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KOJIMANIACA's Graphic Novel: Un destino già tracciato

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kojimaniaca
view post Posted on 22/10/2009, 11:43     +1   -1




CAPITOLO XVII° : " Maria "


- Allontaniamoci Maria - esclamò preoccupato il giovane Kaito, afferrando la ragazza per un braccio - Non è prudente restare in zona! -
Vicino a lui, altri due ragazzi seduti sulle rispettive motociclette, annuirono vigorosamente, guardando preoccupati la furiosa battaglia che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
- Se avete paura, andatevene pure - rispose Maria divincolandosi dalla presa - Io rimango qui -
La ragazza si sfilò il casco dalla testa, ed una cascata di capelli ramati le ricadde morbidamente sulle spalle.
Non riusciva a staccare lo sguardo dalla scena che le stava di fronte, ne era affascinata ed impaurita allo stesso tempo, e seguiva come ipnotizzata le rapide evoluzioni di quei dischi volanti attorno all'Istituto di Ricerca Fotoatomica.
La sensazione di un ricordo sgradevole increspò per qualche secondo il corso dei suoi pensieri, cercando senza successo di affiorare alla sua coscienza, ma svanì prima che lei riuscisse ad afferrarlo.
In quel momento il rombo di un motore attirò la loro attenzione.
- Ehi! - esclamò Kaito, indicando un punto più in basso - C'è qualcuno -
Maria si sporse oltre il guardrail e sbirciò il tornante che stava sotto la loro postazione, separato da una ripida scarpata: sul ciglio della strada si era fermata una persona in sella ad una moto.
- E' una ragazza - continuò Kaito, vedendola togliersi il casco sotto la luce di un lampione - E pure carina...- commentò, osservandone compiaciuto le forme sottolineate da un'aderente tuta di colore giallo.
- Sssshhhhhht ! - gli intimò Maria, rifilandogli una gomitata nello stomaco
- Ahia!- protestò il giovane, massaggiandosi la parte dolente con il palmo della mano - Ma che ti prende? -
- Zitto! - rispose lei - Non voglio che ci veda! -
- Ma...-
- Insomma, vuoi fare silenzio sì o no? - lo interruppe Maria fulminandolo con un'occhiataccia .
La sconosciuta si voltò, e sembrò guardare per un attimo nella loro direzione, ma poi tornò in sella alla sua motocicletta, ripartendo in una nuvola di polvere.
- Seguiamola! - esclamò Maria di punto in bianco
- Seguirla? - chiese stupito l'altro - E perché mai dovremmo seguirla? -
- Perché lo dico io! - replicò lei - Ti basta? -
Kaito era abituato alle stranezze della sua amica, e sapeva pure quanto poteva essere caparbia, quindi preferì non discutere oltre, limitandosi ad obbedire.
Poco dopo erano sulle tracce della misteriosa ragazza in giallo.


- Io non la capisco Dottor Hell - mormorò Blocken scuotendo la testa incredulo - L'Istituto di Ricerca è attaccato da forze sconosciute, e lei se ne sta lì impassibile, come se nulla fosse... -
- Sono contrariato dalla scarsa fiducia che dimostra nei miei confronti Conte - replicò lo scienziato alzandosi in piedi, ed uscendo dalla penombra in cui era avvolto.
Blocken indietreggiò istintivamente di qualche passo.
Hell scoprì i denti in un sorriso enigmatico.
- Ecco...io...volevo solo dire, che questa potrebbe essere un'occasione unica per sbarazzarci del nostro nemico...perché non interveniamo anche noi? - balbettò l'ufficiale nazista cercando di recuperare un po' di autocontrollo.
La vicinanza dello scienziato lo inquietava non poco.
- Tutto a suo tempo - rispose quest'ultimo facendo un lieve cenno con la mano destra.
Uno schermo olografico apparve al centro della stanza, mostrando la battaglia in corso: il Great Mazinger era sceso in campo.
Hell osservò quelle immagini annuendo compiaciuto, e tornò ad accomodarsi al suo posto: un servitore gli versò prontamente del vino in un'ampia coppa.
- Si sieda Blocken, si sieda - continuò lo scienziato indicando all'ufficiale un sedile a fianco del suo, e porgendogli un calice uguale a quello che teneva in mano - Venga a godersi lo spettacolo -


- Accidenti che botta...- gemette Kaito in ginocchio sull'asfalto, togliendosi il casco e massaggiandosi frastornato la nuca.
Uno degli ufo era precipitato a poca distanza dalla loro posizione, sfiorandoli pericolosamente, e disseminando lungo la sua traiettoria tutta una serie di detriti infuocati.
Kaito aveva perso il controllo della sua motocicletta, piombando a terra e scivolando per diversi metri sul fondo stradale, fortunatamente senza grosse conseguenze.
Il giovane si rimise faticosamente in piedi e diede rapidamente un'occhiata attorno: pochi metri più in là giacevano a terra anche i suoi amici.
- Shinji...Ken...tutto a posto ragazzi? - chiamò preoccupato, avvicinandosi di corsa, ed aiutando quest'ultimo a togliersi di dosso il peso della propria moto
- Sì...mi sembra di sì - balbettò a stento Ken, spolverandosi via di dosso i frammenti dello specchietto retrovisore, che era esploso in una miriade di schegge.
- Anch'io...a posto - li rassicurò a sua volta Shinji avvicinandosi zoppicando - Ma...Maria dov'è? -
- Sono qui! - esclamò la ben nota voce della ragazza , mentre si trascinava fuori dal fossato che affiancava un lato della strada.
Kaito si precipitò ad aiutarla.
- Te l'ho detto che era pericoloso! - la rimproverò il giovane tendendole una mano - Ma tu non vuoi mai darmi retta! -
- Guarda che non sei la mia balia! - ribatté seccata lei, rifiutando il suo aiuto, e togliendosi un rametto secco che le si era infilato incredibilmente sotto il casco, impigliandosi fra i capelli.
- Sì, ma poi quando succede qualcosa, tua nonna se la piglia sempre con me! -
- Invece di cianciare, vai a recuperare la mia motocicletta! -
Kaito brontolò qualcosa d'incomprensibile, ma poi si lasciò scivolare nel fosso, ed aiutato da Shinji riportò il mezzo sulla strada.
- Sembra a posto - commentò dopo una rapida ispezione
- La mia è andata invece - si lamentò Ken un po' più in là, mentre cercava inutilmente di rimetterla in moto.
- Dobbiamo proseguire - mormorò Maria di punto in bianco, fissando un punto davanti a sé.
- Stai scherzando vero? - balbettò incredulo Kaito, ma senza ottenere risposta.
La fanciulla si era sfilata il casco, e se ne stava in piedi in mezzo alla strada, incurante del nevischio ghiacciato che a tratti le sferzava viso.
Sembrava in trance.
- Maria? -
Per tutta risposta, la ragazza tornò verso di loro, e dopo averli scansati in malo modo, salì sulla propria motocicletta, avviandola.
Qualche istante dopo scompariva dietro una curva.
- E adesso? - chiese Shinji perplesso - Che facciamo? -
- Le andiamo dietro, che domande! - replicò seccamente Kaito - Sua nonna mi ucciderà...- mormorò poi scuotendo la testa sconsolato.


- KAISER PILDER GOOOOO! -
Il velivolo scivolò rapidissimo sull'acqua, percorrendo un lungo tunnel, e sbucando infine all'aperto, in un lago circondato da una folta foresta di abeti.
Percorse ancora alcuni metri, solcando appena la superficie lacustre, e poi decollò dirigendosi verso ovest.
Koji controllò il radar di bordo: il segnale che indicava la posizione della moto di Sayaka, pulsava sul piccolo schermo come il battito di un cuore.
Azionò il dispositivo per la visione notturna, impostò le coordinate di volo in base ai dati forniti dal segnalatore, ed inserì il pilota automatico.
Raffiche di neve ghiacciata vorticavano impetuosamente attorno al Pilder, depositandosi sulla calotta in cristallo della cabina di pilotaggio, ed evaporando quasi istantaneamente, senza lasciare traccia.
Il giovane premette un pulsante alla sua destra: uno scomparto, invisibile fino ad un attimo prima, si aprì silenziosamente sul medesimo lato del sedile.
Koji infilò la mano e ne estrasse una pistola a raggi, che infilò nella fondina vuota, in sostituzione di quella che gli aveva preso Harada.
- Sto arrivando Sayaka - mormorò - Sto arrivando...-


Il Great Mazinger afferrò con le mani quelle mascelle poderose che gli attanagliavano il collo, e cominciò a tirare con tutte le sue forze, cercando di allargarle, ma senza riuscirci.
Ormai gli era chiara una cosa: il nemico intendeva farlo schiantare assieme a lui sull'Istituto di Ricerca.
- Lasciami maledetto! - imprecò Tetsuya, mentre si stavano infilando nella coltre di nubi - Lasciami ti dico! -
Il suolo si stava avvicinando pericolosamente: doveva assolutamente trovare il modo di liberarsi da quell'abbraccio mortale prima dell'impatto.
Non aveva scelta.
- BREAST BURN! -
La piastra sul petto del robot, direttamente a contatto col ventre del mostro, iniziò ad arroventarsi.
Pochi istanti dopo il calore era spaventoso, e l'aria all'interno della cabina di pilotaggio stava diventando irrespirabile.
Tetsuya socchiuse gli occhi, tentando caparbiamente di non perdere i sensi, mentre attorno a lui, un inferno di suoni e luci, segnalava un sovraccarico in tutti i sistemi.
- Tetsuya! - lo chiamò la voce di Jun - Che succede Tetsuya? Rispondimi ti prego! -
- Sganciati dal Great Mazinger! - intervenne il professor Yumi in tono allarmato - Sganciati e mettiti in salvo! -
- No...- mormorò a fatica il giovane, aumentando invece la potenza del raggio - For...za...Mazinger! -
Ci furono alcune scintille, e poi un filo di fumo cominciò ad uscire da sotto la plancia, invadendo lentamente l'abitacolo.
Finalmente la presa del nemico iniziò ad allentarsi; Tetsuya ne approfittò per spingerlo lontano da sé, e riprendere prontamente il controllo del proprio robot ormai in caduta libera.
Diede potenza ai propulsori, riuscendo in qualche modo a rallentarne la discesa, ma gli fu impossibile evitare un atterraggio piuttosto rovinoso.
Il Great Mazinger, completamente in balia della forza di gravità, scivolò scompostamente per diversi metri lungo un pendio, trascinando con sé una frana di grosse proporzioni, che infine lo travolse, seppellendolo in parte sotto i detriti.
Tetsuya sprofondò nell'incoscienza.
Poco distante, il nemico si schiantò con un gran frastuono, creando attorno a sé un ampio cratere, e rimanendo immobile in mezzo ad una nuvola di polvere.


Avvistata la moto di Sayaka, Koji atterrò silenziosamente lì vicino, nascosto in un piccolo avvallamento circondato da alcuni alberi quasi spogli.
Nel bosco, dall'altra parte della strada, ardevano vari incendi, che illuminavano il paesaggio di una luce quasi spettrale; il giovane Kabuto scese dal Pilder, e si avviò prudentemente in quella direzione, impugnando la sua pistola a raggi.
La motocicletta della ragazza giaceva sull'asfalto, abbandonata su un fianco, e poco più in là c'era il suo casco; tutt'attorno, impresse nel velo di neve che si era depositato sulla strada, una serie confusa di impronte.
Koji le seguì fino al limitare della carreggiata, poi s'inoltrò nel fitto della vegetazione orientandosi con il chiarore dei roghi.
Procedette per diversi metri, muovendosi con discrezione su un terreno tortuoso e l' intrico dei rami, quando all'improvviso, proprio di fronte a lui, percepì un lieve brusio.
C'era qualcuno.
Il giovane rimase immobile ed in ascolto per qualche istante, poi cominciò ad avvicinarsi con cautela.


Maria strisciò fra i cespugli, fino ad arrivare al bordo del costone di roccia sul quale stava nascosta assieme ai suoi amici, sollevandosi quindi sui gomiti, per poter meglio vedere quello che stava accadendo diversi metri più in basso: da lì poteva osservare tutto, senza timore di essere scorta.
I due alieni erano proprio sotto la sua postazione, a poca distanza dalla loro navicella in avaria: uno dei due teneva d'occhio la prigioniera dalla tuta gialla, che giaceva tramortita ai suoi piedi, mentre l'altro comunicava in maniera incomprensibile con un misterioso interlocutore, attraverso quella che sembrava una ricetrasmittente.
Dopo aver ascoltato in silenzio per un po', la ragazza si rese conto con stupore, che quell'idioma dai suoni aspri e quasi metallici, le risuonava in qualche modo famigliare.
- Bisogna fare in fretta - mormorò infatti, rivolgendosi agli altri - Sta chiedendo aiuto, e presto ne arriveranno altri -
- Come fai a saperlo? - bisbigliò Kaito, trascinandosi faticosamente a fianco della ragazza, e sbirciando a sua volta oltre il bordo della scarpata - Maria...non fare pazzie ti prego...quelli sono armati! - la supplicò poi.
- E secondo te cosa dovrei fare? - ribatté seccata lei - Lasciare che facciano del male a quella ragazza? -
- Magari non le faranno nulla...- provò a dire lui - Forse la lasceranno andare... -
- Già - replicò in tono ironico la ragazza - E magari andranno tutti assieme in un locale a bere qualcosa...-
- Volete piantarla voi due? - li interruppe Shinji, invitandoli ad abbassare il tono della voce - Così ci scopriranno! -
- Questo è poco ma sicuro...- sussurrò inaspettatamente qualcuno alle loro spalle, cogliendoli di sorpresa.
Maria scattò con la rapidità di un felino, afferrando un grosso ramo nodoso, e scagliandosi istintivamente verso il nuovo venuto, ma una pistola puntata in mezzo al petto la fece desistere all'istante.
- Posalo - le ordinò quella voce.
La ragazza esitò un attimo, poi lo lasciò cadere a terra.
- Brava bambina - mormorò la voce - E adesso rimettiti giù assieme ai tuoi amici -
- Chi..chi diavolo sei? - chiese a quel punto Kaito parandosi davanti a Maria e scrutando nel buio - Fatti vedere! -
- Chi siete voi invece! - replicò lo sconosciuto emergendo dall'ombra - Sicuramente dei pazzi incoscienti, visto che siete venuti fin qui nel bel mezzo di una battaglia -
- E tu chi saresti? Il fratello scemo di Superman? - commentò Maria, lanciando uno sguardo di sfida a quell'uomo bardato con un'aderente tuta rossa, ed il volto in parte celato dalla la visiera di uno strano casco.
- No, sono quello che ti darà una sonora sculacciata, piccola impertinente! - rispose Koji scoprendosi il capo e fulminandola con un'occhiataccia - Si può sapere cosa ci fate in questo posto? Vi rendete conto che è pericoloso? - .
- E' quello che cerco di spiegarle da ieri sera - brontolò Kaito, indicando Maria con un cenno del capo - Ma non mi da mai retta! -
- Io volevo solo aiutare quella ragazza - cercò di giustificarsi lei - E questo tizio, uscito da qualche brutto film di fantascienza, non può certo dirmi quello che devo o non devo fare! - sottolineò poi, scrutando Koji con evidente antipatia.
- Ma sentila! - esclamò quest'ultimo sorpreso da tanta impudenza - Oltre che manesca, ha pure la lingua lunga! -
- Non immagini quanto...- commentò a bassa voce Kaito, immediatamente zittito dall'ennesima gomitata della giornata, questa volta nelle costole.
Koji si avvicinò alla ragazza per osservarla meglio: due occhi color cobalto lo fissarono altezzosamente.
- Stammi bene a sentire teppistella da strapazzo - l'apostrofò duramente - Pensi che si tratti di un gioco? E' questo che credi? Beh carina, t' informo che siamo sotto attacco, e qui rischiate solo di farvi ammazzare! - continuò, senza distogliere lo sguardo da quello particolarmente intenso di lei.
Maria fece per replicare, ma Koji l'anticipò girandole le spalle, e rivolgendosi invece a Kaito.
- Vi ho sentito dire che gli alieni hanno preso una ragazza...l'avete vista? - chiese con malcelata preoccupazione
- Sapreste dirmi che cosa ne hanno fatto? -
- Sì, è qui sotto - rispose quest'ultimo - La sorvegliano in due -
Koji si precipitò a guardare, sporgendosi appena dal dirupo, ma abbastanza per rendersi conto della situazione, e la vide.
- Sayaka... - mormorò con un leggero tremito nella voce.
- La conosci? - chiese sorpreso Kaito.
Koji si limitò ad annuire, senza distogliere lo sguardo dal quel corpo esanime.
- Ce ne sono altri? - s'informò poi, indicando gli alieni.
- Abbiamo visto solo quelli - gli rispose Shinji - Però non ne siamo certi -
- Sono solo in due - precisò invece Maria - Ma presto avremo compagnia -
- E tu che ne sai? - le chiese con un tono tra il perplesso e l'ironico il giovane Kabuto.
- Lo so e basta - replicò seria la ragazza.
- Va bene, ve bene - tagliò corto Koji - Adesso statemi bene a sentire: voglio che vi allontaniate da qui immediatamente e senza discussioni! -
- Ma...- provò a protestare Maria.
- Niente ma, sparite! - concluse Koji, dileguandosi rapidamente nel buio.


- Tetsuya! - chiamò Jun per l'ennesima volta, ottenendo in risposta un silenzio inquietante, interrotto solo dalle scariche elettrostatiche - Qui Jun, mi senti? - insistette, mentre s'alzava di quota per evitare l'attacco incrociato di due minidischi.
"Avanti, rispondimi!" pregò mentalmente, cercando di non dar retta a quei pensieri che le suggerivano le peggiori delle ipotesi "Che aspetti? Rispondimi, Tetsuya..."
Una luce abbagliante balenò nella cabina di pilotaggio, accecandola per qualche istante, ed una spiacevole sensazione di intorpidimento le attraversò il corpo come una scossa elettrica, facendole battere incontrollatamente i denti.
Uno degli ufo aveva preso di mira la testa di Venus.
Jun lo vide allontanarsi velocemente, per evitare di essere colpito, ma la ragazza non gli lasciò scampo.
- KOUSHIRYOKU BEAM! - urlò.
La navicella esplose come un fuoco d'artificio.
- E adesso tocca a voi due! - esclamò la ragazza, dopo aver localizzato i due minidischi superstiti - Mi avete veramente scocciata! -
Dopo un breve inseguimento Jun riuscì ad eliminarne uno, scaricandogli addosso i missili digitali.
L'altro puntò verso il basso, cercando rifugio fra le nuvole, ma Venus lo raggiunse prima.
Anche l'ultimo minidisco seguì così la sorte degli altri.
- Ce l'ho fatta! - esultò soddisfatta Jun; l'unico suo pensiero adesso, era quello di raggiungere Tetsuya.
Qualcosa però attirò la sua attenzione.
La ragazza guardò verso l'alto: in quel settore le stelle erano sparite, come inghiottite da un buco nero.
Jun rimase senza fiato: quella zona d'ombra incombeva su di lei, oscura e minacciosa; osservando meglio, si rese conto che si trattava di un'enorme astronave a forma di sigaro.
- O mio Dio...- mormorò incredula - E questa cos...-
Un raggio la investì in pieno, avvolgendo il suo robot, e facendole morire le parole in gola.
Venus venne trascinata inerme all'interno della nave aliena.


Tetsuya socchiuse gli occhi: qualcuno lo stava chiamando.
- Ci sono... - mormorò a fatica, cercando di sgranchire un po' alla volta le membra indolenzite.
- Finalmente! - esclamò la voce sollevata del professor Yumi - Stai bene figliolo? -
- Sì...credo di sì, un po' ammaccato, ma tutto intero - rispose lui - Cosa è successo? -
- Sei precipitato assieme al mostro spaziale -
- Già! Il mostro! - esclamò Tetsuya - Dov'è adesso? Non riesco a vedere nulla! -
- Sembra che sia rimasto gravemente danneggiato - gli rispose Yumi - Si trova a poca distanza da te, ma non si muove. In che stato è il Great Mazinger?-
Il giovane controllò rapidamente gli strumenti di bordo: sembrava tutto a posto, ma un'occhiata all'indicatore di potenza gli strappò un'imprecazione.
- Che succede?- chiese lo scienziato.
- Il livello di energia è sotto il limite di sicurezza! - rispose il pilota con disappunto.
Yumi sapeva benissimo cosa significava una cosa del genere: il Great Mazinger non era in grado di usare le armi.
- Ce la fai a muoverti? - chiese allora.
Tetsuya afferrò la cloche e provò a far alzare il robot, che si trovava in posizione prona, facendo leva sulle possenti braccia.
Dopo alcuni tentativi riuscì infine a sollevarsi sulle ginocchia, scrollandosi di dosso l'ammasso di rocce e terra che lo tenevano bloccato.
- Coraggio Mazinger, alzati! - ordinò Tetsuya - Ancora uno sforzo! -
Obbedendo al volere del suo pilota, il robot si erse nuovamente in tutta la sua altezza.
- Bene Tetsuya, adesso rientra immediatamente alla base -
- Che ne è di Jun? - chiese invece il giovane, che si era reso conto solo allora, di non sentire la ragazza già da un bel po'.
Lo scienziato esitò qualche secondo prima di rispondere.
- A dire il vero abbiamo perso i contatti con lei da alcuni minuti -
- Cosa? -
- Qualcosa interferisce con le comunicazioni e con il radar - continuò Yumi - Sembra che...ATTENTO! -
L'avvertimento arrivò tardi: il robot nemico, nuovamente racchiuso dalle due metà del disco, lo travolse violentemente, muovendosi in verticale come una specie di sega circolare, e lasciando dietro di sé un profondo solco scavato nel terreno.
Il Great Mazinger non ebbe il tempo di reagire, e venne scaraventato a parecchia distanza, fino a schiantarsi di schiena a ridosso di una rupe.
Tetsuya accusò il colpo, accasciandosi semisvenuto sulla plancia.


Koji scivolò non visto alla spalle del nemico, celandosi nell'oscurità, dietro alcuni massi ricoperti di muschio.
La neve ormai scendeva a larghe falde, ricoprendo rapidamente ogni cosa, come un manto di candida ovatta.
L'unica nota stridente all'interno di quell'atmosfera così bucolica, era la presenza sinistra dei due alieni, ed il frastuono della battaglia in lontananza.
Lanciò un'occhiata preoccupata in quella direzione: chissà come se la stavano cavando Tetsuya e Jun...
- In bocca al lupo ragazzi - mormorò tra sé e sé, prima di tonare a concentrarsi sui rapitori di Sayaka.
La fanciulla era lì a pochi passi, distesa a faccia in giù, con il viso pallidissimo, in parte nascosto dai lunghi capelli, rivolto verso di lui.
Sembrava morta.
"No..Dio ti prego...NO!" pregò, in preda ad un'angoscia crescente.
Una mano si posò gentilmente sulla sua spalla destra.
Colto di sorpresa, Koji rimase immobile senza voltarsi, sfiorando con le dita il calcio della pistola infilata nella fondina.
- Stai tranquillo - sussurrò la voce di Maria - Lei è viva -
- Ancora tu? - bisbigliò incredulo, mentre la fanciulla gli si affiancava in silenzio - Non ti avevo detto di and...-
- Piantala! - lo interruppe lei - Pensiamo a liberare la tua ragazza! -
E prima che Koji potesse fare qualsiasi cosa per fermarla, Maria era già uscita allo scoperto, avvicinandosi come se nulla fosse ai soldati di Vega.


- Ma...le..detto! - balbettò Tetsuya, mentre il mostro spaziale continuava ad urtarlo, senza che lui riuscisse a reagire in alcun modo.
Il Great Mazinger, seduto a terra come un giocattolo rotto, era totalmente in balia del nemico, incastrato in una specie di anfratto nella parete rocciosa.
Le armi erano inutilizzabili, e l'energia rimasta, era appena sufficiente per permettere al robot di alzare le braccia e proteggere il Brain Condor.
- Tetsuya...dammi retta figliolo...abbandona il campo di battaglia! - lo implorò Yumi - Tets...-
Tetsuya spense la ricetrasmittente.
Era stremato, ma deciso ad andare fino in fondo.
Non poteva cedere.
Non voleva cedere.
Con la mano destra si deterse il sangue che gli era colato negli occhi da un profondo taglio sulla fronte, provocato dalla visiera del casco andata in frantumi.
- Ti prego Mazinger...ti prego...fallo per me...- mormorò, abbassando una leva alla sua sinistra - Muoviti! -
Con qualche incertezza, il robot s'alzò miracolosamente in piedi, aggrappandosi ad alcuni massi sporgenti.
L'ufo, che si era allontanato di alcuni metri per prendere nuovamente la rincorsa, si fermò, indeciso sul da farsi, il Great Mazinger invece, cominciò ad avanzare, dapprima barcollando, poi sempre sempre con maggior sicurezza.
Il nemico rimase immobile, come se stesse valutando la situazione, poi il mostro spaziale fece nuovamente la sua comparsa, uscendo dal guscio protettivo e mettendosi a quattro zampe, simile ad un enorme animale preistorico.
Le sue fauci si aprirono minacciose, emettendo un raggio luminosissimo e continuo.
Tetsuya venne investito in pieno: un dolore terribile, bruciante, gli attraversò il corpo.
Il giovane urlò in preda a spasmi incontrollabili.
Il pannello di controllo si spense completamente, ed il Great Mazinger crollò definitivamente sulle ginocchia, ormai inerte.
Tetsuya si rese conto con sgomento, di non potersi più sganciare dalla testa del robot.
Era la fine.
Improvvisamente però, quella tortura ebbe inspiegabilmente termine.
Un'ombra di grosse dimensioni si era frapposta fra lui ed il fuoco nemico, proteggendolo.
- HANJURYOKU STORM! - urlò una voce.
Il mostro spaziale venne sollevato in aria da un fascio di luce multicolore.
- SCREW CRASHER PUNCH! -
Qualcosa di molto simile al suo Atomic Punch trapassò la corazza inferiore del nemico, passandolo da parte a parte come fosse burro.
L'esplosione che ne seguì, illuminò a giorno tutta la zona, e frammenti del robot nemico si sparsero un po' ovunque.
Subito dopo calò un silenzio innaturale.
Tetsuya s'appoggiò stancamente allo schienale del sedile, con le mani abbandonate in grembo, e cominciò a ridacchiare senza controllo.
L'ombra si chinò su di lui.
Il pilota del Great Mazinger si rese conto solo in quel momento che si trattava di un robot antropomorfo.
- Stai bene?- s'informò una voce, che gli risuonò in qualche modo famigliare.
- Chi..sei tu? - chiese - Io..io ti conosco...-
- Ti basti sapere che sono un amico -
- Un amico...un amico... - mormorò Tetsuya, prima di scivolare inesorabilmente nell'incoscienza.


- Salve ragazzi, come va? -
I soldati di Vega fissarono perplessi quella ragazza sbucata all'improvviso dal nulla.
- La mia motocicletta ha una ruota a terra, potete aiutarmi? - continuò Maria, scostando una ciocca di capelli dal viso ed avvicinandosi con noncuranza.
- Ferma dove sei! - intimò uno dei due, puntandole addosso il fucile - Non ti muovere! -
- Che modi! - esclamò la ragazza, continuando ad avanzare - Vi ho solo chiesto di darmi una mano! -
- Ti ho detto di rimanere immobile! - sibilò minaccioso l'alieno, sparando un colpo di laser fra i piedi della fanciulla.
Sul terreno, in mezzo alla neve, rimase una piccola traccia annerita e fumante.
- Ehi! - esclamò Maria, arrestandosi di colpo ed alzando le mani - Non siete per niente gentili, sapete? -
Il soldato fece qualche passo nella sua direzione, continuando a tenerla sotto tiro.
Maria attese pazientemente che fosse abbastanza vicino, e poi, con un calcio ben assestato, gli fece volare via l'arma dalle mani.
Con un altro calcio in rapida sequenza, lo raggiunse allo stomaco, mandandolo al tappeto.
La ragazza si precipitò a raccogliere il fucile, e dopo averlo imbracciato colpì a morte l'alieno, ma non si accorse dell'altro, che prendendola alle spalle, l'afferrò brutalmente per il collo, stringendo senza pietà.
- Gettalo! -
Annaspando alla ricerca di aria, Maria lasciò cadere l'arma.
- Non si tratta così una signora! - esclamò una voce alle loro spalle.
Sorpreso, l'alieno si voltò, lasciando andare contemporaneamente la ragazza, che s'accasciò sulle ginocchia tossendo.
Koji puntò la pistola e fece fuoco: il veghiano cadde a terra senza un lamento.
Il giovane si precipitò senza indugio verso Sayaka, inginocchiandoglisi accanto e prendendola fra le braccia.
Le tastò il collo per controllare il battito cardiaco, e constatò con sollievo che era solo priva di sensi.
- Sayaka! - chiamò - Sayaka, svegliati ti prego! -
La ragazza socchiuse appena gli occhi, e mosse le labbra per dire qualcosa, ma senza riuscire ad emettere alcun suono.
- Stai tranquilla - le mormorò accarezzandole dolcemente la fronte - Adesso ci sono qui io -
- Grazie per avermi chiesto come sto! - intervenne a quel punto Maria, massaggiandosi la gola ed avvicinandosi ai due - Che razza di ingrato! -
Sayaka girò faticosamente la testa, osservandola confusa, poi lanciò un'occhiata interrogativa verso Koji.
- Ah, dimenticavo, lei è...è...- fu solo in quel momento, che il giovane si rese conto di non conoscere nemmeno il nome di quella strana ragazza.
- Io sono Maria - concluse per lui la fanciulla, sfoderando il migliore dei sorrisi.

continua...


( eventuali commenti nell'apposito 3d ;) : http://gonagai.forumfree.net/?t=20004611 )

Edited by kojimaniaca - 12/8/2010, 23:25

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kojimaniaca
view post Posted on 22/11/2009, 20:07     +1   -1




CAPITOLO XVIII°: " Il medaglione "


Il robot sconosciuto si avvicinò a passo deciso all'Istituto di Ricerca, recando con sé l'inerme Great Mazinger, abbandonato fra le possenti braccia come una bambola rotta.
Davanti all'attonito personale della base, che seguiva la scena attraverso i monitor, il Grendizer posò delicatamente a terra il robot di Tetsuya.
Accennò un saluto con la mano, quindi s'allontanò, prendendo una breve rincorsa e scattando verso l'alto.
Il robot s'agganciò con un'abile manovra ad una navicella di grosse dimensioni, che era sopraggiunta in quel momento, sbucando dalla coltre di nubi.
Daisuke puntò deciso verso l'oggetto che era apparso da qualche istante sul radar.
L' aveva riconosciuta all'istante.
Da troppo tempo quell'astronave a forma di sigaro popolava i suoi incubi.
Duke Fleed sapeva fin troppo bene chi la comandava.
Lo sguardo si fece più duro, le mani strinsero convulsamente la cloche.
- Barendos...- mormorò il giovane con rabbia.
Gli occhi di Grendizer sfavillarono minacciosi nell'oscurità della notte.


- Ce la fai a camminare? - chiese Koji sorreggendo di lato una barcollante Sayaka e facendole scivolare un braccio attorno alla vita.
- Sì...credo di sì - biascicò lei cercando di muovere qualche passo incerto - Mi sento solo un po' intorpidita -
- Appoggiati a me - si offrì a quel punto Maria, affiancandosi dall'altra parte e facendosi passare il braccio della ragazza attorno alle spalle.
- Grazie - mormorò la figlia del professor Yumi.
Koji lanciò un'occhiata meravigliata a quella strana fanciulla dagli occhi color del mare.
- Perché mi guardi così? - lo apostrofò Maria con un tono tra il sospettoso e lo scocciato.
- Niente - rispose semplicemente il giovane - Pensavo solo, che infondo non sei così antipatica come sembri -
- Tu invece sei proprio odioso - replicò prontamente lei, regalandogli una smorfia.
- Senti questa! - esclamò Koji esasperato - Ed io che volevo essere gentile! -
- Ragazzi...sentite - intervenne con decisione Sayaka - Non vorrei interrompere la vostra edificante conversazione, ma io comincio ad avere freddo -
- Hai ragione - si scusò imbarazzato Koji, percependo chiaramente un tono di velata gelosia - Perdonami, ma questa ragazzina ha il potere di farmi perdere le staffe! -
Maria tacque risentita, ma non prima di averlo fulminato con uno sguardo carico di disprezzo.
Koji fece finta di nulla.
- E' meglio se ci sbrighiamo - dichiarò - Voglio raggiungere al più presto il Kaiserpilder e correre a dare manforte a Tetsuya -
- Finalmente vi ho trovato! - esclamò in quel momento la voce di Kaito.
Il giovane venne loro incontro, sbucando da dietro alcuni alberi.
- Cominciavo a preoccuparmi, state bene? - continuò, scrutandoli ansioso.
- Tutto bene Kaito, stai tranquillo - rispose Koji - Ma adesso devo chiederti un favore -
- Dimmi pure -
- Ti affido Sayaka - disse il giovane Kabuto, osservando al neve che cadeva sempre più fitta e rendendosi conto che non potevano certo allontanarsi con le moto - Trovate un posto sicuro, e rimaneteci finché non sarà tutto finito, farò in modo di mandare qualcuno dell'Istituto a prendervi -
- D'accordo, fidati di me! - lo rassicurò Kaito, sostituendolo e prendendosi carico della ragazza assieme a Maria - Shinji ha trovato una specie di capanno di caccia poco distante da qua, possiamo rifugiarci lì -
- Perfetto! - esclamò Koji estraendo un piccolo segnalatore dalla cintura e porgendolo al giovane - Tieni questo, servirà a farvi rintracciare -
- Voglio venire con te! - protestò a quel punto Sayaka, fissandolo con occhi angosciati - Ti prego, non lasciarmi qui -
Koji si avvicinò e le sfiorò le labbra con un bacio leggero.
- Preferisco saperti al sicuro - le sussurrò dolcemente.
Un attimo dopo spariva in direzione del Kaiserpilder.


Jun si guardò freneticamente attorno.
Era tutto buio, ad eccezione dei led che lampeggiavano la plancia, segnalando un malfunzionamento di tutto il sistema, e la ragazza non riusciva a vedere nulla che le potesse dare un'indicazione sul luogo in cui si trovava.
Provò comunque a far muovere Venus: il robot non rispondeva, come se fosse bloccato da qualcosa.
- Tetsuya mi senti? - chiamò, attivando la ricetrasmittente, ma ricevette in risposta solo delle scariche elettrostatiche.
- Istituto, mi sentite? - riprovò, cercando di non cedere al panico.
Nulla.
Udì un ronzio ed uno scatto metallico: una lama di luce proveniente dall'alto, squarciò improvvisamente quell'oscurità avvolgente, ampliandosi lentamente e permettendo finalmente alla ragazza di guardarsi attorno.
Stava al centro di un'enorme stanza circolare, e per quello che poteva vedere, Venus era imprigionata in una specie di gabbia metallica.
Sopra di lei il soffitto terminò di aprirsi, rivelando una balconata che correva tutt'attorno al perimetro della sala, a livello della cabina di pilotaggio, sulla quale alcuni umanoidi sfilarono ordinatamente, uscendo da una porta scorrevole, e posizionandosi lungo la balaustra, uno a poca distanza dall'altro.
Imbracciavano degli strani fucili, che puntarono minacciosamente verso di lei.
Per ultimo fece la sua comparsa quello che immaginò essere il comandante.
Occhi crudeli la fissarono intensamente, ed un ghigno divertito aleggiò per qualche istante sulle labbra di quel volto alieno.
Jun percepì le viscere contorcersi per la paura.
Una passerella si allungò verso Venus, ed i soldati di Vega si precipitarono verso la cabina di pilotaggio, puntando le armi sul cristallo protettivo e facendo fuoco contemporaneamente.
Il vetro resistette per qualche minuto, poi cedette improvvisamente, incrinandosi in più parti.
Terminarono l'opera, aprendosi un varco con il calcio del fucile.
Pochi istanti dopo, Jun veniva strappata a forza dalla sua postazione.


Koji raggiunse di corsa il pilder, e prima di salire a bordo lanciò uno sguardo in direzione dell'Istituto: quello che vide lo lasciò di stucco.
- Ma...ma quello...quello è Grendizer! -
Il robot di Daisuke aveva appena effettuato la manovra di agganciamento con la sua navicella, ed ora stava dirigendo verso la sua posizione, puntando deciso verso l'alto.
Il giovane si mise ai comandi e decollò rapidamente, con l'intenzione di intercettarlo, cercando contemporaneamente di comunicare con il suo pilota, ma nonostante vari tentativi su diverse frequenze, non riuscì a contattarlo.
Era perplesso.
Come mai Grendizer era lì?
Dov'era Tetsuya?
Koji chiamò la base.


Ken diede una spallata alla porta chiusa del capanno, e la serratura cedette senza grosse difficoltà.
L'interno era buio e puzzava vagamente di muffa, Shinji estrasse di tasca il suo accendino e fece un po' di luce, dando una rapida occhiata in giro, finché su una mensola trovò una vecchia lanterna ad olio, piena fino a metà. Il giovane l'accese, e dopo qualche istante una flebile luce illuminò la modesta stanza.
C'era l'essenziale: un tavolo con un paio di sedie, una brandina con alcune coperte, ed un piccolo caminetto.
- Ottimo! - esclamò Ken sfregandosi le mani - Vado a prendere un po' di legna, ho visto che c'è una catasta qui dietro -
- Io intanto guardo se trovo qualcosa da mettere sotto i denti - disse Shinji, cominciando a rovistare in giro.
Dopo circa un quarto d'ora, nel caminetto ardeva un timido fuoco, ed una zuppa in scatola, saltata fuori da un pensile, venne messa a scaldare sulla fiamma.
- Ragazzi, presto! - chiamò in quel momento la voce di Kaito da fuori - Dateci una mano! -
Ken si precipitò all'aperto, andando incontro all'amico e a Maria.
Con loro c'era anche la ragazza in giallo, che camminava barcollando, sorretta a fatica dai due.
La portarono dentro, aiutandola a stendersi sulla branda e coprendola con una delle coperte.
Sayaka s'abbandonò sfinita e tremante su quel provvidenziale giaciglio, cedendo suo malgrado ad un sonno profondo.
Maria la osservò per qualche istante con aria pensierosa, poi uscì all'aperto, fermandosi poco oltre la soglia, e fissando i fiocchi di neve che scendevano silenziosi.
Le era piombata addosso una malinconia improvvisa, una sensazione di dolorosa solitudine a cui non sapeva dare un nome.
" Ma che mi sta succedendo? "
Un volto affiorò inaspettatamente nei suoi pensieri.
Maria avvampo' imbarazzata, e scrollò la testa come se dovesse scacciare un insetto molesto.
- Odioso... - mormorò tra sé e sé.
Una raffica di vento gelido sottolineò quell'affermazione.
- Maria! - la chiamò Kaito - Che fai li fuori? Vuoi prenderti una polmonite? -
La ragazza non rispose, ma capì che era meglio rientrare.
In quel momento percepì una strana sensazione di calore sul petto.
Slacciò la zip della tuta da motociclista ed infilò la mano nella scollatura, estraendo il ciondolo a forma di stella con quattro punte che portava al collo.
La grossa pietra azzurra, che stava al centro del medaglione, emanava un tenue bagliore pulsante.
Maria la fissò allibita.


- Come sta? - chiese preoccupato Yumi al medico che aveva appena visitato Tetsuya.
- Non ha ancora ripreso conoscenza, ma a parte una lieve commozione cerebrale, direi che è a posto - rispose quest'ultimo - Dovrà rimanere tranquillo per un po' -
Il professore osservò pensieroso il giovane che giaceva nel letto dell'infermeria, poi lasciò la stanza, avviandosi lungo il corridoio e prendendo quindi l'ascensore che portava al piano di sopra.
La situazione aveva preso una piega inaspettata: l'intervento provvidenziale di quel misterioso robot, aveva impedito il peggio, e l'Istituto non era più sotto attacco, ma in compenso si erano perse le tracce di Jun.
Come se non bastasse il radar aveva intercettato un'altra astronave che si era introdotta nell'atmosfera terrestre, e non aveva ancora ricevuto alcuna notizia da Koji.
Le porte si aprirono con un fruscio, e Gennosuke Yumi fece nuovamente il suo ingresso in sala controllo.
- Qualche novità? - chiese.
- C'è Koji in linea - rispose uno degli operatori.
- Koji! Cosa è successo? - chiese lo scienziato con apprensione - Che ne è di mia figlia? -
- Stia tranquillo professore Sayaka sta bene, anche se un po' provata - rispose il giovane - L'ho affidata a dei ragazzi - continuò - Sono in un capanno bloccati dalla neve, ma hanno un segnalatore, così potete rintracciarli -
Yumi tirò un sospiro di sollievo.
- Manderò subito qualcuno a recuperarli -
- Ho saputo di Tetsuya, come sta? - chiese il giovane Kabuto.
- Niente di grave, ma per il momento è fuori combattimento - rispose il professore - Però ora siamo preoccupati per Jun, non risponde alle chiamate ed è scomparsa dal radar -
- Cosa? -
- Temiamo che sia stata catturata - spiegò Yumi - Le comunicazioni con Venus si sono interrotte in concomitanza con l'apparizione di una grossa astronave -
Koji guardò il radar di bordo: un oggetto di grosse dimensioni a forma di sigaro era in lento avvicinamento, e Grendizer vi si stava dirigendo.
Senza più alcun indugio puntò verso l'hangar del Mazinkaiser.


A bordo della sua astronave, Barendos osservò soddisfatto lo schermo.
Le sue convinzioni avevano trovato finalmente conferma: Grendizer si era rifugiato sulla Terra.
Era arrivato il momento di chiudere definitivamente i conti.
- Vieni Duke Fleed - mormorò sogghignando - Ti sto aspettando -


- A quanto pare il nostro comandante aveva visto giusto - disse semplicemente Zuril, rivolgendosi al suo sovrano.
- Già... - rispose pensieroso quest'ultimo.
Re Vega non appariva particolarmente sorpreso, pensò Gandal, e lanciò un'occhiata in tralice verso il monitor che stava inquadrando Grendizer: non voleva ammetterlo, ma la cosa gli rodeva parecchio, non poteva accettare che quel bastardo di Barendos avesse ragione su qualcosa.
Rimase in silenzio e si versò nuovamente da bere.


Daisuke superò la coltre di nubi, lasciando dietro di sé la tormenta di neve, e pochi istanti dopo entrò in contatto visivo con l'astronave di Barendos.
Il cielo ad est stava schiarendo, l'alba era vicina.
- Cosa vuoi fare? - chiamò la voce preoccupata di Umon - Non fare pazzie figliolo! -
Il giovane non rispose e chiuse il comunicatore.
Questa era la sua battaglia.
Questa era la sua vendetta.
Barendos avrebbe pagato duramente la strage perpetrata su Fleed.
Due mostri spaziali uscirono dal ventre della nave.
Duke Fleed si preparò ad affrontarli.

continua...

(eventuali commenti nell'apposito 3d ;) : http://gonagai.forumfree.net/?t=20004611 )

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kojimaniaca
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CAPITOLO XVIX : " Vendetta "

- MELT SHOWER! -
Dalle quattro feritoie poste ai lati della cabina di pilotaggio dello Spacer, uscirono dei raggi paralleli di colore azzurro, che colpirono di striscio il primo disco-mostro.
Jin Jin vacillò per qualche secondo, poi rispose al fuoco con una raffica di missili, che Grendizer riuscì ad evitare facilmente, virando alla sua sinistra.
Il secondo disco-mostro, gli mosse incontro, cercando di speronarlo, ma Daisuke lo scansò abilmente, alzandosi di quota e passandogli sopra.
- Toglietevi di mezzo! - esclamò con rabbia - Voi non m'interessate! -
L'odiata astronave era lì di fronte a lui.
Il suo obiettivo.
- Stai cercando me Duuuuke Fleed? - esclamò in tono mellifluo una voce, insinuandosi improvvisamente sulle radiofrequenze del Grendizer.
Daisuke sussultò, come se avesse ricevuto una pugnalata nello stomaco.
- Tu...maledetto... - sibilò tra i denti - ...maledetto assassino... -
Una risata sguaiata echeggiò beffarda nella cabina di pilotaggio, ed il giovane non riuscì a trattenere un brivido di disgusto.
- Vieni Duke Fleed - continuò la voce - Ho qualcosa di speciale in serbo per te! -


- C'è qualcuno là fuori! - esclamò Maria, balzando in piedi dall'angolo vicino al caminetto in cui si era accoccolata, e dirigendosi verso la piccola finestra che s'affacciava sul davanti del capanno.
Sayaka si svegliò di soprassalto dal suo torpore, mettendosi a sedere sul bordo della branda, e stringendo a sé la coperta.
- Koji? - domandò trepidante.
- Non credo - rispose Maria - Comunque mi sembra di vedere delle luci -
- Fa vedere - disse Kaito, accostandosi alla ragazza e guardando all'esterno, attraverso i vetri ricamati dal ghiaccio.
Effettivamente, dei fasci luminosi fendevano a tratti il buio, trapelando attraverso la fitta vegetazione appesantita dalla nevicata.
Qualche minuto dopo, alcuni uomini in divisa da militare spuntarono da dietro gli alberi, avvicinandosi con circospezione al piccolo rifugio.
- C'è qualcuno? - chiamò una voce - Signorina Yumi! -
Sayaka s'alzò dal suo giaciglio, avviandosi un po' vacillante verso la porta.
- Sono venuti a prenderci! - esclamò - Li ha mandati senz'altro mio padre! -
- Ne sei certa? - chiese dubbioso Shinji.
- State tranquilli - replicò sicura la ragazza, uscendo all'aperto.
Una folata di vento e neve le scompigliò i capelli.
Il sergente Morita le mosse incontro, dietro di lui alcuni soldati armati.
- State tutti bene? - s'informò, facendole indossare una giacca a vento con il cappuccio, e lanciando contemporaneamente un'occhiata incuriosita agli altri quattro ragazzi, che nel frattempo si erano affacciati all'uscio del capanno.
- Sì - annuì Sayaka - Che sta succedendo alla base? - domandò poi, senza più riuscire a nascondere la sua inquietudine.
- Le spiegherò dopo con calma - rispose l'uomo - Adesso dobbiamo raggiungere i mezzi blindati che abbiamo lasciato sulla strada, e poi allontanarci velocemente da quest'area: ho l'ordine di condurvi al sicuro -
- Al sicuro dove? Io devo assolutamente raggiungere l'Istituto! - protestò contrariata la ragazza.
- Mi spiace, ma non è possibile - continuò il sergente - Ho ricevuto disposizioni precise in merito: vi devo accompagnare al Centro Ricerche del dottor Umon -


- A che punto sono le riparazioni del Great Mazinger? - chiese Yumi affacciandosi alla balconata dell'hangar ed affiancandosi a Sewashi, che stava controllando alcuni dati su un pc portatile.
- Bene! - rispose quest'ultimo, cercando di sovrastare con il tono di voce i rumori assordanti, che accompagnavano il lavoro degli operai impegnati attorno al robot - Abbiamo sostituito il generatore di energia con un nucleo più potente, in modo da evitare nuovi sovraccarichi -
- Ottimo - annuì il professore.
- Qualche notizia di Jun? - chiese a quel punto Sewashi.
- Jun? - intervenne una voce allarmata alle loro spalle - Cosa è successo a Jun? -
Si voltarono sorpresi.
- Tetsuya!Che ci fai qui? Dovresti essere a letto! - esclamò Yumi, trovandosi di fronte il giovane in tenuta da combattimento ed il casco sotto il braccio.
Una candida fasciatura sulla fronte, gli copriva in parte il sopracciglio destro, evidenziando il gonfiore della palpebra ed un grosso livido che arrivava fin sotto lo zigomo.
- Io sto bene - ribatté secco il giovane - Cosa è successo a Jun? - chiese nuovamente, fissando intensamente i due uomini.
- Non abbiamo più notizie di lei e di Venus da un bel po' - rispose dopo qualche incertezza il padre di Sayaka, messo a disagio dallo sguardo indagatore di quegli occhi grigio ferro - Comunque se ne sta occupando Koji e... -
- Il Great è a posto? - lo interruppe il giovane Tsurugi.
- Sì ma...-
- Tanto mi basta -
Senza aggiungere altro, e prima che i due scienziati potessero replicare qualsiasi cosa, Tetsuya raggiunse di corsa il Brain Condor.


- GRENDIZER, FUORI! -
Il robot si sganciò dallo Spacer, atterrandovi agilmente sopra con una giravolta, ed usandolo come base d'appoggio.
- DOUBLE ARKEN! - esclamò quindi Daisuke.
Le due lame poste sulle spalle di Grendizer si staccarono, unendosi fra loro per mezzo di un'asta, che il robot afferrò saldamente al centro, facendo quindi roteare l'arma sopra di sé.
Puntò deciso verso il ventre dell'astronave.
I mostri spaziali cercarono d'intercettarlo, tentando di prenderlo tra due fuochi, ma Daisuke riuscì prontamente a disimpegnarsi.
Con una virata stretta, piombò quindi su quello più vicino, tranciandogli di netto una delle braccia a livello della spalla, e privandolo in questo modo di uno degli scudi protettivi.
Un rapido colpo in successione aprì poi uno squarcio nel torace, attraversandolo come se fosse burro.
Gubi Gubi s'inclinò goffamente di lato, iniziando a precipitare in un avvitamento incontrollato, e lasciando dietro di sé una scia di scintille e fumo: pochi istanti dopo esplodeva in una palla di fuoco.
Grendizer effettuò nuovamente la manovra di aggancio, rientrando nello Spacer.
- Uno è andato - mormorò Daisuke - Ed ora l'altro! - continuò, dirigendosi verso Jin Jin, fermamente deciso a togliere di mezzo quell'unico ostacolo fra lui e Barendos.
- Non male Duke Fleed...non male - proclamò in quel preciso momento la voce beffarda del comandante
- Ma forse dovresti sapere una cosa, prima di continuare a combattere...-
- Cosa vuoi dire? - chiese Daisuke, mentre veniva assalito da un vago senso d'inquietudine - Cosa dovrei sapere? -
- Che se attacchi ancora Jin Jin, rischi di uccidere questa femmina umana - rispose divertito Barendos - Dai un'occhiata al tuo monitor -
Il giovane guardò lo schermo ed ammutolì.
Rinchiusa ed immobilizzata in una specie di capsula trasparente, c'era una ragazza dallo sguardo terrorizzato.
Era completamente nuda ed alcune piccole sonde, collegate a vari punti del suo corpo attraverso degli aghi infilati sotto la cute, emettevano una lieve luminescenza pulsante.
- Sei rimasto senza parole Duke Fleed? - lo apostrofò ridendo il comandante - Ogni colpo che infliggerai a Jin Jin, si ripercuoterà inesorabilmente su quella povera fanciulla -
- Sei sempre il solito vigliacco... - sibilò tra i denti il giovane - Lasciala andare ed affrontami lealmente, se ne hai il coraggio! -
- Non sei nella posizione per dettare condizioni - replicò imperterrito Barendos - Sono io che guido il gioco adesso -
Daisuke fu assalito da una rabbia cieca ed assoluta: per una frazione di secondo si lasciò cullare dall'idea di scagliarsi contro l'astronave e farla finita una volta per tutte.
Ma non poteva permettere che quella ragazza morisse a causa sua.
Fece un lungo respiro prima di parlare nuovamente.
- D'accordo Barendos - mormorò - Dimmi cosa devo fare -
- Morire... -
Un raggio verde ed accecante, scaturì improvvisamente da una feritoia della nave spaziale, investendo in pieno il Grendizer, ed il corpo di Daisuke venne squassato da dolori lancinanti.
Il giovane urlò in preda agli spasmi, poi s'accasciò sulla plancia.
I propulsori dello Spacer si spensero subito dopo, ed iniziò una caduta inarrestabile verso il suolo.


- Mio Dio! - esclamò Umon osservando la scena attraverso lo schermo della sala controllo - DAISUKE! -
- Non risponde professore - intervenne Yamada, tentando freneticamente di contattare il giovane - Deve aver perso i sensi! -
- Maledizione! - balbettò lo scienziato - Grendizer forse può resistere, ma Daisuke non può sopravvivere ad un impatto del genere! -
Un angoscioso silenzio piombò fra tutto il personale presente nella stanza.
Umon afferrò disperatamente la ricetrasmittente.
- DAISUKE! - urlò - RISPONDIMI TI PREGO! -
- Professore...guardi! - proruppe in quel momento Hayashi.
Lo scienziato tornò a volgere lo sguardo verso il monitor.
Un robot, con un ampio paio d'ali di colore rosso, si era affiancato allo Spacer, seguendolo nella sua folle discesa.
- Koji! - esclamò incredulo.


- Svegliati Daisuke! - quel richiamo disperato s'insinuò prepotentemente nel suo doloroso torpore - Per l'amor di Dio, svegliati! -
Il giovane socchiuse a fatica gli occhi.
- Ti prego, SVEGLIATI! -
Daisuke sollevò debolmente il capo.
- Ko..Koji...sei tu? - mormorò.
- Devi sganciarti immediatamente dallo Spacer! - urlò il giovane Kabuto - Devi sganciarti! ORA! -
- Co...cosa? - balbettò confuso.
Lanciò un'occhiata all'esterno dell'abitacolo.
Tutto attorno a lui turbinava vorticosamente, come in una giostra impazzita: in quell'istante realizzò che stava precipitando e che i motori erano fuori uso.
- SGANCIATI! - ripeté la voce concitata dell'amico.
Daisuke comprese che era l'unica cosa da fare: cercando di controllare la nausea che lo stava assalendo, eseguì la procedura di distacco.
Con una manovra un po' azzardata, il Mazinkaiser afferrò prontamente Grendizer sotto le braccia, riprendendo il più velocemente possibile quota, mentre lo Spacer terminò la sua corsa molti metri più sotto, schiantandosi violentemente al suolo.


- Che accidenti è quello? - esclamò l'autista del primo mezzo blindato, bloccandosi di traverso in mezzo alla strada. Quello che seguiva frenò appena in tempo, evitando miracolosamente di tamponarlo.
Il sergente Morita osservò attonito quell'immenso disco volante che stava piombando dal cielo nella loro direzione, seguendolo con lo sguardo attraverso il parabrezza.
Lo Spacer li sorvolò velocissimo in picchiata, sparendo oltre il bosco che costeggiava la carreggiata.
Un boato assordante scosse la quiete di quell'alba imbiancata dal gelo, seguito da un silenzio innaturale.
Tutti i passeggeri scesero un po' scossi dalle auto.
Aveva smesso finalmente di nevicare, e ampi squarci fra le nubi si stavano aprendo in direzione del sorgere del sole.
Maria fece qualche passo in direzione dell'oggetto precipitato, avvicinandosi al guard rail.
Cos'era quella strana sensazione che le attanagliava le viscere?
Il medaglione pulsò prepotentemente sul suo petto.
- Tutto a posto? - le chiese Sayaka, posandole gentilmente una mano sulla spalla.
- Io...non lo so - mormorò lei, rivolgendole uno sguardo stralunato - Mi sento un po' stra...- le gambe cedettero come se fossero di gomma e la ragazza scivolò a terra - ...na -
- Maria! - chiamò preoccupata la figlia del professor Yumi, accompagnandola al suolo - Qualcuno mi aiuti, presto! -
Kaito accorse a soccorrere la fanciulla, sollevandola fra le braccia ed adagiandola sui sedili posteriori di uno degli automezzi.
- Guardate! - urlò in quel momento uno dei soldati, additando qualcosa in alto.
Sayaka alzò lo sguardo verso il punto indicato.
Il Mazinkaiser , avvinghiato ad un altro robot antropomorfo, stava atterrando nei pressi della navicella che si era abbattuta poco prima, seguito a breve distanza da un disco-mostro.
La situazione si stava facendo pericolosa: il sergente Morita prese velocemente una decisione.
- Tutti a bordo! - ordinò - Torniamo all'Istituto! -

Koji posò delicatamente Grendizer a fianco dello Spacer, e si preparò ad affrontare il nemico.
- KAISERBLADE! - urlò.
Dal petto del robot si materializzò un'enorme spada, che il Mazinkaiser afferrò a due mani.
- Aspetta Koji! - lo bloccò Daisuke - C'è una ragazza tenuta in ostaggio all'interno del mostro! -
- Cosa? - chiese il giovane - Ne sei sicuro? -
- L'ho vista con i miei occhi - rispose il giovane fleediano - Se attacchi rischi di ucciderla! -
- Maledizione! - esclamò con rabbia Koji - Deve trattarsi di Jun! -
La conferma di quella terribile eventualità, gli arrivò imprevedibilmente dall'alto.
L'astronave di Barendos stava abbassandosi di quota proprio sopra le loro teste: agganciata ad alcuni cavi, simile ad una marionetta scomposta, vi penzolava miseramente Venus.
La cabina di pilotaggio era vuota.


Re Vega osservò con attenzione il nuovo arrivato che era giunto in soccorso del Grendizer, assalito inaspettatamente da un vago senso d'inquietudine.
" Non lo sottovalutare...stavolta Duke Fleed avrà dei potenti alleati "
Quell'avvertimento della Voce, a cui tempo prima non aveva dato molto peso, riaffiorò prepotentemente nei sui pensieri.
- Zuril? - chiese dopo un po' - Cosa mi sa dire di quel robot? -
- Strano...davvero molto strano - mormorò lo scienziato perplesso, controllando l'elaboratore dei dati che gli stava di fronte.
- Cosa c'è di strano? - chiese il sovrano.
- Non riesco ad effettuare alcun tipo d'indagine - spiegò Zuril - E' come se fosse protetto da una specie di barriera -
- Come è possibile una cosa del genere? -
Zuril fece spallucce.
Re Vega tacque contrariato.
Non restava che confidare nella strategia del comandante Barendos, del resto la situazione volgeva decisamente a suo favore.
In un angolo della sua mente però, percepì qualcosa di molto simile ad una risata ironica.


- Sono arrivati i rinforzi vedo... - sibilò la voce di Barendos - Perché non mi presenti il tuo nuovo amico Duke Fleed? -
- Vuoi che mi presenti? - rispose Koji - Eccoti il mio biglietto da visita! KOSHIRYOKU BEAM! -
Gli occhi del Mazinkaiser s'illuminarono per qualche istante, poi ne scaturì un raggio accecante: i cavi che trattenevano Venus, si dissolsero nel nulla, ed il robot cadde nel vuoto.
Ma non toccò terra.
- Tetsuya! - esclamò sorpreso Koji.
Il Great Mazinger atterrò a poca distanza dal Kaiser, reggendo Venus fra le braccia.
- Tetsuya, stai bene? - s'informò il giovane.
- Dov'è Jun? - chiese invece quest'ultimo di rimando.
- E' tenuta prigioniera in una capsula all'interno del mostro - rispose Daisuke affiancandosi ai due.
- Si può sapere chi diavolo sei? - lo affrontò bruscamente il pilota del Great Mazinger, parandosi davanti al Grendizer - Che ne sai tu di questa faccenda? -
- Lui è Duke Fleed - lo informò Koji - E' un amico, fidati! -
- ATTENZIONE! - urlò in quel momento Daisuke.
Due tentacoli uncinati uscirono dal disco- mostro, agganciando il Kaiser per le spalle, nel tentativo di trascinarlo verso l'alto con sé.
Contemporaneamente, una potente scarica elettrica attraversò il robot di Koji, facendolo urlare di dolore: d'istinto il giovane afferrò saldamente quelle due appendici, cercando di liberarsi.
- MAZINGER BLADE! - la spada del Great Mazinger sfavillò nella luce dell'alba, tagliando a metà i tentacoli.
Per il contraccolpo, il mostro spaziale schizzò all'indietro senza controllo, urtando violentemente l'astronave di Barendos e schiantandosi a terra poco distante, rimanendo poi immobile in mezzo agli alberi abbattuti.
Un'esplosione interessò la prora della nave spaziale, che si piegò di lato, ruotando sul proprio asse di circa 90°.

La barriera protettiva venne momentaneamente disattivata, ed i veicoli militari varcarono a tutta velocità quello che restava della recinzione dell'Istituto di Ricerca Fotoatomica, fermandosi di fronte all'ingresso principale dell'edificio.
Uno degli sportelli si aprì, ed una ragazza corse incontro all'uomo che stava lì davanti ad aspettarli.
- Papà! -
- Sayaka! - esclamò Yumi, abbracciandola - Grazie a Dio sei sana e salva! -
- E' tutto a posto papà, non ti preoccupare - rispose in tono rassicurante lei - Tutto merito di Koji e di questi ragazzi - continuò, indicando alcune persone che erano scese dall'auto dopo di lei.
Lo scienziato osservò incuriosito i quattro giovani: la fanciulla che faceva parte del gruppo, aveva il viso pallido e camminava un po' barcollando, sorretta da uno di loro.
- Maria non si sente bene - spiegò Sayaka.
- Meglio portarla in infermeria - concluse Yumi - Coraggio, venite dentro -


La deflagrazione creò il caos nella sala comando dell'astronave.
Barendos s'aggrappò ai braccioli della poltrona su cui era seduto, per evitare di finire a terra, mentre poco più in là, un soldato rotolò scompostamente lungo tutto il pavimento inclinato, fermandosi contro una delle paratie.
Le luci lampeggiarono e poi si spensero, lasciando il posto a quelle d'emergenza, mentre da un pannello cominciò a uscire un filo di fumo.
Un odore acre simile a quello della plastica bruciata si diffuse rapidamente nell'ambiente e gli aspiratori entrarono automaticamente in funzione.
- Stiamo perdendo il controllo comandante! - urlò uno degli addetti alla plancia - Dobbiamo atterrare! -
- Com'è possibile? Fate qualcosa maledizione! - esclamò infuriato Barendos.
- Non abbiamo altra scelta - rispose l'altro - Il sistema di navigazione è in avaria! -
Il comandante rimase in silenzio.
- Fate uscire Goe Goe - mormorò poi cupamente.


- Attenzione! - esclamò Tetsuya - La nave sta per schiantarsi! -
Poco dopo infatti, il velivolo spaziale toccò rovinosamente il suolo.
Seguì un frastuono assordante ed il terreno vibrò come sotto l'effetto di un sisma, mettendo a dura prova l'equilibrio dei loro robot.
All'improvviso, tre sfere di grosse dimensioni uscirono dalla parte superiore dell'astronave.
- E quelle che diavolo sono? - chiese perplesso Koji.
- Niente di buono temo - replicò Tetsuya.
I globi si librarono immobili per qualche secondo sopra le loro teste, poi iniziarono a ruotare vorticosamente sul proprio asse.
Sotto gli occhi attoniti dei due giovani, prese forma qualcosa di simile ad un angelo infuocato.
Era una massa di pura energia, il cui cuore era costituito dalle tre sfere poste a distanza ravvicinata, che si muovevano plasmandone la forma a piacimento.
Goe Goe si scagliò verso il robot di Daisuke.
- SPACE THUNDER! - urlò il giovane.
Dalle corna del Grendizer scaturì una potente scarica simile ad un fulmine, che colpì in pieno il corpo del mostro.
Quest'ultimo sembrò sfaldarsi e le sfere si distanziarono tra loro, prendendo direzioni diverse, ma poi tornarono rapidamente a riunirsi: Goe Goe si materializzò una seconda volta.
- Koji! - chiamò a quel punto Daisuke - Occupatevene voi, io penso a liberare la ragazza! -
- D'accordo! - rispose il giovane - Fai attenzione Duke! -
- Che vuole fare quello? - chiese Tetsuya visibilmente preoccupato - Non starà pensando di... -
Ma non riuscì a terminare la frase: il mostro gli piombò addosso, avvolgendo ed inglobando il suo robot.
Una sensazione di bruciore pervase le membra del giovane, che si contorse spasmodicamente per la sofferenza.


Daisuke s'avvicinò cautamente al disco-mostro che si era abbattuto al suolo.
Qualche fremito incontrollato percorreva ancora i tentacoli mozzati, ma per il resto Jin Jin sembrava inerte.
Il giovane chiuse gli occhi e provò a concentrarsi sulla ragazza imprigionata all'interno di quel corpo meccanico.
Era molto tempo che non ricorreva i suoi poteri ESP: l'uso di quella dote, che apparteneva in forme diverse a tutti i membri della sua famiglia, lo stremava, procurandogli delle emicranie dolorosissime.
Una fitta alle tempie lo distolse per un attimo dal suo raccoglimento: Daisuke scrollò il capo, riportando pazientemente la sua attenzione sul mostro e pian piano cominciò a percepirne la struttura interna.
Intensificò lo sforzo, cercando di non dare retta al dolore pulsante che cominciava a pervadergli il cranio, e finalmente la vide.
La mano del Grendizer sfondò con sicurezza la corazza superiore di Jin Jin, estraendo senza difficoltà la capsula che racchiudeva Jun.
Daisuke si portò velocemente a distanza di sicurezza.
Il disco-mostro esplose poco dopo in una vampata di fuoco.
- Adesso a noi due Barendos - mormorò il giovane.


- RUST TORNADO! -
Dalla griglia facciale del Mazinkaiser sfociò un turbine che spazzò via Goe Goe, riducendolo in brandelli e liberando così il Great Mazinger.
I tre globi si divisero nuovamente, salendo verso l'alto.
Tetsuya tirò un sospiro di sollievo.
- Grazie Kabuto... a buon rendere -
- Adesso siamo pari - rispose Koji con un sorriso - Coraggio, dobbiamo impedire che si ricomponga - continuò poi - Cerchiamo di colpire quelle dannate sfere prima che riescano a tornare in formazione -
- Va bene! - replicò il pilota del Great Mazinger - Facciamola finita! -
Attesero che gli oggetti tornassero ad avvicinarsi fra loro, quindi fecero fuoco all'unisono.
- BREAST BURN! -
- FIRE BLASTER! -
Le tre sfere resistettero qualche secondo sotto quel tiro incrociato, poi si disintegrarono, evaporando come neve al sole.


- DOUBLE ARKEN! -
Grendizer iniziò una metodica distruzione della nave spaziale.
Le lame continuavano a penetrare inesorabilmente nello scafo, portando distruzione e mietendo vittime fra l'equipaggio, ma Daisuke non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
Voleva Barendos, voleva l'uomo che era stato il maggior artefice dello sterminio su Fleed, voleva l'uomo che aveva assassinato i suoi genitori a sangue freddo.
Ormai l'astronave stava cantando la sua ultima sinfonia: la struttura stava cedendo sotto la furia devastatrice del Grendizer, e piccole esplosioni si susseguivano senza interruzione.
All'improvviso si aprì un portellone ed una navicella ne decollò, tentando una disperata sortita.
- SCREW CRASHER PUNCH! - urlò Daisuke.
L'avambraccio del robot si staccò, formando assieme al pugno un micidiale cuneo rotante, che andò a colpire di striscio il fuggitivo.
L'ufo perse il controllo e precipitò contro il fianco della montagna.


Barendos si trascinò a stento fuori dalla navicella, scivolando sul terreno coperto di neve e lasciando dietro di sé una scia di sangue.
- Danna..to Gren...di...zer - biascicò, cercando con tutte le forze di allontanarsi dal luogo dell'impatto.
Doveva trovare un posto sicuro dove rifugiarsi, doveva mettersi in salvo in attesa dei soccorsi.
Sua Maestà lo avrebbe aiutato, ne era sicuro, del resto lui era il migliore dei suoi comandanti...sì, Re Vega avrebbe mandato qualcuno a recuperarlo.
Con quella certezza percorse ancora alcuni metri, finché la sua mano destra non sfiorò la punta di uno stivale.
Alzò faticosamente la testa e lo vide.
Duke Fleed era di fronte a lui con la pistola in pugno.
La figura del giovane si stagliava immobile nella luce del sole nascente e non c'era pietà nel suo sguardo, solo una fredda determinazione.
- Non...non vorrai uccidermi così? - balbettò incredulo - Tu...tu non lo farai vero Duke Fleed? -
Daisuke non rispose, limitandosi a puntargli l'arma in mezzo alla fronte.
- No...NO! - urlò terrorizzato Barendos.
- Per la mia famiglia...per Fleed... - mormorò il giovane, poi fece fuoco.
Il comandante giacque definitivamente immobile, fissando con occhi ormai spenti la sua ultima alba.
Il giovane abbassò lentamente la pistola e poi prese a singhiozzare in maniera incontrollata.
- Daisuke... - chiamò timidamente una voce alle sue spalle: era Koji.
Il figlio del dottor Umon si voltò a guardarlo, il suo sguardo attraverso la visiera del casco appariva vacuo, vuoto.
- Li ho vendicati...ho vendicato i miei genitori - mormorò stancamente, accasciandosi sulle ginocchia.


Koji e Tetsuya varcarono finalmente la porta dell'ascensore che saliva dall'hangar, uscendo nel corridoio dove li stavano aspettando il professor Yumi e sua figlia.
Il pilota del Great Mazinger reggeva fra le braccia Jun, che avvolta in una coperta, teneva il capo mollemente reclinato sulla spalla di lui.
- Koji! - esclamò felice Sayaka, correndo incontro al ragazzo.
Il giovane la accolse sul suo petto, stringendola forte e sfiorandole le labbra con un bacio leggero.
Yumi li scrutò un po' pensieroso, ma fece finta di nulla, rivolgendo invece la sua attenzione verso Tetsuya e Jun.
- E' ferita? - chiese preoccupato, osservando il viso terreo della fanciulla.
- No, non credo, ma è molto provata - rispose Tetsuya, facendo stendere la ragazza sulla barella, che era sopraggiunta in quel momento, portata da due infermieri.
Il dottore che era con loro, le diede una rapida occhiata.
- Non sembra nulla di grave - dichiarò - Ma preferisco tenerla in osservazione e farle qualche analisi-
- Tetsuya... - chiamò debolmente Jun socchiudendo gli occhi.
- Sono qui - le disse il giovane stringendole la mano - Va tutto bene, sei al sicuro adesso -
- Stai tranquillo figliolo, Jun è in buone mani - lo rassicurò il dottore - Ma adesso devi riposare anche tu -
- Giusto - intervenne Yumi - E' stata una lunga nottata ed abbiamo tutti bisogno di dormire un po' -


- Mi dispiace nonna - disse Maria mettendosi a sedere sul proprio letto - Non volevo farti preoccupare -
- Sei la solita incosciente - rispose severa l'anziana donna, che stava in piedi sulla soglia della stanza della ragazza - Tu e quei tuoi amici senza cervello -
La fanciulla provò l'impulso di ribattere, ma poi si rese conto che era più conveniente starsene zitta: tirava già aria di tempesta e non era il caso di intavolare ulteriori discussioni.
La donna era venuta a prenderla in mattinata all'Istituto di Ricerca Fotoatomica, e senza tanti preamboli l'aveva schiaffeggiata davanti a tutti.
- Sali in macchina! - aveva detto poi senza aggiungere altro.
Maria non aveva aperto bocca, ed aveva preso posto in auto massaggiandosi la guancia indolenzita.
Sui sedili di dietro Kaito, Shinji e Ken non fiatavano, consci che anche il loro ritorno a casa sarebbe stato piuttosto burrascoso.
Il viaggio di ritorno in città si era svolto nel più assoluto silenzio.
La donna lanciò un'ultima occhiata di rimprovero alla nipote, e poi uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Rimasta sola, Maria iniziò a spogliarsi: gli stivali volarono senza tanti complimenti sul pavimento, e la tuta da motociclista venne lanciata verso una sedia lì vicino, mancandola, ma la ragazza non se ne curò.
Nonostante la stanchezza, aveva ancora la mente rivolta agli avvenimenti di quella nottata.
Era tutto così assurdo da non crederci e la tranquillità della sua cameretta di ragazza, strideva come un violino stonato con le emozioni che ancora la pervadevano.
Immersa nei suoi pensieri, si lasciò scivolare sul pavimento in legno scuro, sedendo su una piccola stuoia ed appoggiando i gomiti al bordo del letto.
Prese fra le mani il medaglione che teneva al collo e cominciò ad osservarlo perplessa: non brillava più, la pietra azzurra, che stava incastonata al centro, aveva il solito aspetto traslucido di tutti i giorni.
" Che sia stata suggestione? " pensò.
Inconsciamente iniziò a giocherellare con il ciondolo, facendoselo passare fra le dita della mano, ed una vecchia filastrocca affiorò senza un motivo sulle sue labbra.

Dal Dolore dei Ricordi fugge il Principe
e non c'è tregua per la Spada del Guerriero
Contro l'oscurità dell'Anima combatte suo Fratello


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(eventuali commenti qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=20004611 )

Edited by kojimaniaca - 9/3/2011, 20:21

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