Credo di poter parlare da due fronti: alunna bullizzata e insegnante.
Alle medie sono stata ferocemente bullizzata da un ragazzo che era simpatico a tutta la classe (era uno straordinario entertainer, la risposta sempre pronta, uno dei migliori raccontatori di barzellette che abbia mai sentito, davvero). La causa? Tra le altre, il fatto che la prof mi aveva messo, visto che ero praticamente muta e sempre attenta, tra lui e il suo compagno di chiacchiere. Poi, il fatto che avessi gli occhiali, fossi coperta di acne, che portassi una seconda di reggiseno già in prima media e che avessi valutazioni altissime in tutte le materie (perfino in matematica! Educazione fisica magari no, ecco) non aiutava. In più parlavo a voce bassissima e mi mangiavo pesantemente le parole. Probabilmente apparivo come una secchiona antipatica... in realtà ero solo timidissima, imbranata e perdutamente innamorata del bello della classe che ovviamente manco sapeva che esistessi. La vittima ideale. In prima erano solo battutine, penne e tempere rubate e ritrovate nel pattume. In seconda e per buona parte della terza, non solo il tizio e i suoi amici, ma anche ragazzi che non conoscevo, dentro e fuori la scuola, mi cantavano in faccia canzoncine che ancora ricordo benissimo, la più gentile delle quali recitava "quando parla la *** non si capisce un c***o". Era un incubo e non sapevo come uscirne, la prof di lettere alla mia richiesta di aiuto aveva risposto di non preoccuparmi, "probabilmente gli piaci". I consigli di mia madre, che mi suggeriva elaborate risposte, subito coperte da versi che dovevano imitare la mia incomprensibile pronuncia ogni volta che aprivo bocca, peggioravano la situazione: era colpa mia che non sapevo farmi valere, a differenza di quella lingualunga di mia sorella minore, che infatti era simpatica a tutti. Ovviamente, parlavo a voce ancor più bassa, perché nessuno sentisse quanto orribilmente mi mangiassi le parole... ma nelle interrogazioni, sempre il massimo dei voti. Mah. Una volta, esasperata, ho tirato in testa al bullo il pesantissimo borsone di scuola e sono finita, io, in presidenza. Nessuna conseguenza, né per me né ovviamente per lui. La cosa è finita in terza media: il migliore amico, e collaboratore, del bullo faceva ginnastica correttiva al turno dopo di me nella palestra vicino a casa. Mio padre è venuto a prendermi e l'ha minacciato pesantemente se lui o i suoi amici mi avessero preso in giro un'altra volta. Ha funzionato: ma non ero riuscita a cavarmela da sola, e ci stavo malissimo.
Al liceo la timidezza non è migliorata, e nemmeno l'acne, in compenso nessuno mi prendeva in giro (ci ho poi pensato io cominciando a vestirmi di nero, una di quattro dark nel liceo più fighetto della città. Ma almeno quella era una mia libera scelta). Mi sono trovata una compagnia con cui ci si vedeva al pomeriggio e la sera: ci andavo soprattutto perché a mia sorella piaceva uno dei ragazzi, io sarei stata volentieri a casa a leggere ma dovevo farle da chaperon, e poi vedere gente mi faceva bene... mah, ancora. Non ero la più simpatica ma nella mia invisibiità non mi trovavo malissimo: finché non è arrivato lui, il mio ex compagno delle medie. Al che io sono diventata "corvaccio" (NB mia sorella era nerovestita quanto me) e ogni parola che dicevo veniva coperta da "kra kra kra" (il verso del corvaccio appunto). Mia sorella era a disagio, ma ovviamente di abbandonare la compagnia e il suo adorato (che ovviamente stava con un'altra, ma non era un problema...) non se ne parlava. Gli unici due che non si sganasciavano erano l'altro sfigato della compagnia e un altro ragazzo che - incredibile - mi corteggiava... ma pesava 120 chili e se c'è una cosa che per me annulla l'attrazione fisica quella è la ciccia. Altro periodo da incubo, da cui sono uscita solo quando ho cominciato l'università e, soprattutto (intanto mi ero messa le lenti a contatto e l'acne era molto migliorata) mi sono messa con il mio primo "moroso", dark anche lui.
Non ho più rivisto il bullo per qualche anno. Ho saputo che aveva avuto un serio incidente motociclistico da cui si era ripreso. Poi, una volta, un affollato sabato pomeriggio in centro con il mio moroso dark, entrambi con capelli cotonati e palandrane nere - il nostro abbigliamento normale, in realtà - sento un grido alle mie spalle. "Ma non ti vedi? Ma come sei conciata? Ma non vi vergognate? Corvaccio! Kra kra kra!". Non sono sbiancata solo perché il mio viso era già coperto da una congrua quantità di Blanc de Chanel. Poi ho dovuto evitare che il mio moroso prendesse a pugni il bullo, che nel frattempo era diventato molto obeso, forse per l'incidente, chissà, e avrebbe avuto sicuramente la peggio. La gente che aveva visto disturbata la sua "vasca" del fine settimana ci guardava con gli occhi sgranati: se ci fosse stata una rissa, ovviamente i tipi strani sarebbero risultati i colpevoli. Per un po' ho avuto il terrore di ripassare per quella via, ma da allora non ho più incontrato il tizio, anche se so che è ancora al mondo (è attivo su facebook). È l'unica persona cui abbia mai augurato, seriamente, una morte lenta e dolorosa.
Cosa avrei fatto se fossi stata la mia prof? Probabilmente avrei chiamato i genitori per metterli a conoscenza del comportamento del figlio. Avrei dato delle note. Avrei sottoposto la situazione al preside. Avrei proposto una sospensione. E avrei ottenuto risultati? Non è detto. A scuola - ora che insegno - sono capitati casi di bullismo, cui abbiamo reagito con misure analoghe a quelle elencate sopra e con l'attivazione di progetti ad hoc da parte di psicologi. Ma non sempre ha funzionato, perché il bullismo continua anche fuori dalla scuola. I ragazzi sanno che i prof sono dalla loro parte, sanno che devono denunciare e spesso lo fanno, ma poi sono loro quelli che cercano il sostegno dello sportello psicologico, perché i bulli non ne sentono il bisogno e i loro genitori spesso minimizzano ("sono ragazzi..."). Insomma, non è facile per niente. Ai corsi formativi ti dicono che i bulli si comportano così non perché sono "cattivi" ma perché insicuri, e che il sistema è dare loro la responsabilità di difendere i bullizzati da chi li tratta male: chissà perché il metodo nella mia personale esperienza non ha mai dato i miracolosi risultati promessi. Un mio alunno che aveva preso in giro un disabile venne messo a svolgere lavori socialmente utili (leggi aiutare l'insegnante di sostegno) con un altro compagno disabile, uscendone così traumatizzato da scoppiare in lacrime: da allora questa misura educativa nella mia scuola non si può più applicare.
Il bullismo c'è sempre stato, anche se sembra che se ne parli solo ora. In ogni comunità ci sono elementi deboli, la cui umiliazione fa sentire forti gli altri: è un orribile istinto umano, che a quanto pare è molto difficile estirpare. Chi cerca di combatterlo, da vittima o da educatore, può segnalarlo, deve provare a contrastarlo, ma il più delle volte è praticamente impotente.
Edited by shooting_star - 13/11/2022, 17:34
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