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Dalla spada all'alabarda spaziale, L'eroe dal mito classico a quello moderno

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Eliodora
view post Posted on 25/1/2015, 17:35     +1   -1




Ben detto! :clap: :clap: :clap:
Anzi, credo che , a questo punto, ne costituisca l'archetipo.

La straordinarietà di questi personaggi del mito penso che consista proprio nel fatto che, pur richiamandosi a schemi fissi e facilmente rintracciabili, pur essendo stati ideati con finalità eminentemente pratiche e storicamente determinate, contengono in sé in nuce tutti i successivi sviluppi: credo che sia questo il motivo per cui hanno attraversato i secoli e sono giunti fino a noi, che in questo consista la loro natura di "classici" e che proprio ciò ne garantisca la sopravvivenza.

Ritornando velocemente a Clitemnestra, lo schema della donna che deve vedere il proprio figlioletto ucciso ed essere costretta a sposarne l'uccisore, è piuttosto frequente, pur con le necessarie varianti. La stessa Andromaca, che si è vista uccidere Ettore per mano di Achille, dovrà assistere impotente alla morte del figlioletto Astianatte ( su cui così teneramente una volta avevano sorriso entrambi i genitori) per mano del figlio di Achille stesso, Neottolemo, che lo scaraventa giù dalle mura la notte terribile della presa di Troia, e sarà costretta a seguire in Grecía proprio quest'ultimo, come schiava e compagna di letto, a partorirgli un figlio e a rischiare di essere uccisa a sua volta, insieme a questo, dalla moglei legittima del suo padrone, in preda alla gelosia...

Ma ben diverso è il personaggio dolente di Andromaca da quello di Clitemnestra, che non esita ( pur non riuscendovi) ad uccidere il figlio Oreste, per non dover spartire il potere, e dà in sposa la figlia Elettra ad un oscuro abitante di Argo perché non partorisca un giorno nobili figli che possano attentare al suo trono...

Poi, negli anni, Clitemnestra è stata ripresa è rivisitata...già Euripide la tratteggia con tratti diversi nella sua Ifigenia in AULIDE, fornendoci, per così dire, le motivazioni del suo rancore nei confronti del marito... ma è lo stesso Euripide che nella medesima tragedia rappresenta Agamennonet itubante fino all'ultimo e restio a sacrificare la figlia, sollecitato invece da un inedito Menelao che gli ricorda che la spedizione dei greci è stata organizzata per riportargli la moglie...
Come abbiamo detto ad Euripide piace dire cose nuove con parole nuove...

E così via via fino ai nostri giorni...
 
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view post Posted on 10/2/2015, 20:09     +1   -1
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Rispondo solo adesso a questo thread perchè nelle ultime settimane... scusate, ma... ronf... non avevo l'energia per riflettere molto, e ancora meno per scrivere...

@ Aster
QUOTE
Elena sembra incarnare il più classico Eros e Thanatos: ama e distrugge.

Insomma, una classica "portasfiga" stile Candy, o, parlando in termini di storia, Maria Stuarda? Si vede che a certi tipi di donna non si sfugge neppure attraverso i secoli... :innocent.gif:

Mi è tornato in mente anche un'altro "eroe" greco di dubbia moralità: Teseo, che nonostante tutti i suoi atti di eroismo non ebbe scrupoli ad abbandonare Arianna a Nasso, anche se doveva a lei la sua sconfitta del Minotauro...

Credo che uno delle gran differenze tra l'antica cultura greca e la nostra sia la sensualità: la castità non era necessariamente vista come un pregio, soprattutto da parte del maschio, perchè la società si aspettava che una persona a) si godesse la vita il più possibile e b) generasse più figli possibile. Forse anche a causa dell'alto indice di mortalità di quei tempi. Ippolito era una delle poche eccezioni. Quindi, siamo ancora davanti alla differenza socioculturale - un'uomo come Actarus a quei tempi probabilmente non sarebbe stato molto ammirato.

Inoltre mi è venuta in mente un'altra domanda: siamo sicuri che Actarus sia davvero coraggioso, cioè una persona che sa dominare la sua paura? Certo, si vede spesso che è spaventato o impaurito, ma si nota anche che non ha paura per sè stesso ma per qualcun altro, o per sè stesso perchè pensa a dovere portare a termine la sua missione. L'episodio 73 dice molto su questo... di sè stesso non gliene cala molto...
Credo che ci sia un termine preciso per questo stato psichico, ne avevo sentito parlare perchè ne soffre anche il capitano Kirk di Star Trek: sono persone che hanno vissuto attraverso orrori indicibili - nel caso di Kirk il suo passato su Tarsus IV - e a cui dopo non importa più di loro stessi. Non sono veramente coraggiosi, hanno perduto il naturale istinto di autoconservazione. Spesso commettono atti eroici, sì, ma solo perchè hanno attorno degli amici che li aiutano e spesso salvano. Non chiedetemi come si chiama questo fenomeno, se l'ho mai saputo me ne sono dimenticata...

E adesso aspetto lo scotennamento da parte vostra... :via:
 
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Eliodora
view post Posted on 10/2/2015, 21:30     +1   -1




Dev'essere un periodaccio per molti: io non ne sono ancora fuori e mi mantengo su argomenti più leggeri (per non dire aerei...;) )

Ma un anticipo di risposta è dovuta...;)

Teseo che abbandona Arianna, Giasone che abbandona Medea...sono riconducibili a tópoi ricorrenti, quali quello dell'eroe salvato dalla fanciulla e quello della donna abbandonata, clichè che continuano, con tutte le variazioni d'obbligo, nella letteratura latina e italiana, come minimo.

Sull'eroismo di Actarus nessun scotennamento ;) solo che vorrei soffermarmi prima su quello di Ettore, come promesso in precedenza, devo solo recuperare il tempo e soprattutto al lucidità necessari, cosa che ultimamente, come già detto, difettano...
 
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view post Posted on 10/2/2015, 22:03     +1   -1
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Io il periodaccio l'ho avuto in autunno, spero che anche per voi passi in fretta... :wub:
 
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view post Posted on 10/2/2015, 23:38     +1   -1
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siamo sicuri che Actarus sia davvero coraggioso, cioè una persona che sa dominare la sua paura? Certo, si vede spesso che è spaventato o impaurito, ma si nota anche che non ha paura per sè stesso ma per qualcun altro, o per sè stesso perchè pensa a dovere portare a termine la sua missione. L'episodio 73 dice molto su questo... di sè stesso non gliene cala molto...
... Non sono veramente coraggiosi, hanno perduto il naturale istinto di autoconservazione. Spesso commettono atti eroici, sì, ma solo perchè hanno attorno degli amici che li aiutano e spesso salvano.

Annichilimento?

Io sicuramente non ti scotenno... l'eroe romantico spesso lo è per caso, suo malgrado. Sovente sofferente per un suo passato indigesto, è in preda ai sensi di colpa a causa di un super io ipertrofico. L'atto eroico è più o meno scientemente un atto suicidale o comunque un atto violento, che rischia di condurre a sofferenza fisica, perché forse questo è l'unico modo per sentire ancora qualcosa. Per assurdo il dolore fisico è vita, quando quest'ultima è anestetizzata dall'eccesso di dolore e sofferenza che l'hanno caratterizzata...

Per ora è l'unica definizione he mi viene in mente e he potrebbe andar bene...ma prometto di ripensarci! :innocent.gif:
 
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view post Posted on 10/2/2015, 23:49     +1   -1
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In effetti Actarus non sembra avere più l'istinto di conservazione, che invece Tetsuya possiede: non per nulla, Tez dichiara d'aver paura di morire, e poi supererà questa paura, Actarus sembra essere andato oltre. Aver perso il proprio mondo e aver sofferto troppo ha sicuramente intaccato il suo equilibrio interiore. Un altro sarebbe impazzito o sarebbe divenuto un irresponsabile con tendenze suicide, lui, giovane uomo responsabile, ha raggiunto una sua maturità interiore, anche se a caro prezzo.
 
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view post Posted on 11/2/2015, 10:14     +1   -1
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finalmente mi rimetto in pari con questo spettacolare thread e riesco a postare qualcosa anche io.
Su Elena innanzitutto, io ho sempre sposato la versione legata al primo concorso di bellezza della storia, (ovviamente già truccato ;) ) per cui Paride la "conquista" grazie agli artifici di Afrodite, che l'ha promessa come premio per la vittoria del pomo della discordia. Ed in quella occasione è carino notare la saggezza di Zeus, che se ne tiene abilmente fuori. Il passaggio poi a Deifobo è obbligato dall'essere tra quattro mura (quelle di Troia), ed il ritorno a Menelao una liberazione. in questo senso, anche il suo denudarsi di fronte al legittimo ed amato consorte è un mettere a nudo il proprio cuore, quasi metaforico.
Aggiungo poi che la figura dell'eroe con problemi (evolutasi nel marvel universe del supereroe con superproblemi ormai comunemente accettato anche negli altri universi fumettistici) è sempre stata un classico: Ercole costretto a prove terribili per un semplice riconoscimento di paternità, l'Ulisse dell'Odissea che lotta contro la volontà divina per tornare a casa e poi si trova anche i proci, Enea eroe costretto a guidare la sua gente in un'esodo caratterizzano l'antichità ellenica, ma nella civiltà e mitologia ebraica non mancano altrettanti spunti: la differenza è che nel caso dell'antico testamento abbiamo spesso la mescolanza del ruolo di eroe con quello di profeta.
Mosè è in fondo analogamente ad Enea costretto a guidare un popolo riottoso e ondivago, Abramo costretto a scegliere tra l'amore per il figlio e l'obbedienza alla volontà divina, tutti i profeti con notevoli resistenze...ma anche i re di Israele non se la passano facile, vedi Davide contro Golia e Salomone continuamente messo alla prova. Se poi arriviamo a parlare di Cristo guardandolo in ottica eroica e non messianica, direi che ci sta tutto, poi entra in gioco la Fede.
Nel mondo britannico Artù ha la sua bella serie di grane e di difetti, allo stesso modo Sigfrido nella mitologia germanica...
e la lista continua con un orlando che impazzisce per amore o muore per difendere gli altri e così via....
direi che la narrativa eroica moderna è sicuramente narrativa popolare e la rielaborazione di queste figure continua, basta pensare alle enormi differenze tra il batman di Burton e quello di Nolan, entrambi molto diversi dalle versioni fumettistiche e animate (e non si offendano Superman, Spiderman e tutti gli altri supereroi).
Lo stesso Son Goku di Dragonball non è altri che il protagonista di un mito cino-giapponese reinterpretato in mille chiavi (Goko la scimmietta, Starzinger e vari altri anime), quindi direi che la revisione dei miti in molte chiavi è una caratteristica universalmente diffusa. Compreso il desiderio del lettore acculturato ed appassionato di rielaborare, che porta alle ff e che altro non è che una versione adulta del principio di immedesimazione infantile che porta i bambini al gioco come forma di apprendimento dei modelli culturali.
E con questo ulteriore spunto passo il cerino...
 
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Eliodora
view post Posted on 11/2/2015, 21:24     +1   -1




CITAZIONE
H. Aster Inviato il: 10/2/2015, 22:03
Io il periodaccio l'ho avuto in autunno, spero che anche per voi passi in fretta... :wub:

Me lo auguro... :wub: :wub: :wub: al momento barcollo ma non mollo! ;)

CITAZIONE (josomeda @ 11/2/2015, 10:14) 
Su Elena innanzitutto, io ho sempre sposato la versione legata al primo concorso di bellezza della storia, (ovviamente già truccato ;) ) per cui Paride la "conquista" grazie agli artifici di Afrodite, che l'ha promessa come premio per la vittoria del pomo della discordia. Ed in quella occasione è carino notare la saggezza di Zeus, che se ne tiene abilmente fuori.

Anche perché il padre degli dei aveva le sue belle gatte da pelare con tutte le donne, ninfe e dee che circuiva e dovendo fare i conti con la gelosissima moglie/ sorella. ;)

CITAZIONE
Il passaggio poi a Deifobo è obbligato dall'essere tra quattro mura (quelle di Troia), ed il ritorno a Menelao una liberazione. in questo senso, anche il suo denudarsi di fronte al legittimo ed amato consorte è un mettere a nudo il proprio cuore, quasi metaforico.

Bah, se vogliamo vederla cosí...non credo che per i contemporanei valesse come gesto metaforico...penso a Frine e Iperide, ad esempio... :innocent.gif: :innocent.gif: :innocent.gif:


CITAZIONE
Aggiungo poi che la figura dell'eroe con problemi (evolutasi nel marvel universe del supereroe con superproblemi ormai comunemente accettato anche negli altri universi fumettistici) è sempre stata un classico: Ercole costretto a prove terribili per un semplice riconoscimento di paternità, l'Ulisse dell'Odissea che lotta contro la volontà divina per tornare a casa e poi si trova anche i proci, Enea eroe costretto a guidare la sua gente in un'esodo caratterizzano l'antichità ellenica, ma nella civiltà e mitologia ebraica non mancano altrettanti spunti: la differenza è che nel caso dell'antico testamento abbiamo spesso la mescolanza del ruolo di eroe con quello di profeta.
Mosè è in fondo analogamente ad Enea costretto a guidare un popolo riottoso e ondivago, Abramo costretto a scegliere tra l'amore per il figlio e l'obbedienza alla volontà divina, tutti i profeti con notevoli resistenze...ma anche i re di Israele non se la passano facile, vedi Davide contro Golia e Salomone continuamente messo alla prova. Se poi arriviamo a parlare di Cristo guardandolo in ottica eroica e non messianica, direi che ci sta tutto, poi entra in gioco la Fede.
Nel mondo britannico Artù ha la sua bella serie di grane e di difetti, allo stesso modo Sigfrido nella mitologia germanica...
e la lista continua con un orlando che impazzisce per amore o muore per difendere gli altri e così via....
direi che la narrativa eroica moderna è sicuramente narrativa popolare e la rielaborazione di queste figure continua, basta pensare alle enormi differenze tra il batman di Burton e quello di Nolan, entrambi molto diversi dalle versioni fumettistiche e animate (e non si offendano Superman, Spiderman e tutti gli altri supereroi).
Lo stesso Son Goku di Dragonball non è altri che il protagonista di un mito cino-giapponese reinterpretato in mille chiavi (Goko la scimmietta, Starzinger e vari altri anime), quindi direi che la revisione dei miti in molte chiavi è una caratteristica universalmente diffusa. Compreso il desiderio del lettore acculturato ed appassionato di rielaborare, che porta alle ff e che altro non è che una versione adulta del principio di immedesimazione infantile che porta i bambini al gioco come forma di apprendimento dei modelli culturali.
E con questo ulteriore spunto passo il cerino...

Interessantissimi i riferimenti e gli spunti di riflessione...
 
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view post Posted on 12/2/2015, 00:33     +1   -1
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Josomeda... Molto interessante il tuo contributo!
 
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view post Posted on 17/2/2015, 09:15     +1   -1
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Finalmente trovo un po' di tempo per unirmi alla discussione...
CITAZIONE (pianetaazzurro @ 10/2/2015, 23:38) 
Delari:
CITAZIONE
siamo sicuri che Actarus sia davvero coraggioso, cioè una persona che sa dominare la sua paura? Certo, si vede spesso che è spaventato o impaurito, ma si nota anche che non ha paura per sè stesso ma per qualcun altro, o per sè stesso perchè pensa a dovere portare a termine la sua missione. L'episodio 73 dice molto su questo... di sè stesso non gliene cala molto...
... Non sono veramente coraggiosi, hanno perduto il naturale istinto di autoconservazione. Spesso commettono atti eroici, sì, ma solo perchè hanno attorno degli amici che li aiutano e spesso salvano.

Annichilimento?

Io sicuramente non ti scotenno... l'eroe romantico spesso lo è per caso, suo malgrado. Sovente sofferente per un suo passato indigesto, è in preda ai sensi di colpa a causa di un super io ipertrofico. L'atto eroico è più o meno scientemente un atto suicidale o comunque un atto violento, che rischia di condurre a sofferenza fisica, perché forse questo è l'unico modo per sentire ancora qualcosa. Per assurdo il dolore fisico è vita, quando quest'ultima è anestetizzata dall'eccesso di dolore e sofferenza che l'hanno caratterizzata...

Per ora è l'unica definizione he mi viene in mente e he potrebbe andar bene...ma prometto di ripensarci! :innocent.gif:

Sono completamente d'accordo con pianetaazzurro - è l'interpretazione che sposo nelle mie ff - e anche con Aster: non credo che per Duke si possa parlare di mancanza di coraggio dovuta alla perdita di istinto di autoconservazione, un altro partendo dalle stesse premesse sarebbe potuto arrivare a conclusioni diverse, e ben più egoistiche, per esempio il disprezzo della vita, che invece lui ama disperatamente, in tutte le sue forme, proprio perché ne sa la fragilità. Credo che Duke sia partito dai propri traumi per cercare di risolverli nel miglior modo possibile, trasformando il male in bene. E per questo ci vuole coraggio (e cuore, nel senso etimologico del termine).

CITAZIONE (josomeda @ 11/2/2015, 10:14) 
direi che la narrativa eroica moderna è sicuramente narrativa popolare e la rielaborazione di queste figure continua...
...quindi direi che la revisione dei miti in molte chiavi è una caratteristica universalmente diffusa. Compreso il desiderio del lettore acculturato ed appassionato di rielaborare, che porta alle ff e che altro non è che una versione adulta del principio di immedesimazione infantile che porta i bambini al gioco come forma di apprendimento dei modelli culturali.

Excursus estremamente interessante ed ottimo spunto, joso :dio:
La narrativa eroica, non solo moderna, è narrativa popolare; il mito, per essere veramente tale, deve essere condiviso. Le storie che porti ad esempio sono - o, temo di dover dire, sono state :( - patrimonio comune di popoli, non certo di un'élite.
Il bisogno di eroi, che siano figure di riferimento o modelli da emulare, oppure esseri superiori a cui affidarci nei momenti di difficoltà (e qui penso alle storie di propaganda bellica della seconda guerra mondiale con Superman o Capitan America - nato per l'occasione - come protagonisti) è probabilmente innato nell'uomo. Una conseguenza è che i miti tendono ad avere punti in comune; ed in fondo anche noi continuiamo a raccontarci la stessa storia e ad emozionarci per le stesse vicende, rileggendole e riscrivendole, adattandole in chiave più o meno moderna, e più o meno esotica; ma le pulsioni sottostanti rimangono sempre le stesse.
Non avevo mai pensato all'immedesimazione infantile come principio che mi porta al bisogno di inventare storie... eppure è evidente, ce l'avevo sotto il naso. Mi verrebbe da chiedere con chi vi immedesimate voi, ma per questo ci vorrebbe un altro thread :)

Edited by shooting_star - 17/2/2015, 09:44
 
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view post Posted on 17/2/2015, 21:43     +1   -1
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Oso aggiungere che l'essere umano tende a trasformare in mito una storia fuori dall'ordinario.

Senza scomodare gli Dei dell'Olimpo e corrispettive figure mitologiche classiche del mondo latino, che comunque possedevano sovente una componente fantastica ad hoc, per insegnare dall'alto della loro posizione (appunto vite con connotazione irreale perché frammiste a fantasia), possiamo dire che anche i miti moderni quali Supermen & Co, seguono la stessa linea d'onda diverse migliaia di anni più tardi. Ma a volte anche il semplice essere umano, non dotato di superpoteri, può diventare un simbolo, che poi enfatizzando diventa mito (il tempo poi dirà ... ma l'epoca è cambiata, e dubito che il valore dato alla parola mito ad un contemporaneo, valga tanto quanto il senso del mito, per es, di Ulisse). Esempio ne sono i vari "miti del cinema", soprattutto quelli degli anni d'oro: persone qualunque che, dopo aver prestato il volto a storie fantastiche, particolari ecc, sono assurte a mito, perché la loro vita è stata diversa, speciale. Esempi? James Dean... pochi film, ma è bastata la sua morte precoce e la sua bellezza (bello e dannato) a farlo diventare un mito, Marylin Monroe, Grace Kelly ... storie di vita fuori dagli schemi, di morte anzitempo e violenta... e l'uomo "comune" dalla vita più "sicura" e tranquilla ne fa un mito, senza per forza volerlo emulare....
 
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Eliodora
view post Posted on 18/2/2015, 14:30     +1   -1




Forse rappresentano quello che gli uomini "normali" vorrebbero essere e non sono, incarnando di volta in volta quelli che sono gli ideali e le aspirazioni di un'epoca...

Riguardo all'aspirazione al suicidio, sicuramente semplifico,ma non mi sembra sempre così evidente e costante. Mi appare più come la capacità di compiere il sacrificio estremo , quello della vita - il bene più grande- per il bene collettivo o comunque altrui...Nel Novecento cambiano un po' le cose, concordemente con un esasperato ripiegarsi dell'uomo su se stesso...
 
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view post Posted on 18/2/2015, 14:41     +1   -1
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una caratteristica fissa dell'individuo eroico è la capacità di avere una visione d'insieme che lo porta a quantificare il grado di bene da raggiungere e considerare il bene di molti superiore al bene di pochi, a sua volta maggiormente importante del bene del singolo. L'altruismo poi è spesso utile per l'eroe per considerare il bene di un singolo diverso da sè come più importante del bene proprio.
In questa ottica si legge la prontezza al sacrificio di Duke, ma è una lettura importante anche nell'ottica messianica di Cristo e nella lettura di alcuni personaggi moderni come il capitano Kirk o il dottor Spock. Questo valore porta anche a "mitizzare" (inteso nel senso moderno) alcuni elementi dello sport, ma è soprattutto importante per la lettura in chiave eroica di figure storiche come Martin Luther King o Gandhi.
tornando leggeri ai nostri beniamini, anche Koji è spesso eroico in questo senso, sia in Zeta che in Grendizer.
 
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Eliodora
view post Posted on 18/2/2015, 15:14     +1   -1




Sì, sottoscrivo. E per non smentirmi nella pedanteria ci aggiungerei il riferimento al rito della devotio con cui, ad esempio, un comandante si votava appunto agli dei Inferi andando incontro alla morte, e non solo in battaglia, pur di garantire la vittoria alla sua parte...
 
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view post Posted on 18/2/2015, 16:50     +1   -1
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@ shooting_star
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non credo che per Duke si possa parlare di mancanza di coraggio dovuta alla perdita di istinto di autoconservazione, un altro partendo dalle stesse premesse sarebbe potuto arrivare a conclusioni diverse, e ben più egoistiche, per esempio il disprezzo della vita, che invece lui ama disperatamente, in tutte le sue forme, proprio perché ne sa la fragilità. Credo che Duke sia partito dai propri traumi per cercare di risolverli nel miglior modo possibile, trasformando il male in bene. E per questo ci vuole coraggio (e cuore, nel senso etimologico del termine).

Devo essermi spiegata male. Non intendevo che Duke disprezzi la vita, al contrario, lo sappiamo tutti che la ama e che soffre anche vedendo morire la pù piccola creatura; rimane però il fatto che non tiene molto alla sua propria vita. Intendevo il suo coraggio fisico, il desiderio di sopravvivere, non la sua forza morale che lo ha portato a fare le sue scelte (stare sulla Terra e difenderla nonostante l'orrore per la violenza).
Avevamo discusso lungamente su questo tema parlando dell'episodio 73, e molti giudicavano Actarus un vero "cretino" per via del suo desiderio di autosacrificio. La mia intenzione era quella di spiegare quello che secondo me è un'aspetto molto significativo della psicologia di Actarus - il fatto di amare la vita degli altri più della sua. Actarus ha sempre protetto la propria incolumità prima e durante la guerra, ma quando è arrivato all'ultima battaglia si nota quanto sia esausto; desidera morire, invece di fare progetti per il suo futuro. Questo non è l'atteggiamento di un'uomo a cui importa molto della sua vita. Certo, in un senso la sua morte sarebbe stata un sacrificio piccolo davanti alla salvezza di un'intero popolo (Cito Spock: "The needs of the many outweigh the needs of the few"); ma secondo me c'è anche un profondo disinteresse per la propria esistenza qui, un'amor proprio talmente ferito e scosso dai sensi di colpa che dice "Non importa se io sopravvivo o meno, finché si salvano gli altri."

Non per sembrare blasfema, ma in molti punti “Goldrake” mi sembra una storia che contiene molti elementi cristiani, molto più che altri anime: è stato il primo anime giapponese ad approdare in Europa, non i suoi precursori Mazinga Z e Il Grande Mazinga, e deve esserci stato un motivo, presumibilmente il fatto che i programmatori della TV si sono detti che dato lo sfondo della mentalità cristiana questo anime sarebbe forse stato più comprensibile agli spettatori occidentali.
Quindi a me sembra notare, francamente, una forte parallela tra la personalità di Actarus e quella di Gesù Cristo (scusate se lo dico...) Sul tema “accenni al Cristianesimo in Goldrake” proporrei magari di aprire un’altro thread piu avanti.

L'idea di chi o cosa sia eroico o no secondo me è molto personale, e inoltre sottoposta al tipo di mentalità e la cultura e l'ambito sociale dove si è cresciuti. Molti, lo vediamo anche in questo thread, vedono personaggi come eroici dove altri non sono per niente d'accordo, e viceversa. Alla fin fine un'eroe, cioè un personaggio da ammirare e magari con cui identificarsi, a cui orientarsi secondo me è una specie di scelta, molto privata e soggetta ai propri gusti, i propri fini, ideali, sogni ecc. A parte il fatto che questo può sempre cambiare e che magari dopo qualche anno uno si ritrova ad ammirare un personaggio che un tempo non comprendeva proprio per niente. Lo stesso dicasi per gli "eroi" di tutti i giorni: uno magari ammira il padre, il nonno, il fratello maggiore. Anche qui, l'opinione può naturalmente cambiare con gli anni e le esperienze.

Riguardo all'identificazione, c'è questo thread: https://gonagai.forumfree.it/?t=51541334
 
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