| Mi sembra che questo topic abbia preso varie direzioni. Il tema era il classico sassolino nello stagno, che produce tanti cerchi sulla superficie, che in un attimo arrivano lontano.
Il primo cerchio era: “Visita di Rouhani a Roma, il caso delle statue nascoste”, che doveva essere il centro del topic, invece, com’è come non è, è quasi subito scivolato ai margini. Be’, su questo mi pare che abbiamo concluso con una certa sicurezza che non è bene insolentire gli ospiti, anzi è consigliabile usare cortesia. Al conoscente vegetariano e rockettaro non imporrò bistecca a cena, accompagnata da “Per Elisa”. A me piace la bistecca e “Per Elisa”, a lui no; sarà cortese da parte mia tenerne conto, se ho voglia di continuare un rapporto con lui. Ma non poteva starsene a casa sua? Il conoscente forse sì, ma credo che Rouhani sia stato invitato; mi risulta che le visite di stato non siano iniziative unilaterali e personali. Comunque, lui a casa ci torna. A gestire un paese di 80 milioni di abitanti che si dibatte da anni tra timide spinte riformiste e aggressivo conservatorismo nazional-religioso (è diverso dalla religione, basta lo Zingarelli per assicurarsene). A sostenere di aver avuto ragione a fare un accordo storico sul nucleare, con quello che fino a ieri il suo governo chiamava il “Grande Satana”. E come fa a sostenerlo, a casa sua? Qualche risultato lo dovrà portare in termini di uscita dall’isolamento, vantaggi economici, rinnovata immagine internazionale… Già, l’immagine. Ve li immaginate Rouhani e Matteo Renzi stringersi la mano sotto un bel paio di tette marmoree? Certo, molti maschi italici vedrebbero solo quelle (in quanto simbolo del Bello, ci mancherebbe!); credo, però, che il contadino medio iraniano non la prenderebbe molto bene. E non è uno solo, sono tanti. E votano! E noi che vogliamo fare? Dargli una spintarella in più verso l’aggressivo conservatorismo ecc. ecc. o verso il timido riformismo? Credo che l’ufficio del cerimoniale di palazzo Chigi abbia preso una decisione saggia. Non sempre le decisioni sagge vengono apprezzate. Non per questo diventano sciocche…
Poi c’è un altro cerchio, che si è subito propagato; lo chiamerei: “Di tutto un po’, ovvero quello che mi passa per la testa quando il capo/collega/moglie/marito/amministratore di condominio/vicino di casa/ecc. mi pesta i piedi”. Ragazzi, se il vicino del piano di sopra lascia il cane sul balcone e quello la fa sul mio bucato steso, non è colpa del Papa e nemmeno della Religione. Credo io, eh? Scusate, ma l’impressione che ho leggendo alcuni post è vagamente questa. Capisco che ormai c’è rimasto ben poco con cui prendercela: “governo ladro” è una patetica invettiva da nonnette, però, per favore, non sparate sulla Croce Rossa (ecco, giust’appunto, un’altra istituzione che resiste, magari un po’ di colpa di qualcosa è pure sua…).
Infine, il terzo cerchio, quello che si è allargato a dismisura. Lo intitolerei: “La Grande Discussione, ovvero cosa ne penso di Religione, Stato e Società”. Vorrei anch’io dire la mia. Mettetevi comodi, sarà lunga. Innanzitutto: perché accozzare questioni eterogenee, come il finanziamento delle scuole e la definizione di diritti e doveri nelle convivenze diverse da quelle coniugali, con questioni di vita e di morte, nel vero senso dei termini, come l’aborto e l’eutanasia? Qual’è il nesso reale tra tali disparate questioni? Ad esse vedrei meglio associata, piuttosto, una riflessione sulla pena capitale; anche questa è questione di vita o di morte, nel vero senso della parola. Perché ignorarla? A quale Autorità dobbiamo la certezza che si tratti di questioni incomparabili? Che i primi due costituiscano un progresso e la terza un regresso? Mi piacerebbe conoscere almeno il nome di questa Autorità, se devo credere irrazionalmente a tutto quel che dice. Ragionando in modo razionale, mi pare che tutte e tre le pratiche portino alla morte di qualcuno; in vari luoghi, non ovunque, la morte avviene al termine di una procedura normata dalla legge.
Bene. La legge deve tutelare la mia libera scelta, la scelta di fare come voglio. Poniamo che io sia il destinatario ultimo di queste pratiche. Può succedere, no? In questo caso, mi pare che le legislazioni su aborto, eutanasia, pena capitale attualmente vigenti nei paesi dove queste pratiche hanno corso non tutelino la mia libertà di scelta. La scelta che mi lasciano è quella di quanto in fretta morire. Ma esaminiamo le singole situazioni dal punto di vista della tutela che io riceverei, in questo momento della mia vita. Io e l’aborto: sono fuori pericolo, ho superato l’età embrionale da parecchio tempo. Io e l’eutanasia: sono ad alto rischio; ultraquarantenne, se tutto va come da andamento demografico italiano medio, dovrei arrivare alla vecchiaia, anche molto avanzata; età notoriamente soggetta all’indebolimento ed alla malattia, anche in modo estremo. Io e la pena capitale: sembrerei abbastanza garantita, essendo nata nell’unico continente che l’ha abolita quasi totalmente; rimane uno staterello semidittatoriale, che ogni tanto fa la voce grossa, anche con questo sistema. Però, ad esempio, mi potrebbe capitare di fare turismo un po’ lontano da casa e di essere pescata con un po’ di roba in tasca… Vai a spiegare “modica quantità, uso personale”… Ci sono vaste zone del mondo dove per detenzione e spaccio di stupefacenti è prevista la pena capitale.
Bene. Ma io non sono un’isola. Vivo in una comunità umana, lo Stato italiano, regolata da leggi. E la legge, è ovvio, ha un impatto enorme sulla vita dei soggetti di cui si occupa. L’impatto è tanto più forte quanto più i soggetti sono deboli, privi di risorse proprie per far fronte alle situazioni della vita. Una buona legge deve quindi tutelare in primis quelli che non hanno altra forza, se non la legge stessa. Esaminiamo, dunque, il rapporto dello Stato italiano e delle sue leggi con queste tre pratiche. Sempre dal mio punto di vista, quello del livello di tutela della mia libertà di scelta, di me che sono il destinatario ultimo di quelle pratiche.
Stato italiano e aborto: esiste una legge, da quasi trentotto anni. In tutto questo tempo c’è stato modo di studiare l’impatto di questa legge, di produrre statistiche attendibili; però, di me, destinatario ultimo, e di tutti gli altri non si sa nulla, si è persa per sempre l’occasione di sapere chi e che cosa sarei diventato. Magari avrei ingrossato la statistica della scolarità, dell’occupazione, del PIL, dell’andamento demografico, invece ingrosso quella dei morti. Qualcosa in più si sa sulla mia mamma e sulle altre; loro non hanno perso la vita, però hanno perso qualcosa che ci si avvicina molto, hanno perso un figlio; nei casi più drammatici anche più di uno. Le statistiche dicono che per la stragrande maggioranza sono donne in seria difficoltà: sole, disoccupate o sottopagate, o in nero; nel Sud più che nel Centro-Nord; nelle periferie; insomma, nei buchi neri sociali e assistenziali; negli ultimi anni, più immigrate che italiane… Nella legge in questione è iscritta anche la tutela di queste donne, e di conseguenza anche la mia; l’obbligo di mettere in atto tutte le possibili misure di protezione economica, sociale, sanitaria, per evitare che io debba morire. Mi risulta – statistiche alla mano – che questa parte della legge sia tutt'ora ampiamente disattesa. Forse per qualcuno ha funzionato. Io, comunque, sono morto.
Stato italiano e eutanasia: non esiste una legge. Di conseguenza, non ci sono statistiche attendibili. Ci sono solo esperienze. Per esempio, entriamo in un grande istituto per anziani non autosufficienti: la durata media della vita dei residenti a volte si conta in settimane. Si muore perché non c’è abbastanza personale per darti un bicchiere d’acqua. Non è un lager, è il livello di assistenza che lo Stato italiano prevede per i suoi cittadini non autosufficienti. E costa, costa tanto. I costruttori e i gestori di strutture convenzionate con lo Stato guadagnano bene. Per non parlare di quelli che spennano la gallina privatamente. Come dicevo, sono a forte rischio. Non vorrei che quando diventerò non autosufficiente io, qualcuno pensi di risparmiare, di risolvere il problema mettendomi in mano gli strumenti di legge per togliermi di torno da me stessa. In quel momento, potrei non avere più la forza e la lucidità necessarie per oppormi. Voglio che la legge dello Stato tuteli la mia vita. Non voglio che singoli casi mediatizzati fino alla strumentalizzazione mi facciano vivere, quando avrò ottant’anni, in un paese dove basta un certificato del medico di base per autorizzare qualcuno ad ammazzarmi, magari dicendo pure che lo fa per il mio bene. Non è Buchenwald, è realtà attuale in diversi paesi europei.
Stato italiano e pena capitale: la legge la vieta, in qualsiasi caso e circostanza. In questo caso, la legge mi tutela. E io, che sto in un braccio della morte in Texas, in una segreta in Iran, in un campo di lavoro in Cina? Grazie a questa legge, anche io ho qualche speranza più di ieri. Il governo italiano, in collaborazione con espressioni serie della società civile di convinzioni laiche - Amnesty International, Nessuno Tocchi Caino - e di provata fede cristiana - Comunità di Sant’Egidio - è capofila in sede ONU e di rapporti bilaterali del movimento che dal 1994 a oggi ha portato i paesi che hanno abolito la pena di morte da poco più di 100 a 140 e tra i 58 paesi mantenitori, ha ottenuto che 22 si siano espressi nel 2014 a favore di una moratoria delle esecuzioni, in attesa di cambiare la legislazione. Una lotta seria, tenace, che sta portando risultati. L’esatto contrario di un appiattimento sulle posizioni degli Stati Uniti, dell’Iran e della Cina.
Come mai, proprio l’Italia? E be’, noi qui c’abbiamo il Vaticano, che come tutti sanno, è parente stretto della Spectre. Sicuramente c’entra la sua influenza occulta. O forse, semplicemente, c’entra un po’ di cristianesimo. Che è una visione del mondo, oltre che, per chi vuole, una fede. Con buona pace di chi lo paragona a Cappuccetto Rosso o agli Argonauti. E da cui è nata anche l’idea dell’intangibilità della persona umana, della sua ragione e dei suoi diritti, cuore dell’Umanesimo e dell’Illuminismo. Con buona pace di chi li vede contrapposti.
Scusa Joso, anche io, come Aster in altri campi, critico quello che mi piace. Ho ammirato sinceramente, leggendo, la logica e la pacatezza delle tue argomentazioni. Solo su un punto non ti seguo: sei d’accordo con l’IGV e l’eutanasia per quanto riguarda te stesso. L’eutanasia: puoi giurarci da qui all’eternità? Non hai mai cambiato idea su nulla, da quando sei nato fino a oggi? O piuttosto le diverse fasi e situazioni della vita ti hanno dato anche punti di vista diversi, con il tempo? Perché, ora che siamo forti, caricare un’arma che ci potrà essere rivolta contro, quando, deboli, non saremo più in grado di disinnescarla? Perché questo è il risultato di una legge dello Stato, a distanza di decenni: un fenomeno di massa, che esercita sull’individuo pressioni gigantesche. Ti seguo ancor meno sul tuo accordo con l’IGV per quanto riguarda te stesso. Sapendoti adulto, vivo e vegeto, escludo che tu possa averla subita; sapendoti uomo, escludo che tu possa mai avere deciso di sottoportici; praticamente non so altro di te, quindi non posso escludere che tu conosca delle donne che ci sono passate. Posso dire per certo, che alcune ne conosco io. E sono drammi, drammi veri. Dubito che chiunque possa affermare onestamente di essere d’accordo per se stesso a vivere drammi simili. Però bisogna identificarcisi seriamente, non lasciare che siano argomenti d’accademia…
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