Cap. 2
Giorno zeroLa decisione di diventare il pilota del Guttler era stata una sua libera scelta e con uguale libertà decideva di abbandonare questa idea,il suo sogno…
Un sogno che era iniziato con l’addestramento: ore per temprare il corpo e infiniti discorsi per preparare le menti, farle diventare quelle di soldati pronti a prendere decisioni, obbedire senza esitare,accettare perdite…accettare anche l’estremo sacrificio in battaglia… non durante gli addestramenti nelle camere di simulazione…a quel punto il sogno era diventato incubo e poco importava che il generale Taddeus e Silvia non mentissero sulle perdite , tecnicamente i piloti, non idonei, non erano morti ma…
La sua volontà e la sua libertà prima di tutto.
Non erano stati sinceri con lui, gli avevano chiesto la massima dedizione e lo avevano ripagato con stupide giustificazioni che insultavano la sua intelligenza.
Così,Jan abbandonò il Guttler, deciso a non tornare,in questo modo si riprendeva la sua libertà, senza dar conto a nessuno delle sue azioni, solo a se stesso. Si infilò il casco, salì sulla moto e partì senza accorgersene, con il centro Parusia che rimpiccioliva rapidamente alle sue spalle.
La moto rallentò ed il rombo si spense, la fila di macchine ordinata, con conducenti rassegnati all’attesa era uno scenario consueto all ingresso della città. I controlli rallentavano sempre il traffico ed ultimamente lo bloccavano con una puntualità esasperante, ma nessuno tentava di lamentarsi era solo un piccolo disservizio, un piccolo prezzo da pagare per una società complessa che in qualche modo doveva essere organizzata nel migliore dei modi…
La solita litania giunse dal mezzo militare ‘Il governo si prende cura della sua gente, la vostra sicurezza è la nostra…’
Il governo degli Aristoi era scrupoloso nella vigilanza, ogni cittadino era schedato con la mappatura genetica, i suoi spostamenti monitorizzati, per la sua sicurezza, così non era mai solo, abbandonato; se in pericolo lo si poteva sempre aiutare, rintracciare, raggiungere, soccorrere.
La schedatura del codice genetico permetteva di agire tempestivamente in caso di necessità medica, una banca dati forniva informazioni di ogni genere sulle patologie…tutto a favore del cittadino, che non doveva fare altro che affidarsi alla cura del regime Aristoi.
Jan si diede dello stupido per essersi imbottigliato nel traffico e soprattutto per aver lasciato così frettolosamente il centro ricerche pensando di riprendere le redini della sua vita.
Tutti sapevano esattamente dov’era. Si tolse il casco e con la rabbia che ancora albergava in lui artigliò l’imbottitura interna in corrispondenza delle orecchie, strappò via i dispositivi di comunicazione. Con un pugno sperò di essersi liberato anche del navigatore della moto e per maggiore sicurezza pensò bene di buttare via la sua giacca,ora doveva solo sperare…
Con entrambi i piedi per terra cominciò cautamente a fara qualche passo indietro, senza scendere dalla moto, al primo passaggio fra due macchine cominciò la sua fuga!
Dove, era un concetto vago per lui, sapeva solo di doversi allontanare il più possibile dal centro ricerche, più si perdeva alla loro vista, maggiori sarebbero state le sue possibilità di sopravvivenza.
La moto sbandò leggermente quando una folata di vento lo raggiunse, l’elicottero della vigilanza si piazzò sopra di lui e cominciò a pretendere il suo immediato arresto e consegna spontanea alle autorità.
La richiesta venne ripetuta una seconda volta ,ma rendendo chiaro che se non si fosse fermato entro 20 secondi avrebbero aperto il fuoco. Jan rallentò bruscamente fin quasi a fermarsi e quando l’elicottero biposto lo imitò, l ex pilota accelerò e con precisione sfondò una sottile barriera di recinzione del cavalcavia. Tre metri più in basso la moto toccò l’asfalto rovinato di una strada secondaria e…contromano!
A lui interessava solo raggiungere i disordinati sobborghi della città, in quel labirinto poteva perdersi e non lo avrebbero ritrovato.
Si stava lasciando alle spalle il caos di macchine tamponate…ma non riusciva a pensare ad altro che alla sua vita, alla sua fuga mentre zigzagava fra le macchine con una moto che sembrava poter accelerare all’infinito. La vigilanza lo seguiva da lontano ma non avevano aperto il fuoco…di lì a poco poteva farsi inghiottire dalla ragnatela cittadina. Dopo tanto tempo finalmente cominciò a sentirsi sollevato.
La linea d’orizzonte cominciò a celarsi dietro agli edifici costruiti senza criterio ed estetica, Jan deviò ancora una volta, entrando pericolosamente su una nuova strada ancora più mal ridotta della precedente A poca distanza dall’ingresso cittadino un posto di vigilanza non lo scoraggiò, accelerando nuovamente superò le macchine ed i vigilanti che si scansarono all’ultimo momento…perse di vista il cielo ed il suo orizzonte che in quell’istante mutò le prospettive dell’umanità.
Il fungo ambra e nero si stagliò netto in quella giornata e catturò l’attenzione di tutti. Jan lo vide , sbandò cadendo rovinosamente dalla modo e assaggiando l’impervio selciato. Al primo bagliore di guerra se ne aggiunsero altri due più vicini , con deflagrazioni fortissime e schegge di suolo e città che riempivano l’aria per poi ricadere a terra come grandine letale.
Gli facevano male le orecchie, la prima esplosione aveva risucchiato da lui tuttti i suoni e osservò pietrificato, ma insensibile alla paura, le esplosioni successive.
Era iniziata! Esattamente nella città vicina al centro ricerche. Si ritrovò spiazzato per un istante e poi agì senza pensare.
L’addestramento era l’unica cosa a cui si affidava ora.
Doveva lasciare il centro abitato e tornare alla base. S girò per riprendere la moto.Una luce , un onda d’urto , una esplosione vicinissima sollevò tutto in un istante, scagliandolo a diversi metri di distanza.
Ancora una scia di fuoco ed un fungo ambrato, si sentiva stordito non riusciva a rimettersi in piedi. Una pioggia di terriccio gli cadde addosso.
....lo so è incompleta ma volevo solo aggiungere che tutto il prologo sarebbe terminato con questa, scena i due antagonisto che si fronteggiano....