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Traduzioni - sezione commenti

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view post Posted on 4/12/2015, 22:48     +1   -1
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Comm.Grand.Pres. della Girella

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Mamma mia che cocciuto questo PADRE! Fa il bambino peggio del bimbo, insomma in questa storia non vedo nessun adulto.
Il pargolo avrebbe dovuto accendere le sirene e richiamare la mamma che avrebbe dovuto sentenziare: "Ma lasciagli dire quello che gli pare, che ti cambia?"
 
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view post Posted on 5/12/2015, 17:34     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Tale padre, tale figlio... due teste dure... :innocent.gif:
 
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view post Posted on 8/12/2015, 23:24     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Mi è rimasta la curiosità di sapere che avrebbe detto il pargolo dopo quel "Babbo Natale". Mi sa tanto di discorso interrotto da quel padre saccentone.

E circa l'altro racconto: ma cosa si sono inventati quei due pazzi? Far fare i biscotti a SEI bambine? Già due ti disfano la cucina... mal che se vol, con quel che segue.^^
 
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view post Posted on 10/12/2015, 20:29     +1   -1
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Professore della Girella

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Le divergenze tra genitori e figli iniziano prestissimo e divengono un'esasperazione: la dicotomia inizia e framezzo si crea un abisso!!! Incaponirsi senza considerare il punto di vista dell'altro è segno di immaturità. Accettabile nel bambino, deplorevole nel padre. Collera e depressione (o oppressione) e la legge del più forte prevale. Racconto fin troppo reale, cattivissimo, e specchio fin troppo attuale di una società ottusa e poco lungimirante!

Grazie
 
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view post Posted on 16/12/2015, 00:01     +1   -1
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Premessa: adoro mia suocera ma ho benedetto la celiachia e l'intolleranza al lattosio! Cucinava come sua madre che lavorava nei campi (due dita d'olio in ogni pentola, stracarica anche di condimenti accessori) ed era tarata sulle porzioni di mio cognato, allora ragazzino, che si faceva prima a comprargli un vestito che ad invitarlo a pranzo.

Tornando al racconto: il protagonista era tanto impegnato a rifiutare il cibo che si è scordato di mangiare? Poveretto. Era pure tutto ottimo! La suocera pare una di quelle mamme che hanno paura che i figli muoiano di fame.
 
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view post Posted on 18/12/2015, 11:02     +1   -1
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Il problema della generazione del dopoguerra, presumo. A parte il fatto che la cucina tedesca (quando gli ingredienti ci sono, beninteso) è notoriamente grassa e pesante... :via:
 
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view post Posted on 18/12/2015, 11:33     +1   -1
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Concordo per la generazione del dopoguerra. In Germania c'è la scusante del freddo pure, o no? Più fa freddo più grassi servono da bruciare.
 
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view post Posted on 18/12/2015, 13:37     +1   -1
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Nuovo racconto con tanti temi: l'accoglienza, la generosità, il cordoglio. Intenso.
Una famiglia di persone generose, un padre e una figlia sfortunati, una perdita pregressa e una recente che mettono in ginocchio il povero Maestro, la famiglia che lo ha accolto che cerca in ogni modo di mostrare amicizia nel comune dolore. Un dono di addio che diventa la ricchezza del fabbro, della sua famiglia e poi dell'intera città. La generosità ripagata n-volte tanto.
Mi ha colpito molto il dono del vestito alla bambina: la famiglia non ha scelto una cosetta, tanto per, ma ha scelto per quella creatura un abito ricamato, con tanto di cuffietta una cosa bella. Ho immaginato la gioia nel fare il dono e quella nel riceverlo. Bell'immagine.
Un'altra cosa che mi ha colpita: - bambini della casa presero Anne sotto alla loro protezione e fecero del loro meglio per distrarla e divertirla.- Questo dimostra che l'accoglienza e la generosità era una costante nella famiglia, non una cosa nata da un capriccio. I bambini accolgono la nuova venuta come una di loro e la proteggono come una persona di famiglia.
Bel racconto, grazie Delari!
 
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view post Posted on 18/12/2015, 14:20     +1   -1
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Allora:
"Ma lascialo"... che dire: terribilmente paradossale e assurdo, quindi il racconto è bello per quello. Oltretutto è uno spaccato di una società che è formata da diverse generazioni stratificate e molto diverse fra di loro. Evidentemente la suocera/Mamma chioccia con la "sindrome del nido vuoto", che esagera in maniera irritante ma non se ne rende conto... vissuto in prima persona, anche se non cosi in maniera esasperata. La controparte a dieta, teme per il proprio benessere a corto :sick: e lungo termine e a giusta ragione... ma anche in questo caso l'esagerazione è estrema e socialmente inaccettabile (tutto quel cibo gettato!!! :val: ) per quanto i due giovani abbiano la comprensione!
Leggendo questo racconto ho provato sensazioni, diciamo cosi, sgradevoli ( :sick: ) già alla frase in cui si parla di bere litri d'acqua per dilatare lo stomaco, molto anatomiche. Come pure sensazioni di rabbia "sociale", appunto nel vedere sperperare da un lato e dall'altro tutto questo ben di Dio andando letteralmente a pescare nell'idiozia (perché tali sono entrambi i comportamenti)... che dire, l'autore è riuscito a colpire efficacemente senza scrivere un romanzo!

"La leggenda dell'Angelo di Orpello"... storia molto dolce e delicata, ma tipicamente triste, come quella della piccola fiammiferaia, perché il Natale è cosi, si deve piangere pensando agli altri meno fortunati di noi... forse per un senso di colpa intrinseco della nostra società (neanche tanto attuale), visto che da sempre si tenta di trasformarla in una ricorrenza "opulenta", scordandosi forse che con il Natale si ricorda la nascita di un bambino poverissimo che dormiva in una mangiatoia...Resti di sasso di fronte alla tenerezza di quel padre oramai solo, che vede solo angeli, in attesa di raggiungerli. Intenso.

Grazie
 
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view post Posted on 21/12/2015, 16:15     +1   -1
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L'albero di Natale incarna tutta quella serie di stupidaggini per cui di solito si litiga: il tubetto di dentifricio, il verso della carta igienica, e altre amenità del genere.
Questo povero marito ha una moglie col cervello che bada poco alle sciocchezze e invece di sentirsi in una botte di ferro si fa condizionare dai consigli del venditore, dalle esperienze degli amici meno fortunati e inizia a vivere nell'incertezza. Vero che la sua preoccupazione più grande è di fare piacere a sua moglie perché lei non lo lasci.
La sua dolce metà, forse ha mangiato la foglia e provvede a sistemare le cose. Questo Natale è salvo per quella famiglia.
Delizioso!
 
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view post Posted on 21/12/2015, 21:29     +1   -1
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Storia Kafkiana... per carità, è carina, ma è talmente improbabile. Qui proprio non trovo appiglio con la vita reale, mentre nei racconti precedenti si!!! A meno che non voglia essere una parodia di tutte le "pere" che ci facciamo: creare un problema laddove non c'è! È l'esaltazione della futilità che così diventa stupida. Non è vezzo né capriccio, perché in tali circostanze ci si potrebbe vedere anticonformismo e , perché no, genialità. Qui è esattamente l'opposto, la cieca ricerca di una perfezione inesistente, oltre che impossibile, a discapito delle cose più importanti...
Grazie

Oserei aggiungere un'altra interpretazione: ossia quanto noi, di questa società del XX-XXI secolo, siamo in balia, e dunque influenzabilissimi, del giudizio altrui. Insicurezza? Fragilità? Incapaci di giudicare e vedere cosa abbiamo di più concreto, ci lasciamo facilmente abbindolare da chicchessia, quasi il giudizio e l'opinione altrui fossero più importanti della nostra stessa obiettività e capacità d'analisi!
 
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view post Posted on 26/12/2015, 09:42     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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E' da notare che si tratta di un racconto satirico, quindi esagerato. I riscontri nella realtà però ci sono:

1. Mio marito mi ha confermato che "Noi tedeschi siamo così! Tendiamo a preoccuparci per un nonnulla!!"
2. Nella casa dei suoi nonni l'albero di Natale era anche una cosa mooolto delicata. Non solo doveva esserci un'albero bellissimo: la nonna pigliava ogni singolo filo di lametta, lo stirava (!) e lo appoggiava alla stessa distanza del prossimo filo, se necessario usando il righello. Per fortuna i miei suoceri sono sempre stati più ragionevoli... non sorprendentemente, stufi com'erano dopo quelle esperienze... :via:
 
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view post Posted on 30/12/2015, 18:44     +1   -1
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Argh! Il barboncino di porcellana!
Ricordo uno dei regali per il mio matrimonio: un servizio da caffè con le zampe... piaceranno a moltissime persone ma a me fanno senso. Mia suocera lo ha adorato da subito e io l'ho subito accontentata. Altra cosa che mi è venuta in mente: una conversazione a tre con mia mamma e mia nonna.
Nonna: "Non c'erano dei bicchieri colorati in cima all'armadio? Potresti darli a lei (io, appena sposata), tu non li hai mai usati..."
Mamma: "Quali? Quelli che si sono rotti... ?"
Dalle occhiate che si sono scambiate ho intuito che dovevano essere orrendi! Loro conoscevano una delle mie doti: sfasciare le stoviglie. :D
A tutti sono capitati regali orribili, inutili, finiti in fondo agli armadi o caduti durante i traslochi da una stanza all'altra. L'arte del riciclo è complicata: devi tenere traccia di tutto: chi ti ha fatto il dono, a chi lo rifili e le date o si rischia di fare delle figure barbine!
Vero che magari il regalo orrido è stato scelto con grande cura...
 
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view post Posted on 30/12/2015, 19:33     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Anche a me una prozia una volta regalò un servizio di porcellana bruttissimo: ero appena traslocata, cioè andata a vivere da sola, e lei scelse un servizio con un disegno "moderno", convinta che "ai giovani queste cose piacciono".
Peccato che lei fosse tedesca, mentre io sono nata e cresciuta con il senso estetico tipicamente italiano!! Non so com'è finito quel servizio alla fine, credo di averlo venduto o regalato dopo essermi trasferita in un'altra città. E non posseggo un servizio fino a oggi, solo pezzi sparsi e mi vanno benissimo. :innocent.gif:
 
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view post Posted on 2/1/2016, 12:28     +1   -1
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Ce ne fossero di genitori o insegnanti così, che dicono ai bambini ed ai ragazzi che, se vogliono, possono.
Di poche settimane fa: mio marito gira per le scuole medie per fare orientamento ai ragazzi. Pare che sia l'unico a chiedere loro cosa vorranno fare da grandi e come hanno intenzione di programmare il loro obiettivo. Le risposte che ottiene in cambio in genere sono: i miei genitori vogliono che... oppure non ci ho mai pensato o non lo so. Un ragazzo lo ha colpito perché alla domanda: cosa vorresti fare da grande ha risposto che avrebbe voluto fare il veterinario ma i suoi professori gli hanno detto di scordarselo perché è uno che non studia e deve andare in una scuola professionale... cioè gli hai dato del fallito a tredici anni? Gli hai detto che non ha nessuna possibilità prima ancora di provarci?
Mio marito gli ha detto che, se veramente è l'obiettivo che vuole raggiungere, ha il diritto di provarci ma che si deve impegnare.

Certo che avere un pargolo che alle tre di notte urla per stirare non è piacevole... a meno di non farglielo fare per davvero :D
Dubito, invece, che i nostri governanti si sveglino di notte, sudati, per compiere il loro dovere...
 
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233 replies since 23/11/2015, 18:27   2237 views
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