INTERVISTA ALL’AUTORE DI BIG ROBOT, ALBERICO MOTTAI PERSONAGGIDiversi personaggi di Big Robot hanno il nome preso dalle stelle, come in Atlas Ufo Robot. E’ un caso, o una cosa voluta, visto che il nostro protagonista verso la fine della storia viaggia “verso le stelle” con l’astronave Sunbeam?Volutamente scelto il genere stellare. Mi affascina la mitologia e la fantascienza.
Da dove ha preso i personaggi di Alya e Orkus, assai emblematici e ricchi di significati simbolici?In senso elementare, rappresentano due esseri contrapposti: Alya attinge energie positive dalla fonte creatrice dell'universo (la luce), mentre Orkus è manifestazione della negatività (tenebre).
Come mai Alya nella VK non parla? Nell’episodio 2 (VB e VK), “Rapporto su Alya”, Luno ipotizza che Alya sia un’aliena, forse addirittura degli Hydra di Fuher. E’ possibile?Non parla per qualche disfunzione relativa alle sue facoltà ultraterrene. I bambini soggetti a qualche disturbo psicosomatico sono da sempre risultati molto sensibili alle percezioni extrasensoriali. Lei non è come gli altri bambini. Forse non è nemmeno una bambina. E’ un essere divino a cui non serve la parola. Ma non ci ho ragionato molto su questo, come su altre motivazioni di questo fumetto. D’istinto, mi è venuta così. D’altra parte, se parlasse, sarebbe una bambina normale con poteri straordinari. Ma avrebbe attirato molta meno attenzione da parte vostra. O mi sbaglio?
Sulla sua provenienza, beh, che ne sappiamo noi? Luno ipotizza che sia aliena su una base di indagine tecnica che non può considerarne gli aspetti soprannaturali, ma conferma una sua relazione con le forze che attaccano dallo spazio.
In Big Robot, il personaggio di Luno è un omaggio al robot C-3PO di Guerre Stellari. Per il personaggio di Trone, invece, ti sei ispirato a qualcuno oppure no? Se si, a chi o cosa?Esatto per Luno. Trone invece è invenzione mia garantita. L'ho affiancato a Luno per fargli da spalla. Mi serviva il classico compare erculeo che risolvesse le situazioni di forza. Luno è la mente, Trone il braccio. Mi è molto simpatico; col tempo riuscii anche a evidenziare il suo carattere semplice ma deciso e generoso.
Da dove viene il nome “Dayna”? Forse da Diana? C’è qualcosa tra Antares e Dayna?Mi piaceva quel nome quasi da “daino femmina”, selvaggio. Quel fascino che mi ha sempre attirato nelle donne, come l’animale sfuggente, la preda a cui dare la caccia.
Dayna è per così dire la compagna di Antares. Abitano nella stessa casa ma non ho mai approfondito il loro rapporto.
Da dove viene Tomy?E’ un ragazzino orfano ricuperato da qualche parte del mondo devastato.
Oltre ai piloti Mik e Roy, c’è anche un terzo pilota? Nell’episodio 10 (VK), “SOS dallo spazio”, compare il pilota Pol (a proposito, tutti i piloti degli aerei della Base Union hanno nomi con tre lettere?).Avete ragione, ho commesso inavvertitamente un errore. Già nel primo episodio “Lo scudo invincibile, all’ultima pagina ho scritto il nome Pol anziché Roy. Da lì poi può essere nata della confusione anche in storie seguenti. Vedrò di correggere le storie ancora in lavorazione.
Nanus somiglia un pò al Gollum del Signore degli anelli. Ti sei ispirato a lui o a qualcun altro?Certo potrei avere avuto qualche ricordo dentro di me a cui ispirarmi ma non ricordo. Del resto, la nostra anima è la nostra memoria e quello che facciamo o creiamo viene di conseguenza da tutto quello che ci siamo messi dentro. Come quando a scuola ti insegnano i rudimenti essenziali della cultura e sulla base di quelli tu ripercorri il cammino dello scibile umano a cui tu poi potrai aggiungere dei passi successivi. Non so se io avessi già visto Il signore degli anelli... mi pare che il primo film sia uscito all'inizio degli anni 2000. Quindi il mio Nanus aveva già 20 anni.
Asteria: è stato preso lo spunto da Naida? Come mai l’hai fatta ammazzare subito? Ero rimasto sorpreso quando l’avevo letto. Pensavo che sarebbe stata un comprimario interessante.Una figura di passaggio: un androide servito solo per un paio di storie. L’ho sacrificata in nome di un finale che mi piaceva, con quella lacrimuccia che sgorga dall’occhio di Luno, il robot che sta vivendo la sua evoluzione verso una scintilla di umanità, al di fuori dei suoi limiti tecnologici. Questa mi pare una delle idee carine che emergono da Big Robot. La vita artificiale costruita dagli uomini che si evolve a immagine dell’uomo. Un concetto che abbiamo già nel nostro DNA.
Nella VK non si fa più cenno alle “forze di Hydra” citate nell’episodio 4 (“Lo scudo invincibile”) e gli alieni tornano ad essere “alieni generici”. Come mai?Nella riproposta, questo nome mi è sfuggito. È passato troppo tempo e me l’ero dimenticato.
RIFERIMENTI ROBOTICINella storia, oltre ai vari richiami alle serie robotiche, mi ha colpito il fatto che la trama ricordi un po’ quella di Danguard, in cui, nella seconda parte della serie, la base Jasdam diventa un’astronave che viaggia nello spazio verso il Pianeta Prometeo. E’ un omaggio a quella serie?Nessun riferimento voluto a Danguard: Antares rappresenta il desiderio dell'uomo nuovo che vuole andare oltre la sua realtà planetaria per conquistare la vera conoscenza dell'immensa dimensione nel quale stiamo vivendo da saccenti microbi presuntuosi. Ed ecco perché, a un certo punto, gli ho fatto spiccare il volo con la Sunbeam, che l'ultimo prodigio di Alya ha reso possibile. Direi che questo nuovo sviluppo della vicenda è nato come incoraggiamento per le giovani generazioni ad esplorare i nuovi orizzonti in cui dobbiamo riporre le nostre speranze.
Spesso leggo scopiazzature e similitudini tra i personaggi di Big Robot e quelli dei cartoni giapponesi. Ho già ampiamente descritto come si prese la decisione di affiancarsi a quelle novità che invadevano il nostro mercato, sottraendoci il pubblico dei ragazzini che per decenni aveva costituito il nostro bacino di lettori. Se la scelta fu quasi obbligata, si deve anche ammettere che noi cercammo di cavalcare la loro onda pubblicitaria per rimanere a galla. Ma questo avvenne di sicuro anche nel nome di una grande ammirazione per quei cartoni che conquistavano il mondo. Sinceramente non ho pensato di fare qualcosa di troppo simile a Goldrake e compagnia bella, ma quando ti trovi con la matita in mano, fai quello che la mente e il cuore ti suggerisce. Forse alcune somiglianze sono evidenti, ma vi assicuro che non ho mai guardato con la lente quei modelli per imitarli. Anche perché le immagine in tv erano sfuggenti e non potevi ancora fermarle col videoregistratore. Quando mi dite che avevo scelto la via di Jeeg Robot per l'assemblamento dei componenti, casco dalle nuvole. Io avevo pensato parecchio a quella soluzione e non ricordo di avere mai visto in un filmato una scena di quel tipo. Di Jeeg Robot ho avuto sottomano solo l'immagine di una copertina, che forse conservo ancora, che mi serviva come riferimento proprio per non fare un robot uguale a lui. Qualche particolare certo mi fu ispirato dal ricordo di qualche cartone visto in TV. Ma, come si dice, una cosa tira l'altra e anche le idee possono venire tirate da altre idee. Quando si parla dei vari autori...Go Nagai, ma chi lo conosceva? Allora non arrivavano certe informazioni e forse ancora non interessavano alla gente. Adesso si fa presto a sfornare paragoni e riempirsi la bocca di quei nomi che sapevano di ammiragli della marina giapponese! Adesso c'è internet che ti può dare tutte le informazioni con un tocco di tasto. Per noi era come parlare giapponese. Niente di niente. Tranne che sedersi a volte davanti alla TV, accanto ai nostri ragazzini, a fare il tifo per i nuovi eroi robottoni che riempivano lo schermo di pugni d'acciaio e getti fotonici a suon di musica roboante. Ma non potevi certo passarci il pomeriggio! Abbiate pietà e rendeteci atto di avere fatto leva su uno strumento d'importazione per raccontare anche noi qualche bella storia che è rimasta nel cuore di tanti giovani lettori. Come s'era fatto con Topolino e Paperino, del resto, che hanno dettato legge per molti decenni prima e hanno trascinato nella loro scia un esercito di altri personaggi animaleschi di ogni sorta... più o meno imitazioni ma anche geniali derivazioni un genere che ha aperto le porte alla fantasia di molti bravissimi autori.
Per curiosità, qual’era la serie robotica che preferivi, se ce n’era una?Senza dubbio Atlas Ufo Robot, la prima, che è stata la più esaltante. Le altre hanno seguito l'onda e per quanto tutte avessero loro pregi, Goldrake è rimasto nel cuore come il primo amore.
STRUTTURA DELLA STORIACome mai nessuno alla Base Union si preoccupa delle persone sofferenti nelle città distrutte? Sembra che non abbiano nient'altro da fare che combattere gli alieni, eppure c'è anche un mondo da ricostruire. Perchè non hanno fatto degli ospedali, costruito delle case, distribuito del cibo...insomma, le cose essenziali da fare?Delle domande che mi poni su Big Robot questa mi ha colpito maggiormente: avevo proprio dedicato a questo argomento una storia (Episodio 12, “I contaminati”) che apparirà nel secondo numero ed è appunto un'accusa all’inefficienza delle autorità di base Union per la sorte di quei poveretti e non solo... ho voluto riscattare in qualche modo la loro esistenza quando, asserviti alla causa aliena da Fuher, con l’inganno, riescono a trovare il coraggio di ribellarsi ed aiutare essi stessi, col loro eroico sacrificio, Base Union a sopravvivere. Non potevo certo dimenticare questo aspetto drammatico della storia di Big Robot e, per evitare rimedi di circostanza da parte dei politicanti di turno, ho preferito che fossero loro, i sopravvissuti, a dare una lezione di dignità agli altri, da ricordare nel tempo. Secondo me è una delle più belle storie della serie, ma spesso ho notato che le intenzioni vengono male interpretate da lettori superficiali che poi sparano in internet i loro giudizi beffardi. E purtroppo, di seguaci altrettanto superficiali ne trovano a schiere. E' per questo che mi sono complimentato con voi, per il vostra serietà nell'affrontare in modo approfondito anche i temi di storie a fumetti che certamente non appartengono all'elite della nostra arte.
Nella storia appare una piccola incongruenza: nell’episodio 3 (“Ritorno alla Terra”), Luno racconta che la Base Union fu costruita con l’intenzione di aiutare l’umanità distrutta, mentre nell’episodio 2, (“Rapporto su Alya”), lo stesso Luno racconta che la base fu costruita per difendersi dagli attacchi degli alieni. La Base Union fu costruita per entrambi i motivi, quindi?L'episodio "rapporto su Alya" parla della fortezza di Base Union come baluardo di difesa contro gli alieni. L'episodio "Ritorno alla Terra" si riferisce a Base Union come centro di organizzazione della nuova società improntata sulla pace. Una specie di nuovo stato, insomma.
Sempre nell’episodio 2 (VB-VK), Luno dice che “il primo attacco alieno avvenne poco dopo la comparsa di Alya. Fu per questo che fu costruita Base Union.” Ma allora, cos’era quel “centro spaziale” da cui erano partiti gli esperti per analizzare Alya uscita dal meteorite, anni fa? Un prototipo della base attuale?Mi pare di avervi già risposto a questo. All’inizio, con l’aiuto dei robot venuti dalla Luna fu creata Base Union come avamposto di una nuova civiltà. La fortezza della base, da cui prende lo stesso nome, è un baluardo di difesa contro gli attacchi alieni. Fu costruita in seguito, divenendo la parte preponderante della base.
Nell’episodio 3 (VB-VK), “Ritorno alla Terra”, Antares viveva in una nave arenata con il comandante Horion e Dayna. Forse, Horion era all’inizio il capitano di una nave? E Antares e Dayna erano stati marinai?Quella nave era il prototipo della futura Base Union, forse il famoso “centro spaziale” da cui erano partiti gli esperti per esaminare Alya nell’episodio 2, “Rapporto su Alya”?Si erano semplicemente rifugiati in quella nave arenata provvisoriamente e che probabilmente servì come base di partenza per approntare un programma di future installazioni. Quello del “rapporto su Alya” probabilmente era già un laboratorio approntato nella nuova base in costruzione. Ovviamente, le cose nascono per gradi e non con un schiocco delle dita, ma partendo da quelle più necessarie.
Nell’episodio 3, “Ritorno alla Terra” (VK), i 25 anni di permanenza dei robot Luno e Trone sulla Luna sono stati cambiati in 11. Come mai?Sono stati cambiati in seguito a un calcolo rifatto durante la versione VK. 25 anni erano troppi rispetto all’età apparente di Antares quando incontra i due robot al loro arrivo.
La cronologia degli eventi di Big Robot sembra essere la seguente:
- Luno e Trone viaggiano sulla Luna
- guerra atomica
- Luno e Trone tornano sulla Terra dopo 11 anni (VK)
- i robot incontrano Antares, il comandante Horion e Dayna
- un meteorite arriva sulla Terra, portando Alya
- gli alieni attaccano
- viene costruita Base Union
- gli attacchi sono più forti e viene costruito Big Robot.
E’ corretta?- Luno e Trone vanno sulla Luna
- guerra atomica
- Luno e Trone tornano sulla Terra dopo 11 anni (VK)
- i robot incontrano Antares, il comandante Horion e Dayna
- iniziano la costruzione di Base Union come centro di rinascita
- un meteorite arriva sulla Terra, portando Alya
- gli alieni attaccano
- viene costruita la fortezza di Base Union
- gli attacchi sono più forti e viene costruito Big Robot.
Così è corretta.
IL MISTERO DI BIG ROBOT: IL ROBOTA cosa ti sei ispirato per creare il Big Robot? A me ricorda un guerriero medievale con tanto di elmo.L'ispirazione di Big Robot è venuta da una visione personale di come dev'essere un eroe dei fumetti. Diciamo che ha dentro un po' l’esperienza del passato, comprese le letture giovanili dei fumetti classici come l'uomo mascherato, ovvero la maschera che nasconde un volto classico da eroe, quelli volitivi che menavano botte ma ispiravano fiducia. Non è che l'abbia voluto proprio così: è venuto da solo come tutte le cose che devono essere in un certo modo già stabilito dentro di te e che vengono loro a cercarti. Quelli giapponesi hanno senz'altro dato il via ma i loro volti mi sembravano appartenenti a idoli esotici, giocattoli meccanici ben costruiti ma senz'anima. E infatti non l'avevano. I personaggi erano i ragazzi che li guidavano, con le loro storie, i loro amori, i loro problemi. Io ho lasciato ad Antares la sua vita di tutti i giorni e ho preferito assegnargli un altro ruolo, che si evidenzierà pian piano alla ricerca di ideali ancora velati dal mistero del cosmo, in cui viviamo e poi...
Big Robot non è per Antares solo un mezzo meccanico ma uno strumento da indossare, l'armatura del cavaliere che gli permette di affrontare i draghi, un'altra parte di sé stesso protettiva e maneggiabile come parti del suo corpo. Quando parla Antares, indugio spesso a far provenire i fumetti dal robot visto da fuori, come fosse Il Big stesso a parlare, pensare e decidere le mosse. Questo per valorizzare il suo ruolo di potenza, che non è quello di Antares. Il pilota è la sua anima ma quello che spacca il mondo e consente le azioni più spericolate è lui, il robot.
Luno ha partecipato alla costruzione del Big Robot? Come mai Big Robot è più potente dei robot alieni, che dovrebbero avere una tecnologia superiore a quella dei terrestri?Certamente Luno ha partecipato alla sua costruzione, fornendo notevoli conoscenze cibernetiche che erano andate perdute. Alla potenzialità dell’armamentario avranno certamente contribuito altri esperti sopravvissuti dalla guerra atomica, che si erano riuniti all’interno di Base Union. Riguardo alla superiorità degli armamenti, ci sono alcune considerazioni da fare per comprendere l’equilibrio delle forze in campo.
E’ giusto dire che gli alieni dispongano di tecnologie più avanzate delle terrestri? Sì e no. Abbiamo forze aliene negative di densità superiore che vengono ad attaccarci nella nostra dimensione: questo provoca loro seri problemi, in quanto essi non possono applicare nella nostra densità le loro soluzioni, diciamo tecnologiche, evolute in modo adeguato, poiché si tratta di livelli di applicazione che richiedono altre prerogative cosmiche. Quindi devono adattare alla meglio le loro conoscenze belliche al nostro ambiente. Facciamo un esempio banale per capirci: se noi dovessimo combattere contro i dinosauri vissuti in epoche remote, potrebbe sembrare semplice andare a combatterli con i nostri cannoni o aerei o che diavoleria potremmo usare. Il problema è che noi dovremmo andare indietro di milioni di anni e come minimo ci troveremmo impantanati in un ambiente favorevole alla vita selvaggia, dove il Tirannosauro è dominatore, ed altri esseri viventi non sono molto da meno. Come fai a muoverti in una selva fitta dove da ogni parte possono aprirsi fauci spalancate e inghiottirti in un boccone prima che riesci a vederle apparire? Quelli hanno un istinto di caccia mille volte superiore, annusano da lontano l’odore dei tuoi calzini e si muovono in modo così rapido e silenzioso che quando te li trovi addosso, ormai sei dentro la loro pancia. Puoi così averne di mitragliatori e bombe a mano, quello che ti manca è l’attitudine naturale a quell’ambiente. Più o meno gli alieni si trovano nelle stesse condizioni con noi. Non possono portare in campo i mezzi più evoluti perché in un ambiente come il nostro sarebbero inutili e devono così combattere “…usando mio malgrado i mezzi della vostra improponibile dimensione!”, come dice Orkus ad Antares a pag 76, vign. 2.
Il Big Robot ha quindi il vantaggio di essere progettato dai terrestri per combattere nel loro ambiente e, cosa più importante, è guidato da un terrestre, che si trova a suo agio, mentre le macchine aliene sono in genere automatiche, progettate per prestazioni nella dimensione terrestre ma guidate da androidi, costruiti ad imitazioni dei terrestri ma ovviamente inferiori dal punto di vista delle caratteristiche reattive (non ne hanno le potenzialità istintive né l’esperienza). Lui, a differenza degli avversari, gioca in casa.
Il Big Robot della Bianconi ha sempre avuto i colori disordinati: la versione definitiva dei colori è quella della copertina della kappalab?I colori fatti dalla Bianconi erano commissionati a diversi lavoranti (interni alla redazione ed esterni), che non erano coordinati tra loro e così risultavano piuttosto discordanti tra loro. Nessuno ha mai potuto interferire per mettere ordine a questo aspetto, anche per il fatto che una colorazione fatta bene avrebbe comportato costi non sostenibili nel complesso del lavoro. Così, ci trovavamo storie colorate in un modo diverso, sia sui personaggi che in generale, nel rispetto di una minima uniformità. Nel colorare la copertina per Kappalab, ho cercato di ricordare come avrei voluto che fosse colorato il Big Robot, ma anche questa versione non è frutto di una ricerca molto sofisticata.
IL FAMOSO TORMENTO DI FUHERCome mai Fuher non si ribella mai ad Orkus? Essere mutilati un giorno sì e l’altro pure non è molto divertente…Non si ribella ad Orkus poiché questi non glielo permetterebbe. Infatti, Orkus lo contatta attraverso immagini modulate sulle sue vibrazioni negative provenienti dagli abissi della materia oscura e non è attaccabile. Fuher è pure lui di un’altra densità rispetto a quella terrestre, ma è impotente di fronte a Orkus, che lo può perseguitare ovunque si nasconda. Ho pensato anche che potesse uccidersi per sottrarsi alla schiavitù, ma Orkus lo riporterebbe comunque in vita, punendolo per questo altro atto di ribellione. Credo sia il caso di chiarire questo rapporto di dipendenza e vedrò di farlo in una delle prossime storie.
LA FINE DEI MALVAGINel Big Robot (VB) n. 6, episodio 17: “L’ultima battaglia”, la Base Nera è distrutta dal Big Robot. Fuher e Nanus vengono uccisi in quell’episodio?
Nel Big Robot (VB) n. 7, episodio 20: “I piccoli cacciatori”, Orkus, sopravvissuto alla distruzione della base, tenta di uccidere Alya e fallisce. E’ anche l’ultimo numero in cui compare Alya. Perché Orkus da allora smette di attaccare Alya e se ne va, senza più comparire? E’ morto? E come? E Alya, come mai da allora non compare più? Che fine fa? E perché non è mai stato narrato il motivo della sua scomparsa?Ho lasciato in sospeso la loro sorte, in quanto ho seguito il destino di Antares verso un viaggio che mi appassionava personalmente. Forse era per questo che cercavo di mandarlo a esplorare altri mondi alla ricerca di qualche risposta. Orkus aveva imperversato abbastanza nelle storie precedenti e volevo staccare la spina dalla ripetitività di cui saremmo sempre rimasti prigionieri. Fuher e Nanus si presume siano periti nella distruzione della base aliena, ma non ho voluto approfondire per lasciare aperta una porta…non si sa mai! D’altra parte, Orkus, nella sua perversione potrebbe anche riportarli in vita per prolungare la loro sofferente schiavitù. Poi ci ritorno con quell’altra storia dei piccoli cacciatori, giusto per ricordare che lui era sempre là, in agguato, in attesa della prossima occasione. Anche Alya l’ho lasciata sulla Terra, dov’era approdata, perché lì era la sua destinazione affidatale dall’entità misteriosa che l’aveva inviata. Antares è andato per la sua strada, tagliando il cordone ombelicale. Ha fatto la sua scelta, ma non definitiva perché ogni tanto rientra a casa dalle sue missioni stellari.
Questo rispecchiava in un certo senso la mia situazione personale. Inconsciamente seguivo l’istinto che mi spingeva a cercare nuovi sbocchi, fuori dalla sfera dell’Edizioni Bianconi, che era stata la culla della mia fase di formazione, ma non ancora del tutto. Mentre esploravo il mondo esterno delle case editrici di fumetti, poi mi ritrovavo ancora chino sulle tavole di Big Robot. Le certezze si facevano sempre più vacue.
IL FINALEIl numero 12 è stato l'ultimo di Big Robot. Avevi scritto e/o disegnato altre storie, oppure sapevi già che la dodicesima sarebbe stata l'ultima uscita? Se sì, ce ne puoi parlare?Non esiste un finale vero e proprio di questo fumetto, poiché l’interruzione della serie avvenne in modo brusco, senza preavviso. Infatti, era mia intenzione continuare, ma la situazione editoriale impose l’eliminazione di un certo numero di testate per limitare le perdite e Big Robot fu tra gli albi soppressi. Tuttavia, continuarono ad essere pubblicati volumi di raccolte o ristampe. La precarietà del lavoro fu uno dei motivi per cui dovetti lasciare le Edizioni Bianconi all' inizio degli anni Ottanta.
Avevo altre idee in testa per continuare la serie, ma la notizia della cessazione arrivò improvvisa e imprevista. Incomprensibile per me, perché avevo notato che questa pubblicazione aveva lasciato il segno tra i giovani lettori. Qualcuno dei ragazzi a me vicini mi aveva dimostrato entusiasmo e si era perfino offerto di fornirmi idee per nuove storie, suggerimenti di nuovi personaggi da affiancare ai protagonisti. Purtroppo, la realtà stava chiudendo a chiave nel cassetto questo mio sogno.
L'ultima storia del numero 12, intitolata "Sul pianeta Krisos" (una storia non di Big Robot) rappresentava un fumetto riempitivo o faceva parte di un qualche progetto editoriale?Questa storia apparve nella parte finale dell’albo n. 12. Fu realizzata da Mario Sbattella, il disegnatore che lavorava a tempo pieno presso la redazione e faceva un po' di tutto. Immagino che avesse scritto lui stesso anche i testi della storia. Ovviamente, fu una soluzione di ripiego risparmiosa per l'editore, totalmente estranea al Big Robot. Anche le copertine, che presentarono successive ristampe o edizioni rilegate del Big Robot, furono realizzate dallo stesso Sbattella, utilizzando dei collage montati con miei disegni. Bisogna considerare che la Edizioni Bianconi era una "industria dei fumetti", la cui mole di produzione non lasciava molto spazio per informare i lettori su queste decisioni. Specialmente in quegli anni, in cui la crisi editoriale erodeva le risorse economiche, si tirava avanti badando al sodo, tentando esperimenti o proposte che, a volte, suscitavano perplessità tra i lettori. Tutto questo è anche comprensibile, se si ha una certa cognizione dei travagli che possono complicare il cammino di un'azienda.
Dopo la chiusura di Big Robot, quali sono stati i tuoi lavori in campo fumettistico?Una quantità di storie di Fix und Foxi, personaggi di una casa editrice tedesca; una quarantina di storie per Topolino/ Paperino. Inoltre, realizzai le prime storie fatte in Italia totalmente con il computer, per Cip&Ciop della Disney, documentate con un servizio dedicatomi dalla rivista Italia Publisher. Vari lavori di illustrazione per libri, manuali Disney, collaborazione a riviste di fumetti e giochi per bambini per Mattel, Disney e altre committenti. Migliaia di vignette umoristiche (di cui buona parte improntate su personaggi dei fumetti o in stile fumettistico). Mostre di fumetti in sedi comunali, scolastiche e fieristiche, con colleghi autori della ex Edizioni Bianconi.
PROGETTI PER IL FUTUROA quando il secondo volume Kappalab?Spero per Novembre 2013, se ce la faccio. Il secondo numero concluderà la serie della Saga di Orkus.
Pensi che ci saranno mai nuove storie di Big Robot, magari un one-shot?Mi piacerebbe. Dipende anche dalla risposta commerciale di questi primi volumi.
Ringrazio Alberico Motta per l'intervista. Con questo post, si conclude tutto il dossier su Big Robot: potete scaricare tutta la versione PDF del dossier su questo link:https://hotfile.com/dl/234164337/8851b18/B...tghmjh.rar.htmlSe volete commentare, potete farlo qui: #entry538498841