Forse questo thread merita di tornare in superficie.
Come lavoro io: parto in genere da una frase. Spesso mi viene in mente all'improvviso, altre addirittura la sogno (il "proverbio" di Fleed nella "Guerra", ad esempio).
Può essere parte di un dialogo, o la battuta conclusiva del racconto; a volte sono solo due parole. Quale che sia, la frase continua a frullarmi in mente - forse dovrei dire molestarmi - fino a costruirsi intorno una trama: e a quel punto comincio a scrivere.
Scrivo in ordine fondamentalmente cronologico, anche se spesso le scene salienti le abbozzo in anticipo, spesso solo come dialoghi senza "movimenti di scena", per fissare qualche scambio che mi sembra efficace; poi mi metto a lavorare prima di scalpello e poi di lima, tagliando, spostando e rivedendo tutto, cercando di ridurre aggettivi ed avverbi a nomi e verbi, e revisionando infinite volte la punteggiatura. Quando sono relativamente sicura del testo, lo faccio leggere ad alcuni lettori selezionati
che mi aiutano a scovare le inevitabili magagne... e poi se ci riesco aspetto un po' prima a di pubblicare (unica eccezione la "Guerra", che ho scritto praticamente in diretta, e continuo a chiedermi come ce l'abbia fatta).
So sempre come la storia andrà a finire, ma non sempre come farà a finire nel modo previsto: per questo mi faccio guidare dai personaggi. Li metto in una situazione e e mi chiedo come si comporterebbero. Quoto Aster: è un po' come essere attori.
Inoltre, visto che ora sto lavorando secondo una storyline continua, è fondamentale crearmi una "leggenda", un passato per ciascun personaggio che magari non emergerà mai, ma che per me è indispensabile per prevedere le sue reazioni e i suoi movimenti nelle situazioni in cui lo inserisco.
Nella costruzione dei racconti amo molto giocare con i punti di vista: tutto è sempre visto attraverso gli occhi di un personaggio. Quando cambio personaggio, è come se cambiassi inquadratura: per questo i capitoli sono spesso composti di trafiletti staccati ed hanno un ritmo a volte un po' spezzettato.
Infine: anche se scrivo dacché mi ricordi (almeno dalla prima media, comunque) ho cominciato lavorare in modo rego!are da quando sono arrivata qui, e qui ho iniziato anche a trattare temi un po' diversi dai miei soliti (distopie ed umorismo demenziale). E da quando questo accade, mi sono accorta che leggo, e anche mi guardo attorno, in modo diverso, osservando per trarre spunti, chiedendomi come descriverei una scena o organizzerei un dialogo. È come se avessi un occhio in più, e di questo devo ringraziare tutti quelli che mi hanno stimolato a continuare.