2.“Duke è da qualche parte su una di queste grandi isole, non è vero?” osservò la ragazza, puntando l’indice su una foto satellitare dell’arcipelago giapponese. Il grande schermo occupava quasi un’intera parete dell’ampia sala del trono.
Il padre la interruppe brusco: “Pensa piuttosto a risolvere la questione di Ruby.”
“Padre…” riprese lei conciliante. “Gli abitanti di Ruby desiderano solo la pace. Se concederai loro l’indipendenza, rimarranno fedeli alleati di Vega. Vedrai, abbandoneranno ogni proposito bellicoso! E sono certa che anche i terrestri faranno lo stesso! Ti prego, padre” aggiunse in tono di supplica, “smetti di lanciare attacchi contro la Terra!”
“Sciocca! Non sai che Vega è perduto? Conquistare la Terra è di vitale importanza per noi. È la nostra ultima speranza!” rispose cupo il sovrano. “Non è forse così, Zuril?” aggiunse volgendosi lievemente alla propria sinistra.
Il ministro scivolò fuori dalla penombra dalla quale fino ad allora aveva assistito alla conversazione non visto: “Certamente, maestà” confermò chinando il capo, con espressione impenetrabile.
La principessa sussultò all’inatteso intervento. Una sgradevole sensazione d’allarme la colse, ma non si lasciò distogliere dal proprio obiettivo, limitandosi a passare alle forme dovute.
“Oh padre!” proseguì supplichevole, “vogliate ascoltarmi: non è così!” lo contraddisse. “C’è anche il pianeta Fleed!” affermò, di nuovo decisa.
“Cosa?” fece il re incredulo.
“Vi prego, padre, lasciatemi dire quello che ho visto con i miei occhi!” insistette. “Fleed sta tornando a vivere. Abbandoniamo questo avamposto remoto, trasferiamoci sul pianeta verde e fondiamo lì un nuovo regno. Sono sicura che Duke Fleed sarà felice di collaborare. Se solo voi mi permetteste di incontrarlo e di parlare con lui…!” concluse giungendo le mani.
“Mai! Potremo dirci sicuri solo dopo aver distrutto Grendizer e conquistato la Terra!”
“Ma padre…!” supplicò ancora la ragazza.
“Basta!” la investì Vega, senza cedere minimamente alle sue insistenze.
Il bel volto della principessa si oscurò all’improvviso; le sopracciglia si aggrottarono e il mento prese a tremarle. Volse le spalle al padre con rabbia e, incapace di aggiungere altro, fuggì dalla sala, inseguita dalla voce sorpresa del re: “Rubina! Che fai? Dove vai? Aspetta!” Ma la ragazza non tornò indietro. Si gettò a correre per il labirinto della base, sfogando in un pianto dirotto l’ira e il dispetto che le attanagliavano la gola.
Passò appena un istante, poi il re, con un cenno nervoso del capo, ordinò al suo ministro: “Seguila! Che non faccia pazzie!” L’uomo batté i tacchi e scattò oltre le porte scorrevoli della sala del trono.
Rubina, intanto, si era fermata un momento a riprendere fiato. Senza più lacrime, appoggiandosi ansante a una parete, aveva preso la sua decisione.
Andrò lo stesso a parlare con Duke… Lui deve sapere! Ti prego, Duke, aspettami, aspettami ancora un poco! Alzò la testa orgogliosa, gettando indietro la chioma fulva.
Io non ho paura di mio padre… Non ho paura di nessuno, io! Io… ti farò felice, Duke!Era ormai arrivata all’uscita di imbarco dove sostava la sua navicella, quando si avvide che qualcuno le sbarrava la strada.
“Principessa Rubina! Fermatevi!”
La ragazza involontariamente rabbrividì; alla prima inattesa apparizione del Ministro delle Scienze accanto a suo padre, aveva provato un sottile disagio e ora di nuovo, più forte. Quell’uomo… Zuril…
“Spostatevi, ministro!” ordinò irrigidita.
“Principessa, dove andate? Che cosa volete fare?” tentò di blandirla lui.
“Vattene, Zuril!” sibilò lei stizzita.
Un impercettibile mezzo sorriso increspò la bocca del ministro, mentre la guardava maligno.
Tu vuoi Duke Fleed… e io voglio te. Vedremo chi vincerà la partita… “Principessa, ascoltatemi. Volete davvero ristabilire la pace, per il bene di tutti i popoli della galassia?”
Rubina spalancò gli occhi sorpresa: “Certo!” esclamò, con un guizzo fiero del capo.
“Ne ero sicuro!” si illuminò lui, atteggiando il volto a un largo, cordiale sorriso.
La ragazza lo guardò, poi aggiunse: “Ministro! Io ho visto l’odio e il terrore negli occhi dei sudditi… Se quell’odio e terrore si trasformassero in fiducia e lealtà, finalmente l’Impero di Vega sarebbe al sicuro per mille anni!” concluse ispirata.
Certo, ragazza… Certo. Anche io la pensavo così… tanti anni orsono.“Siete molto saggia, principessa. Lungimirante. E proprio per questo, oso proporvi il mio aiuto.”
“Che intendete, ministro?” indagò lei guardinga.
“Vorrei che la vostra iniziativa ottenesse il successo che merita” le rispose l’uomo.
Rubina rimase in attesa.
“Se vostro padre vi appoggiasse… Con il suo consenso, le probabilità di riuscita sarebbero molto maggiori” continuò lui.
La ragazza sospirò sconsolata: “È impossibile, Zuril. Non credo che cambierà mai idea.”
Il ministro accennò a un inchino, portandosi una mano sul cuore: “Permettetemi di tentare, altezza. Datemi un po’ di tempo. Cercherò di convincerlo, gli suggerirò gli enormi vantaggi che la pace potrebbe arrecarci.”
Lei lo guardò interrogativa.
“Cercate di mettervi nei suoi panni, principessa…” continuò Zuril conciliante: “Il grande Vega è un uomo di profonda esperienza, saggio, autorevole, fiero. Mai accondiscenderebbe a dare ragione a vostra altezza, che, nonostante la grande intelligenza e avvenenza, ai suoi occhi rimane pur sempre una giovane e inesperta ragazza: sua figlia!”
Rubina arrossì lievemente, ma tacque. Quelle parole avevano avuto il potere di riportarla, suo malgrado, a un passato lontano, sepolto, a giornate di sole e di studio, quando tutto doveva ancora accadere, e di farle tornare alla mente, prepotente come uno schiaffo, un ricordo inquietante, ma allo stesso tempo anche piuttosto intrigante...
Il ministro continuò: “Ma forse presterà ascolto ai suggerimenti di un vecchio consigliere avveduto…”
“Voi non siete vecchio, Zuril!” protestò graziosamente la principessa, seguendo il filo di antichi pensieri. Il ministro chinò di nuovo il capo, con un sorriso se possibile ancora più largo e cordiale del primo: “Lasciatemi tentare.”
Rubina parve colpita; rifletté ancora un istante, poi decise: “E sia, ministro. Rimanderò la mia partenza del tempo necessario al vostro colloquio con mio padre. Informatemi immediatamente dell’esito.”
Zuril esultò per aver guadagnato quel punto.
Perfetto, Rubina, perfetto! “Grazie altezza!” concluse l’uomo, inchinandosi profondamente.
La porta della grande anticamera si spalancò, il ministro entrò nella sala del trono e si inginocchiò deferente.
“Vieni avanti Zuril” lo invitò il sovrano. “Che cos’hai da dirmi?” Zuril si avvide con disappunto che accanto al re c’era Gandal.
Dannazione, avevo chiesto un’udienza privata… Dovrò vedermela anche con quell’imbecille.“Sire! Ho riflettuto sull’incresciosa intenzione di vostra figlia di entrare in contatto con Duke Fleed: sono arrivato alla conclusione che potremmo sfruttarla a nostro favore!”
“Uhmm, che vuoi dire, Zuril?”
“Perdonate l’ardire, maestà: la principessa… è molto bella e di ingegno brillante!” Una pausa per vedere se quei complimenti sortivano l’effetto sperato… Il volto di Yabarn rimase di pietra. Il ministro andò avanti: “Queste sue doti potrebbero molto giovare alla causa dell’Impero di Vega…”
Il re continuava a riflettere appoggiato col gomito a un bracciolo del trono, lisciandosi distrattamente la barba.
“Inoltre, maestà, finora Duke Fleed si è rivelato un nemico imbattibile” proseguì Zuril, sicuro di toccare un nervo scoperto del suo rivale.
“Cosa?” lo interruppe il generale sdegnato, muovendo un passo in avanti.
“Sta’ zitto, Gandal…” lo tacitò il sovrano, scuro in volto.
Zuril esultò malignamente tra sé e proseguì il suo ragionamento: “Ma noi lo batteremo, grazie a vostra figlia!”
“Vuoi usare mia figlia come esca?!” ringhiò il re minaccioso.
“Sire, giammai! La sua vita è troppo preziosa, più di qualsiasi vittoria!”
Questo lascia che sia io a stabilirlo… “E dunque?” lo interrogò rabbonito il sovrano.
“Sire, ritengo che vostra figlia sia la persona più adatta a trovare un’intesa con Duke Fleed e a convincerlo a lasciare la Terra, almeno temporaneamente, facendo leva sul suo… spirito umanitario…” Il ministro s’interruppe sogghignando complice all’indirizzo del re. Poi continuò: “…sull’amore verso il proprio pianeta natale e, non ultimo, sulla promessa che un tempo lo legò a lei.”
Yabarn ormai lo seguiva sempre più interessato. Gandal fremeva impaziente.
“Naturalmente, Duke Fleed non è uno stupido: la principessa dovrà fornirgli solide garanzie” soggiunse Zuril.
“Ovvero?” chiese re Vega.
Il ministro chiarì: “Tregua abbastanza prolungata da risultare credibile; dati evidenti sul ritorno alla vita del pianeta Fleed; supporto logistico per il trasporto e l’insediamento su Fleed dei fleediani attualmente in esilio su Ruby.”
“E noi cosa ci guadagniamo?” gli fu obiettato.
“Duke Fleed si allontanerà dalla Terra e, rassicurato dalla tenuta della tregua, si dedicherà alla ricostruzione del pianeta natale. Una volta eliminato il principe di Fleed, le Forze di Vega potranno procedere indisturbate a occupare la Terra!”
“Un passaggio mi sfugge, Zuril” lo interruppe il sovrano con lieve sarcasmo. “Tu eliminerai Duke Fleed?” aggiunse scettico.
“Non io, maestà: i fleediani superstiti!” rispose trionfante il ministro.
“Cosa?” mormorò il re, colpito. “E come intendi procedere?” s’informò.
“Li condizioneremo. Chi vorrà salire sui cargo da Ruby dovrà sottoporsi al trattamento. Non sarà difficile alimentare il risentimento di una massa di schiavi, sfruttando il tradimento del loro principe e la sua fuga su Grendizer: tutti ne furono testimoni! Sarà sufficiente, al momento giusto, ordinare loro di vendicarsi. Ci saranno grati dell’occasione di fare a pezzi il colpevole della loro disgrazia.”
Un sorriso crudele si insinuò nel volto feroce di Yabarn, che tuttavia chiese ancora: “Perché Duke Fleed dovrebbe credere a quello che mia figlia gli dirà?”
“Secondo la mia modesta opinione, sire, la principessa possiede la più forte delle motivazioni, per sforzarsi di guadagnare la fiducia di Duke Fleed. Credo che avrà successo. Ma se noi la volessimo favorire, potremmo suggerirle di passare al suo interlocutore qualche rivelazione di peso… Ad esempio, l’ubicazione della base Skarmoon…”
“Ma è una pazzia!” scattò Gandal. “È tradimento!” tuonò.
“È strategia, Gandal! E… psicologia” gli replicò il ministro, deciso ad arrivare fino in fondo. “E come ogni strategia vincente, richiede anche una certa capacità di giocare d’azzardo! Ragiona: sono sicuro che Duke Fleed non vorrà correre un rischio gratuito, avventurandosi fin qui da solo, senza l’aiuto della sua squadra d’appoggio che, come dovrebbe essere noto anche a te, non è in grado di lasciare l’atmosfera terrestre.”
Gandal digrignò i denti, subendo impotente l’ironica insinuazione.
“Ma, - proseguì imperterrito Zuril - seppure ciò dovesse accadere, ritengo che potremmo facilmente respingerlo. In ogni caso, sono sicuro che presto la base lunare non ci servirà più. Anzi, appena avremo invaso la Terra, noi stessi saremo costretti a distruggerla, per evitare che diventi una minaccia per noi, qualora in futuro cadesse in mano nemica.”
Vega annuì vigorosamente a quest’ultima osservazione.
“Al contrario, un’informazione del genere senza dubbio confermerà in Duke Fleed l’impressione che la principessa sia in buona fede” concluse il ministro.
“Mia figlia è in buona fede” rimarcò Vega critico.
Gandal non si trattenne: “Questo piano è una follia totale! Il nostro potenziale bellico non è stato ancora sfruttato completamente! Invece di rischiare alla cieca, dobbiamo concentrarci su un attacco globale!” esclamò concitato. “Inoltre, se non l’avessi capito, - si rivolse al ministro, ricambiando il sarcasmo - c’è una rivolta in corso su uno dei nostri pianeti carcerari maggiori! Dobbiamo stroncarla, prima che il cancro dilaghi in tutto l’Impero!” concluse reciso.
“Gandal, taci!” Il tono di Vega non lasciava adito a repliche.
Il generale sobbalzò, come colpito da una frustata.
“Se pensi che sia così urgente, andrai tu a sedare la rivolta su Ruby. Potrai dimostrare il tuo valore schiacciando quei cani!” lo irrise. “Vedremo che cosa sai fare.”
Gandal strinse i pugni sgomento.
“Puoi andare!” lo congedò bruscamente il sovrano.
“Ma sire…” balbettò il generale.
“Puoi andare!” ruggì Vega. “E non osare mai più giudicare al mio posto cosa sia folle e cosa no.”
Gandal impallidì mortalmente, chinò il capo di scatto e si precipitò furibondo verso la porta.
Non finisce qui, Zuril!Il Ministro delle Scienze lo seguì con lo sguardo, esultando in silenzio della disfatta del suo rivale.
Quando le porte si richiusero, si voltò verso il re, in attesa della sua decisione. Passarono alcuni minuti, in cui Vega parve riflettere. Poi si risolse a parlare: “Zuril, il tuo piano è convincente: c’è bisogno di un diversivo. Se non altro, una tregua prolungata servirà a far abbassare la guardia ai terrestri. Ma non hai risposto alla mia domanda: perché Duke Fleed dovrebbe credere a mia figlia…”
“Sire” rispose il ministro, “i regnanti di Fleed sono sempre stati in simbiosi con il loro pianeta e la loro gente; oso pensare che il superstite della dinastia non abbia perso questa caratteristica… Al contrario: strappato violentemente al suo popolo e al suo destino regale, sono sicuro che la prospettiva inattesa di recuperare, almeno in parte, quello che per anni ha creduto perso per sempre lo attirerà irresistibilmente.”
“E mia figlia? Dovrei gettargliela tra le braccia un’altra volta?”
Il ministro rimase in silenzio.
“Non lo farò mai, Zuril. Giammai!” esclamò battendo il pugno su un bracciolo. “Non accadrà mai che un veghiano s’inchini a quel cane. Tantomeno mia figlia!” gridò.
“Sul mio onore, sire, e per la gloria di Vega, veglierò perché ciò non accada!” rispose pronto il ministro. “Tuttavia,” aggiunse, “è auspicabile che vostra figlia dia inizio a questa missione: la sua bellezza e la sua innocenza fugheranno ogni dubbio del fleediano.”
“Tu… veglierai, Zuril?” sogghignò il re.
Il ministro fece un cenno d’assenso: “Col vostro permesso, maestà.”
Il re lo squadrò per un attimo ridendo malignamente tra sé.
Rubina non potrà lamentarsi… “Il nostro permesso ti viene accordato, Zuril” rispose con ironico sussiego il sovrano. “E se eliminerai Duke Fleed,” riprese brusco, abbassando la voce, “mia figlia sarà tua!”
Il ministro rimase impassibile, tuttavia non poté reprimere un fremito di soddisfazione. Alzò il sopracciglio: “Vostra figlia, maestà?”
“Mia figlia, sì… Te la do. Potrai farne ciò che vorrai. In cambio della Terra e della testa di Duke Fleed, beninteso…”
“Certo, maestà!” rispose Zuril battendo i tacchi.
“E ora, chiamala. Le parleremo insieme.”
“Agli ordini, sire!” esclamò il ministro, e si allontanò velocemente a eseguire il comando.
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