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Votes taken by shooting_star

view post Posted: 13/2/2014, 14:45     +1Sono una nuova iscritta e mi presento - Benvenuti & Compleanni
Non si scherza con le fanfiction!

...cioè...

...forse qualche volta...

...forse quella che posto domani...

Non si può sempre pestare il principe! :rotfl:

E guarda Calatea che tu hai cominciato a postare prima di me! Che l'untrice sia Aster? :via:

perdona l'OT Carolina: qui oltre che grafomani siamo anche parecchio scoppiate. E stavolta non parlo solo per me! :asd:

Edited by shooting_star - 13/2/2014, 15:48
view post Posted: 12/2/2014, 23:26     +1Sono una nuova iscritta e mi presento - Benvenuti & Compleanni
Tu scrivi solo commenti? Sai com'è, il mal di fanfiction è contagioso, parlo per esperienza!
view post Posted: 12/2/2014, 22:02     +1shooting_star's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
La mia Y scassa non ha neanche quello...
Grendizer però ha il riconoscimento a scansione di onde cerebrali, e quello credo che non l'abbia neanche la Mercedes tra gli optional. :lol:

Ehm... in questo momento sto lavorando ad un finale alternativo proprio a "Passaggio" ed all'anime, in cui la tensione continuerà un po' più a lungo...

Grazie a te per il tuo commento! Si scrive per sé, ma fa piacere condividere il proprio lavoro. :wub:
view post Posted: 23/9/2013, 20:55     +1MICROSS' FICTION GALLERY -commenti- - Fan Fictions
Ciao Michela, un buon inizio!
Mi è piaciuto come hai raccontato la presa di coscienza di Actarus, il dialogo con Mizar è azzeccato; ed è costruito bene anche il monologo interiore di Venusia mentre vaga sola tra la folla. I particolari descrittivi e i gesti che hai inserito nel racconto - il sassolino che rotola, Actarus che si liscia i capelli dietro la nuca - lo rendono più efficace. Solo un appunto: c'è qualche refuso, che distrae un po' durante la lettura... che comunque rimane scorrevole e piacevole.
E magari Isotta è un po' estremista ;) ma un po' di sana cattiveria ogni tanto... scusa ma faccio parte del gruppo delle perfide...

Comunque, brava, hai fatto bene a postare! Continua così!
view post Posted: 27/5/2013, 23:07     +1shooting_star's fiction gallery - solo autore - Fan Fictions
In seguito alle gentili richieste, inserisco a inizio gallery l'indice cronologico delle mie fanfic “serie”. Poiché sono state scritte in ordine diverso da quello temporale, può darsi che alcuni particolari nati in seguito non collimino perfettamente con quelli dei racconti più datati: me ne scuso con i lettori.
E spero di riuscire, con il tempo, a tappare i buchi.

Estate
10 capitoli: l’ultima estate di Duke su Fleed, prima dell’invasione veghiana.

La Guerra di Duke
13 capitoli: la resistenza fleediana (il mio primo racconto, con Grendizer che si chiama Goldrake. Ma non mi va di modificarlo).

Terra
8 capitoli: Duke arriva sul nostro pianeta.

Blu
4 capitoli: come tutto è iniziato.

Attesa
Koji sta per arrivare al Centro Ricerche Spaziali.

Scelte
Subito dopo il primo attacco di Vega alla Terra.

Proposte
Scritta per il "Settimo Concorso di Go Nagai net", dal tema "spirito di squadra". Subito dopo l'ep. 5, "Una serata di gloria", Koji si trova di fronte a un bivio…

Traditore
La puntata 7 raccontata dal punto di vista di Gorman: la stessa puntata, con gli occhi di altri personaggi e le parole degli altri scrittori della fan section, qui.

Attaccheranno
Nelle fasi iniziali della guerra. Brevissimo omaggio ad un'eclissi che ha tinto la luna di rosso.

Regalo di Natale
Il primo Natale di Duke dopo che Hikaru ne ha scoperto l’identità.

Anni
Scritta per il contest "40 anni Goldrake". L'episodio 46 (quello degli squali) visto con gli occhi del prof. Umon.

Passaggio
8 capitoli: situato tra la puntata 66 e la 71.

Fine
18 capitoli (per ora). What if/ sequel di Passaggio e finale alternativo per l'anime.

Buonanotte
Qualche anno dopo il termine di Fine, nella continuity alternativa di quel racconto.

Epifania
In senso letterale e metaforico. Dopo la partenza di Duke e Maria per Fleed: sequel nella continuity ufficiale.

Re
Su Fleed, molti anni dopo la fine della guerra terrestre con Vega, nella continuity ufficiale.

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Questo invece è l'indice delle fanfic sceme, che si intercalano ai racconti drammatici senza una posizione precisa nella continuità.

Trentacinque anni dopo
Breve follia crossover – la colpa non è mia, è del Mala!

Eco Robot Greendizer!
Actarus difende la verde Terra!

Eco Robot Greendizer e la raccolta differenziata!
Anche l’ecologista più convinto può far danni senza volerlo.

Eco Robot Greendizer e il riscaldamento globale!
Non esiste più la mezza stagione.

Eco Robot Greendizer e il riciclaggio natalizio!
Natale, festa consumistica? Non necessariamente…

Coda - Epifania
…che tutte le feste si porta via e chiude i punti in sospeso del racconto precedente.

La riunione del lunedì
Hydargos affronta da par suo i suoi problemi con l'alcool.

La mia dolce metà
Vivere in simbiosi non è sinonimo di felicità, e i Gandal lo sanno bene.

Una serata di gloria!
Un pilota, un vero uomo: Koji passa un San Valentino degno di lui!

Scherzetto
2 capitoli: Gandal e Hydargos in missione sulla Terra. Ma è il 31 di ottobre.

Punti di vista
Nella gallery di Aster Gandal e signora hanno litigato: tutti i retroscena!

Blue Moon
San Valentino arriva sulla base lunare, e non manca di far danni anche lassù.

Settembre
Probabilmente più amaro che scemo. Ma è il primo lunedì dopo le ferie, e le cose al mondo non vanno tanto bene, senza bisogno di scomodare gli alieni.

Scoperte
Vega ha distrutto mezza galassia e vaporizzato Fleed. Dove potrà trovare nuovi territori in cui espandersi? Prequel scemo all'anime, scritto per un anniversario storico.

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Aiuto, ora mi butto...
È da un po' che questa storia mi gira per il computer. Mi è venuta un po' più cruda di quanto prevedessi... Non odiatemi troppo per come tratto il principe, faccio sempre così quando voglio bene a qualcuno (voglio dire, lo metto alla prova)
p

LA GUERRA DI DUKE

Il capo del centro di ricerche di Fleed venne portato di fronte allo schermo. Il volto del sovrano invasore apparve in un guizzo.
“Vogliamo conferma del fatto che solo Duke Fleed può pilotare Goldrake.”
Lo scienziato accennò un inchino ironico.
“È esatto. Abbiamo preso questa misura di sicurezza per evitare che poteste rivolgere l’arma contro di noi… in effetti avevamo ragione a non fidarci.”
“Abbiamo avuto ragione noi a invadere un pianeta ostile e infido! – ringhiò Vega - E allora… che Duke Fleed venga catturato! Abbiamo i mezzi per piegare la sua volontà.”
“Grande Vega, se anche catturaste Duke Fleed non potreste cavarvela con il lavaggio del cervello – sorrise il prigioniero – Conosciamo le vostre abitudini e ci siamo comportati di conseguenza. Goldrake riconosce le onde cerebrali del principe. Se verranno modificate, si rifiuterà di obbedirgli. Non potrete usare Goldrake se Duke Fleed non deciderà di collaborare con voi… e questo dubito che potrà mai succedere.”
“Vedremo! Portate via quest’uomo. Voglio parlare con il comandante Barendos.”

“Duke!” Naida gli era corsa incontro al ritorno dalla missione.
“Duke, Barendos ha occupato il palazzo reale. Ucciderà il re e la regina… ucciderà i tuoi genitori se non ti consegni. C’è tempo fino al tramonto.”

Aveva messo la proposta ai voti, ma aveva già scelto: non poteva lasciare che l’ultimo barlume di un’indipendenza sempre più compromessa venisse spento, anche se era consapevole di ciò che i compagni gli ricordavano per dissuaderlo – che difficilmente Vega manteneva la parola.
“Amici, so che consegnarmi potrebbe non valere a salvare la famiglia reale. Ma questo è un rischio che correrò io solo, la lotta continuerà finché l’ultimo di noi sarà in vita. Credono che darò loro la chiave di Goldrake, ma si sbagliano: quando mi condizioneranno scopriranno che per loro non sarà mai nient’altro che un inutile mucchio di metallo.”
Lykus, il suo luogotenente, non seppe trattenersi: “Come fai a parlare del lavaggio del cervello con tanta calma? Sappiamo cosa sono capaci di fare… se ti manderanno contro di noi in un mostro spaziale, dovremo ucciderti!”
“Se ciò accadesse, non ucciderete me, ucciderete un fantoccio di Vega. Io…” non doveva lasciare che la sua voce si incrinasse “… la mia mente sarà già morta. Se succederà sarete pronti a fare il vostro dovere, come io sono pronto a fare il mio.”
“So che continuerete a combattere anche per me. Lykus, il comando è tuo.”

Naida lo aveva seguito con lo sguardo mentre montava nella cabina di guida del suo disco e salutava i compagni con la mano. Il mento gli tremava, ma doveva trattenersi finché i compagni potevano vederlo. Poi avrebbe potuto lasciarsi andare.

Duke non amava il ruolo di capo della resistenza, ma quando Fleed aveva avuto bisogno di lui non aveva esitato a mettersi in gioco. Era tra i pochi abitanti del pianeta ad avere una formazione militare, e questo proprio grazie a Vega: il quale, in uno dei tanti trattati di pace non mantenuti, l’aveva chiesto come principe consorte per la propria figlia e come futuro generale nel suo esercito, ai comandi del robot Goldrake che l’avanzatissima tecnologia di Fleed stava approntando. Duke, allora poco più che bambino, aveva implorato in lacrime il padre di risparmiargli una sorte che gli faceva orrore; ma il padre l’aveva gelato con una risposta dettata dalla disperazione, che l’aveva colpito come uno schiaffo: “Un principe non chiede pietà.” Duke aveva abbandonato i suoi sogni di futuro esploratore spaziale, e aveva chinato il capo per puro senso del dovere; e per puro senso del dovere era diventato il primo del suo corso nell’accademia militare di cui gli era stata imposta la frequenza.
Quando Vega aveva attaccato, attorno al principe si era raccolto un piccolo esercito che cercava di frenare il dilagare di Vega sul pianeta; ma non era impresa facile, la gran parte della popolazione era incapace di reagire alle violenze e sembrava non rendersi conto che con gli invasori era impossibile mediare.
I ribelli erano consapevoli che la loro sorte era segnata: le forze di Vega, troppo forti, li avrebbero schiacciati. Lottavano non per la vittoria ma per la dignità. Certo, se fossero riusciti a prendersi Goldrake le cose sarebbero state diverse….
Avevano cominciato saccheggiando gli arsenali di Vega per procurarsi le armi, che a Fleed non esistevano; avevano creato una base sulla seconda luna del pianeta, in una zona schermata da radiazioni e perciò invisibile ai rilevatori. Da lì Duke e i suoi compagni partivano con i loro i piccoli dischi a cercare di difendere le zone non ancora conquistate e di sabotare le strutture nemiche.
Vega era stato colto di sorpresa dalla resistenza di un popolo che da sempre considerava imbelle, e la sua reazione era stata spietata: i ribelli fleediani venivano uccisi e i corpi lasciati nelle strade a monito per chi avesse osato seguirne le orme, le loro famiglie venivano deportate sui campi di lavoro nei pianeti della nebulosa già sottomessi. L’orrore della guerra aveva travolto un pianeta che per secoli non aveva conosciuto il significato di questa parola.
Duke era diventato la speranza di Fleed, la riconquista di Goldrake la sua missione più importante. Il figlio del re si era dimostrato un comandante coraggioso e abile, che non metteva mai a rischio inutilmente le vite dei suoi uomini. Umile e carismatico insieme, aveva abolito qualsiasi riferimento al suo status regale, tutti lo chiamavano per nome e lo trattavano da pari a pari; e soffriva che il fatto di essere l’unico possibile pilota di Goldrake gli imponesse di non esporsi, impedendogli di condividere fino in fondo i rischi che i suoi compagni affrontavano allo scoperto. Solo quando, in prima linea nonostante i richiami, era rimasto seriamente ferito a un braccio, si era sentito finalmente uguale a loro.
I suoi uomini, che erano pronti a seguirlo ovunque, non sospettavano quanto il loro comandante si sentisse inadeguato. Non si sapeva abituare al massacro quotidiano, dei suoi compagni come dei nemici, cui era costretto ad assistere e partecipare. Dopo ogni missione l’orrore lo attanagliava fino a dargli la nausea; mentre rientrava alla base scaricava la tensione con grida disumane, che si spegnevano all’interno dell’abitacolo del disco. E di questo non poteva parlare con nessuno: quando scendeva a terra si imponeva di trasmettere fiducia e serenità, come era richiesto al suo ruolo. Un ruolo che avrebbe preferito non avere… Era solo, e aveva solo diciotto anni.

Duke alzò la visiera del casco che si stava appannando. Aveva bisogno di piangere. Aveva paura; ma c’era qualcosa di peggio… una parte di lui era attratta dall’idea di uscire finalmente di campo. Forse una volta scoperto che non poteva più pilotare Goldrake lo avrebbero eliminato subito, forse come era già accaduto ad altri prigionieri lo avrebbero mandato a morire in un attacco suicida. Come loro, non avrebbe più avuto consapevolezza né responsabilità… e l’idea, contro la sua stessa volontà, lo confortava. Cercò di scacciare dalla mente quel pensiero indegno. Lui era il capo della resistenza… ma in quel momento era solo un ragazzo spaventato in una guerra che non avrebbe mai voluto combattere. Singhiozzò disperato. Un principe di Fleed non poteva permettersi di vacillare. Non poteva… Lacrime di vergogna si mescolarono, ancora più cocenti, a quelle nate dalla paura. Iniziò la manovra di discesa.

Il piccolo disco si avvicinò al palazzo reale, dove Barendos aveva posto la sua base, e si posò sullo spiazzo che un tempo ne era stato il giardino. Duke saltò agilmente giù dall’abitacolo e sollevò la visiera. Si guardò intorno, cercando di riempirsi gli occhi di tutti i particolari di quei luoghi in cui era stato bambino. Presto la sua mente sarebbe stata cancellata, e se questo era l’ultimo sacrificio che doveva compiere per salvare la sua patria dalla distruzione, ora era pronto. Il principe di Fleed aveva rinchiuso in un angolo del suo cuore il ragazzino piangente e impaurito, e camminava a testa alta verso il nemico. Senza curarsi delle guardie che lo ammanettavano e legavano catene alle sue caviglie, guardò diritto negli occhi il comandante degli invasori:
“Ho mantenuto i patti. Ora mantenete i vostri. Liberate la mia famiglia.”
“Certamente, principe… la tua famiglia è libera di vivere nel palazzo reale, non torceremo loro un capello. Ovviamente li terremo d’occhio per evitare che succeda qualcosa di sgradevole… ma hai la mia parola che non verrà fatto loro alcun male.”
“Voglio vederli.”
“Che modi… Abbiamo molte cose da dirci prima che tu possa stare con loro. Ma in segno di buona volontà posso concederti qualche minuto. Guardie!...”
Due armigeri incappucciati spinsero Duke in avanti, verso l’ingresso del palazzo.

Attraversò quella che era stata la sala del governo, dove il padre riceveva chi gli chiedeva udienza; ma ora era un magazzino di munizioni, e le magnifiche decorazioni erano state danneggiate dai combattimenti e deturpate per il gusto ottuso dello sfregio. I ritratti dei passati re di Fleed erano stati accatastati in un angolo e qualcuno si era divertito a usarli come bersaglio per le pistole laser.

La porta sulla sinistra dava sull’appartamento della servitù. Dunque era lì che li tenevano…
Quando il padre lo vide entrare, cercò invano di controllare il tremito della sua voce.
“Siete riusciti a catturare mio figlio, ma non vi servirà a niente.” Aveva seguito con trepidazione le imprese del giovane uomo che ora si trovava davanti in ceppi. “Cosa gli avete fatto?”
“Ancora niente, Fleed… ancora niente” rispose Barendos con un ghigno.
Duke accarezzò con lo sguardo quell’uomo invecchiato e stanco, ma non piegato. Era stato lui a insegnargli a mostrarsi forte, non doveva deluderlo.
“Padre, sono stato costretto a consegnarmi. Ma non potranno mai pilotare Goldrake.”
“Questo è da vedere, principe. Dovremo lavorarci insieme per un po’”.
“Voglio vedere mia madre… e mia sorella.”
“Credi davvero che vorrebbero vederti così? Meglio aspettare che possiamo toglierti queste” indicò le catene “e potrai riabbracciarle. Non appena collaborerai.”
“Duke, loro stanno bene. Ma, ad ogni costo, non devi dar loro Goldrake.”
“No, padre, lo giuro. A costo della vita.”
“Ingenuo. Pagherai un prezzo più alto della vita se non farai quello che ti chiederemo. Molto più alto.”

Quando si rese conto che non avevano alcuna intenzione di fargli il lavaggio del cervello gli sembrò che il cuore gli si fermasse. L’avrebbero torturato; e lui non era pronto.

Sulle prime cercarono di blandirlo. Gli promisero che se fosse passato dalla loro parte l’alleanza sarebbe stata ricostituita, il fidanzamento con Rubina confermato. Ma la finzione non durò a lungo.

Lo portarono nell’hangar del palazzo reale, dove Goldrake era rimasto immobile dopo la sua fuga, inaccessibile a Vega grazie alla scarica di protezione che uccideva chiunque si avvicinasse.
Quando dalla porta sul fondo entrò la regina, Duke, che non vedeva la madre da mesi, credette di impazzire.
“Ora la faremo salire la rampa di accesso, e sai benissimo cosa le succederà. Se vuoi salvarla, devi dirci come sbloccare il sistema.”
Non poteva obbedire alle richieste di Barendos... cercò lo sguardo della madre.
“Sono certa che non farai niente che possa recar danno al nostro pianeta” gli disse lei con dolcezza, incamminandosi tranquilla verso la fine.
“No!” Duke tentò disperatamente una funzione che non aveva mai imparato a usare bene, un ordine mentale a distanza, o era piuttosto una preghiera… “Goldrake disattiva il sistema…Goldrake disattiva il sistema.” Gli occhi del robot lampeggiarono.
Vedendo la donna arrivare illesa al portellone, una delle guardie di Vega la spinse di lato di malagrazia per guadagnarne l’entrata, ma venne fulminata da una scarica elettrica. Barendos gridò di portar via la regina. “Comandi mentali… molto bene, ora ci spiegherai come funzionano.”
Il principe cadde in ginocchio, tremando.

Il fatto che coinvolgere la madre negli interrogatori si fosse rivelato inutile aveva avuto un effetto positivo: da quel momento in poi se l’erano presa solo con lui. Ed era cominciato l’inferno.

Lo avevano rinchiuso in una cella ricavata nelle vecchie scuderie del palazzo, con le luci sempre accese. Barendos aveva legato personalmente Duke alla parete, assicurandosi che le catene fossero abbastanza corte da impedirgli anche solo di sedersi a terra. Poi lo aveva fatto aspettare giorni, senza cibo né acqua, prima di condurlo al primo interrogatorio. In tutto questo tempo i microfoni posti nella cella non avevano registrato una sola parola uscita dalla bocca del principe.

Quando sentì che le porte della cella si aprivano, Duke non sapeva se provare terrore o sollievo. Aveva avuto tutto il tempo di pensare a ciò che lo attendeva; e nella sua mente angosciata il timore di non saperlo affrontare si alternava alla consapevolezza che non gli era permesso alcun cedimento. Ricordava le parole del padre: “Un principe non chiede pietà.” Ora sarebbe stato messo alla prova.

Non oppose resistenza: dietro la maschera di una calma apparente la paura gli paralizzava anche i pensieri. Indebolite dalla lunga immobilità, le gambe lo tenevano a malapena e le guardie furono costrette a sorreggerlo per percorrere la decina di metri che separavano la sua cella dalla stanza degli interrogatori. Gli sembrò di metterci un’eternità.

Al centro della sala un fanale illuminava di una luce violenta una sorta di gruccia metallica, lasciando in ombra il resto del locale. Conosceva bene quella stanza: era stata il suo laboratorio scientifico quando, solo pochi anni prima, sognava di potersi dedicare allo studio della natura invece che alla guerra. Nello scaffale a destra gli sembrò di riconoscere gli album con le sue ricerche e i suoi disegni. Sul lato di fondo, il lungo tavolo era coperto di strumenti che avevano ben poco a che fare con i suoi esperimenti di quei tempi irrimediabilmente lontani. Barendos era appoggiato sul piano e si alzò per venirgli incontro.
“Preparatelo” disse.
Gli scoprirono il petto e attaccarono i polsi alla struttura in modo che braccia e gambe fossero ben tese. Era completamente indifeso.

Barendos gli girò intorno, pensando alla facilità con cui avrebbe potuto spezzare quel corpo che era finalmente in suo potere. A torso nudo, debilitato dal digiuno e dalle privazioni, i capelli che gli ricadevano scomposti sul viso dai lineamenti delicati, Duke dimostrava meno dei suoi anni e aveva ben poco del guerriero che aveva tenuto in scacco i suoi in tante occasioni.
Una ferita non ancora rimarginata segnava la carne del braccio destro del principe. “Immagino che questa ti faccia ancora male”, disse saggiandola con l’estremità di una bacchetta che aveva alla cintura, e Duke fremette. Avrebbe iniziato da lì.

“Vedi principe, non dovrai soffrire se non lo vorrai. Se collaborerai, se ci spiegherai come prendere il comando di Goldrake, avrai una fine veloce e dignitosa. Diversamente, ti garantisco che sapremo come distruggere la tua volontà. In ogni caso, avremo ciò che vogliamo. Sta a te scegliere come.”

Duke sentì la sua voce rispondere con una freddezza che non si sarebbe aspettata.“Non sono io a scegliere. Ho il dovere di proteggere il mio popolo. Non avrete mai Goldrake.”
“Se è questo che vuoi.” Avvicinò la bacchetta al braccio ferito e Duke si irrigidì, in attesa. Non voleva gridare, non subito.
La prima scarica fu breve e violenta. Duke inarcò la schiena senza emettere un suono. La seconda durò più a lungo, e a Duke sembrò di esser avvolto dalle fiamme.
Quando il dolore finì, Barendos gli sollevò il viso e sussurrò: “Questo è solo l’inizio. Non credo che durerai molto, e sarà meglio per te.”
Duke provò a rispondere, ma si accorse di non averne la forza. Presto perse il conto delle scariche.

Quando lo riportarono alla cella lo legarono in modo che potesse sedersi e gli diedero una ciotola d’acqua. Bevve avidamente e piombò in un sonno cupo.

Lo risvegliarono dopo pochi minuti, o almeno questa fu la sua impressione. Dopo il primo interrogatorio, tutto il corpo gli doleva in modo intollerabile. Non credeva di poter reggere a un'altra sessione. Sarebbe morto o avrebbe parlato… molto bene, sarebbe morto.

Barendos avvicinò uno strumento dalla punta smussata alla ferita e Duke istintivamente si ritrasse, ma non provò alcun dolore. Una luce del ricevitore posto sul tavolo cominciò a pulsare.
“Mm, una ferita da vegatron. Ho quello che fa per te.”
A un suo cenno, due guardie incappucciate trascinarono nella stanza un macchinario da cui partiva un braccio orientabile con una sorta di faretto all’estremità. Barendos sorrise.
“A quanto pare hai già avuto modo di provare l’effetto di un'arma al vegatron. Questo apparecchio è simile a quello montato sui nostri robot ed emette radiazioni molto più potenti di quelle che hai sperimentato. È doloroso su soggetti non sensibilizzati. Su di te lo sarà molto di più.”
Duke non disse nulla, chiuse gli occhi e si preparò a soffrire. Un dolore inimmaginabile gli invase il corpo e la mente.

Dopo alcuni tentativi a potenza media Barendos si era infuriato, e aveva ordinato di irradiarlo alla massima potenza. Non era riuscito a strappare un lamento a quel moccioso.

Non sapeva più da quanto tempo andasse avanti. Gli aguzzini di Vega meritavano la loro fama.
“Non lasciate che perda i sensi… fermi ora.”
Duke approfittò della pausa per riprendere fiato.
“Duke, sei più duro di quello che sembra. Ma non ti rendi conto che tanto coraggio è inutile? Nessuno può resistere al vegatron tanto a lungo. Stai solo soffrendo inutilmente.”
Il principe scosse lentamente la testa.
“Di nuovo, ora.”
Doveva cercare di svenire in fretta.

“Comandante Barendos, avevo sentito meraviglie della vostra abilità negli interrogatori. Sono molto deluso dalla vostra incapacità a ottenere informazioni da un ragazzino.”
“Grande Vega, Duke Fleed ha dato prova di una forza non comune. Ma sono fiducioso che presto riuscirò a piegare la sua volontà e consegnarvi Goldrake.”
“Forse non sarà necessario. Ho dato ordine di concedere benefici agli scienziati fleediani che hanno progettato Goldrake, se collaboreranno con noi. Forse loro riusciranno a trovare un modo alternativo per impossessarcene. Vi terrò informato.”
L’immagine del sovrano scomparve dal monitor, e lo schermo si collegò alla telecamera puntata sulla cella di Duke. Barendos picchiò un pugno sul piano di vetro. Non poteva perdere l’occasione di compiacere il suo signore, la cui ira era terribile così come grande il suo potere. Non poteva permettere agli scienziati di Fleed di scavalcarlo. Doveva spezzare il ragazzo.
Guardò il monitor. Giorni di torture non avevano segnato, almeno esteriormente, il corpo efebico di Duke. Era bello. Pelle candida, muscoli ben disegnati, grandi occhi blu, ciglia lunghe. Come aveva fatto a non pensarci prima…

Quando lo portarono nella sala, Duke vide che con Barendos c’erano quattro membri della guardia. Porse come d’abitudine i polsi, perché fossero assicurati alla gruccia metallica; ma stavolta non gli tolsero le manette. Probabilmente alterati dall’alcol, i soldati ridevano oscenamente.
“È tutto vostro ragazzi. Ricordatevi che non dovete ucciderlo.” Barendos uscì chiudendo la porta a chiave.

Duke, ammanettato, si difese disperatamente e ci vollero tre uomini per tenerlo fermo sul tavolo dove svolgeva le sue ricerche da bambino. Quando si trovò immobilizzato, fece quello che neanche le radiazioni lo avevano piegato a fare e implorò quei bruti di fermarsi, ma il suo terrore e le sue grida sembravano eccitarli ancora di più. Alla fine abbandonò ogni resistenza; assecondò i suoi aguzzini sperando solo che finisse presto. Chiuso nel suo ufficio, Barendos si godeva lo spettacolo sul suo monitor.

Duke giaceva raggomitolato, nudo e sanguinante sul pavimento della sala degli interrogatori, piangendo sommessamente. Era la prima volta che lo faceva, dal giorno in cui si era consegnato. Aveva creduto di essere forte, ma non era stato capace di dominarsi davanti all’umiliazione della violenza. Aveva pianto, gridato, chiesto pietà.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per non essere costretto ad affrontare un'altra violenza... ma non Goldrake. Se Barendos aveva creduto di piegarlo, si sbagliava: era più determinato che mai a non dargliela vinta. Sapeva come fare.

La porta si aprì e un’ombra si proiettò sul pavimento. Uno scricchiolio di stivali si avvicinò lentamente fino a raggiungere Duke. Barendos osservò compiaciuto come i suoi uomini avevano ridotto quel ragazzino che aveva osato tenergli testa troppe volte: grossi ematomi viola segnavano il suo corpo, le gambe erano incrostate di sangue. Eppure la ferita più profonda, si disse, doveva essere nel suo orgoglio… ripensò con gusto alla sua voce che gridava “fermatevi, vi prego!” e ai suoi singhiozzi mentre i suoi uomini, uno dopo l’altro, ne abusavano. Parlò con tono soddisfatto: “Allora principe, ho sentito che chiedevi pietà. Non ti è piaciuto il trattamento speciale?”
Duke cercò di alzarsi su un braccio, una fitta violenta alle viscere lo fece crollare sul pavimento. Girò la testa verso la figura che lo sovrastava.
“Sai Barendos, credo di doverti un ringraziamento.”
Spiazzato, il comandante scavalcò il corpo del giovane e si chinò a guardarlo in faccia. Gli occhi erano gonfi, ma asciutti. Il pianto li aveva resi chiarissimi.
“Quando mi sono consegnato, credevo che mi avreste fatto il lavaggio del cervello. Ero spaventato, ma pronto a sacrificarmi per il mio pianeta… Ma tu mi hai fatto torturare. Ero convinto che non ne sarei stato capace, ma ho scoperto di saper affrontare una sofferenza che non riuscivo nemmeno a immaginare.
E ora… ora che ho scoperto che oltre al dolore sono in grado di sopportare anche l’umiliazione, ora so che non c’è niente che non sia disposto a dare per Fleed. Mi sono scoperto molto più forte di quanto credessi” sorrise “e l’ho scoperto grazie a te, Barendos.”
Livido, il comandante sferrò un calcio al corpo inerme, un altro, un altro ancora… l’avrebbe ucciso se le sue guardie non l’avessero trattenuto. Quando lo portarono via, un sorriso aleggiava ancora sul volto di Duke.

(continua... se avrò il coraggio di postare il seguito)

Edited by shooting_star - 1/3/2023, 10:01
562 replies since 16/5/2013