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la casa dalle finestre che ridono

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view post Posted on 24/6/2007, 13:33     +1   -1
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"LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO"
aka "House With Windows That Laugh"
aka "La Maison Aux Fenêtres Qui Rient"
aka "La Porte De L'Enfer"

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La Casa Dalle Finestre Che Ridono> Titoli di testa inquietanti e al tempo stesso originali, con una figura maschile che viene ripetutamente pugnalata da un'ignota mano, e ad ogni suo urlo di dolore appare il nome di un attore del cast! Eccoci dunque nei pressi della campagna padana, più precisamente nei dintorni di Ferrara, laddove un traghetto sta trasportando su un'altra riva un giovane restauratore di dipinti di nome Stefano Rossi (Lino Capolicchio). Giunto a destinazione, egli viene accolto dal sindaco del paese vicino, un nano di nome Solmi (Bob Tonelli), e dal suo autista ubriacone Coppola (Gianni Cavina). Durante il tragitto verso il paese, Solmi spiega a Stefano il compito per il quale è stato assunto: dovrà restaurare il dipinto di tal Buono Legnani, pittore locale dalla dubbia fama morto vent'anni prima, allo scopo di farne una sorta di attrazione per i turisti che scarseggiano sempre di più. Giunto a destinazione, il giovane prende alloggio in una pensioncina gestita da un'anziana signora (Pina Borrione) e fa per dirigersi nella minuscola chiesa che custodisce il dipinto, quando gli giunge una tanto misteriosa quanto inquietante telefonata da una voce sconosciuta che proferisce poche e minacciose parole: "Non tocchi quel quadro, se ne vada!". Comprensibilmente sbigottito, Stefano si dirige sul posto, dove conosce il prete locale (Eugene Walter) e finalmente visiona il famoso dipinto. Il 'San Sebastiano' (questo il nome dell'opera d'arte) rappresenta un uomo legato per i polsi e pugnalato a morte da due orribili figure femminili: una visione decisamente poco piacevole, come sottolinea il curato: "Chissà perchè hanno voluto restaurare 'sta schifezza...". Arriva l'ora di pranzo, e nella trattoria in cui si è recato per mangiare, il restauratore ritrova un vecchio amico, Antonio Mazza (Giulio Pizzirani). Costui, tra un discorso e l'altro, gli confida di sapere molto sull'opera di Legnani e che si tratta di "cose terribili". La conversazione si interrompe bruscamente perché il cavalier Poppi (Andrea Matteuzzi), esasperato dal chiasso che fa Coppola dopo l'ennesima sbornia, lo sbatte fuori dal locale. La mattina dopo, Stefano e Antonio si ritrovano in riva al fiume e riprendono il discorso lasciato in sospeso: scopriamo così che Legnani veniva soprannominato 'Il Pittore Delle Agonie' e che viveva in una fantomatica 'casa dalle finestre che ridono'. Ma anche stavolta la conversazione si interrompe, poiché giunge sul posto Solmi, visibilmente scocciato dalle chiacchiere dei due amici, e forse anche spaventato... La sera stessa il nostro riceve una nuova telefonata: stavolta è Antonio, che chiama in preda al panico, dicendo di 'aver scoperto tutto' e incita l'amico a raggiungerlo subito. Il restauratore si precipita ma arriva in tempo solo per vedere il poveretto che cade dalla finestra dell'albergo e un'ombra nella stanza. Il suo amico è morto, ma solo Stefano sa che è stato assassinato, forse da qualcuno che voleva impedirgli di parlare... Il maresciallo dei carabinieri (Ferdinando Orlandi) archivia in fretta il caso sostenendo che si è trattato di un semplice suicidio, e la vecchia padrona dell'albergo conferma l'ipotesi, descrivendo Antonio come "un tipo strano e solitario". La Casa Dalle Finestre Che RidonoPare proprio che nessuno voglia sentire parlare di omicidio... Stefano, nel frattempo, viene invitato a lasciar libera la propria stanza "perché domani arriveranno degli stranieri e ci serve spazio"; poi però viene a sapere che per il giorno dopo non è previsto nessun arrivo di turisti: è evidente che in paese c'è qualcosa di strano e che nessuno lo aiuterà a far luce... Ma il nostro restauratore non si dà per vinto e decide di restare per portare a termine il lavoro per il quale è stato assunto e per chiarire il mistero della morte di Antonio. Così il giorno successivo chiede al chierichetto Lidio (Pietro Brambilla, nipote di Tognazzi), un ragazzo ritardato e apparentemente ambiguo, di trovargli una nuova sistemazione. I due si dirigono in bicicletta verso una grande casa situata in aperta campagna, dalle finestre perennemente sbarrate e abitata da un'anziana paralitica (Vanna Busoni) costretta a letto da anni. La vecchia accoglie con piacere Stefano e acconsente ad ospitarlo nella stanza al piano inferiore. Quella sera il giovane restauratore, spinto dalla curiosità, esplora un po' la grande casa. Finisce così col trovarsi in uno stanzone buio e pieno di oggetti, tra cui un registratore: azionato inavvertitamente, l'apparecchio gli restituisce la delirante registrazione di una voce strana, con tutta probabilità quella di un pazzo, che proferisce parole quasi incomprensibili in una lingua che ricorda vagamente il portoghese... Terrorizzato, Stefano esce di casa e torna di corsa in paese ma, non sapendo dove andare, finisce per bussare alla porta di un'avvenente maestrina conosciuta il giorno precedente. Ma una sorpresa l'attende: la stanza ora è abitata da una nuova insegnante di nome Francesca (Francesca Marciano). I due fanno amicizia e la ragazza decide di dare ospitalità per la notte allo spaventatissimo forestiero. Il giorno dopo, Stefano decide di fare partecipe Francesca della sua macabra scoperta e le fa ascoltare l'inquietante incisione sul registratore. Il mistero si infittisce: di chi è quella voce? Per fortuna c'è chi in paese può aiutare il giovane a scoprire la verità: è proprio Coppola, dapprincipio un semplice alcolizzato, ma che in realtà dimostra di sapere molte cose su Buono Legnani e sul suo dipinto... Durante una conversazione con il restauratore, l'uomo racconta di aver conosciuto il pittore e le sue due sorelle (descritte come "due puttane") da bambino, e di aver saputo che i tre erano emigrati in Brasile con la loro madre per poi far ritorno in paese senza di lei; inoltre, particolare molto inquietante, rivela che Buono e le sorelle avevano rapporti incestuosi e che il pittore amava ritrarre soggetti in punto di morte (da qui il soprannome). Il racconto dell'alcolizzato è confermato dal cavalier Poppi, dal quale Stefanosi è recato per indagare. Intanto, giunge al nostro una nuova telefonata intimidatoria, che suona come un ultimatum: o se ne andrà e lascerà perdere il dipinto o farà la fine del suo amico Antonio... Francesca, con cui nel frattempo ha dato vita a una relazione, inizia ad avere paura e prega il ragazzo di portarla via dal paese. Ma Stefano vuole andare fino in fondo e prosegue le indagini con l'aiuto di Coppola. Costui lo conduce in un posto che, a detta sua, farebbe perdere la testa anche ai curiosi come lui... Il luogo in questione altro non è che l'ex residenza di Buono Legnani, una piccola casetta sperduta con delle enormi bocche sorridenti dipinte intorno alle finestre (le 'finestre che ridono' che Antonio aveva in precedenza nominato). Qui l'uomo impugna una vanga e, sotto gli occhi esterrefatti di Stefano, disseppellisce dei resti umani, sostenendo che anche lui, se non fosse scappato in tempo, si troverebbe sotto terra! Ora il restauratore comincia a vederci chiaro: Buono Legnani, evidentemente, non si accontentava di ritrarre la gente che tirava le cuoia per vecchiaia o per malattia... E quando Coppola gli rivela che "quelle troie delle sue due sorelle sono ancora vive", si precipita nella casa della vecchia paralitica, ove aveva lasciato Francesca per metterla "al sicuro". La Casa Dalle Finestre Che RidonoLa ragazza, però è tutt'altro che in buone mani: sta infatti per essere aggredita da Lidio, il ragazzo della parrocchia, il quale tenta di violentarla frammezzando le volgarità a strane frasi ("ti piacerebbe sapere chi è la vecchia del piano di sopra, vero?") mentre una porta si apre alle loro spalle... Stefano purtroppo arriva in ritardo: correndo all'impazzata, raggiunge la soffitta solo per trovarvi il corpo martoriato e ormai senza vita della sua donna. Disperato, si affaccia alla finestra per chiamare il suo confidente, ma Coppola è misteriosamente scomparso. Nella notte, la polizia lo ritroverà cadavere nel fiume: la causa dell'annegamento, secondo il maresciallo, è l'ennesima sbronza che l'ha fatto precipitare in acqua senza sensi. Ma il nostro sa benissimo che qualcuno ha voluto mettere il poveretto a tacere per sempre, come il suo amico Antonio... Il mistero s'infittisce: interpellati i carabinieri per raccontare l'assurda vicenda, viene buggerato; del cadavere di Francesca e degli scheletri sepolti vicino alla casa di Legnani, nessuna traccia. Sempre più solo, Stefano passa la notte nella hall dell'albergo con Solmi che lo sorveglia. A un tratto, squilla il telefono: il restauratore risponde e rimane di sasso quando sente la voce di Francesca che, spaventatissima, gli chiede di raggiungerla. Il giovane però non sa che si tratta di una registrazione incisa dalla defunta prima di morire, evidentemente costretta con la forza. Corre quindi verso la casa della vecchia paralitica, vi entra, sale le scale e... davanti ai suoi occhi, ecco presentarsi uno spettacolo agghiacciante: le due sorelle di Buono Legnani che accoltellao il giovane Lidio, legato per i polsi come il "San Sebastiano" che gli hanno impedito di restaurare, e una delle megere è proprio la vecchia che si fingeva paralitica! Costei mostra al terrorizzato restauratore il cadavere sotto formaldeide del fratello, che nasconde nell'armadio, per cui lei e la sorella continuano tuttora a uccidere, come facevano un tempo, allo scopo di procurargli soggetti da immortalare in punto di morte. Mentre la vecchia pazza spiega finalmente l'arcano, l'altra vibra una coltellata al petto del povero Stefano, che riesce comunque a fuggire e a nascondersi in un vicino boschetto. Le due megere desistono, certe che non andrà lontano: "domattina recupereremo il corpo", dice una, l'unica che il giovane ha visto in faccia. Stefano passa quindi la notte nel bosco, con la ferita che continua a sanguinare. La mattina seguente fa ritorno in paese in cerca d'aiuto. In un'allucinante via crucis bussa alle porte di Poppi, del maresciallo, di Solmi... Ma nessuno apre; solo il piccolo sindaco prende a cuore le sorti del forestiero e si limita a telefonare alla polizia di Ferrara. Infine il nostro decide di rifugiarsi in chiesa ove, ormai in preda al delirio, continua a ripetere al prete: "... Sono ancora vive, bisogna fermarle, sono ancora vive!". Il parroco fa qualche passo verso un armadietto, estrae una veste insanguinata e, tra lo stupore del poveretto, sussurra con voce querula: "E' una seccatura che Lidio non ci sia più..." poi, cambiando improvvisamente tono, "...Dovrò fare tutto da sola!". Stefano si trova così di fronte all'orrenda verità: il parroco non è altri che la sorella di Legnani travestita, l'unica di cui non era riuscito a scorgere il viso la sera prima. Mentre in lontananza si odono le sirene delle volanti della polizia, si presenta davanti al giovane anche l'altra sorella, che prorompe in una satanica risata... Finale tragico, assolutamente inatteso e micidiale. Senz'ombra di dubbio l'Horror Assoluto del cinema italiano. Dopo il flop del delirante "Bordella" dell'anno precedente (ancora ho stampato a fuoco Christian De Sica che fa il marchettaro, teribbbile! N.d.Ste), Pupi Avati pensò bene di cambiare genere e di puntare altrove, con la speranza di attirare un pubblico più numeroso. E ci riuscì, girando in sole cinque settimane e con un budget di 150 milioni di lire questo capolavoro, interamente ambientato in quella campagna emiliana che aveva già fatto da sfondo ai suoi due precedenti lavori ("Balsamus L'Uomo Di Satana" e "La Mazurka Del Barone, Della Santa E Del Fico Fiorone" - grandi! N.d.R). La Casa Dalle Finestre Che RidonoIl risultato è uno degli horror italiani più originali e inquietanti che siano mai stati realizzati. Gli spettatori, abituati a considerare i paesini padani come posti assolutamente tranquilli dove non succede mai nulla di eccitante (come il Brescello di Don Camillo e Peppone, per intenderci), rimasero stupefatti e soprattutto terrorizzati nello scoprire la follia omicida che si annida nelle sperdute case di campagna di questo piccolo paesino del ferrarese. A tutt'oggi, il film non ha perso assolutamente vedibilità e continua a inquietare gli spettatori di ogni età. Lo scopo di Avati, anche autore della sceneggiatura assieme al fratello Antonio, al suo attore-feticcio Cavina e - ma guarda un po'! - a Maurizio Costanzo, era unicamente quello di spaventare: c'è riuscito in pieno, anche grazie alle perfette performance del suo abituale cast di caratteristi (Cavina, Pizzirani e Tonelli: tutti inquietanti come non mai) e a una regia perfetta che mantiene la tensione fino all'inatteso e terrorizzante finale. Dispiace veramente che negli anni a venire il regista si sia intestardito a raccontare storielle romantiche all'insegna del patetismo e della nostalgia, sul modello del campione d'incassi "Una Gita Scolastica" (1983): se si fosse dedicato a tempo pieno all'horror 'padano' (al quale tornerà solo due volte, con "Zeder" e il recente "L'Arcano Incantatore"), forse oggi avrebbe potuto contendere lo scettro di 'miglior regista horror italiano' al blasonatissimo Dario Argento... Ma purtroppo è risaputo che i 'se' non fanno testo, nemmeno al cinema...

Scena Culto:
SPOILER (click to view)
ogni scena dei dieci minuti finali del film può essere considerata tale, in particolare quella che vede la misteriosa sorella di Buono Legnani rivelare finalmente la sua identità... Da vedere e rivedere: spaventa sempre di più a ogni visione, garantito!

fonte : http://www.mondoculto.com/film/casafinestre.htm


ammetto questa mia mancanza.
fino a ieri non avevo mai visto questo film , ma solo sentito nominare e visto il dvd nei negozi.
il film e' bello corposo e duraturo e rispetta i canoni imposti nel periodo in cui e' uscito.
Italianissimo (la regia e' di pupi avati e nel film stesso aleggiano attori -anche di teatro- che si muovono egragiamente durante tutta la durata della pellicola.
molte scene le ho trovate davvero anacronistiche : nel senso che sono veramente fuori dal tempo , con inquadrature molto originali che in quel periodo non venivano adottate nemmeno dai migliri maestri americani del genere.

il film horror italiano anche con questa pellicola viene nuovamente rivalutato : altro che i soliti nomi , qui ci troviamo di fronte a un vero gioiellino che purtroppo non viene quasi mai annoverato fra le produzioni nostrane.
Scene tetre e agghiaccianti si sposano perfettamente con una fotografia davvero eccellente , per non parlare delle locazioni non create exnovo ma che vanno a sfruttare la genuinita' di un paese visibilmente un po "retro'".
Macabra , morbosa , sconvolgente la trama che seppur venga diluita in circa 2 ore di pellicola , lascia affascinati e ti porta sempre di piu a desiderare di vederne il finale.
bello , veramente bello.

un unica cosa : questo film mi ha ricordato tantissimo NO NSI SEVIZIA UN PAPERINO che consiglio vivamente A TUTTI gli amanti dei films GIALLI con venature horror.
 
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Zorden
view post Posted on 24/6/2007, 13:39     +1   -1




non lo conosco
 
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view post Posted on 24/6/2007, 13:46     +1   -1
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e se ieri venivi a casa mia invece di stare a giocare a infernal.....................
 
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Danguard_Ace
view post Posted on 30/6/2007, 03:19     +1   -1




Tempo fa pensavo che Avati fosse un talento tolto all'horror da quella sottospecie di film "impegnati" he si era messo a dirigere...ma dopo "L'Amico D'Infanzia" ho sempre avuto i miei dubbi :face24.gif:
 
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Zorden
view post Posted on 30/6/2007, 08:23     +1   -1




sto giocando a fighting freedom,e poi non me lhai mai detto di venire :wahaha.gif: :wahaha.gif:
 
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view post Posted on 3/7/2020, 14:58     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Visto tanti anni fa e l'ho trovato inquietante.
 
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view post Posted on 6/7/2020, 12:11     +1   -1
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà

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Nel periodo in cui Argento confezionava i più bei film horror della storia cinematografica italiana Pupi Avati, nelle insolite vesti di raffinato cineasta dell’orrore, dimostrava che il buon vecchio Dario non era l’unico in grado di creare capolavori in questo genere. Un film tipico del suo stile, lento, molto curato nelle immagini e nelle ambientazioni e con pochi effetti “orrorifici”(ma quei pochi abbastanza “intensi) e terribilmente inquietante. Una pellicola che rappresenta un pezzo d’epoca del nostro cinema purtroppo spesso dimenticato e che meriterebbe di essere visto, se non altro per scoprire le origini di uno dei nostri registi più bravi. Una piccola curiosità: la sceneggiatura è stata scritta, tra gli altri, anche da Maurizio Costanzo quando ancora era una persona seria.
 
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.Luce.
view post Posted on 31/3/2022, 13:57     +1   -1




L'ho visto molti anni fa, ero una raggazzina. Non ricordo tutto, però in certi punti mi faceva paura.
 
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7 replies since 24/6/2007, 13:33   416 views
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