“Insomma, devo dire a Brunilde che la amo allora?” disse il Gran Maresciallo. “Sì, ma se glielo dici in quel modo ti riderà in faccia” rispose Actarus. “E in che modo bisogna chiederglielo?” Actarus emise un lungo sospiro. “Ascolta, perché non torni a conquistare il mondo come prima? Mi sembra che tu sia su un campo che veramente non conosci per niente” “Questo è vero, ma devo fare in modo che Brunilde mi dia l’accesso a quel Tempo Zero” “E che sarebbe?” “E’ troppo lunga da spiegare. Ma se voglio conquistare il mondo, devo andare lì coi mostri guerrieri per rinforzarli” “E chiedi aiuto a ME? La faccia tosta non ti manca” “Bè, ho in mano una pistola che vaporizza, mica te lo chiedo senza minacciarti, non sono mica scemo” “Va bene, ma potresti minacciare Brunilde con quella tua pistola, e avresti l’accesso a quella cosa lì” “Strano consiglio, detto da te” “Infatti, penso che non lo farai” “E perché?” “Perché allora l’avresti già fatto e non saresti venuto da me” “Cosa vorresti dire?” “Voglio dire che, in ogni caso, a quella ragazza un po’ ci tieni se no le avresti già sparato. O no?” “Boh, forse hai ragione o forse no. Comunque, non mi sei di molto aiuto, per essere un famoso latin lover” “Mica sono un latin lover, mi occupo di fattorie e difesa della Terra con robot giganti, non so niente di alcove e appuntamenti segreti” “Ma su Fleed lo facevi, o no?” “Con Naida? Eravamo ragazzi, diciamo che poi sono cresciuto. Con quello poi che ho passato, andare a conquistare ragazze non è certo in cima ai miei pensieri” “Insomma, non sei un latin lover allora?” “Sono Actarus e basta” “E così sono al punto di prima” disse il Gran Maresciallo scoraggiato, crollando su una sedia e lasciando la pistola sul tavolo. Actarus poteva prenderla, ma lasciò perdere e si diresse verso il frigorifero. “Su, non buttarla così sul tragico, credo che lei ti voglia davvero bene, dopotutto” gli disse porgendogli un bicchiere di vino di quello buono. “Ma allora non hai capito niente! Non è lei che mi interessa, è il Tempo Zero che voglio!” “Ho capito, ho capito. Senti, perché non interrompi il lavoro per un po’? Secondo me, tu hai solo bisogno di un po’ di riposo poi puoi ricominciare più fresco di prima. Saprai anche cosa fare con Brunilde. Insomma, credo ti convenga, che ne dici?” Il Gran Maresciallo riflettè. In effetti, stava lavorando come un matto da settimane, e non era riuscito a combinare niente con Mazinga. Yanus era sempre più isterica e Brunilde, con la sua forza, era la soluzione finale contro Mazinga, ma era impossibile da usare. Inoltre stava diventando un problema davvero grosso da gestire a livello personale. “E cosa potrei fare?” “Potresti lavorare qui al ranch, se vuoi” “Per carità, non so distinguere una mucca da un cavallo. Andrò a fare l’eremita da qualche parte, magari in montagna, c’è quel tizio con la pastorella, non mi ricordo il nome, ma fa dei buoni formaggi. Ma sì, mi ritiro un po’, poi ricomincerò. Grazie del consiglio, Actarus, se per caso tu dovessi cambiare la barricata e avessi bisogno di lavoro, a Mikene troverai sempre un posto!” rispose il Gran Maresciallo, stringendogli la mano. “Grazie, lo stesso vale per te: un posto qui lo troverai. Dillo anche a Yanus” “Le manderò una lettera. Ah, se vuoi ti lascio la pistola” “Non mi serve, prendila pure. E’ l’alba, non mi hai fatto dormire, tra l’altro” “Scusa, ma sai, si tratta di discussioni tra uomini, bisognava chiarirsi” “La prossima volta che vuoi minacciarmi con la pistola fallo almeno al pomeriggio” “Ci sarebbe stata troppa gente e troppe discussioni. Certe chiacchiere è meglio farle di notte. Ciao!” “Ciao. Ehi, ma non andrai mica in giro facendoti chiamare Gran Maresciallo o Hell, spero?” “No, ho circa venti nomi di servizio da usare in questi casi. Vediamo, posso farmi chiamare Billy Kid, che ne dici?” “E perché no Nembo Kid? Dai, scegli un nome più comune!” “Ma sentilo, e Actarus secondo te sarebbe un nome comune?” “Bè, a Procton piaceva e nessuno ci ha trovato niente di strano qui” “Ma qui siete tutti matti, non conta. Va bè, che ne dici di Mario Rossi?” “In Italia andrebbe bene, ma qui siamo in Giappone” “Uffa, come sei pignolo. Allora facciamo Waka Kitakata?” “Ma dove l’hai trovato un nome simile?” “Significa “Mi piacciono i kit kat” in giapponese. E in effetti mi piacciono” “Se va bene a te, va bene anche a te. Buona giornata, Waka” “Buona giornata, Actarus” Il Gran Maresciallo se ne andò mentre il sole sorgeva. “E’ tutta la notte che parlate, vi siete almeno spiegati?” chiese Venusia in pigiama. “Ah, ti sei svegliata?” “Ci siamo svegliati tutti, con le vostre chiacchiere, e vi abbiamo sentiti. Perché l’hai lasciato andare, potevamo catturarlo, no? E poi è un mio vecchio nemico” protestò Alcor. “Sì, ma forse – dico forse, non sono sicuro – si è interessato a qualcuno, quindi ho pensato che fosse meglio lasciarlo andare” “Ma dai, ti ha preso in giro” rispose Alcor ridendo. “Bè, ho detto forse. Su, andiamo, bisogna far uscire le mucche, poi facciamo colazione”
Nel frattempo, alla Fortezza della Scienza, gli addestramenti stavano andando benissimo, e Rena ne era soddisfatta. “Perfetto, caro, vedi che adesso se la cavano tutti benissimo?” disse a Kabuto. “Ehm…sì, certo, ma devi proprio chiamarmi caro?” “Sei il mio fidanzato, come dovrei chiamarti, professore o qualcosa del genere? Sarebbe ridicolo” “Va bè, ma vorrei chiederti…” “Dimmi” “Perchè ti sei occupata personalmente di Tetsuya e Jun? Avevi detto che non ti saresti occupata della nostra guerra contro Mikene…” “Ma che domanda sciocca. Avevi detto prima che erano come figli tuoi, no?” “Bè, sì, è così, li avevo adottati, ogni tanto ci vado pesante per addestrarli, ma sono un po’ come figli miei. E allora?” “E allora, è ovvio che anch’io li senta come figli miei” A Kabuto gli venne quasi un accidente davanti a quella risposta. “Fi…figli tuoi? Tetsuya e Jun?” “I figli del mio ragazzo sono anche figli miei, no? A proposito, quando ci sposiamo?” “Accidenti, ma è tardissimo, bisogna attivare i generatori e fare i test di resistenza alle nuove leghe, scusa, devo scappare” “Sì, sì, ma non potrai scappare per sempre” rispose Rena mentre lui era ormai lontanissimo.
Le Kamia stavano ascoltando radio Mikene: stava dando notizie interessanti. “E quindi il Gran Maresciallo al momento è irreperibile” disse la Kamia Alfa. “Sembrerebbe di sì. Dobbiamo attenderci un attacco in grande stile?” “Penso proprio di no. Tetsuya e la sciacquetta li hanno danneggiati per benino, devono rimettere tutto a posto, ne avranno per mesi” “Allora possiamo stare tranquilli per un po’?” “Certamente!” “Bene, allora fuori le carte! Ci vince esce con Tetsuya e le altre due si occuperanno di legare e imbavagliare la sciacquetta nel frattempo!” “Ci sto!” “Anch’io!” E ripresero la partita.
In effetti,a Mikene si stava lavorando di gran lena per rimettere a posto Mikeros, Demonica eccetera per renderli più potenti. Intanto, anche Yanus se ne stava andando. “Come sarebbe a dire che te ne vai?” chiese l’Imperatore “Adesso che il Gran Maresciallo non c’è, è necessaria la tua presenza!” “Appunto per questo devo andare, devo trovare quell’idiota. Lascio il comando a Gorgon e Argos, se la caveranno bene” “Sa mica dove possa essere andato?” “Forse nelle Alpi, ma non sono sicura. Dovrò controllare. Sayonara, maestà” salutò lei, allontanandosi con la borsa da viaggio in mano.
E così, alla baita in mezzo ai monti, era arrivato qualcuno che chiese al vecchio dell’Alpe: “Scusi, vado bene per la baita riservata?” “Sì, da quella parte, sempre dritto, non può sbagliare” “Grazie. Ehi, che bambina carina, è sua nipote?” “Certo. Heidi, saluta la signora” “Ciao, come sei alta, come ti chiami?” “Brunilde” “Sei venuta a trovare il nonno?” “No, a riposarmi un po’ e passare qui l’inverno. Magari ti vengo a trovare. Ciao!” “Ciao, a presto!”
Con questa puntata concludo la mia storia estiva: spero vi sia piaciuta. Arrivederci per la prossima!
Joe7
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