| Libertà di parola Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La libertà di parola è considerata un concetto basilare nelle moderne democrazie liberali, dove la censura non trova l'appoggio morale per operare.
La libertà di parola gode dell'appoggio delle diverse risoluzioni internazionali a favore dei diritti umani, come l'articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e l'articolo 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, per quanto la loro effettiva applicazione rimanga scarsa in molti Paesi.
In particolare, l'articolo 19 della Dichiarazione recita:
Chiunque ha il diritto alla libertà d'opinione e d'espressione; il che implica il diritto di non essere turbato a causa delle sue opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee attraverso qualunque mezzo di comunicazione.
Il diritto alla libertà di parola non è tuttavia da considerarsi illimitato: i governi possono, sotto l'egida delle Nazioni Unite e dei Paesi che vi prendono parte, decidere di limitare particolari forme di espressione, come per esempio l'incitamento all'odio razziale, nazionale o religioso, oppure l'appello alla violenza contro un individuo o una comunità, che anche nel diritto italiano costituiscono reato.
Secondo il diritto internazionale, le restrizioni alla libertà di parola devono seguire tre condizioni: devono essere specificate dalla legge, devono perseguire un fine riconosciuto come legittimo, ed essere necessarie (ovvero proporzionate) al raggiungimento di quello scopo. Tra gli scopi riconosciuti come legittimi, troviamo appunto la protezione dei diritti e dell'integrità morale altrui (allo scopo di prevenire la diffamazione), la protezione della sicurezza nazionale, dell'ordine pubblico, della salute e del senso comune.
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