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Delari
view post Posted on 30/5/2017, 12:30 by: Delari     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Articolo letto qualche giorno fa... e che mi ha dato da pensare.

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Almeno provate a sorridere ai bambini!

Sono madre da un anno e mezzo, e siccome vengo da Tel Aviv e abito a Berlino, mia figlia ed io viaggiamo avanti e indietro una volta il mese. Tutte le volte che torniamo a Berlino, la bambinaia mi dice: “Com’è di buon umore sua figlia!“ Ha ragione. E la risposta alla domanda perché Etta si sente tanto bene è che ha fatto rifornimento di relazioni umane in Israele. Almeno è così che io chiamo ciò che succede quando siamo a 4.000 chilometri di distanza dalla Germania.
Non appena saliamo sull’aereo della linea israeliana El Al, Etta è salutata affabilmente. No, non solo dalle assistenti di volo; da tutti. Attraversiamo il corridoio per giungere ai nostri posti e tutti, veramente tutti i passeggeri, almeno quelli israeliani, la guardano, le sorridono ed esclamano: „Chamuda!“ (Cioè “Dolcezza.”) Le chiedono quanti anni ha e come si chiama. Non appena l’aereo si trova in volo e i segnali per le chiusure delle cinture di sicurezza si spengono so che non dovrò più occuparmi di Etta: la intratterranno gli altri. L’assistente di volo israeliana la prende in braccio e intanto serve gli altri passeggeri, o le fa vedere il cockpit. La studentessa tre file più avanti le legge un libro, l’anziana signora cinque file dietro di noi le racconta di com’era la sua infanzia nell’Israele socialista. Gli scolari che hanno intrapreso una gita per visitare gli ex campi di concentramento in Germania e ora tornano a casa nella terra promessa fanno dei selfie insieme a lei. Intanto io mangio e leggo in pace e guardo fuori dalla finestra. Nessuno mi urla “Si occupi di sua figlia, quella corre su e giù per il corridoio e infastidisce gli altri passeggeri!“ All’uscita dall’aereo tutti si accommiatano da Etta, le danno la mano o dei bacini sulle guance.
E quello che ha cominciato in volo continua così a Tel Aviv. Sia quando passeggiamo semplicemente per la città e i passanti che incontriamo reagiscono a Etta con cenni allegri o sorrisi smaglianti, o quando ci troviamo in un caffè o ristorante. Non sono sola insieme a Etta, nessuno mi lascia sola. Né quando voglio mangiare in pace e la cameriera prende mia figlia e le fa vedere la cucina e la dispensa mentre io finisco tranquillamente la mia brioche, né quando Etta corre in giro e dopo ha bisogno di aiuto per ritrovarmi. Il ristorante intero si occupa di lei. Gli ospiti la prendono in ginocchio o per mano e dopo qualche giro a zigzag la riportano tranquillamente al nostro tavolo. E quando gli ospiti lo fanno non sono snervati o scioccati perché lascio correre libera mia figlia, no, mi dicono quant’è carina, e così faccio tante conoscenze simpatiche. Quando ci troviamo a Tel Aviv mia figlia sorride di più, chiacchiera di più, corre in giro liberamente e si siede senza cerimonie sulle ginocchia delle persone che le sono simpatiche, e rimane seduta ad ascoltare quello di cui parlano.
Al ritorno in Germania, Etta sorride a tutti quelli che incontra sul marciapiede e si aspetta che quelli la salutino, come c’è abituata da Tel Aviv. Ma nessuno reagisce. Nessuna risposta quando corre incontro a dei passanti, si ferma davanti a loro e fa un cenno di saluto. I passanti tedeschi vanno avanti come se fosse invisibile, senza uno sguardo né una qualsiasi reazione. Nel caffè per bambini al Prenzlauer Berg lascio correre Etta in giro come a Tel Aviv, ma nessuna delle madri presenti (che essendo madri dovrebbero capire meglio) interagisce con lei. Nessuno la guarda, nessuno le parla, nessuno la prende sulle ginocchia, nessuno le offre un pezzo di cialda quando lei lo chiede. Lo sguardo rigido e distaccato scompare dai visi delle donne solo quando si tratta dei loro propri figli. E a volte neppure allora.
Poco tempo fa Etta ed io siamo stati al museo. Anche lì la lascio sempre andare dove vuole. Etta parlottava - naturale, è un essere umano e gli esseri umani prima o poi imparano a parlare. E siccome anche i bambini sono esseri umani, a volte si fanno sentire. A Etta piace dire „Dideldideldideldi“ o „Graaaagraaa“, a volte anche „baubau“, anche se non c’è nessun baubau in vista, semplicemente perché le piacciono i cani. Da quando le ho insegnato come fanno i leoni, a volte imita anche quelli. Comunque, al museo si stava esprimendo secondo il suo solito, e un visitatore mi si è avvicinato e ha esclamato, su tutte le furie: „Prenda il suo marmocchio e se ne vada al campo giochi. Questo è un museo! Non vede che sta disturbando tutti?!“
Non me ne sono andata dal museo, no. E non me ne vado neppure dal caffè quando gli altri ospiti mi dicono di occuparmi di mia figlia, che si è avvicinata al loro tavolo e butta in aria le braccia. Non si accorgono che la bambina vuole essere presa in grembo? A volte glielo dico. Allora gli ospiti tedeschi mi guardano tra l’irritato e lo schifato. Come…? Sua. Figlia. Vuole. Sedersi. Sulle. Mie. Ginocchia? Sì, non è bello? Mia figlia la trova simpatica e le offre la sua amicizia.
L’Israele ha il tasso di natalità più alto di tutti i paesi occidentali: in media, una donna israeliana ha 3,1 figli. In Germania, per fare il paragone, sono 1,7, ma solo perché il tasso è salito un po’ negli ultimi anni, per molto tempo era fermo al 1,5. In Israele non nascono tanti bambini perché è forse un dovere religioso, no. Nascono perché i rapporti con i bambini in società sono tanto normali e i genitori non vengono lasciati soli con il loro compito di crescerli. I bambini sono i benvenuti, non disturbano, ovunque si trovino. Sono la normalità, non l’eccezione.
Dopo ogni ritorno a Berlino da Tel Aviv Etta finisce sempre in una leggera depressione per qualche giorno, e io insieme con lei: perché la gente ci oltrepassa come un branco di robot. All’inizio sorride e fa segni come al solito, ma siccome nessuno reagisce dopo qualche giorno ci rinuncia.
Qualche giorno fa eravamo sull’Auguststraße, e un gruppo di cinque uomini d’affari ci ha oltrepassate. L’insieme di folla e fretta ha fatto venire le vertigini a Etta, che è cascata per terra. Gli uomini si sono fermati per due secondi, l’hanno guardata stesa per terra e quindi hanno continuato per la loro strada. Come si fa a comportarsi così? Com’è possibile?
Non lo so. Davvero non lo so. Ma so che desidero tanto che questo atteggiamento cambi. Desidero che la gente interagisca con mia figlia. Che l’aiutino ad alzarsi se è caduta, che la prendano in grembo quando segnala che lo vuole. Che la guardino, le sorridano e le domandino come sta. Ma come stanno le cose, a dire il vero, non ho molta speranza.


Traduzione: maggio 2017
Disclaimer: eseguita senza fini commerciali, solo per uso privato.


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Edited by Delari - 28/7/2017, 12:09
 
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