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.Luce.
view post Posted on 26/9/2023, 11:29 by: .Luce.     +2   +1   -1
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Professore della Girella

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UNA NUOVA VITA

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Immaginiamo che nessuno voglia che Venusia diventi una pilotessa dello spazio… nessuno, tranne il principe caduto dalle stelle.
Un racconto che si presenta come l’esatto contrario rispetto ai fatti accaduti durante la serie, ma con un finale identico. E ciò che farà cambiare idea alla ragazza del ranch, sarà una frase mal digerita e piuttosto infelice di Alcor, captata per un caso fortuito.



Precipitare nel vuoto, vedere la fine, quando due enormi mani di green ti afferrano, ti depongono sulla jeep e il pilota che ti ha donato il suo sangue loda con calore il tuo grande coraggio, poi se ne va per concludere la battaglia finale.

Alcor è stremato, non ce la fa ad affrontare il mostro, ma tu sei nel suo disco e ben decisa a batterti. Non puoi permettere che il tuo amato venga ucciso. E’ il coraggio della disperazione, ma anche quella forza che hai sempre avuto dentro e con grande fermezza usi le armi e fai centro.
Qualche tempo dopo, addirittura prendi il Goldrake 2 e ti lanci nello spazio senza paura. E’ la prima volta e sei sola, ma niente può fermarti, hai una forza che smuove le montagne, riesci ad agganciarti a Goldrake e il nemico è subito sconfitto.

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La primavera era esplosa in tutto il suo splendore. In un frizzante e limpido mattino di aprile, Venusia si era messa in testa di domare il cavallo più ombroso e indomito della fattoria. Tirandolo con fermezza per le briglie, gli ripeteva di stare fermo con voce dolce ma decisa.
Alla fine, quell’enorme e robusto purosangue si era arreso, lei era montata in groppa a lui e si era lanciata in aperta campagna.
Suo padre tentava di fermarla, aveva bisogno per i lavori alla fattoria, ma la ragazza non lo aveva ascoltato.
In una strada sterrata, aveva incontrato Actarus mentre portava Silver a fare una corsa. Le si era subito affiancato, e dopo un poco aveva iniziato a farle un certo discorso prendendo l’argomento alla lontana.

“Sei molto brava e coraggiosa, hai una forza incredibile Venusia!”
“Cero! E non ho paura di niente io.”
“Lo so da sempre, anche se in questi ultimi tempi mi hai davvero sorpreso.”
“Davvero? E quando?” chiese lei stupita, mentre rallentava la corsa.
“Beh, sei stata ferita da un minidisco, ti sei ripresa in fretta e sei riuscita a ingannare i veghiani che erano scesi al Centro.”
“Grazie alla trasfusione del tuo sangue… se non fosse stato per te, io…” mormorò abbassando gli occhi.
“Hai rischiato seriamente la vita, e non solo quella volta.”
“Non posso certo stare a guardare quando qualcuno è in pericolo. Per molto tempo non ho saputo che tu sei il difensore della Terra, e quando con Alcor avete deciso una linea di difesa mirata e potente, io mi sentivo inutile e forse anche in colpa, dato che l’unica cosa che facevo era stare ad aspettare.”
“Non è esattamente così. Molto spesso le tue parole sono state decisive per me. Quella volta che non sapevo come affrontare il mostro Zari, tu facesti il paragone con quell’uccellino che avevo salvato. Grazie alle tue parole, sei stata la chiave per trovare il suo punto debole. E quando la diga stava crollando e io ero ormai privo di sensi, sei corsa verso di me gridando… allora ho avuto la forza di rialzarmi e combattere.”
“E vero. Io ci sarò sempre, ogni volta che ci sarà bisogno, io…” disse con piglio deciso la ragazza.
“Venusia…”
“Sì?” chiese lei alzando gli occhi come trasognata.
“Non puoi rischiare in questo modo, lo sai.”
“Ma come? Hai appena detto che ti sono stata di aiuto e adesso…” mormorò stupefatta.
“Infatti ho detto questo, ma non voglio che le tue lotte siano improvvisate e senza un’adeguata preparazione; è troppo pericoloso, riesci a comprendere?”
“No, cosa stai cercando di dirmi?”

Una folata di vento li avvolse per alcuni istanti; con sé portava il profumo di tutti i fiori del mondo, muoveva le foglie sugli alberi in una lieve e magica danza. Odore di giovinezza, pensieri audaci e timorosi ad un tempo, fugaci ricordi d’infanzia, voglia d’indipendenza e cose nuove, la magia della vita e il mistero della morte, profumo di cose proibite.

“Dico che tutti noi in combattimento rischiamo ogni volta, ma una cosa è agire a bordo di un mezzo progettato scientificamente e pilotato dopo una lunga e adeguata preparazione, un’altra è buttarsi contro il nemico al momento del bisogno senza armi o quasi. E comunque senza una giusta protezione, capisci cara?”
Lei annuì lievemente. Non sapeva però dove Actarus volesse andare a parare.

“Più avanti c’è un ruscello, cosa dici se lo attraversiamo a cavallo? Non è un ostacolo troppo grande e dalla parte opposta c’è un prato immenso coperto da millefiori. Te la senti?”
Venusia non disse nulla e lo seguì, ma aveva paura. Al momento di attraversare tirò con forza le redini dell’animale e non si mosse.

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“Vuoi che Venusia impari a pilotare una macchina da guerra?” domandò perplesso Procton al figlio adottivo, mentre aspirava con lentezza una lunga boccata di fumo fissando il soffitto.
“Non è una cosa improvvisa, ci penso da molto tempo ormai. Da quando Hydargos è venuto qui in persona, ti ha torturato e preso in ostaggio, lei non ha esitato un attimo a pensare come ingannare i veghiani e c’è riuscita. Ha rischiato molto, e non solo quella volta…”
Il ragazzo chiuse gli occhi mentre rivedeva quelle tremende scene che si erano svolte mentre lui volava in cielo col suo disco. Gliele aveva mostrate il dottore: Venusia a bordo di una macchina scoperta, mentre i minidischi le lanciavano raggi e lei li schivava zigzagando. Terribile! No, non doveva più ripetersi una cosa simile.
Aveva alcune armi a bordo, e alla fine era stato solo merito suo se il Centro Ricerche esisteva ancora. Sapeva che se ci fosse stato bisogno, lei non avrebbe esitato a correre in aiuto, ma non poteva continuare in quel modo.

“Lei è d’accordo?” gli chiese l’uomo.
“Non le ho detto questo in modo diretto, ho preso l’argomento alla lontana, anche perchè volevo prima parlarne con te, e soprattutto sapere cosa ne pensa suo padre.”



“Non se ne parla proprio! Non posso badare da solo al ranch, gli animali, la casa e tutto il resto!” sbraitò Rigel alquanto nervoso e tutto intento a spostare con insolita energia mucchi di fieno col rastrello.
Prese il contenitore del latte e si avviò verso le stalle. Aveva parlato senza guardare Procton e Actarus che si erano recati apposta da lui per discutere se fosse d’accordo a far entrare Venusia nel gruppo per seguire un adeguato addestramento.
“Mizar va a scuola e deve studiare, vieni qui solo quando può, se mia figlia non potesse aiutarmi, sarei costretto a cercarmi qualcuno, e non voglio estranei in casa mia!” continuò il ranchero a voce alta. Era ancora arrabbiato e offeso da quando aveva appreso che era Actarus il pilota di Goldrake. Tutti sapevano e lui no. Si era sentito molto escluso e messo da parte.
“Non le è bastato cambiare look all’improvviso indossando minigonne indecenti, no! Anche la pilotessa! E non è che qui ci stia poi tanto: gare e allenamenti di ginnastica, corse a cavallo, visite ai negozi di Tokio… e sono ancora tutto sporco di latte. Correva come una matta con quel purosangue invece di venirmi incontro; come non bastasse, mi ha anche fatto cadere i bidoni, accidentaccio!”
Rigel era davvero furioso: parlava forte e aveva l’aria di non ammettere repliche. Venusia invece, stava sola e in silenzio dall’altra parte dello steccato.

I due si allontanarono con discrezione, ma intanto Alcor aveva sentito tutto nascosto dietro un muro. Era rimasto sorpreso e contrariato. Per carità, quella ragazza era davvero in gamba e fuori dal comune, su questo non c’erano questioni. Era anche vero che senza i suoi preziosissimi aiuti contro gli attacchi veghiani, era meglio non pensare come sarebbe finita per tutti loro, però…

Senza dire niente a nessuno, Venusia si diresse a piedi verso il Centro del dottor Procton.
Entrò in sala comandi e, come sperava vide che c’era anche Actarus.
“Benvenuta!” le disse cordialmente Procton, mentre i suoi collaboratori le sorridevano cordialmente.
Il ragazzo la guardava serio, ma aveva gli occhi pieni di luce, speranza e fiducia.

“Io… io… volevo solo spiegarmi, anche se non so da dove cominciare”, mormorò la ragazza torcendosi le mani con nervosismo.
Hayashi le portò una sedia, poi si diresse nell’altra stanza con discrezione.
“Ho sentito prima quello che avete detto a mio padre. Non dovete credere che se io non me la sento di entrare in combattimento sia un fatto puramente egoistico, è solo che…”
Tirò un lungo sospiro, si accasciò sulla sedia come priva di forze e abbassò lo sguardo.
“Sento dentro di me che non ne sarei davvero capace. Io mi sento forte quando non c’è niente di programmato, come l’altro giorno in cui Alcor stava male, ho guidato il suo disco senza timore e sono riuscita nell’impresa. Ma se dovessi sottopormi ad allenamenti, so che le mie capacità verrebbero annullate.”

I due uomini avevano ascoltato in silenzio e comprendevano bene il senso del discorso della ragazza. Non aveva ancora abbastanza fiducia in sé stessa e l’idea di una responsabilità così grande la spaventava.
“Non deve decidere subito Venusia, prenditi tutto il tempo che ti occorre. Sappi che qualunque sarà la tua scelta, noi l’approveremo e saremo sempre dalla tua parte”, le rispose il dottore.
“Grazie, ora devo andare.”
“Ti accompagno Venusia, ho la macchina qui fuori” disse Actarus.

Dopo che i due giovani furono usciti, Alcor fece la sua comparsa. Era molto allegro e baldanzoso, esordì dicendo che era molto felice della scelta di Venusia, l’approvava in pieno.
Procton lo guardò alquanto sorpreso e gliene chiese il motivo.

“Niente di particolare s’intende, solo che una ragazza deve fare le cose che più le si addicono: lavori domestici, gare di ginnastica, discoteca, uscite con le amiche.”
“Davvero?” mormorò il dottore mentre si accendeva la pipa.
“Quando stavi con Sayaka e insieme avete molto combattuto, non sembravi pensarla in questo modo.”
Il ragazzo, al quel ricordo si piegò in due dalle risate, poi sbottò: “Ma cosa dice? Quella la si può forse definire una donna? Nooo, è tutto all’infuori di una ragazza, un vero mostro e tanto altro.”

Nel frattempo, Venusia ricordò di avere dimenticato la sua borsa al Centro, quindi tornò indietro. Si arrestò di colpo sulla porta; aveva sentito la voce di Alcor così alta e dal tono piuttosto volgare. Sembrava un estraneo, e le parole che udì la bloccarono.

“Vede Procton, lei è uno scienziato e certe cose le conosce molto bene: le ragazze hanno spesso i loro momenti no, nell’arco di un mese non sono sempre in forma, scendere in battaglia in quelle condizioni non lo trovo prudente.”
Il dottore gli lanciò una lunga occhiata impenetrabile, mentre la ragazza era corsa fuori verso la macchina.
“Actarus, adesso ho le idee chiare! Vieni, torniamo dentro per favore!”
Venusia spalancò la porta con decisione e si piazzò in mezzo alla stanza con le braccia incrociate.
“Ho deciso. Voglio allenarmi ed essere capace di pilotare un disco. So che posso farcela, io voglio farcela, darò tutta me stessa e anche di più.”

Tutti le rivolsero un grande sorriso, mentre Alcor, confuso e imbarazzato stava in un angolo. Lei gli si avvicinò, lo fissò bene negli occhi e disse con voce alta e sicura:
“Non posso lasciare tutto a te, sarei molto egoista, non credi? Se un giorno ti facessi male o ammalassi, chi combatterebbe insieme a Goldrake?”
“Ehm… sì… in effetti…”

“Allora è deciso, Venusia farà parte del Gruppo ed entrerà nella leggenda. Guarda che terzetto” esclamò Rigel apparso magicamente e con un sorriso fino alle orecchie.



FINE



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Edited by .Luce. - 28/9/2023, 11:48
 
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