| Metto questi eroi a confronto: Achille, Odisseo ed Enea per arrivare brevemente al concetto di eroe nipponico che per antonomasia prende spunto dal termine Yamato, dall'omonimo “Yamato Takeru”.
Achille è un guerriero feroce, crudele ed egoista. La fama personale, il potere e il delirio di onnipotenza sono i principi a cui Achille figlio di Teti aspira sopra ogni cosa. Achille si basa sulla forza e l'invulnerabilità è disposto ad uccidere e a calpestare gli ideali religiosi pur di primeggiare su tutto e tutti.
Diverso è Ulisse, Omero lo declama come: pulutropos “uomo adattabile o ricco di versatilità”. Questo è un eroe demitizzato dai canoni ortodossi precedenti, “vedi Eracle”, Ulisse non si basa sulla forza fisica, ma soprattutto sulla astuzia, l’ingegno, l'arguzia e la tenacia. Nel suo viaggio di ritorno verso Itaca usa le sue capacità “empiricamente migliorate” per mettersi sempre in gioco per ogni sua nuova avventura, addirittura rifiuta l’immortalità offertagli da "Calipso", preferendo un’esistenza mortale per lui più consona alla vita da eroe. Ulisse in questo è sicuramente diverso da Achille e ancor più da Eracle.
Ma è quello che nell'Iliade riveste un ruolo marginale di cui mi preme parlare. Questo personaggio così pragmatico, ha più similitudini esegetiche o paradigmatiche con il concetto nipponico di eroismo; mi riferisco ad “Enea”.
Per il poeta Virgilio, Enea assume le connotazioni del vero e proprio eroe anche se è ben diverso da: Achille, Ulisse, Ettore e Eracle ed altri. L’Eneide non crea eroi pieni di prosopopea o meta-umani, essi hanno un carattere più introspettivo e meditativo, sono personaggi umani e non da divinizzare “anche se nel mito: Enea era figlio dell'umano Anchise e della dea Afrodite (Venere)”. Enea però non è uno stereotipo dell'eroe ellenico, egli invece è l'archetipo del nuovo eroe, cioè di colui che obbedisce al proprio fato o destino “non imbrigliato o predestinato” ma guidato dalla “pietas” che diventa senso del dovere, sacrificio e abnegazione totale. Il nuovo eroe antepone al proprio “io” il bene comune, si fa portavoce di una collettività in continua civilizzazione. Rispetto agli eroi omerici, Enea è più sensibilizzato e sensibilizzante, il viaggio che questo eroe intraprende è distinto da quello di “Ulisse”, esso è metaforicamente inteso, come un “viaggio in cerca del senso dell'esistenza in quanto tale e solo per il quale tutto è ciò che deve essere”.
Cfr. branca della filosofia detta "Teodicea".
Il viaggio serve proprio a ritrovare un sentiero ontologico da trasmettere alle future generazioni, questo tipo di fenomenologia antropologica va a connettersi al pensiero filosofico e religioso dei “Veda”, dal quale discendono le teologie fondamentali del Giappone: lo Scintoismo, il Buddismo Zen, il Taoismo e il Confucianesimo.
Cfr. "Storia delle religioni asiatiche".
Se inquadriamo tutto ciò alle radici unificanti indo-europee "per questioni di sincretismo", potremmo capire meglio il nesso logico della somiglianza culturale tra la filosofia greco-romana e quella asiatica, un tipo di cultura più distintiva da quella: anglo-sassone, ugro-finnica e celtica.
Cfr. "Lingue e costumi culturali dell'Europa".
Perché ho voluto delineare questo discorso? Proprio perché almeno nel concetto psico-sociologico dell'anime di Grendizer o dello stesso Jeeg, poca attinenza troviamo con il cristianesimo "cito il passo del buon pastore Matteo 18,12-14. (Non esiterà ad abbandonarne le 99 pecore per ritrovarne una smarrita). Vi rimando alla pericope sinottica e al vero significato agiografico".
Cfr. "Analisi e studio del N.T."
Più attinenza invece lo ha il Buddismo. Molti eroi del Giappone erano monaci guerrieri che seguivano le varie discipline di Kempo a secondo delle varie scuole di appartenenza. E' l'onore leso, la parola data e poi ritrattata, il trasgredire ad un precetto, altre volte è la vendetta, che spinge a diventare un eroe nel canone orientale. Un esempio, Ken Shiro, diventerà eroe perché ligio al giuramento di Hokuto, cioè quello di non usare la forza e le arti marziali per i propri scopi, sarà poi accompagnato dall'epiteto "l'uomo dalle sette stelle" non per scelta ma perché costretto dal destino di essere l'unico successore della divina scuola di Hokuto.
Cfr. "La leggenda del vero salvatore".
Haran Banjo, diventerà eroe non perché difende il genere umano, come si penserebbe, ma per motivi molto più personali, che per esplicitarli occorrerebbe un thread a parte.
Cfr. "Il vero finale di Daitarn III".
I Robbottoni classici, come adattamento estetico si associano quasi tutti alle fattezze delle armature dei samurai, per non parlare poi delle armi del tutto simili a quelle dei ninja. Possiamo invece trovare più collegamenti con il cattolicesimo, in almeno in due delle discipline teologiche che si trattano: "l'Angelologia e la Demonologia", accenni che possiamo trovare: in “Davilman”, in “Mao-Dante” e in minori e piccole tracce nei “Cavalieri dello zodiaco” e in "Ken le origini del mito".
Duke e Hiroshi trovano più attinenza con “Yamato Takeru”, così come molti altri eroi dei manga e degli anime giapponesi, un esempio quelli di arti marziali.
Da dove viene il mio spunto?
Episodio 49 di Goldrake, Duke per un bene superiore non soccorre sua sorella Maria, certo a malincuore, ma perché? Per sottrarre Goldrake ai veghiani. (Un cristiano non abbandonerebbe nessuno, non pensa al domani ma all'oggi, così come non crede nel destino ad eccezione dei quattro novissimi, che si studiano in escatologia, disciplina di cui Go Nagai prende spunto, per la "divina commedia" dantesca).
Il professor Shiba, non esita a trasformare il figlio in un cyborg, "privandolo così della sua umanità", sempre per un bene superiore. (Un cristiano, non priverebbe nessuno della propria libertà di scelta egli propone non impone, questo nella dottrina naturalmente, storicamente quello che ho scritto sarebbe facilmente smontabile e opinabile, non ho dubbi su questo).
Per Goldrake non trovo nessun parallelismo col cristianesimo, semmai posso dire che molte cose della cultura asiatica sono entrate a far parte del cristianesimo faccio degli esempi:
1) L'uso dell'aureola, "il fascio di luce cerchiata disegnata sui Santi". 2) La congiunzione delle mani nella preghiera a simboleggiare l'amen o il raccoglimento. 3) L'uso delle campane. 4) Il monachesimo. 5) L'uso della corona "rosario" per contare le preghiere. 6) L'ascetismo e l'anacoretica. 7) La meditatio. 8) Le giaculatorie. 9) I precetti ecclesiastici. 10) L'iconografia. 11) I vizi.
Questi sono alcuni esempi e sono anche così belli intendiamoci, un ottimo esempio di sincretismo ecumenico e di scambio interculturale tra popoli e nazioni.
Naturalmente a mio modesto parere che sicuramente varrà anche poco, visto l'enorme portata delle argomentazioni trattate da tutti voi, sarò andato un po' fuori tema, ma ho compreso che un titolo dalla "spada all'alabarda spaziale" significava ben altra cosa rispetto alle inopportune risposte che ho dato prima. Di questo chiedo venia a tutti e ringrazio naturalmente chi me lo ha fatto notare.
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