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Delari
view post Posted on 29/9/2017, 15:16 by: Delari     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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„Non sono qui per fare da selvaggina libera“
Vita dura quella delle venditrici di rose…

Avevo appena finito il liceo quando passai per caso davanti a un negozio di fiori dove c’era un foglio attaccato alla vetrina: “Cerchiamo venditori di rose per l’Oktoberfest”. Avevo 18 anni, volevo intraprendere un viaggio in Australia e mi ci volevano i soldi, quindi entrai nel negozio e mi lasciai assumere.
Me lo ero immaginato sin dall’inizio che sarebbe stato duro e faticoso vendere fiori in un tendone sovraffollato da gente che festeggia e spesso ha bevuto un po’ troppo. Ma avevo sottovalutato gli aspetti secondari: nel frattempo, sei anni dopo, ho capito che all’Oktoberfest molti uomini che vengono qui scambiano noi venditrici di rose per una sorta di selvaggina libera, un oggetto di desiderio abbordabile a tutti.

Posso ringraziare l’Oktoberfest se ho perduto gran parte della mia fede nel genere maschile. Mi ricordo per esempio che durante il mio primo anno in uno dei palchi sul balcone ci fu una proposta di matrimonio. Tutto il tendone acclamava, e io mi avvicinai al tavolo, immaginando di fare l’affare della mia vita. E lo sposo? Mi afferrò, mi sollevò da terra e mi diede due sonore pacche sul sedere. Un minuto dopo avere chiesto a un’altra se lo voleva sposare!
I maschi sembrano pensare che io sia una specie di oggetto di cui possono disporre quando e dove vogliono. E le loro mogli sono sedute lì vicino a guardare. Che io sono qui per lavoro, è una cosa che a molti non viene mai in mente. E questo dalla prima rosa che vendo fino all’ultima.
Lavoro su commissione, il che significa che per ogni rosa che costa la bellezza di 4,20 € ottengo 84 centesimi. In una giornata media vendo 150 rose al giorno. Quindi la maggior parte del mio denaro lo guadagno con le mance, e per questo vi incoraggio un po’, lo ammetto. Non appena prendo in mano il mio mazzo di rose divento un’altra persona. È come se fossi un’attrice: tutt’ad un tratto sono l’allegra venditrice di rose.

Il fatto è che con l’Oktoberfest ci sono solo due alternative: o lo odi o lo ami. Ed io provo entrambi questi sentimenti, con la stessa uguale passione.
Tutti gli anni quando si preannuncia la festa ho la stessa sensazione, una sorta di paura sociale. Più si avvicina il momento del primo stappo, più sento dentro di me ripetersi i pensieri: che non avrò mai il coraggio di parlare con dei perfetti sconosciuti, che mi ignoreranno, derideranno o mi dichiareranno matta. Che quest’anno non venderò neppure una rosa, neppure mezza. Sul serio, chi è che paga 4,20 € per un fiore?
Ma l’Oktoberfest è un altro mondo. È naturale che lì una rosa costi tanto, come è naturale che molti ne vogliano una lo stesso. E naturalmente ce la faccio. Alla fine mi trovo nella stanzetta dove vengono stipate le rose a fare una piccola colazione, conto i soldi di resto ancora una volta, mi allaccio la taschina, faccio un nodo fresco al grembiule e getto un ultimo sguardo allo specchio. Non ho nulla tra i denti, le trecce sono ordinate, il rossetto ha lo stesso colore delle rose. Andiamo, allora. Prendo in braccio le rose ed è come se scattasse una molla: un mazzo di rose fa di me un’altra persona.

Che cosa significa? Significa che divento il tipo di persona che vende la sua biancheria intima sotto agli occhi di tutti. Ancora e ancora, gli uomini mi chiedono se possono avere le mie mutandine o il reggiseno. All’inizio ero così irritata e spaventata da non sapere cosa rispondere. Oggi dico subito: “Certo, quanto offri?” Dovrebbero un po’ vedere le loro proprie facce! La maggior parte arrossisce violentemente e se la svigna. Alcuni accettano - chi lo sa perché - di pagare 50,- €. Faccio un buon affare e per questi casi ho sempre un po’ di biancheria in tasca, ben lavata di fresco.
Quando vendo rose io stessa mi trovo irresistibile. Ho una risposta a tutto e se necessario le sparo davvero grosse. Non c’è altro posto al mondo dove posso farlo, quindi ne approfitto.
E non mi lascio più irritare se uno mi chiede se gli permetto di estrarre la rosa appena comprata dalla mia scollatura. Certo! Fai pure, ma quella rosa ti costerà il doppio. Puoi anche estrarla con la bocca, ma a prezzo di 50,- €. Lo confesso, lo faccio perché voglio battervi con le vostre stesse armi. Perché spero che almeno qualcuno di voi si accorga della figura che fa.
„Vuoi uno sconto? Vabbè, la rosa costa 4,20 €, a te la do per 5,-. Vuoi il mio numero di telefono? Sì, se paghi. Le mie mutandine? Sei matto? Prima devi comprare tutte le rose che ho in braccio, fanno 84,- €. E aggiungine 50,- € per le mutande. Se puoi mangiarla, la rosa? Fai pure, è biologica e fair trade. Vuoi che me la mangi io? Nessun problema, sono vegetariana." - Queste e altre frasi le dico tanto spesso che alla fine anche a me danno la nausea.

Molte delle mie colleghe sopportano il loro lavoro solo alcoolizzandosi. Io non reggo tanta birra e quindi devo cercare appoggio morale: con il passare degli anni ho trovato lavoro sull’Oktoberfest a metà dei miei amici e parenti. Le rose si vendono meglio in gruppo, e insieme si soffre meno. Eppure a volte non ce la faccio più lo stesso, e allora devo ritirarmi e urlare, o mettermi a piangere come una bambina.
Lo so che all’Oktoberfest c’è un’atmosfera molto carica, di erotismo e di altro. Ma non appena vedono le mie rose, gli uomini sembrano dimenticare tutt’a un tratto le buone maniere e il lume della ragione tutti insieme. Non capiscono più che se una dice di no significa veramente no, che non sta bene tentare di sculacciarmi in pubblico o palparmi da qualche altra parte. Ragazzi!, finitela, e ragazze, non permetteteglielo. Se necessario chiamate l’usciere e fate buttare fuori gli screanzati, aprite bocca se qualcosa non vi va, e se ci vuole, le rose datele in testa a quelli che se lo meritano. Farà bene a loro e anche a voi, lo so per esperienza.
Quando domando ai maschi perché si comportano così, hanno sempre le stesse risposte idiote. Che a me interessa solo fare un affare, che parlo con loro sperando di vendere qualcosa, quindi avranno pure il diritto di flirtare un po’ con me. Ma cosa credete? Certo che voglio vendere qualcosa. Naturalmente devo utilizzare il fascino femminile, scherzare e anche flirtare, altrimenti non venderei nulla. Ma pensate davvero che mi diverta lasciarmi umiliare? Voglio guadagnare qualcosa e per questo tollero un mucchio di cose - come tutti quelli che lavorano qui.

Eppure, tutti gli anni divento un po’ malinconica quando la festa finisce. Perché non è che abbia solo lati negativi. Un sacco di visitatori sono gentili e ci sono momenti dove mi diverto un mondo. Molti sono veramente contenti quando gli regalano una rosa, e ci sono anche tanti clienti che vengono ogni anno e non vedono l’ora di rivedermi. Turisti che non sono mai stati qui, allibiti dallo choc culturale, comprano una rosa per puro principio e con gli occhi spalancati. Innamorati fanno il primo passo con il mio aiuto. Ragazzetti ancora imberbi regalano orgogliosamente alla loro prima ragazza la prima rosa. Donne regalano una rosa ai loro mariti. Sì, ci sono anche quelle, e gli uomini sono sempre contenti. Altre persone comprano una rosa da me perché vedono che sto facendo un lavoraccio infame. Altri sono abbastanza cortesi da dire semplicemente “No, grazie” quando non gli va di comprare fiori. E altri ancora mi fanno ridere perché hanno un modo di fare fresco e originale.

E all’improvviso arriva il momento dove so che ora la festa finisce. Mi trovo nel mezzo del tendone, ho venduto l’ultima rosa e mi sento spaesata. Ho perduto il mio ruolo, non ho più un compito, nessuno scudo dietro cui nascondermi, nessuna legittimazione per il comportamento a volte assurdo, nessun diritto di esistere. Mi sento come nuda e devo ancora digerire il bombardamento dei miei sensi e le esperienze delle ultime due settimane. Il complesso suona l’ultima canzone, tutti si abbracciano e poi il tendone si svuota, ed è strano vedere quanto accada in fretta. Tutti regoliamo i nostri conti per l’ultima volta e io so che non ce l’avrei fatta a tenere duro per un’altra giornata.

Il giorno dopo sono sorpresa nel vedere come le stesse persone si comportano una volta che sono ritornata nella realtà. Senza il mio mazzo di rose si danno tutti un contegno, sono premurosi o neppure mi fanno caso. O magari mi vogliono veramente parlare, di cose serie. Ma io non mi sono ancora riacclimatata e mi accorgo nuovamente come è facile dimenticare la realtà quando si va all’Oktoberfest.
Magari farò nuovamente la venditrice di rose, l’anno prossimo. Ma sarà davvero per l’ultima volta. Mi ero giurata di non farlo più, che questo sarebbe stato l’ultimo anno. Ma non lo avevo già detto l’anno scorso, e quello prima anche…?



Traduzione: settembre 2017
Disclaimer: eseguita senza fini commerciali, solo per uso privato.



Link per i commenti ecc.: https://gonagai.forumfree.it/?t=71738486&st=195

Edited by Delari - 4/10/2017, 09:40
 
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