colossale nemico alieno e con tremenda precisione il Great - spada si conficcò nel volto umano, penetrando fino a tagliare in due il torace di quell'avversario così poderoso. In un istante il Great si allontanò in cielo e tornò alla forma umanoide, mentre una tremenda esplosione inghiottiva i resti del nemico sconfitto.

L'attenzione del tenente Hono tornò immediatamente sulle telemetrie e con voce concitatà proclamò: "Comandante: registro diversi guasti nei sistemi del Great: efficienza operativa ridotta al 37%, sistema di comunicazioni criptate danneggiato e molti sistemi offensivi sono offline. Dai parametri vitali, Blade è ferito: stabile ma necessita di cure in tempi brevi. Passo al canale non cifrato." Toccò qualche pulsante sulla consolle e proseguì "Blade: qui Fortezza delle Scienze, mi ricevi?"
La voce del pilota risuonò negli altoparlanti: "Qui Blade, ricevo forte e chiaro. Collaudo della modalità B in situazione di battaglia ultimato: registro diverse anomalie nei sistemi del Great. Suggerisco di rivedere anche i sistemi di smorzatura inerziale dell'abitacolo per questa modalità."
Con un sospiro di sollievo, la bella vicecomandante rispose "Ricevuto Blade, ordine di rientro immediato."

Il comandante Kabuto intervenne con l'abituale tono compassato: "Prima linea photon field: raggio attuale 0,8 km; seconda linea photon field: deploy in 10 secondi; si registrano 792 unità nemiche all'interno del photon field, in aumento. Caduta della prima linea del photon field prevista tra 18 secondi. Secondo le analisi la probabilità che la seconda linea venga abbattuta entro 180 secondi è del 50%, cadrà entro 300 secondi con il 99,9% di probabilità."
Solo in quel momento Kabuto fissò lo sguardo su Koji, senza tradire alcuna emozione: "Koji, dobbiamo parlare urgentemente, seguimi in sala tattica. Unità dell'esercito del Dottor Hell, qui è il comandante Kabuto. Autorizzo al comando il mio vice, tenente Hono. Tenente, predisponga una difesa per rallentare il nemico alla caduta dei photon field e prepari un piano per la ritirata." Quindi si scollegò dalla postazione e si recò rapidamente nella sala tattica, seguito da Koji.

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CAPITOLO 6

Come previsto dal comandante Kabuto, dopo alcuni istanti sui monitor balenò un lampo improvviso ed il primo strato della barriera scomparve. L'orda nemica si avventò rapida e feroce contro i droni, ormai inattivi, spazzandoli via con cura e rapidità, poi concentrò la sua furia contro la seconda barriera. Gli esseri usciti dal portale erano tutti più piccoli del Great, alcuni poco più grandi di un essere umano, ma il loro numero e la loro forza sembravano non lasciare speranza. All'esterno della barriera, le truppe appartenute al dottor Hell si preparavano a combattere agli ordini del tenente Hono, che procedeva ad organizzare la difesa al meglio senza dimenticarsi di seguire il rientro del Great.

Il resto del personale nella sala comando era atterrito dal susseguirsi degli eventi: anche coloro che erano stati addestrati e preparati da Kabuto a gestire le situazioni più critiche sembravano storditi, sconvolti dall'idea che il mondo come lo conoscevano stesse per finire. Leggendo lo sconforto sui volti intorno a sé, Sayaka era combattuta: il desiderio di precipitarsi ad aiutare si scontrava con il voler aspettare Koji per lottare al suo fianco.
Jun, che aveva colto l'indecisione della ragazza, la tolse dall'impaccio con un ordine: "Sayaka: io non posso allontanarmi, voglio che tu vada immediatamente all'hangar del Great e mi faccia un rapporto preciso sullo stato di Blade. Dottor Yumi, lei verifichi lo stato del Great per cortesia."
Tornando a rivolgere la sua attenzione agli schermi aggiunse: "Interrompere il passaggio all'assetto da battaglia. Ritirare tutti i sistemi d'arma e prepararsi all'immersione." Faticava a mantenere sotto controllo l'angoscia nella sua voce, mentre sul monitor il numero di nemici racchiusi tra la barriera ed il portale continuava a salire rapidamente.
L'ultimo photon field era ormai al collasso quando il portale venne attraversato da un oggetto grande quasi come il Generale Nero.

Sayaka raggiunse di corsa l'hangar, seguita dal padre poco più indietro. Quando finalmente la luce rossa si spense e la porta si aprì, i due entrarono insieme nell'immensa stanza, ancora satura di umidità. Fecero in tempo a vedere il Brain Condor sganciarsi dalla testa del Great e posarsi sulla sua rampa: entrambi notarono con preoccupazione la difficoltà del pilota nell'eseguire la manovra. La calotta del velivolo si aprì ed un meccanico, entrato un istante prima, si affrettò ad accostare una scaletta in corrispondenza dell'abitacolo, ma Blade tardava a comparire.

Intanto che il padre cominciava a studiare con aria preoccupata gli evidenti danni subiti dal Great, Sayaka salì sulla scaletta con il cuore in gola; si era appena avvicinata quando iniziò a sentire l'odore acre di incendio elettrico ed accelerò la sua salita. Appena potè guardare all'interno, rimase bloccata per un attimo, poì ordinò al meccanico di allertare immediatamente la struttura medica. Nell'abitacolo erano evidenti le fiammate fuoriuscite da alcuni degli strumenti, e Blade sembrava svenuto a causa delle esalazioni; Sayaka valutò stupefatta l'abilità dimostrata da Blade nel riportare alla base il Great e compiere tutte le manovre con la strumentazione e l'abitacolo ridotti in quelle condizioni.

Allertati dal meccanico, i paramedici della base arrivarono di corsa mentre Sayaka sollevava dall'abitacolo Blade, apparentemente un ragazzino più leggero di lei. Lo appoggiarono delicatamente sulla barella e gli tolsero il casco per potergli applicare un respiratore. La visiera del casco era in frantumi e sul volto del ragazzo erano evidenti le botte ed i tagli subiti per i violenti colpi ricevuti durante la battaglia.
Mentre i sanitari portavano via Blade, Sayaka si avvicinò ad uno dei punti di comunicazione e lo azionò: "Tenente Hono: qui Sayaka. Blade è incosciente, ha subito diversi danni visibili e, credo, un'intossicazione da fumo elettrico; il personale sta portandolo ora al centro medico."
Alle sue spalle si avvicinò anche il dottor Yumi, che prese la parola: "Tenente, anche il Great ha subito diversi danni. La corazzatura esterna presenta molte crepe e le ali sembrano al limite di rottura. Non ho potuto esaminare i dati di bordo, ma temo che troveremo molti altri problemi. Non ho abbastanza conoscenza delle vostre procedure per dare una tempistica delle riparazioni, ma posso offrire l'aiuto mio e dei miei collaboratori per approntarlo quanto prima". Pensando al tempo delle riparazioni, Yumi e Sayaka si resero conto che l'ultima barriera ormai doveva essere caduta. Scacciando questo pensiero uscirono dall'hangar per ritornare alla sala comando.

Il tenente Hono portò sul monitor della propria postazione l'immagine di quel nuovo mostro appena comparso, attenta a non perdere di vista le letture del photon field e del portale. Dopo il passaggio di quell'ultimo oggetto, il portale alieno iniziò a vacillare ed i nemici che stavano attraversandolo furono distrutti dallo sconvolgimento. Quando guardò l'immagine sul monitor rimase improvvisamente senza parole per un attimo, poi contattò il comandante: "Comandante Kabuto: si sintonizzi subito sulla telecamera del drone eta-14, c'è qualcosa che deve vedere."

Sullo schermo si stagliava l'essere appena comparso: un gigantesco disco bianco e rosso con ali e timone, studiato per volare anche nell'atmosfera, che su quello che doveva essere il lato anteriore montava a mo' di polena il torso di un umanoide con due paia di corna gialle ed una piccola serie di punte. Quello che colpì Jun non era l'aspetto di quel disco volante, così diverso dagli altri da rendere evidente la presenza di due cabine, ma il vederlo scagliarsi con mortale precisione contro i loro nemici. Dalle ali del disco si staccarono due dischi più piccoli, che divennero due seghe circolari e presero a falciare gli altri esseri in volo all'interno della barriera. Contemporaneamente le braccia delle polena si staccarono dalla carena e dal dorso delle mani cominciò un bombardamento di raffiche di raggi dirette verso i nemici a terra. Da alcuni fori alla base del timone di coda fuoruscirono getti di un acido verdastro, che iniziarono a corrodere gli avversari colpiti.

I nemici, spiazzati dall'attacco alle spalle, impiegarono alcuni istanti per reindirizzare i loro sforzi contro il nuovo bersaglio, dando così sollievo alla pattuglia dei droni; le armi degli invasori sembravano però inefficaci contro la corazza lucente del nuovo arrivato. Quando il piccolo spazio aereo chiuso nella barriera fu libero, il disco bianco si arrestò nel cielo sopra ai nemici rimasti a terra: i pochi elementi rimasti sembravano essere quelli meglio corazzati ed armati.
Con uno scatto improvviso, quella che era sembrata una polena si sganciò dal corpo circolare, rivelando di essere un robot umanoide più alto del Great. Si posò a terra delicatamente, saldamente in piedi sulle gambe che terminavano in due piedi circolari e si lanciò ad affrontare i nemici sul terreno. Le decorazioni triangolari sugli avambracci si schiusero come pale di un'elica e presero a roteare, aprendo dei tagli micidiali nel mostro più vicino; i frammenti non erano ancora caduti al suolo che le lame, continuando a ruotare attorno ai polsi, si posizionarono come punte attorno ai pugni ed il gigante colpì al corpo altri due avversari, sventrandoli. Nonostante le dimensioni imponenti, il robot appena arrivato si muoveva con grazia e velocità come in una danza di morte; con un poderoso calcio schiantò il torace di un altro avversario.

I pochi nemici rimasti, privi di una via di fuga ed in evidente inferiorità, cercarono di accerchiare il nuovo arrivato per colpirlo da più fronti, ma dalle spalle del robot si sganciarono due lame che, dopo aver tranciato le gambe di un nemico, si avvicinarono tra loro; in mezzo comparve un lungo bastone e si formò un'arma a doppia lama. Manovrando con micidiale precisione questo nuovo strumento di distruzione, il gigantesco robot ebbe facilmente ragione degli ultimi avversari, poi si voltò in direzione del portale, ancora instabile ed inutilizzato.

Dal petto del gigante si sprigionò un'onda di energia che cambiava colore in continuazione. Osservando gli strumenti per la prima volta dall'inizio di quella nuova battaglia, Jun notò che i valori gravimetrici dello spazio nel field venivano completamente stravolti da quel raggio; dopo alcuni secondi il portale collassò.
Subito dopo il robot cessò il suo attacco e spiccò un balzo poderoso verso il disco. Con un volteggio aggraziato a mezz'aria, l'umanoide si allineò con la parte posteriore del disco; quelli che sembravano due propulsori affiancati si distanziarono tra loro, lasciando in mezzo un varco in cui si infilò rapido il robot; quando la testa fu nuovamente visibile sulla prua, le braccia si posarono sui fianchi ed i propulsori si richiusero. Dopo aver completato in pochi secondi la complessa manovra, il disco-robot si posò delicatamente sulla superficie terrestre.

I microfoni dei droni raccolsero un messaggio audio emesso dall'ufo robot: una voce maschile, calda ed armoniosa, che pronunciava suoni non riconducibili a nessuna lingua terrestre, quasi una melodia. Quando il messaggio cessò, fu sostituito da una voce artificiale ed inespressiva, che in inglese disse: "Qui Grendizer, unità speciale del pianeta Fleed: chiediamo l'accesso allo spazio aereo planetario. Siete pregati di disattivare il campo di contenimento per il tempo necessario al nostro passaggio. Non abbiamo intenzioni ostili nei confronti della popolazione di questo pianeta."

La voce di Kabuto risuonò negli altoparlanti della sala comando: "A tutto il personale della Fortezza delle Scienze: abbandonare i posti di combattimento, mantenere livello di allerta giallo. Personale tecnico di turno: avvio immediato delle operazioni di riparazione e rifornimento del Great. Tenente Hono: aprire un varco di fronte al Grendizer al termine del mio messaggio. Quando il Grendizer sarà passato, richiuda il varco e faccia emergere la Fortezza, dando mandato al Grendizer di atterrare nell'hangar 5, poi ci preceda nel main hangar."
Subito dopo, gli altoparlanti dei droni iniziarono a trasmettere la voce del comandante: "Grendizer, qui è la Fortezza della Scienza. Siete autorizzati all'atterraggio sul pianeta Terra, terzo del Sistema Solare. Siete i benvenuti e siete pregati di avvicinarvi alla Fortezza ed atterrare nell'hangar che vi verrà riservato, seguendo il segnale luminoso." Come da ordini, al termine del messaggio il tenente Hono programmò i droni in volo davanti al Grendizer per disattivare il photon field e creare un varco libero per l'UFO, poi lasciò il comando, uscendo a sua volta dalla sala.

Il disco volante si levò da terra con leggerezza e si librò attraverso il varco, virando poi in direzione della Fortezza delle Scienze. Durante i pochi minuti di volo dell'UFO, il comandante Kabuto e Koji uscirono dalla sala tattica, attraversarono a passo rapido la sala comando e l'intera fortezza ed arrivarono all'hangar dove era atteso il Grendizer. Qualche istante dopo furono raggiunti da Tsubasa e dalla dottoressa Makiba.
Hikaru approfittò del momento per fare rapporto: "Comandante: ho appena terminato di visitare Blade, con la collaborazione della dottoressa Nishikiori. Non è in pericolo, ha però subito diverse lesioni e traumi. Temo sia necessario un periodo di riposo di almeno 72 ore per permettergli di riprendersi completamente."

La porta dell'hangar si aprì nuovamente ed entrarono anche il professor Yumi e Sayaka, che presero posto accanto agli altri. L'espressione tesa di Koji non sfuggì all'occhio di Sayaka, che aspettava con ansia di conoscere l'esito di quel primo incontro padre-figlio.

Finalmente il portello sopra le loro teste prese a scorrere silenzioso, lasciando comparire il cielo ed il disco bianco fermo sopra la Fortezza.
Quando l'apertura fu sufficiente, Grendizer scese dolcemente e si posò al centro dell'hangar; qualche istante dopo si aprirono contemporaneamente un abitacolo alla base del timone di coda del disco ed uno in corrispondenza della bocca del robot.

Dall'abitacolo del disco scese con un balzo quello che apparentemente era un maschio dal fisico atletico, vestito di una tuta rossa e nera con uno stemma azzurro sul petto e di un casco bianco. Dal robot uscì una femmina, che indossava una tuta simile, leggermente diversa solo nel fregio sul petto. I due si disposero fianco a fianco di fronte ai terrestri e fissarono per qualche istante degli strumenti al polso, parlando tra loro in quella melodiosa lingua aliena. Quando dall'oggetto al loro polso si udì un trillo, lo osservarono ancora una volta, poi contemporaneamente si tolsero i caschi; li posarono a terra e tesero le braccia verso i presenti, in un gesto che sembrava voler dire pace.

I terrestri rimasero sorpresi nel vedere i volti dei due: avrebbero potuto passare facilmente per degli occidentali con lineamenti fini ed aggraziati, decisamente molto belli per i canoni umani. A colpire particolarmente era il maschio, per gli occhi blu scuri molto intensi e per i capelli, di un colore verde decisamente alieno; paragonato ad un terrestre occidentale, sembrava mostrare circa 30 anni. La ragazza, che sembrava una decina di anni più giovane, aveva lunghi capelli castani ed occhi molto simili a quelli dell'uomo.

Con un tocco del polso, l'uomo fece sparire le parti della tuta che fungevano da guanti e prese a fissare i terrestri con sguardo inquisitore. Cominciò con gli Yumi e con Koji, poi incrociò lo sguardo del Kedra Kabuto e si soffermò più a lungo. Passò oltre e si arrestò con aria sorpresa fissando negli occhi la dottoressa Makiba. Avvicinando con cautela la mani al volto della donna, pose le dita sulle tempie di lei ed assunse un'aria concentrata per diversi secondi, poi la lasciò andare e toccò allo stesso modo la ragazza che lo accompagnava.

Voltandosi nuovamente verso i terrestri, prese a parlare in perfetto giapponese con un accento quasi musicale che ricordava la sua lingua natale: "Sono il Principe Duke, della casa reale di Fleed; questa è mia sorella minore, la principessa Maria Grace. Secondo gli obblighi e le tradizioni della casa reale di Fleed, siamo il pilota e l'ufficiale di rotta di Grendizer. Abbiamo atteso l'apertura del portale terrestre per raggiungere il sommo Zeus e fare rapporto, come aveva ordinato secoli fa al mio antenato."
Rispose il Kedra Kabuto: "Le Vostre Altezze reali sono benvenute sulla Terra. Perdonate la nostra ignoranza, ma non conosciamo il pianeta Fleed e la sua posizione, la nostra civiltà non ha ancora intrapreso alcuna esplorazione ufficiale fuori dal nostro sistema stellare. Per quanto riguarda il Vostro desiderio di incontrare il sommo Zeus, temo che ci sia necessità di alcuni chiarimenti, ma vedrete le cose con i Vostri occhi, se avrete la compiacenza di seguirci."

Il principe annuì, poi si rivolse direttamente ad Hikaru: "Signora, spero di non avervi offeso con i miei modi. Una caratteristica dei maschi della mia famiglia è la capacità di apprendere telepaticamente la lingua di un interlocutore, ma è necessario stabilire un contatto di pelle ed un legame mentale. Spero che questo non vi abbia arrecato disturbo o offesa." La dottoressa arrossì leggermente, colpita dai modi aristocratici dell'uomo, e rispose: "Nessuna offesa, Vostra Altezza. Sono io a dovervi arrecare un disturbo, come ufficiale medico di questa base: temo di dover invitare Voi e Vostra sorella per una serie di esami medici al più presto, per ragioni di sicurezza."
Mentre il gruppo usciva dall'hangar al seguito dei Kabuto, il comandante disse a Koji: "ora potrai vedere con i tuoi occhi quello di cui stavamo parlando."

Camminando per alcuni minuti nel dedalo dei corridoi della Fortezza, Kenzo si mosse fino una porta. A differenza delle molte altre che avevano attraversato, questa rimase chiusa fino ad un preciso ordine. Quando infine si aprì, il gruppo ebbe accesso ad un hangar che, nonostante la penombra, era chiaramente decine di volte più grande di quello in cui era stato alloggiato Grendizer. Il tenente Hono li attendeva in una sala controlli in cima a quel varco che sembrava estendersi per l'altezza di tutta la Fortezza. Poco dopo il loro ingresso, si accesero tutte le luci. Il gruppo era a diversi piani dal terreno e di fronte a loro si trovava un gigante meccanico di dimensioni spaventose: la testa sopra di loro era grande quasi come l'intero Mazinger Zeta. Il robot di Koji, così piccolo da passare inosservato, era stato trasportato accanto a questo colosso ed era ora circondato da un gruppo di tecnici che lavorava su di esso e sul God Scrander. I colori del mastodontico umanoide erano quelli dei Mazinger.

Guardando la figura torreggiante, il Principe Duke impallidì visibilmente e si voltò con espressione furente verso il Kedra, urlando: "Cosa sta succedendo? Cosa avete fatto al sommo Zeus?" La principessa Maria Grace fissò con espressione concentrata il poderoso corpo meccanico, poi si rivolse al fratello: "Duke, calmati. Percepisco ancora vita nel corpo del sommo Zeus, ma sembra non essere cosciente. Sono sicura che avranno delle esaurienti spiegazioni per tutto ciò." Il tono di minaccia nell'ultima frase non passò inosservato.


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CAPITOLO 7

Duke e Maria Grace rivolsero al comandante Kabuto uno sguardo duro e si disposero ad ascoltare le spiegazioni richieste.
"Innanzitutto perdonate la mia scortesia e permettetemi di fare le nostre presentazioni" disse il comandante "Io sono Kenzo Kabuto, comandante di questa Fortezza. La dottoressa Hikaru Makiba si è già presentata, è il nostro capo ufficiale medico. Il professor Yumi è uno dei maggiori esperti terrestri sull'energia fotonica e sulle sue applicazioni ed accanto a lui c'è sua figlia Sayaka, pilota del robot da combattimento Venus Ace. La dottoressa Tsubasa Nishikiori è un'esperta in bioingegneria. In ultimo, questo è mio figlio Koji Kabuto, pilota del robot Mazinger Zeta, che potete vedere laggiù. Nella sala controllo dell'hangar sopra di noi si trova il mio secondo, il tenente Jun Hono."
Ognuno dei presenti salutò con un inchino, ricambiato con uno sbrigativo cenno del capo dai principi.

Terminate le presentazioni, Kabuto riprese: "Poichè avete avuto contatti in passato con il sommo Zeus, immagino sappiate che egli si trovava qui in quello che per i nostri standard è un passato remoto, in un'epoca in cui la civiltà dominante era quella che chiamiamo civiltà micenea. Il suo dominio però ebbe termine molto tempo fa e lo stesso Zeus, allora venerato come un dio, era divenuto solamente una figura mitologica. Solo una decina di anni fa, secondo il nostro modo di misurare il tempo, abbiamo scoperto che quello che conoscevamo come mito era in effetti realtà. Durante una spedizione archeologica fu ritrovata la base dell'isola di Bardos e ne prese possesso il dottor Hell, uno scienziato terrestre che decise di ritardare la riapertura del portale ed usare la tecnologia extraterrestre per conquistare il mondo. Solo poche ore fa, il dottor Hell è stato sconfitto da Koji e da Mazinger Zeta, e questo ha consentito ai "sacerdoti" di Micene di riaprire il portale."

I principi ascoltavano attentamente il racconto del comandante: "All'epoca della spedizione archeologica, io entrai in contatto con un Kedra e ne fui trasformato come potete vedere, ma in cambio riuscii ad acquisire le sue conoscenze. E' così che abbiamo scoperto che circa tremila anni fa il sommo Zeus si trovava sulla Terra e si oppose allo sterminio della razza umana, autoctona di questo pianeta. Nell'occasione si scontrò con Ade, giunto sul pianeta per rilevare il comando, ed entrambi uscirono dallo scontro gravemente feriti. Zeus decise allora di chiudere il portale di collegamento a questo pianeta, poi scomparve dalla storia terrestre e rimase solo il suo mito. Dopo la scoperta dell'isola di Bardos ci fu chiaro che Zeus e gli altri dei non erano solo leggenda; io lasciai il dottor Hell ed iniziai, sfruttando le conoscenze del Kedra, ad individuare le altre installazioni micenee sul pianeta. Nell'esplorare una di queste trovai il sommo Zeus, quasi in fin di vita per le gravi ferite; sono intervenuto sfruttando tutte le conoscenze del Kedra e la mia esperienza e gli ho salvato la vita, ma da anni il sommo Zeus non è più cosciente. Ancora non ho avuto modo invece di individuare dove si trovi Ade."

Duke prese la parola: "Questo spiega la lunga assenza del sommo Zeus e del sommo Ade. Immagino che voi non conosciate la situazione nel resto dell'universo, quindi cercherò di spiegarla brevemente. Perdonatemi se per ragioni di sintesi non sarò preciso, ma ho appreso la vostra lingua, non informazioni come il vostro modo di misurare il tempo o i nomi con cui indicate le stelle."
Assunse un'espressione concentrata, chiuse gli occhi e riprese a parlare: "In passato si erano formate due fazioni contrapposte: un pianeta aveva costruito un impero militare con mire espansionistiche ed altri pianeti avevano formato un'alleanza federata per contrastarlo. L'esercito dell'alleanza era guidato dai tre grandi generali Zeus, Ade e Poseidone ed ogni soldato era dotato di un corpo meccanico frutto dell'unione delle tecnologie di tutti i pianeti alleati. Maggiore l'abilità di un soldato e la sua importanza nella gerarchia, maggiore la potenza che il corpo meccanico gli conferiva. Ovviamente quindi il potere dei tre generali era maggiore di quello di chiunque altro. Ognuno dei tre generali aveva abitudini ed attitudini diverse: Zeus era un abile diplomatico e stratega, Ade un grande guerriero, ma molto impaziente e poco abituato ad amministrare le risorse; Poseidone era un tattico ed un eccellente amministratore delle risorse. Con la scomparsa degli altri due generali, Poseidone riunì tutto l'esercito e riuscì con una lunga guerra a sconfiggere il nemico; purtroppo ne approfittò per assumere il potere e divenire un dittatore. Da allora alcuni pianeti, compreso Fleed, continuano a lottare contro il dominio di Poseidone: alcuni lottano in nome di Zeus o Ade, altri vogliono solo la propria indipendenza. "
Lanciando una occhiata al corpo di Zeus, il principe continuò: "Prima di giungere qui, il sommo Zeus aveva stazionato su Fleed e si era dimostrato giusto e generoso. Noi fleediani abbiamo continuato a ricordarlo e sperare nel suo ritorno, tenendo sotto controllo i collegamenti verso il settore in cui si era recato alla sua partenza da Fleed. Abbiamo bisogno di lui per poter affrontare l'esercito di Poseidone e riportare l'equilibrio. Anche le truppe di Poseidone stanno controllando questo settore, pronti ad impedire il ritorno degli altri generali."

Koji, che fino a quel momento non aveva tolto gli occhi dai lavori intorno a Zeus ed allo Zeta, mostrò di aver ascoltato: "Principe Duke, sono sicuro che appena possibile Zeus interverrà anche in Vostro aiuto, ma se non risolviamo prima la situazione sulla Terra sarà impossibile fare qualsiasi cosa."

Lo sguardo penetrante della principessa Maria Grace si posò sul giovane terrestre, ma fu ancora il principe a parlare: "Trovo insolito che qualcuno possa sentirsi così sicuro da poter far promesse o prendere decisioni in nome del sommo Zeus, ma credo che tu abbia ragione. Appena il sommo Zeus si sarà ripreso parleremo con lui e gli racconteremo la situazione in dettaglio, ma nel frattempo sarà opportuno difendere questo lato del portale ed evitare che le truppe di Poseidone possano trovare il sommo Zeus ed aggredirlo approfittando del suo stato."

Con una rapida occhiata il comandante Kabuto chiarì a Koji che non era opportuno continuare la discussione; rivolgendosi poi al principe, disse: "Siamo onorati di offrire alle Loro Altezze la nostra ospitalità. Alcuni di noi hanno necessità di riposare dopo una giornata piuttosto dura e, se gradiscono, possiamo assegnare loro degli alloggi e riprendere il discorso dopo un ciclo di riposo."

Con gradi diversi di entusiasmo tutti accettarono la proposta. I principi furono accompagnati dal tenente Hono nella zona alloggi degli ufficiali, dove furono riservate loro due delle stanze più comode. Definire lussuosi quegli alloggi sarebbe stato inappropriato, ma entrambi gli alieni sembravano abituati alla vita militare. Appena si richiusero le porte delle loro stanze, sia Duke che Maria Grace fecero sparire le loro tute da combattimento, rimanendo ciascuno con solo un semplice bracciale al polso ed un medaglione al collo. In perfetta sincronia, si recarono entrambi nei rispettivi bagni ed iniziarono una lunga doccia.

Dopo la doccia, Duke e Maria Grace erano sdraiati nelle stanze che erano state loro assegnate, entrambi con gli occhi chiusi. Chi li avesse visti in quel momento avrebbe potuto pensare che i due non si sentissero a proprio agio in quell'ambiente per loro sconosciuto; il motivo che la spingeva ad astrarsi dal luogo in cui si trovava era in effetti ben diverso.
Dopo alcuni istanti di concentrazione, Maria Grace stabilì facilmente il contatto con il fratello. Il corridoio tra le loro stanze era poca cosa già rispetto alla distanza tra gli abitacoli di Grendizer, nemmeno confrontabile con le distanze che avevano attraversato nelle loro conversazioni durante le numerose battaglie. Questa loro capacità li aveva già portati altre volte ad affrontare missioni diplomatiche e la vita di corte aveva ben impresso nei due principi la capacità di districarsi nelle mille pieghe delle conversazioni non telepatiche. "Duke, perchè non hai voluto mettere alle strette quell'essere? hai sentito anche tu che ha omesso molto della verità."
"Siamo appena arrivati tra loro e non si fidano di noi. Noi perchè stiamo parlando telepaticamente senza che loro possano saperlo, Maria?"
"Hanno fatto qualcosa di strano al sommo Zeus, come possiamo fidarci di loro?"
"Appunto" Pur non vedendo il volto del principe in quel momento, Maria sapeva che stava nascondendo un leggero sorriso ironico.
"Maria, costoro sono indietro di millenni rispetto alla nostra tecnologia, eppure alcuni di loro hanno saputo padroneggiarla ed integrarla. Credo che possano essere degli importanti alleati nella nostra guerra, ma, come ha insegnato il sommo Zeus, dobbiamo creare un rapporto di fiducia. E non si può chiedere fiducia se non si è pronti a darne in cambio: dobbiamo costruirla insieme. Per questo ho deciso di permettere a quella dottoressa di visitarmi."
"Ma, Duke, e se fosse una trappola?"
"So che te ne accorgeresti e mi copriresti le spalle, come sempre. Anche tu hai visto la strumentazione: la gravità su questo pianeta è circa due terzi di quella di Fleed, quindi rispetto a loro siamo più forti e più veloci. Inoltre quando li ho esaminati per trovare il miglior contatto per apprendere la loro lingua ho sentito una mente piacevole: è una persona gentile, non vorrà farmi del male se non si sente in pericolo. E poi come ufficiale medico potrebbe avere qualche informazione utile in più sullo stato del sommo Zeus ed essere pronta a condividerla più del comandante."

"Come desiderate, Vostra Altezza Reale." i pensieri di Maria avevano assunto quel suo tono sarcastico che Duke conosceva bene: ora era lei a sorridere, pensò il principe.
"In effetti Maria, ora che ci penso devo ammettere che non pensavo di trovare una specie così simile alla nostra su questo pianeta. Dovremo fare delle ricerche anche su Fleed per capire se ci sono stati contatti in passato. Trovo curioso il taglio di occhi di molti di loro, ma non brutto, direi."
"Ed immagino che l'esame medico dovrà essere molto accurato, vero fratellone? Cerca almeno di schermarti meglio, questa volta..."
"Scusatemi, principessina, non volevo mettervi in imbarazzo. Ma chi non si era schermata quella volta che eravamo sul pianeta dei lupi? Dalle urla nella tua testa pensavo ti stesse sbranando. Ora sarà meglio che vada a vedere dove posso trovare la dottoressa; in effetti, sarà il cambio di campo gravitazionale, ma faccio un po' fatica a dormire."
il principe dai capelli verdi si alzò dal letto, riattivò la tuta ed uscì dalla stanza, lanciando un'occhiata divertita in direzione della porta della sorella.

Muovendosi con passo silenzioso ed aggraziato, simile al suo modo di combattere, Duke raggiunse rapidamente il centro medico e chiese notizie della dottoressa Makiba. L'infermiera di turno aveva ricevuto precise istruzioni ed accompagnò il principe in una stanza: nonostante l'ora tarda, la dottoressa era al lavoro e stava visitando un ragazzo che presentava diverse ferite e lesioni. L'infermiera annunciò la loro presenza e Hikaru si voltò verso la porta, accogliendo l'affascinante alieno con un sorriso cordiale: "Vostra Altezza, sono lieta di vederVi, ma non era necessario che Vi disturbaste con tanta sollecitudine."
"Nessun disturbo, dottoressa" - rispose Duke, sorridendo a sua volta - "spesso faccio un po' di fatica a dormire alla prima notte su un pianeta alieno. Aveva chiesto di potermi visitare ... se per lei va bene possiamo procedere anche subito. E se siamo d'accordo, credo che potremmo essere anche meno formali, almeno in privato. Sul nostro pianeta i titoli vengono usati nelle cerimonie ufficiali e negli incontri di protocollo, ma normalmente si utilizzano semplicemente i nomi. Tra l'altro trovo il tuo nome una bellissima descrizione del vostro pianeta, molto adatta per quel poco che ho visto dall'alto fino ad ora."

Hikaru lo guardò incuriosita: "Grazie del complimento ... Duke. Se vuoi seguirmi, possiamo andare nel mio studio. Lì non disturberemo nessuno e potremo parlare comodamente." Dopo un'ultima occhiata alla strumentazione cui era collegato Blade, la dottoressa lasciò la stanza, seguita dal principe alieno.

Entrarono nello studio, distante pochi metri. Hikaru fece accomodare Duke su una sedia di fronte alla sua scrivania, poi proseguì a parlare: "Perdonami se le mie domande ti suoneranno strane, ma siete i primi extraterrestri con cui entriamo in contatto e sono stupita da quanto siamo simili come struttura, almeno a prima vista. Se non ti dispiace, vorrei farti una visita ed un paio di prelievi per analizzare i campioni e confrontarli con quelli terrestri."
"Volentieri: - rispose Duke - sono un combattente per necessità e per obbligo familiare, ma ho una grande passione per lo studio e sono curioso quanto te di conoscere la tua specie."
Per facilitare la visita, Duke si alzò dalla sedia e fece scomparire la tuta, di cui rimase solo il bracciale. Hikaru guardò incuriosita il medaglione al collo, poi non potè non notare che la similitudine nella struttura era decisamente elevata.

Era passata circa mezz'ora da quando Duke aveva lasciato la sua stanza, quando Maria percepì una sensazione familiare e sorrise sorniona; lei quella notte decise di sforzarsi e dormire tranquilla.

I principi fleediani avevano spiegato che l'Antigravity Storm di Grendizer era studiata appositamente per destabilizzare i portali di trasferimento e che alle truppe di Poseidone sarebbe stato necessario riallineare il sistema. Sulla terra avrebbero avuto circa 48 ore di tempo per organizzare la difesa. Tutto il personale era affaccendato con i preparativi. Blade si stava riprendendo rapidamente e nella sua stanza si incontrarono più volte Koji, Duke e Maria Grace per confrontarsi sulle tattiche di combattimento e capire come cercare di coordinarsi sul campo di battaglia.
Duke fece anche qualche prova al simulatore della sala ricreativa, tra gli sguardi incuriositi ed ammirati dei presenti.
Shiro e Goro iniziarono a litigare sulla bravura dei tre ragazzi, e fu solo l'intervento di Danbei, accompagnato dal gruppo di Kuroganeiya che lo aiutava anche in cucina a riportare un po' di ordine nella sala. Dopo qualche urlo di Danbei, sotto gli sguardi minacciosi dei cinque, la fila per le scommesse si compose ordinatamente e tutti riuscirono a fare le loro puntate.

La sfida tra i piloti era prossima al termine, quando improvvisamente risuonò l'allarme rosso e l'atmosfera festosa scomparve in un istante: tutti tornarono ad essere dei combattenti pronti a scendere sul campo di battaglia. Duke, Blade e Koji corsero in sala comando, riunendosi con Sayaka e Maria Grace. Quando entrarono, sullo schermo principale erano visibili le immagini trasmesse dai droni.

Nello spazio racchiuso dal photon field il portale si riaprì e si stabilizzò rapidamente. Il primo ad uscirne fu un umanoide grande come il generale nero, con in testa una specie di elmo vichingo, completo di corna. Parte dell'elmo di acciaio divenne trasparente ed all'interno divenne visibile un mezzo busto umano. Vedendolo sul monitor Koji sussultò: "Quello è il dottor Hell!"
Anche la voce che risuonò era quella del dottore: "popolo della Terra: per ordine del sommo Poseidone, assumo il comando dell'intero pianeta. Mie croci di ferro e maschere di ferro, miei fedeli mostri meccanici: combatteremo insieme ai nostri nuovi alleati contro chiunque voglia opporsi al volere di Poseidone.
Alle sue spalle dal portale uscirono altri esseri, dagli aspetti più strani. Voi, sette generali: cercate il sommo Ade e portatelo al sicuro: il sommo Poseidone desidera incontrarlo al più presto."

Il comandante Kabuto attirò l'attenzione dei presenti: "Signori, dobbiamo fermarli ad ogni costo. Se le Loro Altezze intendono combattere, ordino immediatamente di preparare l'hangar per il decollo. Blade, tenente Hono: decollo immediato del Great. Koji, tu vieni con me." Perfettamente sincronizzati i principi alieni gridarono "Andiamo", poi uscirono di corsa seguiti a ruota da Blade; dopo pochi istanti erano in volo. Koji mordeva il freno, costretto a seguire il padre a passo calmo.

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Edited by josomeda - 26/1/2015, 21:52
 
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CAPITOLO 8

Grendizer e Great Mazinger non avevano ancora raggiunto la zona del portale quando le truppe di Hell schierate all'esterno si scatenarono contro i droni: seguendo il loro padrone si erano schierate al servizio di Poseidone ed in pochi istanti annientarono il photon field. Il tenente Hono ricodificò le truppe di Hell come unità nemiche sullo schermo della sala comando, osservando nel frattempo sette segnali che si allontanavano a gran velocità dalla zona del portale, puntando in direzioni diverse.

Quando giunsero in vista del campo di battaglia, i robot decollati dalla Fortezza delle Scienze furono assaliti da un terrificante attacco aereo e contraereo: i mostri meccanici volanti del dottor Hell e quelli tra gli alieni usciti dal portale che erano in grado di volare li circondarono in pochi istanti, mentre missili, raggi ed altri colpi li bersagliavano da terra. Ognuno dei nemici attaccava senza curarsi dei propri compagni, ed il Great e Grendizer erano costretti a continue schivate e manovre per evitare gli attacchi incessanti, senza riuscire inizialmente a tentare alcun contrattacco: solo le capacità dei piloti permettevano ai due difensori della Terra di non subire danni, mentre gli attaccanti, nella loro furia, falciavano compagni senza curarsene.

Dopo alcuni interminabili secondi in queste condizioni, Duke aprì le comunicazioni dal Grendizer e prese il comando della battaglia: "Great: in volo radente inizia ad eliminare le unità antiaeree nemiche; Maria assumi il comando diretto dello Spacer e concentrati sulle unità volanti; io scendo con il Grendizer a terra ad affrontare le unità terrestri."
"Ricevuto" risposero all'unisono Blade e Maria.

Il Great sfoderò le spade e si lanciò verso terra a velocità impressionante, mulinando colpi rapidi e precisi contro quei nemici che cercavano di fermarlo.
A pochi metri dal suolo iniziò a volare orizzontale e tempestare di raggi fotonici i nemici impegnati nell'attacco, continuando intanto a colpire con le lame ogni avversario a tiro. Quando un gruppo di nemici si organizzò per circondarlo e bloccarlo, il Great fermò improvvisamente il suo volo e prese a roteare su se stesso, vomitando raggi fotonici dagli occhi e onde termiche dal petto; i nemici attorno a lui presero a cadere come mosche senza riuscire a ribattere a quell'offensiva selvaggia.

Mentre dallo Spacer si staccavano i dischi con le lame rotanti, Grendizer uscì dal suo alloggiamento e si lasciò cadere a terra. Prima ancora di toccare il suolo, Duke fece sganciare le braccia del robot, spalancando le punte come lame e facendo scaturire dal dorso delle mani micidiali raggi di energia; si lanciò quindi in corpo a corpo contro un gruppo di nemici, tempestandoli con raffiche di calci micidiali. Le braccia intanto continuavano a volare vicino al suolo, tranciando i nemici più vicini e facendo esplodere con i raggi quelli più lontani.

Lo Spacer volteggiava sopra il campo di battaglia, schivando gli attacchi che continuavano a sconvolgere il cielo e sferrando a sua volta assalti micidiali contro le unità volanti dell'esercito nemico. La schiuma corrosiva fuoriusciva continuamente dagli ugelli alla base del timone, mentre i piccoli piattelli rossi volteggiavano rapidi intorno al disco fleediano, fungendo insieme da barriera di difesa e temibile arma offensiva, emblematiche delle tremende capacità aliene: con agilità si opponevano ad ogni colpo, rendendolo inefficace, con forza squarciavano ogni nemico che tentava di avvicinarsi e con precisione abbattevano gli avversari più lontani, sparando missili dalla loro sezione centrale.

Al violento contrattacco terrestre gli avversari risposero rapidamente: grazie alle straordinarie capacità del suo nuovo corpo meccanico, il dottor Hell era in grado di coordinare e comandare le sue schiere sfruttando al meglio la sua abilità strategica, come mai aveva potuto fare con l'ausilio dei suoi pur fedeli collaboratori. Le Maschere di Ferro, fedeli fino alla morte ai voleri del loro signore, si radunarono attorno a Grendizer e cominciarono a tentare di arrampicarsi come formiche addosso ad un leone, facendo esplodere granate ed esplosivi senza alcuna cura della propria salvezza. I loro sforzi non riuscivano a danneggiare la corazza del robot, ma complicavano manovre e movimenti perfino ad un pilota abile come Duke Fleed, costringendolo a richiamare le braccia del robot per difendersi dal loro sconvolgente attacco. Le Croci di Ferro iniziarono a bersagliare la testa del colosso fleediano con ogni arma disponibile, mirando alla cabina con fucili, cannoni, razzi ed ogni altro elemento in grado di disturbare la visuale e la concentrazione del pilota alieno. Alcuni mostri, approfittando della situazione, afferrarono Grendizer e lo fecero precipitare a terra, sommergendolo.

Numerosi nemici si scagliarono dal cielo contro il Great, per colpirlo da tutti i lati contemporaneamente. Un mostro guerriero si mosse rapidamente verso le gambe del Mazinger e le afferrò con alcuni tentacoli, mentre altri lo afferravano con braccia, catene, fruste ed ogni genere di protuberanza. Blade fece partire i pugni con le spade, tagliando ogni legame che lo opprimeva, ma un colossale umanoide che sembrava un gladiatore romano catturò le braccia volanti con una rete, trascinandole a terra; una nuova ondata avvolse il robot terrestre, che cercò inutilmente di sollevarsi in volo. Uno stormo di mostri meccanici carichi di esplosivo precipitò addosso al Great, avvolgendolo in una terrificante sequenza di esplosioni.

Decine di UFO di piccole dimensioni si disposero attorno allo Spacer in una formazione sferica perfettamente ordinata ed iniziarono a bombardarlo di raggi da ogni angolo. Nemmeno i piattelli rossi riuscivano a proteggere il disco volante da questo attacco coordinato e Maria Grace, mostrando a sua volta notevoli abilità come pilota, richiamò le lame rotanti e prese a muoversi rapidamente sopra al campo di battaglia. Due mostri guerrieri, uno dall'aspetto di arpia e l'altro che sembrava un gigantesco insetto, afferrarono le ali dell'astronave, nel tentativo di bloccarla. Maria fece partire nuovamente le lame rotanti ed indirizzò contro di esse i getti di schiuma corrosiva; ruotando come due eliche i dischi deviarono le terribili ondate di liquido contro i nemici abbarbicati alle ali, facendoli contorcere ed urlare per il dolore. I mostri guerrieri precipitarono, esplodendo prima di schiantarsi al suolo; altri avevano già preso il loro posto ed iniziarono a trascinare il disco verso il portale.

Il Gran Maresciallo Hell osservava compiaciuto lo svolgersi degli eventi; quando percepì un oggetto di grandi dimensioni che si allontanava a velocità elevata dal punto in cui stimava essere in quel momento la base nemica decise di lasciare ai generali il compito di affrontare quella nuova minaccia, che sembrava dirigersi ad inseguire qualcuno di loro. Aveva assegnato loro il compito di trovare Ade, indicando a ciascuno una delle possibili posizioni a lui note ove cercare il potente generale che essi un tempo seguivano; il compito poteva sembrare banale, ma aveva spiegato che in realtà ognuno di loro avrebbe dovuto affrontare qualunque mezzo inviato dai terrestri a sbarrare il loro passo. Era certo che la famiglia Kabuto avrebbe organizzato qualche forma di resistenza e non intendeva farsi sconfiggere ancora.

Con Venus ancora non operativa, Sayaka era costretta a rimanere alla base e poteva solo seguire a distanza l'evolvere della battaglia. Visualizzò sul monitor della sua postazione la situazione e studiò con trepidazione l'ultimo segnale partito dalla Fortezza che si avvicinava rapidamente ad uno dei sette nemici che si stava allontanando dal portale. In pochi secondi i due puntini sullo schermo erano sovrapposti, poi rimase solo il mezzo amico; nel suo auricolare le giunse chiara e tranquilla la voce di Koji: "Bersaglio numero uno abbattuto: era un brutto scarafaggio e l'ho schiacciato... tutto sembra funzionare perfettamente, e non c'è neanche da paragonare la potenza dello Zeta."
Il puntino che rappresentava Koji ripartì all'inseguimento di un nuovo obiettivo, lanciandosi ad una velocità di quasi mach 10.

L'UFO inseguito da Koji entrò nel campo visivo di una telecamera accessibile alla Fortezza, permettendo al tenente Hono di visualizzarlo direttamente: si trattava di una specie di pesce con alcune caratteristiche antropomorfe. Dopo essersi mosso in volo sopra alla terraferma, il mostruoso anfibio si tuffò nel lago sotto di sè, scomparendo dal radar. Erano trascorsi solo pochi istanti quando il colosso pilotato da Koji arrivò nella stessa zona; Sayaka udì la voce del suo ragazzo, segnata dalla foga della battaglia, gridare impetuosa "God Typhoon!". Dalla griglia sul volto del gigantesco robot scaturì un getto d'aria così potente che l'intero contenuto del lago venne sollevato fino a creare una tromba d'acqua; rapidamente Koji individuò il guerriero nemico sballottato nel suo tifone ed agì senza esitazione: "Raggi fotonici!!!"
Una raffica di appena qualche frazione di secondo fu sufficiente ad annientare l'avversario, che iniziò a fondere tra atroci grida di dolore, prima di esplodere con un boato fragoroso. Koji si lanciò all'inseguimento del bersaglio successivo senza lasciar trascorrere nemmeno il tempo di far precipitare al suolo i frammenti del nemico distrutto.

Dal cumulo di esseri che aveva sommerso il Grendizer iniziarono a filtrare lampi multicolore ed i nemici iniziarono a schizzare verso l'alto; alcuni di loro andarono a colpire i mostri che bloccavano lo Spacer, altri precipitarono rovinosamente a terra. Il principe fece abilmente sollevare il suo robot con una rapidissima piroetta, sfruttando il movimento per abbattere altri avversari; nel frattempo lanciò le lame sulle spalle per tranciare alcuni dei nemici in volo, facendole poi tornare come boomerang a formare la Double Harken. Danzando aggraziato in mezzo ai mostri, il guerriero alieno mieteva vittime con le sue falci, fino a quando non ebbe fatto il vuoto intorno a sè.

Koji raggiunse in breve il successivo guerriero alieno: un volatile con grandi ali scure ed un lungo becco aguzzo, che lo sentì arrivare e si voltò a fronteggiarlo; sul petto del mostro un volto quasi umano fu attraversato da un'espressione di terrore, quando riconobbe dinanzi a sè il corpo del sommo Zeus.
Riprendendosi dallo sgomento, il generale alieno inviò un rapido messaggio al Gran Maresciallo, cercando nel frattempo di attaccare quello che era stato uno dei tre supremi comandanti: dalle sue ali partì un nugulo di missili simili a piume, che si infransero sulla corazza di Zeus senza alcun effetto. Koji fece puntare il dito del suo nuovo alleato meccanico sul mostruoso volatile, quindi gridò "Diviiiine Lightiniing!!!!!". Quasi memore del suo ruolo mitologico, il colossale difensore del genere umano scagliò dal dito una scarica elettrica che investì in pieno il nemico, che sul monitor di Koji era designato "Birdler".
Contorcendosi e gridando in agonia, il gigantesco uomo uccello iniziò a precipitare, mentre fiamme e fumo fuoriuscivano da ogni sua giuntura e dalle sue quattro orbite ormai svuotate. Koji attese giusto il tempo necessario a vedere i resti schiantarsi al suolo e disintegrarsi prima di partire a caccia di una nuova preda.

Quando il fumo delle esplosioni si diradò, il Great era ancora in piedi, avvinghiato dalle carcasse dei numerosi nemici e cosparso di segni a causa delle schegge. Senza perder tempo Blade fece comparire una lama sulla gamba del suo Mazinger e sferrò un calcio al gladiatore, mozzandogli le braccia e facendo cadere la rete. I pugni del robot terrestre tornarono rapidamente ad agganciarsi ai gomiti e Blade si scatenò in un feroce corpo a corpo, abbattendo ogni avversario che gli capitava a tiro. Mentre i mostri meccanici continuavano il loro attacco, incuranti della distruzione dei loro compagni, i nuovi esseri arrivati dal portale, presi dal panico, iniziarono a cercare di sfuggire alla furia selvaggia del difensore della Terra.

Koji guidò Zeus fino a raggiungere una specie di centauro che, lento e possente, galoppava nel cielo . La testa ferina posta sopra al torso umanoide annusò l'aria ed una voce bassa e profonda sembrò uscire dal volto incastonato al centro del petto: "Tu non sei il vero Zeus, sei solo una sua pallida copia. Non pensare di farmi paura."
Koji consultò rapidamente il monitor, attivò l'altoparlante e rispose: "Generale Rygarn, Zeus ha deciso di proteggere questo pianeta e la razza umana ancora millenni fa: io guido la sua forza per rispettare il suo volere e non sarai tu a fermarci. Zeeeetaaa Puunch".
Con un fragoroso boom sonico il braccio destro dell'antico dio si staccò, lanciandosi contro il malcapitato avversario. Lo attraversò squarciandone il corpo ferino senza nemmeno rallentare. Mentre frammenti di metallo e materia organica si riversavano al suolo, il volto umano sul petto potè solo ammettere la sconfitta: "La forza del sommo Zeus è ancora immensa, Gran Maresciallo, fate attenzione."
Koji tornò a studiare lo schermo e riuscì a rintracciare solo due dei tre generali rimasti: entrambi apparentemente avevano invertito la rotta; non riuscendo a trovare l'ultimo dei sette, si lanciò a sua volta verso la zona del portale.

Maria approfittò del momentaneo stordimento degli esseri che bloccavano lo Spacer per iniziare una serie di manovre rocambolesche e seminare gli avversari, quindi si tuffò nuovamente all'attacco: con le lame rotanti, i missili e la schiuma corrosiva sbaragliava schiere di nemici apparentemente senza sforzo. Osservandoli sul monitor, il tenente Hono si rese conto di quanto i due mezzi alieni fossero coordinati come una coppia di ballerini: i colpi di Grendizer da terra e dello Spacer dal cielo si incrociavano in una coreografia di distruzione, in cui i nemici erano vittime quasi impotenti. Sommando i loro sforzi a quelli del Great, i principi rapidamente sbaragliarono il grosso delle truppe avversarie e si prepararono ad aggredire il Gran Maresciallo.

Nel cielo, al fianco del comandante delle truppe di Poseidone si aggiunsero un umanoide con testa e coda di drago ed uno scheletro con una tunica strappata che brandiva una falce; di fronte a loro, il Great si sollevò in quota e Grendizer spiccò un balzo, posandosi poi in piedi sullo Spacer in perfetto equilibrio.

Il drago vomitò una fiammata contro la testa del Great, costringendolo ad una rapida schivata. Il guerriero dall'aspetto di spirito si scagliò invece contro Grendizer, costringendolo ad incrociare con lui le lame in un duello serrato. Il Gran Maresciallo osservava gli scontri, aspettando il momento per intervenire in aiuto dell'uno o dell'altro in modo decisivo, quando nel cielo comparve anche Zeus, improvviso come una folgore.

I principi fleediani rimasero sorpresi dall'inattesa comparsa del loro antico protettore; il loro avversario ne approfittò per disarmare Grendizer. Il fendente successivo stava per tranciare la testa del robot fleediano, ma lo Spacer si capovolse ed il mecha si lanciò verso il suolo, afferrando l'arma che stava cadendo. Con un rapido movimento del braccio, Grendizer scagliò la Double Harken contro lo spettro, tagliandolo in due senza dargli tempo di proferire alcun suono e posandosi infine a terra con un perfetto volteggio.

Questa volta fu il generale drago a rimanere sorpreso, e Blade ne approfittò per colpirlo con una micidiale serie di scariche elettriche, tramortendolo. Senza dare al rettile il tempo di riprendersi, il Great scagliò la sua piastra pettorale come un boomerang arroventato, decapitandolo.

Nelle radio dei robot in difesa della Terra si udì la voce del comandante Kabuto: "E' il momento di concludere questa battaglia. Principe Duke, cercate di chiudere il portale, al Gran Maresciallo penseremo noi; Blade e Koji: usate la modalità B in modo congiunto."
Il Great prontamente intraprese la trasformazione; intanto Grendizer si riposizionò sul disco e si diresse rapido verso il portale.
Dopo pochi istanti Zeus afferrò il corpo del Great, ora l'elsa della colossale spada.

Le abilità strategiche del dottor Hell ora gli servivano a poco, la sua capacità come combattente non era sufficiente a contrastare la forza di Zeus guidata dal fervore di Koji: lo scontro era chiaramente sbilanciato ed in breve tempo lo scienziato divenuto cyborg fu in difficoltà. L'uncino che usava come arma fu spezzato da un fendente di Zeus, ed il Gran Maresciallo tentò di darsi alla fuga. L'attacco successivo spezzò in due la testa dell'ultimo comandante di Poseidone, tranciando a metà anche il torso di Hell.

I piloti che combattevano per il futuro del genere umano non ebbero nemmeno il tempo di gioire per quella vittoria: nel cielo sopra la Fortezza della Scienza si aprì un nuovo squarcio e ne uscì l'ultimo dei generali. L'armatura chiara che ne costituiva il corpo sembrava quella di un cavaliere medievale, impressione accentuata dalla spada che potava al fianco. La fiamma, posta come un pennacchio sull'elmo, si agitò e dallo squarcio alle sue spalle uscì Ade, immenso e terribile come se nulla gli fosse accaduto nella battaglia con Zeus migliaia di anni prima. Solo l'odio nella sua voce chiarì che di quello scontro aveva conservato ben dura memoria: "Zeus, maledetto traditore! E' giunto il momento della resa dei conti."

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CAPITOLO 9

Ade impiegò un solo istante a guardarsi intorno e voltarsi per fronteggiare Zeus, ma subito si fermò. Nell'angusta cabina posta nella fronte del colosso, Koji sentiva un rivolo di sudore gelido scorrergli sulla schiena all'interno della tuta. Nella sua testa serpeggiavano i ricordi del tremendo scontro svoltosi in un passato ormai remoto, ma che egli aveva vissuto solo di recente durante il viaggio nella colonna micenea; percepiva quanto la furia dell'antico signore della morte fosse cresciuta nei millenni e gli sembrava addirittura che fosse quella furia ad alimentare le fiamme nelle fauci di Ade.
Gli occhi del grande distruttore si fissarono sulla fronte di Zeus, scrutando con estrema attenzione esattamente lo stretto spazio ove si trovava Koji, invisibile all'esterno.
La risata di quello che era conosciuto come signore degli inferi risuonò, persino più spaventosa ed agghiacciante del suo grido di sfida, poi Ade parlò con tono beffardo: "Voi miserabili esseri credete di ingannarmi con un simile espediente? O forse siete così stolti da pensare di poter veramente dominare la forza di Zeus con le vostre capacità limitate? Voi che pretendete di manovrare Zeus come una marionetta cadrete per primi, poi in un momento i vostri compagni vi seguiranno."
Gettò poi una rapida occhiata a Grendizer, che in piedi sullo Spacer bombardava il portale, e disse: "Generale Juri Caesar, tu occupati dei principi di Fleed. Quando avremo finito qui andremo a parlare con Poseidone."

Koji avvampò di rabbia per lo scherno di Ade: "Ascoltami bene, Ade: Zeus ed io ti abbiamo sconfitto insieme in passato ed anche questa volta saremo noi a vincere. Zeta Punch!"
Il braccio sinistro di Zeus partì all'improvviso, ma Ade con un rapido movimento estrasse la spada-frusta e deviò il colpo senza sforzo, facendo poi scaturire una fiammata dalle fauci nel suo petto all'indirizzo dell'antico rivale. Schivando agilmente il getto incandescente, Koji richiamò a sè il pugno volante e si avvicinò al mortale nemico.

L'ultimo rimasto dei sette generali si lanciò all'inseguimento di Grendizer e dello Spacer, estraendo la spada che portava al fianco. Si fermò a qualche decina di metri dal disco fleediano ed iniziò ad attaccarlo scagliando piccoli missili dalla punta delle dita. I colpi non avevano effetto sulla corazza del robot, ma riuscirono ad attirare l'attenzione dei combattenti alieni.
Grendizer interruppe l'Antigravity Storm e cercò di colpire il suo aggressore con una scarica di Hand Beam, più per studiarne le reazioni che con una reale speranza di danneggiarlo: Duke e Maria conoscevano di fama Juri Caesar e sapevano di dover affrontare un avversario pericoloso.

Nel frattempo Ade e Zeus continuavano il loro duello: Koji cercò di sferrare un pugno al volto del suo avversario, ma questi parò agilmente l'attacco e rispose con un colpo dei suoi artigli, lasciando un profondo solco sul torace scuro di Zeus. Arretrando leggermente, il terrestre rispose con un ampio fendente della sua spada, costringendo Ade ad una schivata repentina. Sfruttando lo spazio guadagnato, Koji fece scaturire una scarica elettrica che colpì con fragore il torace di Ade, purtroppo senza causare danni evidenti. Riducendo nuovamente la distanza, Zeus tentò una stoccata dall'alto, cui Ade rispose con una perfetta parata, non senza scendere di quota per attutire l'impatto. Continuando lo scambio, i due esseri divini finirono per atterrare e proseguire lo scontro al suolo.

Nello spazio aereo in prossimità del portale nuovamente collassato, lo scontro tra Grendizer e Juri Caesar proseguiva altrettanto feroce: la corazza del miceneo resisteva alla pioggia acida ed ai missili dello Spacer, rendendo quasi inutile per Maria sferrare un attacco. Duke non riusciva invece a portare a segno alcun colpo: la difesa con la spada del generale umanoide sembrava assolutamente impenetrabile, ed ogni attacco vibrato con la Double Harken era deviato da un colpo della lama.
Il generale portava alla cintola due piccoli razzi, che usava solitamente per volare. All'improvviso i due cilindri si sganciarono dalla cintura del loro padrone e cominciarono a volteggiare intorno a Grendizer, sparando scariche di raggi. Duke, costretto a chiudersi in difesa, separò i due uncini ed iniziò ad usarli per parare le raffiche e le stoccate dell'avversario, che lo tempestavano a ritmo incessante. Maria lanciò gli Spin Saucers in una mossa a tenaglia, riuscendo a schiacciare tra le due lame uno dei razzi di Juri Caesar. Duke approfittò del momento per distruggere il secondo con una scarica di Space Thunder, esponendo però il fianco al generale nemico, che colpì il corpo di Grendizer con una violentissima stoccata. Solo l'ancoraggio magnetico allo Spacer salvò il robot di Duke da una rovinosa caduta.

Intanto i due titani seguitavano a scambiarsi colpi tremendi con le loro armi, tanto che Koji cominciò a preoccuparsi per Blade, chiuso nell'elsa della sua spada: "Blade: qui Koji. Come va lì?"
"I sistemi di ritenuta sono stati migliorati, Koji, continua senza preoccuparti di me", rispose il giovane battagliero; al ragazzo ai comandi di Zeus non era però sfuggito lo sforzo con cui Blade cercava di nascondere la fatica, quindi decise di cambiare tattica ed iniziò a schivare i colpi invece di pararli. Purtroppo, nonostante l'abilità naturale di Koji e le straordinarie capacità del corpo di Zeus, la precisione e l'esperienza di Ade sembravano avere la meglio. Un colpo della lama-frusta fiammeggiò vicino agli occhi del rinnovato titano e Koji schivò all'indietro, esattamente come previsto da Ade: un rapido movimento del polso richiamò la frusta fiammeggiante, che si avvolse attorno alle gambe di Zeus. Sbilanciato e bloccato, il colosso rovinò a terra.
Ade si avvicinò per sferrare il colpo di grazia.

Volteggiando nel cielo in equilibrio sullo Spacer, Grendizer continuava il suo scontro con Juri Caesar: Duke e Maria avevano sentito racconti sull'abilità del generale, e stavano scoprendo come questi rispondessero al vero. Il generale miceneo si muoveva in modo insospettabilmente rapido ed elegante, opponendo la sua spada ad ogni assalto che Grendizer portava con la Double Harken con una tale facilità da mettere a disagio Duke, che iniziava a preoccuparsi per l'esito dello scontro. Solo la preveggenza di Maria, che fece compiere allo Spacer una manovra repentina, permise a Grendizer di schivare un attacco che avrebbe potuto danneggiare gravemente la cabina di Duke: raggi letali erano partiti da tutti gli occhi del miceneo contemporaneamente, colpendo violentemente il torace del robot fleediano.
Convinto di aver sferrato un l'attacco letale, Juri Caesar aveva abbassato la guardia e Duke approfittò dell'attimo di distrazione: sfruttando la posizione superiore sferrò un poderoso calcio alla testa dell'avversario, colpendolo in pieno. Prima che il combattente miceneo potesse riprendersi, Grendizer attaccò il volto nel petto con una scarica continua di raggi dai pugni; dallo Spacer intanto si staccarono le lame rotanti, e con un taglio netto al polso privarono il generale della mano e della spada.
Scattando rapido come un felino, Grendizer sferrò un nuovo attacco con l'Harken, trapassando il petto del nemico da parte a parte appena sopra il volto umano.
Un'ultima espressione di stupore attraversò quel volto, che poi esplose in mille frammenti insieme al resto del suo corpo.

Il comandante Kabuto sapeva che quello cui stavano assistendo era lo scontro decisivo e scelse di giocarsi il tutto per tutto. Rientrando rapidamente nella sala comando, si installò nella propria postazione e prese il comando delle operazioni: "Tutti ai posti di combattimento. Fortezza delle scienze: decollo immediato. Prepararsi a fare fuoco con i cannoni fotonici."
L'ordine risuonò in tutta la gigantesca struttura e tutti scattarono immediatamente; grazie all'ottimo addestramento, ognuno raggiunse la propria posizione in modo rapido ed efficiente, pronto a svolgere il proprio compito fino in fondo.

Dalla baia emerse la gigantesca struttura, ora visibile in tutta la sua mole. La sezione circolare centrale era affiancata da due tozze ali squadrate, mentre la prua sembrava la testa di un colossale rettile e la sezione posteriore sembrava destinata ad alloggiare i motori per il movimento subacqueo. Pur avendo raggiunto la superficie, il colosso meccanico continuava a sollevarsi, fino a staccarsi dal pelo dell'acqua e prendere il volo, muovendosi rapidamente verso il centro della battaglia. Durante il breve volo si spalancarono alcuni boccaporti sulle ali e sulla superficie posteriore, facendo uscire bordate di missili a corto raggio.
Su tutto lo scafo del colosso volante comparvero decine di cannoni che presero a bombardare Ade con raggi fotonici, ma il redivivo condottiero infernale, senza scomporsi, disse: "Questa sarebbe la vostra capacità offensiva? L'unica cosa che potete sperare di offendere è il mio orgoglio, costringendomi a dedicarvi parte del mio tempo."
Con un repentino attacco della sua frusta, Ade annientò molti dei cannoni, poi lanciò una raffica di fiammate dal suo torace, avvolgendo la Fortezza in una sfera di fuoco e costringendola a fermare gli attacchi. Una rapida ma attenta occhiata permise al signore della distruzione di individuare il punto più probabile per collocare la sala comando di quella struttura, quindi scagliò con precisione una serie di missili. La potenza delle sue armi era tale che la corazza della Fortezza cedette come carta, rivelando il ponte di comando. Indirizzando un sorriso beffardo a Zeus, Ade estrasse la seconda spada-frusta e lanciò un attacco al cuore della nave nemica.

La spada nelle mani di Zeus prese a vibrare fin quando, sgusciando tra le dita del gigante, il Brain Condor si catapultò verso la sua base alla massima velocità.
Alla radio, tutti poterono sentire la voce di Blade: "Fortezza delle Scienze: sarà necessario rendere operativo un nuovo Brain Condor. Koji, ora il Great è nelle tue mani, trattalo bene. Tenente Hono ... Jun: è stato bello crescere con te, per piacere sii buona anche con il numero 16, e magari raccontagli qualcosa di me". Dal muso della navicella cominciò a partire una raffica di missili che si abbatteva contro la punta della lama di Ade, inutilmente.

Con un'ultima fiammata dei motori, il Brain Condor accelerò verso il suo destino, schiantandosi contro la frusta e riuscendo a deviarla impercettibilmente. Frammenti scarlatti precipitarono bruciando, mentre Koji sul monitor cercava inutilmente di trovare tracce di Blade.

Gli altoparlanti nella sala comando della Fortezza erano sintonizzati sui canali di comunicazione con i robot all'assalto. Gli ultimi istanti di Blade avevano ammutolito tutti, lasciando sgomento anche il comandante Kabuto, solitamente imperturbabile. Fu nel totale silenzio quindi che riecheggiarono due distinte voci cariche di angoscia e rabbia: "Nooooooo!!!!!" gridava Koji, affranto per la sorte del suo compagno.
Nessuno inizialmente riuscì a capire a chi apparteneva quell'altro grido inarticolato: sembrava quasi un'eco di Blade.

Con un sordo rumore metallico la parete alle spalle di Koji nel cubicolo da cui manovrava il corpo di Zeus si schiuse e prese ad aprirsi. Pur nella foga della battaglia, Koji non potè ignorare quanto avveniva alle sue spalle e si voltò, pronto a difendersi da qualunque aggressore. La mano del ragazzo, già prossima alla fondina, ricadde inerte sul fianco alla vista di ciò che era sempre stato rinchiuso con lui: bloccato da macchinari alieni che si fondevano con il suo corpo, il volto magro circondato di capelli e barba incolti, nella testa di Zeus era innestato un altro esemplare di Blade, decisamente più maturo di quello che Koji aveva appena visto sacrificarsi.

Ade, accortosi del momento di distrazione del suo avversario, scagliò un attacco con la sua spada-frusta, cercando di colpire la testa di Zeus. Koji, ancora sorpreso dalla scoperta, non si era nemmeno accorto di questo assalto, ma Zeus deviò abilmente il colpo con una mossa della spada. Con uno sforzo chiaramente visibile, il Blade redivivo iniziò ad articolare qualche suono, riuscendo un po' alla volta a risultare comprensibile: "Fortezza delle Scienze: qui Tetsuya. Riesco ad accedere alle memorie di Zeus ed anche a muovermi, ma non ho il comando delle nuove armi. Jun, Kenzo, Tsubasa come state?"

Il primo a reagire a quella voce fu il comandante Kabuto: "Tetsuya, ben tornato amico mio, ma ora non abbiamo tempo per parlare. Tu e Koji dovete lavorare insieme o saremo perduti. Koji, lascia a Tetsuya libertà di muoversi come vuole e segui le sue indicazioni per aiutarlo con i sistemi d'arma."
"OK" Risposero all'unisono zio e nipote, poi Tetsuya aggiunse "Koji, sarà meglio che ti allacci le cinture di sicurezza, dovremo muoverci veloci per sconfiggere quel maledetto Ade."

Koji, ancora visibilmente sconvolto dagli ultimi sviluppi, scosse la testa per scrollarsi di dosso la sensazione di stordimento, poi tornò a sistemarsi nella postazione di guida, assicurandosi rapidamente al sedile.
"Bene, signor Tsurugi, sono pronto." disse il ragazzo e posizionò le mani in modo da poter attivare rapidamente qualunque sistema d'arma, lasciando al compagno l'onere di far muovere il titanico corpo dell'antica divinità.

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view post Posted on 16/2/2015, 18:47     +1   -1
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CAPITOLO 10

La Fortezza delle Scienze, danneggiata e vulnerabile a causa degli attacchi subiti, si ritirò in fretta a debita distanza, ignorata da Ade che stava di nuovo studiando Zeus. Conscio che qualcosa nel suo avversario era cambiato, il gigante fiammeggiante riprese l'assalto in modo guardingo, sferrando attacchi prudenti e tenendosi sempre pronto alla difesa.

Tetsuya e Koji, approfittando del ritmo prudente di Ade, iniziarono ad affiatarsi: il primo muoveva il corpo di Zeus in modo sempre più repentino per mettere alla prova la resistenza del secondo, che a sua volta lanciava rapidi attacchi con i sistemi d'arma in totale coordinazione con i movimenti. In breve la loro abilità li portò ad una perfetta sintonia e cominciarono ad attaccare in modo più insistente.

Anche i principi di Fleed erano rimasti attoniti per gli ultimi stravolgimenti: il sacrificio di Blade aveva toccato corde profonde della loro anima, divisa ad ogni combattimento tra lo spirito di sacrificio e l'attaccamento alla vita. Tuttavia il turbamento maggiore era dovuto alla vista di Zeus: il cuore era commosso dal ritorno di quello che per loro era un eroe quasi divino, ma la mente urlava che Kabuto aveva realizzato qualche cambiamento così radicale da mettere a rischio ogni loro speranza. Si ritrovarono a valutare anche l'idea di cercare un'alleanza con Ade per fermare il dominio tirannico di Poseidone; la sua antica fama però non era certo quella del magnanimo Zeus e l'attacco di Juri Caesar non portava buoni auspici. Dopo un rapido dialogo telepatico i due fratelli bloccarono ancora una volta il portale e fecero piazza pulita dei pochi nemici rimasti; dopo aver riunito Grendizer allo Spacer si fermarono, preparandosi ad attendere la fine dello scontro per decidere le mosse future.

Il colossale corpo di Zeus, animato dalla volontà di Tetsuya, si muoveva rapido ed assaltava Ade con fendenti rapidi ed efficaci e nel frattempo Koji scagliava raffiche di raggi fotonici e scariche elettriche; purtroppo gli attacchi sembravano non sortire alcun effetto e l'armatura dell'autoproclamato Imperatore delle Tenebre sembrava indistruttibile. Ade, dopo aver incassato senza batter ciglio l'ennesimo colpo inefficace, si sentì sicuro della propria superiorità e tornò ad uno stile di combattimento più aggressivo, tempestando di frustate Zeus, presto visibilmente messo all'angolo.

Con tono divertito, il gigante dal volto demoniaco si rivolse al suo avversario: "A quanto pare la mia preoccupazione era immotivata: anche se qualcosa è cambiato rispetto a poco fa, resti indegno del nome di Zeus. Siete solo bambini che giocano alla guerra; appena mi sarò liberato di voi prenderò il controllo di questo pianeta. Vedremo se gli altri abitanti saranno abbastanza furbi da non opporre resistenza o se dovrò usare la forza. Penso che tra pochissimo lo scoprirò"

Un getto di fuoco scaturito dalle fauci del generale distruttore colpì in pieno il volto del difensore del genere umano, surriscaldando in un istante l'aria nell'angusta cabina condivisa da Koji e Tetsuya. Questi, a causa della connessione neurale con il corpo gigantesco, sentiva con dolore il riverberare dei colpi subiti, mentre Koji, pur non colpito direttamente dagli attacchi, risentiva del calore e dei sussulti.

Nella cabina risuonò la voce di Sayaka, scossa dalle lacrime: "Koji non arrenderti! Devi farcela e tornare qui in fretta, Shiro ha bisogno di te!"
Concentrato sulla battaglia, il ragazzo all'inizio non prestò attenzione, ma dopo pochi istanti fu assalito da un terribile sospetto. "Sayaka - chiese in tono preoccupato - state tutti bene alla Fortezza?"

La voce angosciata di Jun coprì i singhiozzi di Sayaka: "Abbiamo parecchi feriti lievi a causa degli attacchi subiti, ma ... "
" ... ma Shiro è ferito gravemente. La dottoressa Makiba lo sta stabilizzando, ma avrà bisogno di una trasfusione."

Spronati dalla notizia, i due piloti trovarono nuovo vigore e presero a rispondere ad Ade, ribattendo colpo su colpo. Come già era avvenuto con Koji alla guida dello Zeta, lo spirito battagliero dei due combattenti sembrava infondersi nel corpo gigantesco: le letture degli strumenti posti di fronte a Koji confermavano i dati che Tetsuya riceveva in modo automatico e mostravano una continua crescita della potenza rilasciata dal motore fotonico di Zeus.

Colte da una reminescenza improvvisa, le due anime di Zeus levarono un grido all'unisono: "Zeeetaaaaaa!!!!" ed un fulgore dorato abbagliò per un istante tutti gli spettatori, compreso Ade.

Quando questi riguadagnò la vista, abbandonò di colpo l'espressione ed i toni beffardi, assumendo al contrario un'aria concentrata, come si addice ad un guerriero pronto a confrontarsi con un avversario temibile; iniziò a studiare con rinnovato interesse il gigante che lo fronteggiava, osservando anche il più piccolo dettaglio. Il cambiamento era evidente, poichè ora il suo avversario era tornato a sfoggiare l'antica armatura da battaglia dorata, ma vi erano molti dettagli sconosciuti che era opportuno valutare con cura. Il volto del suo antico compagno d'armi ed avversario era stato sostituito da un elmo, con la bocca coperta di una griglia protettiva e gli occhi splendenti di un bagliore intenso; il mantello, un tempo candido, era ora di un rosso acceso e privo degli spallacci; l'aspetto più impressionante del suo avversario era comunque la serie di piccole scariche elettriche che continuava a sprigionare.

Zeus scatenò senza indugi tutta la sua potenza: un vento impetuoso scaturì dalla maschera sulla bocca e spense la fiamma della spada-frusta come una flebile candela. Il getto di fuoco che scaturì in risposta dal volto nel corpo di Ade fu respinto, circondando il signore degli Inferi senza ferirlo; quando il mostruoso gigante tentò di lanciare alcuni missili dagli occhi sul torace, gli ordigni esplosero un istante dopo la partenza a causa del calore.
Il pugno sinistro di Zeus si staccò dal gomito e centrò la mascella del suo oppositore, facendolo barcollare; Tetsuya approfittò di quell'istante per tranciare con un fendente le mani dell'avversario e concluse il rapido movimento della spada affondandogli la lama nella bocca spalancata sul torace.
Lasciata la presa sulla spada conficcata, il guerriero d'oro arretrò di un passo e le voci dei due piloti risuonarono all'unisono: "Diviiineee Thundeeeer!!!!!!!"

Una folgore abbacinante scaturì dal pugno destro che un tempo era stato Mazinger Zeta, e si riversò sul nemico ferito: questi iniziò a tremare scosso dalla tremenda scarica, poi sulla corazza comparvero delle crepe che in un momento si allargarono. L'armatura di Ade cominciò a sgretolarsi ed i frammenti iniziarono a cadere al suolo, fusi dal fuoco e dall'elettricità. Per un istante fu visibile l'interno del poderoso corpo meccanico, dove era racchiuso un piccolo corpo organico dalle fattezze aliene; infine una esplosione devastante cancellò ogni traccia dell'antico invasore.

Senza un attimo di attesa, Zeus, ora tornato ai colori scuri dei Mazinger, volò verso la Fortezza delle Scienze e Tetsuya posò Koji nella sala comando, aperta e vulnerabile per gli attacchi del defunto Ade. Il ragazzo prese per mano Sayaka e corse trafelato al centro medico, raggiungendo in pochi istanti il capezzale del fratellino.

Il bambino, di un pallore angosciante, era rinchiuso in una gabbia di vetro abbastanza grande da contenere un adulto. Una ferita aperta, larga e profonda, era visibile sul lato destro del torace. Vedendolo in quella scatola Koji ebbe la tragica impressione di trovarsi di fronte ad una bara di cristallo, ma subito si sforzò di scacciare quel pensiero funesto: la piccola maschera per l'ossigeno ed il lieve pulsare della ferita mostravano che Shiro era ancora vivo.

Hikaru, che digitava in modo febbrile su una tastiera, alzò gli occhi per un momento dal monitor e parlò in modo concitato ai due ragazzi appena entrati: "Una grossa scheggia lo ha colpito al torace, trafiggendo il polmone destro e fuoriuscendo dalla schiena. Non ci sono danni alla colonna vertebrale, ma il polmone è collassato ed il bambino ha perso molto sangue. Per fortuna la tecnologia medica della Fortezza è estremamente avanzata: i nanobot hanno fermato l'emorragia, stanno riparando il tessuto polmonare ed ossigenando il sangue in sostituzione del polmone ferito, ma tuo fratello ha perso molto sangue e purtroppo siamo senza scorte di sangue compatibile. Koji, so che sei esausto, ma tu sei l'unico in questo momento che può donare il sangue necessario alla trasfusione."

Senza indugiare un istante il ragazzo gettò via la giacca della tuta da combattimento e scoprì il braccio, in attesa di istruzioni. Ad un ordine di Hikaru, si sedette su una sedia accanto alla minuscola sala operatoria; dalla base della teca fuoriuscì un esile sistema meccanico, su cui era installato un ago. Il robot medico trovò con precisione la vena di Koji, mentre un altro arto artificiale si muoveva all'interno della capsula di vetro, trafiggendo il braccio di Shiro; dopo pochi istanti un flusso scarlatto era visibile nelle cannule racchiuse nelle strutture metalliche. Koji cercò di rilassarsi, mentre la sua mano si stringeva a quella di Sayaka. Stremato dalla battaglia, scivolò in un agitato dormiveglia.

Grendizer atterrò accanto alla Fortezza delle Scienze, all'ombra di Zeus; Duke balzò fuori dallo Spacer e raggiunse Maria davanti al robot. I due si mossero insieme con velocità sovraumana sulla superficie della Fortezza, raggiungendo con pochi stupefacenti balzi lo squarcio in corrispondenza della sala comando. Varcata la falla nello scafo, Duke si guardò intorno con rapidità e si precipitò verso Kabuto, così veloce da non poter essere fermato. Maria si era posizionata per tenere sotto controllo tutti i presenti; entrambi i principi erano pronti ad impugnare le armi.

Lanciando uno sguardo gelido al Kedra, Duke esordì: "Ora pretendo una spiegazione chiara. Niente mezze verità, questa volta, o saremo costretto a considerarvi nostri nemici."

Dall'alto risuonò la voce di Tetsuya, amplificata dal corpo di Zeus: "Principi di Fleed, credo proprio di essere io il più adatto a spiegare la situazione. Ora calmatevi tutti ed ascoltatemi." Il gigante si sedette sul muso della Fortezza, volgendo lo sguardo e la cabina spalancata verso i suoi interlocutori, poi riprese a parlare.

"E' già stato raccontato dello scontro di 3000 anni fa tra Zeus ed Ade. Al termine dello scontro entrambi erano feriti in modo serio e furono costretti a cadere in letargo per consentire ai loro sistemi meccanici di autoripararsi. Purtroppo non era solo il corpo meccanico di Zeus ad essere danneggiato: anche la sua componente organica era pesantemente compromessa, quindi la macchina riuscì a mantenere in vita il suo ospite organico, ma i gravi danni ne avevano alla fine causato la morte cerebrale. Secoli dopo, Kenzo ritrovò Zeus e constatò che la parte meccanica era a punto, ma non potè fare nulla per l'alieno che ne aveva costituito l'anima; allo steso tempo anche io ero in condizioni gravi a causa dello scontro con un Kedra sull'isola di Bardos. Ritenendosi colpevole di quegli avvenimenti, il mio amico cercò di salvarmi innestandomi nel meccanismo ormai rimesso in sesto."

"All'apparenza l'operazione ebbe pieno successo, ma io non mostravo alcun segno di miglioramento; così Kenzo decise di installare un sistema di guida rudimentale nel corpo di Zeus, per consentire ad un pilota di manovrarlo senza esservi connesso in modo permanente. Riuscì a collegare i comandi in modo da simulare i segnali nervosi della componente organica ed aggiunse alcuni nuovi sistemi d'arma, potenziando il già formidabile gigante meccanico. Poi preparò ogni altra cosa per l'arrivo dei micenei."

"In quel periodo prelevò anche alcuni miei tessuti ed iniziò un processo di clonazione per realizzare dei piloti sacrificabili da far combattere in prima linea, abili e pronti come esseri umani ma privi del fardello degli affetti. Hikaru lo aiutò nel processo di clonazione, mentre Jun iniziò ad addestrarli. Nessuno di loro sapeva che in realtà il corpo meccanico stava un po' alla volta guarendo le ferite del mio corpo e preparando il mio risveglio, e nemmeno sospettavano che una parte di me agognava solo di lasciarsi tutto alle spalle e sprofondare nell'oblio. Durante tutto questo periodo, io vivevo ciò che mi accadeva intorno come un sogno, in uno stato di dormiveglia dove i ricordi di Tetsuya, quelli di Zeus e gli avvenimenti presenti si mescolavano senza sosta, generando spesso un tormento di sogni."

"Un giorno alla volta, la mia coscienza si risvegliava, ed io riuscivo ad apprendere i misteri dell'universo e della storia conservati nel magnifico archivio di Zeus." Senza alcuna pausa di esitazione Tetsuya prese a rivolgersi ai principi alieni nella loro lingua madre, modulando con voce profonda i suoni melodiosi del loro idioma; tornando un attimo dopo ad esprimersi in giapponese, continuò: "Spero che questo saluto rituale possa aiutarvi a credere a quanto sto per dirvi."

"Io, Tetsuya Tsurugi della Terra, sono ora il nuovo Zeus: sappiate che sono il centotrentunesimo a portare questo nome e questo manto e che molte volte Ade, Poseidone ed io siamo morti e rinati, infondendo nei nostri corpi meccanici la vita di ospiti nuovi. Ritengo che il cambiamento nell'animo di Poseidone di cui avete raccontato coincida con l'ultima sostituzione del suo elemento organico. Ho potuto sentire anche tutto quello che avete detto in questi giorni e voglio tranquillizzarvi: io, Zeus, fermerò la tirannia di Poseidone e porterò Pace e Giustizia nell'Universo."

I due fratelli, toccati dalle parole di Zeus, si acquietarono rasserenati dalla rinnovata speranza.

"Kenzo, sono sicuro che la Terra potrà essere difesa dai coraggiosi che ti hanno affiancato fino ad oggi. Io partirò con i principi di Fleed per affrontare Poseidone; così il suo esercito sarà comunque costretto ad ignorare questo fronte. Ho bisogno di poter usare il mio corpo al pieno della mia potenza e di padroneggiare le armi che hai aggiunto, è necessario metterci subito al lavoro."
Tetsuya sembrava aver incarnato completamente il ruolo di Zeus, e nessuno ebbe motivo di obiettare alla voce di un antico Dio.

Nei giorni successivi, Kenzo Kabuto, Yumi ed i tre assistenti lavorarono senza sosta per correggere quei piccoli errori che impedivano a Tetsuya di governare i sistemi d'arma in modo indipendente. L'aiuto di Duke Fleed, addestrato a riparare Grendizer sul campo ed appassionato per natura di ogni tecnologia fu determinante. Abituati loro malgrado alla vita frenetica dei campi di battaglia, per Tetsuya ed il principe il tempo trascorso insieme durante i lavori nella cabina di Zeus fu sufficiente per dare origine ad una forte amicizia.

Koji non lasciava quasi mai il fratellino, ma qualche volta approfittava delle visite di Goro per dedicarsi a Sayaka o per incontrarsi con Duke e Tetsuya, sapendo che presto avrebbe dovuto salutarli. Nei momenti che trascorrevano insieme, Sayaka e Koji iniziarono a fare progetti per il futuro, decisero di comune accordi di continuare gli studi e si prepararono a lasciare la Fortezza, pronti ad intervenire nelle future emergenze.

Maria, pur essendo una principessa, si rivelò un compagno d'armi simpatico ed alla mano, stringendo amicizia con tutti i ragazzi e diventando in breve il nuovo bersaglio della rivalità di Boss: le loro sfide al simulatore divennero molto avvincenti ed oggetto di scommesse per l'intero equipaggio. L'inaspettata abilità di Boss e la mole di rottami rimasti sul campo di battaglia convinsero Tsubasa e Kenzo a rivedere il progetto del Borot, che divenne presto una delle macchine da guerra principali nei piani di difesa globale.

Con il comandante occupato nell'allestimento di Zeus, Jun era impegnatissima nella gestione della base, ma riuscì comunque ad organizzare una cerimonia funebre per Blade. Tutti si riunirono per ricordare un giovane generoso e pronto al sacrificio e nessuno si stupì all'idea di un servizio funebre per un costrutto artificiale: la sua vita era stata significativa per tutti quanto la sua morte. Il progetto Blade venne abbandonato su richiesta di Jun: sapeva che sminuire il ricordo del ragazzo che si era immolato per la loro salvezza con una nuova incarnazione avrebbe ucciso lo spirito dei difensori della Terra. Il comandante Kabuto non sollevò alcuna obiezione.

Il professor Yumi, forte della fama mondiale dei suoi studi e dei suoi contatti con il governo giapponese, riuscì in breve tempo ad organizzare un incontro segreto tra Duke Fleed ed i membri del consiglio di sicurezza dell'ONU. Nonostante la giovane età e la mancanza di familiarità con la storia del pianeta, il principe si rivelò un abile diplomatico e riuscì a destreggiarsi nei meandri della politica terrestre, stabilendo all'insaputa della popolazione un'alleanza tra Fleed e la Terra, rappresentata dall'ONU che fu così rivestita di una nuova importanza. Questo patto garantiva alla Fortezza delle Scienze ed al team del comandante Kabuto le risorse e l'autorità per creare una nuova armata di robot, potenziata con le ultime tecnologie micenee e con le conoscenze di Fleed; nel corpo speciale della Fortezza delle Scienze entrarono di buon grado anche Tsubasa e quanti le erano fedeli, mentre l'ispettore Ankokouji fu investito in segreto del ruolo di ufficiale di collegamento. Grazie anche ai traduttori universali, la Fortezza venne messa in grado di comunicare con Fleed e gli altri pianeti indipendenti in modo rapido, garantendo la possibilità di chiedere aiuto e di mantenere vivi i contatti.

Dopo appena due densissime settimane, tutto fu pronto per la partenza e giunse il momento dei saluti. Con la partenza fissata per l'indomani ed un portale monitorato e presidiato da entrambe le parti, l'intero equipaggio della Fortezza potè dedicarsi a celebrare la vittoria con una grande festa. Fu un'occasione perfetta per presentare a Duke e Maria la varietà delle culture terrestri, ben rappresentate nell'equipaggio della Fortezza. Danbei e la sua squadra si dilettarono a preparare prelibatezze da ogni parte del mondo, anche grazie alle ricette che ciascuno suggeriva. La musica ed i balli di ogni genere continuarono per tutta la notte, fino a quando all'alba molti si ritirarono. Shiro, che in pochi giorni era stato considerato fuori pericolo, partecipò con gioia insieme ai suoi amici.

La bellezza dei primi contatti con Hikaru spinse Duke Fleed a trascorrere con lei gran parte del poco tempo libero che gli rimaneva in quei giorni: considerava anche l'amore, come l'amicizia, un bene troppo prezioso per non goderne ogni istante e si sentiva fortemente attratto dal carattere della ragazza, così forte e dolce al tempo stesso. Anche la dottoressa era molto impegnata: i numerosi feriti venivano curati al meglio grazie alle avanzatissime tecnologie della Fortezza, ma lo sforzo era continuo. Per entrambi il tempo insieme era un balsamo per la fatica, e si soffermavano a cogliere il presente senza angustiarsi per l'imminente separazione.

Allontanandosi dalla festa, Duke accompagnò Hikaru verso la sua cabina. Prendendole la mano, le disse: "Perchè non vieni con me e Maria su Fleed? Potresti studiare la medicina degli altri pianeti, scoprirai di certo molte altre cose utili ai terrestri e potresti aiutare altri extraterrestri in visita sul tuo pianeta, magari anche insegnare qualcosa su di voi ai medici del resto della galassia. Sarei felice di farti conoscere i più brillanti medici di Fleed."
Guardando il principe negli occhi, Hikaru rispose: "Non posso lasciare tutto su due piedi... dammi un po' di tempo e cerchiamo di organizzare la cosa, sarò felice di visitare Fleed e conoscere il tuo pianeta, se deciderai di invitarmi tra un po'." Dopo un istante di esitazione aggiunse: "Sai... mio padre è molto legato alle tradizioni e potrebbe rimanerci male se io partissi seguendo un uomo appena conosciuto, ma se l'ufficiale medico della Fortezza delle Scienze ricevesse un invito ufficiale non avrebbe nulla da ridire." Per un istante lo sguardo della terrestre si accigliò, poi riprese esitante: "Su Fleed il principe ereditario non ha qualche obbligo da rispettare? Se davvero lo vuoi, sono sicura che ci vedremo presto, altrimenti..." con dolcezza lo baciò e chiuse la porta alle loro spalle.

Esplorando l'isola di Bardos, Koji aveva trovato un souvenir e quando alla fine della festa accompagnò Sayaka alla sua stanza le fece una sorpresa.
Dalla tasca tirò fuori una sfera metallica e la mostrò alla ragazza tenendola posata sul palmo della mano: "Sai cosa è questa, Sayaka?" Lei, incuriosita, studiò con lo sguardo l'oggetto misterioso, poi scosse la testa.
Koji sorridendo le spiegò: "E' la sfera che era in cima al bastone di comando del dottor Hell, l'ho trovata tra i rottami dell'isola di Bardos l'altro giorno ed ho pensato una cosa: ho sempre l'impressione che tu voglia un po' comandarmi a bacchetta, ed ho deciso di lasciartelo fare."
Prendendo la sfera tra le dita, mostrò che l'aveva fusa ad un anello d'oro bianco e lo infilò al dito della sua fidanzata. Poi la sollevò tra le braccia e la baciò, portandola oltre la soglia della stanza.

Il banchetto ed i balli erano avvenuti all'aperto, per permettere anche a Tetsuya di partecipare a suo modo alla festa. Quando l'uomo vide Jun allontanarsi le mandò un piccolo segnale sul comunicatore, dandole appuntamento nel suo hangar. Solo lui era a conoscenza di molti dei segreti del vicecomandante, che spesso si era recata nell'hangar per confidare a Zeus i propri turbamenti; quando si trovò di fronte al redivivo Tetsuya, la ragazza si sentì in imbarazzo, sapendo che ogni suo monologo era immagazzinato nei ricordi di Zeus. Sollevandola con delicatezza sul palmo della mano, Zeus la fece accomodare nella cabina di fronte a Tetsuya, che potè così parlarle senza gli amplificatori: "Jun, sai che ricordo ogni attimo che hai passato qui a parlare con me. Tutti quei momenti mi hanno aiutato a tornare tra di voi e voglio che tu sappia che mi mancherai moltissimo. Ho chiesto a Duke di lasciare qui un comunicatore personale in grado di contattarmi anche ad anni luce di distanza, è posato sulla consolle vicino a te. Prendilo e, se vuoi, usalo per chiacchierare ancora con me: ora potrò anche risponderti."
Guardandolo commossa, la ragazza prese il dispositivo e lo mise al sicuro in tasca, poi salutò Tetsuya con un bacio sulla guancia ispida.

Al tramonto del giorno successivo Grendizer e Zeus attraversarono il portale, pronti ad affrontare le nuove battaglie che li attendevano. Sulla Terra i loro amici li guardarono partire con lo sguardo velato dalla tristezza di un arrivederci incerto e lontano.

FINE

[Con questo siamo a fine corsa, almeno per un po'. Per i graditissimi commenti, da questa parte... https://gonagai.forumfree.it/?t=69976109&st=120#lastpost ]

Edited by josomeda - 16/2/2015, 19:27
 
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in attesa di prossime scritture, aggiungo qui una piccola sorpresa:

www.dropbox.com/s/h8f9j2mx850smwf/...0Hen-2.zip?dl=0

per chi lo desidera potete scaricare l'ebook della mia prima FF, in formato generico e specifico per i Kindle.
Rispetto alla versione originale ho apportato qualche modifica e revisione, senza grandi variazioni agli eventi ma con nette modifiche nella forma frutto della certosina revisione di qualche compagna di viaggio da queste parti, cui ancora una volta porgo i miei ringraziamenti.
Grazie dell'aiuto shooting_star!

e per ulteriori commenti ci vediamo qui
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Un racconto breve, nelle mie intenzioni un'atmosfera molto diversa da quella dalla narrazione precedente. Per chi vuole, si può vedere come un prologo o un lungo teaser...
nelle mie intenzioni materiale futuro ne ho ;)


Progetto top secret
equipaggiamento potenziante attivato su richiesta



file entry 01

All'improvviso riprese conoscenza. Ogni pensiero era confuso, sommerso da un dolore lancinante, unica sensazione che riusciva a riconoscere. Anche il suo nome era perso nel caos. Finalmente il dolore ebbe la meglio e poté precipitare nel buio.

Ancora dolore e confusione, ma questa volta riuscì a sentire voci intorno a sé e vide una luce, nascosta da un velo che la sua mente non capiva. Un lampo di intelligenza lo spinse a cercare di aprire gli occhi chiusi, ma le palpebre non rispondevano. Fu il terrore a prevalere in quel momento, quando si rese conto di non riuscire a muovere o sentire nulla del proprio corpo. Anche il grido disperato che voleva buttare fuori rimase solo nella sua mente. Quando tornò l'oblio, lo accolse con sollievo.

Un nuovo ritorno in quel non-luogo... questa volta non c'era il dolore, ma la confusione era maggiore. Impossibile seguire un filo di pensiero o richiamare i propri ricordi. Sentiva una luce intensa e delle voci intorno a sé. Una donna ed un uomo, altre voci più distanti. Non capiva. Un odore aprì la strada ad un ricordo... odore di ospedale, non gli era mai piaciuto. Ancora una volta lo associò al dolore dell'appendicite di quando era piccolo. Ma quanto tempo era passato da allora? Una voce disse qualcosa a proposito del paziente, e pochi istanti dopo perse nuovamente conoscenza.

Quando aprì gli occhi era in un corridoio fiocamente illuminato. Non vedeva attorno a sé porte o indicazioni, quindi si alzò ed iniziò a camminare in una direzione a caso. Aveva perso il senso del tempo quando finalmente vide una luce più intensa davanti a se e cercò di correre, ma le gambe pesanti non rispondevano come voleva. Con fatica raggiunse la fine del passaggio e si trovò in un cortile che aveva qualcosa di familiare. Guardandosi intorno iniziò a riconoscere il cortile della scuola e prese ad esaminare le finestre, sperando di trovare qualcuno che gli spiegasse cosa stava succedendo, ma tutto sembrava deserto.
Rimase sorpreso quando alle sue spalle una voce lo salutò: “Ciao, come stai?”
Si voltò di scatto e si trovò di fronte un ragazzino. Dopo una piccola esitazione lo riconobbe: “Ciao Shou, io sto bene. Tu come stai?” La sensazione di non vedere da tempo il suo miglior amico lo spinse a cercare di ricordare, ma tutto sfuggiva alla sua memoria come acqua tra le dita. Abbandonò gli inutili tentativi e disse: “Andiamo a prendere un pallone e facciamo una partita”
Il suo amico gli rivolse un sorriso e si avvicinò. Sembrava molto più grande di come lui lo ricordava e le sue mani lo avvolsero completamente, sollevandolo con attenzione. Poi prese a camminare verso una porta a specchio e disse “Non possiamo giocare a pallone. Non più.”
Shou si fermò davanti alla porta, come in attesa di qualcosa.
Quando finalmente capì cosa il suo amico stava aspettando, si sforzò di rivolgere la sua attenzione al riflesso sulla porta.
Nel vetro a specchio un teschio scarnificato aveva preso il posto del volto allegro del suo antico compagno, morto da tempo in un tragico incidente. Ma a scatenare il terrore fu il vedere che al suo posto, in braccio a ciò che un tempo era stato il suo miglior amico, c'era solo un barattolo di vetro con un cervello che galleggiava.
Si sarebbe svegliato urlando di terrore, se avesse potuto.



Si risvegliò di colpo e capì subito che qualcosa era cambiato; impiegò 3 microsecondi per rendersi conto che il dolore insopportabile degli ultimi ricordi era scomparso e che questa volta non c'era nemmeno lo stordimento degli antidolorifici a sostituirlo. Finalmente lucido, iniziò a porsi tutte quelle domande che avevano galleggiato ai margini della sua coscienza nell'ultimo periodo.
Il soffitto bianco e le luci al neon erano totalmente anonime, e non riusciva a muovere la testa per cercare di guardare intorno a sé. La prima domanda fu quindi la più ovvia: “Dove sono?”
“Informazione riservata, verifica credenziali di accesso: userId KC0001, password *************. Username: Shiba Hiroshi. Autorizzato. Posizione attuale: Build Base, coordinate terrestri 33.093067 Nord, 130.907818 Est, altitudine 150m slm. Posizione relativa in località Build Base: centro medico, livello -8, stanza 312.”
La voce che aveva interrotto il filo dei suoi pensieri... Hiroshi era sicuro di non averla udita con le orecchie.
“Chi sei?”
“Sono l'interfaccia software semisenziente che funge da sistema nervoso simpatico per il tuo corpo.”
“Cosa mi è successo?”
“Accesso ad Internet in corso, attendere prego.”
In un angolo del suo campo visivo, Hiroshi vide comparire un riquadro e riconobbe immediatamente l'interfaccia di Youtube. Come molte volte nella sua carriera di pilota, si trovò a guardare un filmato amatoriale di una gara di JGTC.
Dopo qualche fotogramma individuò la sua Porsche 911 e riconobbe il circuito del Fuji Speedway. Il ricordo dell'ultima gara iniziava ad emergere; quando vide esplodere la posteriore destra proprio mentre si preparava ad affrontare una curva comprese con terrore quello che stava per vedere.
Ricordò l'improvvisa sbandata, il suo tentativo disperato di mantenere il controllo del bolide a oltre 300kmh e la vertigine di pochi istanti dopo. Nel filmato vide l'auto decollare nell'impatto con i cordoli e volteggiare impazzita come un giocattolo. Capì che lo svenimento causato dall'accelerazione lo aveva salvato dal dover assistere impotente all'impatto dell'abitacolo con le barriere di protezione e all'incendio che aveva avvolto il mezzo pochi istanti dopo, ma il terribile filmato gli mostrò tutto quello che si era risparmiato allora.
Le immagini scomparvero e la voce nella sua testa tornò a farsi sentire: “A seguito dell'impatto hai riportato traumi cerebrali multipli, interruzione del sistema nervoso in diversi tratti, fratture nel 72% delle ossa, danni a fegato e milza ed il collasso del polmone sinistro, perforato in tre punti. La successiva esposizione al fuoco per circa 70 secondi ha causato ustioni di quarto grado al 30% della superficie corporea e danni ai tessuti polmonari ed alle corde vocali.”
“Come posso essere ancora vivo, allora?”
“I primi soccorsi e l'immediato ricovero hanno permesso di mantenerti in vita anche se in condizioni critiche per le successive 24 ore. Le informazioni relative al periodo successivo non sono accessibili con il tuo attuale livello di sicurezza.”
“Che giorno è?”
Nel campo visivo di Hiroshi comparvero data ed ora esatta ed un calcolo eseguito con precisione e velocità innaturali gli permise di capire che erano trascorsi più di due mesi dall'incidente. Il ragazzo impiegò meno di un microsecondo per riflettere sulle sue nuove capacità di calcolo e cercò inutilmente di sollevare le braccia, cercando di guardare le proprie mani e sperando di trovare qualche risposta.
Ancora una volta la voce intervenne: “Funzionalità motorie offline.”
“Fammi vedere subito le mie mani!”
“Impossibile eseguire: necessaria autorizzazione di livello superiore.”
Le grida di Hiroshi rimanevano imprigionate nella sua mente.
“Livello di stress psichico oltre la soglia di tolleranza. Procedere a sospensione forzata della sfera cognitiva e notifica a personale competente.”


Quando ebbe nuovamente il controllo dei propri pensieri riuscì ad aprire gli occhi e vide davanti a sé uno specchio e nel riflesso una porta e due sedie. Ancora una volta oggetti anonimi e spazi vuoti erano gli unici elementi del suo mondo. Con un semplice pensiero richiamò l'orologio nel suo campo visivo e vide che era pomeriggio ed erano trascorsi 5 giorni e 14 ore dal suo primo dialogo con quella voce nella sua testa. Prese coscienza di un segnale in uscita che informava qualcuno del suo risveglio e poco dopo nello specchio vide aprirsi la porta.
Entrarono un uomo ed una donna, e fu felice di non aver bisogno delle informazioni al limite del suo campo visivo per riconoscere i suoi genitori. Erano vestiti normalmente, senza quelle protezioni che lui stesso ricordava di aver indossato quando era andato a trovare il suo collega e rivale Don nel reparto ustionati. Evidentemente le infezioni non erano più un rischio.
Riusciva a leggere l'angoscia nell'espressione di sua madre, stanca e turbata come mai l'aveva vista.
Il volto di suo padre invece mostrava qualcosa che non sapeva riconoscere: non trovava traccia dell'aria delusa con cui lo guardava da quella discussione di anni prima. Sembrava quasi che il famoso archeologo, così impastoiato nel passato per colpa del suo lavoro da non poter accettare quel figlio scomodo, provasse qualche senso di colpa nei suoi confronti.
Vide la mano di sua madre avvicinarsi per accarezzarlo, ma non riusciva a percepire nulla di ciò che toccava. Fu comunque suo padre a parlargli per primo.
“Figliolo, hai avuto un terribile incidente...” stentava a trovare le parole e Hiroshi avrebbe voluto dirgli che aveva visto il filmato e fargli mille domande, ma la sua nuova prigione non gli permetteva nemmeno di parlare.
Sua madre scoppiò in lacrime ed il padre si affrettò ad abbracciarla, rivolgendo al figlio uno sguardo d'accusa.
“Ecco, ora vorresti dirmi che anche l'incidente è colpa mia, che me la sono cercata e che ho portato ancora una volta dolore e vergogna nella mia famiglia!”
Hiroshi avrebbe voluto gridare tutta la sua rabbia, ma le parole non uscivano dalla sua bocca e si trovava costretto suo malgrado ad ascoltare in silenzio.

Con un profondo sospiro, Senjiro Shiba riprese a parlare al figlio: “Quando abbiamo visto l'incidente in TV abbiamo temuto di averti perso per sempre e ci siamo precipitati all'ospedale. I medici non ci hanno dato nessuna speranza.” Distolse lo sguardo.
Hiroshi riconobbe subito i segni del senso di colpa e sentì affollarsi le domande che non poteva esprimere.
“Eravamo in ospedale, in attesa, quando mi sono trovato davanti un conoscente che non vedevo da tempo. Mi ha spiegato alcune cose e si è offerto di aiutarti, dandoci la possibilità di salvarti la vita. Abbiamo dovuto decidere per te, figlio mio. Non so se abbiamo fatto la scelta giusta, ma non potevamo lasciarti morire senza fare nulla.”
La porta si aprì nuovamente ed entrarono altre due persone. Questa volta Hiroshi attese le informazioni del computer per sapere chi fossero.
[Generale Kabuto Kenzo. Attuale assegnazione: riservata.] fu la spiegazione che comparve accanto al volto baffuto dell'uomo. Il camice bianco non sembrava in tono con il rango militare, ma le cicatrici sul volto e lo sguardo freddo avevano qualcosa di inquietante.
La ragazza, circa della sua età e vestita di un'uniforme militare, aveva qualcosa di familiare. Quando osservò la didascalia [Capitano Uzuki Miwa. Japanese Air Self Defense Force. Attuale assegnazione: riservata] si ricordò della sua amica d'infanzia e si stupì delle coincidenze che a volte segnavano la vita.
Il generale prese la parola: “Professor Shiba, credo sia meglio che spieghi io la situazione a suo figlio. E purtroppo temo di dovervi chiedere di uscire... ci sono informazioni riservate che non possiamo rivelare nemmeno a voi.”
A malincuore i coniugi Shiba si alzarono e la madre diede ad Hiroshi un bacio che lui non riuscì a sentire. Prima di uscire Senjiro si rivolse ancora al figlio: “Mayumi e il tuo... amico Chibi sanno solo che per ora non puoi ricevere visite, ma si sono raccomandati di abbracciarti da parte loro.” Il tono del padre sorprese il giovane Shiba.

Appena la porta fu chiusa, il generale prese la parola senza perdere tempo: “Ragazzo: sappiamo che hai già visto i filmati dell'incidente e che hai avuto una rapida lista dei danni che hai riportato. Penso tu capisca che senza il nostro intervento saresti morto in poche ore. Sei un ottimo pilota, con caratteristiche mentali fuori dall'ordinario e sarebbe stato un terribile spreco. Inoltre ho conosciuto tuo padre anni fa ed anche le sue conoscenze possono esserci estremamente utili, in base agli ultimi avvenimenti. Per questi motivi abbiamo deciso di coinvolgerti in un progetto segreto, ed il primo passo è stata la tua trasformazione in cyborg. Io stesso so bene quanto la trasformazione possa essere un'esperienza traumatica, quindi abbiamo deciso di affiancarti da subito il capitano Uzuki per aiutarti a familiarizzare con la tua nuova condizione. Ha notevoli conoscenze tattiche che potrà trasmetterti meglio di qualunque sistema di apprendimento forzato e la vostra antica amicizia dovrebbe facilitare la vostra interazione. Inoltre abbiamo preferito affiancarti una partner di sesso femminile per evitare altre complicazioni. Ora vorrei sapere da te come ti senti.”
Smise di rivolgersi ad Hiroshi e disse “Attivazione modulo vocale unità cyborg KC0001. Codice autorizzazione KKK alfa 0 zeta.”
Nella testa di Hiroshi risuonò la familiare voce elettronica “Codice autorizzazione valido: modulo vocale operativo.”
Finalmente Hiroshi era di nuovo in grado di parlare: “Cosa mi avete fatto? Cos'è la voce nella mia testa? Quando potrò uscire da qui? Cosa volete da me?”
Kabuto rispose in tono flemmatico: “Come detto, abbiamo dovuto trasformarti in cyborg per mantenerti in vita: in particolare abbiamo trapiantato il tuo cervello in un corpo meccanico. La voce che senti è l'interfaccia che ti permette di gestire in modo efficace le numerose capacità del tuo nuovo corpo. Man mano che il sistema imparerà a riconoscere i segnali del tuo cervello, avrai sempre meno bisogno di interagire con la voce e gestirai direttamente il nuovo corpo. Per poter uscire da qui dovrai terminare un periodo di addestramento che ti consenta di gestire il nuovo corpo in situazioni normali senza rischi per coloro che ti sono intorno. Quando avrai ultimato l'addestramento entrerai in un corpo speciale dell'esercito terrestre sotto il mio comando: saprai tutto a tempo debito. Se non hai altre domande, ora ti lasciamo al tuo prossimo ciclo di riposo ed apprendimento.”

Mentre lasciava la stanza dietro al generale Kabuto, Miwa si voltò verso il ragazzo nel letto: “Hiroshi: mi spiace molto per il tuo incidente, ma sono felice di rivederti e che tu sia vivo. Ci vediamo domani.” Il click della porta fu l'ultima cosa che Hiroshi poté sentire.




Come sempre, i commenti sono graditissimi: https://gonagai.forumfree.it/?t=69976109&st=120#lastpost

Edited by josomeda - 31/3/2015, 11:32
 
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prosegue la narrazione precedente, che sta sviluppandosi in una trama dai toni molto diversi dalla prima ff. Nuovo capitolo con un punto di vista diverso. A voi i commenti

Progetto top secret
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file entry 02

Il ciclo di ricarica delle batterie fotoniche era quasi terminato e tra 27 secondi avrebbe potuto scollegarsi e riprendere a muoversi normalmente. Secondo lo schema elaborato negli ultimi mesi, ottimizzava l'uso del tempo di ricarica sfruttando la connessione wired per trasmettere ed analizzare i progetti con la maggior mole di dati. Come da previsione, aveva numerosi dati da esaminare per il progetto J.E.E.G. e decise di scaricare il materiale nella sua memoria per poterlo elaborare senza rallentamenti anche dopo la disconnessione.

I file contenenti pensieri e sogni del soggetto KC0001 non venivano elaborati come documenti testuali in modo automatico, ad eccezione delle conversazioni con l'interfaccia. Decise di provare ad applicare alcuni protocolli di decodifica per cercare di rendere leggibili anche i pensieri profondi ed i sogni, così da predisporre un protocollo di monitoraggio anche per i soggetti futuri. Impostò l'elaborazione sui server della Fortezza, eliminò dalla memoria locale tutti i dati non leggibili e si dedicò all'esame del materiale rimasto.

“Computer: chi era la persona che è venuta qui ieri?”
“Il Generale Kabuto Kenzo.”
“Questo me lo ricordo, intendo dire che ruolo ricopre.”
“Informazione classificata.”
[frammento illeggibile]
“Modulo vocale non operativo. Richiesto codice di autorizzazione per attivarlo.”
“Ieri è stato attivato, perché non posso più parlare?”
“Modulo vocale disattivato secondo protocollo.”
“E come posso comunicare se ho bisogno di qualcosa?”
“Tra le mie funzioni sono presenti anche quelle di comunicazione con l'esterno.”
“Vuoi dire che puoi riferire i miei messaggi?”
“Ogni conversazione e flusso di pensieri viene registrato ed analizzato. Posso elaborare una trasmissione dati con un messaggio ai sistemi di mailing.”
“Ogni pensiero è registrato?”
Le successive espressioni del soggetto indicavano una notevole alterazione dell'equilibrio emozionale, spostato nello spettro della rabbia.
“Livello di stress psichico oltre la soglia di tolleranza. Procedere con sospensione forzata della sfera cognitiva e notificare a personale competente.”

Anche dopo un mese dall'operazione, il soggetto Shiba Hiroshi rispondeva ai parametri come previsto dalle simulazioni; i dati raccolti nei primi esperimenti avevano permesso di elaborare un profilo psicologico corretto dei soggetti adatti all'impianto e il fatto che KC0001 fosse ancora vitale e combattivo dopo questo intervallo dimostrava l'efficacia delle analisi. Terminò la ricarica ed il download dei file, quindi si scollegò dalla sua postazione e si avviò verso l'hangar in cui era stato ospitato il corpo di Zeus negli ultimi anni.

I file dei giorni successivi erano stati eliminati nella pulizia: il soggetto aveva accuratamente evitato qualunque contatto con l'interfaccia ed i dati erano illeggibili. La forza di carattere del ragazzo era una delle caratteristiche determinanti per la riuscita del progetto, ma era necessario riuscire a ridurre la conflittualità.

“Computer: voglio un elenco delle funzioni disponibili.”
“Elenco sistemi accessibili:
- sistemi diagnostici
- sensori audio
- sensori video
- sensori GPS
- sensori altimetrici
- sensori ambientali
- sistemi interfacce wireless”

“Computer: dammi diagnosi di tutti i sistemi”
“Tutti i sistemi operativi al 100%”
“Computer: dammi diagnosi di tutti i sistemi non accessibili con elenco dettagliato.”
“L'elenco dettagliato dei sistemi consta di 32726 voci. Confermare richiesta elenco dettagliato.”
“Sono disponibili dati aggregati?”
“Aggregazione standard dei sistemi presente, composta da 14 voci di primo livello.”
“Computer: dammi diagnosi di tutti i sistemi non accessibili, raggruppamento di primo livello.”
“Diagnosi sistemi non accessibili:
- supporto vitale a componenti organiche operativo al 100%
- sistemi di comunicazione operativi al 100%
- sistemi energetici operativi al 100%
- sistemi motori operativi al 100%
- sistemi di mimetizzazione operativi al 100%
- sistemi d'arma operativi al 100%
- sistemi interfaccia set-up parts operativi al 100%”

“Computer: diagnosi dettagliata dei sensori gusto, tatto ed olfatto.”
“Sensori gusto non presenti. Sensori tatto non presenti. Sensori olfatto non presenti.”
“Computer: termina le funzionalità di supporto vitale.”
“Impossibile eseguire: autorizzazione negata.”
“Computer: disattivami.”
L'analisi della sfera emozionale nei momenti successivi alla diagnostica individuò un picco di stato depressivo. Stimò al 79% la probabilità che i problemi di auto accettazione evidenziati nel profilo del soggetto portassero nel primo periodo ad un incremento dei tentativi di auto terminazione. Valutò comunque molto positivamente l'inventiva del soggetto nell'arginare i blocchi per avere informazioni sulle proprie condizioni.

Tetsuya, come aveva promesso dopo la sconfitta di Ade, aveva trasmesso una notevole quantità di dati delle sue esplorazioni nello spazio e della sua interazione con i numerosi alieni. Analizzando le informazioni disponibili, calcolò una probabilità pari circa all'80% di consolidare le relazioni scientifiche con il pianeta Fleed e, in futuro, con altri pianeti alleati. Anche le risorse fornite dall'ONU a seguito degli accordi siglati con il principe Duke stavano arrivando regolarmente; con l'uso del materiale ricuperato sul campo di battaglia, delle conoscenze scientifiche cui aveva accesso e del personale militare fornitogli dai diversi eserciti mondiali la probabilità che la Terra potesse resistere ad un attacco per il tempo necessario all'arrivo dei rinforzi era arrivata ora al 22,5%; il coefficiente di probabilità cresceva con accelerazione costante ed entro l'anno avrebbero raggiunto il 98% a parità di condizioni.
Il progetto J.E.E.G sarebbe divenuto operativo su larga scala entro 18 mesi ed era in corso la selezione e profilazione dei soggetti adatti.
Nello stesso periodo sarebbero stati resi operativi anche il Borot 2 e le nuove unità Mazinger, rendendo la Terra in grado di sostenere una difesa autonoma in caso di attacco per diversi giorni. Il pieno rispetto dello scheduling della fase progettuale dell'unità MK e della successiva fase di realizzazione avrebbe garantito al pianeta la totale autonomia militare entro 24 mesi.

KC0001 era rimasto inattivo fino a quando l'interfaccia non aveva stimolato un ciclo di veglia secondo i parametri di protocollo. Anche i primi pensieri dopo il risveglio risultavano illeggibili.
“Computer: verifica accesso a motori di ricerca.”
“Accesso wireless operativo; accesso a internet operativo senza restrizioni.”
“Effettua ricerca: Generale Kabuto Kenzo.”
“Nessun risultato soddisfa tutti i criteri di ricerca.”
“Effettua ricerca: Generale Kabuto”
“Disponibili 15 link a siti storici e 712 immagini. Esaminare risultati in dettaglio?”
“Negativo. Effettua ricerca Kenzo Kabuto”
“Disponibile 1 link: intervista a Kabuto Yuzo. Esaminare?”
“Puoi effettuare un riassunto?”
“Sommario: intervista allo scienziato Kabuto Yuzo; presente descrizione situazione familiare: figlio Kabuto Kenzo, deceduto; nipoti Kabuto Koji e Kabuto Shiro; descrizione usi teorici energia fotonica; descri”
“Interrompi.”

Il soggetto non contattò l'interfaccia per diverse ore, ed i suoi tracciati erano quindi indecifrati.

Mentre la porta si apriva per consentirgli l'accesso alla sala comando, si collegò ai computer di Koji, della signorina Yumi e dell'MIT. Incrociando i dati dei server dell'università con quelli dei PC dei due ragazzi poté registrare che i giovani si stavano impegnando nello studio secondo le proiezioni elaborate, riuscendo a raggiungere gli eccellenti risultati previsti. Nonostante la giovane età, in virtù delle loro esperienze e conoscenze entrambi erano stati ammessi ai corsi specialistici di alto livello. Esaminò rapidamente la tesina di ingegneria dei materiali prodotta dalla signorina Yumi, che presentava idee interessanti sulla possibilità di arricchire il Japanium con elementi terrestri per migliorarne alcune caratteristiche e si assicurò che le ottime intuizioni della giovane fossero state dibattute con il padre: il team al lavoro nella Fortezza delle Scienze stava già applicando le proposte ricevute con ottimi risultati. Visualizzò poi i progetti di Koji per il corso di robotica industriale e registrò un breve picco emozionale nella propria sfera cognitiva. Le capacità di design e progettazione di suo figlio erano all'altezza delle simulazioni elaborate nei modelli che aveva sviluppato nel corso degli anni. Inviò immediatamente una mail a Koji per proporgli di collaborare nel design dell'unità MK, avendo cura di allegare alla mail una versione non aggiornata dei dati del progetto per verificare la capacità del ragazzo di individuare e correggere le problematiche che il team aveva già riscontrato. I file personali dei due computer mostravano che la loro relazione romantica procedeva in modo positivo, così decise di inviare alla dottoressa Makiba una richiesta di analisi genetica per valutare le potenzialità di un loro offspring.

Al successivo risveglio del soggetto KC0001, i suoi pensieri segreti si erano trasformati in una chiara linea d'azione.
“Computer: effettuare ricerca: Build Base”
“Nessuna informazione disponibile.”
“Effettuare ricerca: Kabuto.”
Il soggetto aveva esaminato con cura tutti i dati disponibili su Yuzo, su Koji e sullo Z.
“Computer: descrivere sistemi energetici.”
“Informazione non accessibile. Autorizzazione richiesta.”
“Accesso ai sistemi diagnostici: lettura output potenza del generatore fotonico.”
“Generatore fotonico: potenza relativa attualmente consumata 0,01%”
La capacità del ragazzo di aggirare ostacoli ed adattarsi alle situazioni superava i risultati delle simulazioni: la pressione emotiva della situazione sul soggetto sembrava produrre effetti positivi. Decise di rielaborare gli studi per la profilazione dei soggetti anche in base all'analisi delle dinamiche della sfera emotiva.

Attraversò la sala comando senza fermarsi, avendo cura di regolare la propria andatura per evitare che il ritmo dei suoi passi desse origine a quelle subarmoniche risonanti che secondo le simulazioni generavano ansia ed inquietudine negli esseri umani che ne venivano raggiunti. Utilizzò il tempo del passaggio per verificare personalmente che tutto lo staff del turno fosse alle proprie postazioni ed impegnato nelle attività previste. Esaminò allo stesso tempo lo stato dei lavori di ripristino della Fortezza e calcolò che la probabilità di un ritardo nel piano delle riparazioni era del 78%, ma valutò che il ritardo più probabile era di 72 minuti; lo ritenne tollerabile nello scenario attuale ed archiviò l'informazione senza intraprendere ulteriori azioni. Lasciatosi alle spalle la sala comando, prese a muoversi a massima velocità nei passaggi di servizio dei minirobot, ottimizzando così i tempi di spostamento senza danni alla produttività del personale.

“Computer: voglio inviare un messaggio al generale Kabuto”
“Puoi procedere con la dettatura del testo. Al termine della dettatura indica se trasmettere o verificare.”
“OK: inizio dettatura.”
“Spettabile Generale Kabuto: da quanto ho appreso in questi giorni la mia condizione fisica è per lo meno disumana. L'impossibilità materiale di qualunque contatto con altre persone e di conoscere appieno la mia situazione sono una tortura che ritengo di non meritare, indipendentemente dalle terribili colpe o aberrazioni che mio padre possa avermi attribuito. Le chiedo quindi di rivelarmi ciò che mi avete fatto, per poter rivedere autonomamente qualunque decisione presa per mio conto. Il desiderio di contattare le persone a me care (e non quelle di Sua scelta) non può invece essere oggetto di una semplice richiesta: non sono un criminale condannato o un pazzo, perciò pretendo di poter avere contatti con chi veramente mi vuole bene e certamente è in pena per me, costretto probabilmente a non avere notizie o a ricevere soltanto scandalose bugie. Firmato Shiba Hiroshi.”
“Fine dettatura”
“Messaggio pronto per la trasmissione; rivedere?”
“Negativo: trasmetti.”


Costretto all'immobilità durante il tragitto in ascensore, aumentò la potenza dei propri canali wi-fi e scaricò i dati aggiornati sul capitano Uzuki e sul Big Shooter.
I risultati delle simulazioni di volo confermavano le capacità di pilota e di collaudatore della donna, che al termine degli ottimi test inseriva abitualmente nei suoi rapporti alcuni validi suggerimenti per migliorie o modifiche da apportare alla plancia di comando del Big Shooter. Valutò le proposte e inoltrò una mail all'ingegner Dairi per confermarne alcune.
Il comportamento e le valutazioni di volo del capitano collimavano perfettamente con il profilo elaborato: calcolò un margine di errore nel modello di evoluzione del suo rapporto con il soggetto KC0001 dello 0,001%.
La clonazione del modulo di warp a raggio planetario di Ade era completata ed i test preliminari sull'uso di portali a raggio sub luce con le unità Big Shooter come spotter erano in linea con le aspettative. Calcolò che al 98% di probabilità le risorse necessarie per effettuare un collaudo integrato della fase di Build Up sarebbero state disponibili entro i prossimi 8 mesi e rielaborò i piani di addestramento del personale.
Effettuò un rapido esame dei progetti delle diverse set-up parts, ed inviò una serie di mail ai referenti per far correggere alcuni errori, mentre continuava l'esame delle registrazioni, arrivando alle più recenti, risalenti ad alcuni minuti prima.

“Computer: ci sei? come devo chiamarti?”
“Sono operativo, ma non sono un computer: sono un software residente nei sistemi cibernetici”
“Ok, ma non so come chiamarti se devo interagire con te.”
“Sono un layer artificiale di gestione dei sistemi cibernetici, come già spiegato in precedenza. La designazione corretta può essere quella di interfaccia o layer artificiale. ”
“Direi che dovrò passare molto tempo a sentirti blaterare nella mia testa, quindi è meglio se troviamo un nome più adatto...”
“Sono un'interfaccia che fa parte dei tuoi sistemi e solo tu ed il personale autorizzato avete necessità di utilizzare le mie funzioni. Sono in grado di elaborare in modo autonomo le richieste indirizzate a me, quindi non necessito di appellativi.”
“Ma io sì ho bisogno di sapere come chiamarti. Visto che sei un layer artificiale e che nessuno può vederti o sentirti intorno a me.... mi viene in mente un vecchio telefilm. Interfaccia: registra nuova designazione per le comunicazioni da me a te: ti chiamerò Al”
“Ricevuto. Nuova designazione accettata e memorizzata.”

Rielaborando il profilo comportamentale di Shiba Hiroshi, il suo messaggio e la correlazione con l'ultima conversazione del soggetto con l'interfaccia decise di rispondergli: “Spettabile Shiba Hiroshi: le comunico che a seguito della Sua richiesta e considerando i risultati degli ultimi esami ho deciso di autorizzarLa a comunicare tramite mail con alcune persone di Sua scelta. La prego di fornirmi con una risposta a questo messaggio una lista di max 8 nomi. Provvederemo alla creazione di indirizzi mail sicuri per ciascuno, destinati alle sole comunicazioni con Lei; Le segnalo anticipatamente che, per garantire la segretezza e la sicurezza del progetto che La riguarda tutte le conversazioni saranno obbligatoriamente monitorate direttamente da me. La informo inoltre che a breve avrà inizio la successiva fase del progetto.” Aggiunse una forma di saluto standard e la firma ed inviò il messaggio, prontamente notificato dall'interfaccia.

Uscendo dall'ascensore avviò lo studio dei rapporti che il professor Shiba aveva iniziato ad inviargli.
Con gli algoritmi di analisi del linguaggio valutò lo stato emotivo del professore, riscontrando un elevato tasso di stress per la mancanza di contatti con il figlio. Iniziò la bozza di risposta alla sua mail: “Egregio Professor Shiba, ho ricevuto i suoi rapporti <inserire testo>. Sono lieto di comunicarLe anche che i progressi di Suo figlio sono in linea con le previsioni: a breve al ragazzo sarà consentito di trasmettere messaggi ad alcuni destinatari selezionati. Nell'attesa, se non Le è di disturbo, La invito a trasmettere a me eventuali messaggi per Hiroshi che sarò lieto di trasmettere. Cordialmente Kabuto Kenzo”
Verificando le informazioni trasmesse dall'archeologo e le sue conclusioni, calcolò che queste erano affidabili all'88% ed aggiornò la mail: inserì l'apprezzamento per i risultati preliminari ed incaricò il professore di individuare i siti per le ricerche in ordine di interesse e di fornirgli una stima dei fondi necessari. Considerò la possibilità di usare le ricerche anche per un collaudo sul campo delle nuove unità cyborg e J.E.E.G. ed aggiornò i budget e la pianificazione.

Giunse davanti alla porta del Main Hangar e trasmise il codice di riconoscimento; la porta iniziò ad aprirsi e a far filtrare la forte luce dell'interno. Il fatto che l'illuminazione fosse in funzione non fu motivo di sorpresa: sapeva che il tenente Hono si trovava nella sala.
Aveva registrato la comunicazione subspaziale in uscita dalla Fortezza, come molte altre volte da quando Tetsuya era partito nello spazio; nonostante le ripetute analisi non era ancora riuscito ad elaborare una chiave o un protocollo per aggirare la cifratura della conversazione. Sapere di non poter monitorare i dialoghi tra il suo vicecomandante e quello che un tempo era stato un grande amico non era comunque motivo di preoccupazione, dato che i modelli comportamentali estrapolati per entrambi mostravano una probabilità quasi inesistente di tradimento. I sensori gli permisero di individuare in poche frazioni di secondo la posizione esatta della sua collaboratrice, che stava esaminando l'avanzamento dei lavori di vaglio dei resti della battaglia. Le si avvicinò con passo rapido e si preparò a ricevere il rapporto di inizio giornata sull'esame delle componenti aliene, per poi consentire al suo braccio destro di andare a riposare.

Come sempre, spero di ricevere qualche commento, sempre graditissimo: https://gonagai.forumfree.it/?t=69976109&st=120#lastpost
 
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Nuovo capitolo, si torna su Hiroshi e scopriamo qualcosina in più anche di lui. Buona lettura a chi gradisce.

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file entry 03

Hiroshi riprese coscienza; ancora una volta si chiese se quello stato da cui era appena uscito poteva essere definito dormire... ed in generale se aveva ancora senso pensare a se stesso in termini umani. Da due giorni continuava a meditare sulla lista e la risposta al suo dubbio era legata da un filo rosso ai nomi da inserire.
“Al: riprendiamo con la lista.”
“Ricevuto: desideri esaminare il log delle modifiche?”
“No, dimmi solo la versione attuale.”
“Shiba Kikue, Shiba Mayumi, Myoseki Don, Uzuki Miwa, Yamada Shunji detto Chibi.”

L'incertezza continuava a dominare il suo stato d'animo: non servivano i segnali di Al per ricordargli quel messaggio di suo padre che rifiutava ostinatamente di leggere. Bugie, giustificazioni, rimproveri: sapeva che in quelle frasi avrebbe trovato cose forse perfino peggiori del silenzio e della solitudine in cui era imprigionato. Le parole di cui aveva bisogno invece non potevano arrivare. E come sperare di riceverle, ora che era ridotto ad un fantoccio privo di qualunque possibilità di una vita normale?
Ancora una volta tornò sulla sua decisione: “Al: rimuovi Chibi dalla lista.” “Comando eseguito.”

Doveva sapere cosa stava succedendo fuori dalla sua prigione, così si decise ad aprire quel maledetto file: “Al: apri l'allegato dell'ultimo messaggio del Generale Kabuto.”
La sensazione lo prese totalmente di sorpresa: era come trovarsi un foglio di carta bianco davanti agli occhi, ma al tempo stesso percepiva un flusso di pensieri nella sua testa. Dopo qualche istante la situazione si stabilizzò, mentre Al annunciava: “interfaccia lettura documenti riallineata. Riavvio documento richiesto.”
Il foglio scomparve per due milionesimi di secondo, poi si ripresentò, riempito questa volta da una scrittura meccanica ma leggibile.

“Hiroshi, figlio mio, come stai? Tua madre ed io siamo in grande ansia per te e vorremmo starti vicino, ma sappiamo che le tue condizioni rendono quasi impossibile per te ricevere visite. Anche Mayumi continua ogni giorno a dire che vuol venire a trovarti e che vuol sapere dove sei e come stai... purtroppo alla sua età è impossibile portare pazienza e le manchi moltissimo, come a tutti noi.
Tua madre sta riferendo anche a Chibi le poche notizie che riceviamo e possiamo trasmettere. Nei giorni del tuo ricovero in ospedale abbiamo avuto modo di incontrarlo e di parlare con lui, come mai ci è stato possibile in questi anni. Ho paura che lo sguardo con cui mi osserva dipenda molto dal nostro rapporto. Per fortuna almeno con tua madre sembra riuscire a parlare più tranquillamente, spero che in futuro ci riuscirà anche con me. Aspettiamo con impazienza il tuo ritorno, o almeno la possibilità di tornare a trovarti per starti vicino. Con tutto il nostro affetto cerchiamo di essere al tuo fianco in questi momenti difficili, tu cerca di farti forza e tornare presto da noi; anche il tuo collega Myoseki ha chiesto di trasmetterti gli auguri suoi e di molti altri piloti. Un abbraccio da tuo padre.”
“Al: chiudi il messaggio.”

Quell'ipocrita doveva tenere molto al suo rapporto con Kabuto: fornire il proprio figlio come cavia era una cattiveria impensabile persino per suo padre ed arrivare a fingere in quel modo nelle lettere, sapendo che sarebbero state lette, mostrava quanto volesse mantenersi puro agli occhi del generale. Anche se doveva ammettere che era un ottimo scrittore: sembrava sincero nei suoi sentimenti. Un nuovo dubbio si fece strada nei suoi pensieri...

“Al: hai detto che tutti i miei pensieri e ricordi vengono archiviati. Ho ragione?”
“Confermo.”
“Posso accedere a quelle registrazioni?”
“Affermativo.”
“Allora fammi rivedere l'incontro con i miei genitori alla Build Base.”

Dopo aver rivisto la scena, iniziò a chiedersi cosa potesse aver spinto suo padre, che considerava le auto un mero mezzo per spostarsi, a guardare una gara di automobilismo. Le nuove domande erano più numerose delle risposte che riusciva a trovare, ed andavano ad accumularsi sulla montagna di incertezze che incombeva su di lui nei momenti di quiete. Il desiderio di saltare in macchina e partire a tutta velocità non era mai stato così forte dal giorno dell'incidente. Come sempre quando era bloccato, si trasformò nel desiderio di avere vicino l'unica persona che sembrava capace di uscire abbastanza dagli schemi per arrivare a capirlo. Forse avrebbe saputo accettare anche quella sua nuova condizione...”Al: aggiungi Chibi alla lista.” “Inserisco in lista Yamada Shunji detto Chibi.”
Stufo della sua stessa indecisione, dettò un rapido messaggio di accompagnamento per la lista e la inviò al generale Kabuto.

Sentiva che l'unica via per allontanarsi da quella situazione era paradossalmente quella di continuare ad immergersi nello studio di quel nuovo corpo che non riusciva a sentire suo: la ricerca di se stesso era quel ponte con il passato che avrebbe forse potuto permettergli di andare avanti senza impazzire. “Al: voglio un elenco completo delle capacità del sistema video”
“Elenco funzionalità attualmente implementate:
- registrazione video a spettro totale
- analisi spettrografica in tempo reale o ritardata
- analisi strutturale in tempo reale o ritardata
- zoom ottico e digitale per visione telescopica e microscopica
- telemetria e triangolazione
- visione a realtà aumentata
- visione filmati ed immagini da registrazioni e file
- supporto a sistemi di combattimento”

Il fatto di conoscere e capire anche tutti quei termini che non aveva mai studiato non lo stupiva più, si concentrò invece sulle domande cui sperava di trovare risposte.
“Effettua un replay dell'incontro con il generale Kabuto, filtro immagini nello spettro infrarosso”

Riguardando le immagini ebbe la conferma della sua intuizione: il generale Kabuto non era un normale essere umano. L'esoscheletro umanoide racchiudeva una creatura con la testa umana ed un corpo meccanico simile ad una piovra; al pensiero di eguagliare un giorno la freddezza dei modi di quell'essere, Hiroshi avrebbe sentito un brivido di orrore lungo la schiena, se il suo nuovo corpo fosse stato in grado di interpretare quel segnale inconscio.

Dopo circa 40 ore dal suo messaggio, ricevette la segnalazione che gli account previsti nella lista erano stati attivati e configurati; nella stessa comunicazione Kabuto lo informava delle regole da rispettare per le comunicazioni: nessun riferimento alla sua trasformazione o alle tecnologie che lo avevano salvato, nessuna indicazione precisa della sua posizione, nessun riferimento a persone o equipaggiamenti della base. Non sapeva se sul suo volto si sarebbe potuto vedere un sorriso sarcastico, ma nei suoi pensieri una risata amara accompagnò l'esame delle regole: nascondere un lato di sé al mondo era da anni una delle caratteristiche principali della sua vita e l'idea di raccontare a qualcuno di sentirsi ridotto ad un cervello in barattolo non lo sfiorava nemmeno. Indossò la sua maschera mentale e prese a scrivere un messaggio a Mayumi.

“Ciao sorellina, come stai? Un uccellino mi ha detto che vorresti correre a trovarmi ed anche tu mi manchi moltissimo, ma purtroppo per ora non posso ricevere visite: se qualcuno entrasse nella mia camera potrebbe farmi prendere qualche malattia, ed ora non reggerei. Porta pazienza, per ora dovrai accontentarti di leggere qualche mio messaggio, ti prometto che ti scriverò spesso e che appena potrò ricevere visite chiederò che ti portino da me. Nel frattempo mi raccomando di ubbidire a mamma e papà, così non potranno dirci di no. So che per te è ancora un po' difficile scrivere, quindi che ne dici di mandarmi qualche videomessaggio, così posso vedere come cresci e quanto stai diventando bellissima? Un bacione dal tuo fratellone.”
Immediatamente ordinò ad Al di trasmettere il messaggio e di aprire un nuovo file. Meditò per qualche istante di scrivere subito a sua madre, ma non si sentiva ancora pronto a porre quelle domande che aleggiavano nei suoi pensieri.
Prese tempo scrivendo al suo amico e rivale di tante gare dai tempi dei kart alle superiori.

“Caro Don, ho saputo che hai chiesto mie notizie e te ne sono grato. Riesco finalmente a comunicare con qualcuno, ma in realtà ho pochissime risposte da darti. Ho potuto vedere di recente i filmati del mio incidente e so che per fortuna nessun altro è stato coinvolto: mi solleva sapere di non avere sulla coscienza danni ad altri che a me stesso. Non so cosa dirti delle mie condizioni, riesco a scriverti solo grazie a qualche supporto tecnologico e per ora non sono riuscito ad avere dai medici alcuna notizia precisa della mia prognosi, so solo che sono vivo grazie a delle cure sperimentali cui hanno dato il consenso i miei genitori e non ho idea di cosa mi aspetti in futuro. Per la verità non so ancora se essere sopravvissuto sia una benedizione: ho ripensato al tuo ricovero di qualche anno fa, alla fatica con cui hai potuto rientrare nel mondo delle corse e, sinceramente, a quell'espressione di ansia che da allora intravedevo sotto il tuo casco prima dell'inizio di ogni gara e non so cosa augurarmi per il futuro, ammesso di poter un giorno tornare a correre. Ho visto che hai vinto il titolo e sono felice: non voglio scherzare sull'idea che tu abbia approfittato della mia assenza perché non so se potrò tornare e non voglio offendere la tua abilità. Spero di avere, oltre alla possibilità, anche il tuo coraggio nel tornare a guidare di nuovo. Non ho molte possibilità di mandare mie notizie fuori da qui, quindi concludo a malincuore e ti prego di trasmettere i miei saluti ed i ringraziamenti a tutti coloro che ti hanno chiesto di me, dì loro che mi spiace aver sollevato tanta preoccupazione. Con simpatia Hiroshi”

Le domande ed il caos affollavano ancora i suoi pensieri, ma anche la scelta successiva fu per la traiettoria più facile e veloce: anche in quello si comportava sempre da pilota.

“Cara mamma, come forse sai ho finalmente ottenuto il primo contatto con l'esterno, ma so anche che sarà limitato e censurato. Credo in entrambe le direzioni. Quando sei venuta a trovarmi non potevo nemmeno parlare e ancora adesso non ho contatti con nessuno, quindi non riesco nemmeno a sapere veramente come sto. Posso dirti che non potevo sentire il tuo tocco e non so nemmeno che aspetto ho dopo l'operazione, e ti prego di provare a rispondere almeno a qualcuna delle mie domande. Chi sono? Cosa mi è successo davvero? Cosa sarà di me ora? Cosa avete detto a Chibi? Cosa avete detto a Mayumi? Perché mi avete fatto questo e non mi avete lasciato morire? Cosa mi avete fatto? Per favore, mamma, ti prego. Rispondimi e torna presto a trovarmi, senza di lui e fai in modo che anche io possa parlarti, ho bisogno di capire.” Senza nemmeno una firma, ordinò l'invio del messaggio: gli mancavano le forze per continuare a scriverle.

Cercando il modo di cominciare quell'ultima lettera, si trovò immerso nei loro ricordi... il loro primo incontro a quella festa di carnevale così occidentale, dove le maschere rivelavano più di quanto nascondevano era stata una delle svolte fondamentali della sua vita, e se ne era reso conto già da tempo.

Era arrivato in moto accompagnato da una delle solite ragazze carine che frequentavano i box, autoinvitatasi alla festa dopo la vittoria che lo aveva portato al titolo nazionale giovanile di kart. Aveva ancora nelle orecchie l'ennesima lite con suo padre, sepolto nel passato, incapace di capire. In quel periodo il problema era soltanto lo studio, che Hiroshi sapeva bene non essere la sua strada. Facile per lui catalogare la tipa come un altro avvoltoio in minigonna, molto più difficile capire come mai tanti si lasciavano abbindolare da ragazze del genere.
Non ricordava il nome di lei, e nemmeno come si fosse conciata per quella festa. Ricordava bene il proprio costume, nato come una battuta di spirito per rimarcare la sua distanza dalla musica e dagli altri interessi tipici dei ragazzi della sua età.

Quando quel ragazzo un po' più giovane di lui si era avvicinato ed aveva cominciato a chiacchierare il desiderio di solitudine e silenzio si era stranamente calmato, e la conversazione aveva inaspettatamente trasformato quella festa in un'occasione piacevole. Abile meccanico ed appassionato di corse, Chibi lo aveva riconosciuto immediatamente, ma soprattutto aveva capito in pochi istanti quel che Hiroshi non aveva mai saputo confessare nemmeno a se stesso.
A ripensarci, era incredibile come quella stessa sera si fosse trovato sul balcone a baciarlo senza nessun dubbio o tentennamento.

Da allora il suo piccoletto aveva sempre saputo capirlo meglio di chiunque altro; il suo aiuto era stato determinante per trasformare la sua passione per la guida nel percorso della sua vita e il lavorare insieme nelle squadre corse aveva dato loro l'occasione di vivere insieme senza doversi nemmeno preoccupare troppo di scandali o dell'opinione altrui. Come sempre, sua madre aveva mostrato di volergli bene, anche senza capirlo. E come sempre suo padre non aveva nascosto la sua disapprovazione...
I bei ricordi lo avevano aiutato a trovare un po' di calma: finalmente si preparò a scrivere.

“Chibi, mi manchi da morire, anche se forse non è l'espressione giusta con cui cominciare questa lettera. Non posso muovermi, non so come sto e nessuno vuol dirmi nulla. Vorrei solo che tu potessi venire da me, guardarmi e dirmi la verità: sei sempre stato bravissimo a capire le cose e a trovare il modo giusto per spiegarle anche a me. Non posso dirti nulla di come sto, perché non lo so e perché me lo impedirebbero, ma so che qualcosa è cambiato e non ho idea di cosa o come. So che dopo l'incidente hai dovuto incontrarti con mio padre: mi auguro non sia stato terribile, ma ho paura di quel che può averti detto quel fossile ambulante, spero che non ti abbia fatto del male. Cercherò di ottenere il permesso di farti venire qui, non so quanto ci vorrà e quanto dovrò restare in questo posto. Un bacio dal tuo Elvis.”

Anche questo messaggio partì pochi istanti dopo senza essere riletto da Hiroshi.

Il generale Kabuto esaminò anche l'ultimo messaggio, con conclusioni analoghe ai precedenti: il soggetto KC0001 mostrava una buona capacità di ottemperare a regole chiare e disciplina, ma lo stress post traumatico, l'immobilità forzata ed il carattere impulsivo stavano generando delle dinamiche di rabbia che avrebbero potuto nuocere all'andamento del progetto. Era necessario passare alla fase successiva del progetto per consentire al soggetto di continuare il processo di adattamento. Fissò una visita alla Build Base per il giorno successivo.

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Edited by josomeda - 27/4/2015, 15:02
 
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Con irregolare cadenza anche a causa del lavoro, arriva finalmente un nuovo capitolo, e non anticipo nulla. Buona lettura a chi gradisce.

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file entry 04

Hiroshi si risvegliò 5 minuti prima dell'incontro con Kabuto. L'eco involontario di un sorriso amaro attraversò i suoi pensieri mentre considerava che la sua situazione presentava almeno un vantaggio: non dipendeva da lui l'essere in ordine per un appuntamento del genere.

Si sforzò per dedicare quei pochi minuti a riordinare i pensieri sparsi e le domande da porre al generale. Non gli era sfuggito quell'accenno all'avergli affiancato una partner per evitare problemi...
La sua fama come campione automobilistico era in crescendo, ma Hiroshi si considerava pur sempre una persona normale, non un personaggio famoso come alcuni idol o atleti; non gli risultavano attacchi alla sua privacy e voleva sapere quali informazioni avevano su di lui, ma soprattutto come le avevano ottenute. Da quando Al gli aveva rivelato che i suoi pensieri erano registrati in continuazione non si era curato di nascondere il proprio rapporto con Chibi, ma voleva sapere quali aspetti conoscesse Kabuto.

Le domande sul passato erano tuttavia meno spaventose di quelle sul futuro: la cosa più vicina ad un bollettino medico che aveva erano le informazioni ottenute dalla voce nella sua testa e si trattava solo di dati tecnici. Doveva capire quali aspettative poteva nutrire per la sua vita, perché sapeva bene quanto fosse doloroso nutrire sogni irrealizzabili.
Era comunque certo che anche nel caso peggiore avrebbe potuto contare sul suo compagno per uscire da una situazione insostenibile: nelle notti dopo l'incidente di Don avevano parlato a lungo di situazioni del genere ed Hiroshi non avrebbe mai potuto accettare di sopravvivere ridotto a poco più di un soprammobile.
Come sempre suo padre pensava di conoscerlo e di saper decidere meglio di lui...

Anche nell'ipotesi di poter avere una vita degna di tale nome, voleva sapere cosa aspettarsi per il resto. Non era così stupido da non capire che le tecniche usate per salvargli la vita erano ben più che pionieristiche e non poteva accettare di diventare un fenomeno da baraccone o una cavia da esperimenti. Per quale motivo era ricoverato in una struttura che sembrava legata alla gerarchia militare, era seguito direttamente da un generale e non aveva ancora incontrato alcun medico? Inoltre l'accenno ad un addestramento e ad un corpo speciale suonavano decisamente allarmanti per lui che odiava la violenza e che poco era incline a sopportare gerarchie e regole.

Anche i legami tra Kabuto e suo padre erano un mistero che voleva risolvere: come mai un archeologo pacifista e intellettuale lavorava su qualche cosa che interessava ad un generale con accesso a tecnologie e risorse segrete? E cosa c'entrava lui con questo lavoro?

Hiroshi era ancora immerso nei molti pensieri quando Kabuto entrò nella stanza da solo, puntuale al microsecondo.
Appena la porta fu chiusa e bloccata alle sue spalle, il generale abbandonò qualsiasi parvenza umana: l'esoscheletro si appoggiò senza vita alla porta mentre la testa si staccava dal collo, muovendosi su un groviglio di tentacoli metallici. Grazie al gioco di specchi, gli occhi del mostro erano puntati precisamente sullo sguardo di Hiroshi. Il ragazzo avrebbe gridato, se avesse potuto emettere qualche suono.

Il terrificante ticchettio metallico delle appendici sul pavimento fu coperto dalla voce inumanamente calma di quella cosa: “Signor Shiba, è giunto il momento di parlarci per chiarirle la sua situazione. Quanto le dirò è coperto da segreto militare del massimo livello, qualunque divulgazione delle informazioni riservate in suo possesso sarà punito con la massima severità. Sarà mia cura fornirle una lista di persone autorizzate a vario titolo a conoscere parti della situazione. Stand-by di tutti i sistemi di registrazione. Codice autorizzazione KEK omega.”

Hiroshi percepì che anche qualche elemento del suo corpo aveva obbedito ai comandi del generale; questi riprese a parlare non appena ebbe ricevuto la conferma di tutti i sistemi: “Alcuni mesi prima del suo incidente si è conclusa la guerra contro il dottor Hell, di cui immagino anche lei abbia seguito l'evoluzione dai notiziari. Non è stato però rivelato alla popolazione terrestre che durante l'ultimo scontro abbiamo subito un tentativo di invasione aliena, respinto grazie al supporto di una seconda fazione di alieni ed all'utilizzo di alcune risorse segrete della Terra, che ad oggi non sono più disponibili. Da allora ho ricevuto mandato dall'ONU di organizzare una difesa planetaria ed ho potuto far uso di risorse mondiali e di conoscenze tecniche e scientifiche di origine aliena di cui già ero in possesso.”

Come tutti in Giappone, Hiroshi aveva seguito la guerra di Mazinger Z contro il dottor Hell con crescente apprensione. Conosceva i racconti dello scontro finale pubblicati sui giornali, ma osservando la creatura di fronte a sé il ragazzo non poteva aver alcun dubbio sulla verità di ciò che essa gli stava raccontando.

“Un nuovo attacco alieno allo stato attuale significherebbe la sconfitta della Terra in poche ore. Per potenziare le nostre difese abbiamo avviato un progetto per la creazione di una unità speciale composta da cyborg in grado di utilizzare equipaggiamenti speciali, adattandosi alla situazione sia in caso di battaglia che in altri scenari; per riuscire a gestire una condizione di questo genere è però necessario un profilo psicologico abbastanza particolare, come abbiamo verificato nei primi esperimenti. Dalle nostre analisi lei era risultato un ottimo candidato per il progetto ed era sotto costante osservazione già prima dell'incidente. Le sue condizioni disperate dopo lo schianto hanno affrettato i tempi e ci hanno costretto a coinvolgere i suoi genitori nella decisione. Ora è necessario che lei si renda conto in modo preciso della sua nuova condizione. Unità cyborg KC0001: attivazione modulo vocale unità. Codice autorizzazione KKK alfa 0 zeta. Attivazione sistemi di movimento; limitare potenza del reattore fotonico al 5%. Codice autorizzazione KCP 1 1 gamma.”
“Codice autorizzazione valido: modulo vocale operativo; sistemi di movimento operativi, output limitato.”

Nel campo visivo di Hiroshi comparve il diagramma di una figura umanoide, che si colorò di verde in 3.7 microsecondi, mentre l'energia iniziava a fluire in tutto quel corpo che il ragazzo, con grande sorpresa, riusciva a sentire come suo.

Accanto allo schema comparve un grafico che tracciava l'andamento delle sue emozioni: un picco di ansia aveva appena superato la soglia indicata come critica. Anche la linea che valutava la paura si stava approssimando veloce al limite di tolleranza, quando la voce piatta di Kabuto intervenne prontamente: “Unità KC0001: disabilitare limitatori automatici per stress emotivo. Codice autorizzazione SH 6 6 6 X I D.”
Nel grafico le linee che evidenziavano le soglie critiche divennero trasparenti, mentre la voce meccanica di Al rispondeva come sempre: “Codice autorizzazione valido: limitatori per stress emotivo disabilitati.”

Hiroshi percepì di essere sdraiato; iniziò, esitante, ad alzarsi in piedi. Nessuna sensazione di vertigine o di mancanza di equilibrio: il movimento non fu più complesso delle migliaia di volte che l'aveva fatto in passato. Guardando per la prima volta il resto della stanza, quadrata e spoglia, si rese conto di non avere punti di riferimento utili per capire le proprie dimensioni. Poi lo sguardo gli cadde su uno specchio collocato in un angolo e si avvicinò per vedersi. Non aveva ancora avuto il coraggio di osservare i propri arti, e decise di cominciare guardandosi in faccia. Si mosse con cura, più per evitare occhiate involontarie allo specchio che per la difficoltà di controllare il nuovo corpo.

Dopo 7 interminabili millisecondi fissò l'immagine riflessa. Si trovò perso in un senso di vertigine che non trovava alcuna spiegazione nei sensori del suo corpo meccanico: guardava un gioco di specchi che non mostrava traccia di lui in una serie infinita di riflessi. Con grande sforzo fece un passo indietro e cercò di avere una visione più chiara.

Nello specchio vedeva un manichino di metallo brillante, una figura umana dalle proporzioni atletiche. Per abitudine si era aspettato di trovarsi a fissare il proprio volto, invece a fronteggiarlo c'era una superficie lucida ed uniforme che aveva generato quell'effetto di infiniti riflessi incrociati così indecifrabile da farlo quasi impazzire poco prima. Nessun elemento alterava l'inumana perfezione di quell'uovo in cima al suo corpo... non vi era una bocca per parlare, niente naso o orecchie a caratterizzare il viso, nessuna traccia di quegli occhi eccezionali che mai lo avevano tradito. Nulla!
Nemmeno l'inespressiva finzione dei gelidi lineamenti di un bambolotto.

Nel diagramma delle sue emozioni, la rabbia andò fuori scala, mentre un pugno sferrato d'istinto trapassò lo specchio ed il muro cui era appeso. La testa si volse con furia verso il mostro colpevole di quello scempio, il braccio strappò dalla parete una sezione di cemento armato, e in un decimo di secondo le gambe coprirono i 4 metri che lo separavano dal suo bersaglio; le mani afferrarono Kabuto e lo scagliarono nella parete davanti a sé. Il Kedra volteggiò agile nell'aria e rimbalzò sulla parete usando i tentacoli come molle per lanciarsi addosso al cyborg infuriato, avvolgendogli un'appendice attorno al collo.
Il mostro impiegò 2 millisecondi per prendere il controllo del corpo di Hiroshi e costringerlo all'immobilità.

Il ragazzo urlò: “Mostro! Maledetto! Lasciami! Lasciami! Lasciami morire!”
Nel diagramma la rabbia scomparve, sommersa dalla disperazione. Anche senza l'intervento del generale quell'estraneo ammasso di metallo non avrebbe potuto vibrare squassato dai singhiozzi, ma il cervello imprigionato del ragazzo cercava inutilmente di ordinargli di piangere.

Come sempre, nessuna emozione filtrava nella voce di Kabuto: “Unità KC0001: prepararsi a ricevere file video e riprodurre in loop fino a nuovo ordine. Chiave di decodifica per la riproduzione: FC11AE14B124D948.”
Hiroshi non ascoltò la risposta dell'interfaccia.

Il filmato ciclò molte volte nel campo visivo del cyborg prima che questi gli prestasse la pur minima attenzione. All'ennesima riproduzione, Hiroshi notò una sequenza che si concludeva all'improvviso con una fiammata e ne venne catturato: era l'ultima trasmissione del Brain Condor di Blade che si schiantava contro l'arma di Ade. Accantonando la propria disperazione, il giovane Shiba si sforzò di seguire le immagini e dopo qualche istante ordinò di ricominciare la visione dall'inizio.

La voce di Koji Kabuto accompagnava le immagini raccontando gli eventi che avevano portato alla sconfitta di Hell, ma anche dell'arrivo di Grendizer, dello scontro con Ade e della vittoria dei terrestri. Il video era chiaramente costruito per raccontare i fatti come si erano svolti realmente a tutti coloro che dovevano esserne messi a conoscenza. Il tono commosso con cui il giovane pilota di Mazinger Z raccontava del sacrificio di Blade smosse l'animo di Hiroshi. Alla fine del video, il generale Kabuto fermò il ciclo di riproduzione e riprese a parlare.

“Credo che tu capisca che quel che è successo è probabilmente l'inizio di una guerra e che senza le giuste difese la Terra verrà sconfitta. Ade aveva intenzione di sterminare tutto il genere umano; non sappiamo che intenzioni possa avere Poseidone, ma il primo incontro non è stato pacifico. A seguito dell'incidente tu saresti morto senza alcuno scopo, ma noi ti abbiamo dato la possibilità di vivere per difendere le persone cui tieni e tutti gli abitanti del pianeta. Il prezzo che ti viene chiesto è grande, ma un essere nato in un laboratorio e che non si considerava una persona ha sacrificato la propria vita per coloro che aveva imparato ad amare e credo che un ragazzo come te debba cercare di impegnarsi altrettanto.”

Dopo una breve pausa, la creatura diede un nuovo comando: “Unità cyborg KC0001: attivare sistema di mascheramento olografico. Riprodurre immagine file SH0001. Codice autorizzazione alfa K K 9 3 7.” Come sempre Al confermò l'ordine, e subito dopo il riflesso di un lampo catturò l'attenzione di Hiroshi. Nello specchio, il manichino di metallo era stato soppiantato da quell'immagine che il giovane Shiba tante volte aveva visto davanti a sé: il suo corpo vestito della tuta che aveva indosso anche il giorno di quel terribile incidente. Il volto che lo guardava sembrava esprimere lo stupore e la confusione che sentiva nel proprio animo. Quando vide le lacrime negli occhi di quel riflesso cercò per istinto di asciugarsi gli occhi, ma non provò alcuna sensazione del proprio tocco o dello scorrere delle lacrime che rigavano il viso dell'apparizione davanti a lui.

Il generale aveva aspettato con pazienza prima di riprendere a parlargli: “Quando non sarai in missione potrai conservare questo aspetto, anche se è solo un ologramma che riproduce il tuo corpo umano. Chiunque ti tocchi si accorgerà immediatamente della finzione, ma potrai almeno evitare di suscitare panico o stupore nelle persone intorno a te. Il tuo nuovo corpo è uno strumento da guerra, costruito per combattere e per affrontare situazioni estreme; sarai arruolato in un esercito segreto dell'ONU sotto il mio comando e dovrai iniziare un programma di addestramento per comprendere e controllare tutte le capacità speciali di cui sei ora dotato. In questo modo potrai contribuire a proteggere il tuo pianeta. Se non desideri farlo, posso disattivare immediatamente il sistema di supporto che tiene in vita il tuo cervello, ed avresti una morte indolore in pochi secondi. Sappi però che sei il primo che ha resistito all'impianto nella struttura cibernetica senza impazzire ed è arrivato a poter fare questa scelta. Non ho informazioni sufficienti a prevedere quando troveremo un nuovo soggetto con cui proseguire il lavoro del progetto se deciderai di essere terminato. Ti informo che tra 2 ore sarà qui tua madre, puoi decidere di farti terminare immediatamente o incontrarla e parlare con lei, prima di decidere. Al termine dell'incontro dovrai comunque prendere una decisione definitiva.”

Camminando avanti e indietro nella stanza, Hiroshi si rese conto che il desiderio disperato di morire non era più così intenso: “Voglio parlare con mia madre, poi deciderò.”



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