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IL SOGNO DI FATIGAS

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Icarius
view post Posted on 11/7/2008, 22:55     +1   -1




L’uomo attraversava, con passo pacato e titubante, quella stretta stradina. Le case e i muri che la circondavano gli ricordavano quei vecchi paesini dell’Irpinia e del Sannio che aveva visitato in gioventù.
Era notte ed il cielo era buio. Tanto buio che non era possibile nemmeno distinguere le stelle. Il paesino era quindi circondato da un’oscurità profonda ed ossessiva. Solamente il leggero ed etereo alone della Luna, che si diffondeva lievemente, permetteva a Fatigas di attraversare quel posto. La stradina, oltre ad essere stretta e scomoda, era umida e scivolosa. Fatigas si guardava intorno, cercando di capire dove fosse. Ad un tratto un rumore di passi lo destò dai suoi pensieri. In lontananza, dal fondo della stradina, due figure emersero dall’oscurità. Due uomini a passo svelto ed agitato si dirigevano verso Fatigas. Il filosofo cercò di avvicinarli per chiedere informazioni su quel posto, ma i due non fecero caso a lui. Uno dei due disse all’altro: “Presto, è quasi l’una del mattino e la messa è quasi finita! Se chiudono la chiesa noi resteremo fuori!”
Così, sempre a passo svelto, i due andarono via.
Fatigas allora continuò a camminare, fino a che giunse in una piazzetta. Lì si accorse che c’era un funerale. Una lunga fila di persone seguiva un calesse, dove verosimilmente si trovava la tomba del defunto. Il filosofo allora si accostò al calesse, ma con suo stupore si accorse che non vi era alcuna tomba. Cercò allora di chiedere notizie su quel posto a due donne che seguivano la cerimonia.
Ma una delle due, che era intenta a recitare il Santo Rosario, all’accenno di parola di Fatigas, lo zittì con un cenno. L’altra, rivolgendosi all’uomo, disse: “Non si possono spezzare i Sacri Misteri del Rosario! Stiamo iniziando i Misteri Dolorosi, e dobbiamo finire tutto prima che loro arrivino!”
Detto questo, le donne, in coda al corteo funebre, si allontanarono.
Fatigas allora continuò a seguire la stradina. Di lì a poco notò due monaci. Questi erano intenti a parlare tra loro. Il filosofo riuscì a capire solo alcune parole, pronunciate da uno dei due: “Torniamo al convento! Dobbiamo mettere in dispensa tutti i doni che i fedeli hanno portato a Sant’Antonio! Facciamolo prima che la calura renda il tutto avariato!”
Dopo alcuni metri, Fatigas giunse ad un ponte che sembrava tagliare in due quel paesino. Sul bordo vi erano un vecchietto e tre uomini con lunghi cappotti e cappelli neri. Fatigas si avvicinò ai 4.
Appena lo vide, il vecchietto bonariamente lo ammonì: “ Non sporgetevi troppo…la corrente del fiume è forte, e conduce dove noi non abbiamo accesso!”
Fatigas si affacciò dal ponte, ma non vide alcun fiume scorrere sotto. C’era solo un buio profondo, come un abisso senza fondo. Non si udiva nemmeno il rumore di acqua. Solo un eco lontano, come formato da tante voci sovrapposte che si univano in un lungo lamento. Allora Fatigas guardò il vecchietto. Questi gli sorrise, come a volerlo rassicurare. Ad un tratto, uno tre tre uomini dai lunghi cappotti gli si fece incontro: “Tre anni! Te lo affiderò per tre anni! Allo scadere di questi verrò a riprenderlo! In questo tempo il ragazzo sarà sotto la tua respondabilità!”
Fatigas non comprese, ma non chiese spiegazioni. Un rumore di passi attirò in quel momento la sua attenzione. Era un chiassoso gruppo di ragazzini, che correvano e ridevano per la stradina. Ad un trattò si udì una campana suonare. Tre rintocchi, che si diffusero nell’aria, zittento ogni altro rumore.


Fatigas si alzò presto quella mattina. Non rammentava cosa avesse sognato. Fece colazione, e non avendo quel giorno lezioni in facoltà, restò, come era suo solito nelle mattinate libere, a leggere nella sua biblioteca. Ad un tratto due braccia gli si gettarono al collo: “Guarda il mio nuovo vestito, papà!”
“Santo Cielo, Eva! Sembri una delle tue bambole!” Disse stupito il filosofo.
“E’ il mio vestito per il ballo di fine anno! Ti piace?” Rispose la ragazzina.
“Dovresti chiederlo a tua madre…e bada di farlo, sennò io e te stasera finiremo nei guai!”
“Uffa!”
In quel momento una donna entrò nella stanza:
“Eva…ma stamani non hai scuola?”
“No…oggi c’era assemblea di classe!”
“Cosa fai vestita così?”
“Uffa, mamma…papà ha detto che posso metterlo!”
“Hai detto questo a tua figlia?” Disse la donna guardando suo marito.
“Conosci tua figlia meglio di me…ma possibile che in questa casa non ci sia un posto dove possa leggere il giornale in pace!”
“La maestra ha detto che l’attentato di ieri è opera degli anarchici laici!” Disse Eva.
“Dì alla tua maestra che in casa mia non amo che si parli di politica! E ora fila a toglierti quel vestito!” Disse il filosofo.
“Obbedisci a tuo padre, Eva!”
Rimasti soli, la donna chiese al marito:
“Sei contrariato, Giorgio?”
“Affatto!”
“Fai bene! Ho controllato la posta e non ci sono bollette da pagare!” Disse la donna.
“Hai fatto bene! Dipendesse da me, la casella della posta sarebbe sempre piena!”
“C’è una mail del tuo vecchio amico…sono anni che non lo vediamo…”
“Chi?”
“Norman Panzer…”
“Norman…” Sussurrò il filosofo.
Allora si alzò e andò a leggere la lettera del suo vecchio amico.
Dopo un po’, con aria pensierosa tornò dalla donna.
“Allora? Come stanno i nostri vecchi amici di Neapolis?” Chiese la donna.
Dopo alcuni attimi di silenzio, il Filosofo disse:
“Norman è preoccupato per suo figlio…sembra abbia preso una brutta strada…”
“Il figlio? Parli di Jan?”
“Si…mi ha chiesto aiuto…sai che devo tutto a Norman…e Neapolis probabilmente non è, in questo momento, il luogo migliore per un ragazzo confuso ed arrabbiato…Linda, se ti chiedessi di…”
La donna non fece neanche terminare il marito. Gli sorrise e disse:
“Chiamo Eva per farmi aiutare a preparare la stanza degli ospiti…è tanto che non ne abbiamo!”
“Linda…grazie!”
Rimassto solo, Fatigas si accostò ai vetri della stanza. Iniziò a ricordare gli anni della giovinezza e il tempo passato con il suo grande amico Norman. Pensò poi a Jan, a come potesse essere ora, visto gli anni trascorsi.
E proprio in quel momento, a Fatigas, quasi d’improvviso, tornò alla mente il sogno fatto la notte appena passata…
 
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