ANNUSHKA's FICTION GALLERY - solo commenti, solo commenti

@Shooting: grazie mille! Sono stata a lungo incerta se usare quella frase, che in effetti è il leit motive del racconto, come titolo. E' la frase che riassume lo stato d'animo di Daisuke, l'angoscia di una contraddizione senza soluzioni: vorrebbe che il tempo passasse in fretta per compiere la sua missione, ma anche che non passasse, per vivere ancora. Grazie per aver esplicitato tutto questo in modo tanto bello e articolato! Poi, nel titolo, ho preferito non dire tutto subito e sottolineare, invece, l'aspetto della routine quotidiana, all'inizio sconvolta dalla comparsa della ferita e alla fine ristabilita dalla promessa di Hikaru. La ragazza passa dall'essere confusa sul da farsi al comprendere in modo nuovo la situazione e quale deve essere il suo ruolo. Eh sì, Hikaru ha cominciato a combattere accanto a Daisuke ben prima di salire sul Delfino Spaziale!
Sul disegno della scena finale (e un po' di tutto l'episodio): credo anch'io che non sia dei migliori. Mi è rimasta impressa a questo proposito la prima scena nell'infermeria. I due primi piani di Daisuke, a occhi chiusi, con i lineamenti distesi e subito dopo a occhi aperti, di nuovo teso, mi piacciono molto; però nei fotogrammi successivi, in cui lui si mette seduto e guarda il padre e Hikaru, i tratti del viso cambiano completamente. Pare quasi il lavoro di un'altra persona. Chissà... anche all'interno dello stesso episodio, lo stesso personaggio veniva fatto a più mani?

@Daisuke: grazie anche a te! Mi fa molto piacere stabilire un "contatto diretto" anche con te e aver superato pure in questo caso, una tua perplessità verso i racconti al presente. Che dire? Finora mi sono venuti spontaneamente così. Forse perché anche a me succede che, quando penso a qualche situazione che mi ha colpito nell'anime, è come se mi ci sentissi immersa, come se incontrassi i personaggi, li vedessi muoversi e li sentissi parlare... e il modo di esprimere questo che mi viene più immediato è parlare al presente. Però credo che funzioni, perché sono racconti molto brevi (a proposito, ne ho scritti altri due, uno al presente e uno misto presente/passato, che si trova in Fans Fiction - Missione da Vega. Spero che ti piaceranno anche quelli!). Con un racconto più lungo e articolato sarebbe diverso, penso che dovrei prendere dimestichezza con la narrazione al passato...
Anche secondo me il tema della cicatrice riaperta rende Daisuke un personaggio ancora più affascinante, ne sottolinea l'umanità, ma anche la straordinaria forza d'animo.
Che questo "dietro le quinte" sia altamente compatibile con il tipo di episodi dell'anime, per me è un gran complimento. Grazie!

E' molto bella, soprattutto per me! Grazie. Ormai è chiaro che, oltre a essere Actarusmaniaca, sono anche Goldrakecentrica e questa sequenza è il centro del centro di ogni episodio di Goldrake (capelletto verde a parte...)!
Mi fa molto piacere e mi incoraggia anche rendermi conto di lettori che magari commentano raramente, ma quando lo fanno, apprezzano così cordialmente!

Eh, purtroppo non ho inventato niente... Non dico nulla di nuovo, se ricordo che l'evento del XX secolo che, per la prima volta in una sede ufficiale, fu definito "genocidio", cominciò proprio così. Compresa la paranoia del nemico interno e l'espulsione dalle scuole e dalle altre istituzioni statali, su base di discriminazione razziale. E' storia anche nostra; chissà, magari su Vega si sono ispirati...

Be', per ora mi pare uno str...Oooops! Scusate! Mi è scappata! Non voglio influenzare troppo i giudizi...

Sì! A volte, addirittura, diventano parte integrante della nostra immaginazione su un certo personaggio o situazione, al pari della fonte primaria, che è l'anime...

Pianetaazzurro: contenuti controversi? Tenuto conto della realtà italiana anni '70, effettivamente poteva essere un tema un po' forticino. Oggi, di nuovo purtroppo, la realtà supera la fantasia.
Grazie a tutte e due!

Wow! Mi piace essere criticata!
Be’, la storia è lunghetta, tre generazioni, un arco di tempo di diversi anni: nonna-mamma-protagonista. Quando comincia il presente della storia? Un po’ difficile dirlo esattamente; forse quando appare il protagonista? Mmmh… la prima volta che viene nominato non è visibile a occhio nudo, ma solo con gli adeguati strumenti diagnostici… Dubito che sia quello l’inizio dell'adesso. Sebbene compaia, non è però in primo piano. Per vederlo agire autonomamente bisogna arrivare a circa un terzo della storia. E allora? Mi sembra, piuttosto, che si tratti di un racconto continuo. Nell’ambito di questa continuità, la relazione prima di adesso/adesso, espressa dalla coppia trapassato prossimo/passato remoto, è valida all’interno di singole unità narrative di lunghezza variabile; a volte si tratta di un solo periodo, altre volte, sono parti più lunghe; mai, comunque, interi capitoli, o addirittura gruppi di capitoli. Inoltre, mi sembra, questa relazione non riferisce solo un nesso temporale, ma è utile anche a dare espressività al racconto. Ad esempio, nel tratto che hai riportato, sottolinea (almeno nelle mie intenzioni) il contrasto fra il prima felice della giovane coppia, piena di entusiasmo e speranze e l’adesso dello scontro con la dura realtà di Vega. Il salto c’è, volevo che ci fosse.
Veniamo alle alternative che mi suggerisci. La prima: tutto al trapassato prossimo. Francamente, mi sembra un po’ pesantuccio. Prendi una sequenza come questa: “Per giorni e notti urlò e urlò e urlò. (…) Urlò fino a diventare roca, pianse finché le si seccarono gli occhi”. O questa: “Si scusò quasi gridando, ma quello la afferrò per le braccia, le soffiò nell’orecchio: “Sono io!” e la spinse contro il muro.” Mi sembra che al trapassato prossimo perderebbero parecchio di incisività.
La seconda: fin dall’inizio, passato remoto. Anche in questo caso, secondo me, tutto risulterebbe un po’ appiattito. Qui il piano del presente è dato dai primi due brevi periodi: “Era una mezzosangue. Ecco cos’era.” E’ la ragazza che considera se stessa e poi, comincia a raccontare la propria storia, non direttamente, ma con la mediazione del narratore. Tra l'altro, è il presente di tutto il primo terzo della ff, quello in cui lei è protagonista. All’interno di questa storia vi sono dei prima e degli adesso. In questo caso, prima che i suoi genitori arrivassero su Vega/adesso, mentre vivono su Vega.
Che ne pensi?
Anch’io sono carognetta assai, soprattutto se stimolata da critiche che mi piacciono!!!

Direi il collaudato "a giorni alterni", così tra una puntata e l'altra c'è tempo di leggere - ma non troppo! - e volendo anche di commentare...
E appunto, grazie del commento! Spero di non deludere attese! Sono contenta di aver aperto domande. Forse, non risponderò io a tutte, almeno non in questa ff... I due Yabarn: il giovane ha sconfessato il vecchio e si è piazzato saldamente in sella, in posizione dominante rispetto ai suoi vecchi compagni. Credo che anche a scuola, lui fosse il capo, per diritto ereditario, e gli altri si allenassero a fare i cortigiani, non si sa mai, si rimediasse un posticino, al momento giusto... Però, la nostra storia punta ad arrivare al protagonista ragazzino; i personaggi fin qui presentati sono in funzione di questo, compresi i due amanti: avranno un ruolo, più che un nome... E con questo, spero di aver intrigato ancora di più... A domani!

Allora, diventeremo amiche!

Forse pure i colombi ecologisti rimasero spiazzati, quando arrivarono su Vega e capirono che aria tirava da quelle parti. Poverini, prima avevano nutrito grandi speranze, avevano pensato di cambiare le sorti di un pianeta, ma era stata proprio un'illusione... Io lo stacco temporale netto ce l'ho visto (e l'ho espresso nei modi che, giustamente, ricordi essere normativi nella nostra lingua), ma mica è vangelo! Ci si può pure vedere una continuità forzata da un errore. Non ti scusare.
Certo, il passato remoto va benissimo per raccontare storie anche lunghissime, non senza, credo io, incursioni in momenti precedenti, espresse con il famigerato trapassato prossimo. Mi sembrava che appiattisse nelle prime battute di questo racconto, per il motivo che ho detto sopra.

Be' alla fine di questo fittissimo botta e risposta, vorrei fare quello che avrei dovuto fare all'inizio: ringraziarti per l'apprezzamento ad ambientazione, verisimiglianza, scorrevolezza... Grazie veramente! Come ho detto a Joso, quasi quasi mi prende il timore di deludere. Spero di no!
Inoltre:

Eh, già.
Infine:

Fai bene.
Grazie!