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JOE 7's FICTION GALLERY: La Grande Ombra

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view post Posted on 18/7/2009, 11:49     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Ci sono voluti giorni di intenso lavoro, ma adesso la nuova Cosmo Special è pronta. Alcor ha dovuto lavorarci quasi ininterrottamente perché potesse essere rinforzata e adattata per andare fino a Fleed. Non c’era altro da fare: i tentativi di contattare Fleed si sono rivelati tutti un fallimento e le preoccupazioni di Maria non sono da sottovalutare. La Trivella Spaziale e il Goldrake 2 sono già stati inseriti: adesso si tratta solo di caricare abbastanza energia sulla Cosmo Special perché possa affrontare il lungo viaggio.
Maria ha passato i giorni cercando di contattare telepaticamente suo fratello, ottenendo solo vaghe immagini e frustranti fallimenti. Ha provato a rilassarsi concentrandosi sui problemi del ranch o aiutando Alcor nella progettazione del Cosmo Special. La sensazione di pericolo e minaccia imminente la sovrasta ogni giorno di più, e non vede l’ora di partire per sapere cosa è successo a suo fratello e a Venusia. Persino Rigel comincia sospettare qualcosa. Per ora Maria si è confidata solo con Mizar, facendogli promettere di mantenere il segreto per adesso.
Ad un certo punto, la telescrivente del laboratorio comincia a ticchettare e Hayashi, l’operatore, non crede ai suoi occhi: un messaggio da Fleed! Appena la macchina ha finito di stampare, strappa via il foglio e corre ad avvisare il professor Procton. In poco tempo, la notizia fa il giro dell’Istituto e alla fine tutti, compresi Alcor e Maria, sono riuniti attorno ad un tavolo dove il professor Procton mostra il messaggio che ha in mano. Però aggiunge, con aria contrariata:
“Il problema è che non riusciamo a tradurlo nella nostra lingua. Sembra fleediano, ma non lo è. Maria, cosa ne pensi?”
Dicendo questo, il professore si volta verso la sorella di Actarus e le passa la stampa del messaggio. Lei lo legge con attenzione e, mano a mano che il suo sguardo scorre sul foglio, si incupisce in volto.
“Allora?” chiede Alcor, impaziente “Hai capito qualcosa?”
“Poco.” risponde Maria “Questa lingua è fleediano antico, che non parla più nessuno ormai e che è conosciuto solo dalla famiglia reale. Avevo cominciato a studiarlo da piccola, poi avevo continuato gli studi col mio precettore quando eravamo scappati dalla Terra. E’ difficile da seguire. Mi ci vuole un po’ di tempo. Professore, posso avere una camera libera per un po’ di tempo? Ho bisogno di concentrarmi e stare da sola, per fare una buona traduzione.”
“Non ci sono problemi. Solo, se quel messaggio viene da Actarus, perché ce l’ha mandato in quella lingua?”
“La risposta è semplice.” risponde Maria “Perché a Fleed tutte le comunicazioni sono sotto controllo. Qualcuno, non so chi, li sta minacciando.”

Ormai è notte inoltrata e Maria è rimasta chiusa per diverse ore in camera. Alcor cammina nervosamente avanti e indietro continuando a chiedersi cosa diamine sia successo ad Actarus. Il professor Procton cerca di calmarsi fumando la pipa in silenzio.
“Calmati, Alcor.” dice ad un certo punto il professore “Vedrai che Maria riuscirà a decifrare il messaggio.”
“Lo so, ma non riesco a star calmo. Questa inattività mi sta facendo impazzire.”
Ad un certo punto, la porta si apre. Maria mostra un foglio pieno di correzioni, trionfante anche se affaticata.
“Ce l’ho fatta…diamine, sono anni che non lo studiavo più! Ho dovuto consultare un mucchio di dizionari fino quasi a cuocermi la testa. Quando questa storia sarà finita, a Duke gliela faccio pagare!”
“Allora è proprio lui che ha mandato il messaggio!” afferma Alcor.
”Esatto.”
“E cosa dice?”
“Fate venire tutti gli uomini in sala, professore.” dice lei, rivolgendosi a Procton “Abbiamo in ballo qualcosa di veramente grosso.”

Tutti attorno al tavolo osservano in silenzio la ragazza fleediana con la traduzione del messaggio in mano. Sono molto attenti, anche se è notte tarda. Maria inizia senza preamboli, raccontando quello che è successo a Fleed: la mano d’ombra, la venuta del mostro Kandura, l’aggressione di Jezabel al palazzo reale, la scomparsa di Venusia e Rex, per arrivare alla fine all’incontro tra Actarus e l’Antico.
“Questo misterioso Antico in qualche modo ha dato ad Actarus la possibilità di contattarci, e lui per prudenza ci ha mandato questo messaggio nella lingua fleediana dei tempi passati. Ora lui ha intenzione di andare in questa “mano d’ombra” con Goldrake per recuperare Rex e trovare i sette cristalli. Entro domani sera arriverà da Fleed la sua Cosmo Special, guidata da due piloti fleediani: ci porterà tutti lì. Actarus ci sta aspettando.”
“Ma abbiamo già la nostra Cosmo Special” sbotta Alcor “non ce n’è mica bisogno di un’altra!”
“No, Alcor, perché la nostra Cosmo Special non avrà lo spazio sufficiente per questi “sei cavalieri” di cui parla la profezia dell’Antico. Actarus vorrebbe che trovassimo questi sei.”
“La profezia parla di sette cavalieri.” la corregge Alcor.
“Sei.” rettifica Maria “Il settimo è Goldrake, almeno secondo l’interpretazione di mio fratello.”
“E dove li troviamo in un giorno sei Goldrake da caricare su una nave spaziale?” chiede Alcor, incredulo.
“Forse so dove trovarli.” aggiunge Procton pensieroso “Lasciatemi fare qualche telefonata.” Dicendo questo, esce dalla sala riunioni mentre gli altri lo seguono con lo sguardo, ponendosi mille domande.
________________________________________________________________

NOTA: nel prossimo post, arrivano i sei cavalieri. Sarà piuttosto lungo, per compensare la brevità di questo.

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Edited by joe 7 - 23/6/2014, 14:36
 
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view post Posted on 21/7/2009, 21:22     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Ormai è pomeriggio inoltrato e alla sera arriverà la Cosmo Special di Fleed. Davanti allo spiazzo che c’è dietro l’Istituto di ricerche, tre persone stanno in piedi, come se aspettassero qualcuno. Alcor è il primo a parlare.
“Ma siete sicuro che arriveranno, professore? Sono ore che aspettiamo!”
“Se parli della Cosmo Special di Fleed, è già stata avvistata dai miei assistenti. Arriverà dopo il tramonto, più o meno.”
“No.” risponde l’altro, spazientito “Intendo questi ‘cavalieri’ dell’accidente. Verranno o no? Sono poi all’altezza di Goldrake?”
“Sono sicuro che sono tutti all’altezza del robot di Actarus. Il punto è che non sono sicuro che verranno, visti i loro impegni. Possiamo solo sperare.”
“Io ho fiducia.” dice all’improvviso Maria. Poi, come presa da un’intuizione, alza la testa verso l’orizzonte e vede qualcuno avvicinarsi in motocicletta. Mentre la persona diventa più visibile, si accorgono che è una donna, col casco e una tuta gialla aderente. Frena con una sterzata brusca, ma perfettamente controllata. Si toglie il casco, mostrando una cascata di capelli lisci e bruni che fanno risaltare il chiarore della sua pelle.
“Buonasera, professor Procton. Sono Sayaka dell’Istituto Fotoatomico: mio padre, il professor Yumi, le manda i suoi saluti.”
“La ringrazio.” risponde il professore. Poi, rivolto verso gli altri, aggiunge: “Vi presento la figlia del professor Gennosuke Yumi, un mio caro amico. Lei guida…” ma Procton non può continuare perché Sayaka ad un certo punto esclama, piena di stupore, guardando Alcor:
“Koji! Ma cosa ci fai qui? E chi è quella ragazza?”
Alcor non sa cosa dire e Maria gli chiede, sospettosa: “Che storia è questa? Tu la conosci?”
Il ragazzo risponde: “Ma…io non so chi sia!”
“COME?” esplode Sayaka “Ci siamo sposati e dici che non mi conosci?”
Maria afferra Alcor per il bavero, dicendo con uno sguardo tagliente:
“Che storia è questa? Stai mica facendo il doppio gioco?”
Alcor è senza parole e il professor Procton cerca di mettersi in mezzo:
“Calmatevi…Sayaka, lui si chiama Alcor, non Koji…”
Sayaka risponde sconcertata, rivolgendosi verso il ragazzo:
“Vuol dire che quando sei qui cambi nome? Questo è troppo!”
Sta per aggredire Alcor, quando Maria la ferma afferrandola per un braccio. La situazione sta per diventare incandescente, quando una voce dietro a tutti li ferma:
“Che succede qui?”
Voltandosi, vedono una persona simile in tutto ad Alcor. Koji Kabuto era arrivato un attimo fa, ma nessuno l’aveva notato. Rimangono tutti stupiti dalla grande somiglianza tra i due: praticamente, Alcor e Koji sono come gemelli.
“Ma guarda un po’!” esclama Koji, ridendo “Sono stato clonato!”
Poi, stringendo la mano ad Alcor, aggiunge:
“Sono Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z. Scusate mia moglie Sayaka, è sempre un po’ impetuosa.”
Sayaka, arrossita, cerca di scusarsi per l’errore madornale. Procton cerca di cambiare argomento, dicendo:
“Porterai anche il Mazinga Z con te, Koji?”
“E’ già qui, non l’avete visto?” risponde, indicando un punto in alto.
”Ho innestato il pilota automatico e mi ha seguito mentre venivo qui in moto. Eccolo che atterra!”
Un gigantesco robot, con un aliante sulla schiena, atterra a pochi metri da tutti. In braccio porta un altro robot dalle fattezze femminili, con una grande cupola di vetro sulla testa.
“E’ Afrodite A, il mio robot.” spiega Sayaka “Appena abbiamo ricevuto il vostro messaggio, professor Procton, ci siamo organizzati e siamo partiti. Ovviamente verremo con voi su Fleed.”
Koji annuisce. “Abbiamo parecchia esperienza di combattimento. Chiunque sia il nostro avversario, se la vedrà brutta.”
Alcor aggiunge:
“Curioso, però. Il tuo robot ha un design che assomiglia molto a quello di Goldrake.”
“Semmai il contrario.” risponde sorridendo Koji “Io combattevo contro le orde del Dottor Hell ben prima che Goldrake venisse sulla Terra. Comunque, è una somiglianza che ha sorpreso anche me. E, sai, non è il solo robot ad essere costruito in questo modo…”
Alcor rimane colpito dall’osservazione. C’è un altro robot simile a Mazinga Z e a Goldrake? Mentre riflette, si accorge che stanno arrivando altri due motociclisti, un uomo e una donna. Quando si fermano, la donna si toglie il casco: il suo volto, molto regolare, mostra una carnagione scura e lunghi capelli neri e ricci. Una vera bellezza.
“Buonasera, professor Procton. Sono Jun Tsurugi della Fortezza della Scienza.” dice con voce morbida e serena, accennando un sorriso.
“Salve, doc.” dice brusco l’altro, che si toglie anche lui il casco, mostrando un volto deciso e determinato. “Sono Tetsuya Tsurugi, il pilota del Grande Mazinga. Ci siamo sentiti ieri.”
Alcor avverte in Tetsuya qualcosa di diverso dagli altri. Il suo sguardo mostra onestà e coraggio, ma anche una certa spietatezza.
Mi ricorda in qualche modo il comandante Sadon di Vega, pensa Alcor, ricordando il crudele e astuto pilota del Zas Zas che stava per uccidere Goldrake. Un tipo da non sottovalutare.
Tutti all’improvviso avvertono un sibilo, poi dal cielo scendono due enormi automi, uno simile a Mazinga Z, ma con le corna e lo stemma sul petto più aggressivi (in linea col pilota, pensa Alcor), l’altro, con fattezze femminili, ha un vago aspetto egiziano e la pelle scura (di sicuro il robot di Jun, indovina Alcor: anche questo coerente col pilota).
“Il Grande Mazinga e Venus Alfa sono pronti, professor Procton.” dice Tetsuya con fermezza. “Quel tizio ombroso lo faremo a pezzi, garantito!”
Jun annuisce sicura.
“Faremo tutto il possibile, professore. Rapire un bambino per ammazzarlo è mostruoso: gliela faremo pagare!”. Certe cose a Jun non vanno proprio giù.
“Non farti prendere dall’emozione, Jun: è pericoloso in combattimento!” dice Tetsuya.
“Senti chi parla. L’uomo più calmo del mondo.” conclude lei, beffarda.
Tetsuya non fa in tempo a replicare: una macchina arriva all’improvviso, e ne scende la guidatrice, una ragazza dai capelli corti e fissati da un cerchietto. Saluta il professor Procton, presentandosi:
“Sono Michiru Saotome, del Centro di ricerche Getter. Mio padre ha ricevuto il vostro messaggio e ha voluto mandarvi gli elementi più validi della Squadra Getter.”
Tre uomini erano già scesi dalla macchina: due sono alti in confronto al terzo, basso e corpulento.
Uno dei tre stringe la mano al professor Procton, dicendo:
”Buonasera, professore. Sono Ryoma Nagare, il comandante della Squadra Getter. Può chiamarmi Ryo.”
Procton avverte, attraverso la stretta di mano, che dietro la gentilezza di quell’uomo c’è una furia combattiva capace di rivaleggiare persino con quella di Tetsuya. Ryo continua:
“Lui è Hayato Ijuin, il pilota del Getter Due.”
“Piacere.” risponde un ragazzo con un ciuffo sviluppato tra i capelli neri e lo sguardo arrogante e sicuro di sé.
“La sua abilità ed esperienza nel combattimento rivaleggiano con le mie, professore, tanto da essere diventato l’istruttore dei nuovi piloti della squadra Getter.” dice Ryo.
“E’ più pesante insegnare che combattere, prof: per me è una vacanza, mi creda.” risponde imbarazzato l’altro.
Dubito che sarà una vacanza, pensa Procton, ma credo che lo sappiano tutti, in fondo…
“E lui è Musashi Tomoe, il pilota del Getter Tre, o Getter Poseidon.” conclude Ryo.
“E’ un piacere.” risponde l’altro, un tipo basso e tarchiato, facile da sottovalutare, ma terribile in combattimento. Ha affrontato la morte molto più degli altri due piloti.
“Non solo è in gamba” dice Ryo “ma è stato dato per morto tante volte per poi riuscire a sopravvivere. Lo chiamiamo ‘Musashi l’immortale.’”
“Aaah, non prendermi in giro, Ryo. Non li stia a sentire, professore, dicono tante sciocchezze…”
Procton annuisce, dicendo qualcosa, ma dentro di sé sente che non sono sciocchezze.
Ryo afferma deciso:
”La squadra Getter non è seconda a nessuno. Quella specie di ombra rimpiangerà di essersi messa sulla nostra strada.”
“Seconda mio nonno! Il Grande Mazinga è il più forte!” sbotta Tetsuya, mentre Jun tenta invano di farlo star zitto.
Ryo sorride. “Lo sapevo che l’avresti detto, Tetsuya. Dopo tutto questo tempo, non hai ancora capito la qualità della squadra Getter?”
Alcor interviene per calmare gli animi: “Scusate, ma che robot pilotate? Vedo solo quattro astronavi che sono atterrate adesso.”
Ryo rimane sorpreso:
“Cosa dici, Koji? Hai perso la memoria? Non ti ricordi più di noi?”
“Koji sono io, Ryo. Lui è Alcor, l’amico di Actarus.”
“Cavolo se vi somigliate!” dice Tetsuya, che si accorge solo adesso del fatto. “Non riuscirei a trovare la differenza in nessun modo. Avevi un fratello gemello nascosto, Koji?”
“Non lo so. Però è necessario che ci conosciamo tutti. Ryo, perché non fai vedere ad Alcor la combinazione Getter?”
Ryo non si fa pregare. Indica un’astronave bianca ad Alcor e spiega:
“Quella è l’Astronave Comando. Non si trasforma, è usata soprattutto per la perlustrazione, anche se ha capacità combattive. Lo pilota Michiru. Le altre tre astronavi si combinano così.”
E, premendo il pulsante di un telecomando, fa vedere che le astronavi si uniscono in tre modi diversi, formando: il robot rosso col mantello, detto Getter uno e guidato da Ryo; il robot col trapano al posto della mano, detto Getter Due e guidato da Hayato; il robot tozzo e senza gambe, detto Getter Tre (o Getter Poseidon quando acquista le gambe), guidato da Musashi.
“Ecco.” conclude Ryo “Che te ne pare?”
Alcor è rimasto a bocca aperta. Il suo istinto di inventore si è eccitato per la sorpresa.
“Straordinario! Ma che razza di progettazione avete fatto per ottenere questo? E’ virtualmente impossibile!”
Ma un rumore improvviso interrompe la discussione: si sta avvicinando una moto con due alettoni laterali, guidata da un uomo vestito con camicia e pantaloni dotati di frange, insieme a guanti con rinforzi di metallo sulle nocche. Una grande astronave con due enormi cavità laterali lo segue da dietro. Il centauro si ferma davanti a Procton, mentre l’astronave atterra.
“Buonasera, professore. Sono Hiroshi Shiba, dell’Istituto Fotoatomico del professor Dairi. Jeeg Robot è pronto a combattere!” si presenta l’uomo, stringendo vigorosamente la mano al professore.
Nello stesso tempo, una graziosa figura femminile scende dalla cabina di pilotaggio dell’astronave e si presenta agli altri con un inchino.
“Sono Miwa Shiba, la moglie di Hiroshi. Guido il Big Shooter, che permette la trasformazione di Hiroshi in Jeeg Robot. Sono lieta di conoscervi.”
Ma quanti sono questi robot? Non ne conoscevo nemmeno uno, e ora spuntano come funghi! pensa Alcor, mentre Maria, che aveva osservato con occhio fleediano i robot che erano venuti, valutando la loro potenza e comprendendo che sono allo stesso livello di Goldrake, davanti a Hiroshi è perplessa. Si avvicina a lui fissandolo con attenzione. Dopo un attimo di imbarazzo, dice:
”Piacere, sono Maria Grace Fleed, la sorella di Actarus. Vi ringrazio tutti per la vostra disponibilità.”
Poi si rivolge a Hiroshi.
“Tu…sei un cyborg, vero? Ma non ho mai visto una simile combinazione di carne e acciaio così perfetta. Nemmeno su Fleed ho visto cose simili.”
Hiroshi è sorpreso di essere stato riconosciuto così facilmente. Risponde con esitazione:
“E’ stato un lavoro di mio padre, che è morto tempo fa. Ancora adesso non sanno spiegarsi come abbia fatto.”
“Posso dirti con sicurezza” dice Maria “che tuo padre ha fatto un miracolo. Un cyborg lo percepisco senza problemi, ma ho fatto molta fatica a riconoscerti come tale. In sostanza, sei un equilibrio perfetto tra uomo e metallo. Incredibile.”
“Non so se vantarmene.” risponde Hiroshi, mentre un’ombra all’improvviso copre tutti: è arrivato un altro robot gigante, questa volta con un volto simile a quello umano, con le labbra ben delineate e una sorta di effigie sulla fronte, dove al centro si trova un cerchio rosso. Una navicella esce dal corpo dell’automa: osservandola meglio, si capisce che è una macchina volante, che atterra sulle ruote. Mentre tutti sono sorpresi, gli sportelli della macchina si aprono e ne esce una persona coi capelli tendenti al verde e che indossa una tuta arancione con un casco sottobraccio.
Con questa le ho viste tutte, pensa Alcor.
“Haran Banjo del Daitarn 3.” dice l’uomo, toccandosi la fronte con l’indice e il medio uniti, in una posa sbruffona da simpatica canaglia. “Sono lieto di aver ricevuto il vostro messaggio: avevo bisogno di un po’ di azione!”
“Lieto di conoscervi, signor Banjo.” risponde Procton, un po’ perplesso, accorgendosi che la macchina dalla quale era sceso traballa un po’: subito dopo scende giù un gruppo di persone vocianti e agitate che non si riesce a distinguere bene. Alla fine una di loro si alza: una donna molto bella, dai capelli biondi e vaporosi che attrae lo sguardo di tutti i maschi presenti. Tira fuori da una tasca uno specchietto per mettersi a posto, poi lo chiude e si presenta con un sorriso da fotomodella:
“Buonasera a tutti. Mi chiamo Beauty Tachibana, e sono l’assistente di Banjo.”
“Non cominciare a darti tante arie, cocca.” dice un’altra donna dietro di lei, coi capelli bruni e lisci, tranne i riccioli accanto alle orecchie. E’ vestita all’ultima moda e in quanto a bellezza non ha niente da invidiare all’altra. Rivolta agli altri, con un inchino di saluto dice:
“Buonasera. Sono Reika Sanjo, dell’Interpol. Aiuto volentieri Banjo nelle sue imprese.”
“Lo sapevo che avresti sbandierato la storia dell’Interpol. Sempre a volerti far notare, eh?” dice la bionda, e Reika la guarda storta.
“Partecipo anch’io!” dice un ragazzo dai capelli ricci.
“Basta, Toppi!” rispondono all’unisono le due.
Beauty aggiunge:
“Quando abbiamo scoperto che ti eri infilato di nascosto nel Daitarn, abbiamo cercato di prenderti e per colpa tua siamo usciti in quel modo dalla macchina davanti a tutti! Ci hai fatto fare una figuraccia! Questa faccenda non è una cosa per bambini!”
E Reika rincara:
“Per una volta sono d’accordo con quella lì. Banjo, fai qualcosa per questa piccola peste!”
Rassegnato, Banjo emette un sospiro e si avvicina a Toppi, piegando le gambe e mettendogli una mano sulla spalla. Con tono solenne, dice:
“Toppi, questa volta non è una cosa come contro i Meganoidi: ci stiamo mettendo contro un impero. Stavolta rischiamo davvero di morire. E’ meglio se stai qui, il rischio è troppo elevato!”
Toppi ascolta a braccia incrociate, poi si avvicina a Banjo e gli sussurra nell’orecchio:
“Vuoi che dica a tutti dove sei stato l’altra notte?”
Banjo arrossisce e risponde a voce bassa:
“Non farai mica una simile carognata, vero?”
“Tu che ne dici?” risponde Toppi con un sorriso da gatto sornione.
Banjo si alza e tossisce leggermente.
“Ehm…in fondo Toppi è cresciuto, ormai ha imparato molte cose, dopotutto è un tipo in gamba, lo sapete anche voi, ragazze.”
“Vuol dire che viene con noi?” dice una.
“Che assurdità dici, Banjo!” afferma l’altra.
Mentre Banjo cerca di calmare le sue assistenti, un uomo tranquillo e posato, vestito in modo elegante con giacca e papillon, piuttosto anziano ma ancora vigoroso, con un paio di baffi bianchi ben curati, scende tranquillamente dalla macchina e si avvicina al professor Procton stringendogli la mano e facendo un leggero inchino.
“Buonasera, professor Procton. Mi chiamo Garrison Tokida e sono il maggiordomo del signor Banjo. Sono molto lieto di fare la sua conoscenza: ho letto con interesse il suo ultimo articolo sui fotoni ad energia rallentata sullo Scientific American.”
“Ah...piacere di conoscerla, signor Tokida.”
“Non faccia caso a loro.” soggiunge Garrison, indicando col mento Banjo e compagnia. “A prima vista non sembrano tipi seri, ma le assicuro che sono tutti ottimi combattenti.”
“Straordinaria quella macchina che vola” dice Alcor, mentre gli brillano gli occhi nel guardare l’apparecchio.
“E’ la Mach Patrol, ragazzo.” risponde Garrison “Può andare fino a 10 Mach in formazione aerosistema. Un vero gioiellino, se mi concedi l’espressione.”
Procton alza la testa e dice:
“Credo che sia giunto il momento della partenza.”
Infatti la Cosmo Special di Fleed è arrivata e sta atterrando. Tutti sono silenziosi attorno all’enorme astronave. Da uno sportello aperto escono due ragazze fleediane insieme a un piccolo robottino fluttuante.
“Buonasera a tutti” dice la prima, con capelli rossi fiammeggianti e una tuta aderente. Porta una pistola al fianco.
“Sono Keiko Tachibana, della Guardia Reale. Il re vi manda i suoi saluti.”
“E io sono Yuriko, sua sorella.” dice l’altra, dai capelli neri corvini e con la stessa tuta di Keiko. “Lieta di conoscervi. Ah, e lui è il robot Herbie.”
Il robot emette un pigolio in segno di saluto.
“Bè, è ora di partire, quindi.” dice Alcor “Anche l’altra Cosmo Special è pronta, vi seguirò con quella.”
“Non ce n’è bisogno.” afferma Keiko “ Quell’astronave può seguirci se si installa il comando automatico. Così puoi salire con noi. Mia sorella può farlo in un attimo: con le macchine è un genio.”
“Consideralo fatto.” dice Yuriko e si allontana dicendo al robot: “Seguimi, Herbie.”
Poi, con aria preoccupata, Keiko si rivolge a Procton:
“Avete trovato i ‘sei cavalieri’ di cui parlava il re?”
“Bè, più di sei sicuramente.” afferma Procton, ma Maria lo contraddice.
“Purtroppo no.”
Gli altri si voltano verso di lei con aria interrogativa.
“In fleediano ‘cavaliere’ significa anche ‘gruppo di cavalieri’. E qui i gruppi sono cinque, non sei: Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg Robot e Daitarn 3. Purtroppo ne manca uno.”
“Non c’è più tempo.” dice Procton “Spero che bastino.”
“Lo spero anch’io.” risponde Maria, un po’ dispiaciuta. Magari la mia interpretazione è sbagliata, pensa.
Subito però un urlo squarcia la tranquillità del tramonto. Una specie di cometa atterra davanti a tutti, rotolando e andando a sbattere contro la Cosmo Special.
Tetsuya e Jun stentano a credere ai loro occhi, appena la polvere sollevata si deposita e si riesce a veder bene la ‘cometa’ caduta. E’ il Boss Borot!
Infatti, dalla sua apertura-bocca escono fuori Boss e i suoi due assistenti, Nuke e Mucha, piuttosto sballottati.
“Boss, che cavolo fai qui?” grida Tetsuya, fuori di sé.
“Ah, Tetsuya, brutto vigliacco!” esclama Boss appena lo vede, prendendolo per il bavero “Volevi lasciarmi fuori da quest’affare per farti bello davanti a Jun, eh?”
“Che scemenze dici, Boss? Qui è roba seria, non capisci? E’ una guerra!”
“Perché, quella contro Mikene era un balletto? Dico! Rapiscono un bambino per ammazzarlo, e Boss Borot non fa niente? Storie! Togliti dalla testa l’idea di mettermi da parte!”
“Come fai a sapere tutto questo, Boss?” chiede Jun perplessa.
“Ho le mie fonti di informazione.” dichiara Boss a testa alta, occhi chiusi, con la mano sul petto e mantenendo un tono solenne.
Nuke sottovoce dice a Mucha:
”E’ stato il corvo-spia, vero?”
“Certo!” risponde l’altro “Nello spionaggio è bravissimo, come pure a fare le foto a Jun di nascosto quando…”
Il cazzotto di Boss scende rapidissimo sulla testa di Mucha, facendolo zittire all’istante, mentre Jun chiede:
“Perché hai colpito Mucha? Cos’ha detto?”
“Le sue solite stupidaggini, lascialo perdere.” dice Boss imbarazzato.
“Mi sembrava di aver sentito il mio nome.” dice Jun, sospettosa.
“Hai capito male. Non perdiamo tempo, ragazzi, andiamo! Boss Robot è qui, e con lui vincerete di sicuro!”
Alcor si avvicina a Tetsuya e gli chiede:
”Ma…il robot di quello lì è forte?”
“Che domande fai, Koji…ah, Alcor! Bè, lui è un imbecille, ma si impegna sul serio. Visto che non c’è niente di meglio e che è impossibile mandarlo fuori dai piedi…” risponde il pilota del Mazinga, allargando le braccia.
“Sento che è un uomo coraggioso. Spesso questo basta.” dice Maria, che era dietro di loro.
“Stai dicendo che con Boss i ‘sei cavalieri’ sono stati completati?” chiede Alcor, confuso.
“Credo di sì.” risponde la fleediana.
“Certo che sì!” afferma deciso Boss e scoppia in una risata. “Ora vedrai, Tetsuya, di che pasta è fatto Boss Borot!”
“Purtroppo lo so.” risponde l’interpellato, pieno di sconforto.
Yuriko, la pilota fleediana, ritorna da sua sorella: il secondo Cosmo Special è pronto. Scambiandosi gli ultimi saluti, tutti salgono sull’astronave, che si solleva silenziosa e si allontana, seguita dalla Cosmo Special terrestre.
Il professor Procton li vede allontanarsi in silenzio, insieme ai suoi assistenti.
“Bene, bene.” dice una voce alle loro spalle.
Voltandosi, vedono Rigel appoggiato a un muro, con una spiga di grano in bocca. Mizar, seduto a terra, li osserva sorridendo.
“Ma…cosa fate qui?” chiede Procton, sorpreso.
“Abbiamo voluto vedere la sfilata di nascosto. Un vero spettacolo!” risponde Rigel “Mia figlia Venusia è già salva con tipi simili! Ricordate, professore, che alla fine li voglio tutti al ranch a festeggiare!”
“Come facevate a sapere tutto?”
“Credete, professore, che col cannocchiale io guardi solo gli extraterrestri? E che con la radio io ascolti solo le comunicazioni spaziali? E che Mizar possa nascondermi qualcosa? E’ stata dura convincerlo, questo sì. Comunque andiamo a casa, ragazzo. E’ già notte, e abbiamo un ranch da mandare avanti.”
“OK, papà. Buonanotte, professore.” saluta Mizar.
E i due si allontanano, sotto lo sguardo sorpreso e sorridente di Procton. E’ così facile prendere sottogamba uno come Rigel!
Tira fuori la pipa, soddisfatto. Pensa che con una simile combinazione di robot giganti, qualunque nemico subirà alla fine una disfatta. Ma in quel momento, nel castello di Darkhold, sta avvenendo la riunione dei sei Generali dell’Oscurità, e, se Procton li vedesse, avrebbe qualche dubbio sul successo.
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NOTA: nel prossimo post entrano i scena i sei generali.

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Edited by joe 7 - 30/6/2014, 17:09
 
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L’Acheronte è silenzioso: nel castello di Darkhold sta accadendo un evento importante. I sei Generali dell’Oscurità sono stati convocati ed ora sono seduti attorno a un tavolo, a capo del quale siede l’Ombra. Accanto a lui è seduta Jezabel, con una sottile cicatrice che le attraversa la guancia destra: nessuno dei presenti ha intenzione di chiederle come se la sia procurata.
Ad un certo punto, l’Oscuro si rivolge a Jezabel:
“Bene, puoi cominciare.”
Lei si alza e gli occhi di tutti la osservano: sollevando un braccio, inizia a parlare con tono solenne.
“Voi tutti generali, ascoltatemi. Da molto tempo abbiamo seguito l’Oscuro nella conquista e la nostra potenza è aumentata in continuazione. Grandi estensioni dell’universo sono cadute sotto il nostro dominio e la meta finale ormai è vicina. L’universo intero si piegherà ai nostri voleri. Le sette stelle stanno per allinearsi e il sacrificio è pronto: quando sarà immolato, la vittoria finale sarà nostra. Tuttavia, stanno arrivando dei nemici che vogliono ostacolare i nostri obiettivi: vogliono prendere possesso dei sette cristalli. Ciascuno di voi, come me, è custode di uno dei cristalli: non devono assolutamente cadere in mano loro! Questi nemici devono essere non solo sconfitti, ma annientati in modo spietato, visibile a tutti, come ammonimento perché in futuro nessuno osi nemmeno pensare di ostacolare la nostra strada. Questo è il mio comando.”
Dopo un attimo di silenzio, Jezabel si rivolge ad uno dei sei:
“Generale Feral, cosa mi rispondi?”
Un uomo di enorme stazza, coperto di peli e con una testa di lupo, a braccia conserte, risponde con voce aspra:
“Non ci sono problemi. Dare la caccia alla preda è cosa normale per un lupo. Riguardo all’esempio che mi avete chiesto di fare su di loro, non sono chiamato maciullatore per niente.”
Jezabel si aspettava questa risposta. Feral è il più feroce dei generali, ma anche il più fedele.
Passiamo al prossimo, si dice.
“Baron Samedi?”
Un essere inquietante, col volto rinsecchito e un pallore cadaverico, gli occhi bianchi e i capelli lunghi, bianchi anch’essi, tenendo i gomiti appoggiati sul tavolo, stringe le mani nodose l’una con l’altra e dice con voce da oltretomba:
“Incredibile che ci sia qualcuno che voglia sfidare il signore dei cimiteri. Comunque, per me uccidere il nemico è sempre un vantaggio: dopo la morte, diventa un ottimo servo.”
Una figura femminile, in piedi dietro a Baron Samedi, coperta da pelli d’animale, con lunghi capelli neri e ricci, accarezza sorridendo la testa del serpente che la avvolge nelle sue spire. La bestia risponde con un sibilo. Pomba Gira, il comandante in seconda di Baron Samedi, esprime in questo modo la sua approvazione.
Quel generale mette sempre a disagio, pensa Jezabel. Comunque, anche lui è d’accordo. Il prossimo.
“Conte Mecha?”
Tutti si voltano verso un essere di metallo, silenzioso e solenne. Non è nemmeno esatto definirlo metallo: è una specie di acciaio organico, morbido al tatto e all’aspetto, ma capace di diventare più duro del diamante. Il volto del conte è senza naso e senza bocca, se si esclude una sottile fessura: gli occhi sono luminosi e due corna dritte si diramano direttamente dai lati del viso. Un mantello rosso gli dà un aspetto di nobiltà. Tutto il corpo, simile all’ argento lavorato, scintilla in modo stranamente vivo. La sua voce è fredda e senza emozioni.
“Ogni forma di vita dev’essere eliminata. Chiunque sia l’avversario, è già morto.”
Una donna dietro di lui annuisce. Ha la stessa composizione strutturale del Conte Mecha, con gli occhi luminescenti, i capelli metallizzati lunghi fino quasi ai piedi, il volto privo di bocca e con solo una leggera sporgenza delicata al posto del naso. Una piastra brilla poco sotto la spalla sinistra. E’ Lady Selena, la donna del Conte Mecha.
“Senza Anima?”
Il gigante, ben più alto degli altri, non risponde. E’ il generale a capo dell’esercito dei Senza Anima, l’armata scelta dall’Oscuro e creata da lui stesso. Il suo corpo è tutto simile a pietra, e il suo viso non ha nessun rilievo, se non una fessura che brilla al posto degli occhi. Raramente parla e nemmeno in questa occasione lo fa. Semplicemente, con una mano afferra il bordo del tavolo davanti a lui – composto da titanio rinforzato – e lo sbriciola senza il minimo sforzo. Il messaggio è chiaro, e Jezabel ha compreso.
“Generale Shizuri?”
La Signora delle Nevi, unica donna tra i sei generali, osserva freddamente Jezabel. Il suo volto splendido è tutto bianco, compresa la pelle e il vestito, coi capelli brillanti sormontati da un fermaglio gemmato. Parla con un alito di ghiaccio, dicendo:
“Ogni nemico pagherà.”
Poi torna in silenzio.
E’ sempre stata di poche parole, pensa Jezabel. Passiamo al dente dolente.
“Generale Garuda?”
L’interpellato resta in silenzio. Myrain, l’elfa evocatrice, in piedi dietro di lui, all’improvviso è spaventata: sente salire la tensione nell’aria.
“Non amo ripetermi, generale. La tua risposta?” aggiunge Jezabel.
Garuda si alza lentamente dalla sedia e, appoggiando le nocche sul tavolo, inizia a parlare, guardando fisso Jezabel.
“Mi sembra chiaro che distruggerò l’avversario, come ho sempre fatto in passato.”
“Può darsi.” risponde lei “ Comunque con Duke Fleed hai fallito. Lui ha distrutto il tuo potente mostro dell’abisso e vive ancora, insieme al suo robot Goldrake.”
“Kandura ha affrontato un nemico degno di lui ed è stato battuto giustamente. Al contrario di chi ha affrontato avversari più deboli ed è finito umiliato.” risponde Garuda con aria beffarda.
Jezabel a quelle parole è paralizzata dallo stupore e s’infiamma d’ira. Non crede alle sue orecchie: Garuda sa quello che è successo e, peggio, la sta sfidando.
La reazione scatta violenta e feroce: con un colpo solo di Jezabel, il generale viene scagliato con forza fuori dalla sala, attraverso il muro, che finisce a pezzi, e finendo a sbattere contro una delle tante torri di Darkhold. Jezabel raggiunge Garuda in un lampo per finirlo: ma lui blocca il colpo con una mano e la scaglia con violenza contro una torre, che crolla sopra di lei seppellendola sotto un mare di detriti.
Gli altri generali osservano lo scontro, alcuni per curiosità, altri con interesse: chiunque muoia, è un rivale in meno. Solo Shizuri, la Signora delle Nevi, resta seduta in silenzio, sorseggiando con calma una bevanda in totale indifferenza. Myrain guarda sconvolta, senza sapere cosa pensare. Si sente completamente estranea a tutto questo.
Garuda, intanto, osserva le macerie crollate addosso alla sua avversaria ed estrae la spada: nessun movimento.
Possibile che sia già finita?
Poi sente una risata e vede una figura che si solleva tranquillamente dalle rovine, sollevando un enorme masso e mettendolo da parte con un braccio solo. Jezabel sorride con crudeltà, facendo brillare i suoi canini. I lunghi capelli neri si agitano al vento.
“Non hai capito, bambino.” dice a voce bassa “Magari pensi che sono diventata il vostro comandante perché sono la cocca dell’Oscuro e lui voleva darmi un contentino. Niente di più sbagliato, bambino: sono arrivata fin qui ammazzando chiunque mi si opponeva. Chiunque. Ed ora tocca a te, bambino: questa è la tua ultima lezione.”
Mentre parla, i suoi occhi diventano bianchi e Garuda capisce che è in berserk: somiglia ad una belva pronta a scattare. Se Garuda sbaglia solo di poco, è già morto.
“Selena?” chiede il Conte Mecha.
“Impossibile valutare la situazione, conte. Le loro potenze si equivalgono: morirà chi farà un passo falso.” risponde Lady Selena, esperta nella tattica e nelle valutazioni. “Comunque, c’è il 74% di probabilità che sia Garuda a sbagliare: la furia di Jezabel è molto difficile da fronteggiare.”
Anche se la distanza tra i due avversari è ampia, Jezabel la colma con un balzo solo, con le mani che sono diventate degli artigli pronti per colpire. Garuda, nello stesso tempo, scatta facendo un terribile fendente con la spada. L’impatto è violentissimo e molte torri intorno a loro crollano per l’onda d’urto.
Quando la visione diventa più chiara, i generali osservano una figura nera che si è interposta tra i due combattenti, fermando la spada di Garuda con una mano e gli artigli di Jezabel con l’altra. L’Oscuro è intervenuto di persona. Con una sola mossa, scaglia entrambi lontano l’uno dall’altra.
“Jezabel, impara a controllarti.” dice l’Oscuro. La donna, imbarazzata, si inginocchia chiedendo perdono.
“Garuda, hai abusato troppo della tua autorità. Che sia l’ultima volta.” dice al generale, con voce calma ma terribile insieme a uno sguardo che fa tremare Garuda nel profondo, anche se esternamente non si nota. In quell’istante, il generale capisce che la sua potenza, per quanto grande, non rivaleggia per niente con quella dell’Oscuro.
“La discussione è finita.” conclude l’Ombra. “Ciascuno di voi generali torni alla propria sede per sconfiggere gli avversari che verranno. Jezabel, seguimi.”
Jezabel lancia un’occhiata di fuoco verso Garuda, poi si volta e segue il suo signore. Tutti e due si allontanano, mentre i generali li osservano in silenzio. Capiscono che da adesso in avanti la battaglia è cominciata. Ma non solo questo: ormai Garuda e Jezabel sono ai ferri corti. La prossima volta che si scontreranno, uno di loro morirà.

Nell’astronave di ritorno per lo Stige, Garuda resta silenzioso per tutto il viaggio. Non pensa a Jezabel anche se sa che un giorno dovrà affrontarla definitivamente. Pensa solo all’Oscuro: per la prima volta ha sentito la sua vera forza e ha avuto paura. Ora è preso dall’eccitazione: vuole allenarsi ed aumentare la sua forza. Non vede l’ora di misurarsi ancora con lui per sconfiggerlo, non importa a che prezzo. Per tutta la vita ha sostenuto battaglie contro avversari più forti di lui e alla fine ha sempre vinto: ma non gli era mai capitato un nemico che lo fosse tanto da spaventarlo persino. L’avversario che verrà a prendere il cristallo – magari sarà Goldrake – lo affronterà certamente, ma il suo obiettivo è l’Oscuro, ora più che mai.

Anche Myrain è silenziosa, e guarda fuori dalla finestra dell’astronave con apprensione. E’ la prima volta che ha visto i sei generali insieme, ed è la prima volta che ha osservato una simile concentrazione di malvagità. Per non parlare dell’Oscuro. E lei è al servizio di uno di loro.
Cosa sto facendo? si chiede sconcertata.

Jezabel è tornata al suo lavoro, dirigendo i movimenti delle truppe con ordini secchi e precisi. Ma non dimentica Garuda.
Comunque vada a finire questa storia – pensa – Garuda non ci sarà più. Poco ma sicuro.
_________________________________________________________________

NOTA: Con questo post, devo interrompere momentaneamente la storia perchè Agosto è alle porte e siamo tutti in vacanza. Però, a partire dal 1° Settembre, ritornerò a postare la seconda e ultima parte della storia. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e dò appuntamento per loro al 1° Settembre. :inchino:

Se qualcuno vuole scaricare la storia in formato word, qui sotto c'è il post.

Per i commenti, il post è il seguente: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost

Continuerò a seguire i forum, interrompo solo il racconto. Buone vacanze! :nagai:

Edited by joe 7 - 30/6/2014, 17:38
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Hanno avuto un figlio, Rex, che però è stato rapito da un essere misterioso detto Ombra, o Oscuro, e comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, a casa del professor Nakashima. Actarus chiede aiuto alla Terra, e partono con la navicella Cosmo Special (una terrestre e una fleediana, molto più grande), oltre ad Alcor e Maria, anche alcuni robot coi relativi piloti: Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot. (Nota: in questa storia, Alcor e Koji Kabuto sono due persone diverse)


Le due Cosmo Special raggiungono Fleed dopo due giorni di viaggio. Ormai mancano otto giorni per l’allineamento delle sette stelle.
Appena la scaletta tocca terra, scendono giù molte persone vestite in tute particolari che incuriosiscono i soldati e gli abitanti di Fleed: alcune somigliano – o almeno fanno venire in mente – alla divisa di combattimento del loro re. Anche diverse donne lo indossano, mentre altre hanno vestiti – a quanto pare – meno adatti al combattimento. C’è persino un ragazzino insieme a loro.
Per quasi tutti i viaggiatori è la prima volta che mettono piede su Fleed e rimangono stupiti di quanto somigli alla Terra, con una tal quantità di verde da far morire d’invidia l’ambientalista più sfegatato. L’aria tersa e i profumi vari dei fiori fanno credere loro di essere in una specie di parco delle delizie. Gli edifici, con le loro forme strane ma eleganti, sono in armonia con tutto il paesaggio. Uccelli multicolori di vario tipo volano facendo ampi e continui giri. Le nuvole coprono di gradevoli striature un cielo terso e azzurrissimo, con un sole splendente.
Una sorpresa per tutti, tranne che per due persone: Alcor e Maria. Erano stati a Fleed più volte, e l’ultima era stata quella del loro matrimonio. Avevano sempre desiderato di poter vedere ancora i cieli di Fleed. Alcor se ne era innamorato. Ma avrebbero preferito farlo in un’altra circostanza.
I commenti degli altri piloti sono un chiacchiericcio continuo: Jun e Tetsuya, per esempio, non avrebbero mai creduto che esistesse un luogo così paradisiaco e osservano tutto quasi come bambini. Koji e Sayaka sono senza parole: è ancora meglio di come Alcor e Maria glie l’avevano descritto lungo il viaggio. Boss, Nuke e Mucha restano a bocca aperta, Boss in particolare ammirando la bellezza delle fleediane. La squadra Getter era sempre stata abituata a combattere in luoghi infernali: Michiru, Ryo, Hayato e Musashi si sentono persino fuori posto davanti a una scena simile. Hiroshi e Miwa ammirano l’incredibile equilibrio tra i palazzi e la vegetazione.
“Difficile immaginare qualcosa più “cuore e acciaio” di questa, Hiroshi!” commenta Miwa, davanti al silenzio stupito del suo compagno. Forse, in quel momento, sente meno la sua sofferenza di essere cyborg.
Reika e Beauty osservano con interesse i vestiti delle fleediane, commentando a bassa voce tra di loro. A Toppi sarebbe piaciuto fare una bella corsa lungo quei prati così invitanti. Persino Garrison non riesce a restare impassibile di fronte allo spettacolo, mentre Banjo osserva tutto in silenzio. E’ felice per quello che vede, ma è difficile capire i suoi pensieri. Forse prova un po’ di rimpianto al pensiero che questo poteva essere il sogno di suo padre e che i Meganoidi gli avevano distrutto per sempre.
All’improvviso, davanti ai piloti appare un uomo salutato da tutti i fleediani e accompagnato da un anziano dall’aspetto solenne, con in mano un bastone lavorato. Capiscono tutti di trovarsi di fronte al famoso re di Fleed, Actarus, con addosso la sua tuta di battaglia e il casco sottobraccio. Alza un braccio in segno di saluto e Maria gli corre subito incontro, abbracciandolo.
“DUKE!” grida lei felice, mentre Actarus risponde all’abbraccio con affetto. Dopo un attimo, si guardano in faccia, come non capitava da tempo.
“Come stai?” chiede la sorella e, senza aspettare risposta, continua:
“E’ terribile quello che è successo, ma ora che siamo di nuovo insieme ce la faremo!”
“Ne sono sicuro, sorellina.” risponde lui con un sorriso.
“Sai qualcosa di Venusia?”
“Purtroppo no. Ho mandato diverse persone alla sua ricerca e aspetto ancora notizie. Però sono sicuro che è viva. Oh, ecco Alcor!”
Ma Actarus per un momento resta perplesso. Alcor porta dei vestiti diversi, poi qualcosa nel suo atteggiamento gli sembra estraneo…è cambiato così tanto dall’ultima volta?
“Ci sei cascato, Actarus! Volevo metterti alla prova.” dice una voce canzonatoria dietro di lui. Actarus si volta e vede davanti a sé il solito Alcor, con la tuta classica e l’atteggiamento focoso e sbruffone di sempre.
“Che significa?” chiede Actarus confuso, guardando ora l’uno ora l’altro “Ci sono due Alcor?”
“Lui è Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z. Ha un’incredibile somiglianza con me: mi ero nascosto dietro di te per vedere se anche tu ti sbagliavi.”
Dopo la sorpresa, Actarus stringe la mano a Koji dicendo:
“Mazinga Z? Ho sentito parlare del tuo robot, è quasi una leggenda! Peccato che tu non ci sia stato nella battaglia contro Vega: ci avresti aiutato molto!”
“E’ stata un’assenza giustificata, credimi” risponde Koji, imbarazzato “Con tipi come il Dottor Inferno o i mostri guerrieri di Mikene, non c’era tempo per altri nemici. Meno male che a quei tempi c’eri anche tu, se no non ce l’avremmo fatta a combattere anche contro Vega!”
Actarus sorride: questo Koji non somiglia ad Alcor solo nell’aspetto…
Le presentazioni durano molto, vista la quantità di persone presenti e Actarus fa la conoscenza con tutti, piacevolmente sorpreso: non credeva che avrebbero risposto in così tanti al suo disperato appello. Persone diverse, con storie diverse ma assai simili alla sua: tutt’a d’un tratto sente un’affinità particolare con tutti loro, assai superiore a quello di una semplice conoscenza. Ad un certo punto, Duke Fleed indica loro una navicella sospesa a mezz’aria, abbastanza grande per tutti e completamente scoperchiata, in modo da vedere la città.
“Sarete stanchi per il viaggio.“ dice “Venite nella mia astronave, ho preparato un banchetto per tutti voi. Dopo potremo riposarci e parlare di tutto con calma.”
La proposta è accettata all’unanimità con entusiasmo. Anche Keiko e Yuriko, le due pilote del Cosmo Special, invitate pure loro, accettano con un certo imbarazzo: è la prima volta che pranzano insieme col re.

I camerieri hanno appena portato via gli ultimi piatti: tutti hanno mangiato e sono sazi, tranne Boss che addenta un ennesimo, consistente cosciotto con gran piacere, senza badare a Nuke e Mucha che gli sussurrano di smettere perché avevano finito tutti di mangiare. Actarus non ci bada: è consapevole che le persone che sono venute hanno accettato di rischiare la loro vita, e in un caso come questo un’osservazione sul formalismo è ridicola, se non offensiva. Alzandosi da tavola, inizia a parlare:
“Per prima cosa, vorrei ringraziarvi tutti per l’aiuto che vi siete offerti di darmi. Per tutta la vita, non ve ne sarò mai abbastanza grato.”
E sottolinea questo con un profondo inchino. Poi continua:
“Credo che Maria ed Alcor vi abbiano spiegato tutta la situazione. Permettetemi di riassumerla. Un individuo misterioso e molto potente, chiamato Ombra o Oscuro, che comanda un esercito guidato da sei Generali, ha aggredito il pianeta Fleed, mandando un Mostro dell’Abisso e facendo rapire mio figlio. Mia moglie, la regina Venusia, è scomparsa, anche se ho motivo di ritenere che stia bene. I miei esploratori la stanno cercando. Ma il problema è mio figlio Rex: l’Ombra vuole compiere un sacrificio umano uccidendolo tra otto giorni, quando sette stelle saranno allineate. Per fermarlo bisogna arrivare, prima di allora, al suo pianeta, chiamato Acheronte, dove c’è il suo castello, Darkhold.”
Appena Actarus ha finito di parlare, al centro del tavolo compare un’immagine tridimensionale di un pianeta coperto di nubi e con torri simili a quelle di castelli che coprono quasi tutta la sua superficie.
“Queste immagini sono state ottenute grazie al Centro di Ricerche di Fleed, che ha analizzato la Zona d’Ombra vicino a noi.”
Sul tavolo compare l’immagine della Zona d’Ombra, o Zona Oscura, simile a una mano artigliata, che comprende l’area di spazio dove si trova il pianeta Darkhold.
“Pazzesco” dice Jun “è proprio come una mano nera in mezzo allo spazio. Non si vede niente all’interno!”
“Questa Ombra ama la spettacolarità, a quanto pare.” commenta Banjo.
“Per raggiungere la Zona d’Ombra bastano poche ore di viaggio. Il problema sarà quando saremo dentro.” continua Actarus “Osservate.”
L’immagine sul tavolo si modifica fino a mostrare una fila di pianeti, sette in tutto, dove il più grande è alla fine della fila. Tutti riconoscono l’ultimo pianeta come l’Acheronte, visto prima.
“I sei pianeti prima dell’Acheronte sono quelli dei Sei Generali. Dobbiamo attraversarli tutti per arrivare fin lì. Ma non solo: è necessario che ciascuno di noi atterri su ogni pianeta e prenda un cristallo. E’ essenziale per sconfiggere l’Oscuro e salvare Rex.”
“E come facciamo a trovarli?” chiede Alcor “Trovare un cristallo in un pianeta è peggio che un ago nel pagliaio.”
“Questo vi aiuterà a trovare l’ago.” Actarus mostra un cristallo trasparente e brillante. “Me li ha dati l’Antico, una persona che ha conosciuto l’Oscuro e mi ha dato molte informazioni. I cristalli da trovare sono sette, tutti con un colore diverso. Per trovarli ci sono questi sette cristalli trasparenti. Chi li tiene in mano, quando passerà sul pianeta dove è presente il cristallo corrispondente, vedrà una linea rossa e sottile, visibile solo a lui, partire dal cristallo. Questa gli indicherà la strada da percorrere fino al cristallo da trovare. Ecco, ora ne darò uno a caso ad ogni pilota – o rappresentante di gruppo – dei robot.”
Dopo una pausa, Actarus inizia a chiamare le persone.
“Koji Kabuto.”
L’interpellato si alza e prende il cristallo che Actarus gli porge. E così tutti gli altri.
“Tetsuya Tsurugi.”
“Ryoma Nagare.”
“Hiroshi Shiba.”
“Haran Banjo.”
“Boss.”
L’uscita di quest’ultimo è accompagnata da un mormorio preoccupato. Boss sarà capace di fare una missione così pericolosa? Actarus però gli mette una mano sulla spalla e gli dice:
“Se hai combattuto insieme a persone come Koji e Tetsuya, sicuramente sei in gamba come loro. Ce la farai!”
Boss arrossisce imbarazzato: “Ma no, ma no, ah ah ah...” e torna al suo posto inciampando tre o quattro volte, mentre Koji lo guarda sconcertato e Tetsuya ha un vago rossore sulle guance.
“Maria e Alcor” continua Actarus “voi sarete di supporto sulla Cosmo Special di Fleed, pronti ad aiutare col Goldrake 2 o con la Trivella Spaziale chi ha bisogno. Vi manterrete a contatto radio per tutto il tempo. (e spero che le comunicazioni non siano ostacolate: il guaio è che non posso garantirvelo!)”
“Un momento, Actarus” dice Maria “io non ho nessuna intenzione di stare dietro!”
“Aspetta, Maria” dice Alcor, prendendola a un braccio “Actarus ha ragione. E’ necessario che qualcuno possa venire in aiuto se ci saranno delle difficoltà. Non è una passeggiata!”
A malincuore Maria deve ammettere che Alcor non ha tutti i torti.
“I cristalli da trovare sono sette.” dice Hayato della Squadra Getter, rivolto ad Actarus “Però tu hai distribuito sei cristalli di ricerca. Significa che tu hai il settimo?”
“Esatto. E’ quello tarato per il cristallo che si trova a Darkhold. Io verrò con voi, ma il mio obiettivo è quello. Mio figlio è lì, e io devo andare laggiù.”
“E il mio cristallo da trovare, su quale pianeta si trova?” chiede Hiroshi, mostrando il cristallo trasparente.
“Non lo so, purtroppo.” risponde Actarus “Quando passeremo su ognuno dei pianeti, uno dei vostri cristalli si illuminerà e la persona che ha il cristallo illuminato vedrà la linea rossa partire da lì e partirà a prendere il cristallo vero.”
“Però in ciascuno di questi pianeti c’è uno di quei Generali?” chiede Michiru.
“Col suo esercito, sì.” risponde Actarus.
“E dubito che ci darà il cristallo se glielo chiediamo…” sospira Sayaka.
“Bè, glielo prendiamo e tanti saluti!” dice Koji.
“Giusto.” afferma Actarus “Ma non sottovalutateli. Il Mostro dell’Abisso che ho affrontato ha messo in difficoltà Goldrake, quindi i Generali non saranno certo da meno. State in guardia!”
“In sostanza, bisogna picchiare duro. Mi piace il programma.” commenta Tetsuya con un sorriso, incrociando le mani dietro la nuca.
Nuke e Mucha osservano Boss, preoccupati. Boss suda freddo, fissando il cristallo trasparente che ha in mano.
“Bè, cosa mi guardate con quegli occhi di triglia?” sbotta ad un tratto Boss.
“Niente, Boss…solo…bè…è solo un’idea…” dice Nuke.
“Insomma, potremmo anche ritirarci…cosa ne dici?” sussurra Mucha.
Un pugno sul tavolo fa sobbalzare tutti quanti, mentre Boss, che è stato l’autore del gesto, urla:
”SCORDATEVELO! QUI O SI FA L’ITALIA O SI MUORE!”
“E che vuol dire?” chiede Tetsuya.
“Non lo so. L’ho letto da qualche parte. Actarus, Boss Robot ce la farà a tenere alto il suo nome!”
Dicendo questo, Boss si alza bruscamente e gli cadono i pantaloni, che si era allentato perché aveva mangiato troppo, trovandosi all’improvviso a mutande scoperte, provocando l’ilarità di tutti. Imbarazzato, si tira su alla svelta i calzoni.

_____________________________________________________________________________

Nella prossima puntata, si conosceranno i primi due avversari e inizierà il primo scontro.

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Se si vuole scaricare il file in formato word, qui sotto c'è il link:

Edited by joe 7 - 30/6/2014, 17:47
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Hanno avuto un figlio, Rex, che però è stato rapito da un essere misterioso detto Ombra, o Oscuro, e comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, a casa del professor Nakashima. Actarus, Alcor e Maria organizzano il salvataggio di Rex: insieme a molti amici(i piloti di robot famosi come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot) partono nella Zona d’Ombra per affrontare l’Oscuro e i suoi Sei Generali prima che si allineino le sette stelle.
(Nota: in questa storia, Alcor e Koji Kabuto sono due persone diverse)


Dopo poche ore, caricato il necessario per il viaggio, la Cosmo Special di Fleed parte, con il suo carico di combattenti e robot, sotto lo sguardo pensieroso del Gran Visir, lasciato su Fleed per fare le veci del re.
Tutti quelli che sono a bordo restano silenziosi e passano il tempo o a osservare lo spazio attraverso gli oblò, o a mettere in ordine le armi, o a giocherellare col proprio cristallo di ricerca, fissandolo con attenzione. Le ragazze iniziano a presentarsi tra di loro. Duke Fleed invece è da solo nell’hangar, osservando Goldrake a lungo senza dire nulla.
Eccoci di nuovo insieme, Goldrake, pensa. Sembra che sia destino. Persone come Tetsuya invece amano le battaglie e non si pongono problemi: quasi invidio la sua semplicità.
E rimane in silenzio ad osservare il volto impassibile e anonimo del robot-samurai.
All’improvviso, uno squillo dall’intercom lo scuote: Keiko, una delle piloti, lo sta contattando. Corre subito nella cabina di guida.
“Cosa succede?”
“Siamo arrivati al primo pianeta.”
“Così presto? Siamo già dentro la zona d’ombra?”
“Si era spostata ancora, sire. E’ molto vicina a Fleed, ormai.”
Actarus non replica subito. Dopo un attimo, dice alle piloti:
“Keiko, Yuriko, ora rallentate. Uno di noi dovrà andare su quel pianeta a prendere il cristallo.”
“Va bene, sire.”
Duke Fleed esce dalla cabina e si dirige nella sala principale per avvisare i suoi compagni.
“Siamo arrivati al primo pianeta” dice a tutti appena entra “Uno di voi dovrebbe avere il cristallo trasparente con la linea rossa visibile.”
Tutti osservano: sembra che nessuno veda delle alterazioni sul proprio cristallo.
“Nessuno?” chiede Actarus perplesso “Strano. Li avete controllati tutti?”
“Aspetta” dice Koji “manca Boss.”

In quel momento, nell’hangar, Boss sta pulendo l’interno della cabina del Borot con una ramazza, mentre Nuke e Mucha lavorano sul robot con la fiamma ossidrica.
“BOSS!” urlano insieme Koji e Tetsuya, irrompendo di corsa dentro l’hangar. Li accompagnano Sayaka, Jun e gli altri.
“Cosa cavolo c’è?” dice Boss, sporgendo la sua testa fuori dalle fessure della faccia del Borot. “Sto lavorando!”
“Piantala, Boss! Hai guardato il tuo cristallo?” chiede Sayaka, preoccupata.
“Il cristallo?” risponde lui.
Scende velocemente dal robot lungo una scaletta esterna e va al tavolo degli attrezzi. Appena vede il cristallo, si accorge che brilla ed emette una sottile linea rossa che va verso un punto della parete: dovunque sposti il cristallo, la luce passa sempre per quel punto. Boss suda freddo: il primo scontro tocca proprio a lui! Sperava almeno di essere ultimo. Gli altri gli fanno cerchio intorno, senza dire niente, soprattutto Nuke e Mucha. Siamo fritti! pensano tutti e due.
Tetsuya si rivolge ad Actarus.
“Sai niente di quel pianeta?”
“Me ne ha parlato l’Antico.” risponde Actarus, cupo in volto “E’ il pianeta Creed, un intrico di foreste e rocce. E’ la sede del Generale Feral, che comanda gli Uomini Lupo.”
Dopo un attimo di pausa, continua a voce bassa: “E’ chiamato il Maciullatore.”
Nessuno sa più cosa dire.

Nella notte, gli uomini e le donne danzano attorno al fuoco, seguendo il rullo dei tamburi. A prima vista, sembrano umani, con vestiti di pelle simili a quelli di antiche popolazioni barbariche. Ma a guardare da vicino, ci si può accorgere che hanno delle caratteristiche inquietanti: canini stranamente aguzzi, occhi simili a quelli di un gatto, una certa abilità ferina nei movimenti. Sono tutti uomini e donne lupo in forma umana, o almeno la maggioranza lo è, e rappresentano il gruppo dominante. Gli altri sono uomini coyote, o uomini puma, o altro: sono comunque un misto di uomo e animale. A differenza dei lupi mannari delle leggende, possono trasformarsi in animali a volontà e non solo sotto la luna piena. Inoltre, i più forti possono sviluppare le loro dimensioni fino a raggiungere quelle dei robot giganti. In questo caso, le loro zanne diventano talmente resistenti da squarciare l’acciaio. Il più forte di loro è il Generale Feral, ora in forma e dimensioni umane, seduto su un trono di legno con al fianco alcune donne lupo e, in piedi, dietro di lui, un uomo lupo con una lancia in mano: il suo luogotenente, Kizaia Vold.
Anche l’aspetto umano di Feral incute timore come quando assume l’aspetto di uomo lupo: i capelli corti, neri e ritti, gli danno un aspetto ferino, insieme alle sue basette e alle sue folti sopracciglia, sotto le quali brillano occhi lucenti e neri. Dalla sua bocca sporgono due canini. Il suo vestito di pelle, molto elaborato, ha delle borchie dorate e scintillanti che, insieme al suo mantello bruno, gli danno autorità. La sua corporatura agile e massiccia è risaltata dai muscoli delle braccia; i polsi sono serrati da braccialetti di metallo e le mani sono artigliate.
“Ormai è l’alba” dice Feral “Bueno. La danza per l’iniziazione è finita. Kizaia, interrompi tutto e chiama i giovani.”
“Sì, mi general.”
Con ordini secchi e imperiosi, Kizaia fa disporre tutto come ordinato. Un gruppo di giovani, uomini e donne, si presenta in piedi davanti a Feral. Lui si alza e dichiara:
“Ora è arrivato il momento in cui farete parte del branco, niños. Tra poco sarete adulti.”
Tutti quelli che sono attorno al gruppo di ragazzi gridano di gioia, alzando le braccia al cielo. I giovani restano in piedi, nervosi, perché sanno che devono superare la prova. Se non ci riescono, è il disonore: quanto di peggio può capitare ad un guerriero.
“Cominciamo con tua sorella, Kizaia.” dichiara Feral.
Il luogotenente indica una ragazza e le fa cenno di uscire dal gruppo. Lei agisce prontamente: si inginocchia davanti a Feral tenendo un pugno appoggiato a terra, in segno di sottomissione. Ha una fascia sulla testa e i capelli raccolti in una treccia. Il suo vestito di pelle, diviso in due pezzi, lascia scoperto l’ombelico. Secondo il rito, inizia a parlare per prima:
“Sono Lisa Vold, mi general.”
“Vuoi entrare nel branco?”
“Sì, mi general.”
“E obbedirai al mio comando?”
“Sì, mi general.”
“Alzati e mostrami se ne sei degna.”
E’ il momento della prova. Una prova di abilità a scelta, dove non è ammesso l’errore. Lisa si alza lentamente, guardandosi intorno. Poi sente, con le sue orecchie acute, un fruscio: un uccello sta volando proprio sopra gli alberi. Lisa lo identifica alzando un attimo gli occhi, poi in un lampo balza da un albero all’altro, raggiungendo subito l’uccello e afferrandolo con una mano a mezz’aria. Gli spezza il collo in una morsa e torna subito giù da Feral saltando, come prima, da un albero all’altro. Una dimostrazione notevole: anche i licantropi più anziani sono impressionati. Kizaia Vold sorride: mai come adesso è fiero di sua sorella.
Lisa, inginocchiata, appoggia a terra l’uccello morto davanti a Feral che, soddisfatto, risponde:
“Ben fatto, Lisa. Da adesso in avanti tu sei una niña de los lobos, una figlia dei lupi. Puoi diventare lupo da ora in avanti e farai parte del branco nella caccia.”
Tutti gridano esultanti:
“Lisa Vold!”
La cerimonia sta per proseguire, quando una sentinella accorre e si ferma davanti a Feral.
Mi general, arrivano! Garm ha visto un’astronave che si è fermata e da lì è partita una navicella che sta atterrando trenta miglia a ovest!”
“Ah, bene! Avete sentito, mi lobos? E’ iniziata la caccia! Lisa Vold, segui il branco! Sapete cosa fare: stanate la preda e portatela all’Arena!”
Tutti, compresa Lisa, si trasformano in lupi e corrono verso ovest ululando e sentendo il brivido della caccia.

__________________________________________________________________________

Nella prossima puntata: inizia la battaglia di Boss Robot!

I commenti, se volete farli, si possono fare qui: prometto la risposta a tutti! http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost

Edited by joe 7 - 30/6/2014, 17:55
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Actarus, Alcor e Maria organizzano il salvataggio di Rex insieme a molti amici (i piloti di robot famosi come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot). Il primo scontro lo inaugura il Boss Robot, che dovrà affrontare sul pianeta Creed il Generale Feral degli uomini lupo per trovare uno dei cristalli che permetteranno la sconfitta dell’Oscuro. Una volta che Boss è stato avvistato, gli uomini lupo, insieme a una nuova recluta, Lisa Vold, partono al suo inseguimento.


Qualche ora prima che Boss partisse, nella Cosmo Special c’è stata una discussione accesa.
“Ma è assurdo!” esclama Sayaka “Boss non può andare lì da solo! Lo faranno a pezzi! Koji, accompagniamolo!”
“Sì” dice Jun “oppure potremmo accompagnarlo io e Tetsuya!”
“Forse è meglio” dice Actarus, pensieroso “Cosa ne pensi, Boss? So che sei un uomo coraggioso, ma questa missione è davvero pericolosa. Non vorrei averti sulla coscienza. Potrei accompagnarti io, se vuoi.”
“Lo stesso vale per me, Boss” dice Koji.
“Idem per me. Non è uno scherzo tutto questo” afferma Tetsuya.
Boss, per tutto il tempo che hanno parlato, è rimasto per terra a gambe e braccia incrociate, mostrando la schiena a tutti e guardando in basso con aria corrucciata. Suda freddo. Sa che hanno ragione, però…però…Ad un certo punto, si alza e si rivolge ad Actarus e agli altri:
“Vi ringrazio dell’aiuto, ma è meglio se non venite con me. Vi sarei di peso, non capite? Abbiamo i giorni contati, se qualcuno di voi viene con me, poi in futuro dovrà affrontare un altro di quei buffoni, e magari non sarà nel pieno delle forze perché ha combattuto insieme a me…potremmo accumulare ritardi, non fare in tempo, persino perdere…no, andrò da solo.”
“Ma…”dice Jun, preoccupata.
“Lo so. Comunque non devo mica affrontarlo, devo solo prendere il cristallo, no? Vado, prendo e torno. Ho sviluppato nuove tecniche di nascondimento del Borot: ho persino delle nuovissime tecniche di combattimento. Non preoccupatevi ed andate avanti, che poi vi raggiungo.”
Gli altri stanno in un silenzio cupo.
“Nuke, Mucha” dice poi Boss “voi restate qui. OK?”
“Niente da fare, Boss! Allora, che siamo venuti a fare?” risponde Nuke.
“Ben detto! Non possiamo abbandonarti adesso!” insiste Mucha.
“Pezzi d’idioti, non vado mica a una scampagnata!”
“Se andiamo insieme, facciamo prima a trovare quello stupido cristallo e filare via, no?” dice Mucha.
“Questo è vero” annuisce Actarus, che però è ancora incerto sul da farsi.
Davanti all’insistenza di Nuke e Mucha, Boss si commuove e piange come un vitello, abbracciandoli. Anche i due assistenti piangono. Una scena straziante.
Una volta che Boss si è calmato, dice deciso ad Actarus:
“Non preoccuparti, il vecchio Boss ha la pelle dura. Non saranno quattro lupacchiotti spelacchiati a fermarmi! Nuke, Mucha, andiamo!”
“Sì!” gridano entrambi all’unisono alzando un pugno all’aria.
Mentre si accingono a salire sul Borot, Jun e Sayaka si mettono davanti a Boss con apprensione.
“Stai attento, Boss, mi raccomando” dice Jun, preoccupata.
“Non fare sciocchezze e torna subito appena trovi quel cristallo” aggiunge Sayaka, fissandolo dritto negli occhi.
Boss arrossisce e balbetta:
”Ma certo, ah ah ah…”
Tutte e due lo baciano alla guancia. Boss diventa rosso. Le due sorridono e gli dicono:
“Coraggio, Boss!”
“Torna presto!”
“Ah ah ah, state tranquille!”
Boss sale rapido come un fulmine lungo la scala raggiungendo l’abitacolo del Borot, dove i due assistenti stanno già scaldando i motori. Boss si lega alla fronte un nastro con lo stemma del Sol Levante, per incitare al coraggio. Poi alza il pugno e grida:
“Boss Borot, partenza!”
Il Borot si muove ed entra in una navicella che si stacca dal Cosmo Special. Tutti davanti agli oblò lo guardano allontanarsi in un silenzio carico di apprensione. La Cosmo Special si allontana, mentre la navicella inizia a scendere sul pianeta Creed.

L’astronave atterra silenziosa in una radura. Boss Robot esce furtivamente, guardando a destra e a sinistra, pieno di apprensione.
“Dove andiamo, Boss?” chiedono gli assistenti.
“Dunque…la linea rossa indica da quella parte” risponde Boss, guardando il cristallo e indicando una direzione “Bisogna andare lì senza essere scoperti! Travestimento n. 2.735 bis, svelti!”
Nuke e Mucha si guardano in faccia, smarriti. Non sanno che travestimento sia. Anzi, non sapevano nemmeno che il Borot ne avesse uno.
“Il bottone rosso in basso, animali!” urla Boss “E’ uno dei miei straordinari rinnovamenti tecnici!”
Per la verità, il travestimento è solo quello: Boss non aveva abbastanza soldi per fare gli altri 2.734, che quindi sono rimasti sulla carta. E poi non è molto adatto, ma si usa quello che c’è.
Con il bottone rosso premuto, il Borot cambia forma, legandosi davanti un becco e aggiungendo una cresta e delle ali, ottenendo un gigantesco pollo meccanico che fa “coccodè” ad ogni passo.
Nuke e Mucha sono annichiliti.
“Ma a che serve un travestimento come questo, Boss?”
“Ha ha ha” risponde lui “Questa è la finezza del mio genio. Il nemico sarà disorientato, così, quando meno se l’aspetta…ZAC, lo stendo con un colpo segreto!”
“E’ impazzito” mormora Nuke.
“Finiremo tutti allo spiedo!” esclama sconfortato Mucha.
“Zitti, pusillanimi! Avanti sempre in quella direzione!”
Il pollo meccanico zampetta in avanti continuando a ripetere “coccodè” come un disco incantato.

I licantropi, tornati nella forma e dimensioni umane, guardano lo strano spettacolo di un enorme pollo meccanico che passa davanti a loro.
“Cosa diamine sarebbe quello? Un mostro meccanico?” esclama Lisa Vold, il nuovo elemento del branco, completamente confusa.
Il capobranco, Fenris, risponde:
“Credo di sì. Di certo è il più idiota che abbia mai visto.”
“Cosa facciamo, capo?” chiede un altro.
Fenris riflette un momento, poi si decide:
“Non credo che sia il caso di mandare un imbecille come questo all’Arena. Il Generale Feral si sentirebbe preso in giro e ci farebbe a pezzi. Distruggiamolo qui e facciamola finita.”
Ad un cenno, tutti ridiventano licantropi, mantenendo le dimensioni umane (solo i capibranco possono ingrandirsi) e balzando all’attacco del Boss-pollo. Le loro fauci e artigli lacerano il metallo, mentre Fenris assume, oltre all’aspetto licantropico, anche le dimensioni del Borot e blocca il robot placcandolo con una mossa degna di un giocatore di rugby.

“Boss, che facciamo adesso?” gridano gli assistenti, presi dal panico.
“Eh eh eh…” sogghigna Boss “Non sottovalutate il Borot!” e, dicendo questo, preme diversi bottoni e tira delle leve in tutta fretta.
Una gran beccata stordisce Fenris, che molla la presa, mentre le ali del Boss-pollo si muovono veloci come trottole, mandando di qua e di là i licantropi a dimensioni umane. Gli attacchi alle spalle sono bloccati da un lancio di uova piene di sostanze collose che bloccano gli uomini lupo.
“Trasformazione in Boss normale!”
Il Borot ritorna all’aspetto consueto e ne approfitta per mollare un fortissimo uppercut al capobranco, ancora stordito dalla beccata.
“Per ora sta andando bene!” grida Boss “Passiamo alla seconda nuova tecnica speciale di Boss Borot!”
Tirando in avanti un cambio marcia prelevato in passato da una Toyota abbandonata nel deposito rottami, Boss grida:
“Tecnica della corsa con le ali al vento!”
Il Boss si allontana rapidamente con una prontezza straordinaria, tanto che le gambe quasi non si vedono dalla velocità. L’abitacolo è agitato da scosse continue, ma Boss tiene duro, mentre gli assistenti si aggrappano disperatamente a qualsiasi cosa purché sia solida e ferma.
“Santi del paradiso, aiutateci voi!” si lamenta uno.
“Qui va tutto a schifiu!” grida l’altro.
I licantropi storditi non riescono ancora a capire come quella preda gli sia sfuggita a loro. Fenris si rialza incerto, mentre Lisa Vold, che era rimasta in retroguardia, insegue con furia il robot fuggitivo.

___________________________________________________________________________
Prossimamente (presumibilmente Giovedì) : la caccia al Borot continua!


Ppotete postare i vostri commenti, se volete, a: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost. Rispondo a tutti!

Se volete scaricare il file formato word, qui sotto c'è il link. Alla prossima! :nagai:

Edited by joe 7 - 7/8/2014, 19:55
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Actarus, Alcor e Maria organizzano il salvataggio di Rex insieme a molti amici (i piloti di robot famosi come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot). Il primo scontro lo inaugura il Boss Robot, che dovrà affrontare sul pianeta Creed il Generale Feral degli uomini lupo per trovare uno dei cristalli che permetteranno la sconfitta dell’Oscuro. Una volta che Boss è stato avvistato, gli uomini lupo, insieme a una nuova recluta, Lisa Vold, partono al suo inseguimento.


Dopo l’estenuante corsa, il Borot si ferma. I piloti nell’abitacolo, anche se ammaccati un po’ dappertutto, almeno sono vivi e tirano tutti un sospiro di sollievo.
“Per ora li abbiamo seminati” dice Boss, soddisfatto “e ci siamo avvicinati al punto dove si trova il cristallo.”
“Per quello che sappiamo, potrebbe essere a migliaia di chilometri da qui” dubita Mucha.
“Non dire sciocchezze” risponde Boss “La navicella è atterrata seguendo la linea rossa: credo che ci vorranno al massimo dieci-venti chilometri prima di arrivare.”
“Allora facciamo alla svelta!” esclama Nuke.
“Giusto. Andiamo” conclude Boss, e il Borot cammina spedito.

Ma, dall’alto di un albero molto lontano, un paio di occhi di lupo osservano il robot: è Lisa Vold, in forma umana. Ha trovato la preda.
“Credi davvero di sfuggire ai lupi, idiota? Tutto il mondo qui è al nostro comando!”
La ragazza lupo si mette un paio di dita in bocca ed emette in continuazione tre fischi brevi e tre lunghi: un segnale. Dopo poco tempo, un’enorme aquila, molto più grande di quelle sulla Terra, le si avvicina.
“Ayala, amica mia, hai risposto in fretta alla mia chiamata” dice Lisa, accarezzandola. Poi con un balzo si aggrappa agli artigli dell’aquila.
“Nessuno può batterti in velocità, Ayala: portami dalla mia preda!” ordina la ragazza lupo. L’aquila muove con forza le sue immense ali e macina decine di chilometri in un solo battito. Non deve sforzarsi nemmeno per arrivare subito sopra Boss Robot. Lisa molla la presa e atterra sulla testa del Borot, provocando un rimbombo che fa sussultare gli occupanti.
“Cos’è stato?” esclama preoccupato Mucha.
“E’ caduto qualcosa adesso” suggerisce Nuke.
“Smettetela di preoccuparvi” esclama Boss. Voleva poi aggiungere “sarà stato un ramo”, ma non fa in tempo a finire la frase che una figura veloce come il vento entra nell’abitacolo del Borot colpendolo in faccia e mandandolo a sbattere contro la parete.
Lisa atterra sul pavimento a quattro zampe, mantenendo la forma umana. Guarda Nuke e Mucha con occhi da lupo ed emette un sordo ruggito. I due, agitatissimi, nella frenesia spostano senza volere delle leve che provocano l’oscillamento del Borot, che ad un certo punto cade all’indietro. L’impatto manda all’aria Boss e i suoi compagni, mentre la ragazza lupo, presa di sorpresa, sbatte la testa contro i comandi e sviene. Gli altri si riprendono presto, abituati a simili sballottamenti.
“Chi diamine è questa?” chiede Nuke.
“Una donna lupo, non te ne sei accorto? Non hai visto come ci guardava?” risponde Mucha.
“Aiutatemi a legarla, sbrigatevi” incita Boss “Dobbiamo rialzare il Borot e trovare il cristallo in fretta, prima che tornino gli altri”
Ma, appena Boss finisce la frase, sente un ululato avvicinarsi sempre di più. I licantropi si stanno avvicinando.
Non c’è più tempo da perdere, pensa Boss. In un attimo prende la decisione: consegna il cristallo trasparente a Nuke e dice a tutti e due:
”Scendete dal Borot, svelti! Andate voi a prendere il cristallo: io li tengo impegnati. Teniamoci in contatto!”
Gli altri due cominciano a protestare, ma Boss li manda letteralmente a calci fuori dal Borot troncando nettamente la discussione. Mettendosi ai comandi, Boss fa alzare il robot e lo fa marciare deciso verso i licantropi. La lotta è serrata, e il Borot fa fatica ad allontanarli. Anche se sono a grandezza umana, si comportano come i lupi affamati della steppa: più li ricacci indietro, più ti vanno addosso. Nella frenesia, Boss non si accorge di un’ombra che sgattaiola via, uscendo dall’abitacolo e scendendo giù a balzi dal Borot. Lisa aveva sentito i loro discorsi, facendo finta di essere ancora svenuta. Spezzare le funi e scappare via è stato uno scherzo per una ragazza lupo.
A lui ci penseranno i miei compagni, pensa Lisa: ora voglio quei due che sono scappati.
Una volta tornata a terra, corre di qua e di là, annusando l’aria: appena sente l’odore che cercava, lo segue con bramosia, inoltrandosi nel bosco.

Il Borot lotta alacremente, ma Fenris, il capobranco, che aveva raggiunto gli altri ed aveva mantenuto le sue enormi dimensioni, con un colpo ben assestato mette KO il robot (e il pilota).
“Bene” dice uno dei licantropi “ora lo facciamo a pezzi”
“No” dice Fenris “dopotutto è più resistente di quello che sembra. In fondo, non credo che el general sarà insoddisfatto. Legate questa ferraglia e portatela via. Lo porteremo all’Arena.”

Nuke e Mucha camminano tremando, l’uno accanto all’altro, in mezzo al buio della foresta, interrotto solo da qualche sprazzo di luce tra i rami.
“Accidenti, che buio” dice Nuke.
“Parla piano, per carità, e non fare il minimo rumore quando cammini. Se ci prendono, ci sbudellano” ribatte sussurrando Mucha.
“Pensi che Boss stia bene?”
“Che ne so? Spero di sì, come faccio a saperlo? Comunque, troviamo questo gioiello alla svelta”
“Cristallo”
“Quello che è”
“La vedi bene la linea rossa?”
“Sì, punta verso quella caverna. Andiamo, presto!”
Hanno parlato pianissimo, rivolgendosi l’uno all’orecchio dell’altro, ma quei sussurri sono come delle grida per le orecchie finissime di una ragazza lupo. Lisa li sta seguendo da un pezzo, ben più silenziosa dei due assistenti di Boss, che al confronto sono rumorosi come ballerini di tip tap. Comunque, ora la ragazza lupo è dubbiosa.
Gioiello? Cristallo? Che stanno cercando? Un tesoro? Molto interessante…

___________________________________________________________________________

Nel prossimo post (Lunedì, se va bene): Boss contro Feral!

I commenti si possono postare qui: http://gonagai.forumfree.net/?t=38631928&v...stpost#lastpost

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Edited by joe 7 - 8/8/2014, 19:52
 
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Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Actarus, Alcor e Maria organizzano il salvataggio di Rex insieme a molti amici (i piloti di robot famosi come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot). Il primo scontro lo inaugura il Boss Robot, che viene catturato e portato all’Arena


L’Arena accoglie con gioia l’arrivo della preda. Lo spettacolo sta per iniziare, e i licantropi non vedono l’ora che cominci. Sono tutti i forma e dimensioni umane, seduti ai loro posti, distribuiti attorno all’enorme spiazzo dove il Borot è steso a terra, coperto di corde che lo legano dalla testa ai piedi.
In un punto rialzato dell’Arena risiede il Generale Feral, anche lui in forma umana, con un sorriso soddisfatto, anche se perplesso. Si rivolge a Fenris, il capobranco, anche lui sullo spiazzo dell’Arena insieme al Borot. E’ in forma di licantropo, con le stesse dimensioni del Borot.
“Sarebbe lui l’avversario sceso dall’astronave, Fenris?”
“Esatto, mi general!”
Feral osserva dubbioso quel robot dalla strana forma che giace a terra. E’ completamente diverso da come se l’aspettava.
Che sia un trucco? Una diversione per distrarci, mentre il vero nemico è da un’altra parte?
“Kizaia Vold” dice, rivolgendosi al suo luogotenente “non sono atterrati altri esseri qui, oltre a lui?”
“No, mi general. Nell’abitacolo di controllo del robot c’erano tre persone: una è ancora dentro, le altre due sono scappate, ma mia sorella sta dando loro la caccia. Praticamente, sono già morti.”
“Hmm…quando la vedi, dille che voglio qui i cadaveri, per sicurezza.”
“Sarà fatto”
Poi il generale si rivolge a Fenris:
“Liberalo e battiti con lui. Non mi sembra alla mia altezza. Se lui ti batterà, interverrò io.”
“Bene, mi general” e, voltandosi verso Boss Robot, con un colpo d’artiglio lacera tutte le funi, liberandolo.
“Duello! Duello! Duello!” urla la folla, assetata di sangue.
Le urla svegliano Boss, che era svenuto. Si guarda intorno e, per capire meglio la situazione, fa muovere il robot. Boss Borot si alza lentamente e resta stupefatto. Si trova di fronte ad un enorme uomo lupo, in mezzo a una gigantesca arena, con una folla che grida. Una scena simile a quella dei colossei romani di un tempo.
“Ma che sta succedendo? E’ uno scherzo?” chiede Boss, guardando a destra e a manca.
“Sono il capitano Fenris, alieno. Ti abbiamo dato l’onore di morire nell’Arena. Dimmi il tuo nome e battiti” dice il licantropo avversario.
“Ehm…ehm…calma…calma…mi chiamo Boss Robot…ma non potremmo parlarne da persone civili?” dice Boss, mentre il Borot alza le palme delle mani, in un gesto di pace che difficilmente sarà accolto.
“Boss Robot. Bene. Il tuo nome sarà ricordato.”
Fenris scatta all’istante appena ha finito di dire l’ultima sillaba. Il Borot viene sbattuto contro il muro dell’Arena prima ancora che se ne renda conto. La folla grida il nome del licantropo:
”Fenris! Fenris! Fenris!”
Lo shock fa svegliare del tutto Boss:
“Mannaggia, questo qua mena…presto, devo fare qualcosa se no mi fa a fettine!” tira una leva nascosta “Dovrò usare le tecniche segrete definitive!”
Fenris sferra un altro colpo con gli artigli, che però va a vuoto: il Boss Robot ha fatto un salto rapidissimo, liberando le molle sotto le suole. Da lì, salta da una parte all’altra dell’Arena come una rana. L’avversario è sconcertato.
“Questa è la Tecnica della palla rimbalzella!” annuncia Boss, orgoglioso “Ed ora vedrai…”
Tra un salto e l’altro, che diventano sempre più rapidi, ad un certo punto le mani di Boss Robot afferrano i piedi, lasciando scoperto il posteriore, che si abbatte come un maglio sopra Fenris, che finisce sottoterra.
“Questo è il terribile Colpo del sedere!” spiega Boss.
Fenris si alza, semistordito, dal buco del terreno dove è finito, cercando con gli occhi confusi l’avversario.
Usando le braccia e le gambe come molle, Boss Robot salta come un grillo da una parte all’altra dell’Arena, acquistando sempre più velocità.
“E questa è la Tecnica della Palla da gol!”
Boss Robot si lancia con tutto il corpo contro Fenris, ed entrambi finiscono a sbattere sulla parete con un impatto tale che rimbomba per tutta l’Arena. Boss Robot si alza dondolante ma soddisfatto: Fenris è a terra e non si muove più. Il robot alza il pugno per indicare vittoria, mentre l’Arena è piena di silenzio misto a stupore. L’avversario ha battuto Fenris, uno dei capitani del branco. La voce sale unanime:
”Boss Robot! Boss Robot!”
Kizaia Vold è perplesso:
“Incredibile, mi general…non avrei mai pensato…”
“Calmati, Kizaia” risponde Feral, alzandosi e togliendosi il mantello “è soltanto una preda un po’ vivace”
Con un balzo, Feral piomba sulla sabbia dell’Arena. I licantropi sono eccitati: capita di rado che il Generale in persona intervenga nei duelli. Questa volta il grido nell’Arena ripete il nome del Generale:
“Feral! Feral! Feral!”
Sogghignando, Feral cammina con calma verso il Borot. Mentre si avvicina, aumenta di statura e nello stesso tempo avviene la metamorfosi da uomo a licantropo.
Maledizione, pensa Boss, questo è quel tipo di cui mi parlava Actarus! Cosa aspettano quegli imbecilli di Nuke e Mucha a prendere il cristallo? Dobbiamo scappare subito! Ma poi, dove vado? Sono circondato!
“Vieni” dice Feral, con un cenno.
Forse...dopotutto quel licantropo di prima l’ho battuto…quello lì in fondo è un licantropo un pochino più forte…forse ce la faccio. Vai, Borot!
La mano destra del Borot ruota attorno a se stessa, imitando il pugno atomico del Mazinga: il robot si scaglia contro Feral per colpirlo a tutta forza col pugno. Ma il Generale lo blocca con una mano sola, che è talmente inamovibile che il Borot si sente come se avesse dato un pugno a una montagna. L’altra mano di Feral si alza con calma, per poi abbattersi sul robot con una potenza tale che equivale, in proporzione, a quello di una mazza ferrata sopra una macchinina giocattolo: il Borot in un istante finisce in mille pezzi, mentre la testa rotola da sola per l’Arena.
“Mi offendi” dice Feral con uno sguardo feroce dall’alto al basso “mi offendi se pensi che io sia forte come Fenris. Io sono uno dei Sei, idiota!”
I comandi del Borot sono tutti saltati. E’ finita, pensa disperato Boss.

Qualche ora prima, Nuke e Mucha entrano nella caverna, seguendo la linea rossa che si ferma davanti a un portone d’acciaio.
“E adesso che facciamo?” esclama sconsolato Mucha.
“Se non prendiamo il cristallo, non possiamo sconfiggere il nemico…forse, se torniamo indietro da Boss, il Borot potrebbe rompere questo portone!”
Ma quando si voltano verso l’uscita, restano di stucco: c’è una figura in controluce, in piedi, con le braccia sui fianchi.
“Come sarebbe a dire?” chiede la figura “Con quel cristallo potreste battere El General?”
“Eh?” balbetta uno.
“Chi…chi sei?” chiede l’altro.
“Sono Lisa Vold. Il Borot, come lo chiamate, adesso è all’Arena e starà combattendo contro El General. Avete detto – se ho capito bene – che con quel cristallo lui potrebbe battere el general? Quindi questo Borot non combatte nel pieno delle sue forze?”
“Eh…beh, penso di sì” risponde Nuke, non sapendo cosa dire.
“Allora questo è uno scontro senza onore. Non dev’essere così!” risponde la ragazza lupo. “Vi aiuterò a trovare quel cristallo e a darlo al vostro Borot”
Lisa avanza decisa verso la porta, seguita dagli assistenti di Boss, ammutoliti.
“E’ una porta scorrevole. Si apre a spinta” dice lei. Lisa afferra il manubrio davanti a lei e spinge con forza di lato. Poi si ferma, ansimando.
“E’ pesante!” dice “Forza, muovetevi! Spingete anche voi!”
Nuke e Mucha si appoggiano sull’enorme manubrio e spingono con tutte le loro forze, insieme alla ragazza lupo. Il portone si muove e lascia aperto uno spiraglio. Lisa entra per prima.
“Seguitemi” dice agli altri. La seguono senza discutere, però Mucha le chiede:
“Non capisco, siamo tuoi nemici…perché ci aiuti?”
“Non fraintendere. Non vi sto aiutando. Sto seguendo la legge.” risponde Lisa “La legge del più forte è fondamentale per noi lupi. E El General – che per me è il più forte – batterà il vostro Borot in ogni caso. Non voglio che si dica che ha vinto perché il suo avversario non aveva il cristallo.”
Che ragionamento contorto, pensa Nuke. Comunque ci sta aiutando, meglio così.
“Giù!” grida subito Lisa, prendendo i due per il bavero e trascinandoli con sé a terra. Delle frecce sibilano nell’aria e si conficcano nella parete. “Ci sono delle trappole disseminate qui. Uno straniero sicuramente perirebbe, ma non uno di noi. Avevo sentito lo scatto delle frecce. Seguitemi in silenzio e muovetevi esattamente come me.”
Spaventati, Nuke e Mucha diventano delle copie di Lisa, imitandola persino nel muovere le testa, con un sincronismo perfetto. Dopo aver superato trabocchetti, fiumi di acqua corrente, massi rotolanti e mille altre diavolerie da far invidia a Indiana Jones, alla fine trovano su un altare il cristallo, di colore rosso rubino.
“Finalmente!” esclamano i due assistenti.
“ZITTI, IDIOTI!” dice Lisa, ma è troppo tardi: la volta della caverna sta crollando, perché programmata ad agire così al minimo suono vocale. La ragazza lupo diventa rapida come un fulmine: con un balzo prende il cristallo e torna da Nuke e Mucha, che carica sulle sue spalle e corre a perdifiato verso l’uscita, mentre tutto crolla. Solo la sua resistenza, ben superiore a quella umana, le permette di uscire un attimo prima del crollo definitivo. Si inginocchia a terra e ansima, prendendo fiato.
Sono ancora una ragazza…pensa tra un respiro e l’altro…un adulto non avrebbe il fiatone. Devo allenarmi di più…
Nuke e Mucha le si avvicinano.
“Tutto bene?” chiede uno.
“Sei stata davvero in gamba” aggiunge l’altro.
“Smettetela!” grida Lisa, alzandosi in piedi di scatto “Ve l’avevo pur detto di stare zitti, imbecilli. Cosa vi era venuto in mente di parlare in quel momento?”
“Ci dispiace…l’emozione…” balbettano imbarazzati.
“Roba da matti. Il più debole del nostro clan sarebbe capace di sbranarvi mentre dorme. Non ho ancora capito se siete coraggiosi o degli idioti totali”
I due arrossiscono e non sanno che rispondere.
“Bè, pensiamo ad altro” aggiunge Lisa, guardando il cristallo rosso che ha in mano “Bisogna dare questo al vostro capo”
“Ma come facciamo a fare in tempo?” chiede Mucha.
“Niente di più facile. Tenetevi per mano”
I due si tengono per mano con aria interrogativa. Lisa afferra la mano di Nuke e infila il cristallo in una tasca. Con la mano libera fa emettere dei fischi in bocca: tre lunghi e tre brevi, ripetuti. Nuke e Mucha all’improvviso sentono un forte vento e vedono un’ombra gigantesca. Alzano la testa e restano allibiti. Sopra di loro è comparsa un’aquila grande come uno pterosauro o un aeroplano, e urlano dallo spavento.
“State calmi” dice Lisa “Questa è Ayala, un’amica. Ora, non mollate la presa per nessun motivo” Con un balzo, Lisa afferra una delle zampe dell’aquila, trascinando con sé Nuke e Mucha.
“Portaci all’Arena, Ayala. Fai presto.”
Con solo un battito, l’enorme volatile li trascina ad un’altezza smisurata. Da lassù si osservano i boschi, i fiumi, i villaggi, ogni cosa. Nuke e Mucha sono così terrorizzati che non riescono neanche a gridare.
Questo è un sogno…adesso mi sveglio…pensa Nuke
Signore, abbi pietà di questo disgraziato e non lo mollare! pensa l’altro.
In pochi minuti (un’eternità per i due poveracci) Ayala raggiunge l’Arena ed atterra nelle vicinanze.
“Grazie, Ayala” dice Lisa all’aquila che si allontana. Poi si rivolge ai due “Voi aspettatemi qui. Io vado a consegnare al vostro capo questo cristallo” e corre verso l’Arena con una rapidità ferina.
“Ma quel cristallo rende davvero forti?” chiede Nuke.
“E’ lei che si è messa in testa questa idea. Non mi hanno mai detto una cosa simile” risponde Mucha.
“Allora cosa facciamo?”
“Bè, andiamo a prendere l’astronave e preleviamo via Boss con quella, cosa dici? Sono tutti all’Arena, nessuno baderà a noi!”
“Giusto! Andiamo!”
Si allontanano correndo velocissimi.
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Nel prossimo post (Giovedì): la conclusione!

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Edited by joe 7 - 8/8/2014, 19:54
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia è scomparsa ed è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Actarus, Alcor e Maria organizzano il salvataggio di Rex insieme a molti amici (i piloti di robot famosi come Mazinga Z, il Grande Mazinga, Jeeg Robot, Getter Robot, Daitarn 3 e Boss Borot). Il primo scontro lo inaugura il Boss Robot, che viene però distrutto dal Generale Feral, uno dei sottoposti dell’Ombra. Nuke e Mucha sono riusciti a prendere il cristallo, un oggetto che, insieme ad altri cristalli, dovrebbe provocare la fine dell’Oscuro. Lisa Vold, una ragazza lupo agli ordini di Feral, per motivi suoi, aiuta gli assistenti di Boss.


“Non riesco a capire” esclama Feral, rivolto verso la testa del Borot, abbandonata in mezzo ad un mucchio di rottami sparpagliati per la sabbia dell’Arena.
“La tua forza è a dir poco insignificante. E’ un miracolo che tu sia arrivato fin qui. Sei un pazzo? O uno stupido? Sul serio sei uno di quelli che vogliono sfidare l’Oscuro?”
Feral osserva per un momento in silenzio quello che resta del suo assurdo nemico.
“Comunque sia” conclude alzando una mano artigliata “facciamola finita”
In quel momento, una figura veloce come un lampo scatta lungo la sabbia dell’Arena, sollevando una scia di polvere. Si ferma un attimo davanti alla testa del Borot.
“Prendi!” grida Lisa, gettando il cristallo rosso in mano a Boss, ancora dentro l’abitacolo, che lo afferra senza capire cosa sta succedendo. Lisa si allontana con la stessa rapidità, raggiungendo in un balzo suo fratello Kizaia Vold sugli spalti.
“Lisa, cos’hai fatto?” chiede lui, stupefatto.
“Una cosa necessaria, fratello. Non ho tempo di spiegarti, ne parliamo quando finirà il duello”
Feral ha riconosciuto Lisa Vold e ha interrotto l’attacco: ma non capisce il perché di questo comportamento.
Cos’ha fatto? Ha dato qualcosa al pilota, qualcosa che brillava…il cristallo? E perché? Che vantaggio può avere poi in queste condizioni?
Ma tutti all’improvviso guardano con stupore cosa sta succedendo all’Arena: una grande luce rossa splende dalla testa del Borot, che levita a mezz’aria, mentre i suoi componenti, a pezzi e frammentati, si ricompongono come prima, formando il corpo del Borot, che si riconnette con la testa. Boss è sorpreso non meno degli altri.
“Impossibile…” esclama Feral, colpito “il cristallo non si è mai comportato così!”
Feral scatta con rapidità spaventosa, ma viene bloccato da una mano sola di Boss Robot, che l’aveva alzata d’istinto per difendersi. I licantropi non credono ai loro occhi. Il Borot guarda la sua mano, sorpreso.
“L’ho fermato? Ma cosa mi è successo?”
Feral lancia un altro colpo, che Boss evita in un attimo: unisce i due pugni e li fa cozzare contro Feral con un impatto così violento che viene sbattuto contro l’Arena, frantumandola e passandoci attraverso, demolendo tutte le mura e finendo lontano a quasi un chilometro dalla costruzione. I licantropi finiti in mezzo sono volati da ogni parte.
“Caspita” esclama Boss “meglio del ricostituente!”
Feral si rialza a fatica, pensando: la forza di quel robot è diventata immensa, e, come se non bastasse, sembra aumentare ad ogni attimo che passa. Devo finirlo subito. Quel cristallo gli sta dando un’energia senza limiti.
La figura di Feral si fa più massiccia e i suoi artigli si allungano. Emette un terribile ruggito e, digrignando le zanne, si dirige veloce verso il Borot, che gli sta venendo addosso correndo allo stesso modo. L’impatto riempie di luce rossa tutta la città, mentre i vetri si rompono per il rumore assordante. Boss e Feral si guardano in faccia, ciascuno tenendo ferme le braccia dell’altro: nessuno prevale.
Non posso mollare, si dice Boss, questo cristallo mi sta aiutando…se cedo adesso, è finita! Forza, Borot, metticela tutta!
Sono uno dei sei Generali, pensa Feral,…non posso essere battuto da questo idiota!
Le mani di Feral aumentano la stretta in modo inimmaginabile: le mani del Borot cominciano a riempirsi di crepe.
“No!” esclama Boss, e d’istinto fa scattare ancora le molle sotto le suole: Boss e Feral balzano insieme ad un’altezza tale da raggiungere le nubi.
“Santo cielo, il cristallo fa aumentare la forza del Borot a livelli spaventosi!” esclama Boss.
Il Borot afferra Feral a mezz’aria e cadono entrambi verso terra, ad una velocità che aumenta ad ogni secondo. L’impatto è come quello di un meteorite.
Tutti quanti i licantropi, compresi Kizaia Vold e Lisa, si riuniscono attorno al cratere che si è forato, chiedendosi chi ne uscirà vincitore. In mezzo al fumo, una figura avanza: il Borot è ancora intero. Feral giace in fondo al cratere, completamente vinto. Boss è frastornato: ce l’ha fatta? O no? E’ talmente rincretinito dall’impatto che non capisce più niente.
Una navicella atterra vicino: anche Nuke e Mucha hanno visto la scena, e non riescono ancora a crederci. Boss ha battuto quel mostro. Una vittoria totale. I licantropi non fanno neanche caso a loro: guardano il Borot con una sorpresa mista ad ammirazione. Lisa Vold è la prima a parlare: alza il braccio e grida:
”Boss Robot!”
E tutti rispondono:
“Boss Robot! Boss Robot!”
In quel momento, Boss si rende conto che ha vinto. E, tra tutti quanti, è il primo a non crederci.

Kizaia Vold stringe la mano a Boss, in mezzo a tutti che festeggiano, con Nuke e Mucha che gli stanno vicini, ancora un po’ incerti. In fondo sono in mezzo a lupi mannari, anche se adesso hanno l’aspetto umano. Lisa li osserva a braccia conserte, sorridendo e nello stesso tempo mostrando i canini.
“Ehm…vi ringrazio tutti” risponde Boss, imbarazzato “ ma non vi dispiace che abbia sconfitto il vostro capo?”
“Chi perde un duello, perde tutto. Anche il comando. Adesso il capo dei lupi sei tu, Boss” risponde Kizaia.
“Ah ah ah, Boss, sei diventato il capo dei licantropi!” dice Nuke, ridendo tra il divertito e lo spaventato. Mucha non ha tanta voglia di ridere, con tutti quei tipi intorno..
“Io capo dei...ma non sono un lupo mannaro, signor Kalzaia”
“Kizaia. Sì, non sei un lupo mannaro, ma hai sconfitto il capo.”
“Guarda, tu mi sembri un tipo in gamba, perché non fai tu il capo? Io devo andare da un’altra parte a portare questo cristallo a degli amici”
“E sono forti come il Boss Robot?” chiede Lisa Vold, interessata.
“Bè, sì, anche di più, forse…” risponde Boss “perché?”
“Bene. Allora vengo con voi. Voglio vedere questi tipi più forti”
“Sei sicura, sorella?” chiede Kizaia.
“Certo, Pensavo che Feral fosse il più forte, ma vedo ora che non è così. Posso scoprire molte cose da questo viaggio. Andrò con loro.”
“Cosa facciamo, Boss?” chiedono gli assistenti.
“Bè, non possiamo perdere tempo, ci staranno aspettando. Se vuoi venire, d’accordo, ma dobbiamo partire subito!”
“OK” risponde Lisa, e con due balzi è già alla porta d’ingresso della navicella, con gran stupore di Boss. Diamine – pensa – è più veloce di un gatto…neanche l’ho vista.
“Lei vi proteggerà. Prenditi cura di mia sorella, Boss” dice Kizaia.
“Va bene, Chistaia”
“Kizaia.”
“Scusa…comunque, cercate di fare i bravi e di non ammazzare la gente, d’accordo? Mi raccomando, se no torno qui col Borot e vi meno tutti!”
“Va bene, general Boss.”
Però, suona bene! pensa Boss, mentre tutti salgono sull’astronave, che ascende rapidamente verso il cielo col robot e tutti gli occupanti, compresa Lisa.
Ad un certo punto, l’astronave ha un sussulto. Boss e gli altri guardano dall’oblò e restano inorriditi: Feral con un balzo si è aggrappato ad una delle estremità della nave.
“Non vi lascerò…non vi lascerò scappare!” grida Feral, ancora debole per i colpi ricevuti “Non porterai via il cristallo, maledetto!”
“Pazzo!” esclama Lisa “E’ sacrilegio rifiutare la sconfitta di un duello!”
“Lascia perdere questi discorsi!” urla Boss “Cosa facciamo adesso? Il Borot non può mica uscire!”
“Si è condannato da solo” risponde Lisa “Guarda” e indica un punto nel cielo che si ingrandisce sempre di più: un’enorme aquila.
“Vai, Ayala” dice solenne Lisa.
L’aquila aggredisce Feral coi suoi artigli, e lui è costretto a mollare la presa per il dolore e, cadendo dall’alto, finisce trafitto da un cuneo roccioso appuntito, morendo all’istante.
Boss e gli altri guardano allibiti.
“Violare le leggi del clan significa essere condannati a morte” conclude Lisa.
L’astronave si allontana dal pianeta Creed. Mancano sei giorni all’allineamento delle sette stelle.

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Nel prossimo post (Lunedì): torna Venusia!

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Edited by joe 7 - 8/8/2014, 19:55
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia, dopo uno scontro con Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. E’ ospitata dalla famiglia Nakashima: Jimmy, il figlio del professor Nakashima, prende Venusia in simpatia e la aiuta. Venusia decide di andare sul pianeta Bespin ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel. Intanto, Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Il Boss Robot riesce a trovare il primo cristallo, sconfiggendo fortunosamente Feral, uno dei Generali dell’Oscuro.


Actarus guarda lo spazio in silenzio. Nella zona d’ombra, dove si trovano adesso, non ci sono stelle: sembra di nuotare nell’inchiostro di china.
“Com’è possibile orientarsi in un buio simile?” esclama una persona dietro di lui. Voltandosi, Actarus vede Alcor che gli si era avvicinato.
“Siamo sincronizzati sulle linee di emissione dei cristalli che cerchiamo” risponde Actarus “Sono loro che ci fanno da guida. Quando arriviamo a un pianeta, all’improvviso troviamo un sole che lo illumina e satelliti e tutto quanto, come un comune sistema solare. Credo che questa “zona d’ombra” sia una specie di tunnel dimensionale”
“Però, sembri il professor Procton. Ma pensavi a questo quando guardavi fuori?”
“No…” risponde Actarus con un sussurro.
All’improvviso si sente una sirena e una voce che dice:
“Astronave in arrivo. Sta attraccando.”
I due si guardano in faccia e capiscono: Boss è tornato. Tutti quanti si accalcano al portello di comunicazione dell’hangar: ad un certo punto, ne esce Boss che tiene in alto il cristallo rosso con aria trionfante. Nuke e Mucha lo seguono. Gli amici si complimentano con Boss, quando dalla porta entra un’altra persona, totalmente inaspettata. Una ragazza dall’aspetto selvaggio, coi capelli raccolti in una treccia e vestita di pelle. Porta con sé sulla schiena una borsa legata ad una corda che tiene saldamente in mano.
Hola, amigos! Però, siete in tanti!” esclama il personaggio misterioso, alzando una mano in segno di pace. Ha un sorriso allegro e uno sguardo curioso. Si avverte però qualcosa di ferino nei suoi movimenti.
“E chi sarebbe questa, Boss?” chiede Tetsuya, sconcertato.
“Bè…è una ragazza lupo di quel pianeta, ci ha aiutati…voleva venire qui a tutti i costi…si chiama Lisa”
“Lisa Vold, hombre. Vedo che siete tutti qui per combattere. Ci sarà da divertirsi.” Si avvicina a Tetsuya, guardandolo fisso. “Hmm..sei tu il più forte?”
Jun si mette subito in mezzo “Che razza di domande fai?” chiede sconcertata. Lisa la osserva interessata e dice:
“Però, una muchacha tutta nigra…perché ti comporti così? Sei la sua padrona?”
Jun non sa che dire e si rivolge con lo sguardo a Boss, che, imbarazzato, interviene:
“Calmati, Lisa…Scusate, viene da un mondo diverso e quindi, insomma…”
“Non ci sono problemi, Boss” dice Actarus “se è un’amica tua, è anche amica nostra. Benvenuta nella Cosmo Special, Lisa Vold” dice alla ragazza lupo, stringendole la mano “Spero che ti trovi bene qui”
Seguro que sì. Mi piace stare in mezzo a tanti locos che hanno il coraggio di sfidare l’Ombra!”
Tutti si riuniscono al gruppo di Boss e alla ragazza lupo per ascoltare la storia, facendo mille domande. Actarus si allontana un momento. Quando stava guardando fuori nello spazio, non pensava all’Ombra o a cose simili. Si chiedeva dove fosse Venusia.

La macchina volante ha raggiunto lo Spazioporto, alla capitale di Betelgeuse. Ne scendono due persone: un ragazzo con una borsa e una donna dai capelli corti e vestiti casual. Anche lei porta una borsa con sé. Venusia e Jimmy si guardano intorno, un po’ smarriti. Ad un certo punto, Jimmy esclama:
“Da quella parte, Venusia!”
“Non chiamarmi così, Jimmy! Te l’ho detto, è meglio che io non sia riconosciuta: chiamami Hikaru!” risponde Venusia, spaventata.
“Ma in questa folla chi vuoi che ti conosca?”
“Non si sa mai”
A Venusia era dispiaciuto farsi tagliare i capelli: ora li ha esattamente come un tempo. Ma non ha scelta: deve cercare di nascondersi il più possibile. E’ vero che Jezabel la crede morta, ma la prudenza non è mai troppa.
“Ecco un bar: sediamoci un attimo” dice Jimmy. Venusia è d’accordo: ha bisogno di fermarsi un momento e di fare mente locale. L’ambiente è pieno di alieni di mille pianeti diversi: alcuni di forma umana, altri di forma simil-umana e altri per niente umani. Anche se è una babele di voci, Venusia capisce quasi tutto quello che dicono.
“Come funziona il traduttore universale?” chiede Jimmy a Venusia, appena si siedono. Lei si guarda il braccialetto al polso e risponde:
“Alla perfezione”
“Era piuttosto danneggiato quello che avevi addosso quando ti avevo trovato sulla spiag…”
“SST!!” lo zittisce Venusia mettendogli subito una mano sulla bocca. “Non parlare di queste cose, Jimmy! E ricorda, io sono Hikaru!” dice con un sussurro.
“Scusa…Hikaru. I tuoi documenti sono a posto?”
“Certo” dice Venusia, osservandoli un’ennesima volta. “Hikaru Makiba del pianeta Deneb 5” legge “Ma esiste un pianeta con un nome così?”
“Sicuro. Ha diecimila razze e più di un miliardo di dialetti. E’ fuori dalle linee commerciali, una zona di sbandati. E’ praticamente impossibile dire che quel documento…”
Stava per dire “è falso”, ma Venusia lo zittisce subito. Si avvicina un cameriere gigantesco, dalla testa pelata e gli occhiali scuri. Con voce cupa chiede:
“I signori desiderano?”
“Ah…due birre, grazie” risponde Jimmy.
“Ma quello lì è il buttafuori?” chiede Venusia, stupita.
“Anche. Sai, vicino allo Spazioporto c’è della gente un po’ turbolenta” poi aggiunge “Come sei messa a soldi?”
“Tuo padre ha ottenuto mille crediti vendendo la mia collana. Penso che basti per il viaggio. Comunque ho ancora qualche pezzo della collana, per ogni evenienza”
“Dunque sei proprio decisa ad andare a Bespin”
“Te l’ho detto, Jimmy: non ho scelta”
Jimmy emette un sospiro, poi tira fuori da una tasca un foglio e lo mostra a Venusia.
“Questo è l’orario dei treni”
“Treni? Ma Bespin è un pianeta, non una città: devo andare su un’astronave, Jimmy!”
“Strano che tu non lo sappia. Comunque, ci sono dei treni spaziali che collegano un pianeta con l’altro. Sono il mezzo più sicuro e veloce. Un’astronave ci metterebbe dei giorni per arrivare lì, solo un treno spaziale può portarti a Bespin in un giorno di viaggio. Il problema è che è molto costoso. Io non ci sono mai andato sopra. Comunque mille crediti sono una bella cifra, dovrebbero bastare”

“Cinquemila.”
“Cosa avete detto?” chiede Jimmy, a bocca aperta.
“Cinquemila crediti per Bespin solo andata” replica il bigliettaio, seccato.
“Ma è una rapina!” esclama il ragazzo, scandalizzato. Venusia gli tira il vestito, facendogli cenno di lasciar stare.
I due si siedono su una panchina con aria sconsolata, in mezzo a decine di treni e binari. Qualche treno parte, altri arrivano e altri stanno fermi in attesa della partenza. Un viavai continuo di gente passa frettoloso e non fa caso a Jimmy e Venusia.
“Maledizione” sbotta ad un tratto il ragazzo “Neanche fosse fatto d’oro, il treno! Cinquemila crediti! Cosa facciamo, Ve..Hikaru?”
Venusia non sa cosa rispondere. Deve andare a Bespin ad ogni costo, e subito. Lì ci sono le Amazzoni. Che ti possono portare da Jezabel. E da Rex. Deve andare.
“L’unico modo” sussurra Venusia “è l’imbarco clandestino”
Jimmy si mette in piedi davanti a Venusia “Ma è pericoloso! C’è la pena di morte qui per i clandestini!”
“Scusate” dice una voce gentile dietro di loro.
Jimmy sussulta e si volta. A parlare è stata una donna vestita di nero da capo a piedi, con un colbacco in testa, anch’esso nero, come pure la valigia che porta con sé. Ha lunghissimi capelli biondi e uno sguardo dolce e misterioso. Si rivolge a Venusia, dicendo:
“Lei è Hikaru Makiba?”
“Sì” risponde completamente sorpresa.
“Questo è per lei” e le porge un biglietto del treno. Venusia lo prende e lo osserva: è quello per Bespin.
“Deve scrivere il suo nome sulla linea tratteggiata” continua la donna misteriosa. Venusia non riesce a crederci.
“Ma…io non ho cinquemila crediti da darle!”
“Non ha importanza” risponde lei, allontanandosi “Tenga il biglietto e faccia buon viaggio, Maestà!”
Prima che i due, stupiti, possano rispondere, lei è già lontana.

Un ragazzo, in piedi davanti ad un treno in procinto di partire, si guarda in giro con aria agitata. Ha un cappello beige a larghe tese e un mantello dello stesso colore, che lo avvolge come un poncho. Si tranquillizza quando vede la donna dal colbacco nero che le si avvicina.
“Meno male che sei arrivata in tempo, Maetel” dice con ansia il ragazzo “Il treno sta per partire”
“Scusa, Tetsuro. Avevo un impegno importante, ma ora possiamo andare”
La donna sale sul predellino, quando Tetsuro le chiede:
“Maetel…”
“Sì?”
“Scusami, ma…quel biglietto…a chi l’hai dato?”
“E’ una storia lunga, Tetsuro. Per ora non posso dirtelo” Dopo un momento di pausa, aggiunge: “L’universo, Tetsuro, è pieno di misteri e noi ne comprendiamo solo una piccola parte. Sappi però che tutto ha un senso e una fine. Andiamo, il viaggio che dobbiamo fare è lungo”
Salgono tutti e due. Il treno fischia, emettendo fumo, e, sferreggiando, spostandosi lentamente poi via via più veloce, mostra il numero di matricola “999” sulla fiancata. Ascende sulla rampa e scompare nello spazio.

Arriva il momento della partenza anche per il treno di Venusia. Jimmy ha lo sguardo triste.
“Avrei voluto venire con te…” le dice.
“Voi partite domani per la Terra. I tuoi genitori hanno bisogno di te, Jimmy, e poi non volevi vedere il tuo pianeta natale?”
Il ragazzo non risponde.
“Da sola, è difficile che sia notata; ma in due, sicuramente gli unici che sono della Terra…attireremmo l’attenzione e sarebbe pericoloso”
“Già” dice Jimmy, poco convinto.
“Quando questa storia sarà finita, verrò a trovarti sulla terra, Jimmy. Te lo prometto”
Dopo un momento di silenzio, Jimmy, di getto, le dà un oggetto metallico.
“Tieni. E’ una cosa che avevo fatto tempo fa. Accettalo come regalo”
Venusia osserva l’oggetto.
“Grazie, Jimmy…cos’è?”
“E’ un piccolo teletrasportatore. Serve solo per trasportare gli oggetti, non le persone. Può esserti utile. Qui ci sono le istruzioni” dice Jimmy, consegnando un foglio a Venusia.
“Grazie, Jimmy…” ripete Venusia, commossa “Sei stato molto gentile e mi hai aiutato parecchio. Ti verrò a trovare con Actarus, te lo prometto…mi hai dato il tuo indirizzo?”
“E’ sul foglio che ti ho dato”
Venusia lo legge, ma per un momento non capisce.
“Ma…non ti chiami Jimmy Nakashima?”
“No, Nakashima è il nome di mio padre, non il cognome. Mi chiamo Jimmy Rei”
“Jimmy Rei…suona bene!”
Il treno fischia, segno che sta per partire. Venusia stringe a sé Jimmy e lo bacia sulla guancia.
“Addio, Jimmy…tornerò, te lo prometto!” dice lei, salendo sulla carrozza.
Il treno si allontana pian piano, mentre Jimmy lo segue, prima camminando, poi correndo, salutando Venusia, che si è affacciata al finestrino. Poi il treno sale lungo la rampa e si allontana in cielo, diventando un puntino davanti agli occhi di Jimmy, che adesso si sente solo. Gli era piaciuto stare con Venusia in quei giorni, e rimpiange che siano passati così presto. Ancora una volta si chiede se non sarebbe stato meglio andare con lei. Si incammina, silenzioso e indifferente alla folla, verso la sua macchina volante. Prima di partire, dà un’ultima occhiata allo Spazioporto di Amuro, la capitale di Betelgeuse. Jimmy ancora non lo sa, ma questo nome gli resterà impresso, e uno dei suoi discendenti lo porterà in futuro, guidando un robot che diventerà leggenda.
Ma questa è un’altra storia.

______________________________________________________________________
Il seguito la settimana prossima

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Edited by joe 7 - 8/9/2014, 16:24
 
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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia, dopo uno scontro con Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Venusia decide di andare sul pianeta Bespin ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel. Intanto, Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Il Boss Robot riesce a trovare il primo cristallo, sconfiggendo fortunosamente Feral, uno dei Generali dell’Oscuro.


Michiru Saotome osserva i suoi appunti, mentre beve il caffé. I calcoli sono corretti, le tre navicelle Getter e la sua navicella personale sono in perfetto stato. Ora sta analizzando le capacità di propulsione della Cosmo Special. Quel poco di tecnologia aliena che aveva visto quando erano su Fleed l’aveva lasciata a bocca aperta. Le possibilità di combinare una scienza così avanzata come quella fleediana con l’Energia Getter dà delle possibilità incredibili per il futuro.
La scienza l’aveva affascinata sin da piccola. Sua madre era morta quando era piccola e suo padre, il professor Saotome, le aveva insegnato i segreti dell’atomo e della Tecnologia Getter. La sua conoscenza scientifica non ha niente da invidiare a quella di suo padre, anche se preferisce non farlo notare ed essere in seconda linea. Sente infatti una forte vocazione per i combattimento e ha voluto appoggiare la squadra Getter sin dall’inizio, anche se, stranamente, non ha mai voluto guidare il robot Getter. Da quando suo fratello Tetsuro è morto guidando il prototipo Getter, ha sempre provato paura nel guidare dei robot.
Essere in seconda linea è sempre stata la mia vocazione, pensa Michiru, guardando lo spazio fuori dalla finestra. Non riuscirei mai a fare come Jun e Sayaka, anche se le voglio bene.
All’improvviso, avverte qualcosa che brilla e una linea rossa che le compare davanti. Stupita, si accorge che il cristallo che Ryo le aveva affidato sta brillando. La prossima battaglia questa volta tocca alla squadra Getter! Subito si alza, prende il cristallo e corre verso la camera di Ryo.

Il capitano della squadra Getter, vestito da karateka, sta seduto sul pavimento nella posizione del loto, raccogliendo le energie. La furia che lo assale in battaglia è sempre più forte: le sue tecniche yoga di raccoglimento sono necessarie perché possa imbrigliare questa forza e saperla incanalare. Se no, mette a rischio la sua vita e quella dei suoi compagni. All’improvviso, la porta si apre ed entra Michiru:
“Ryo! Il cristallo brilla! Tocca a noi!”
Ryoma Nagare si alza con calma e dice alla ragazza:
“Bene, vado a cambiarmi. Chiama gli altri membri della squadra!”
“OK”

Hayato Ijuin suona l’armonica. E’ il suo modo di rilassarsi prima di una battaglia, perché ha la sensazione che ci sarà tra poco. E di rado queste sue previsioni vengono smentite. E’ una cosa che ha capito dopo innumerevoli scontri. Michiru che arriva trafelata conferma le sensazioni del pilota del Getter 2.

Musashi Tomoe beve allegramente il sakè insieme a Boss Borot e a Lisa Vold. Ridono raccontandosi storie e barzellette: è il modo di rilassarsi di Musashi, il pilota del Getter che ha visto la morte in faccia molto più degli altri. Michiru lo chiama e lo rimprovera come sempre per il suo comportamento. Ma lei sa bene che Musashi diventa completamente sobrio prima di ogni combattimento.

La squadra Getter è davanti ad Actarus, mentre tutti stanno a sentire.
“Siete stati davvero veloci a prepararvi. Non vi avevo ancora chiamati che siete già qui!” dice Actarus, ammirato.
“Lascia stare i complimenti, Duke” replica Ryo, poco abituato a queste cose “Ti ringrazio, ma dimmi i fatti. Dove deve andare la squadra Getter?”
“Laggiù” replica, indicando un pianeta oltre la finestra del Cosmo Special. Un mondo completamente coperto da nebbie e brume indistinte, dove è impossibile distinguere alcunché di terra, mare o montagna. Dire che è cupo è un eufemismo. Per un attimo, Ryo reprime un brivido, senza sapere perché. E’ una sensazione che prova di rado, e non gli piace.
“Che razza di pianeta è? Sembra una bolgia infernale!” esclama Ryo.
“In un certo senso…” commenta Actarus “Questo pianeta si chiama Ade, ed è la sede di uno dei generali dell’Oscuro, Baron Samedi. E’ chiamato anche il Signore dei Cimiteri. Comanda gli spiriti dei morti”
“Come il Generale Hardias di Mikene” commenta Tetsuya.
“Cosa? In un posto del genere non ci metterei mai piede!” esclama Lisa Vold, impaurita. Contro cose simili, l’abilità di lupo serve a ben poco.
“Hai ragione, Lisa, è un posto terribile. Questa volta Goldrake vi accompagnerà, Ryo. Non voglio lasciare su di voi soltanto questo peso.”
“Storie” esclama Ryo “Ne abbiamo già parlato, Actarus. Bisogna arrivare subito a Darkhold, se vieni con noi rischiamo di non fare in tempo. Sta tranquillo, la squadra Getter ce la farà. Giusto, Hayato?”
“Certamente.”
“Musashi?”
“Sai la risposta.”
“Michiru?”
“Ne abbiamo affrontate di tutti i colori. Questa non me la voglio perdere!”
“OK, ragazzi. Tra cinque minuti al massimo vi voglio pronti nelle vostre navicelle. Andiamo!”
“Subito!”
La squadra Getter esce dalla sala di corsa, davanti agli occhi di tutti.
Sulla sua astronave Getter Aquila, Ryo inizia l’appello.
“Squadra Getter, a rapporto!”
“Getter Jaguar, pronto!” dice Hayato.
“Getter Bear, pronto!” esclama Musashi.
“Astronave Comando, pronta!” conclude Michiru.
“Partenza!” grida Ryo.
Le tre astronavi Getter e l’astronave bianca di Michiru escono dalla Cosmo Special e si dirigono verso il pianeta Ade.

Le quattro astronavi penetrano in un banco di nebbia che sembra non finire mai. I piloti si vedono a malapena tra loro: solo la radio e il radar permettono un minimo di comunicazione. Per diverse ore il viaggio continua in questo modo, e non si vede la fine: niente terra, niente confini, nessun segno di vita.
Mai visto nulla di più desolante. Solo il Gran Diavolo Uller o l’Imperatore Brai si troverebbero a loro agio qui, pensa Ryo, ricordando i vecchi nemici della squadra Getter.
Il radar comincia a dare dei problemi.
“Michiru” dice Ryo, aprendo il contatto con la Nave Comando “Siamo sulla strada giusta?”
“Certo, Ryo” risponde la donna, guardando il cristallo davanti a lei e la linea rossa che continua in mezzo alla nebbia “Il problema è che avremmo dovuto atterrare da tempo e invece siamo ancora in volo. Non capisco”
“Continua a farci da guida. Il radar mi sembra diventato instabile, ora per restare insieme faremo la formazione automatica” Ryo comunica ai due piloti: “Hayato, Musashi, formazione Getter 1!”
“OK” rispondono entrambi.
“Chaaaaaange…GETTA!”
Anche nella nebbia, aiutati dal sistema automatico, le tre astronavi si riuniscono perfettamente: il robot Getter 1 fa uscire il mantello e plana veloce accanto all’Astronave Comando di Michiru, restando al suo fianco. Dai suoi occhi esagonali fuoriesce una luce che cerca di spazzar via la foschia indistinta, senza grandi risultati. Ad un certo punto, il robot rosso avvista qualcosa di solido e atterra laggiù insieme all’astronave di Michiru.
“Solo rocce, mi pare, non avverto segni di vita” commenta Hayato.
“Cavolo, ho visto cimiteri più allegri” aggiunge Musashi ”Questo Baron Samedi dev’essere proprio un tipo deprimente”
“Chissà se comanda davvero gli spiriti dei morti?” si chiede Ryo.
“Non parlare di queste cose, Ryo, siamo già abbastanza depressi così” ribatte Michiru, un po’ spaventata.
All’improvviso, un urlo allucinante fa trasalire i piloti.
“Cosa diamine è stato?” chiede Musashi.
“E’ come se avessero sgozzato qualcuno” risponde Hayato.
Poi si sentono rumori vari, rimbombi, fischi e altre urla. Anche guardandosi intorno in continuazione, il Getter non vede nulla. La nebbia si alza leggermente, mostrando un panorama squallido e desolato. La squadra Getter ha i nervi tesi fino allo spasimo.
Dove diavolo siamo finiti? si chiede Ryo. Ed esclama: “Getter Tomahawk!” , facendo uscire all’unisono due tomahawk affilati, che sono afferrati saldamente dal Getter, mettendosi in posizione di difesa.
“Perché ti sei armato, Ryo? Non vedo niente” chiede Musashi.
“E’ per essere sicuri…aspetta! Guardate là!”
Una luce pallida rischiara una figura che cammina a mezz’aria, con assoluta tranquillità, verso di loro. Ha dimensioni umane. Sembra una donna coperta da vestiti strappati e stracci. Ha i capelli ricci, neri e lunghi; attorno a sé ha un enorme pitone che la avvolge. Sorride sicura e inquietante. La squadra Getter non sa cosa dire.
“Che sia quel Baron Samedi?” si chiede Ryo.
“Non pensavo che fosse una donna” dice Hayato.
La figura sospesa fa un leggero inchino e parla con voce di tomba:
“Vi ringrazio, è davvero un onore
essere scambiata per il mio signore;
ma in verità il suo luogotenente io sono.
Non lo sentite voi questo suono?”

E, dicendo così, alza un braccio lentamente, di lato, col palmo aperto. Subito dopo si sente un rimbombo che sembra venire da sottoterra. Il terreno si muove e il Getter fa fatica a stare in piedi. Michiru fa innalzare a mezz’aria la sua astronave. Poi guardano tutti con occhi sbarrati: una miriade di robot e mostri giganti fuoriesce da sottoterra, urlando. Sono tutti pieni di crepe, ferite e cicatrici; si muovono goffamente come degli zombi. La donna misteriosa a mezz’aria spalanca le braccia e la voce di tomba parla quasi come un canto:
“Alzatevi, o dormienti, dal sonno di roccia;
in questa notte di luna piena
vi dono di vita un’unica goccia.
Ricevete le tenebre e il suo emblema.
Io lo comando, io lo voglio,
terrore e disastro albergano in me,
risorgete ora dall’umido scoglio
e combattete famelici per il vostro re.
Io sono colei che dei morti comanda l’ira,
io rispondo al nome di Pomba Gira!”

Per un attimo Ryo resta pietrificato davanti al tremendo spettacolo che si trova davanti, ma poi gli altri due piloti del Getter lo scuotono.
“Muoviti, Ryo!”
“Non perdere tempo, ci stanno venendo addosso!”
Il pilota del Getter 1 reagisce:
“Lancio Tomahawk Boomerang!”
Le lame delle armi tranciano senza pietà i mostri che incontra, per poi tornare indietro. Il Getter li riprende per il manico e li lancia ancora. E ancora. E ancora. Molti cadono, ma altrettanti avanzano: inoltre, i caduti pian piano si ricompongono e si rialzano.
“Maledizione, non arriveremo a niente così!” esclama Ryo.
“Passa il comando a me” dice Hayato “forse un colpo più forte può finirli”
“OK, proviamo”
Il robot si scompone nelle tre astronavi per poi ricomporsi subito nel Getter 2 di Hayato, col terribile trapano al posto della mano destra.
“Getter Trapano!”
Il Getter passa attraverso quella marea di zombi-robot, maciullandoli e tracimandoli in continuazione. Ma la loro quantità è innumerevole, e viene catturato e immobilizzato da più mani.
“Dannazione, ma non finiscono mai?” esclama sconfortato Hayato. Deve aumentare la potenza della trivella al massimo: la velocità rotante dell’arma aumenta a livello impressionante, fino a generare una tromba d’aria.
“Getter Uragano!”
Gli zombi giganti sono gettati via da ogni parte e cadono: molti di loro si frantumano nella caduta. Ma tutti alla fine si rialzano e avanzano.
“Hayato, il Getter 3 ha la forza maggiore di tutti: passa i comandi a me. Intanto che li tengo impegnati, voi pensate a una strategia” esclama Musashi.
“Ricevuto” risponde Hayato “Cambio in Getter 3!”
Di nuovo le astronavi si separano e si ricompongono per ottenere la forma tozza del Getter di Musashi.
“Colpo del Monte Daisetsu!” esclama il pilota, afferrando un robot zombi e facendolo sbattere contro gli altri. Anche se gli avversari lo aggrediscono, non riescono a prevalere, sopraffatti dalle tecniche di combattimento di Musashi.
Pomba Gira, immobile a mezz’aria, contempla divertita lo scontro.
“Notevole spettacolo è questo:
tre combattenti in uno,
ciascun dell’altro più lesto
e senza paura ognuno.”

Accarezzando la testa del serpente che la avvolge, aggiunge:
“Vedi, Kraken, mio tesoro,
come inutilmente lottano costoro?
Per quanto grande sia la loro potenza,
alla fine si esaurisce.
Ma dei morti eterna è la pazienza
e il loro assalto mai finisce.”

La battaglia diventa sempre più cruenta, ma più tempo passa, più il Getter si sente sommergere da una marea di non-vivi.
_________________________________________________________________________

Nel prossimo post (Lunedì): La battaglia continua...

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RIASSUNTO:
Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Venusia, dopo uno scontro con Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, è finita nella colonia terrestre di Betelgeuse, all’insaputa di tutti. Decide di andare sul pianeta Bespin ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel. Intanto, Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. E’ il turno della Squadra Getter, che affronta le orde di mostri e robot zombi comandate da Pomba Gira, il luogotenente di Baron Samedi, uno dei Sei Generali agli ordini dell’Oscuro.


Da quanto tempo stanno combattendo? Dieci minuti, un’ora, vent’anni? Le trasformazioni del Getter si susseguono e i mostri vengono fatti a pezzi per poi ricomporsi. Ryo sente che quel suo desiderio oscuro di lasciarsi andare dalla furia del combattimento sta montando sempre di più: il suo respiro si fa via via più affannoso.
“Raggio Getter!”
Dal petto del Getter 1 esce il raggio verde che solo lui può mandare: gli zombi robot rimangono immobilizzati in un attimo per poi diventare polvere. Per un attimo i tre piloti pensano che la vittoria sia vicina. Vana speranza: dopo un po’, la polvere si risolleva e i mostri si ricompongono. La squadra Getter è esausta: in particolare, Ryo sente come un velo rosso che gli scende sugli occhi. Ormai non può più trattenersi: la follia combattiva di Ryoma Nagare ormai è esplosa.
“Fermati, Ryo!” urla Musashi, che ha capito subito.
“Stai solo facendo il suo gioco! Esaurirai ancora di più il Getter!” grida Hayato.
Ma Ryo ride con una risata pazza. Ormai i suoi occhi brillano assetati di sangue e il Getter colpisce senza pietà chi gli si para davanti: per quanto siano numerosi gli avversari e non possano morire mai, davanti al Getter cadono tutti come spighe di grano davanti alla falce. I due Getter Tomahawk colpiscono ripetutamente con risultati spaventosi, e il Getter Cutter (le lame sugli avambracci) fa aumentare il vuoto attorno a sé. Il Raggio Getter colpisce a tutta potenza, e il robot si avvicina sempre di più a Pomba Gira. Quest’ultima, in dimensioni umane, rimane sospesa a mezz’aria, osservando tutto con interesse divertito: non si aspettava così tanta resistenza. All’improvviso, il Getter vola rapido verso di lei per afferrarla, mentre Ryo grida con tutta la sua furia. Ma una barriera invisibile blocca a mezz’aria il Getter, che cade violentemente a terra, sommerso dai mostri-zombie. Pomba Gira ride ed esclama:
“Impossibile è possedere
colei che dei morti ha il potere
e alla fine anche voi combattenti
farete parte degli eterni dormienti.”


Il Getter si rialza subito, pronto a tornare all’attacco, quando sente un rombo dietro di lui: un essere gigantesco è spuntato dal suolo, ben più grande degli altri, con un elmo a tre corna e un mantello lacero. Il suo sguardo è di fuoco e la sua bocca ha due grandi canini rivolti verso l’alto. Una faccia barbuta spunta davanti al suo petto, con una ferita sulla fronte e gli occhi pieni di odio. Una visione da incubo.
“Ma quello…” dice Hayato, che l’ha riconosciuto dalla descrizione che gli aveva fatto Tetsuya tempo fa “..quello è il Generale Nero di Mikene! O meglio, il suo zombi!”
Anche Ryo e Musashi lo riconoscono e per un momento sono senza parole. La spada del generale Nero cozza contro i due tomahawk del Getter, che parano il colpo: ma la forza terribile dell’impatto fa scagliare lontano il robot, che sbatte con violenza contro le rocce circostanti. Anche se zombi, il Generale Nero non ha perso nulla della sua forza, che anzi sembra accresciuta dall’odio.
Pomba Gira esclama:
“Non crediate che siano senza nome
questi zombi, anche se privi di ragione.
Ciascun di loro ha legata a voi una storia
e portano rancore per la triste fine della loro gloria,
se non per causa vostra, per quella dei vostri compagni:
per questo vogliono vendetta sotto i loro calcagni.”

Il Getter vola in alto, cercando di riprendere fiato, quando viene colpito da missili volanti, gettati da un altro robot-zombi: il Genocyber F9 delle armate del Dottor Hell. Ryo non fa in tempo a riprendersi dalla sorpresa che il robot nemico gli va addosso, facendolo precipitare a terra, dove viene preso da un altro robot- zombi che lo stringe in una terribile morsa di ferro: il King-Goli, che urla la sua vittoria. Il Getter cerca di liberarsi, ma la morsa del mostro è peggio di una tenaglia. Con un colpo di tomahawk, il braccio del King-Goli viene tranciato di netto, e il robot si libera. Volando, atterra su una sporgenza rocciosa, che gli permette di vedere la scena. Non c’è speranza: oltre agli altri, vede spuntare anche il Grande Diavolo Uller, che aveva comandato una volta i demoni contro la squadra Getter. Ryo, Hayato e Musashi si sentono presi dallo sconforto, quando sentono una voce:
“Coraggio, ragazzi! Sono qui!”
A parlare è stata Michiru, che dalla Nave Comando estrae uno strumento simile ad un gigantesco bazooka meccanico.
“Ho dovuto metterci un po’ ad assemblare i componenti” continua la ragazza “Fatevi da parte!”
Il Getter vola in alto, mentre dal bazooka esce fuori un raggio verde ampio e luminosissimo che investe tutta la zona, facendo urlare i mostri e robot-zombi, che diventano polvere, senza che ci sia qualche cenno di ricostruzione.
“Ma…Michiru, hai usato il Cannone Navarone?” chiede Ryo, stupefatto.
“Esatto, il cannone che può mandare il raggio Getter a potenza massima. Ti ricordi che ci aveva aiutato in simili situazioni in passato?”
“Come hai fatto a capire che ci avrebbe aiutato?”
“Avevo notato che, quando usavi il raggio Getter loro diventavano polvere, anche se per poco. Ho pensato allora che un raggio Getter alla massima potenza avrebbe funzionato. Ho assemblato il Cannone Navarone mentre combattevate: sei stato in gamba a resistere per così tanto tempo, Ryo.”
“Sei grande, Michiru” risponde l’altro, sinceramente ammirato: lo spirito di osservazione della ragazza non smette mai di stupirlo.
Ma, all’improvviso, un enorme mostro, simile ad un serpente, assale la Nave Comando, distruggendo il Cannone Navarone in un colpo solo e scagliando lontano l’astronave, che sbatte duramente contro il terreno, lasciando dei pezzi dappertutto.
“Michiru!” gridano i tre sconvolti. Ma non hanno il tempo di reagire: il mostro-serpente avvolge nelle sue spire il Getter e apre l’enorme bocca piena di fauci per divorarlo. E’ il Kraken di Pomba Gira, che si è lanciato all’attacco obbedendo agli ordini della sua padrona. Pomba Gira ha assunto le dimensioni del Getter e guarda con rancore il suo nemico, ora avvolto dalle spire del suo serpente. Con l’unico braccio libero, il Getter 1 cerca di tenere ferma la testa del mostro che però scende lentamente su di lui, mentre la bava che gli cola dalla bocca brucia la superficie metallica del robot. La donna parla con crudeltà:
“Non illudetevi di vittoria,
è durata solo un momento la vostra gloria,
presto i miei servi torneranno
intanto il mio Kraken vi darà affanno.”


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Ringrazio moltissimo Haris Von Hayeser per l'omaggio! :inchino:
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Nel prossimo post (Lunedì): arriva Baron Samedi. Inoltre, se tutto va bene, questa settimana ci sarà una sorpresa... :face24.gif:

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Ecco finalmente la sorpresa che avevo promesso...ho provato a disegnare l'Oscuro e i Sei Generali come me li sono immaginati...coincidono con quello che vi aspettavate? Se volete fatemi sapere! :inchino:

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Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Dopo diverse peripezie, Venusia decide di andare sul pianeta Bespin ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro. Intanto, Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. E’ il turno della Squadra Getter, che riesce alla fine a sconfiggere le orde di mostri-zombi comandate da Pomba Gira, il luogotenente di Baron Samedi, uno dei Sei Generali agli ordini dell’Oscuro. Ma la vittoria è di breve durata: Michiru, insieme alla sua astronave, viene spazzata via dal Kraken, il serpente di Pomba Gira, che avvolge nelle sue spire il Getter.


Il Getter 1, avvolto dal serpente, tiene ferma la testa del mostro con la sola mano libera, ma le spire del Kraken stringono fortemente il robot. Ryo si sente senza forze: ha usato tutte le sue capacità nella precedente esplosione di furia combattiva. Hayato gli parla al microfono:
“Presto, Ryo, fai cambio con me!”
Il comandante della squadra Getter è così esausto dalla stanchezza che fa fatica persino a capire quello che gli dice Hayato: ma appena ha compreso, agisce tirando una leva. Il Getter si divide in tre astronavi, disorientando il Kraken, che non riesce a trattenerlo. Appena si allontanano dal serpente – che è rimasto a mezz’aria – le tre astronavi si ricongiungono in modo diverso:
“Chaange…GETTER DUE!”
Il robot di Hayato si mette subito a mezz’aria davanti al Kraken, mentre la trivella sul suo braccio inizia a girare.
“Il Getter ha affrontato l’Impero dei Dinosauri” esclama Hayato “figuriamoci se non riusciamo a sconfiggere una biscia troppo cresciuta come te!”
Il robot inizia a correre rapidamente attorno al mostro, sviluppando in questo modo diverse copie di sé per confonderlo.
“Il mio Getter è il più veloce dei tre, Kraken dei miei stivali: ora te ne accorgerai!”
Tutte le immagini del Getter 2 attorno al Kraken puntano contro il mostro la propria trivella, lanciandola a tutta forza come un missile che gira intorno a se stesso ad enorme velocità.
“Cono perforante!” grida Hayato.
Ma il Kraken evita con uno scatto improvviso la trivella ed assale con le sue fauci il Getter vero, tranciando di netto il braccio con la pinza. Hayato e il Getter 2 sbattono con forza contro le rocce sottostanti: nonostante la violenza dell’impatto, il robot cerca di alzarsi subito, ma il tentativo è vano: viene avvolto dalle spire del Kraken come prima, solo che questa volta la presa è molto più forte di prima e non è più possibile per il robot dividersi ancora in tre astronavi. I denti del serpente affondano crudelmente dentro la lamiera del metallo del Getter 2, squarciandola. Pomba Gira esclama soddisfatta:
“Grande sbaglio fate volutamente
nel vedere solo un serpente
nel mio Kraken dalle grandi spire:
sottovalutarlo significa morire!”


Michiru giace accasciata sopra il cruscotto dell’Astronave Comando, mentre un filo di sangue le scende dalla fronte. All’improvviso, si alza una voce leggera:
“Michiru!”
Nessuna risposta. La ragazza rimane svenuta e inerte.
“Michiru, svegliati!”
Lei apre con fatica gli occhi, cominciando a guardarsi intorno. Tutto è indistinto e fa fatica a guardare bene: la botta che ha preso è stata forte, deve ancora riprendersi. Fortuna che aveva il casco. Ma non capisce bene: qualcuno l’aveva chiamata? Sembrava una voce familiare…forse uno di quei sogni di dormiveglia…
“Michiru, sono io!”
Questa volta l’ha sentita bene. Si alza di scatto sullo schienale della sedia, guardando in giro con più attenzione, un po’ spaventata: ma non c’è nessuno, solo nebbia indistinta. No, c’è qualcosa, una forma vagamente umana…davanti agli occhi della ragazza la forma diventa più precisa, anche se trasparente e spettrale. In un primo momento, Michiru non lo riconosce, ma poi lancia un grido di spavento e stupore: è suo fratello Tetsuro, che era morto guidando il prototipo del Getter anni fa!
“Non è possibile…Tetsuro…ma sei tu? Sto sognando? O…o sono morta anch’io?”
“No, sorellina, non sei morta” risponde il fantasma, sorridendo “Questa è la valle dei morti, dove comanda Baron Samedi. Ascoltami, che ho poco tempo: la cintura. Ricorda la cintura, Michiru…”
Lo spettro scompare nella nebbia e Michiru esclama:
“Tetsuro! Tetsuro! Dove sei?”
La ragazza esce dall’astronave, guardando in giro: nulla, solo una nebbia spettrale.
La cintura…cosa vuol dire la cintura? Era davvero Tetsuro? Mio Dio…dove siamo finiti?
La ragazza si guarda la sua cintura, senza capire: poi le viene in mente qualcosa. Barcollando, Michiru torna all’astronave e controlla i comandi. Per fortuna, rispondono. Accende la radio e parla al microfono:
“Michiru a Getter. Michiru a Getter. Rispondete!”

Gli apparecchi interni del Getter gemono sotto la stretta spaventosa del serpente. Delle incrinature iniziano a svilupparsi in vari punti del robot, mentre le zanne del mostro affondano più profondamente. Alcuni lampi elettrici compaiono nelle cabine dei piloti.
“Dannazione” esclama Hayato, sudando freddo. Tirando una leva, nota che la spia che gli interessava è ancora accesa. La sua bocca si stende in un sogghigno.
Bene – pensa – non tutto è perduto. Ti aspetta una sorpresa, lucertolone!
La trivella, lanciata in precedenza e finita per metà sottoterra, si alza lentamente, uscendo dal buco che aveva fatto ed obbedendo ai comandi di Hayato. L’estremità appuntita dell’oggetto si volta verso la testa del mostro. Inizia a girare attorno a se stessa, prima lentamente, poi sempre più velocemente, fino a diventare quasi invisibile per la grande velocità, senza il minimo rumore. E’ tutto pronto. Hayato ad un certo punto grida:
“Colpo perforante alla massima potenza!”
La trivella parte istantanea, con una velocità superiore persino a quella di un proiettile, trapassando la testa del Kraken con una violenza tale da farla esplodere. Il mostro rimane decapitato e le sue spire cadono all’istante ai piedi del Getter, sotto lo sguardo stupito di Pomba Gira. Quest’ultima, piena di rabbia, grida:
“Kraken! Non è possibile!
Per questo la mia furia sarà indicibile!”

Dal nulla lei estrae una spada e si prepara ad assalire il Getter, ma in quel momento una voce dietro di lei la ferma all’istante.
“Basta così, Pomba Gira. Hai perso. Fatti da parte.”
Baron Samedi, coi capelli bianchi agitati dal vento, è comparso camminando a mezz’aria ed osservando i due avversari coi suoi occhi privi di iridi. Il suo vestito lacero mostra la sua pelle cadaverica. Le sue dimensioni equivalgono a quelle del Getter. Pomba Gira, contrariata, abbassa la spada.
“Obbedisco, mio signore,
nonostante bruci di rancore.”

“Possibile che tu non l’abbia ancora capito, Pomba Gira?” continua il Generale, voltandole la schiena ed osservando il Getter “Questo è il regno dei morti. Un regno silenzioso e privo di battaglia. In questo luogo, tutto è finito. I conflitti si fanno fuori da questo mondo: la mia armata di zombi agisce fuori dall’Ade, non dentro”
La donna non risponde, guardando con ira verso il basso.
Hayato esclama: “Dunque tu saresti il capo? Baron Samedi?”
“Esattamente. Sono Baron Samedi, il Signore dei cimiteri, uno dei Sei” risponde l’altro, senza alcun movimento, in totale tranquillità, come se stesse semplicemente conversando.
“Semmai dei cinque” risponde il pilota “Feral è morto, ed ora tocca a te”
L’altro non risponde e nemmeno si muove.
“Bè?” chiede Musashi “Attacchi o fai la bella statuina?”
“Ti ho già attaccato, non te ne sei accorto?”
Ryo, Hayato e Musashi restano sorpresi: dov’è questo attacco? Hayato muove una leva per far agire ancora la trivella, ma si accorge di muoversi con fatica: il guanto gli sembra diventato più grande…no, non solo il guanto, tutta quanta la tuta. Persino l’elmetto gli sembra pesante. Poi non aveva mai notato tutta questa polvere sui comandi. Cosa sta succedendo?
Anche gli altri due piloti provano le stesse sensazioni. Musashi si toglie l’elmetto, e osservando le sue braccia vede che sono diventate magre. Magre e raggrinzite. All’istante si sente raggelare e si tocca il volto. E’ pieno di rughe. E’ diventato vecchio. E dal Getter cadono piccoli pezzi, come se il robot avesse mille anni. Le leve dei comandi si muovono a fatica, perché lentamente si arrugginiscono. Pure Hayato e Ryo, spaventati, si accorgono di essere invecchiati all’istante. Il Getter, immobile, trema come se stesse per crollare su se stesso. Un po’ di polvere, spinta dal vento, si allontana da lui.
“Il mio attacco non è fisico come il vostro” spiega Baron Samedi “Non vi ho detto che mi chiamano il Signore dei cimiteri? Al mio comando, alla mia sola presenza, la vita fugge da me. Mi basta uno sguardo, un pensiero, un niente perché tutto intorno a me diventi polvere. La vita vi sta sfuggendo rapidamente di mano e tra poco morirete. Ma non preoccupatevi: dopo tornerete da me. E mi servirete per sempre.”
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Nel prossimo post (Lunedì): scontro finale!

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Ill.mo Fil. della Girella

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Metto qui l'allegato "Grande Ombra". Poi, per riempire un pò lo spazio, rimetto qui il disegno sui Sei Generali. :nagai:

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Edited by joe 7 - 8/9/2014, 16:28
 
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