Ciao amici e amiche , ciao eterni/e ragazzi e ragazze...
Sono medico e lavoro in Svizzera, a Lugano, zona di proficua e brulicante attività transfrontaliera e di confine con L'Italia. Fin dal primo caso a Codogno, lo scorso 20 febbraio, sapevamo benissimo che nell'arco di pochi giorni ne avremmo avuto uno ufficiale pure noi. E così é stato: il 25.02 il primo caso "nostrano" (importato dal lodigiano, un medico che si era recato ad un congresso la settimana precedente).
Quello che ad oggi mi inquieta, mi fa arrabbiare e mi rattrista é la poca responsabilità e coscienza della gente. Come medici abbiamo dovuto lottare contro e poi con il nostro governo per far imporre il Lockdown nel Cantone Ticino, perché Berna non si rendevano conto della gravità e dell'intensità dell'infezione sul nostro territorio.
Ne abbiamo sentite e ne sentiamo ancora di tutti i colori e la rabbia nonché lo sconforto ci accompagnano tutti i giorni: purtroppo si constata che poche persone hanno veramente compreso la gravità della situazione, e sono persone di tutti gli strati sociali, istruite oppure semplici.
Con il Cantone di Ginevra e Vaud (Losanna) abbiamo un tasso di infezione più alto che Brescia e Bergamo (da noi quasi 86 casi confermati per 10000 abitanti). Altrove in Svizzera il tasso é più basso (il contagio si é diffuso a macchia di leopardo, da sud verso nord e le Alpi hanno "protetto" la zona germanofona del paese :Zurigo e Berna per intenderci. Nonostante ciò, in rapporto alla popolazione, siamo uno dei paesi più colpiti in Europa (quasi 32 casi su 10000, in Italia ad oggi 29) e solo la Spagna fa peggio di noi....
Va detto, anzi denunciato, che i cantoni più colpiti, che ad inizio marzo gridavano all'allarme e alla necessità del Lockdown, non sono stati ascoltati da Berna, per cui abbiamo perso due settimane preziose al rientro dalle vacanze di carnevale. In Lombardia e Piemonte le scuole erano già chiuse da due settimane, e noi niente: tutto come se niente fosse, così i contagi sono sparati verso l'alto. Il look down é arrivato solo il 16 marzo, ma da noi la storia era contemporanea a quella della Lombardia, e questo é tutto dire riguardo al ritardo criminale impostoci dall'alto con il benestare degli ignoranti dilaganti che osservavano l'Italia come un animale raro, pensando che da noi non sarebbe mai capitato (come se un confine fatto di strade e valichi ogni dove potesse fermare un virus che in quattro e quattr'otto era arrivato dall'altro capo del mondo!).
Il sistema sanitario ha retto il colpo, le curve si stanno appiattendo, ma siamo ben lontani dall'uscire dal tunnel benché se ne scorga la luce in fondo.
Ad oggi, sempre a causa dell'enorme discrepanza tra regioni colpite ma in onore alle norme federali, si passa alla fase 2... il nostro territorio, benché abbia appiattito la curva, é ancora troppo colpito e non sarebbe il caso ridurre le restrizioni, ma la macchina economica deve andare avanti e la stupidità di gente che si crede falsamente protetta da un sistema socio-sanitario che paga carissimo (é risaputo che la vita e a socio-sanità in Svizzera sono tra le più care del mondo) sta riducendo l'attenzione. La prossima ondata ce l'aspettiamo quindi più critica della prima. Forse a quel momento non reggeremo, o forse i posti letti e in cure intense verranno creati come per magia tirandoli fuori dal cappello della Maga Provvidenza come é successo ora.
La mia amarezza e rabbia é determinata da tanti fattori: il lavoro é caotico, vestirsi e svestirsi, cambiarsi, respirare sotto maschere asfissianti, la paura di compiere un gesto sbagliato o una disattenzione rendono il nostro lavoro carico di tensione. Ho uno studio medico e ho dovuto disporre tutto come fosse uno stato di guerra: sale d'attesa spogliate di tutto per potervi far stare un paziente alla volta e per poter disinfettare tra un paziente e l'altro. Sale consulto asettiche e contatti senza sorrisi, perché nascosti da maschere.
Nelle case anziani si entra come se si varcasse la soglia di un laboratorio protetto e agli ospiti sono state negate tutte le attività di intrattenimento: sono già anziani, fragili, malati e mentalmente non sono sempre tra noi, eppure essere accuditi da persone asettiche e con mascherina li ha attristati ancor di più in quella che é l'ultima dimora prima di morire...
Quando ho il servizio picchetto notturno sulla città sembra l'apocalisse: città deserta, solo gruppi giovani che se ne fregano bellamente delle disposizioni, pattuglie di polizia e controlli. Quando vai per case non sai mai chi e cosa ti attende, in più devi prendere misure di protezione per te stesso e per gli altri: tutto é rallentato e tutto puzza di disinfettante.
In poche settimane siamo stati privati di ogni libertà che prima ci pareva un bene oramai acquisito e intoccabile: Covid ci ha relegati agli arresti domiciliari dove possiamo solo usufruire dell'essenziale: cibo e farmaci. Le uscite da noi sono libere se intendi andare a camminare, ma c'é sempre la polizia che sorveglia e chiede ...
Qualche sotterfugio curativo lo abbiamo trovato, ci siamo barricati in casa, ma Covid é fra noi e ha ancora un elevato potenziale di contagio: basterà poco a rinfocolare l'ascesa della curva. Ci siamo adattati, l'economia é ai minimi storici e dopo la paura della malattia e della morte molti patiranno la paura della povertà. Altri avranno a che fare con le malattie secondarie e conseguenti a questo periodo nero. Non é niente di bello e stiamo imparando a sopportare paure, incertezze e ansie.
Quando ne usciremo? A meno di un miracolo come avvenne con la SARS nel 2003 che la vide scoprire spontaneamente come era comparso (perché non sperare, in fondo Covid -19 ha il 75% del genoma del virus SARS del 2003), pur sperando in una riduzione della contagiosità con l'arrivo del caldo umido estivo (si sa, i coronavirus sono termolabili), se a settembre non ci sarà un vaccino (ma il coronavirus da un'immunità? Troveremo un punto che non muta su cui costruire un vaccino? E un vaccino valido lo troveremo entro l'autunno ? ... e questo nonostante tutte le speranze che vengono riportate quasi quotidianamente sui giornali...) oppure non avremo trovato una terapia mirata tale da rendere i casi complessi gestibili e non mortali, ... l'inizio dell'autunno potrebbe imporci nuovamente un avanzamento a singhiozzi, lockdown e riaperture ...
E intanto la vita scorre, non vediamo i nostri amici, i nostri genitori e viviamo nel timore di una febbre che, forse, ma si spera di no, potrebbe portarci al creatore in pochi giorni, anziani o meno anziani, sani o meno sani...
Con l'esperienza sul campo, sia in studio che in ospedale, mi sono fatta un'idea di questa malattia. So quasi con certezza che strisciava tra di noi già da qualche mese prima della sua ufficiale presentazione a Codogno. Forse già in novembre e dicembre, scambiata per influenza e così lasciata libera di spargersi ovunque. So per certo che é molto contagiosa e disinfettanti, maschere e guanti sono il minimo necessario per affrontare il quotidiano... se tutto ciò non é una tristezza e avvilente ...
Ho però una grande fiducia nell'intelligenza dell'uomo, nelle sue capacità di vedere le cose trasversalmente, nelle sue conoscenze scientifiche e nella tecnica di cui ha saputo dotarsi, per cui so che ne usciremo. Saremo, spero, più forti e più coscienti della nostra fragilità e forse sapremo apprezzare quella Terra che attualmente si sta depurando di tutto quell'inquinamento dovuto ad una glibalizzazione e un consumismo che evidentemente erano in eccesso e che forse abbiamo imparato a ridurre all'essenziale evitandone l'esasperato eccesso...
A presto...