Ill.mo Fil. della Girella
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| CITAZIONE (GOTAN X @ 9/9/2014, 13:23) Io sono d'accordo sul fatto che Goldrake presenti momenti molto drammatici e sono d'accordo sul fatto che meriti di essere studiato e analizzato. Quello in cui non mi ritrovo è il punto di partenza che gli autori volessero finalizzare l'opera non alle battaglie ma alla profondità, e l'approfondimento troppo minuzioso di alcuni particolari. Penso che si possa prendere in considerazione la mia ipotesi dell'"illusione prospettica" come strategia narrativa e registica. Goldrake è si drammatico e toccante, come lo sono altri anime dell'epoca (es. il grande Mazinga, L'Uomo tigre, Tommy Young, Tekkaman, Kyashan) considerando anche il fantasma della seconda Guerra Mondiale e di Hiroshima, il dramma del diverso (orfano o alieno) il conflitto generazionale ecc...ma secondo me non è volutamente pensato dagli autori come una serie con molteplici chiavi di lettura, dei messaggi nascosti ecc.. come potrebbe essere opere di Tomino, Miyazaki o Matsumoto, è un anime fondamentalmente lineare, pensato per essere fruito da un pubblico vasto e in gran parte infantile. Per semplicità, metto insieme i vostri interventi, con una risposta per ciascuno. Personalmente, credo che Goldrake sia stato creato da Go Nagai con una intenzione ben chiara sulla storia, e cioè sul fatto che il cuore di Goldrake sono i personaggi e il loro stato psicologico (quello di Actarus sopra tutti), mentre le battaglie sono solo il contorno della vera storia. Lo si può notare nell'intervista fatta agli autori e nell'analisi su Venusia, Naida e Rubina di Gerdha: sono situazioni troppo complesse e curate per dire che non sono state volute dagli autori. Inoltre, non bisogna confondere il pubblico "infantile" con un pubblico "ingenuo". Tra l'altro, a dire il vero, Goldrake era una serie per adolescenti, che infatti furono la maggioranza a seguirlo in Giappone, non per bambini. CITAZIONE (Daisuke_Umon @ 9/9/2014, 14:07) Concordo.A mio avviso, Actarus è stato disegnato quasi imbarazzato: alla domanda di lei "dove sei stato?", mi sembra che lui le risponda "non te lo posso dire." Dovrei rivedere l'episodio, ma credo che lui abbassi il capo rispondendole così. Sembra sacrificato dalla sua posizione di "doppia identità": non le può dire una bugia e nello stesso tempo nè dirle che non è nato sulla Terra, perchè potrebbe spaventarla. La sua rivelazione, con il suo costume (un vestito certo non necessario nel merito perchè non salva Venusia con superpoteri come un superman, ma utile allo spettatore per far capire che ha intenzione di dire la verità) è un momento magnifico della puntata.
Non ho presente in questo istante la tua citazione sull'episodio 7: me lo riguarderò! Ma mi fai venire in mente una puntata che mi piace molto, la sesta, sull'attacco a Tokio. Danbei-Rigel si lamenta di Actarus perchè non ha fatto nulla per salvare la figlia (in realtà ha "solo" salvato la città...!), mentre Alcor è proprio "un bravo ragazzo". E' un contrasto che suscita simpatia perchè mentre gli spettatori sanno che Actarus ha salvato Venusia e Tokio, i personaggi, a parte Procton e Alcor, ancora non sanno niente. L'imbarazzo di Actarus è evidente nella scena: vedi #entry534290004. E' anche uno dei tanti esempi di "psicologia disegnata" della storia: lo stato psicologico di Actarus è qui descritto con una precisione sconcertante, basta vedere la scena fotogramma per fotogramma. La scena che hai citato dell'ep6 me la ricordo, ed è un richiamo ai supereroi, dove il protagonista è considerato un buono a nulla perchè è scappato mentre invece aveva fatto invece l'eroe di nascosto. E in effetti mi aveva colpito questa stranezza: Goldrake era ben più evidente del TFO di Alcor, eppure nessuno sembra che si sia mai accorto della sua esistenza (nell'ep5 Banta lo considera addirittura un alleato degli alieni quando lo vede). Certo, Venusia nell'ep6 era svenuta nell'autobus, ma possibile che nessuno le abbia parlato di un robot gigante che era intervenuto a salvarli? Insomma, nessuno (almeno fino all'ep6, ma praticamente fino alla rivelazione di Actarus) nessuno, dicevo, si fa delle domande su chi sia questo strano robot che appare, salva e scompare. Per adesso, non trovo ancora una spiegazione sufficiente a questa stranezza: probabilmente gli autori hanno voluto accentuare lo stato di "mistero" presente nel personaggio. La prima sigla italiana, col suo ritornello "ma chi è", senza volerlo ha detto molto sullo stile del personaggio. CITAZIONE (shooting_star @ 9/9/2014, 14:17) Sono d'accordo, bellissima discussione. Provo a dire qual è la mia impressione... se possibile, sono d'accordo sia in Joe che con Gotan. Probabilmente è vero che gli autori non avessero intenzione di finalizzare l'anime alla profondità, ma di farne un prodotto lineare, destinato a un pubblico in larga parte infantile. Al tempo stesso, nessuna scelta narrativa, inclusa una scelta apparentemente casuale, è mai davvero immotivata; e se lo fosse, acquisterebbe significato dalle scene che la precedono o la seguono. Un'opera appartiene agli autori solo fino al momento in cui è pubblica, dopodiché appartiene ai fruitori, che sono, e devono essere, liberi di leggerla ed interpretarla secondo la propria sensibilità ed il proprio vissuto (ed in questo senso il Goldrake che ho visto a otto anni e mezzo non è lo stesso che vedo oggi). Quindi anche le interpretazioni più analitiche sono accettabili e giuste. Il punto rimane la volontà o meno degli autori di dar vita ad un'opera complessa ed a più chiavi di lettura: ma non sono sicura che l'intenzione di chi crea sia un elemento così importante nella valutazione e la comprensione di un'opera e dei suoi reali significati. NB: parere personale ed ovviamente aperto a critiche... (Mi scuso di non aver usato la funzione quote, ma da cel è un disastro ) Come ho detto prima, il pubblico di Goldrake non fu infantile, ma adolescente: inoltre, le sue profondità psicologiche sono tali da richiedere la mentalità di un adulto. E' giusto interpretarla come si vuole: la mia interpretazione si basa sul fatto che l'autore abbia voluto creare un'opera assai più complessa di come sembra ad una prima lettura. L'analisi di Gerdha l'ho trovata molto convincente e ha potuto aiutarmi a capire molte stranezze della serie che non quadravano in tutte le letture e analisi che avevo fatto finora. Personalmente, credo che sia importante cercare di capire le vere intenzioni dell'autore, almeno fino a quanto sia possibile arrivarci, in modo da comprendere veramente il significato della storia. Per fare un esempio, non si possono capire bene i Promessi Sposi se non si cerca di capire cosa voleva dire Manzoni con questa opera. CITAZIONE (GOTAN X @ 9/9/2014, 14:32) CITAZIONE (shooting_star @ 9/9/2014, 14:17) Il punto rimane la volontà o meno degli autori di dar vita ad un'opera complessa ed a più chiavi di lettura: ma non sono sicura che l'intenzione di chi crea sia un elemento così importante nella valutazione e la comprensione di un'opera e dei suoi reali significati. Infatti io avevo parlato anche del CITAZIONE Il legame particolare che si viene a creare tra lo spettatore e la storia , un legame non "analitico o razionale, ma sentimentale e "fruitivo". Alcuni elementi di storia e personaggi possono essere fortemente sentiti dai funs anche se non sono centrali o funzionali alla finalità della storia. Actarus può affascinare più di Terence di Candy, Maria piacere più di Madoka di Orange Road e Boss fare più ridere di Fantozzi, e non c'è nulla di male in questo, anzi l'accoglienza degli spettatori è un elemento determinante per il successo di una serie (tanti cattivi particolarmente amati sono diventati buoni (Godzilla) o tanti personaggi "enigmatici" hanno generato prequel o spin off (Raoul di Ken, Darth Fener ecc..). Quindi la risposta dei funs è sicuramente un punto essenziale per determinare il successo (specie se duraturo) di un opera. Le intenzioni degli autori sono però importanti nel momento in cui si va ad analizzare un determinato particolare per comprenderne il significato non il valoreMi spiego meglio : Se l'autore ha in mente di creare una storia semplice lineare, può essere fuorviante cercare di leggerci un significato recondito perché magari non c'è. Se invece analizziamo il valore di un particolare : perché quel particolare ci ha colpito, entusiasmato, perché è fondamentale a spiegare l'accoglienza del pubblico allora si, è lecitissimo e utilissimo parlarne anche per 100 pagine Spesso avviene una sovrapposizione e confusione tra significato e valore. Goldrake poi è un terreno particolarmente caldo perché si sentono opinioni di utenti che lo analizzano freddamente, dimezzandone il valore e relegandolo a semplice serie dell'epoca e altri che gli attribuiscono una profondità e uno status di capolavoro eccelso. A me premeva vedere se è possibile trovare una via di mezzo tra le due posizioni Come ho detto, credo che l'intenzione di Nagai sia stata quella di fare un'opera assai complessa sotto l'apparenza di una storia semplice e lineare. Per fare un altro confronto: Evangelion è molto complesso come struttura narrativa e significati impliciti, ma lo è apertamente. Goldrake invece è un'opera complessa, ma lo è "nascostamente": può essere letta come un'opera semplice per ragazzini o un'opera complessa e molto adulta. Solo che questo secondo livello di lettura è più difficile da notare. Evangelion infatti manca della "semplicità apparente" di Goldrake, mostrandosi come un'opera difficile sin dalle prime scene. Credo sia meglio cambiare il titolo della discussione, qui i "sette anni" della festa della fattoria non ci sono più...
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