Alla fine dell’ultima fan fiction qualcuno si chiedeva che cosa sarebbe successo ad Ains e a sua madre, veghiani “pentiti” in incognito sulla Terra; qualcun altro era curioso di sapere che faccia avrebbe fatto Lady Gandal, se le fosse venuta all’orecchio qualche soffiata sui segretucci di suo marito… Ebbene, rimuginando su queste ed altre domande, ho prodotto alcune risposte che troverete in questa nuova fan fiction. Buona lettura!
Qui sotto, il riassunto dei due lavori precedenti, di cui questo è a tutti gli effetti la terza parte, per chi non li ha letti e non ha voglia o tempo di farlo.
1) La squadra
La squadra di ragazzi veghiani che affrontano Duke Fleed nell’episodio 59 ha una storia: si è formata intorno ad Ains, il ragazzino-leader, di cui si narrano le vicende familiari a partire dai nonni, sullo sfondo dei preparativi e poi dello scoppio della guerra di Vega contro Fleed. Assume particolare risalto nel racconto la figura della madre del ragazzo. Si aggiungono poi le storie degli altri membri del gruppo, che si svolgono nel contesto scolastico dell’Accademia Militare Imperiale, fino alla decisione di mandarli in prima linea, presa dal direttore dell’Accademia, per fini oscuri. I preparativi della missione e il suo svolgimento condurranno allo scontro finale con Grendizer, al quale i ragazzi non sopravvivranno.
2) La madre
La madre di Ains non si rassegna alla scomparsa del figlio e cerca in tutti i modi di recuperarne almeno il corpo. Nella sua disperata ricerca, cade nelle grinfie del direttore dell’Accademia e per non rinunciare alla benché minima speranza di ritrovarlo, si sottomette all’ignobile ricatto dell’uomo. Intanto, sulla Terra, Ains è fortunosamente sopravvissuto alla battaglia con Grendizer. Recuperato in fin di vita fra i rottami, grazie a Daisuke, ad Umon e a tutti gli altri viene curato con competenza ed affetto. In particolare Maria si affeziona molto al ragazzo, che in precedenza le aveva salvato la vita. Gli eventi precipitano quando Staigar, il direttore dell’Accademia, verrà inviato da Lady Gandal a rapire proprio Maria. Lady Gandal prova un’istintiva avversione per l’uomo, che in effetti è complice dei tradimenti del generale, ai danni della moglie ignara. La madre di Ains riesce ad inserirsi nella missione, ma la donna è fuori di sé per il dolore e le angherie subite. Una volta sulla Terra, si libera dell’uomo che l’aveva ricattata e quasi riesce ad uccidere anche Daisuke, Koji e Maria. Ma gli eroi ribaltano la situazione e grazie ai poteri ESP di Maria capiscono che si tratta della madre di Ains. Daisuke riuscirà a portarla dal figlio, appena in tempo perché lei possa donargli il sangue necessario a salvarlo.
Riscatto
-capitolo 1-Il ricognitore volava a bassa quota, protetto dalla barriera anti-radar. I segnalatori degli strumenti di bordo pulsavano con regolarità, riempiendo la cabina di un indistinto ronzio metallico. Dopo diverse ore di pattugliamento, la missione si avviava al rientro. D’un tratto, qualcosa attirò l’attenzione dell’equipaggio.
“Signore! Guardi qua!” Il capo dell’unità di ricognizione si avvicinò alla consolle di comando. “Rileviamo una frequenza radio che non può essere terrestre.”
“Cosa?”
“Sembrerebbe un localizzatore in dotazione alle unità speciali delle nostre truppe d’assalto.”
“Trasmetti subito frequenza e coordinate a base Skarmoon.”
“Signorsì!”
***
“Generale Gandal!” La voce dell’ufficiale era concitata. “Il ricognitore Alfa ha rilevato una frequenza radio veghiana proveniente dal pianeta Terra.”
Il generale balzò verso il grande schermo.
“Ne sei sicuro?”
“Sissignore!”
“Analizzala immediatamente! Voglio una spiegazione!”
L’ufficiale si allontanò di corsa. L’enorme archivio elettronico si trovava accanto alla sala comando. L’uomo si immerse in una ricerca febbrile.
“Vediamo… un localizzatore…”
Ecco la lista delle frequenze associate ai numeri di matricola… Impallidì.
Al diavolo! Sono decine di migliaia!Sudando, si accinse a digitare alcuni criteri di ricerca e sperò di aver scelto i più rapidi. Dopo lunghi minuti, il terminale cominciò a reagire.
“Ghemon… Ains Ghemon… Studente… Accademia Militare Imperiale… Incarichi operativi: squadra comandante Dagil, pianeta Terra, eliminazione obiettivo sensibile… Esito: secretato.” L’uomo rilesse incredulo la stampa dei dati appena ottenuti.
Non è possibile… Uno dei ragazzi di Dagil! Appresa l’informazione, il generale investì il sottoposto: “Che significa? E’ ancora in vita?”
“E’ l’unica spiegazione possibile, signore. Il traduttore-localizzatore è programmato per autodistruggersi istantaneamente alla morte del portatore.”
“Dov’è?” ruggì il generale.
“Le coordinate corrispondono all’arcipelago dove si trova la base di Grendizer, esattamente alla grande isola settentrionale.”
“Maledetto! Se crede di nascondersi… Ricognitore! Bombarda immediatamente la fonte di onde radio veghiana!”
“Gandal! Sta’ zitto!” Il volto del generale si spalancò e sua moglie intervenne sferzante.
“Come osi, donna?”
“Come osi tu mettere a repentaglio con le tue idiozie le occasioni d’oro che ci si presentano! Non capisci? Se il ragazzo è sopravvissuto, è impossibile che Duke Fleed ne sia all’oscuro. Forse, con un po’ di fortuna, abbiamo un infiltrato già pronto, senza fare nessuna fatica. Lo dobbiamo usare! Non eliminare!” sibilò. “Dobbiamo capire che tipo di aggancio abbia con quel maledetto!” concluse decisa.
Il volto si richiuse. Il generale abbassò gli occhi furibondo, incapace di replicare.
***
Una giornata estiva magnifica. L’aria luminosa e calda del mezzogiorno era piacevole e rilassante. Disteso su una sdraio davanti alla casa, ad occhi socchiusi, Ains osservava il gioco di luce dei raggi di sole che filtravano fra i rami degli alberi. Il canto delle cicale e il ronzio degli insetti riempivano di vita il silenzio profondo.
La clinica dove il ragazzo era stato curato era all’avanguardia anche nell’assistenza ai convalescenti e alle loro famiglie. Per coloro che venivano da lontano, era predisposta un’accogliente foresteria: una serie di confortevoli baite, sparpagliate tra i fitti boschi del circondario, da dove era facile e comodo raggiungere l’edificio centrale per i controlli periodici e per ogni altra necessità.
Ains passava lunghe ore all’aperto. Quella natura stupenda, il tepore, la luce lentamente lo aiutavano a recuperare le forze. Debilitato com’era, aveva faticato non poco ad adattarsi a quell’ambiente del tutto nuovo, ma ora si sentiva molto meglio. Nei momenti di riposo, soprattutto quando sua madre doveva allontanarsi per raggiungere la clinica o, a volte, il paese vicino, il ragazzo aveva tempo di perdersi in pensieri e fantasticherie. Lo riscuoteva solo il frinire delle cicale, quando diventava troppo insistente, o il richiamo improvviso di un uccello del bosco.
Man mano che il corpo si rinvigoriva, la mente cercava di dare un senso a tutto quello che era accaduto.
Duke Fleed mi ha salvato. Se sono vivo, lo devo a lui. Lui mi ha tirato fuori dai rottami e ha ordinato agli specialisti terrestri di curarmi.
Era difficile farsene una ragione: il suo nemico, il nemico di suo padre - forse il suo assassino! - si era comportato umanamente, aveva mostrato pietà. Perché? Ains non riusciva a capire. Era evidente che Duke Fleed avesse tentato di aiutarli, e non solo lui, ma anche gli altri, i suoi amici. Le battute di quel dialogo assurdo, sulla pista dell’aeroporto, gli tornavano alla mente una per una. Avevano creduto che avesse paura, l’avevano preso per un vigliacco. Ma lui aveva dimostrato di non essere affatto un vigliacco. Erano stati sicuri di avere a che fare con un essere sanguinario, assetato di potere. Nemmeno questo era risultato vero, alla prova dei fatti. Aveva cercato di convincerli a passare dalla sua parte, questo sì. E loro non erano traditori! Li aveva scongiurati di tornare su Vega, così, forse, si sarebbero salvati…
Vega…Le risate squillanti di un gruppo di scolari che tornavano a casa rincorrendosi sul sentiero, lo fecero trasalire. Provò un tuffo al cuore, si sentì stringere un nodo alla gola.
Vega…Questo pianeta così bello, dove ora si trovavano, aveva accolto lui e sua madre senza esitare, senza chiedere nulla. Eppure… non era la loro casa! La nostalgia lo assalì, trascinandolo nel vortice dei ricordi.
Vega… Come vorrei essere lì.Il desiderio bruciante gli strappò un gemito sommesso: “Voglio tornare a casa!”
Forse Duke Fleed sarebbe stato ancora una volta così magnanimo da permettere a lui e a sua madre di tornare liberi sul loro pianeta. Che altro avrebbero potuto sperare? Come sarebbero sopravvissuti sulla Terra, altrimenti? Anche sua madre, ne era sicuro, era preoccupata di cosa sarebbe stato di loro. A dire il vero, non ricordava di averla mai vista così felice, come da quando si erano rincontrati sul pianeta azzurro. A volte, però, gli sembrava di scorgere un’ombra sul volto di lei...
Forse Duke Fleed li avrebbe aiutati di nuovo, ma era difficile dirlo: dopo la battaglia, durante la lunga convalescenza, non l’aveva più visto. Tutto ciò che sapeva di lui, oltre ai ricordi di quel giorno terribile e a quello che gli era stato insegnato, lo doveva ai racconti di sua madre. Lei non si stancava mai di ripetergli che certamente non sarebbe arrivata in tempo a donargli il suo sangue, se Duke Fleed non avesse rischiato la vita per loro, lasciando la propria base per scortarla da lui.
Inoltre, ogni volta che la madre tornava dalla clinica con il materiale per le medicazioni, gli portava anche i saluti della sorella di Duke Fleed, la principessa Maria Grace.
Già.
Ma perché lui non si era mai fatto vivo? La ragazza, al contrario, si era sempre tenuta informata sui suoi miglioramenti e aveva perfino promesso di fargli visita. Sperava di rivederla presto; forse, attraverso di lei, avrebbe trovato il modo di parlare con suo fratello.
***
“Professore! Professore!” Una folata d’aria fresca irruppe nella sala comando insieme a Maria. Hayashi e Yamada sollevarono un momento la testa dai tracciati dei radar.
“Ehi, Maria, aspetta! Il professore ed io stiamo lavorando!” protestò Koji. Le si parò davanti, cercando di fermarla, ma lei lo aggirò senza complimenti, prestandogli l’attenzione che si concederebbe a un ostacolo che spunti inatteso da dietro un angolo. Dopodiché, puntò dritta al suo obiettivo. Koji rimase in mezzo alla stanza a grattarsi la testa, farfugliando qualcosa.
“Professore! Una grande notizia!” riprese la ragazza.
Lo schienale della poltrona ruotò verso il centro della sala e il professor Umon si rivolse con interesse alla nuova venuta.
“Buon giorno Maria. Di che si tratta?”
“Oh professore! E’ meraviglioso! Il chirurgo ha detto che Ains ora è guarito e può ricevere visite!”
“Me ne rallegro molto” rispose Umon. Poi aggiunse accennando un sorriso d’intesa: “E penso che tu non voglia mancare l’occasione…”
“Ero venuta proprio per chiederle il permesso di andare a trovarlo!” esclamò la ragazza.
“Non ho nulla in contrario, Maria. Solo, sii prudente e…”
“Oh grazie!” esultò lei, interrompendolo. “Andrò subito!”
“Ehi, ehi, ehi! Un momento!” si intromise Koji. “Con il tuo permesso, principessa, ho l’ardire di contraddirti: io verrò con te. Le ultime volte che sei rimasta da sola con quello, non ti è successo niente di buono.”
“Ti sembro il tipo che si porta dietro la balia?!?” gli rispose Maria, agitandogli minacciosamente l’indice sotto il naso.
“Maria, Koji ha ragione” intervenne il professore. “Lui ti accompagnerà. Ed inoltre, prima di andare, voglio che tu chieda anche a Daisuke che cosa ne pensa” concluse Umon, riprendendo la frase interrotta poco prima.
“Ma certo!” rispose lei. In un attimo saltò al collo di Koji, facendogli fare una piroetta. “Su, su, lumacone! Che aspetti? Corriamo da Duke!” gli urlò nelle orecchie. Tutti scoppiarono in una risata di cuore. Mentre lei lo trascinava verso la porta, accompagnato dall’ilarità generale, Koji si congedò dai presenti con un’occhiata di rassegnazione da far invidia ai montoni dei Makiba, il giorno della tosatura…
Il silenzio profondo della campagna si stava trasformando impercettibilmente in un ronzio indefinito. Era solo in casa. Hikaru e gli altri erano nei campi, o forse al Centro Ricerche. Nel dormiveglia tutto si confondeva. Faceva sempre più fatica a concentrarsi sulle piccole questioni della vita quotidiana; soprattutto, ciò che non costituiva un pericolo, riusciva sempre meno a metterlo a fuoco. Tentava in ogni modo di riposare, di raccogliere le energie residue per essere ancora pronto ad uscire in battaglia, a difendere i suoi… La vita gli stava sfuggendo di mano veloce…
Il ronzio si era rapidamente intensificato, ora poteva distinguere il rombo di un motore che si avvicinava. Anzi, erano due.
Maria… Con chi…?Le moto rallentarono, entrarono nel recinto e si fermarono. Tutto ripiombò nel silenzio. Sentì che qualcuno si affrettava su per le scale, poi passi leggeri nel corridoio. Finalmente, dietro la porta della sua stanza risuonarono due colpetti secchi e sommessi.
“Avanti.” Per quanto si fosse sforzato di usare un tono normale, aveva risposto con un filo di voce.
Maria fece capolino. L’entusiasmo che l’aveva fatta volare fin lì si spense di colpo.
“Ciao Duke…” disse incerta, spingendo la porta. “Possiamo entrare?”
“Certo, avanti. Venite!” fece lui, tentando di sollevarsi sui gomiti e di sorridere. “Ciao, Koji. Non ti avevo visto.” Ricadde sul cuscino col volto contratto e rimase ad occhi chiusi, cercando di lasciar passare la fitta.
“Ciao Daisuke! Non volevamo disturbarti…” disse Koji serio.
“Speravo che qualcuno venisse a trovarmi” sorrise lui debolmente. “Ditemi: che cosa succede oggi al Centro Ricerche?”
“Va tutto bene. Non ci sono allarmi. Anzi, c’è una buona notizia!” gli rispose Maria.
“Davvero?”
“Sì, Duke. Ti ricordi di Ains, il ragazzo veghiano?”
“Certo” mormorò. “Come potrei dimenticarlo?...”
Il volto della ragazza si aprì in un sorriso luminoso: “Ora sta bene, è guarito. Può perfino ricevere visite!”
“Ne sono contento. L’ho sempre sperato…” le rispose il fratello.
“Duke, io e Koji abbiamo il permesso del professore di andare da lui. Ma … tu che ne pensi?…” Maria esitò lievemente: “Saresti d’accordo? Io vorrei tanto vederlo!”
Daisuke si voltò lentamente verso di lei e in quel momento pensò che sua sorella non era più una bambina. Stava crescendo, cominciava ad essere più riflessiva, a comportarsi con maggiore prudenza.
“Piacerebbe anche a me rivederlo…” sussurrò stanco.
“Oh Duke!” La ragazza lo fissò negli occhi smarrita, gli afferrò una mano e se la strinse al petto. Quelle poche parole le avevano detto quanta tristezza e fatica pesassero sulle spalle di suo fratello. In quel periodo, gli attacchi di Vega si susseguivano accaniti e incalzanti e lui era sempre più debole. Ormai, il tempo in cui non era costretto a pilotare Grendizer contro gli invasori, lo trascorreva quasi tutto a riposo, o sottoponendosi alla dolorosa terapia stabilizzante, l’ultima speranza per sé e per i suoi amici: vivere ancora un po’, vedere la liberazione della Terra dalla minaccia di Vega.
L’ultimo scontro, poi, quello col figlio di Zuril, l’aveva particolarmente provato. Lo spreco di quella giovane vita per mano sua lo opprimeva, se possibile, più della sofferenza fisica, più dei dolori lancinanti alla spalla che alla fine di ogni battaglia lo lasciavano esausto.
“Certo, andate! Sono sicuro che insieme a Koji non avrai nulla da temere” aggiunse alzando gli occhi verso l’amico.
Il ragazzo annuì convinto: “Puoi contare su di me!”
“Grazie Duke”, balbettò Maria, senza riuscire a staccarsi dalla sua mano. Il tocco di Koji sulla spalla la rincuorò.
“Torniamo presto!” si congedarono. Erano già sulla soglia, quando la voce di Duke li fece voltare: “Per favore, dite ad Ains che sono felice che ce l’abbia fatta!”
Richiusero piano la porta e si avviarono mesti nel corridoio.
Duke stava morendo.
Koji guardò Maria con la coda dell’occhio: il mento le tremava vistosamente e grosse lacrime le rigavano le guance, senza che lei riuscisse a fermarle. Il ragazzo le passò un braccio intorno alle spalle, se la strinse vicino affettuosamente e la accompagnò in silenzio fino alla porta della sua stanza. Lei scoppiò in singhiozzi. Koji la abbracciò, lasciando che si calmasse.
Poi disse piano: “Dai, prepàrati. Ti aspetto in giardino. Ains sarà impaziente di rivederti”.
***
-continua-
Edited by Annushka18 - 20/3/2017, 17:23