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.Luce.
view post Posted on 22/4/2023, 18:06 by: .Luce.     +2   +1   -1
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Professore della Girella

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RISVEGLI

2_63

Duke Fleed era di sicuro un ragazzo bellissimo, intelligente, ricco e rispettato, sicuramente abituato ad ottenere quello che voleva senza chiederlo due volte. Quante ragazze mozzafiato gli giravano attorno quando viveva su Fleed? Quante volte avrà incontrato nella sua gioventù da principe delle ragazze che sospiravano per lui, pronte a fare qualunque cosa…

Indubbiamente sì, ma poiché faceva coppia fissa con Naida, suppongo che anche lei abbia avuto almeno una volta l’occasione per distrarsi, specie nei momenti di solitudine.
Ecco come può essere andata secondo me.

Il sole di mezzogiorno era rovente e nemmeno l’ombra di una siepe si intravedeva lungo quella strada diritta che conduceva alla reggia. Naida la percorreva con coraggio, forza e determinazione, sostenuta dalla certezza di avere ben presto quello che sognava.
Rallentò il passo e con la mano si asciugò il sudore che le imperlava la fronte; tutta la radice dei capelli era bagnata e i fili più corti restavano appiccicati ai lati del viso pallido e dall’espressione impenetrabile. Aveva il respiro corto, camminava scalza senza curarsi di dove mettesse i piedi, con piccoli passi veloci che sfioravano appena il terreno.

Doveva incontrarsi con quel ragazzo che conosceva fin dall’infanzia e avevano condiviso tante cose insieme. Si erano dati appuntamento in un punto piuttosto lontano dalle loro abitazioni e siccome per il resto di quella giornata non avevano impegni, avevano pensato di occuparla facendo le cose che più a loro piacevano.
“E’ quasi l’una, come mai ancora non si vede?” pensò la ragazza oscurandosi in viso.
“Non viene più, lo so” disse a voce alta.
“E’ già successo altre volte…”
La voce tremava di rabbia e dolore, riprese a camminare senza una meta precisa e lo sguardo fisso a terra.

“Ehi, ma non guardi dove vai?”
Naida alzò lo sguardo e vide il giovane col quale si era appena scontrata. Era un bel ragazzo aitante, il quale, nonostante la contrarietà per quel piccolo incidente, non sembrava arrabbiato, solo un poco seccato e sorpreso.
“Mi dispiace, scusami, non ti avevo visto.”
“Io sì invece, e questa non è la prima volta.”
“Cosa?”
“Ti ho già vista alcune volte e l’ultima due giorni fa, a quel raduno di studenti presso il palazzo vicino alla biblioteca”.
Silenzio assoluto da parte di lei. Era molto amareggiata per l’appuntamento mancato, si sentiva stanca e delusa, voleva solo andarsene.
Il ragazzo le sorrise tendendole la mano.
“Mi chiamo Roy, e tu?”
“Naida” gli rispose porgendogli meccanicamente la sua senza stringerla.
“Bellissimo nome, è proprio adatto a te! Allora Naida, che ci fai qui tutta sola per la strada con questo caldo?”
“La stessa cosa che fai anche tu, suppongo” gli rispose con voce incolore, ma al tempo stesso maliziosa.
“Io sto per prendere il mio disco e andare nella costellazione qui vicina; c’è una festa nella piazza di una piccola città. Ci andiamo insieme?”
Senza attendere risposta, il ragazzo l’aveva già presa per mano e condotta sopra il suo mezzo di trasporto; lei l’aveva seguito senza fare resistenza.

Atterrarono dopo una ventina di minuti di volo.
“Sei mai venuta qui, conosci questi luoghi?”
“Non ricordo…” gli rispose quasi infastidita e con uno sguardo assente.
Per tutta la durata del viaggio, lei aveva tenuto ostinatamente gli occhi fissi verso il finestrino e si era limitata a rispondere a monosillabi alle rare domande che lui le aveva fatto.
Naida continuava a pensare al suo ragazzo, Duke Fleed che lei amava tanto e che ora la sua assenza, le procurava un male quasi fisico.

Roy aveva intanto parcheggiato il suo disco in una vasta piazza poco distante dal centro. Naida gli camminava a lato, silenziosa e assorta.
In breve arrivarono alla piazza di quella località: c’era il pieno di gente, venditori ambulanti, musica, intrattenimenti.
Quel ragazzo era alto e di bell’aspetto, dal carattere gioviale e senza complicazioni. Era stato subito attratto da quella giovane che ricordava aver già intravisto di sfuggita alcune volte e lo intrigava moltissimo per il suo mistero, quell’aria strana e forse triste, per il fascino che la sua avvenenza emanava e il fatto che lei pareva esserne inconsapevole.
Verso l’imbrunire, si fermarono a mangiare qualcosa in un locale poco lontano dal centro.
Alla fine della cena, lui le prese entrambe le mani, le portò alle labbra e la fissò intensamente negli occhi.
“Naida… restiamo qui stasera, vuoi?”
Lei aveva la testa inclinata di lato e le stanche membra appoggiate alla sedia. Annuì con un cenno del capo, poi si alzò per prima da tavola con modi aggraziati e sensuali.
“Vado ad avvertire che non rientro a casa, aspettami.”
Dopo alcuni minuti tornò al tavolo dove Roy era rimasto. La prese per mano e la condusse verso una piccola locanda, un edificio che un tempo doveva essere stato bianco, ma la trascuratezza dei gestori e il passare del tempo, avevano dato un’impronta grigiastra e un tantino decadente.
I fiori appassiti nel rettangolo del giardino e nei vasi sui davanzali dove l’intonaco si scrostava, completavano il quadro.

Entrarono nella piccola hall deserta e debolmente illuminata.
“Cosa volete?” chiese una voce afona.
“Una stanza per questa notte” rispose Roy alla donna che era apparsa come per magia, grigia e spenta come quel luogo.
“Ecco qui, ultimo piano. Non c’è l’ascensore.”
Diede loro una chiave arrugginita e di nuovo scomparve da dove era venuta.
I due ragazzi salirono le scale di quello spazio angusto e semibuio, ma arrivati in cima, una grande vetrata lasciava entrare tutte le luci insieme alla vita di quella città in piena festa.

La stanza era avvolta in una penombra tutta blu; la brezza entrava dalla finestra spalancata facendo fluttuare la tenda bianca come fosse un fantasma. Si alzava e sollevava in una danza infinita e sempre nuova: portava con sè voci, profumi, ricordi…
Naida si abbandonò come priva di forze e lasciò che tutto si compisse. Nemmeno per un istante i suoi occhi si staccarono da quella danza magica e rassicurante… anche lei se voleva poteva essere così: leggera, fluida, incorporea, senza pensieri, vagare come più le piaceva e dove voleva senza spazio e tempo, niente ricordi, dispiaceri, delusioni…


“… Ho avuto un imprevisto e non ti ho potuta avvertire. Un’importante riunione in famiglia insieme ad alcuni funzionari… non potevo assolutamente mancare. Quando ho chiamato a casa tua, mi hanno risposto che non c’eri…”
“Ma ora sono qui e qui voglio restare.”
Il principe di Fleed le sorrise ammirandola tutta. Era splendida e irresistibile. Una regale sensualità a stento trattenuta dal respiro affannoso di lei, dal calore che emanava la sua pelle.
Naida gli prese la mano e la portò alle labbra, poi lo sguardo fissò un punto lontano, verso una nota finestra del palazzo coperta da una tenda tutta bianca e che il vento caldo gonfiava.
Era questa, una tenda di stoffa molto più pesante dell’altra, quella della locanda, dove lei si era abbandonata senza riserve, ma anche senza aspettative, né desideri a quel giovane appena conosciuto.
Le tende del palazzo reale infatti, nella loro pesantezza, parlavano sottovoce ma con insistenza di obblighi importanti, cerimonie ufficiali, ruoli circoscritti e ben definiti.
Quella garza bianca che volava libera nel cielo, aveva tutto un altro linguaggio, quello che i nobili nemmeno dovrebbero conoscere.

Anche lui seguì lo sguardo di lei, e senza parlare si avviarono in quella direzione.


FINE
 
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