Go Nagai Net

Traduzioni, Follie varie...

« Older   Newer »
  Share  
Delari
view post Posted on 10/3/2017, 20:31 by: Delari     +1   -1
Avatar

Grand Pez di Girella

Group:
Mod Minor
Posts:
7,387
Reputation:
+1,048
Location:
Baviera

Status:


Il regno invisibile
Favola


In una piccola casa, a metà del monte e distante circa un quarto d’ora dal resto del villaggio, viveva un vecchio contadino insieme a suo figlio Giorgio. Non possedevano molto, ma insieme alla casa abbastanza campi e terre per non abbisognare di nulla. Dietro alla casa si ergeva la foresta, fatta di querce e faggi così vecchi che i nipoti di quelli che li avevano piantati erano già morti da almeno un secolo.
Davanti alla casa si trovava una vecchia e rotta ruota di mulino, che era finita lì chissà quando. Chi vi si sedeva aveva una bellissima veduta sulla vallata, del fiume che la attraversava e delle montagne al di là del fiume. Qui Giorgio veniva spesso di sera, dopo avere finito di lavorare nei campi, seduto con la testa tra le mani e i gomiti sulle ginocchia, guardando la valle e fantasticando. E siccome non frequentava molto gli altri paesani ed era solito andare in giro silenzioso e introverso come uno che deve riflettere su tante cose importanti, la gente lo chiamava, scherzosamente, Giorgio il Sognatore.

Con il passare degli anni, Giorgio divenne un uomo più quieto che mai. Dopo la morte di suo padre e il funerale di questo sotto a una grande e vecchia quercia, Giorgio quasi non parlava più con nessuno.
Ma nonostante questo, non si sentiva solo. Quando era seduto sulla vecchia ruota di pietra - cosa che ora faceva ancora più del solito - e guardava giù nella magnifica vallata e osservava le nebbie serali salire da un lato e appoggiarsi lentamente sulle pendici dei monti, e il cielo diventare sempre più scuro finché le stelle e la luna cominciavano a scintillare in tutta la loro bellezza, si sentiva l’essere più felice del mondo. Quindi udiva le onde del fiume cominciare a cantare, prima piano, poi sempre più udibili, e raccontare dei monti da cui scendevano, del mare che volevano raggiungere, e delle sirene che vivevano nelle profondità del fiume. E la foresta si metteva a frusciare e stormire e gli raccontava le storie più belle. In particolare la vecchia quercia, dove si trovava la tomba di suo padre, ne sapeva molte di più degli altri alberi. E le stelle in cielo scintillavano e tremolavano come se non quasi non resistessero più dalla voglia di buttarsi nella foresta sempreverde e nel fiume blu. Ma si sentivano anche le voci degli angeli, che stando dietro alle stelle le trattenevano e sussurravano: „Stelle, stelle care, non fate sciocchezze! Siete troppo vecchie per buttarvi, avete già migliaia e ancora migliaia di anni sulle spalle! Rimanete dove siete, e siatene contente!“
Era una vallata davvero di rara bellezza. Ma il solo ad accorgersene era Giorgio il Sognatore. La gente che abitava giù nel villaggio neanche se lo immaginava, perché si trattava di persone perfettamente comuni. Di quando in quando abbattevano uno dei giganteschi alberi per farne ciocchi e trucioli, e quando avevano ammassato un bel mucchietto dicevano: „Questo basterà perché possiamo farci il caffè per un po’.“ E trovavano il fiume molto pratico per attingere l’acqua, e per lavare i panni. E delle stelle, quando scintillavano, dicevano solo: „Stanotte farà un bel freddo, speriamo che le patate non congelino.” Se magari Giorgio cercava di spiegare loro le cose come le vedeva lui, ridevano. Si vede che erano proprio persone comunissime, che pensavano solo alle cose di tutti i giorni.

Un giorno, mentre Giorgio si trovava nuovamente seduto sulla vecchia ruota di mulino ed era un po’ che pensava che era un peccato che fosse tutto solo al mondo, si addormentò e fece un bel sogno.
In sogno vide un’altalena d’oro appesa a due funi argentate, di cui ognuna era attaccata a una stella. E sull’altalena si trovava una graziosa principessa che dondolava così in alto da volare dal cielo in terra e poi tornare indietro. Tutte le volte che l’altalena raggiungeva la terra, la principessa batteva le mani e gli gettava una rosa. Ma tutt’a un tratto le funi si spezzarono, e l’altalena con la principessa volò in alto in alto nel cielo, finché Giorgio non poté più vederla. In quella si svegliò, e trovò vicino a sé sulla ruota di pietra un mucchietto di rose.
Il giorno dopo quando si addormentò fece lo stesso sogno, e al risveglio trovò nuovamente le rose vicino a sé.
La cosa continuò per un’intera settimana, e alla fine Giorgio si disse che doveva esserci del vero in questo sogno, siccome si ripeteva ancora e ancora. Quindi sistemò la sua tenuta, chiuse bene la porta di casa e si avviò nel mondo, alla ricerca della sua principessa.

Giorgio camminò e camminò per molti giorni, finché da lontano vide un paesaggio dove le nubi arrivavano fino al suolo. Incuriosito volle avvicinarsi, ma finì per perdersi in un grande bosco. Ad un tratto sentì dei gemiti e lamenti spauriti, e seguendoli trovò un vecchio dalla barba argentata steso sul suolo. Due uomini molto brutti e completamente nudi erano in ginocchio sopra di lui e cercavano di strangolarlo. Giorgio si guardò intorno per vedere se non c’era qualcosa da poter usare come arma, e non trovando di meglio staccò un gran ramo da un albero. Lo agguantò e si gettò addosso ai due uomini per prenderli a botte; spaventati, questi si misero a urlare, lasciarono il vecchio e corsero via.
Giorgio aiutò l’anziano signore ad alzarsi e gli chiese perché quei brutti ceffi ce l’avevano con lui. Allora il signore gli spiegò che era il re del Regno dei Sogni e che per sbaglio si era avvicinato troppo al regno del suo peggior nemico, il re del Regno della Realtà. Questi se ne era accorto e lo aveva fatto appostare da due servi affinché lo uccidessero.
„Ma Voi avete fatto del male al re del Regno della Realtà?“ domandò Giorgio.
„Figuriamoci!“ rispose il re. „Lui è sempre molto bellicoso con gli altri. Ha un caratteraccio, e nutre un odio particolare per me.“
„Ma quei due che dovevano uccidervi erano tutti nudi,“ fece Giorgio.
„Certo,“ rispose il re, „nudi come i vermi. È la moda nel Regno della Realtà. Lì vanno tutti in giro nudi, anche il re, e non si vergognano per niente. Abominevole gentaglia! - Ma siccome tu mi hai salvato la vita, come segno di gratitudine voglio farti vedere il mio regno. Vedrai, si tratta del reame più bello del mondo, e i sogni sono i miei sudditi.“

Al che il re dei Sogni si incamminò, e Giorgio lo seguì. Quando raggiunsero il punto dove le nubi toccavano la terra, il re gli mostrò una botola che era così ben nascosta sotto a un cespuglio che era impossibile trovarla senza conoscere la sua esistenza. Il re la aprì e i due scesero per una scala di cinquecento gradini.
In fondo si trovava una grotta illuminata, di dimensioni enormi e di una bellezza incredibile. Vi si trovavano castelli su isolette in mezzo a grandi laghi, e le isole non erano ferme ma navigavano come tante barche. Se uno voleva entrare in un castello, doveva solo avvicinarsi alla riva ed esclamare:
„Castello mio bello, avvicinati e fammi entrare!“
Allora il castello lentamente navigava verso la riva. Ma c’erano anche dei castelli in aria, che si trovavano sulle nuvole e fluttuavano. E quando uno diceva:
„Castello mio bello, scendi e fammi entrare!“, il castello si posava lentamente sulla terra. Inoltre c’erano giardini con dei fiori che di giorno profumavano e di notte splendevano, uccelli dal piumaggio incredibile che sapevano raccontare favole, e tantissime altre cose meravigliose. Giorgio non smetteva più di ammirare e meravigliarsi.
„Ora ti farò vedere i miei sudditi, i sogni,“ disse il re. „Ce ne sono tre: i sogni belli per le persone buone, i sogni brutti per le persone cattive, e i folletti, che a volte fanno degli scherzi alla gente, perché anche un re a volte deve divertirsi un po’.“
Per cominciare il re portò Giorgio a vedere un castello che aveva una forma così ingarbugliata da far ridere solo a vederlo. „Qui abitano i folletti dei sogni,“ gli disse, „sono piccoli, spavaldi e dispettosi. Non fanno del male a nessuno, però amano burlarsi della gente.“
„Vieni un po’ qua, piccoletto,“ disse a uno dei folletti, „e lascia perdere gli scherzi per un momento.“ Quindi il re si rivolse a Giorgio e gli disse: „Sai cosa fa questo briccone, quando gli permetto di salire sulla terra? Corre in una casa, piglia la prima persona che trova addormentata, la porta sul campanile e la butta giù. Poi corre velocissimo per la scala del campanile per arrivare per primo, lo afferra, lo riporta a casa e lo butta sul letto da far scricchiolare il legno, e allora il malcapitato si sveglia, si stropiccia gli occhi e pensa: ‘Cielo, mi è sembrato di cadere dal campanile! Meno male che era solo un sogno’.“
„Ah, è così?“ disse Giorgio il Sognatore. „Ha visitato anche me qualche volta! Ora che lo so, se ritorna lo piglio e non gliela farò passare liscia.“
Non appena ebbe parlato un altro folletto uscì da sotto a un tavolo. Sembrava quasi un cagnolino perché aveva indosso una giubba pelosa, e teneva la lingua penzoloni.
„Questo non è da meglio,“ disse il re dei Sogni, „abbaia come un cane ed è forte come un gigante. E quando i sognatori hanno paura di lui, li tiene fermi, così non possono muoversi e scappare via da lui.“
„Anche questo lo conosco,“ rispose Giorgio. „Quando uno se ne vuole andare, si sente come se fosse fatto di legno. Tenta di alzare un braccio ma non ci riesce, e poi prova con le gambe e anche quelle non si muovono. Però a volte non ha le sembianze di un cane, ma di un orso o un brigante o ancora di peggio.“
„Non gli permetterò più di venirti a trovare, Giorgio,“ lo tranquillizzò il re. „Ora arriveremo dai sogni cattivi, ma non temere, non ti faranno del male: questi sono fatti solo per le persone cattive.“
Così i due entrarono in uno spazio enorme racchiuso da un alto muro e da un altissimo portone. Qui pullulava di figure orribili e di mostri spaventosi. Alcuni erano metà uomini e metà bestie. Giorgio voleva andarsene, ma il re gli disse: „Non vuoi vedere cosa sognano le persone cattive?“ Così dicendo fece cenno a un sogno che si trovava lì vicino, un terribile orco che aveva una ruota di mulino sotto a ogni braccio.
„Racconta un po’ cosa farai questa notte!“ gli ordinò il re.
Al che l’orco fece cadere il suo capo tra le spalle, sogghignò allargando la bocca da un orecchio all’altro, scosse la schiena come se si divertisse un mondo e disse: „Vado a trovare un uomo ricco che ha fatto morire di fame suo padre. Una volta il vecchio si era seduto sulla scala di marmo davanti alla casa di suo figlio e gli aveva chiesto un tozzo di pane, e il figlio aveva detto alla servitù: ‘Mandatemelo via, questo vecchio burattino!’ Stanotte vado a lui e lo faccio passare attraverso le due ruote di mulino finché ha tutte le ossa rotte e non può più muoversi, e poi lo prendo per il collo, lo scuoto di qui e di là e gli dico: ‘Ma come ti dibatti bene, burattino che non sei altro!’ Allora lui si sveglia con i denti che gli battono e dice: ‘Moglie, dammi un’altra coperta, sento freddo.’ E non appena si è riaddormentato, lo faccio un’altra volta!”
Quando Giorgio lo sentì parlare in questa maniera, prese per il braccio il re e uscì in fretta dal portone, tirandolo dietro di sé ed esclamando: „Non rimango un attimo di più con questi brutti sogni. Mamma mia, che orrore!“
Allora il re lo portò in un magnifico parco dove le viuzze erano cosparse d’argento, le aiuole di polvere d’oro e i fiori erano fatti da pietre preziose intagliate. Questo era il posto dove i bei sogni passeggiavano quando il re non li mandava sulla terra. Il primo sogno che Giorgio vide era una bella donna alta e pallida, che portava un’Arca di Noè intagliata di legno sotto a un braccio, e sotto all’altro braccio una scatola di costruzioni.
„Chi è costei?“ domandò Giorgio il Sognatore.
„Questa donna va tutte le sere da un bambino malato, che ha perso sua madre. Di giorno è solo e nessuno si occupa di lui, ma di sera lei lo va a trovare, gioca con lui e veglia sul suo sonno per tutta la notte. Lui si addormenta sempre presto, per cui lei deve andare a trovarlo già ora. Gli altri sogni andranno molto più tardi. - Ma ora vieni, altrimenti non ce la faccio a farti vedere tutto.“

I due si persero nelle profondità del parco, in mezzo ai bei sogni. C’erano uomini, donne, vecchi e bambini, ma tutti vestiti bene e con un’espressione contenta in viso. In mano portavano tante cose belle, tutto ciò che si poteva desiderare.
A un tratto Giorgio si fermò e fece un’esclamazione tale che tutti i sogni si girarono a guardarlo.
„Che ti prende?“ domandò il re.
„Lì c’è la mia principessa, che ho sognato tante volte e che mi ha regalato le rose!” rispose Giorgio, felice.
„Certamente, è lei,“ rispose il re. „Ti ho mandato un bel sogno, vero? È uno dei miei sogni più belli.“
Giorgio si avvicinò alla principessa che era nuovamente seduta sulla sua altalena d’oro. Quando lo vide saltò giù e gli andò incontro. Giorgio le prese una mano e la portò a una panchina d’oro: i due si sedettero e si dissero com’era bello rivedersi. Si raccontarono un mucchio di cose, e quando ebbero finito ricominciarono di nuovo a parlare.
Intanto il re dei Sogni passeggiava tra le vie del parco, con le mani dietro alla schiena, e a volte guardava l’orologio perché i due giovani non la smettevano più di discorrere. Alla fine andò da loro e disse: „Basta adesso, ragazzi! Tu, Giorgio, devi tornare a casa; qui non ci sono letti per ospitarti, perché i sogni di notte lavorano. E tu, principessina, devi prepararti. Indossa un bel vestito rosa e poi vieni da me, che devo spiegarti da chi devi andare e cosa devi dirgli.“
Al sentire questo, il placido Giorgio si sentì forte deciso come mai in vita sua. Si alzò e disse con voce ferma: „Sire, io la mia principessa non la abbandono più. O mi lasciate qui insieme a voi o lei viene con me sulla terra; perché senza di lei non posso più vivere.”
„Suvvia, Giorgio,“ sospirò il re, „proprio lei, uno dei miei sogni più belli! - Ma tu mi hai salvato la vita, e vedo che anche lei ti vuole bene, allora prendila con te e siate felici, benedetti ragazzi. Quando sarete arrivati in cima allo scalone, toglile il velo d’argento dal capo e gettalo giù dalla botola, così diventerà una donna in carne ed ossa e non sarà più un sogno.“
Giorgio il Sognatore ringraziò cordialmente il re, ma quindi disse: „Caro sire, visto che siete così generoso, avrei ancora una richiesta. Vedete, ora avrò per moglie una principessa, ma non ho un regno da offrirle. E una principessa senza regno è una cosa che proprio non va. Non ne avete uno per noi, magari anche solo un regno piccolo?“
Il reg li rispose: „Di regni visibili, Giorgio il Sognatore, non te ne posso dare, ma invisibili sì. Ve ne darò uno, e sarà uno dei più belli che ho.“
Allora Giorgio gli chiese com’era questa cosa dei regni invisibili, ma il re li disse che se ne sarebbe accorto e si sarebbe meravigliato di come fossero belli i regni invisibili.
„Vedi, ragazzo mio, con i regni comuni e visibili spesso ci sono un sacco di problemi. Per esempio, se ora tu sei il re la mattina arriva già il primo ministro davanti al tuo letto e ti dice: ‚Maestà, ho urgente bisogno di mille denari da spendere per il regno.’ Allora tu apri la cassa di stato e la trovi vuota! E allora, che fai? Oppure il re di un altro regno ti dichiara la guerra, e se sei sfortunato quello vince, si sposa la tua principessa e ti fa buttare in carcere. In un regno invisibile queste cose non possono accadere.“
„Ma se non lo vediamo,“ domandò Giorgio un po’ confuso, „allora che ne facciamo del nostro regno?“
„Ragazzo strano,“ disse il re tenendo l’indice alla fronte, „tu e la tua principessa, voi lo vedrete benissimo il vostro regno. I castelli e i parchi, i prati e i boschi che fanno parte del vostro regno li vedete eccome. Voi ci abitate, ci passeggiate e fate tutto ciò che vi aggrada. Solo gli altri non lo possono vedere.“
Al che Giorgio fu molto contento, perché aveva già avuto un po’ paura che la gente del villaggio lo avrebbe guardato male se fosse tornato a casa con la sua principessa in guisa di re e regina. Commossi, i due si accommiatarono dal re dei Sogni, salirono i cinquecento gradini che portavano alla terra, e Giorgio prese dal capo della principessa il velo e lo fece svolazzare giù. Quindi voleva chiudere la botola, ma era pesantissima; non riuscì a tenerla e la botola si chiuse da sé, facendo un gran fracasso, e per un momento Giorgio perse i sensi.

Quando si risvegliò si trovava vicino alla vecchia ruota di mulino davanti alla sua casa, e la sua principessa era seduta vicino a lui. Era fatta di carne ed ossa come una persona normale. Gli teneva la mano, lo accarezzò e gli disse: „Mio buon Giorgio, ce ne hai messo per dirmi che mi vuoi bene! Avevi forse paura di me?“
Allorché sorse la luna e illuminò il fiume, e le onde batterono le sponde che sembrava musica, e il bosco stormiva. E i due erano ancora lì che si parlavano. Improvvisamente sembrò che una piccola nuvola nera si muovesse davanti alla luna, e una cosa cadde ai loro piedi che sembrava un pezzo di stoffa ripiegato. Un attimo dopo, la luna era nuovamente piena e brillava in tutto il suo splendore.
Giorgio e sua moglie sollevarono il pezzo di stoffa e cominciarono a spiegarlo: era di stoffa molto fina ma pesante, ripiegata molte volte, e ci volle un bel po’ per spiegarla tutta, e dovettero appoggiarla dappertutto, fin sui campi, l’orto e la casa. Quando ebbero finalmente finito videro che si trattava di una carta geografica: in mezzo si trovava un fiume, e a entrambi i lati si trovavano città, boschi e laghi.
Allora si avvidero che era davvero un regno che il buon re dei Sogni aveva fatto cadere dal cielo. E quando guardarono la loro casetta videro che si era tramutata in un castello, con le scale di cristallo, le pareti di marmo, tappeti di velluto e torrette appuntite con i tetti azzurri. I due si presero per mano ed entrarono nel castello, e trovarono domestici pronti a servirli che si inchinavano fino a terra. Risuonarono trombe e tamburi, dei paggi cosparsero di fiori il suolo davanti a loro, e fu così che i due divennero re e regina.

La mattina dopo i paesani ne parlavano tutti: che Giorgio il Sognatore era tornato a casa, e che aveva preso moglie.
„Figuratevi che tipo di donna sarà!“ dicevano.
„Io l’ho vista questa mattina,“ interruppe uno dei contadini,“ quando sono andato verso la foresta. Stavano insieme davanti all’uscio. Niente di speciale, una persona comune, piccola e minuta, e con un abito semplice indosso. Era da prevedersi - lui non ha nulla, e anche lei non possiederà niente!“
Così spettegolavano, gli sciocchi, perché nessuno aveva la facoltà di vedere che si trattava di una principessa, e che la loro casa si era trasformata in un grande e bellissimo castello.

Il regno di Giorgio era e rimase invisibile. Lui non si curò molto dai paesani ma rimase tranquillo e felice insieme alla sua amata principessa, e i due ebbero sei figli, uno più bello dell’altro, principini e principessine. Ma nessuno se ne accorse oltre a loro: la gente in paese era troppo sciocca per vedere la verità, e così ognuno rimase qual era.



Traduzione: marzo 2017
Disclaimer: eseguita senza fini commerciali, solo per uso privato.



Link per i commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=71738486&st=180#lastpost
 
Top
73 replies since 23/11/2015, 18:23   2120 views
  Share