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Su King concordo: ha scritto anche cose che non mi convincono (a me la Torre Nera è piaciuto, anche se non tutti i libri allo stesso modo. Però ora tendo a confonderli l'uno con l'altro, li ho letti tutti di seguito qualche estate fa). È spesso verboso, e i finali sono spesso deboli (devo averlo scritto moltissime volte, mi scuso se sono noiosa). Ma sempre ci sono sprazzi di genio, descrizioni che fanno venire i brividi, non necessariamente di orrore, incursioni nella psiche dei personaggi che fanno vibrare il cuore nell'immedesimazione. Sotto questo punto di vista It è straordinario, tanto che un finale un po' così non gli impedisce di essere un capolavoro.
Soprattutto, come dice Briz, i suoi romanzi sono praticamente tutti straordinari "page-turner": ti spingono ad arrivare in fondo, anche quando non sei del tutto convinto e sai che alla fine della strada ti attende una delusione. Però ammetto che non sono riuscita a finire The Stand (L'Ombra dello scorpione), non so bene neanche io perché. Forse lo riprenderò in mano. E una cosa che amo molto di King è che scriva racconti, un genere che mi piace molto. Trovo che Different Seasons sia, tra le sue e non solo, una delle cose più belle che abbia letto. Ma non ho letto molte delle cose recenti. Adesso sto leggendo The Second Sleep (Il sonno del mattino) di Robert Harris, ma mentre cammino ascolto Uno studio in rosso di Conan Doyle... per una volta in italiano, per Ad Alta Voce. |