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Guttler., Prologo

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icon13  view post Posted on 9/1/2012, 00:55     +1   -1
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Il racconto ha solo due capitoli ( questo ed il prossimo che posterò fra qualche giorno)quindi è breve non sentitevi scoraggiati a leggerlo :)


Cap. 1

Due

Ogni luce era un colpo subito.
Guardò soddisfatto i punti luminosi nella sagoma del robot sullo schermo ,incassò con orgoglio le pacche dei compagni e si complimentò con chi l’aveva quasi eguagliato.
Era stata una battaglia campale quella appena conclusasi, ed il suo Guttler aveva pochi danni. Ormai era vicino il giorno in cui avrebbe incontrato la sua arma, in cui avrebbe guidato il robot. Gli sarebbe piaciuto sapere esattamente quando, ma al solito nessuno nel centro ricerche si sbottonava al riguardo, facevano credere a tutti che il momento era vicino, ma era una strategia per tenerli sotto pressione….ed in quella base sapevano tutto di strategie, se ne nutrivano, le respiravano: si preparava una guerra.
Così un gruppo selezionato di piloti era sottoposto ad un addestramento incessante, all’interno di anguste cabine passavano ore, giorni….una vita a combattere nemici virtuali per prepararsi allo scontro reale. Venivano sottoposti ad un massacrante ‘gioco di scacchi’ dove l’intelletto, per le strategie; ed i riflessi, per l’azione, si testavano fino alle estreme conseguenze. La vittoria sui nemici era l’unica possibilità contemplata,ecco perché solo il migliore fra loro avrebbe pilotato il Guttler.
Si sentiva sfinito, mentre guardava i piccoli camici bianchi prestare soccorso ad un pilota ,svenuto appena fuori dal simulatore; la stanchezza gli dava una sensazione di nausea, ora voleva riposare, non poteva permettersi le debolezze degli altri….gli addestramenti erano duri per tutti, ma lui non ne aveva mai risentito particolarmente, era sempre stato forte ed in parte disprezzava i deboli che stavano fallendo ,era l’unico a non aver sofferto per la fatica…lui e Jan, ma quest’ultimo non contava perché il suo Guttler era sempre fortemente danneggiato.
Cupo in volto Jan guardava il gruppo di soccorritori, Alex gli si avvicinò e sorridendo gli disse:
– Hai paura di fare la stessa fine?- cercò di pungolarlo, ma ormai non funzionavano più i suoi modi.
- E’ il sesto che portano via,guarda ora cominciano le convulsioni…- Jan aveva abbassato la voce, era appena udibile,ma Alex gli fece spallucce andando via, non gli importava dei deboli e delle sue preoccupazioni, girò sui tacchi appena in tempo per raggiungere la sua stanza e vomitare. Andava bene così, nessuno doveva vedere gli effetti della stanchezza su di lui, perché era il migliore ed avrebbe pilotato il Guttler.


Uno

Jan afferrò Alex prima che crollasse e con l’aiuto di un medico lo fece distendere per terra, un istante dopo una guardia posò una mano sulla sua spalla, segno che doveva allontanarsi di li , ma ignorò l’invito. La mano cominciò ad esercitare una certa pressione, Jan girandosi con uno scatto afferrò il polso della guardia piegandogli il braccio dietro la schiena.
-Jan!- la voce del generale , lo distrasse il tempo necessario ad essere colpito dietro la nuca dal calcio di un fucile. In un istante il pavimento si sollevò,mentre la coscienza si fece da parte.
Si riebbe lentamente, la testa non gli faceva male, dovevano avergli dato qualche calmante il dolore, a modo loro avevano molta cura dei piloti…tanto ad ucciderli ci pensavano le camere di simulazione; realizzò all improvviso che la meta agognata da tutti era sua. Era l’unico pilota a non aver avuto effetti collaterali…era lui il pilota del Guttler. Si sentì improvvisamente in trappola.
Girò la testa e vide Silvia, assorta dai dati dei macchinari a lui collegati. Jan staccò uno dei sensori che aveva sulla fronte e la donna gli rivolse uno sguardo di fastidio.
- … cosa ci contamina?- chiese
- Niente, dobbiamo ancora discuterne? I tuoi strumenti…-
- Sono camere di simulazione quelle!- sibilò, il pilota.- Stiamo morendo uno dopo l’altro!-
- Non tu o sbaglio!? Si tratta di stress da addestramento!- rispose secca e meccanica
Jan trovò il tentativo di Silvia, di arginare le sue proteste, penoso tanto suonava falso, si rimise in piedi e puntandole addosso un indice accusatorio e uno sguardo duro la mise dinanzi alle sue responsabilità.
- C’è una sezione del centro dove nessuno di noi ha accesso, è fatta di camere di rianimazione, conosco tutti gli occupanti di quelle stanze!!-Silvia fece un passo indietro e Jan avanzò.
Silvia chinò il capo, non sapeva come giustificare quello che accadeva, Jan era stato il primo ad accorgersi che qualcosa non andava e non era stato solo sospettoso ma ostinato, la mancanza di risposte lo aveva spinto a cercarle per conto suo, traendo conclusioni sbagliate.
Si erano giocati la fiducia di Jan e questo era un grosso problema, era il migliore dei piloti, non nel modo in cui tutti avrebbero voluto, ma non lo si poteva forzare a pilotare il Guttler. Ormai non c era più tempo per una nuova selezione,ammesso che fossero riusciti a trovare qualcuno come Jan…, in realtà non sapevano neanche loro perché lui non risentisse delle radiazioni Guttler…non sapevano neanche per quale motivo colpivano in modo così vario senza uno schema preciso nella sintomatologia… cosa poteva fare? poteva dirgli la verità? L’avrebbe accettata?

Thread per i commenti:

https://gonagai.forumfree.it/?t=59672135

Edited by runkirya - 9/1/2012, 01:17
 
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view post Posted on 14/1/2012, 23:47     +1   -1
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Cap. 2

Giorno zero

La decisione di diventare il pilota del Guttler era stata una sua libera scelta e con uguale libertà decideva di abbandonare questa idea,il suo sogno…
Un sogno che era iniziato con l’addestramento: ore per temprare il corpo e infiniti discorsi per preparare le menti, farle diventare quelle di soldati pronti a prendere decisioni, obbedire senza esitare,accettare perdite…accettare anche l’estremo sacrificio in battaglia… non durante gli addestramenti nelle camere di simulazione…a quel punto il sogno era diventato incubo e poco importava che il generale Taddeus e Silvia non mentissero sulle perdite , tecnicamente i piloti, non idonei, non erano morti ma…
La sua volontà e la sua libertà prima di tutto.
Non erano stati sinceri con lui, gli avevano chiesto la massima dedizione e lo avevano ripagato con stupide giustificazioni che insultavano la sua intelligenza.
Così,Jan abbandonò il Guttler, deciso a non tornare,in questo modo si riprendeva la sua libertà, senza dar conto a nessuno delle sue azioni, solo a se stesso. Si infilò il casco, salì sulla moto e partì senza accorgersene, con il centro Parusia che rimpiccioliva rapidamente alle sue spalle.


La moto rallentò ed il rombo si spense, la fila di macchine ordinata, con conducenti rassegnati all’attesa era uno scenario consueto all ingresso della città. I controlli rallentavano sempre il traffico ed ultimamente lo bloccavano con una puntualità esasperante, ma nessuno tentava di lamentarsi era solo un piccolo disservizio, un piccolo prezzo da pagare per una società complessa che in qualche modo doveva essere organizzata nel migliore dei modi…
La solita litania giunse dal mezzo militare ‘Il governo si prende cura della sua gente, la vostra sicurezza è la nostra…’
Il governo degli Aristoi era scrupoloso nella vigilanza, ogni cittadino era schedato con la mappatura genetica, i suoi spostamenti monitorizzati, per la sua sicurezza, così non era mai solo, abbandonato; se in pericolo lo si poteva sempre aiutare, rintracciare, raggiungere, soccorrere.
La schedatura del codice genetico permetteva di agire tempestivamente in caso di necessità medica, una banca dati forniva informazioni di ogni genere sulle patologie…tutto a favore del cittadino, che non doveva fare altro che affidarsi alla cura del regime Aristoi.
Jan si diede dello stupido per essersi imbottigliato nel traffico e soprattutto per aver lasciato così frettolosamente il centro ricerche pensando di riprendere le redini della sua vita.
Tutti sapevano esattamente dov’era. Si tolse il casco e con la rabbia che ancora albergava in lui artigliò l’imbottitura interna in corrispondenza delle orecchie, strappò via i dispositivi di comunicazione. Con un pugno sperò di essersi liberato anche del navigatore della moto e per maggiore sicurezza pensò bene di buttare via la sua giacca,ora doveva solo sperare…
Con entrambi i piedi per terra cominciò cautamente a fara qualche passo indietro, senza scendere dalla moto, al primo passaggio fra due macchine cominciò la sua fuga!
Dove, era un concetto vago per lui, sapeva solo di doversi allontanare il più possibile dal centro ricerche, più si perdeva alla loro vista, maggiori sarebbero state le sue possibilità di sopravvivenza.
La moto sbandò leggermente quando una folata di vento lo raggiunse, l’elicottero della vigilanza si piazzò sopra di lui e cominciò a pretendere il suo immediato arresto e consegna spontanea alle autorità.
La richiesta venne ripetuta una seconda volta ,ma rendendo chiaro che se non si fosse fermato entro 20 secondi avrebbero aperto il fuoco. Jan rallentò bruscamente fin quasi a fermarsi e quando l’elicottero biposto lo imitò, l ex pilota accelerò e con precisione sfondò una sottile barriera di recinzione del cavalcavia. Tre metri più in basso la moto toccò l’asfalto rovinato di una strada secondaria e…contromano!
A lui interessava solo raggiungere i disordinati sobborghi della città, in quel labirinto poteva perdersi e non lo avrebbero ritrovato.
Si stava lasciando alle spalle il caos di macchine tamponate…ma non riusciva a pensare ad altro che alla sua vita, alla sua fuga mentre zigzagava fra le macchine con una moto che sembrava poter accelerare all’infinito. La vigilanza lo seguiva da lontano ma non avevano aperto il fuoco…di lì a poco poteva farsi inghiottire dalla ragnatela cittadina. Dopo tanto tempo finalmente cominciò a sentirsi sollevato.
La linea d’orizzonte cominciò a celarsi dietro agli edifici costruiti senza criterio ed estetica, Jan deviò ancora una volta, entrando pericolosamente su una nuova strada ancora più mal ridotta della precedente A poca distanza dall’ingresso cittadino un posto di vigilanza non lo scoraggiò, accelerando nuovamente superò le macchine ed i vigilanti che si scansarono all’ultimo momento…perse di vista il cielo ed il suo orizzonte che in quell’istante mutò le prospettive dell’umanità.
Il fungo ambra e nero si stagliò netto in quella giornata e catturò l’attenzione di tutti. Jan lo vide , sbandò cadendo rovinosamente dalla modo e assaggiando l’impervio selciato. Al primo bagliore di guerra se ne aggiunsero altri due più vicini , con deflagrazioni fortissime e schegge di suolo e città che riempivano l’aria per poi ricadere a terra come grandine letale.
Gli facevano male le orecchie, la prima esplosione aveva risucchiato da lui tuttti i suoni e osservò pietrificato, ma insensibile alla paura, le esplosioni successive.
Era iniziata! Esattamente nella città vicina al centro ricerche. Si ritrovò spiazzato per un istante e poi agì senza pensare.
L’addestramento era l’unica cosa a cui si affidava ora.
Doveva lasciare il centro abitato e tornare alla base. S girò per riprendere la moto.Una luce , un onda d’urto , una esplosione vicinissima sollevò tutto in un istante, scagliandolo a diversi metri di distanza.
Ancora una scia di fuoco ed un fungo ambrato, si sentiva stordito non riusciva a rimettersi in piedi. Una pioggia di terriccio gli cadde addosso.


....lo so è incompleta ma volevo solo aggiungere che tutto il prologo sarebbe terminato con questa, scena i due antagonisto che si fronteggiano....Photobucket
 
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1 replies since 9/1/2012, 00:55   111 views
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