Ecco il secondo episodio:
ACT 2. Una terra desolata
Duke Fleed posò i piedi a terra trattenendo il respiro. Attorno a lui solo macerie, fino a dove lo sguardo poteva arrivare. Il cielo era scuro, coperto da fitte nuvole grigie, e sotto le nuvole soffiava un vento fortissimo che sollevava la polvere delle macerie trasformandola in una specie di tempesta di sabbia.
“Questo è davvero il pacifico pianeta Fleed?” si chiese Actarus mordendosi le labbra. Il paesaggio di Fleed era il muto testimone degli avvenimenti della grande guerra che aveva portato alla sua fine. Vedendo questo panorama desolato, e ripensando alle numerose vittime, Actarus sentì crescere dentro di se la rabbia nei confronti del grande re Vega, ormai scomparso. Come a rispondere ai suoi sentimenti, una violenta raffica di vento si levò, spazzando quella terra desolata.
Il paesaggio di Fleed fu uno shock anche per Maria, la quale riusciva a stento a trattenere le lacrime.
Accortosi dell'angoscia della sorella, Actarus le parlò dolcemente:
“Maria...ormai Re Vega non c'è più. Fleed è risorto. Sicuramente ci sono dei sopravvissuti. Dobbiamo trovarli al più presto e unendo le forze restituiremo splendore alla civiltà di Fleed.”
Queste parole ridiedero coraggio a Maria, il cui volto tornò ad essere sorridente. Maria aveva solo 15 anni e per lei il fratello era una figura forte e rassicurante.
Da quando erano entrati nell'atmosfera del pianeta, il clima era stato decisamente pessimo. Il vento soffiava a più di 40 Km all'ora e le tempeste magnetiche impedivano l'uso del radar. Sulla superficie, la tempesta di sabbia rendeva difficile vedere oltre un palmo dal naso. Ritrovare il palazzo reale di Fleed era sembrata un'impresa davvero difficile. Affidandosi solo alla sua memoria per la direzione, Actarus aveva fatto atterrare Goldrake.
“Onestamente, non ho la certezza di dove possiamo essere. Ma è certo che da queste parti c'era una città, ed è molto probabile che i sopravvissuti vi si siano rifugiati. Il palazzo reale non deve essere molto lontano da qui. Ma a giudicare dal buio, ormai deve essere notte. Sarebbe pericoloso fare ricerche adesso. Per stanotte dormiremo all'interno di Goldrake e domani inizieremo le ricerche. Non ti preoccupare, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.”
“Già”
“Bene...A proposito, Maria...”
“Cosa?”
“Io avrei un po' di fame. Prepareresti qualcosa da mangiare?” Con quella frase a sorpresa, Actarus voleva ridare un po' di coraggio a Maria.
“Sissignore, Vostra Maestà”
Scherzando in questo modo, i due ritornarono verso Goldrake.
Con il calar della notte, il cielo schiarì e anche il vento smise di soffiare. Le stelle cominciarono a brillare nel cielo. Rispetto a poche ore prima, l'atmosfera era completamente diversa.
Terminato il pasto, Actarus e Maria scesero da Goldrake e si misero a guardare le stelle da sopra le macerie.
“Senti Maria...quanti saranno i sopravvissuti?”
“Chissà...”
“Io ecco...vorrei far venire su Fleed anche i sopravvissuti del pianeta Vega.”
“Eh?”
“Anche la gente di Vega, a conti fatti, è stata solo una vittima delle ambizioni di Re Vega il Grande. Senza una patria a cui tornare, ora staranno vagando nello spazio.”
“Già...anche io lo penso e sono d'accordo con la tua idea.”
“Davvero? Grazie. E tuttavia, chissà quanti anni ci vorranno per ricostruire tutto...”
“Lo so bene.”
In un primo momento, sentendo l'idea del fratello di accogliere i sopravvissuti di Vega, Maria ne era rimasta molto sorpresa, ma poi non aveva potuto che essere d'accordo.
“Bene. Ora andiamo a dormire. Domani dobbiamo alzarci presto.”
“Si”
I due si alzarono e ritornarono verso Goldrake. Ma ripensando al misterioso oggetto volante che avevano visto quello stesso giorno, Actarus non riuscì a scrollarsi di dosso una diffusa sensazione di ansia.