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Joker

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view post Posted on 8/10/2019, 17:23     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Qualcuno lo ha già visto...? Sembra molto interessante.

D'altronde non ho mai potuto soffrire Batman, già per questo dovrei andare a vederlo... :via:


 
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view post Posted on 8/10/2019, 21:02     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Non amo Batman, ma Joker mi dà sui nervi... grandissimo personaggio, non discuto. Ma mi irrita.
 
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view post Posted on 8/10/2019, 21:49     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Joker mi irritava anche finora, ma a giudicare dai trailer Joaquin Phoenix è fantastico nel ruolo.

Inaspettatamente, mio marito ha detto che il film interessa anche a lui. Se riusciamo ad andare a vederlo questa settimana, riferirò.
 
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view post Posted on 9/10/2019, 07:31     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Ok, buona visione!
 
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view post Posted on 10/10/2019, 09:53     +1   -1
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Devo anckora veder il film lo ammetto, ma dalla critica e' il miglior Joker riuscito fin ora, xk non e' estremizzato sotto aspetti quali pazzia in modo pesante. Anke se a mio parere J. Nicholson e' stato formidabile , lo stesso Ledger, Jared Leto ha fatto pena...
 
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view post Posted on 17/10/2019, 20:21     +1   +1   -1
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Pluripregiudicato per Girellate

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Visto...bel film, ottima l'interpretazione di Phoenix calato perfettamente nella parte, colonna sonora superba.
 
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tidus79
view post Posted on 18/10/2019, 19:59     +1   -1




Ottimi giudizi,lo vedrò sicuramente!
 
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view post Posted on 19/10/2019, 12:04     +1   +1   -1
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Pregiudicato per Girellate

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Visto ieri sera, merita veramente! Interpretazione eccezionale e molto diverso, secondo me, dalle atmosfere a cui la saga di Batman ci ha abituati. Gotham city potrebbe essere qualsiasi altro posto nel mondo!
 
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view post Posted on 21/10/2019, 12:03     +1   +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Allora, ieri sera siamo stati a vederlo… Sono ancora un po’ scossa ma vi scrivo la mia impressione e recensione nel modo più spassionato possibile.

Intanto, confesso che non ho mai amato molto Batman perché non mi piace l’idea del milionario eroico, e la svergognata esaltazione del personaggio in Batman Begins (film che peraltro trovai noiosissimo) me lo aveva reso definitivamente odioso, per cui forse non sorprendentemente Joker mi ha colpita, soddisfacendo appieno le mie aspettative.

Innanzi tutto, un avvertimento: questa non è la versione cinematografica di un fumetto, ma uno sconvolgente studio sociale. Chi ama Batman nella sua versione classica “fighissimo multimilionario di notte si tramuta in difensore degli oppressi contro cattivi singolari ma da manicomio”, con i suoi opulenti scenari e la classica suddivisione dei personaggi in bianco e nero, forse fa meglio ad astenersi da Joker perché il film potrebbe sconvolgere tutte le sue idee.

Questo Joker (all'anagrafe Arthur Fleck) non è stato sfigurato da un incidente con dell’acido tossico, è un uomo normale con il viso dipinto da clown; e la sua risata maniacale proviene da un disturbo psichico che scatta tutte le volte che Arthur si innervosisce. L’uomo vittima, il perdente, ironicamente raggiunge per la prima volta l’atteggiamento ironico e disinteressato, il coolness che tipicamente conosciamo dello Joker dopo il suo primo omicidio, commesso prima per autodifesa e dopo per frustrazione.

Ambientato in una città lurida e squallida dove ognuno pensa solo a sé stesso (Gotham City è una versione cruenta di New York che neanche tenta di nasconderlo), Joker ritrae senza peli sulla lingua il suo protagonista come un individuo schiacciato dal sogno americano, cioè fare qualcosa della propria vita / inseguire i propri sogni: il che però pare condurre al successo solo se nel processo l’individuo calpesta e usa gli altri per i propri scopi e nasconde le sue atrocità con la menzogna, il potere conferito dal denaro, la popolarità, l’arroganza.

Proprio Arthur Fleck, il criminale, l’assassino, in diverse scene diventa la voce della coscienza sociale: “Sembra solo a me, o il mondo là fuori diventa sempre più pazzo?” “Cos’avete tutti? È tanto difficile comportarsi con un po’ di umana decenza?” Arthur inizialmente è solo un uomo che fa del suo meglio, ma è proprio la sua coscienza, il desiderio di riuscire nella vita senza fare del male a nessuno, a renderlo ancora e ancora calpestato, tormentato, umiliato, finché anche gli ultimi barlumi di sanità mentale lo abbandonano (o quasi - non riesce a prendersela con un bambino, o con un nano). In altre parole, è una persona che non aveva mai nessuna speranza di uscire dal buco nero della sua vita; non è nato folle, è in grandissima parte un prodotto del mondo in cui è costretto a vivere, dove la frase "puoi farcela se solo ti impieghi abbastanza" si rivela ancora e ancora un'illusione irraggiungibile.

Anche il rapporto tra Bruce Wayne, il futuro Batman (qui ha forse dieci anni) viene approfondito: i due arcinemici sono molto più vicino di quanto sembri - non sono connessi solo dai due estremi della scala sociale in cui si trovano.

I destini di entrambi Arthur e Bruce sono stati definiti da Thomas Wayne, e di conseguenza i due sono legati da un vincolo di sangue: Wayne aveva messo incinta una donna che lavorava in casa sua (Penny, la madre di Arthur) ma si vergognava del rapporto con una "donna inferiore" e aveva preso ogni precauzione per nascondere il fatto, rifiutandosi di affrontare le conseguenze.
Nota: i documenti che Arthur trafuga per conoscere finalmente la sua provenienza secondo me erano stati falsificati al fine di scaricare la responsabilità sulla madre (presunta adottiva). Per me non fa senso non ritrarre mai la madre come abusiva o confusa, il figlio come ben intenzionato ma con poche speranze e il padre come un opportunista, egoista e falso per tre quarti del film, per poi voler ‘risolvere’ la questione con un banale “Tanto quella è matta e dice solo stupidaggini.” È questa menzogna a far sprofondare Arthur definitivamente nell'abisso, togliendogli l'appoggio dell'unica persona fidata. La tragicità dell'intreccio viene accentuato dal tema biblico di Caino e Abele, ricordandoci che qualsiasi persona con cui ce la prendiamo è in fondo nostro fratello.

Nonostante si tratti della storia di un pagliaccio, di un uomo che desidera fare il comico di professione, non c’è una sola scena o frase veramente comica, o allegra. Mai più che qui veniamo confrontati con quanto siano in fondo vicine commedia e tragedia, e che la frase “smile or die” in certi casi può essere interpretata letteralmente.

È un film melancolico, a volte agghiacciante nel suo realismo, e con un unico, devastante messaggio: alla resa dei conti tutti siamo vittime - e tutti siamo colpevoli.

Unico neo un errore di logica: nessuno aveva testimoniato il primo assassinio di Arthur, quindi non si sa perché il giorno dopo tutti fossero alla ricerca di un uomo vestito e truccato da clown...
 
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view post Posted on 21/10/2019, 18:30     +1   -1
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Jen dipendente

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Veramente bello sto film. Fa contenti sia chi ama il buon cinema che i fan del personaggio.
 
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view post Posted on 22/10/2019, 20:01     +1   +1   -1
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Super Robot Writer

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La mia breve recensione:

(spoilers)




Todd Phillips e Joaquin Phoenix vi hanno fregato di brutto!
Questo non è un film pseudo-“realistico”, dove il buono diventa cattivo per colpa della violenza della società (e quindi ha un alibi?). Sarebbe troppo comodo, semplice e lineare, e la vita non è mai così nella realtà. Non è la storia di un povero malato di mente che si trucca da clown e insegue un sentimento di rivalsa attraverso l’omicidio. Questo è il Joker, è proprio lui; negli occhi, nelle parole, nell’anima, nella dimensione più intima. Lo spirito del Joker trasuda da ogni sguardo e da ogni movimento del “Secondo Arthur Fleck”, l’Arthur che non si reinventa, ma semmai scopre di essere qualcun altro - non più ottenebrato dalle bugie, dalle medicine, dagli affetti, dai diritti e dai doveri. Sono tutti in Arthur Fleck/Joaquin, i Joker di una volta... dall’originale del 1940, per poi passare al buffo e vacuo Cesar Romero, al vanesio e delirante Jack Nicholson, al crudele e distruttivo Heath Ledger, al losco e lascivo Jared Leto. Arthur è Joker, è esattamente lui: uno psicopatico terrorista che uccide perché lo trova terribilmente divertente, e le scuse e le ragioni cambiano di volta in volta, a seconda dei giorni o delle ore. Joaquin Phoenix, qui in perfetto stato di grazia, si muove con rabbia, dolore, follia e leggiadria in un mondo senza luce, raccontando la sua storia tra realtà dei fatti e fantasia.
Il film è sorprendentemente fumettistico, ma travestito da docu-dramma grezzo e diretto. Sembra avere una morale, una parabola, ma è solo un’illusione. Phillips e Phoenix ci hanno fregato alla grande.
Riecheggia nella mia mente l’ultima battuta di Arthur Fleck (cito l’originale in inglese):
“Non la capiresti”.
Noi non possiamo capire il male, perché il male non ha né scuse né ragioni, ed è questa la battuta più grande del Joker, il più grande villain di tutti i tempi.
 
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view post Posted on 22/10/2019, 21:15     +1   +1   -1
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Jen dipendente

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Ottima rece.
 
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view post Posted on 23/10/2019, 10:03     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Questione di punti di vista. Io non ho visto Joker come una fregatura per i buonisti / gli ingenui. Il film ha un approccio sociologico che mi ha toccata perché ho studiato molto psicologia.

CITAZIONE
Questo non è un film pseudo-“realistico”, dove il buono diventa cattivo per colpa della violenza della società (e quindi ha un alibi?). Sarebbe troppo comodo, semplice e lineare, e la vita non è mai così nella realtà.

Non è un alibi, è un avvertimento; una critica del sogno americano e dell’attuale situazione sociale e politica negli Stati Uniti. Il criminale non è scusabile (nel senso di "Poveretto, non è colpa sua"), ma comprendendolo meglio possiamo essere attenti affinché altre persone in difficoltà non seguano, in maniera simile, una strada senza ritorno.

CITAZIONE
Noi non possiamo capire il male, perché il male non ha né scuse né ragioni, ed è questa la battuta più grande del Joker, il più grande villain di tutti i tempi.

Il male si trova in ciascuno di noi. Joker ci dice che Arthur Fleck è (o potrebbe essere) uno di noi, e che il male non è una cosa astratta. Troppo facile sarebbe suddividere il mondo in bianco e nero.

La scena finale, “Cosa c’è di buffo?” “Non lo capiresti” rispecchia l'altra scena con la consulente sociale: “Lei non mi ascolta, vero?” La donna non ha capito che la risata maniacale è causa di un disturbo mentale. Joker / Arthur ha definitivamente rinunciato a comunicare, e non uscirà più dal circolo vizioso di sofferenza, sfogo, fuga, punizione, nuova sofferenza e così via, all'infinito.
 
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view post Posted on 23/10/2019, 13:15     +1   +1   -1
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Super Robot Writer

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QUOTE
Questione di punti di vista. Io non ho visto Joker come una fregatura per i buonisti / gli ingenui. Il film ha un approccio sociologico che mi ha toccata perché ho studiato molto psicologia.

Non ho detto questo, non propriamente. Ho detto semmai che il film DAVVERO dipinga il Joker, non utilizzando il marchio quale pretesto commerciale per vendere biglietti. Lo spirito del personaggio è lì, ed è uno spirito che io conosco bene, essendo fan di Batman e studioso della sua storia.

Anche io ho studiato molto psicologia. Il Joker di Phoenix rientra ove mai, se proprio insistiamo, nella categoria del "sociopatico (psicotico)". Ma comunque, è un vicolo cieco.

Il mio discorso vuole giungere alla conclusione che il Joker non sia MAI un personaggio facilmente inquadrabile, poiché sfugge alla comprensione umana, alle ragioni e alle convenzioni.

QUOTE
Non è un alibi, è un avvertimento; una critica del sogno americano e dell’attuale situazione sociale e politica negli Stati Uniti. Il criminale non è scusabile (nel senso di "Poveretto, non è colpa sua"), ma comprendendolo meglio possiamo essere attenti affinché altre persone in difficoltà non seguano, in maniera simile, una strada senza ritorno.

E' un discorso su cui concordo a metà.
Come metafora umana e sociologica, potrei essere d'accordo.
Ma il Joker sfugge a questo ragionamento. Ogni Joker, sempre e comunque. Ecco perché persino Batman, un genio, fa fatica a comprenderne il modus operandi e gli schemi.


QUOTE
Il male si trova in ciascuno di noi. Joker ci dice che Arthur Fleck è (o potrebbe essere) uno di noi, e che il male non è una cosa astratta. Troppo facile sarebbe suddividere il mondo in bianco e nero.

La scena finale, “Cosa c’è di buffo?” “Non lo capiresti” rispecchia l'altra scena con la consulente sociale: “Lei non mi ascolta, vero?” La donna non ha capito che la risata maniacale è causa di un disturbo mentale. Joker / Arthur ha definitivamente rinunciato a comunicare, e non uscirà più dal circolo vizioso di sofferenza, sfogo, fuga, punizione, nuova sofferenza e così via, all'infinito.

Il MALE del Joker, in ogni sua incarnazione, nasce da un'esigenza ben diversa. Per il JOKER, la vita - ogni vita umana - non ha un senso o una direzione, è solo e soltanto frutto del caos, della casualità e dell'entropia.
Dunque, per lui, vivere o morire, far vivere o far morire, sono concetti facilmente intercambiali.
Per il Joker, il nostro modo di vivere è senza senso, senza reale motivazione. Siamo come batteri su un corpo celeste. Il bene e il male sono due concetti inesistenti per lui.

La risata finale - com'è stato confermato dal regista - è GENUINA e non frutto della sua patologia.
Riguardo la battuta, in quel momento, Arthur sta pensando all'omicidio di Thomas Wayne. La sequenza è collocabile molti anni dopo, forse decadi rispetto agli eventi principali del film. Magari Batman è già apparso? E magari Arthur ha già compreso la sua identità...

Edited by Knight1977 - 23/10/2019, 14:53
 
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view post Posted on 26/10/2019, 19:46     +2   +1   -1
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Grand Pez di Girella

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CITAZIONE
Non ho detto questo, non propriamente. Ho detto semmai che il film DAVVERO dipinga il Joker, non utilizzando il marchio quale pretesto commerciale per vendere biglietti. Lo spirito del personaggio è lì, ed è uno spirito che io conosco bene, essendo fan di Batman e studioso della sua storia.

Ho capito, allora ho un po' malinteso wink(1)

Pensavo che intendessi che Arthur / Joker abbia inventato una storia strappalacrime per nascondere la sua vera, innata nefandezza. (E anche se lo avesse fatto, alla fine rimane rinchiuso in un manicomio, quindi sarebbe stato inutile.)

A me è piaciuta l'idea di utilizzare un personaggio notoriamente sociopatico come lo Joker come punto di partenza per uno studio sociale. Arthur e Joker per me sono due persone, per questo vediamo il protagonista spesso struccato. Ad esempio Heath Ledger (che comunque era bravissimo) nel ruolo del Joker era sempre truccato. Joaquin Phoenix mi è piaciuto particolarmente perché è convincente in entrambi i ruoli - l’uomo calpestato e quello che ne diviene.

CITAZIONE
Il mio discorso vuole giungere alla conclusione che il Joker non sia MAI un personaggio facilmente inquadrabile, poiché sfugge alla comprensione umana, alle ragioni e alle convenzioni.

Non è inquadrabile la mentalità e sono difficilmente prevedibili le azioni del personaggio, ma il film non vuole spiegare queste: desidera esplorare le sue origini. All'inizio conosciamo Arthur Fleck come una persona che sarebbe ancora salvabile, ma con ogni nuova ferita al suo ego diventa sempre di più una bomba ad orologeria che alla fine esplode.
Per i primi tre quarti del film il personaggio non è il Joker "classico", perché per esserlo dovrebbe essere affiancato da Batman, che ancora non esiste: vediamo solo Bruce Wayne ancora ragazzino.

CITAZIONE
La sequenza è collocabile molti anni dopo, forse decadi rispetto agli eventi principali del film.

Può ben darsi che la risata finale sia dovuta all'ironia delle origini della storia: Batman, l'eroe, involontariamente creato dal suo peggior arcinemico poiché era stato lui a traumatizzarlo da bambino. Ma dovrebbero essere passati vent'anni, e il personaggio non mi sembra molto invecchiato nella sequenza finale... mah, forse è stato un banale errore di regia.

Come studio sociale questo film mi è molto piaciuto appunto come avvertimento. Ricordo che Heath Ledger nel ruolo di Joker diceva "Sai cos'è il caos? È corretto, perché davanti ad esso siamo tutti uguali."

Questo chiude il cerchio con lo Joker di Joaquin Phoenix, reso sociopatico dalla società scorretta e inesorabile in cui è cresciuto. Naturalmente questo non scusa i suoi crimini o il suo atteggiamento, ma il film recente tenta di spiegarne le radici, mostrandoci che uno non nasce pazzo e criminale ma lo diventa. Il personaggio originale dei fumetto (almeno per quanto ne so) non era così approfondito, quella di Joaquin Phoenix e Todd Philips è un'interpretazione seguendo la linea "la società crea i suoi propri mostri."

Grazie per lo scambio di opinioni. :wub:
 
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85 replies since 8/10/2019, 17:23   2211 views
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